Tag: beatificazione

  • Papa Francesco a Blaj: libertà e misericordia, preziosa eredità dai vescovi martiri al popolo romeno

    Papa Francesco a Blaj: libertà e misericordia, preziosa eredità dai vescovi martiri al popolo romeno

    Nellultimo giorno del suo viaggio apostolico in Romania, Papa Francesco ha presieduto oggi a Blaj, il cuore dei cattolici di rito bizantino del Paese, la Divina Liturgia di Beatificazione dei 7 Vescovi Greco-Cattolici Martiri durante il regime comunista: Vasile Aftenie, Valeriu Traian Frenţiu, Ioan Suciu, Tit Liviu Chinezu, Ioan Bălan, Alexandru Rusu e Iuliu Hossu, lultimo creato cardinale in pectore nel 1969 da Papa Paolo VI.



    “Queste terre conoscono bene la sofferenza della gente quando il peso dellideologia o di un regime è più forte della vita e si antepone come norma alla stessa vita e alla fede delle persone; quando la capacità di decisione, la libertà e lo spazio per la creatività si vede ridotto e perfino cancellato. Voi avete sofferto i discorsi e le azioni basati sul discredito che arrivano fino allespulsione e allannientamento di chi non può difendersi e mettono a tacere le voci dissonanti. Pensiamo, in particolare, ai sette Vescovi greco-cattolici che ho avuto la gioia di proclamare Beati. Di fronte alla feroce oppressione del regime, essi dimostrarono una fede e un amore esemplari per il loro popolo. Con grande coraggio e fortezza interiore, accettarono di essere sottoposti alla dura carcerazione e ad ogni genere di maltrattamenti, pur di non rinnegare lappartenenza alla loro amata Chiesa. Questi Pastori, martiri della fede, hanno recuperato e lasciato al popolo romeno una preziosa eredità che possiamo sintetizzare in due parole: libertà e misericordia”, ha detto nellomelia il Sommo Pontefice davanti alle 100.000 persone presenti nel Campo della Libertà di Blaj.



    Un luogo messo in evidenza da Sua Santità. “Questo luogo significativo richiama lunità del vostro Popolo che si è realizzata nella diversità delle espressioni religiose: ciò costituisce un patrimonio spirituale che arricchisce e caratterizza la cultura e lidentità nazionale rumena. I nuovi Beati hanno sofferto e sacrificato la loro vita, opponendosi a un sistema ideologico illiberale e coercitivo dei diritti fondamentali della persona umana. In quel triste periodo, la vita della comunità cattolica era messa a dura prova dal regime dittatoriale e ateo: tutti i Vescovi, e molti fedeli, della Chiesa Greco-Cattolica e della Chiesa Cattolica di Rito Latino furono perseguitati e incarcerati. Laltro aspetto delleredità spirituale dei nuovi Beati è la misericordia. Alla tenacia nel professare la fedeltà a Cristo, si accompagnava in essi una disposizione al martirio senza parole di odio verso i persecutori, nei confronti dei quali hanno dimostrato una sostanziale mitezza. È eloquente quanto ha dichiarato durante la prigionia il Vescovo Iuliu Hossu: «Dio ci ha mandato in queste tenebre della sofferenza per donare il perdono e pregare per la conversione di tutti». Queste parole sono il simbolo e la sintesi dellatteggiamento con il quale questi Beati nel periodo della prova hanno sostenuto il loro popolo nel continuare a confessare la fede senza cedimenti e senza ritorsioni. Questo atteggiamento di misericordia nei confronti degli aguzzini è un messaggio profetico, perché si presenta oggi come un invito a tutti a vincere il rancore con la carità e il perdono, vivendo con coerenza e coraggio la fede cristiana”, ha detto ancora il Sommo Pontefice.



