Tag: tradizioni

  • “Viaggiatori nel mondo della montagna” con il Museo ASTRA di Sibiu all’Accademia di Romania in Roma

    “Viaggiatori nel mondo della montagna” con il Museo ASTRA di Sibiu all’Accademia di Romania in Roma

    Un assaggio di vita e arti tradizionali di una volta: è il nuovo invito rivolto al pubblico dall’Accademia di Romania in Roma, rappresentanza dell’Istituto Culturale Romeno, in collaborazione con il Complesso Nazionale Museale ASTRA di Sibiu, il più importante museo etnografico di Romania e il più grande museo all’aria aperta dell’Europa. Il 30 aprile, dalle ore 18.00, andate all’Accademia di Romania (ingresso Viale delle Belle Arti 110) a scoprire “Viaggiatori nel mondo della montagna – introduzione nell’universo pastorizio”.

    Una mostra interattiva, che propone un tema sicuramente insolito nel panorama artistico romano, spiega a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, Oana Boşca-Mălin, parlando della multimillenaria transumanza, un rito della vita pastorizia in tutta l’Europa, molto sentito e seguito in Romania, inserito nella lista del patrimonio UNESCO. Saranno esposti pezzi di strutture di abitazioni della zona di Argeș, nel sud del paese, con oggetti o capi di abbigliamento che si possono addirittura indossare, oppure un ovile tipico della provincia di Alba, nella Romania centro-occidentale.

    Se arriverete un’ora prima, dalle 17.00, avrete anche l’opportunità di partecipare agli atélier creativi. Imparerete come intagliare bastoni da pastore della montagna, filare a mano usando il fuso o preparare il materiale alla maniera dei carpentieri.

    All’inaugurazione della mostra “Viaggiatori nel mondo della montagna” saranno presenti il direttore generale del Complesso Museale ASTRA di Sibiu, Ciprian Ștefan, l’architetto Agostino Bossi e i curatori Ovidiu Baron e Ancuța Ilie. D’altronde, la mostra si basa sui risultati del workshop di architettura vernacolare organizzato a Sibiu a settembre 2023, coordinato da Agostino Bossi e Ancuța Ilie, nell’ambito del quale studenti di Romania e Italia hanno reinterpretato oggetti appartenenti al mondo pastorizio in vista di un possibile riutilizzo nel mondo contemporaneo.

    L’apertura della mostra “Viaggiatori nel mondo della montagna” sarà accompagnata anche dalla proiezione del pluripremiato documentario “La drum”/ “In viaggio” diretto da Dumitru Budrala, spiega ancora la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, Oana Boşca-Mălin.

    La mostra resterà aperta per il pubblico fino al 20 maggio 2024, dal martedì al venerdì tra le ore 15.00-18.00 e il sabato tra le 11.00-13.00 e 14.00-18,00. L’accesso è gratuito e senza prenotazione. L’Accademia di Romania in Roma invita i visitatori ad essere “Viaggiatori nel mondo della montagna” anche durante la Notte dei Musei, il 18 maggio prossimo.

     

  • Piatti natalizi romeni

    Piatti natalizi romeni

    Secondo la tradizione, il 20 dicembre, quando i cristiani ortodossi venerano Sant’Ignazio di Antiochia, nelle masserie di campagna si svolge anche il sacrificio rituale del maiale che fornisce tutta la materia prima per i piatti tradizionali di Natale in Romania: aspic, leberwurst, cotenna, lardo, ciccioli, il sanguinaccio locale, salsicce e i famosi involtini chiamati sarmale, rivendicati dall’intero spazio balcanico, ogni Paese con la propria ricetta. Tutti i preparativi cominciano nel giorno stesso del sacrificio del maiale, con un piatto offerto a tutte le persone che hanno partecipato al rituale. Si tratta di pezzi di carne, fegato e milza rosolati in una padella con un po’ di strutto. Tutto condito di vino, santoreggia, sale, pepe e accompagnato da polenta e sottaceti.

    L’antipasto tipico natalizio include cotenna, ciccioli, lardo, leberwurst e altri preparati in budella. Per il sanguinaccio tradizionale romeno, il budello del maiale viene riempito di carne macinata, riso, cipolla finemente tritata, noce moscata, sale e pepe. Si fa bollire con una cipolla intera e paprika dolce. Come primo, regnano le sarmale, gli involtini di foglie di verza in salamoia, che racchiudono un misto di carne macinata, riso e cipolla. Il tutto viene cotto in salamoia e poi passato per almeno un’oretta al forno. Le sarmale sono sempre accompagnate dalla polenta.

