Tag: Papa Giovanni Paolo II

  • 100 anni di relazioni diplomatiche Romania – Santa Sede

    100 anni di relazioni diplomatiche Romania – Santa Sede

    Nel 2020, la Romania e la Santa Sede celebrano il 100/o anniversario delle relazioni diplomatiche. Il 12 giugno del 1920, Dimitrie C.Pennescu presentava in Vaticano le credenziali di inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Romania, la cui Legazione era stata aperta nello stesso mese. La Delegazione Apostolica si stabiliva a Bucarest nello stesso 1920, quando Papa Benedetto XV nominava come suo rappresentante l’Arcivescovo di Adrianopoli, Francesco Marmaggi.



    Ma i legami con il Vaticano risalgono ai tempi medioevali, come testimonia la corrispondenza tra la Sede Apostolica e i principi delle terre romene, e furono stimolati anche nel periodo successivo dall’obiettivo comune di contenere l’espansione ottomana in Europa. E’ di notorietà il fatto che il principe moldavo Stefano il Grande, che regnò dal 1457 al 1504, fu definito da Papa Sisto IV come Athleta Christi – vero Campione della fede cristiana.



    I rapporti ufficiali vennero stabiliti dopo la Grande Guerra, quando la Romania diventava stato nazionale unitario. Dopo la Grande Unione del 1918, il numero dei cattolici in Romania è notevolmente incrementato. Re Ferdinando ha preferito avere un rapporto diretto con la Santa Sede anzichè con il Regno Apostolico dell’Ungheria, al quale appartenevano prima i cattolici della Transilvania, spiega S.E Mons. Miguel Maury Buendía, il Nunzio Apostolico in Romania, nell’intervista rilasciata in questa occasione a Radio Romania Internazionale.



    Il 10 maggio 1927, veniva firmato il Concordato, entrato in vigore nel 1929. Come ricorda il Ministero degli Esteri di Bucarest, il documento ha reso possibile la riorganizzazione della Chiesa Cattolica di rito latino, garantendo ai suoi fedeli l’espressione della libertà religiosa, come riconosciuta dalla Costituzione romena del 1923 per gli ortodossi e i greco-cattolici.



    I rapporti vennero rotti brutalmente dal regime ateista comunista insediato dall’Unione sovietica dopo la seconda Guerra Mondiale in Romania, scatenando un’ondata di persecuzioni e soprusi nei confronti della popolazione. Con il decreto 151 del 17 luglio 1948, il Concordato veniva denunciato dalle autorità comuniste che, verso la fine dello stesso anno, decidevano la riunificazione dei greco-cattolici con la Chiesa Ortodossa Romena, atto che provocò la protesta della Santa Sede. S. E. Mons. Andrea Cassulo, l’ultimo Nunzio Apostolico del periodo pre-comunista, dichiarato persona non grata dalle autorità di Bucarest, fu ritirato dalla Santa Sede, lasciando a suo posto come Reggente S.E. Mons. Gerald P. O’Hara, il quale fu espulso dalla Romania il 4 luglio 1950.



    I comunisti non volevano più dei testimoni che potessero dichiarare a livello internazionale tutti gli abusi che i romeni stavano soffrendo, aggiunge il Nunzio. Infatti, accanto ai preti ortodossi, numerosissimi fedeli e sacerdoti cattolici e greco-cattolici furono incarcerati e moltissimi uccisi in odio alla fede, come i sette vescovi greco-cattolici martiri beatificati lo scorso anno Papa Francesco in occasione del suo viaggio apostolico in Romania o il vescovo cattolico Anton Durcovici, beatificato nel 2014.



    Riprese 30 anni fa, il 15 maggio del 1990, dopo la caduta del regime comunista nel 1989, quando anche la Chiesa Greco-Cattolica ritornò istituzionalmente in vita, le relazioni hanno raggiunto l’apice nel 1999, con la storica visita di Papa Giovanni Paolo II, la prima compiuta da un Sommo Pontefice in un Paese e maggioranza ortodossa, seguita 20 anni dopo dal viaggio apostolico di Papa Francesco. Intanto, però, il 5 gennaio del 1989, l’allora Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, Teoctist, fece una tappa a Roma mentre era in viaggio verso l’India, e venne ricevuto in una visita privata da Papa Giovanni Paolo II, indica il MAE di Bucarest nella scheda dedicata alle relazioni bilaterali. Il Patriarca Teoctist si recò in visita ufficiale alla Santa Sede nel 2002, dopo il viaggio del Sommo Pontefice in Romania. Naturalmente, dal 1990 ad oggi, il dialogo politico bilaterale è stato segnato da una serie di visite di esponenti dei due Stati sia in Romania che alla Santa Sede.



