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  • Arte come atto di amore e carità, l’invito della Scuola Italiana Aldo Moro di Bucarest

    Arte come atto di amore e carità, l’invito della Scuola Italiana Aldo Moro di Bucarest

    Solo l’amore è credibile: il famoso lavoro del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar offre sempre spunti di riflessione e intitola anche la serata virtuale di poesia, immagini e racconti di vita alla quale la Scuola Italiana Aldo Moro di Bucarest e il regista Franco Palmieri invitano il pubblico su zoom il 13 febbraio dalle ore 17.45 (le 16.45 in Italia).



    Un momento di condivisione, che vuole veramente mostrare che ciò che muove il mondo è veramente l’amore in tutte le sue espressioni – non soltanto fra innamorati e findanzati, ma l’amore che muove ogni cosa. L’uomo può non credere a tutto, ma non può non credere a un gesto gratuito di un uomo che gli dimostra amore, spiega a Radio Romania Internazionale la prof.ssa Tina Savoi, preside della Scuola Italiana Aldo Moro di Bucarest.



    Solo l’amore è credibile apre ad un lavoro rispetto alla letteratura intesa come un bene per tutti. Qualsiasi scrittura – cinematografica, romanzo, poesia, pittura, fotografia – quando è autentica, è un atto di carità, perchè è un atto di amore, in quanto dice quello che siamo e che desideriamo, spiega a sua volta il regista Franco Palmieri. La serata sarà, quindi, un’opportunità per avvicinarsi alla scrittura, alla letteratura, alla bellezza, con questo atteggiamento: l’arte è un atto di amore e di carità, ha detto ancora Franco Palmieri.



    Sicccome l’evento promosso dalla Scuola Italiana Aldo Moro si svolge nella stessa Giornata Mondiale della Radio, celebrata il 13 febbraio, la prof.ssa Tina Savoi ha ricordato anche il ruolo di questo mezzo di comunicazione che definisce essenziale per ogni civiltà. La radio è capace di raggiungere tutti e di sviluppare una cosa che è un po’ venuta meno in questi anni: la fantasia, cioè l’immaginazione di ogni uomo, quello che lo rende vivo, ha detto ancora la preside della Scuola Italiana Aldo Moro, che a gennaio ha ottenuto anche il ricoscimento della parità di liceo linguistico.




  • Usanze popolari di febbraio

    Usanze popolari di febbraio


    Nel calendario popolare, il mese di febbraio si chiama Faur o Faurar (fabbro), come per suggerire che in questo periodo i fabbri cominciavano a preparare gli aratri per le attività agricole di inizio primavera. Per tutto il mese di febbraio, le comunità tradizionali rispettano ancora una serie di antiche usanze. Ne è una quella chiamata Gurban dei vitigni, che avviene il 1 febbraio, soprattutto nei villaggi sud del Paese.




    La gente va dalle prime ore del mattino nelle vigne, tagliono corde di vite di cui si fanno delle cinture, prendono delle bottiglie di vino da nascondigli solo da loro conosciuti, bottiglie dimenticate” dall’autunno, danzano e saltano sopra i falò. La sera tornano a casa con delle fiaccolate e la festa continua fino all’alba. Questo rito di purificazione attraverso il fuoco ha il ruolo di cacciar via il vecchio anno, per far posto ai nuovi raccolti.




    La Giornata dell’orso si svolge il 2 febbraio, quando l’animale lascia la tana in cui ha trascorso l’inverno. Se è una giornata di sole si crede che l’inverno volga verso la fine; se, invece, è un giorno cupo, gli orsi tornano in letargo per altre sei settimane. Sempre nei primi giorni di febbraio si celebrani i Martini invernali. Questi personaggi della mitologia popolare difendono il bestiame dai lupi. La festa è rispettata soprattutto nelle zone pastorizie del Banato, nell’ovest della Romania.




    Il 10 febbraio è celebrato Santo Haralambie, che protegge contro peste e colera. In Transilvania (centro della Romania), la gente portava in chiesa cereali e sale, a essere benedetti quale cibo per il bestiame. In quel giorno, le donne preparano una ciambella che rompono e buttano verso i quattro punti cardinali, in segno di sacrificio per tutto il creato. Sempre per la festa di Santo Haralambie vengono commemorati anche coloro che sono scomparsi per morte violenta. La camicia della peste è lavorata in un’unica notte da nove donne ed era esposta su un manicchino di paglia ai margini del villaggio, per difendere gli abitanti dalle malattie contagiose.




    Verso fine febbraio, si svolgono pratiche per la fertilità, di cui la più nota è la Festa del Dragobete. Ce ne parla Sabina Ispas, direttrice dell’Istituto di Etnografia e Folclore Constantin Brailoiu” di Bucarest.




    Febbraio è un mese in cui l’interesse speciale è legato allo stimolo, all protezione e al compimento di certe azioni, volte ad aiutare la natura a rinvigorirsi dopo il freddo invernale. Sempre in questo periodo avviene la prima passeggiata nel bosco, il 24 febbraio, quando si raccolgono i primi fiori spuntati sotto la neve – i bucaneve e le mammole. Si è molto discusso attorno alle pratiche di Dragobete, che non sono più attive dal 19mo secolo. La festa è assimilata al giorno di 1 marzo. Non dobbiamo considerare i mesi dell’anno come dei limiti molto rigorosi, bensì come un’azione continua, attraverso cui l’uomo persegue di raggiungere in maniera progressiva alcuni effetti benefici sul suo lavoro”, spiega Sabina Ispas.




    Nella tradizione popolare, Faurar è personificato ed è considerato il fratello minore degli altri mesi dell’anno. Il mese di febbraio appare spesso anche nelle favole popolari. Inoltre, le previsioni meteo della tradizione popolare avvenivano sempre in questo periodo. La gente credeva che il vento del febbraio preannuncia un’estate di siccità e i tuoni — temporali e grandine.