    Come secondi, i preparati tipici sono le salsicce fatte ugualmente in casa e l’arrosto di maiale al forno. Come contorno, sono preferiti i sottaceti. I dolci sono svariatissimi, però il sovrano si riconferma il cozonac, il panettone tradizionale romeno. Auguroni e buon appetito!

  • “Mărțișor – Leggenda della Primavera” all’Accademia di Romania in Roma

    “Mărțișor – Leggenda della Primavera” all’Accademia di Romania in Roma

    E giunta alla sesta edizione la mostra “Mărțișor – Leggenda della Primavera”, organizzata dallIstituto di Lingua Romena di Bucarest insieme allAccademia di Romania in Roma, con il patrocinio dellAmbasciata di Romania in Italia. La mostra, che sarà inaugurata venerdì 3 marzo allAccademia di Romania, dalle ore 18.00, sarà preceduta, nello stesso giorno, dalle 15.00 alle 17.00, da un workshop di creazione dei “Mărțișor”, con la partecipazione di professori e alunni del corso di lingua, cultura e civiltà romena che si svolge nelle scuole di Roma e della Regione Lazio, ha spiegato a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice dellAccademia di Romania in Roma, Oana Boşca-Mălin. Un evento volto a rendere nota la tradizione e a rendere partecipi anche gli amici italiani, aggiunge la nostra ospite.



    Il nome dellamuleto portafortuna legato dal filo intrecciato bianco-rosso chiamato “Mărțișor” deriva dal diminutivo del mese di Marzo, che in romeno si chiama “Martie”. Una tra le più amate e antiche usanze in Romania, inserita dal 2017 nel patrimonio immateriale dellUNESCO, è una ricorrenza festeggiata anche nelle confinanti Repubblica di Moldova e Bulgaria e in altri paesi della zona. E ampiamente diffusa anche nelle scuole europee che hanno aderito al progetto di Lingua, Cultura e Civiltà Romena, coordinato dallIstituto della Lingua Romena di Bucarest.



    Gli amuleti creati dai giovani verranno integrati nella mostra che riunisce oggetti realizzati da materiali naturali (semi, fiori essiccati, bucce di frutta) e riciclati (carta, tappi di sughero, stoffa) con tecniche moderne, come il quilling, pouring, modelling, ma anche tradizionali – punto croce, intreccio di fili, pittura su ceramica, legno e carta. Saranno collegati online anche collaboratori dellIstituto della Lingua Romena e i loro alunni di Spagna, Belgio e Francia. La novità delledizione 2023 sarà la presenza di Adina Hulubaş, ricercatrice scientifica presso lAccademia Romena, filiale Iaşi, che parlerà delle tradizioni primaverili in Romania.



    Tutto “condito” dai “Mărțișor” musicali offerti dal gruppo corale polifonico Arpeggio e dal coro di bambini Cantus Mundi, ha concluso la vicedirettrice dellAccademia di Romania in Roma.



  • “Mărțișor – Leggenda della Primavera” all’Accademia di Romania in Roma

    “Mărțișor – Leggenda della Primavera” all’Accademia di Romania in Roma

    E giunta alla sesta edizione la mostra “Mărțișor – Leggenda della Primavera”, organizzata dallIstituto di Lingua Romena di Bucarest insieme allAccademia di Romania in Roma, con il patrocinio dellAmbasciata di Romania in Italia. La mostra, che sarà inaugurata venerdì 3 marzo allAccademia di Romania, dalle ore 18.00, sarà preceduta, nello stesso giorno, dalle 15.00 alle 17.00, da un workshop di creazione dei “Mărțișor”, con la partecipazione di professori e alunni del corso di lingua, cultura e civiltà romena che si svolge nelle scuole di Roma e della Regione Lazio, ha spiegato a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice dellAccademia di Romania in Roma, Oana Boşca-Mălin. Un evento volto a rendere nota la tradizione e a rendere partecipi anche gli amici italiani, aggiunge la nostra ospite.



    Il nome dellamuleto portafortuna legato dal filo intrecciato bianco-rosso chiamato “Mărțișor” deriva dal diminutivo del mese di Marzo, che in romeno si chiama “Martie”. Una tra le più amate e antiche usanze in Romania, inserita dal 2017 nel patrimonio immateriale dellUNESCO, è una ricorrenza festeggiata anche nelle confinanti Repubblica di Moldova e Bulgaria e in altri paesi della zona. E ampiamente diffusa anche nelle scuole europee che hanno aderito al progetto di Lingua, Cultura e Civiltà Romena, coordinato dallIstituto della Lingua Romena di Bucarest.