    Dal 1990, la Romania ha cercato il suo posto naturale in Europa, e la Santa Sede ha aiutato la Romania a trovare questo posto in Europa, aggiunge Mons. Miguel Maury Buendía, spiegando che in questo contesto va anche vista la visita di Papa Giovanni Paolo II. Quindi, le relazioni sono tornate alla normalità dal 1990, per diventare poi ottime, grazie in primo luogo alla tradizione latina della Romania e alla vicinanza con l’Italia e con la Santa Sede, il che ha favorito anche una comprensione e una moltiplicità di interessi comuni in questi rapporti, aggiunge il Nunzio Apostolico.



    Nella stessa intervista a Radio Romania Internazionale, Mons. Miguel Maury Buendía ha evidenziato il significato delle visite dei due Pontefici in Romania, nell’arco degli ultimi 30 anni. Quella di Giovanni Paolo II, di cui sempre quest’anno ricordiamo il centenario della nascita, visto dai romeni come un simbolo della lotta al totalitarismo, è stata una visita all’Ortodossia, nel corso della quale ha definito la Romania come ponte tra l’Oriente e l’Occidente, rilevando la sua appartenenza europea. Nel 1999, la Romania bussava alla porta dell’Europa. Invece, nel 2019, quando è venuto Papa Francesco, presiedeva l’Unione Europea, perchè il viaggio apostolico si è svolto durante il semestre romeno di Presidenza del Consiglio dell’UE, ricorda Mons. Miguel Maury Buendía.



    In questi 20 anni, è avvenuto un grande cambiamento, adesso la Romania è pienamente europea, sottolinea ancora il Nunzio Apostolico. Papa Francesco ha fatto una visita alla Romania, visitando tutte le sue regioni storiche: Valacchia, Moldavia e Transilvania. Un Paese al quale ha regalato il suo gesto di solidarietà anche durante la pandemia di coronavirus, inviando, proprio nel giorno di San Giorgio Martire – l’onomastico di Jorge Mario Bergoglio – cinque respiratori e materiale sanitario all’ospedale provinciale della città di Suceava, il più grande focolaio di COVID-19 nel Paese.



    S.E Mons. Miguel Maury Buendía ha parlato anche del ruolo della comunità romena in Italia e in altri Paesi come ponte tra la Romania e la Santa Sede. La Chiesa Cattolica ha sentito di aiutare le comunità romene in Italia e in altri Paesi a livello di inserimento sociale e a vivere la loro vita religiosa, mettendo a disposizione dei luoghi di culto per gli ortodossi. Papa Giovanni Paolo II parlava dei due polmoni dell’Europa – quello orientale e quello occidentale, ma siamo tutti cristiani, aggiunge il Nunzio che, come vuole la tradizione ripristinata nel 1998, è anche il decano del corpo diplomatico accreditato in Romania.



    Il nostro gradito ospite ha fatto riferimento anche ad alcuni momenti che segneranno il 100/o anniversario delle relazioni tra la Romania e la Santa Sede: la pubblicazione di un volume dedicato a questa ricorrenza, ma anche di un album di fotografie sul viaggio di Papa Francesco. Il Nunzio ha ricordato anche ai francobolli emessi dalla compagnia Romfilatelia, per rendere omaggio al 100/o anniversario delle relazioni bilaterali. Si spera che la situazione dell’epidemia di coronavirus si evolva in maniera positiva, per consentire l’organizzazione di altri eventi.



  • Papa Giovanni Paolo II: Romania, Paese ponte tra l’Oriente e l’Occidente

    Papa Giovanni Paolo II: Romania, Paese ponte tra l’Oriente e l’Occidente

    Romania, Paese ponte tra l’Oriente e l’Occidente, crocevia tra l’Europa Centrale e l’Europa Orientale! Romania, che la tradizione chiama con il bel titolo di Giardino della Madre di Dio! Vengo da te nel nome di Gesù Cristo, figlio di Dio e della Vergine Maria! Alla soglia di un nuovo millennio, continua a fondarti il futuro sulla forza del Vangelo! Con l’aiuto di Cristo sarai protagonista di un nuovo periodo di entusiasmo e coraggio! Sarai una nazione prospera, terra che porta alla luce il bene, un popolo della solidarietà e della pace. Che Dio ti protegga e ti benedica per sempre!