    “A nome dellintera Chiesa Greco-Cattolica di Romania e di tutti gli uomini di buona volontà di queste terre, Le esprimo il più sentito ringraziamento per la Sua presenza in mezzo a noi, e soprattutto per aver presieduto la Divina Liturgia con la beatificazione dei nostri sette vescovi martiri, i quali hanno tutti preferito la morte anziché tradire la loro fede cattolica”, ha detto, da parte sua, il capo della Chiesa Romena Unita con Roma, il Cardinale Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore di Făgăraş e Alba Iulia.



    A ricordare le sofferenze dei sette nuovi Beati, anche la sedia liturgica del Papa alla cerimonia di Blaj, sulla quale sono stati montati dei pezzi di legno e sbarre di ferro delle prigioni in cui furono detenuti i martiri. Il calice e lEvangeliario sono appartenuti ad uno dei nuovi Beati, Mons. Valeriu Traian Frenţiu, vescovo di Oradea, arrestato nel 1948 e sterminato nel 1952 nel carcere di Sighet.



    Alla Divina Liturgia erano presenti il capo dello stato romeno, Klaus Iohannis, insieme alla consorte Carmen, la premier Viorica Dancila, la Custode della Corona Romena, Margareta, autorità, personalità culturali. Al termine della Divina Liturgia, Papa Francesco ha espresso la sincera riconoscenza a tutti per la fruttuosa collaborazione nella preparazione e nello svolgimento della sua visita.



  • Papa Francesco a Blaj: libertà e misericordia, preziosa eredità dai vescovi martiri al popolo romeno

    Papa Francesco a Blaj: libertà e misericordia, preziosa eredità dai vescovi martiri al popolo romeno

    Nellultimo giorno del suo viaggio apostolico in Romania, Papa Francesco ha presieduto oggi a Blaj, il cuore dei cattolici di rito bizantino del Paese, la Divina Liturgia di Beatificazione dei 7 Vescovi Greco-Cattolici Martiri durante il regime comunista: Vasile Aftenie, Valeriu Traian Frenţiu, Ioan Suciu, Tit Liviu Chinezu, Ioan Bălan, Alexandru Rusu e Iuliu Hossu, lultimo creato cardinale in pectore nel 1969 da Papa Paolo VI.


    “Queste terre conoscono bene la sofferenza della gente quando il peso dellideologia o di un regime è più forte della vita e si antepone come norma alla stessa vita e alla fede delle persone; quando la capacità di decisione, la libertà e lo spazio per la creatività si vede ridotto e perfino cancellato. Voi avete sofferto i discorsi e le azioni basati sul discredito che arrivano fino allespulsione e allannientamento di chi non può difendersi e mettono a tacere le voci dissonanti. Pensiamo, in particolare, ai sette Vescovi greco-cattolici che ho avuto la gioia di proclamare Beati. Di fronte alla feroce oppressione del regime, essi dimostrarono una fede e un amore esemplari per il loro popolo. Con grande coraggio e fortezza interiore, accettarono di essere sottoposti alla dura carcerazione e ad ogni genere di maltrattamenti, pur di non rinnegare lappartenenza alla loro amata Chiesa. Questi Pastori, martiri della fede, hanno recuperato e lasciato al popolo romeno una preziosa eredità che possiamo sintetizzare in due parole: libertà e misericordia”, ha detto nellomelia il Sommo Pontefice davanti alle 100.000 persone presenti nel Campo della Libertà di Blaj.