    Gli amuleti creati dai giovani verranno integrati nella mostra che riunisce oggetti realizzati da materiali naturali (semi, fiori essiccati, bucce di frutta) e riciclati (carta, tappi di sughero, stoffa) con tecniche moderne, come il quilling, pouring, modelling, ma anche tradizionali – punto croce, intreccio di fili, pittura su ceramica, legno e carta. Saranno collegati online anche collaboratori dellIstituto della Lingua Romena e i loro alunni di Spagna, Belgio e Francia. La novità delledizione 2023 sarà la presenza di Adina Hulubaş, ricercatrice scientifica presso lAccademia Romena, filiale Iaşi, che parlerà delle tradizioni primaverili in Romania.



    Tutto “condito” dai “Mărțișor” musicali offerti dal gruppo corale polifonico Arpeggio e dal coro di bambini Cantus Mundi, ha concluso la vicedirettrice dellAccademia di Romania in Roma.



  • Festa del Mărţişor con l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia

    Festa del Mărţişor con l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia

    Il 1 marzo, quando in Romania, ma anche nelle confinanti Repubblica di Moldova e Bulgaria e in altri paesi della zona si celebra la Festa del Mărțișor, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia invita il pubblico ad evento volto a valorizzare la ricchezza e la bellezza delle nostre tradizioni e artigianato.

    Mercoledì, a partire dalle ore 18:00, la prestigiosa istituzione inaugura la mostra URZELI între FĂURAR şi MĂRŢIŞOR delle artiste Vali Cioban e Ioana Palicica, che saranno presenti all’evento. Il pubblico potrà ammirare una collezione ispirata all’abbigliamento tradizionale romeno, firmata dalla stilista Vali Cioban, e accessori unici derivati dalle componenti del telaio, oltre a tessuti intrecciati e ricamati a mano, creazioni dell’artista Ioana Palicica.

    La mostra rimarrà aperta al pubblico nella Galleria dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia fino al 4 marzo, nei seguenti orari: 10:00-12:00 e 16:00-19:00.

  • Dragobete, la festa romena dell’amore

    Dragobete, la festa romena dell’amore

    Il calendario popolare romeno apre le celebrazioni primaverili il 24 febbraio con la Festa dell’Amore, chiamata il Dragobete. Entità mitologica identificata con il dio dell’amore greco o romano (Eros – Cupido), Dragobete proteggeva i giovani sposi, ma anche le coppie di animali. Nella tradizione romena, il 24 febbraio era ritenuto il giorno in cui gli uccelli si fidanzavano. Oggi, i giovani si fidanzano in modo simbolico e, secondo la tradizione, chi partecipa alle usanze del Dragobete, resta sano e allegro per tutto l’anno.

    Il Dragobete è noto nell’intero Paese. Nella regione del Maramures, è chiamato anche Capo di Primavera o Dragomir, personaggio che assume tutti i compiti del Dragobete, tranne la sua doppia natura, zoomorfa e antropomorfa. All’esterno dell’arco carpatico, il Dragobete, come personaggio mitico, è raffigurato con testa di uomo e gambe di montone. Quindi, si tratta di un’antica raffigurazione, di origine tracica, che però si ritrova anche in altre mitologie del mondo. Sono tre le date in cui festeggia il Dragobete: il più spesso quella del 24 febbraio, ma anche l’ultimo giorno del corrente mese o il 1 marzo, spiega l’etnologa Delia Suiogan dell’Università del Nord di Baia Mare.

    A sua volta, l’etnologo romeno Simeon Florea Marian descriveva il Dragobete come un essere, parzialmente umano, parzialmente angelico, un giovane bello e immortale, che va in giro per il mondo. Però la gente non lo può vedere, in quanto macchiata di bestemmie e cattiveria.

    Questa festa è antichissima e particolarmente interessante. Purtroppo, è caduta nell’oblio soprattutto da quando abbiamo tentato di avvicinarci ad un’altra festa importante, quella di San Valentino. Il Dragobete si rifà ad antichi riti primaverili, poichè si credeva che questa stagione già comincia dopo il 15 febbraio. Cosicchè la festa si manifesta attraverso riti di fertilità e rinascita della natura, ma anche dell’uomo. Siccome la rinascita della natura e dell’uomo sta all’insegna dell’amore, questa festa del Dragobete riunisce tutti questi elementi ed offre un trasferimento di potenza sul nuovo anno e sulla nuova stagione, come promesso dalla rinascita, aggiunge Delia Suiogan.

    Per la festa del Dragobete, i giovani dei villaggi romeni di una volta indossavano i vestiti più belli e raccoglievano delle piante magiche, che conservavano per tutto l’anno, con l’augurio di sposarsi. Nessun giovane doveva rimanere senza partner in questo giorno.