    Con questo commovente messaggio, Papa Giovanni Paolo II, nato esattamente un secolo addietro, si rivolgeva ai romeni che lo hanno accolto con grande entusiamo e calore 21 anni fa. Un momento storico, perchè il suo viaggio a Bucarest, dal 7 al 9 maggio 1999, era la prima visita di un Sommo Pontefice in un Paese a maggioranza ortodossa. E la vita stessa di Giovanni Paolo II fu segnata da primati: è stato il primo papa nato in uno stato comunista, il primo a visitare un Paese a maggioranza ortodossa – la Romania, e il primo ad entrare in una sinagoga e a visitare una moschea.



    Un altro percorso che segnò il suo pontificato fu quello di avvicinare la Chiesa Cattolica alle Chiese sorelle ortodosse. Prima fra tutte, importantissima, la Chiesa Ortodossa Romena, nel corso dello storico viaggio compiuto in Romania dal 7 al 9 maggio 1999. Il Papa ha voluto mostrare che non è solo una bella immagine quella della Chiesa che respira anche con il polmone orientale.



    Sono venuto in questi giorni a rendere omagio al popolo romeno che, nella storia, è segno dell’irradiarsi della civiltà romana in questa parte dell’Europa, ove ha perpetuato il ricordo, la lingua e la cultura. Sono venuto a rendere omaggio a fratelli e sorelle che hanno consacrato questa terra, facendovi fiorire una civiltà ispirata al Vangelo di Cristo. A un popolo cristiano, fiero della sua identità, difesa spesso a caro prezzo nei travagli e nelle vicissitudini che ne hanno segnato l’esistenza. (…) Dopo un lungo inverno di sofferenza, possiamo finalmente regalarci gli uni agli altri l’abbraccio della pace e lodare insieme il Signore. Da questa capitale, abbraccio l’intera Romania. Per me, è una grande gioia spirituale l’essere in terra romena e ringraziare Dio, insieme a voi, per il meraviglioso lavoro compiuto. Alla fine del secondo millennio, le vie che si erano allontanate, cominciano ad avvicinarsi. Assistiamo all’intensificazione del movimento ecumenico, inteso a raggiungere la piena unità. Queste parole di Gesù Cristo, affidate ai discepoli alla vigilia delle Passioni, risuonano oggi per noi come un invito presente a fare dei passi in avanti sul cammino della fedeltà e dell’amore, diceva durante la messa pontificale Papa Giovanni Paolo II-o, canonizzato nel 2014 da Papa Francesco che, 20 anni dopo la storica visita di Karol Woityla, ha compiuto, a sua volta, un viaggio apostolico in Romania dal 31 maggio al 2 giugno 2019, all’insegna di Camminiamo insieme!



    Lungo gli anni, gli ascoltatori di Radio Romania Internazionale dell’intero mondo hanno dichiarato per due volte Papa Giovanni Paolo II la Personalità dell’Anno. Lo stesso riconoscimento dagli amici di Radio Romania Internazionale a Papa Francesco, nominato la Personalità del 2013.


  • Papa Giovanni Paolo II:  Romania, Paese ponte tra l’Oriente e l’Occidente

    Papa Giovanni Paolo II: Romania, Paese ponte tra l’Oriente e l’Occidente

    Romania, Paese ponte tra l’Oriente e l’Occidente, crocevia tra l’Europa Centrale e l’Europa Orientale! Romania, che la tradizione chiama con il bel titolo di Giardino della Madre di Dio! Vengo da te nel nome di Gesù Cristo, figlio di Dio e della Vergine Maria! Alla soglia di un nuovo millennio, continua a fondarti il futuro sulla forza del Vangelo! Con l’aiuto di Cristo sarai protagonista di un nuovo periodo di entusiasmo e coraggio! Sarai una nazione prospera, terra che porta alla luce il bene, un popolo della solidarietà e della pace. Che Dio ti protegga e ti benedica per sempre!