    Un luogo messo in evidenza da Sua Santità. “Questo luogo significativo richiama lunità del vostro Popolo che si è realizzata nella diversità delle espressioni religiose: ciò costituisce un patrimonio spirituale che arricchisce e caratterizza la cultura e lidentità nazionale rumena. I nuovi Beati hanno sofferto e sacrificato la loro vita, opponendosi a un sistema ideologico illiberale e coercitivo dei diritti fondamentali della persona umana. In quel triste periodo, la vita della comunità cattolica era messa a dura prova dal regime dittatoriale e ateo: tutti i Vescovi, e molti fedeli, della Chiesa Greco-Cattolica e della Chiesa Cattolica di Rito Latino furono perseguitati e incarcerati. Laltro aspetto delleredità spirituale dei nuovi Beati è la misericordia. Alla tenacia nel professare la fedeltà a Cristo, si accompagnava in essi una disposizione al martirio senza parole di odio verso i persecutori, nei confronti dei quali hanno dimostrato una sostanziale mitezza. È eloquente quanto ha dichiarato durante la prigionia il Vescovo Iuliu Hossu: «Dio ci ha mandato in queste tenebre della sofferenza per donare il perdono e pregare per la conversione di tutti». Queste parole sono il simbolo e la sintesi dellatteggiamento con il quale questi Beati nel periodo della prova hanno sostenuto il loro popolo nel continuare a confessare la fede senza cedimenti e senza ritorsioni. Questo atteggiamento di misericordia nei confronti degli aguzzini è un messaggio profetico, perché si presenta oggi come un invito a tutti a vincere il rancore con la carità e il perdono, vivendo con coerenza e coraggio la fede cristiana”, ha detto ancora il Sommo Pontefice.



    “A nome dellintera Chiesa Greco-Cattolica di Romania e di tutti gli uomini di buona volontà di queste terre, Le esprimo il più sentito ringraziamento per la Sua presenza in mezzo a noi, e soprattutto per aver presieduto la Divina Liturgia con la beatificazione dei nostri sette vescovi martiri, i quali hanno tutti preferito la morte anziché tradire la loro fede cattolica”, ha detto, da parte sua, il capo della Chiesa Romena Unita con Roma, il Cardinale Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore di Făgăraş e Alba Iulia.



    A ricordare le sofferenze dei sette nuovi Beati, anche la sedia liturgica del Papa alla cerimonia di Blaj, sulla quale sono stati montati dei pezzi di legno e sbarre di ferro delle prigioni in cui furono detenuti i martiri. Il calice e lEvangeliario sono appartenuti ad uno dei nuovi Beati, Mons. Valeriu Traian Frenţiu, vescovo di Oradea, arrestato nel 1948 e sterminato nel 1952 nel carcere di Sighet.



    Alla Divina Liturgia erano presenti il capo dello stato romeno, Klaus Iohannis, insieme alla consorte Carmen, la premier Viorica Dancila, la Custode della Corona Romena, Margareta, autorità, personalità culturali. Al termine della Divina Liturgia, Papa Francesco ha espresso la sincera riconoscenza a tutti per la fruttuosa collaborazione nella preparazione e nello svolgimento della sua visita.


  • Papa Francesco in Romania: Divina Liturgia di Beatificazione dei sette vescovi greco-cattolici marti

    Papa Francesco in Romania: Divina Liturgia di Beatificazione dei sette vescovi greco-cattolici marti

    Nell’ultimo giorno del suo viaggio apostolico in Romania, Papa Francesco ha presieduto oggi a Blaj, il cuore dei cattolici di rito bizantino del Paese, la Divina Liturgia di Beatificazione dei 7 Vescovi Greco-Cattolici Martiri durante il regime comunista: Vasile Aftenie, Valeriu Traian Frenţiu, Ioan Suciu, Tit Liviu Chinezu, Ioan Bălan, Alexandru Rusu e Iuliu Hossu, l’ultimo creato cardinale in pectore nel 1969 da Papa Paolo VI. Di fronte alla feroce oppressione del regime, essi dimostrarono una fede e un amore esemplari per il loro popolo. Con grande coraggio e fortezza interiore, accettarono di essere sottoposti alla dura carcerazione e ad ogni genere di maltrattamenti, pur di non rinnegare l’appartenenza alla loro amata Chiesa. Questi Pastori, martiri della fede, hanno recuperato e lasciato al popolo rumeno una preziosa eredità che possiamo sintetizzare in due parole: libertà e misericordia, ha detto nell’omelia il Sommo Pontefice davanti alle 100.000 persone presenti. A nome dell’intera Chiesa Greco-Cattolica di Romania e di tutti gli uomini di buona volontà di queste terre, Le esprimo il più sentito ringraziamento per la Sua presenza in mezzo a noi, e soprattutto per aver presieduto la Divina Liturgia con la beatificazione dei nostri sette vescovi martiri, i quali hanno tutti preferito la morte anziché tradire la loro fede cattolica, ha detto, da parte sua, il capo della Chiesa Romena Unita con Roma, il Cardinale Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore di Făgăraş e Alba Iulia. A ricordare il martirio anche il calice e l’Evangeliario appartenuti ad uno dei nuovi Beati, Mons. Valeriu Traian Frenţiu, vescovo di Oradea, arrestato nel 1948 e sterminato nel 1952 nel carcere di Sighet. Alla Divina Liturgia erano presenti il capo dello stato romeno, Klaus Iohannis, insieme alla consorte Carmen, la premier Viorica Dancila, la Custode della Corona Romena, Margareta, il sindaco di Blaj, autorità politiche, personalità culturali.