  • Pranzo pasquale in Romania

    Pranzo pasquale in Romania

    In Romania, il pranzo pasquale unisce a tavola le prelibatezze tipiche: uova dipinte, agnello arrosto, pasca – la torta di pastafrolla farcita con ricotta e uva sultanina o frutta candita, e cozonac – la colomba tradizionale, al solito ripieno di crema di noci e cioccolato. I fedeli portano in chiesa il tradizionale cestino ripieno di tutte queste bontà, per essere benedette durante la celebrazione della Santa Messa della Risurrezione di Gesù Cristo.

    Come vuole la tradizione, le uova si colorano nel Giovedì Santo, soprattutto di rosso, come simbolo del sangue versato dal Redentore per l’espiazione dei nostri peccati. La colazione della mattina di Pasqua si fa a suon di uova sode dipinte. La loro rituale battitura è accompagnata dal saluto Cristo è Risorto!, con la risposta E’ veramente Risorto, che i romeni si rivolgono dalla Pasqua fino all’Ascensione di Cristo.

    I piatti principali del pranzo pasquale sono, ovviamente, a base di agnello, sia il borsch che l’arrosto con un contorno di patate. Non manca il drob, un mix di frattaglie, carne e verdure fresche. Tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino romeno.

    Buona Pasqua a tutti i fedeli ortodossi e cattolici di rito bizantino, che celebrano la Resurrezione del Signore il 24 aprile!

  • Mărțișor – Leggenda della Primavera all’Accademia di Romania in Roma

    Mărțișor – Leggenda della Primavera all’Accademia di Romania in Roma

    E con la mostra internazionale “Mărțișor – Leggenda della Primavera” che lAccademia di Romania in Roma celebra una delle più amate e antiche usanze in Romania, inserita nel patrimonio immateriale dellUNESCO. Una ricorrenza festeggiata anche nelle confinanti Bulgaria, Serbia e Repubblica di Moldova, ormai ampiamente diffusa anche nelle scuole europee che hanno aderito al progetto di Lingua, Cultura e Civiltà Romena, coordinato dallIstituto della Lingua Romena di Bucarest.



    La mostra “Mărțișor – Leggenda della Primavera”, che verrà inaugurata il 1 marzo, alle ore 17.30, allAccademia di Romania (Piazza José de San Martin 1), è organizzata dallIstituto di Lingua Romena di Bucarest, dallAccademia di Romania in Roma e dallAmbasciata di Romania in Italia, in collaborazione con le Ambasciate di Romania in Spagna, Belgio, Francia, Portogallo e Irlanda, nonchè con le Ambasciate della Repubblica di Moldova e della Serbia in Italia, lIstituto Bulgaro di Cultura a Roma, la Scuola Bulgara di Roma, il Museo Nazionale del Villaggio “Dimitrie Gusti” di Bucarest e il Museo Etnografico di Belgrado. Tutto accompagnato dai regali musicali offerti dal gruppo corale polifonico “Arpeggio”.



    La quinta edizione della mostra del Mărțișor, coordinata dagli insegnanti collaboratori dellIstituto della Lingua Romena, e ospitata, come ogni anno, dallAccademia di Romania a Roma, riunisce le creazioni degli alunni e degli insegnanti coinvolti nel Corso di Lingua, Cultura e Civiltà Romena in Italia, Spagna, Belgio e Francia insieme a quelle realizzate dallAmbasciata della Repubblica Moldova in Italia e dallIstituto Bulgaro di Cultura a Roma, oltre agli amuleti e alle cartoline provenienti da sette scuole della Romania, ha spiegato a Radio Romania Internazionale Mihai Stan, addetto per i programmi di promozione culturale presso lAccademia di Romania, invitando il pubblico di Roma ad accogliere la primavera visitando questa mostra.



    Laccesso del pubblico si farà in base al Green Pass rafforzato con lobbligo di indossare la mascherina di protezione FFP2, ricordano gli organizzatori.




