Tag: Grande Guerra

  • RAI a Gaudeamus 2014

    RAI a Gaudeamus 2014

    Alla XXI edizione della Fiera Internazionale del Libro Gaudeamus, organizzata da Radio Romania dal 19 al 23 novembre, l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest ha invitato il pubblico alla presentazione del volume “La Scintilla. Da Tripoli a Sarajevo: come l’Italia provocò la prima Guerra mondiale” di Franco Cardini e Sergio Valzania, uscito quest’anno presso la Mondadori.



    La presentazione ha dato spazio anche a un dibattito sullo scoppio della Grande Guerra, in occasione del suo centenario. Accanto a Sergio Valzania, ViceDirettore di Radio Rai, il giornalista Ion M.Ionita, caporedattore della rivista Historia.



    Sergio Valzania ha parlato a Radio Romania dell’esperienza del libro e dei progetti che i servizi pubblici di Roma e Bucarest svilupperanno nel successivo periodo.



  • Italia a Gaudeamus 2014

    Italia a Gaudeamus 2014

    Alla XXI edizione della Fiera Internazionale del Libro Gaudeamus, organizzata da Radio Romania dal 19 al 23 novembre, l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest ha invitato il pubblico alla presentazione del volume “La Scintilla. Da Tripoli a Sarajevo: come l’Italia provocò la prima Guerra mondiale” di Franco Cardini e Sergio Valzania, uscito quest’anno presso la Mondadori.



    La presentazione ha dato spazio anche a un dibattito sullo scoppio della Grande Guerra, in occasione del suo centenario. Accanto a Sergio Valzania, ViceDirettore di Radio Rai, il giornalista Ion M.Ionita, caporedattore della rivista Historia.



    Sergio Valzania ha parlato a Radio Romania dell’esperienza del libro e dei progetti che i servizi pubblici di Roma e Bucarest svilupperanno nel successivo periodo.



  • Conferenza sulla Grande Guerra a Bucarest

    Conferenza sulla Grande Guerra a Bucarest

    25 studiosi e ricercatori di fama internazionale, accanto a storici ed esperti romeni, si sono riuniti nella capitale romena alla conferenza internazionale “The Road to the “Unwanted” War of 1914”, organizzata il 9 e il 10 ottobre dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Facoltà di Storia dell’Università di Bucarest.



    Nel centenario dello scoppio della Grande Guerra, la conferenza è stata volta ad esaminare il conflitto da una prospettiva multidisciplinare. Il programma ha incluso interventi e presentazioni dai più svariati campi – culturale, sociale, militare, ma anche la storia dell’arte, lo studio della guerra, scienze politiche e filosofia.



    Aprendo i lavori della conferenza, il segretario di stato al Ministero degli Esteri romeno, Radu Podgorean, ha sottolineato che “per gli stati dell’Europa, il significato e gli echi dell’anno 1914 sono rimasti particolarmente profondi fino ad oggi. Per la Romania, la fine della guerra ha portato una nuova pagina della sua storia, e il prezzo pagato ha significato oltre un milione di militari e più di 250.000 civili uccisi”.



    L’Europa dei nostri giorni si sta costruendo anche in base agli insegnamenti tratti dalle due guerre mondiali, ha ricordato ancora Radu Podgorean. “Segniamo il centenario dello scoppio della prima Guerra mondiale in contemporanea al 25esimo anniversario di democrazia nell’Europa centro-orientale — un altro punto di riferimento nella storia dell’Europa e del mondo intero”, ha aggiunto il segretario di stato.



    Tra gli ospiti stranieri alla conferenza di Bucarest, esperti, ricercatori e studiosi di Gran Bretagna, Stati Uniti, Austria, Francia, Germania, Serbia. L’Italia è stata rappresentata da Marco Bresciani, ricercatore all’Università di Pisa, e Anna Grillini dell’Università di Trento.



    Nel suo intervento, lo studioso Marco Bresciani ha fatto riferimento alle origini euroasiatiche della prima Guerra mondiale, presentando la chiave di lettura proposta dallo storico e filosofo francese Elie Halévy, il quale, negli studi dedicati al conflitto, partiva dalla guerra russo-giapponese del 1904-1905.



    In un’intervista a Radio Romania Internazionale, Marco Bresciani ha parlato anche del ruolo della Romania e dell’Italia nella Grande Guerra.



  • La Romania e la Grande Guerra

    La Romania e la Grande Guerra

    Il primo conflitto mondiale fu chiamato anche la “Grande Guerra” perché mai aveva visto fino allora cose talmente orrende. Come tutte le altre nazioni, la Romania entrò in conflitto con grande entusiasmo, crollato, però, a breve.



