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  • Busto di Papa Francesco, inaugurato a Bucarest

    Busto di Papa Francesco, inaugurato a Bucarest

    Un ricordo del caloroso messaggio rivolto da Papa Francesco ai romeni e all’umanità, un appello di amore e fede. Così il presidente Klaus Iohannis, nel suo messaggio all’inaugurazione del busto di Papa Francesco, avvenuta oggi a Bucarest, nel primo anniversario del Viaggio apostolico del Sommo Pontefice in Romania. Il busto in bronzo su basamento in pietra, opera dello scultore romeno Darie Dup, è diventato realtà su iniziativa dell’Arcidiocesi Romano-Cattolica di Bucarest, insieme alla Nunziatura Apostolica in Romania e al Comune della Capitale.



    Dal 31 maggio al 2 giugno 2019, Papa Francesco ha visitato Bucarest, Şumuleu-Ciuc, Iaşi e ha concluso il viaggio a Blaj, cuore dei cattolici di espressione bizantina di Romania, dove ha celebrato la beatificazione dei 7 Vescovi Greco-Cattolici Martiri durante il regime comunista. Il busto del Sommo Pontefice, con l’iscrizione in latino PAPA FRANCISCUS IN DACOROMANIA, è stato collocato al centro della Capitale, in prossimità della Nunziatura Apostolica e del busto di San Giovanni Paolo II, inaugurato ad agosto 2011, per ricordare il primo Vescovo di Roma che ha visitato un Paese a maggioranza ortodossa, dal 7 al 9 maggio 1999. Il busto di Papa Francesco è stato inaugurato dal Nunzio Apostolico in Romania, Mons. Miguel Maury Buendía, insieme all’Arcivescovo metropolita di Bucarest, Aurel Percă, che ha tenuto anche la preghiera di benedizione, al sindaco del settore 1 di Bucarest, Daniel Tudorache, e alla direttrice dell’Amministrazione dei Monumenti e del Patrimonio Turistico, Oana Zaharia.



    La visita di stato, pastorale ed ecumenica del Sommo Pontefice in Romania, all’insegna dell’esortazione Camminiamo insieme!, riveste un grande significato per le relazioni tra la Romania e la Santa Sede, in quanto ha anticipato il loro 100/o anniversario nel 2020, ha sottolineato il capo dello stato nel messaggio presentato alla cerimonia da Sergiu Nistor, consigliere presidenziale responsabile del Dipartimento Cultura, Culti e Centenario della Presidenza, che ha diretto anche la Commissione nazionale incaricata all’organizzazione del viaggio di Papa Francesco nel nostro Paese.



    Davanti alle sfide contemporanee, i cittadini romeni hanno accolto la visita di Sua Santità come un incoraggiamento a raggiungere i loro ideali attuando il bene comune, a contribuire ad una società della giustizia e a un mondo dell’amore tra la gente. La beatificazione dei Vescovi Martiri della Chiesa Greco-Cattolica, celebrata sullo storico Campo della Libertà di Blaj, ha sancito la vittoria della nostra società contro un sistema ideologico illiberale e coercitivo dei diritti fondamentali della persona umana. Nel contesto delle sfide e delle crisi del mondo contemporaneo, un anno fa, a Bucarest, Şumuleu-Ciuc, Iaşi e Blaj, Papa Francesco ha chiamato l’umanità alla solidarietà e al superamento delle frature economiche e sociali. La Romania, Giardino della Madre di Dio, come l’aveva battezzata due decenni prima il Santo Papa Giovanni Paolo II, è stato il posto scelto dal Santo Padre per arringare a favore di una società che includa tutti i suoi membri, ha detto ancora il consigliere presidenziale Sergiu Nistor, spiegando che il busto inaugurato oggi non è un monumento, in quanto non ricorda il passato. Siamo piuttosto in un luogo dell’incontro con noi stessi e con gli altri, per sentire e imparare che, come diceva il Santo Padre, apparteniamo gli uni agli altri e la felicità passa dal rendere felici gli altri, sottolinea ancora nel messaggio il capo dello stato romeno, salutando i promotori dell’iniziativa.