    Con questo commovente messaggio, Papa Giovanni Paolo II, nato esattamente un secolo addietro, si rivolgeva ai romeni che lo hanno accolto con grande entusiamo e calore 21 anni fa. Un momento storico, perchè il suo viaggio a Bucarest, dal 7 al 9 maggio 1999, era la prima visita di un Sommo Pontefice in un Paese a maggioranza ortodossa. E la vita stessa di Giovanni Paolo II fu segnata da primati: è stato il primo papa nato in uno stato comunista, il primo a visitare un Paese a maggioranza ortodossa – la Romania, e il primo ad entrare in una sinagoga e a visitare una moschea.



    Un altro percorso che segnò il suo pontificato fu quello di avvicinare la Chiesa Cattolica alle Chiese sorelle ortodosse. Prima fra tutte, importantissima, la Chiesa Ortodossa Romena, nel corso dello storico viaggio compiuto in Romania dal 7 al 9 maggio 1999. Il Papa ha voluto mostrare che non è solo una bella immagine quella della Chiesa che respira anche con il polmone orientale.



    Sono venuto in questi giorni a rendere omagio al popolo romeno che, nella storia, è segno dell’irradiarsi della civiltà romana in questa parte dell’Europa, ove ha perpetuato il ricordo, la lingua e la cultura. Sono venuto a rendere omaggio a fratelli e sorelle che hanno consacrato questa terra, facendovi fiorire una civiltà ispirata al Vangelo di Cristo. A un popolo cristiano, fiero della sua identità, difesa spesso a caro prezzo nei travagli e nelle vicissitudini che ne hanno segnato l’esistenza. (…) Dopo un lungo inverno di sofferenza, possiamo finalmente regalarci gli uni agli altri l’abbraccio della pace e lodare insieme il Signore. Da questa capitale, abbraccio l’intera Romania. Per me, è una grande gioia spirituale l’essere in terra romena e ringraziare Dio, insieme a voi, per il meraviglioso lavoro compiuto. Alla fine del secondo millennio, le vie che si erano allontanate, cominciano ad avvicinarsi. Assistiamo all’intensificazione del movimento ecumenico, inteso a raggiungere la piena unità. Queste parole di Gesù Cristo, affidate ai discepoli alla vigilia delle Passioni, risuonano oggi per noi come un invito presente a fare dei passi in avanti sul cammino della fedeltà e dell’amore, diceva durante la messa pontificale Papa Giovanni Paolo II-o, canonizzato nel 2014 da Papa Francesco che, 20 anni dopo la storica visita di Karol Woityla, ha compiuto, a sua volta, un viaggio apostolico in Romania dal 31 maggio al 2 giugno 2019, all’insegna di Camminiamo insieme!



    Lungo gli anni, gli ascoltatori di Radio Romania Internazionale dell’intero mondo hanno dichiarato per due volte Papa Giovanni Paolo II la Personalità dell’Anno. Lo stesso riconoscimento dagli amici di Radio Romania Internazionale a Papa Francesco, nominato la Personalità del 2013.




  • Canonizzazione Roncalli e Wojtyla: Romania visitata da entrambi

    Canonizzazione Roncalli e Wojtyla: Romania visitata da entrambi

    Il vescovo greco-cattolico di Oradea, Virgil Bercea, insieme a un gruppo di preti della provincia di Bihor (nord-ovest della Romania), parteciperanno alla canonizzazione dei Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, accanto ad altri vescovi e rappresentanti delle diocesi ed eparchie romano-cattoliche e greco-cattoliche di Romania, fedeli, giornalisti e autorità. Lo riferisce un comunicato citato dall’agenzia Agerpres.



    Alla cerimonia saranno presenti il vescovo greco-cattolico di Gherla, Florentin Crihalmeanu, consacrato da Papa Giovanni Paolo II, l’Arcivescovo metropolita romano-cattolico di Bucarest, Ioan Robu, accanto al ministro con delega per i romeni nel mondo, Bogdan Stanoevici.



    Sia Papa Giovanni XXIII che Papa Giovanni Paolo II sono stati a Bucarest: Papa Roncalli nel 1930 e 1932, quando era in missione diplomatica nella confinante Bulgaria, mentre Giovanni Paolo II durante la sua storica visita dal 7 al 9 maggio 1999, compiendo il primo viaggio di un Sommo Pontefice in un Paese a maggioranza ortodossa.