    Dopo due anni di neutralità, nell’agosto 1916, l’esercito romeno entrò in guerra al fianco della Triplice Intesa, penetrando in Transilvania, provincia abitata da popolazione e maggioranza romena, che a quei tempi faceva parte dell’Austria-Ungheria. Dopo quattro mesi di combattimenti, a dicembre 1916, Bucarest fu occupata e le istituzioni dello stato si rifugiarono in Moldavia. Alla fine, nel 1918 la Romania si trovò dalla parte dei vincitori, passando dall’agonia all’estasi.



    Le testimonianze conservate nelle teche di Radio Romania ci svelano un Paese in guerra in cui la gente aveva fatto di tutto per una situazione migliore. Il generale Titus Gârbea, intervistato nel 2001, ricordava l’atmosfera esuberante che dominava la società romena negli anni prima della guerra.



    “Mio padre proveniva dalla provincia di Gorj. Mia madre era di Făgăraş, figlia di un prete con studi a Vienna, che era andato poi in Italia. Pensava solo alla sua Italia, per cui ai figli fece imparare l’italiano. Mia madre parlava l’italiano e lo insegnò pure a noi. C’era una forte atmosfera di patriottismo nella nostra casa. Vicino alle icone c’erano i ritratti dei martiri del popolo: Horia, Cloşca e Crişan, con a capo Michele il Bravo. Dall’altra parte c’era il re, perché eravamo tutti monarchisti! Era Carlo il Grande! E si cantava “Evviva il Re!”. Gli intellettuali contribuivano molto a questo spirito”, ricordava il generale.



    Da parte sua, il generale Constantin Durican ha combattuto nella prima guerra mondiale come sanitario su un’autolettiga.



    “Nel 1916, ricevemmo un ordine di andare all’ospedale allestito presso il liceo Petru Rareş. Allora c’era una compagnia di pronto soccorso divisa in due. L’autolettiga trasportava i feriti dal campo di guerra agli ospedali interni. Io facevo il barelliere. Venivamo con le macchine e i letti dell’ospedale di Piatra Neamţ si riempivano. Di ospedali ce n’erano tanti, tutte le scuole erano state trasformate in ospedali”, raccontava Constantin Durican.



    Il politico Constantin Moiceanu era socialdemocratico, nel partito anticomunista presieduto da Constantin Titel-Petrescu. Nel 2000, ricordava le realtà del fronte nei pressi della sua località natale e i rapporti dei civili con i russi, alleati dei romeni.



    “Il fronte era vicino. I miei fratelli, ma anche tutti gli altri originari della zona, venivavo di notte, quando il fronte era tranquillo, e ci raccontavano chi era morto ancora e come erano andate le lotte. Avevamo il vantaggio di conoscere il terreno. Ad un certo momento arrivarono le truppe russe. I russi avevano la fama di essere ubriaconi e di fare casino quando si ubriacavano. I miei genitori erano abbienti e avevano in cantina botti di vino e di grappa, una casa e circa un ettaro e passa di giardino. Mi ricordo che un giorno qualcuno aveva annunciato l’arrivo dei russi. I miei assieme ad altri portarono le botti nel cortile, le aprirono e ne versarono per terra il contenuto perché non avevano un posto dove nasconderle e sapevano che i russi erano terribili dopo che consumavano alcol”, ricordava anche Constantin Moiceanu



    Gavril Vatamaniuc fu l’unico a sopravvivere del gruppo di resistenza anticomunista della Bucovina. Nel 1993, evocava un collega detenuto nel carcere di Gherla, un francese che aveva lottato come volontario accanto ai romeni e che era rimasto in Romania dopo la fine della guerra.



    “Non posso dimenticare che quest’uomo di oltre 70 anni mi ha raccontato che nel 1916 era venuto come giovane ufficiale francese volontario a lottare accanto all’eroico esercito romeno contro la Germania. Lottò sul fronte della Moldavia, fu ferito, portato in un ospedale di Iaşi e curato con grande affetto da una ragazza molto bella, una moldava di nome Maricica. Si era innamorato della sua Maricica e, non appena guarito, aveva deciso di sposarla. Vendette tutto ciò che possedeva in Francia e si stabilì in Romania. Diventò un piccolo farmer, che con le sue conoscenze e le sue possibilità se la cavava abbastanza bene. Poi arrivò il comunismo che ritenne di dover distruggere questo farmer”, raccontava Gavril Vatamaniuc.



    Cent’anni dopo la Grande Guerra, l’Europa ha ancora una memoria viva del conflitto che ha segnato l’inizio di un’altro periodo storico. (traduzione di Gabriela Petre)