    Quindi, un luogo dell’incontro per far memoria alla storica visita di Papa Francesco e lasciare un ricordo perenne, ha spiegato a Radio Romania Internazionale il Nunzio Apostolico, Mons. Miguel Maury Buendia, in un’intervista rilasciata poco prima della cerimonia. Esprimendo la gioia e l’onore di rappresentare il Sommo Pontefice all’inaugurazione del nobile busto, il Nunzio ha espresso la gratitudine allo scultore Darie Dup, all’Arcidiocesi Cattolica e al Comune di Bucarest per aver promosso l’iniziativa.



    Il viaggio di Papa Francesco in Romania si è svolto in un anno segnato da molteplici significati per il nostro Paese, ha ricordato, da parte sua, il segretario di stato per i Culti del Governo romeno, Victor Opaschi. Nel 2019 sono ricorsi tre decenni dalla Rivoluzione romena del 1989, che ha segnato in maniera fondamentale il destino dei culti religiosi nel nostro Paese, riportando istituzionalmente in vita anche la Chiesa Greco-Cattolica messa abusivamente al bando nel 1948. La Divina Liturgia di beatificazione dei 7 Vescovi greco-cattolici martiri sotto il regime comunista, presieduta da Papa Francesco, ha ricordato le sofferenze e il martirio dei tempi comunisti, ha aggiunto il segretario di stato per i Culti. Durante i tre giorni della sua visita, il Papa ha trasmesso un forte messaggio di pace, armonia, fratellanza, coesione e inclusione sociale. Il viaggio del Santo Padre è stato un successo non solo per la Chiesa Cattolica, ma anche per l’intera società romena, che ha accolto Papa Francesco come un messaggero di pace e dialogo spirituale, ha detto ancora Victor Opaschi.



    Infatti, il Sommo Pontefice è venuto in Romania come pellegrino e fratello, in un Paese bello e accogliente, come ha detto l’Arcivescovo Metropolita di Bucarest, Aurel Percă, citando le parole del Santo Padre. Il ricordo della visita di Papa Francesco è ancora vivo, ha detto ancora l’Arcivescovo, spiegando che il Pontefice ha viaggiato in Romania per incontrare le vere realtà del Paese. Nel corso della cerimonia, il vescovo vicario del Patriarcato, Varlaam Ploieşteanul, ha trasmesso il messaggio del Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, Daniel, che ricorda la visita di Papa Giovanni Paolo II in Romania, due decenni prima, e il pellegrinaggio di Papa Francesco alla nuova Cattedrale ortodossa di Bucarest, consacrata all’Ascensione del Signore e a Sant’Andrea Apostolo, come espressioni solenni della cooperazione pratica tra le due Chiese e segni di speranza per il futuro, nella missione comune nella società contemporanea, profondamente segnata da secolarizzazione e individualismo.



    Ricordarsi che bisogna camminare insieme è la realtà che il Papa ha già preso al cuore lo scorso anno: un messaggio perennamente autentico, ha detto a Radio Romania Internazionale il Vescovo greco-cattolico di Bucarest, Mihai Frățilă. Anche il deputato della minoranza italiana nel Parlamento di Bucarest, Andi Grosaru, presente insieme alla presidente dell’Associazione degli Italiani di Romania – ROASIT, Ioana Grosaru, e a membri della comunità italiana, ci ha raccontato le sue impressioni.



    Particolarmente felice dopo quasi quattro mesi di lavoro, lo scultore Darie Dup spiega come ha vissuto questa esperienza. Ho lavorato secondo foto scattate a varie età di Papa Francesco e da angoli diversi. Ma ciò che le collega è l’espressione interiore. Il Santo Padre ha il senso dell’umorismo, e il suo viso svela sempre un’espressione allegra avvolta da bontà e comprensione per i simili. Era proprio quello che volevo cogliere, ha detto l’artista a Radio Romania. Nato nel 1959, Darie Dup è professore all’Università Nazionale d’Arte di Bucarest e uno dei più gettonati artisti contemporanei romeni. Ha partecipato a numerose mostre in Romania e all’estero. Nel 1995, è stato presente alla Biennale di Venezia. Alcuni dei suoi lavori si trovano nella collezione del Museo Nazionale d’Arte di Bucarest e di altre città romene, e in collezioni private nei Paesi Bassi, in Germania, Belgio, Italia, Francia, USA. Gli sono stati assegnati diversi premi e nel 2004 il presidente della Romania gli ha conferito l’Ordine al Merito Culturale.