    L’Arcivescovado Romano — Cattolico di Bucarest precisa in un comunicato citato dall’agenzia Mediafax che Mons. Angelo Roncalli, diventato poi Papa Giovanni XXIII, si recò a Bucarest per tre volte, per visitare l’allora Nunzio Apostolico, il Mons. Angelo Maria Dolci.



    Ad agosto 1930, Angelo Roncalli visitò anche il monastero ortodosso di Caldarusani, e nel 1944, quando era delegato apostolico in Turchia, su richiesta del rabbino-capo di Gerusalemme, Isaac Herzog, aiutò gli ebrei romeni deportati in Transnistria (oggi regione separatista sul territorio della Moldova), inviando aiuti nei campi di concentramento e rilasciando certificati di battesimo falsi.



    Inoltre, il Mons. Roncalli intervenne presso le autorità turche per consentire a una nave con ebrei romeni a bordo, partita dal porto romeno di Costanza e diretta a Gerusalemme, di attraversare le acque territoriali della Turchia. Il suo intervento salvò circa 750 ebrei romeni, di cui 250 bambini orfani.



    “Romania, Paese ponte tra l’Oriente e l’Occidente, crocevia tra l’Europa Centrale e l’Europa Orientale! Romania, che la tradizione chiama con il bel titolo di Giardino della Madonna! Vengo da te nel nome di Gesù Cristo, figlio di Dio e della Vergine Maria! Alla soglia di un nuovo millennio, continua a fondarti il futuro sulla forza del Vangelo ! Con l’aiuto di Cristo sarai protagonista di un nuovo periodo di entusiasmo e coraggio! Sarai una nazione prospera, terra che porta alla luce il bene, un popolo della solidarietà e della pace. Che Dio ti protegga e ti benedica per sempre! ”



    Con questo commovente messaggio, Papa Giovanni Paolo II si rivolgeva ai romeni che lo hanno accolto con grande entusiamo e calore 15 anni fa. Un momento storico, perchè il suo viaggio a Bucarest, dal 7 al 9 maggio 1999, era la prima visita di un Sommo Pontefice in un Paese a maggioranza ortodossa.



    “Sia Giovanni XXIII che Giovanni Paolo II hanno amato il nostro Paese, il nostro popolo e le nostre Chiese. Il legame che unisce, però, meravigliosamente i due Sommi Pontefici è un monaco capuccino, Geremia da Valacchia (1556-1625), il primo romeno proclamato beato dalla Chiesa Cattolica: Giovanni XXIII ha riconosciuto le sue virtù eroiche, il 18 dicembre del 1959, mentre Giovanni Paolo II l’ha proclamato beato il 30 ottobre del 1983, offrendo un protettore ai romeni oppressi per la loro fede”, precisa l’Arcivescovado Romano-Cattolico di Bucarest.

  • Cenni sui rapporti tra la Romania e la Santa Sede

    Cenni sui rapporti tra la Romania e la Santa Sede


    Alla presenza di personalità culturali, esponenti della Chiesa Cattolica, diplomatici e fedeli, un busto di Papa Giovanni Paolo II è stato inaugurato ad agosto 2011 a Bucarest, in una piazzeta a lui intitolata, a pochi passi dalla Nunziatura Apostolica, che, insieme al Comune della Capitale, ha promosso l’iniziativa, per ricordare la storica visita di Karol Wojtyla in Romania, a maggio 1999, la prima di un Sommo Pontefice in un Paese a maggioranza ortodossa.


    La scultura in bronzo è opera dello scultore sloveno di origine bosniaca Mirsad Begic, uno dei più noti e apprezzati artisti del suo Paese. L’impegno ecumenico di Papa Giovanni Paolo II è ricordato con l’iscrizione Ut unum sint — Perchè tutti siano una sola cosa”, secondo il Vangelo di Giovanni.


    Nel suo intervento, il Nunzio Apostolico in Romania, l’Arcivescovo Francisco-Javier Lozano, ha reso omaggio al gigante Giovanni Paolo II, la somma autorità morale dei nostri tempi”.


    Papa Giovanni Paolo II è stato un buon amico della Romania, di questa nazione antica, ricca di storia e cultura. Era consapevole dell’importante ruolo della Romania nel dialogo tra la cultura orientale e quella occidentale, che arricchisce la famiglia di nazioni che è l’Unione europea. La Romania, bagnata dal maestoso Danubio, tra il mondo latino e quello bizantino, può diventare un punto di incontro e comunione, contribuendo al consolidamento della civiltà e dell’amore in Europa e nel mondo intero”, ha aggiunto il Nunzio Apostolico.