  • Papa Francesco in Romania: Sette vite di santi romeni, la storia dei vescovi beatificati

    Papa Francesco in Romania: Sette vite di santi romeni, la storia dei vescovi beatificati

    Una pagina di storia della Chiesa Greco-Cattolica, che ha attraversato il calvario della comunistizzazione in Romania: così riassume il vescovo greco-cattolico di Bucarest, S.E. Mihai Frăţilă, lessenza del volume “Testimoni della Beatitudine. Sette vite di santi romeni”, in cui le autrici Francisca Băltăceanu e Monica Broşteanu raccontano la drammatica esperienza dei sette vescovi cattolici di espressione bizantina martiri nelle carceri comuniste, che saranno proclamati beati il 2 giugno da Papa Francesco stesso, durante la Divina Liturgia che celebrerà sul Campo della Libertà a Blaj: Vasile Aftenie, Valeriu Traian Frenţiu, Ioan Suciu, Tit Liviu Chinezu, Ioan Bălan, Alexandru Rusu e Iuliu Hossu, lultimo creato cardinale in pectore nel 1969 da Papa Paolo VI.



    Il libro è stato presentato il 28 maggio presso la Libreria Humanitas Cişmigiu di Bucarest, dalle autrici Francisca Băltăceanu e Monica Broşteanu e dal vescovo greco-cattolico Mihai Frăţilă, che firma lintroduzione al volume. Presenti anche lo studioso Ştefan Colceriu e la scrittrice Tatiana Niculescu.



    Un libro che si basa sulle quasi 2.000 pagine inoltrate presso la Santa Sede per la causa di beatificazione, hanno spiegato a Radio Romania Internazionale le professoresse Francisca Băltăceanu e Monica Broşteanu. Da parte sua, il vescovo Mihai Frăţilă ha fatto riferimento al messaggio trasmesso dal libro e dalla presenza del Sommo Pontefice a Blaj, per celebrare la Divina Liturgia.



    Istituita attorno ai primi del Settecento in Transilvania, la Chiesa Greco-Cattolica, ovvero la Chiesa Romena Unita con Roma, ebbe come cuore la città di Blaj, chiamata anche “Piccola Roma”. Grandi personalità romene furono di fede greco-cattolica: il politico democristiano Iuliu Maniu o il vescovo Iuliu Hossu, il quale, il 1 dicembre 1918, leggeva ad Alba Iulia la proclamazione dellunione della Transilvania alla Romania.



    Però, nel 1948, lo stato comunista mise al bando la Chiesa Greco-Cattolica, scatenando unondata di persecuzioni difficilmente immaginabili contro i suoi preti e fedeli, che finirono in gran numero nelle carceri in cui molti furono sterminati. Istituzionalmente, la Chiesa Greco-Cattolica tornò in vita subito dopo la caduta del regime, a dicembre 1989.




  • Beatificazione del Mons. Vladimir Ghika a Bucarest

    Beatificazione del Mons. Vladimir Ghika a Bucarest

    Il Mons. Vladimir Ghika sarà beatificato in una messa solenne a Bucarest il 31 agosto. Il 27 marzo 2013, Papa Francesco aveva autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il martirio del Servo di Dio Vladimir Ghika, Sacerdote diocesano, nato il 25 dicembre 1873, a Costantinopoli, e ucciso in odio alla Fede a Bucarest, il 16 maggio 1954.