    All’inaugurazione del busto di Papa Francesco erano presenti anche l’Arcivescovo emerito di Bucarest, Mons. Ioan Robu, il vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi Romano-Cattolica di Bucarest, Cornel Damian, sacerdoti e fedeli, rappresentanti delle autorità dello Stato, del Governo, del Parlamento e della pubblica amministrazione, esponenti di altre Chiese e culti religiosi di Romania.



  • Una vita, un percorso intellettuale: il busto bronzeo di Vito Grasso, inaugurato a Bucarest

    Una vita, un percorso intellettuale: il busto bronzeo di Vito Grasso, inaugurato a Bucarest

    Un percorso complesso tra letteratura, filosofia, storia, mentalità, religioni, tutto intrecciato alla realtà vissuta: questa l’essenza della forte personalità del professore Vito Grasso, già direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest. Un ritratto delineato dalla consorte Dana nella prefazione al volume Una vita, un percorso intellettuale. In memoriam Vito Grasso, pubblicato dall’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest nel 2005, anno della sua scomparsa. 14 anni dopo, sempre su iniziativa della moglie, il famoso artista romeno Henri Mavrodin, grande amico di Vito Grasso, gli ha dedicato un busto bronzeo, inaugurato il 12 novembre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, che ha organizzato una cerimonia insieme all’Ambasciata d’Italia.



    Accanto all’Ambasciatore Marco Giungi, alla signora Dana Grasso e all’artista Henri Mavrodin, erano presenti Anna Blefari Melazzi, ex ambasciatrice d’Italia a Bucarest, la responsabile dell’Ufficio Affari Europei, Sociali e Culturali dell’Ambasciata, Maria Luisa Lapresa, l’addetto militare, Colonnello Andrea Tiveron, il presidente della Camera di Commercio Italiana per la Romania, Roberto Musneci, la preside della Scuola Italiana Aldo Moro, prof.ssa Tina Savoi, nonchè docenti della Cattedra di Italiano dell’Università di Bucarest, personalità culturali romene ed esponenti della comunità italiana.



    Nato nel 1939 a Palermo, dove si è anche laureato in Lettere, Vito Grasso è stato successivamente assistente volontario presso la Cattedra di storia moderna dell’Università di Palermo e docente presso licei, istituti tecnici e magistrali di Trieste, come si legge nella scheda biografica inclusa nello stesso volume Una vita, un percorso intellettuale, che raccoglie articoli e saggi scritti lungo la sua fruttuosa carriera. Dal 1969 al 1972, è stato addetto presso l’Istituto Italiano di Cultura di Ankara, dove ha collaborato anche con il Dipartimento d’italiano dell’Università della capitale turca, fondando la rivista di filologia italiana Italyan Filolojisi.



    Dal 1975 al 1982, ha svolto la sua attività diplomatica a Bucarest come addetto, vicedirettore e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, che tornò poi a guidare anche dal 1998 al 2000 e dal 2001 al 2005. Incarico ricoperto anche ad Amsterdam dal 1982 al 1986, quando si è trasferito a Mosca, per fondare e dirigere l’Istituto Italiano di Cultura. Il suo cammino nel mondo non era concepito come due livelli disgiunti: la vita vissuta e l’attività intellettuale. Le due cose si dovevano fondere per trarre reciproco arricchimento e profitto, ricorda sempre Dana Grasso.



    Una vita vissuta e un’attività intellettuale riconosciute anche dalle onorificenze conferite a Vito Grasso: Cavaliere al Merito dell’Ordine di Oranje-Nassau (Regno dei Paesi Bassi, 1986), Il Merito Culturale in grado di Grande Ufficiale (Romania, 2004), Ordine della Stella della Solidarietà Italiana in grado di Grande Ufficiale (Repubblica Italiana, 2005).



    Ricordi di grande professionalità, grande cultura e grande spessore intelettuale: così l’Ambasciatore d’Italia a Bucarest, Marco Giungi, ha evocato a Radio Romania Internazionale la memoria di Vito Grasso. Una persona di grande cultura e di grande impegno, ha detto, a sua volta, la prof.ssa Doina Derer, già responsabile della Cattedra di Italiano dell’Università di Bucarest. Sempre presente e familiarizzato con la realtà romena, Vito Grasso ci manca, ha concluso la prof.ssa Smaranda Elian dello stesso Ateneo, direttrice della Collana Italiana dell’Editrice Humanitas, fondata sempre con l’appoggio dell’ex direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest.