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  • Eurobarometro sull’energia

    Eurobarometro sull’energia

    L’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina ha costretto l’Unione Europea nel suo complesso e la maggior parte degli stati membri a rinunciare gradualmente al gas russo per non alimentare la macchina da guerra di Mosca. Tutto ciò, unito all’aspirazione di rinunciare, entro un periodo di tempo ragionevole, ai combustibili fossili inquinanti, ha portato la questione energetica ai primi posti nell’agenda dell’Unione.

    Più di tre quarti degli europei affermano che l’Unione dovrebbe avere un ruolo di coordinamento più forte nel campo dell’energia e, secondo un Eurobarometro su questo tema pubblicato ieri, i cittadini europei sostengono la politica energetica comunitaria. Otto europei su dieci concordano sul fatto che gli obiettivi climatici dell’UE stimoleranno la creazione di nuovi posti di lavoro e attireranno investimenti nel settore dell’energia pulita, e tre quarti credono che le politiche europee ridurranno la dipendenza dalle importazioni di energia.

    L’Europa, sostiene la maggioranza degli intervistati, dovrebbe diversificare le fonti energetiche, anche attraverso investimenti nel rinnovabile, mentre oltre il 50% afferma che dovremmo risparmiare energia tutte le volte che è possibile. Il 40% degli intervistati ritiene che la politica energetica dell’UE dovrebbe garantire prezzi dell’energia più accessibili per i consumatori, mentre il 33% dichiara che l’UE dovrebbe investire in tecnologie energetiche innovative.

    Allo stesso tempo, il 30% afferma che le misure dovrebbero concentrarsi sulla riduzione del consumo energetico. Più di tre quarti degli intervistati affermano di aver cambiato radicalmente le proprie abitudini al fine di consumare meno energia.

    Quando è stato chiesto di scegliere da un elenco di opzioni per raggiungere la neutralità climatica, la maggior parte degli intervistati ha affermato che l’UE dovrebbe incoraggiare gli stati membri a concentrarsi su misure a sostegno delle famiglie in condizioni di povertà energetica, per ridurre il consumo di energia o misure che aiutino i cittadini a produrre o consumare energia da fonti rinnovabili.

    In pochi anni, l’UE ha ridisegnato quasi ogni parte della sua legislazione energetica in linea con il Green Deal europeo e in risposta all’aggressione illegale della Russia contro l’Ucraina e all’utilizzo delle sue risorse energetiche come arma. È stata stimolata la ristrutturazione degli edifici ed è stato riformato il funzionamento dei mercati dell’elettricità e del gas.

    Grazie a nuovi strumenti di finanziamento a livello dell’UE, sono stati compiuti progressi impressionanti per sostenere i cittadini e l’economia nel percorso verso la decarbonizzazione, con l’obiettivo della neutralità climatica dell’UE entro il 2050. Negli ultimi anni, i costi energetici record sostenuti da famiglie e imprese, generati dall’aumento della domanda a seguito della pandemia di COVID-19 e della guerra in Ucraina, hanno esercitato pressioni sui bilanci nazionali e hanno contribuito all’aumento dell’inflazione, indica l’Eurobarometro.

  • Eurobarometro: i romeni, tra i più ottimisti cittadini

    Eurobarometro: i romeni, tra i più ottimisti cittadini

    Entrata a far parte dell’UE nel 2007, la Romania si ricoferma uno dei più ottimisti Paesi quando si tratta del futuro dei 28. Il più recente Eurobarometro indica che l’ottimismo del 62% dei romeni li piazza al sesto posto, dopo i danesi, gli estoni, i lituani, i maltesi e i polacchi.



    Al polo opposto, i più pessimisti sono giustamente i cittadini di Grecia, Cipro e Portogallo, che hanno avuto bisogno di piani internazionali di sostegno, accompagnati da misure di austerità.



    Pubblicato dieci mesi prima delle elezioni per il Parlamento europeo, il sondaggio piazza la Romania al quarto posto nell’UE come crescita del livello di informazione sul modo in cui vengono eletti gli eurodeputati. Infatti, si verifica un aumento del 5% delle persone informate.



    Inoltre, l’unione economica e monetaria è più popolare in Romania rispetto a Paesi dell’eurozona, come la Spagna, il Portogallo e il Cipro, ed è guardata molto meglio di quanto lo è nei Paesi non euro.



    Il sondaggio indica inoltre che oltre due terzi degli europei ritengono che la loro voce non conta nell’Unione. Si tratta del più alto livello registrato dall’autunno del 2004, quando la domanda era stata rivolta per la prima volta agli intervistati.



    La tendenza di crescita è apparsa dalla primavera del 2009, e l’opinione è largamente diffusa (89%) in Grecia e Cipro. Percentuali alte si ritrovano in Portogallo, Italia e Spagna, ma anche in Romania, indicata da questo punto di vista al 71%.



    Il sondaggio rileva anche una crescita dell’euroscetticismo, espresso dal 60% dei cittadini comunitari. Allo stesso tempo, oltre la metà dei romeni dichiara di sentirsi cittadini dell’UE. Al polo opposto si piazzano la Bulgaria, il Cipro o la Grecia. Il sentimento è rafforzato in un certo qual modo anche dall’eurozona, dove il 64% degli intervistati dichiara di sentirsi cittadini comunitari, rispetto al 57% nei Paesi che non sono passati alla moneta unica.



    La percezione della situazione economica nazionale resta stabile, però con poche risposte positive. I più importanti problemi che i romeni si dichiarano costretti ad affrontare in questo momento sono la situazione economica (44%), il caroprezzi (35%) e la disoccupazione (33%).



    D’altra parte, la maggioranza degli europei considera che diritti come quelli alla libera circolazione sono i principali vantaggi della costruzione europea. Sei cittadini su dieci vogliono sapere di più sui propri diritti. Invece, meno della metà sanno in che cosa consistono questi diritti. (trad. Iuliana Anghel)