Come anticipato dagli analisti, l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato il progetto di risoluzione inoltrato dalla Moldova, la quale chiede il ritiro delle truppe russe dalla regione separatista pro-russa Transnistria. Co-autori del progetto sono stati 10 Paesi, tra cui la Romania e l’Ucraina, confinanti con la Moldova, i tre stati baltici, essi stessi sottoposti a mezzo secolo di occupazione sovietica, e membri importanti dell’Unione Europea e della NATO, come la Gran Bretagna e la Polonia. Difensore costante dell’indipendenza e dell’integrità dello stato confinante, Bucarest ha salutato subito l’adozione della risoluzione, con 64 voti favorevoli, solo 15 contrari e 83 astensioni.
Gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, il Canada, la Turchia o il Giappone si annoverano tra i protagonisti internazionali rilevanti che hanno votato per il ritiro dei russi. Voti contrari hanno espresso alleati fedeli di Mosca, come l’Armenia o la Bielorussia, oppure i regimi dittatoriali della Corea del Nord, Siria o Cuba. Hanno votato contro, ovviamente, pure la Federazione Russa, mentre il regime della Transnistria e il presidente filorusso di Chişinău, Igor Dodon, non hanno nascosto la loro irritazione per l’adozione della risoluzione.
A nome del governo pro-occidentale della Moldova, l’ex primo ministro e capo della diplomazia, l’attuale vicepremier Iurie Leancă afferma che l’adozione della risoluzione ha rappresentato un successo politico: “Comprendiamo tutti che un’eventuale risoluzione votata nell’ambito dell’Assemblea Generale ha un carattere simbolico, ma il simbolismo nei rapporti tra Paesi significa moltissimo. Anche se non ci aspettiamo dopo questo momento a certe mosse nella rispettiva zona, l’inizio del ritiro delle munizioni e di chi le sorveglia è tuttavia un obiettivo molto importante.”
La Transnistria è uscita, de facto, dal controllo delle autorità centrali nel 1992, dopo un conflitto armato conclusosi con centinaia di morti e l’intervento delle truppe russe a sostegno dei separatisti. Indipendente da meno di un anno, la Moldova non aveva allora un esercito, cosicché ha mandato contro gli auto blindi russi contingenti di poliziotti e distaccamenti di volontari. Con l’indipendenza proclamata unilateralmente e non riconosciuta nemmeno da Mosca, la Transnistria è definita spesso un paradiso della criminalità alle porte dell’Europa, una piattaforma per il traffico di armi, droga o persone.
Nel 1999, al vertice OSCE di Istanbul, la Russia, allora presieduta dal presidente Boris Yeltsin, si era impegnata a ritirare le truppe e gli arsenali. Cinque anni dopo il processo è stato fermato definitivamente, mentre oggi le autorità di Chişinău stimano che nell’est ribelle della repubblica si trovano ancora illegalmente tra 1.500 e 1.700 militari russi e circa 21 mila tonnellate di munizione. Fatto che ha portato alla triste battuta secondo la quale la Moldova è il più lungo stato del mondo, perché da due decenni se ne stanno ritirando i russi e non hanno ancora finito.