  • Programma Radio Romania Internazionale 14.09.2021

    Programma Radio Romania Internazionale 14.09.2021

    Sommario: Giornale radio e approfondimenti; Raccontare Romania: Settembre allinsegna della Croce al Museo del Contadino Romeno di Bucarest; Destinazione Romania – Viscri; Enciclopedia RRI: Il Corridoio dei Canonici e il Complesso barocco di Oradea; Una canzone al giorno


  • Programma Radio Romania Internazionale 02.05.2021

    Programma Radio Romania Internazionale 02.05.2021

    Sommario: Giornale radio – Pasqua: celebrazioni anche per ortodossi, uniati e neoprotestanti in Romania / Covid-19: continua a calare numero contagi e decessi in Romania; Corriere degli ascoltatori; Terre e sapori: Tradizioni pasquali e luoghi dellanima in Romania; Mondo musica



  • Restauro dei mulini ad acqua di Rudăria

    Restauro dei mulini ad acqua di Rudăria

    Andiamo a Rudăria!: un’iniziativa lanciata di recente a Timișoara, volta a rendere il comune di Eftimie Murgu, in provincia di Caraș Severin, una destinazione turistica accessibile, attraente e sostenibile per la comunità locale. I 22 mulini ad acqua di Rudăria sono unici nell’est europeo. L’iniziativa rientra in un progetto più ampio, portato avanti da parecchi anni dall’Associazione Acasă în Banat/ A casa nel Banato. Ed è per il secondo anno che l’associazione si impegna nel restauro dei mulini ad acqua in questa zona della Romania occidentale, tramite un approccio integrato. Una tappa presentata il 15 aprile, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Timișoara. Il presidente dell’Associazione Acasă în Banat, Radu Trifan, ci offre maggiori dettagli.

    La prima azione che vedrà coinvolti dei volontari si svolgerà dal 14 al 16 maggio. Praticamente, siamo assaliti dal gran numero di persone desiderose di aderire a questa iniziativa. Ma è in ugual misura una grande sfida, poichè dovremo rifare i mulini, pulire ed ecologizzare il fiume, ma anche allestire la zona con pannelli, macinare il grano per la farina, e quindi preparare il pane e la polenta tradizionale chiamata coleșă. Si tratta di una polenta cucinata con il granoturco macinato al mulino ad acqua, che ha un gusto del tutto particolare, spiega Radu Trifan.

    Interessante è il fatto che, pur chiamandosi dal 1970 Eftimie Murgu, per aver dato i natali al grande rivoluzionario del Banato, la località è nota alla gente sempre come Rudăria. Alcune voci si pronunciano per il ripristino dell’antico nome, però la decisione spetta alle autorità locali. Comunque venisse denominato, il posto è un autentico gioiello di architettura popolare contadina non ancora valorizzata come si dovrebbe. Coloro che la vogliono portare alla luce contano sulle tre tappe del progetto e sul gran numero di volontari. C’è tutt’un anno davanti, aggiunge il presidente dell’Associazione Acasă în Banat, Radu Trifan.

    Per il corrente anno, auspichiamo di rendere questa località una destinazione più attraente e meglio connessa al turismo dei nostri giorni, aiutando, naturalmente, la comunità locale ad inserirsi in questo circuito. Attualmente, manca un legame molto stretto tra il turismo e la vita quotidiana degli abitanti del villaggio. E noi vogliamo offrire loro la possibilità di meglio vendere i propri prodotti, e ai turisti un bel percorso. Ma non in macchina, bensì in cammino, per scoprire il posto e la sua gente brava e accogliente, come anche tutti i 22 mulini ad acqua, conclude Radu Trifan.

    L’Associazione Acasă în Banat e i suoi volontari punteranno piuttosto sui mulini non inseriti nel patrimonio nazionale, in quanto sono i più vulnerabili. Non essendo ancora tutelati, rischiano di essere distrutti o demoliti. Alcuni necessitano di riparazioni urgenti, mentre altri sono stati riaggiustati con materiali nuovi e inadeguati al loro aspetto. Per cui l’Associazione impiegherà, come al solito, materiali e tecniche tradizionali.

  • Festa degli Innamorati e Mărtişor all’Accademia di Romania in Roma

    Festa degli Innamorati e Mărtişor all’Accademia di Romania in Roma

    L’Accademia di Romania in Roma accoglie brillantemente la primavera, celebrando il 24 febbraio la Festa degli Innamorati alla romena, seguita il 1 marzo dalla bella tradizione del Mărțișor, inserita nel patrimonio immateriale dell’UNESCO, entrambe ricorrenze significative nel calendario popolare. Due eventi virtuali, promossi sulla pagina Facebook dell’Accademia di Romania insieme al Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest.



    Le due prestigiose istituzioni culturali sono legate da una lunga e proficua collaborazione, ci spiega la vicedirettrice dell’Accademia di Romania, Oana Boșca-Mălin, invitando il pubblico italiano e romeno a seguire nei rispettivi giorni, dalle ore 15:00 (le 16:00 in Romania) due filmati che ripercorrono le tradizioni legate a queste usanze, proposti dal Museo del Villaggio.