    Da parte sua, il sindaco di Bucarest, Sorin Oprescu, ha ricordato l’entusiasmo e l’amiczia espresse dai romeni durante la visita del Pontefice dal 7 al 9 maggio 1999. Definendolo il più necessario uomo della fine del 20esimo secolo, Sorin Oprescu ha sottolineato che Papa Wojtyla fu anche la persona che ha scosso la Cortina di ferro, cortina che è crollata anche grazie ai suoi sforzi”.


    Ha saputo dialogare, ascoltare, consigliare, insegnare, perdonare. Fu una persona di altissima sensibilità, con una volontà di ferro, in un mondo agitato dai cambiamenti. Papa Giovanni Paolo II ha concluso la visita in Romania, che ha chiamato il Giardino della Madonna, ripetendo le parole dei romeni — Unità, unità, unità”, ha detto il sindaco di Bucarest.


    Anche l’accademico Razvan Theodorescu ha evocato la storica visita di Papa Giovanni Paolo II a Bucarest, 12 anni fa, quando venne accolto dall’allora Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, Teoctist.


    Karol Wojtyla fu un grande amico della gente di tutte le fedi e un grande cittadino del mondo. Che la sua immagine raffigurata da questo busto ci ricordi sempre un eccezionale ospite di Bucarest, a giusta ragione diventato di recente Beato, che annuncia un Santo nel futuro prossimo”, ha sottolineato Razvan Theodorescu.


    I primi rapporti tra la Romania e la Santa Sede risalgono al Medioevo. Rilevante in tal senso è la corrispondenza tra la Santa Sede e i principi romeni. Nei secoli XIV-XV, i rapporti puntavano su un obiettivo comune: la lotta contro l’espansione ottomana e il desiderio del Vaticano di avere alleanze con gli Stati cristiani da queste parti dell’Europa.


    Notevole la corrispodenza tra Papa Sisto IV e il principe della Moldavia, Stefano il Grande, definito dal Sommo Pontefice come l’atleta di Cristo, in una lettera del 31 marzo 1475, dopo la vittoria del principe moldavo contro i turchi a Podul Inalt, il 10 gennaio dello stesso anno.


    Altrettanto rilevante la lettera di Papa Clemente VIII al principe Aron, con riferimenti particolari alla latinità dei romeni: “Siete i discendenti dei latini e degli italiani, e sicuramente, anche voi desiderate avere la gloria dei vostri antenati”. Lo stesso Sommo Pontefice definiva il principe della Valaccia, Michele il Bravo, come uno dei più bravi, forti, valorosi e saggi principi dei nostri giorni”.



    La Legazione della Romania presso la Santa Sede venne fondata il 1 giugno del 1920, con Dimitrie C. Pennescu, in veste di ambasciatore. Un ruolo notevole nei rapporti bilaterali svolsero anche gli ambasciatori Caius Brediceanu e Nicolae Petrescu-Comnen. Il 10 maggio del 1927 venne firmato il Concordato tra la Romania e la Santa Sede. Successiamente, nel 1938, i rapporti vennero elevati a livello di ambasciata, per tornare poi a quello di legazione nel 1940.


    Putroppo, dopo la fine della seconda Guerra mondiale, l’insediamento del regime ateista comunista in Romania ha colpito brutalmente i rapporti bilaterali. I cattolici di Romania sono entrati nella lunga notte delle persecuzioni, come ha ricordato il ministro degli esteri Teodor Baconschi.


    Nel 1946, l’allora Nunzio, Mons. Andrea Cassulo, fu dichiarato persona non grata dalle autorità comuniste, che denunciarono anche il Concordato, rompendo unilateralmente i rapporti diplomatici col Vaticano nel 1950. Tantissimi fedeli e preti cattolici subirono, insieme agli ortodossi maggioritari e ad altre confessioni, anni di carcere e persecuzioni del regime.


    Subito dopo la Rivoluzione anticomunista del 1989, i rapporti sono stati ripresi, il 15 maggio 1990. L’apice delle relazioni è stato raggiunto con la storica visita di Papa Giovanni Paolo II in Romania, dal 7 al 9 maggio del 1999.


    Da parte sua, a ottobre 2002, lallora Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, Sua Beatitudine Teoctist, ha reso visita in Vaticano.