    Il mons. Vladimir Ghika è il terzo martire cattolico della Romania comunista ad essere beatificato dalla Chiesa Cattolica, dopo Szilard Ignac Bogdanffy (2010), vescovo romano-cattolico ausiliare di Satu Mare ed Oradea, morto nel 1949 nel carcere di Aiud e Janos Scheffler (2011), vescovo romano-cattolico di Satu Mare, morto nel 1952 nel carcere di Jilava.



    Secondo quanto rileva l’Arcidiocesi Romano-Cattolica di Bucarest, la messa di beatificazione sarà presieduta dall’inviato del Papa Francesco, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.



    Vladimir Ghika è nato il giorno di Natale, nel 1873, a Costantinopoli (l’odierna città turca di Istanbul), come nipote dell’ultimo principe della Moldavia, Grigore V. Ghika Voda (1849-1856), figlio di Ioan Ghika (generale di divisione e ministro plenipotenziario) e di Alexandrina Moret di Blaremberg (discendente di Enrico IV, re della Francia). Battezzato ortodosso, perché sua madre era molto fedele alla Chiesa Ortodossa, passò l’infanzia in ambiente protestante, accanto alla famiglia alla quale era stato affidato durante gli studi a Tolosa, in Francia.



    A 25 anni, andò a Roma per studiare filosofia e teologia cattolica all’università dei monaci domenicani. Nel 1902 passò al cattolicesimo per diventare, come diceva lui, “ancora più ortodosso”. Anche se voleva diventare prete o monaco cattolico, per non fare un dispiacere alla madre e seguendo il consiglio del Papa Pio X, si dedicò all’apostolato laico, svolgendo una ricca attività in tutto il mondo, da Bucarest, Roma, Parigi fino a Tokyo, Sidney, Buenos Aires.



    In Romania si dedicò agli atti di beneficenza e aprì il primo centro medico gratuito, Betlemme Mariae, a Bucarest e gettò le basi del grande ospedale e sanatorio San Vincenzo de’ Paoli (l’odierno ospedale Parhon). Fondando il primo ospedale gratuito in Romania e il primo servizio di pronto soccorso, diventò il promotore della prima opera cattolica di beneficenza nel Paese. Durante la guerra balcanica del 1913 partecipò ai servizi sanitari, dedicandosi alla cura dei malati di colera di Zimnicea.



    Durante la prima guerra mondiale si impegnò in missioni diplomatiche, andò in Italia ad aiutare le vittime del terremoto di Avezzano, i malati di tubercolosi di Roma, i feriti nella guerra, passando dagli ambienti diplomatici a quelli popolari con una sorprendente naturalezza. Il 7 ottobre 1923 il cardinale Dubois, arcivescovo di Parigi, lo ordinò prete cattolico, attività che svolse in Francia fino al 1939. Poco dopo essere diventato prete, ricevette dal Papa Pio XI il privilegio di poter tenere messe sia in rito latino che bizantino, diventando il primo prete romeno bi — rituale. Lo stesso Papa, lo nominò, il 13 maggio 1931, protonotario apostolico, e da allora a Vladimir Ghika gli fu attribuito il titolo di Monsignore.



    Allo scoppio della seconda guerra mondiale, si trovava in Romania e scelse di restarvi per aiutare i poveri e i malati. Per la stessa ragione, si rifiutò di lasciare la Romania quando venne insediato il regime comunista. Fu arrestato il 18 novembre 1952, accusato di “alto tradimento” e condannato a tre anni di reclusione. Incarcerato a Jilava, fu minacciato, picchiato con bestialità e torturato. Due anni dopo, il 16 maggio 1954, si spense a 80 anni a causa del trattamento inumano al quale era stato sottoposto. La salma di Vladimir Ghika venne sepolta nel cimitero vicino al carcere di Jilava, ma nel 1968 fu spostata dagli eredi nel cimitero ortodosso Bellu di Bucarest.