    La seconda metà del mese di febbraio è contesa in Romania fra la Festa di San Valentino – di data più recente nel nostro Paese – e la rivalutazione della remota e bella festa tradizionale, quella del Dragobete. Antica divinità pagana dell’amore, un uomo bello e affascinante, considerato nella cultura popolare come portatore dell’inizio della primavera, quando spuntano i bucaneve e gli uccelli cominciano a farsi il nido. Un momento di rinascita, al quale venivano associati dei riti collegati alla vitalità, all’innamoramento e alla fertilità, ricorda la vicedirettrice dell’Accademia di Romania.



    La Giornata degli Innamorati è nota anche come Testa di primavera, che oltre all’inizio della stagione attesa da tutti dopo l’inverno, si rifà anche al calendario religioso cristiano, che associa al 24 febbraio il primo e il secondo ritrovamento della testa di San Giovanni Battista, come ricorda la direttrice del Museo del Villaggio Dimitrie Gusti, Paula Popoiu, nella presentazione riportata dall’Accademia di Romania. Un giorno in cui l’uomo doveva condividere la gioia della vita rinata dall’oscurità e dalla sterilità invernale. Entità mitologica simile a Cupido, il Dragobete era riverito nello spazio balcanico e danubiano-pontico come protettore degli animali, ma anche dell’amore tra uomini e donne che si incontrano e si fidanzano, così come gli uccelli «si fidanzano» in questo giorno, aggiunge la direttrice del Museo del Villaggio.



    E i festeggiamenti proseguono il 1 marzo, che porta una delle più amate tradizioni in Romania, ma anche nello spazio balcanico, quella del Mărțișor, simbolo di rinascita, purezza e amore, il cui nome deriva dal diminutivo del mese di marzo, che in romeno si chiama martie: un amuleto portafortuna legato da doppio filo bianco e rosso, offerto alle donne all’inizio di questa bella stagione. Al solito, gli amuleti sono sempre simboli della fortuna, come il trifoglio a quattro foglie, il ferro di cavallo, lo spazzacamino o il cuoricino. Nel passato, venivano accompagnati da una monetina, come simbolo del Sole, che irradia sempre luce e calore.



    Nel mondo moderno, il Martisor viene regalato alle ragazze, ma nel mondo moderno veniva offerto ai ragazzi. Viene portato per otto giorni, dopo di che va legato a un albero, per dargli frutto e fertilità, dice ancora la vicedirettrice dell’Accademia di Romania, Oana Boșca-Mălin, ricordando che le usanze e i riti dedicati all’arrivo della primavera verranno svelati nel filmato presentato nel primo giorno del prossimo mese.



    Dal 2017, le pratiche culturali associate al 1° Marzo sono incluse nel Patrimonio mondiale UNESCO, grazie allo sforzo condiviso e alla collaborazione di più Paesi: Romania, Bulgaria, Moldova e la Repubblica della Macedonia del Nord, ricorda ancora l’Accademia di Romania.



  • Usanze di Natale in Romania

    Usanze di Natale in Romania

    La grande Festa della Natività del Signore, celebrata dall’intero mondo cristiano, porta tutt’una serie di rituali specifici nello spazio romeno. Naturalmente, l’attuale emergenza pandemica impone alcune restrizioni, però si tratta di usanze tramandate da centinaia di anni e rimaste quasi immuntate in certe comunità. Radio Romania Internazionale vi presenta alcune insieme a Ileana Morariu, la proprietaria del Museo della Pastorizia di Jina, in provincia di Sibiu.

    La più bella e antica tradizione è quella dei gruppi di giovani auguratori, formati una volta da 20enni che avevano compiuto il servizio di leva e non si erano ancora sposati. I preparativi cominciavano dal 6 dicembre, quando si celebra la Festa di San Nicola. Alla vigilia della Natività del Redentore, vanno a fare gli auguri in tutte le masserie del Paese, e sono accolti dalla gente con tanta gioia. Sempre a Natale vanno a fare gli auguri anche i gruppi dei principini, composti da giovanni delle scuole medie, come anche le ragazze che portano la Stella di Natale. Sempre in questa occasione, era compito dei giovani portare ai padrini o ai testimoni di nozze un’enorme ciambella, spiega Ileana Morariu.

    La regione storica del Maramures e la Contrada di Oas sono due delle zone etnofocloristiche in cui lo spirito natalizio si è conservato immutato per secoli, fatto confermato pienamente anche in questi giorni, come spiega la direttrice del Museo della Contrada di Oas, Natalia Lazar.

    Il Natale è una festa cristiana molto importante nella provincia di Maramures e nelle aree etnografiche che la compongono. Le usanze che si sovrappongono su uno sfondo pagano o precristiano sono molti importanti, e ricordo quella dei canti natalizi interpretati da auguratori maschi, inserita nel patrimomio culturale immateriale dell’UNESCO. Inoltre, gli spettacoli drammatici i cui protagonisti indossano delle maschere, fanno in ugual misura riferimento, da una parte, alla componente religiosa e dall’altra al substrato pagano. E’ noto che le maschere si ritrovano in quasi tutti i Paesi dell’Europa centro-orientale. La storia delle maschere popolari romene comincia con quelle primitive e con i giochi delle maschere, che ricordavano le attività di base come quelle di cacciatore e raccoglitore, ma anche le abitudini della vita di famiglia, la nascita, le nozze, la morte o le feste lungo l’anno, spiega Natalia Lazar.

    I canti natalizi interpretati dagli auguratori annunciano la Natività del Signore. Riti precristiani, sovrapposti sulla grande festa si sono conservati perfettamente nelle zone etnofolcloristiche del nord della Romania, aggiunge la direttrice del Museo della Contrada di Oas. Tra le usanze vivissime nel Maramures, ricorderei quella dei giovani mascherati che vanno in giro accompagnati da raffigurazioni della capra, o quella del Viflaim, una forma di teatro popolare cristiano, conservata ancora perfettamente sulle Vallate di Iza e Mara e nella contrada di Oas, nel Maramures. Mi riferirei anche a due usanze meno conservate, eppure vive nella memoria collettiva. Si tratta della Danza dei Babbi Natale, come riferimento ad un tempo sacro, in cui i cieli si aprono e agevolano la comunicazione tra i due mondi. E poi gli auguratori di Cavnic chiamati Brondosi, che ricordano le invasioni tartare. Secondo la leggenda, nel 1717 i Brondosi salvarono la località dalla distruzione, spaventando i tartari. Le usanze natalizie si conservano anche nelle sagre, come quella che si svolge a Sighet ogni anno nei due giorni successivi al Natale, e quella di Negresti – Oas, spiega ancora Nataliza Lazar.

    E se negli antichi villaggi il Natale era un’occasione per rifare l’equilibrio nella comunità, oggi il periodo che precede la festa diventa, soprattutto nelle città, una maratona delle spese: regali, abeti, addobbi e prelibatezze gastronomiche sono indispendabili. Anche se la situazione eccezionale di quest’anno impone misure di protezione senza precedenti, il Natale rimane per tutti un momento di gioia e speranza in un nuovo inizio. Buon Natale da Radio Romania Internazionale!

  • Usanze per la Festa della Protezione della Madre di Dio

    Usanze per la Festa della Protezione della Madre di Dio

    Nella tradizione popolare romena, l’ottobre comincia all’insegna della Festa della Protezione della Madre di Dio, celebrata proprio nel primo giorno del mese. Una festa che apre il periodo del Prokov, di tradizione slava, rispettato nell’intero spazio romeno e che fa memoria ad una visione che Sant’Andrea il Folle per Cristo ha avuto a Costantinopoli, nella Chiesa della Blacherne, nel X secolo: la Madonna stendendo sopra il popolo in preghiera il suo Velo, per proteggerlo durante un assedio.

    Delia Suiogan, etnologa presso l’Università del Nord di Baia Mare, ha offerto maggiori dettagli a Radio Romania Internazionale. La Protezione della Madre di Dio è un’antica festa romena, che prima di essere un evento religioso era collegata alla terra. La terra era particolarmente rispettata dalla tradizione. Secondo le antiche credenze, all’inizio di ottobre era possibile l’arrivo della prima brinata o persino nevicata. Era una prima coperta naturale che proteggeva la terra dal gelo, dal momento che i campi erano già seminati in autunno. Tutti i semi, soprattutto i chicchi di grano, vanno protetti dai geli che arrivano all’improvviso nelle fredde notti autunnali, spiega Delia Suiogan.

    Nei villaggi romeni di una volta, le donne concedevano un’attenzione particolare ai capelli che dicevano tutto sul loro statuto e prestigio sociale. Se le giovani amavano i capelli lunghi, a volte intrecciati, le donne anziane li coprivano con veli di colori scuri. I capelli significavano l’energia vitale, grazie alla loro continua forza rigeneratrice, e spesso rappresentavano un elemento centrale in riti complessi sin dai primi mesi di vita dei bambini. E le giornate del Prokov erano un momento particolarmente importante in tal senso. Anche il benessere del bestiame allevato dai contadini era garantito se la gente digiunava ai primi di ottobre, aggiunge Delia Suiogan.

    Una festa rispettata anche per il benessere del bestiame. Si digiunava affinchè venisse protetto da malattie contagiose o da incidenti, come precipitare in un burrone. Tutta le gente che digiuna in questi giorni sarà protetta da fuoco, diluvio, fulmine, maledizione e malattia. Quindi, un abbinamento tra una festa precristiana e una cristiana, unite dalla Protezione della Madre di Dio, che coprirà tutti con il suo Velo, portando bene e difesa, dice ancora la nostra ospite.

  • Il Museo d’Arte Popolare di Costanza

    Il Museo d’Arte Popolare di Costanza

    Un soggiorno sul litorale romeno del Mar Nero può diventare anche un affascinante viaggio alla scoperta delle tradizioni e delle usanze del Paese, con una visita al Museo d’Arte Popolare di Costanza. La mostra permanente a carattere nazionale presenta tutte le zone etnografiche della Romania: Transilvania, Moldavia, Valacchia, Oltenia, Dobrugea, nonchè i principali mestieri che definiscono la civiltà romena, spiega la museografa Ioana Tompe.

    Il Museo venne aperto nel 1971 con una prima mostra dedicata all’arte della Dobrugea. Siamo riusciti a raccogliere una collezione di reperti tipici di questa regione, della sua popolazione vissuta in riva al Danubio, a partire dai paesi vicini a Ostrov fino a Harsova, rispecchiando la multiculturalità della zona. Dopo la Dobrugea, l’attenzione è puntata anche sulle altre zone etnografiche del Paese, per cui abbiamo una collezione di vestiti popolari tipici per tutte le regioni. Vi si aggiungono arredi e tessuti provenienti da tutte queste aree, con le specificità di ciascuna presentate nella mostra permanente: tessuti di cotone, filo di seta, diversi panni, tovaglie o lenzuola. Il visitatore scopre ugualmente anche i gioielli e gli ornamenti che i romeni si mettevano una volta. Il pianoterra è dedicato alla mostra di icone contadine dipinte su vetro. Una collezione pregevolissima, proveniente dai grandi centri artigianali attivi dai tempi più remoti in Transilvania. Nel nostro museo, questo mestiere viene presentato attraverso la sua evoluzione cronologica e stilistica. Una sala è dedicata agli oggetti di culto, alle icone dipinte su legno dagli abitanti della Dobrugea, con le influenze arrivate dalla prossimità dal gruppo etnico dei lipovani, nel nord della regione, ma anche dalle icone greche, spiega Ioana Tompe.

    Anche l’edificio che custodisce il Museo d’Arte Popolare di Costanza vanta un notevole passato. Fu la prima sede del Comune di Costanza, eretta nel 1826 secondo i piani dell’architetto Ioan Socolescu, che ha progettato parecchi palazzi storici in stile neoromeno nell’intero Paese. Successivamente, diventò la sede del Palazzo delle Poste. Attualmente, il Museo d’Arte Popolare di Costanza organizza diversi eventi ogni anno, ad esempio la Fiera del Martisor, che segna l’inizio della primavera, o la Giornata della camicia tradizionale romena (la ie).

    Ioana Tompe ci svela i prossimi appuntamenti. Un fiera dedicata all’arte del vasaio a luglio, mentre ad agosto invitiamo il pubblico a scoprire la lavorazione artistica del legno e delle icone. Infine, a settembre avremo una fiera dedicata ai tessuti. Oltre ad acquistare tutti questi oggetti, i visitatori scoprono dal vivo come vengono prodotti. Tutti i dettagli sul nostro museo sono disponibili anche in un catalogo in romeno, inglese e francese. Abbiamo anche un negozio di oggetti tradizionali romeni, da noi ritenuti come particolarmente pregevoli. I turisti stranieri gradiscono le visite al nostro museo in quanto offre un’immagine complessiva sull’intera civiltà tradizionale romena. La Romania conserva ancora le testimonianze di una civiltà tradizionale in numerosi musei di alta tenuta. E i turisti che ci vengono a trovare sono contenti di scoprire oggetti ottimamente conservati, ampiamente presentati, conclude la rappresentante del Museo d’Arte Popolare di Costanza.

    Purtroppo, i centri artigianali sono scomparsi dalla Dobrugea, per cui, negli ultimi due anni, il Museo ha tentato di creare un piccolo gruppo di artigiani della regione – greci, turchi, tartari – impegnati nella conservazione dell’arte dei tessuti, spiega sempre Ioana Tompe.
    Rubrica realizzata con il sostegno del Dipartimento per le Relazioni Interetniche del Governo di Romania, attraverso il programma Diversità e patrimonio culturale rispecchiati nei media.