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  • Pensioni basse, sostegno dal Governo

    Pensioni basse, sostegno dal Governo

    Il Governo di Bucarest ha approvato un’ordinanza d’urgenza relativa alla concessione di un sostegno finanziario ai pensionati quest’anno. Si tratta dei cittadini del sistema pubblico delle pensioni e delle pensioni militari statali, il cui reddito è inferiore o uguale a 2.574 lei (circa 515 euro). Tale importo equivale al valore netto del salario minimo e rappresenta una misura di protezione sociale, affermano le autorità. Il Consiglio Economico e Sociale, il cui parere è consultivo, ritiene che la misura genererà un impatto positivo sui pensionati del sistema pubblico, ma sarebbe giusto applicarla a coloro che hanno redditi fino a 2.806 lei (circa 560 euro), tanto quanto la pensione media a gennaio 2025. Il primo ministro Marcel Ciolacu, tuttavia, ha respinto questa ipotesi, sostenendo che le attuali risorse di bilancio non consentono una simile misura.

    Secondo il Ministero del Lavoro, della Famiglia, della Gioventù e della Solidarietà Sociale, circa 2,7 milioni di pensionati romeni hanno redditi inferiori o uguali a questo importo e di questi, oltre 86.000 vivono all’estero. L’importo sarà erogato dal Governo in due rate uguali da 400 lei (circa 80 euro) ciascuna, rispettivamente ad aprile e a dicembre, attraverso le casse pensioni. Il sostegno finanziario non viene preso in considerazione quando si stabilisce il tetto massimo per l’approvazione del Programma per la compensazione del 90% del prezzo di riferimento dei medicinali, né quando si concede il reddito minimo di inclusione, e neanche quando si concede il ticket per le cure termali, attraverso il sistema organizzato e gestito dalla Cassa Nazionale delle Pensioni Pubbliche.

    La misura è stata annunciata sin dall’inizio dell’anno, quando il Governo non ha indicizzato le pensioni all’inflazione a causa dell’elevato deficit di bilancio. Per compensare questa misura, il Governo ha parlato della possibilità di fornire altri aiuti finanziari ai pensionati. D’altro canto, l’indicizzazione di tutte le pensioni all’inflazione, che il premier Ciolacu vedeva inizialmente possibile a settembre, non è stata inclusa nel bilancio 2025, ha affermato il ministro delle Finanze, Tanczos Barna. Il motivo è l’elevato deficit di bilancio registrato nel 2024 e le restrizioni di quest’anno. Nel 2024, la Romania ha registrato un deficit enorme, pari all’8,6% del Prodotto Interno Lordo, e per il 2025 il Governo si è prefissato l’obiettivo di raggiungere il 7%.

    A febbraio, il numero dei pensionati in Romania è diminuito di quasi 32.000 persone rispetto al mese precedente, indica la Cassa Nazionale delle Pensioni Pubbliche. Quindi, lo scorso mese erano registrati circa 4,6 milioni di pensionati. Nello stesso periodo, la pensione media era di circa 2.700 lei (circa 540 euro). Del numero totale dei pensionati, circa 570.000 erano persone che hanno lavorato anche nell’agricoltura, e la pensione media in questo caso è di 667 lei (circa 130 euro). Secondo le statistiche ufficiali, il numero di persone andate in pensione al raggiungimento dell’età limite era di 3,7 milioni, di cui quasi due terzi donne.

  • Guerra commerciale USA-UE?

    Guerra commerciale USA-UE?

    Non priva di altri punti di forza economici – il più grande porto fluviale della Romania, situato molto vicino ai confini con la Repubblica di Moldova e l’Ucraina, e città universitaria – Galați gravita da decenni attorno allo stabilimento siderurgico, il più grande del paese. Inaugurata nel 1966, l’azienda contava, sei anni dopo, oltre 50.000 dipendenti. Uno studio del 2011 indicava che due terzi della popolazione di Galați aveva lavorato o lavorava ancora nello stabilimento o nelle fabbriche collegate. La squadra di calcio ammiraglio della città e della provincia, campione di Romania 14 anni fa, si chiama Oțelul (Acciaio).

    Dopo il crollo della dittatura comunista, l’impianto venne privatizzato. Oggi è di proprietà del Liberty House Group, fondato dal britannico di origine indiana Sanjeev Gupta. E risente pienamente della crisi generale dell’industria europea, grande consumatrice di energia. Mercoledì, decine di dipendenti dello stabilimento Liberty di Galați hanno protestato, insoddisfatti per i ritardi nel pagamento degli stipendi e di altri diritti. L’impianto è senza attività da nove mesi e la sua direzione ha ottenuto dal tribunale l’autorizzazione alla procedura di concordato preventivo, che consente il rinvio di quattro mesi dell’esecuzione forzata da parte dei creditori.

    Per il momento, i lavoratori di Galați non hanno deciso di scendere in sciopero generale e attendono ancora chiarimenti dalla direzione dello stabilimento. L’eurodeputato del PSD Dan Nica, che vive a Galaţi da 40 anni, ammonisce sul pericolo della chiusura dell’impianto, che lascerebbe migliaia di famiglie senza reddito.

    “L’industria europea si trova in una situazione peggiore che mai. Lo stabilimento di Galați corre il grande pericolo di cessare l’attività e decine di migliaia di persone potrebbero perdere il lavoro. Lo stesso vale per l’industria dell’alluminio, lo stesso vale per l’industria del cemento, per l’industria dei fertilizzanti chimici, perché non siamo riusciti a prendere quelle misure. Abbiamo prezzi elevati dell’energia, importazioni da paesi che non fanno parte dell’Unione Europea, fatte con elevate emissioni di anidride carbonica e che hanno invaso il mercato dell’Unione Europea, la mancanza di finanziamenti da qualsiasi fonte, programmi europei, la Banca Europea per gli Investimenti che si rifiuta di finanziare tutti questi programmi”, ha spiegato l’eurodeputato Dan Nica.

    Inoltre, affermano gli esperti, l’aumento dei dazi americani sulle importazioni di acciaio avrà forti ripercussioni sull’industria siderurgica dell’Unione Europea e, implicitamente, sulla Romania.

    “Se pensiamo ad un ulteriore 25% che si aggiunge ai costi, allora in realtà si aggrava la crisi in cui si trova l’industria dell’acciaio sia nell’Unione Europea che in Romania, perché è una crisi che deriva, prima di tutto, dal prezzo dell’energia. In Europa, l’energia è circa tre volte più cara che negli Stati Uniti, e questo mette fine all’intera idea di competitività europea”, ha dichiarato l’eurodeputato dell’Unione Democratica Magiari di Romania, Iuliu Winkler.

    In termini di volume, la Romania è il terzo maggiore esportatore europeo di acciaio verso gli Stati Uniti e, insieme alla Germania, il principale esportatore di alluminio.

  • La Corte Costituzionale di Romania e le elezioni presidenziali

    La Corte Costituzionale di Romania e le elezioni presidenziali

    Dalla sera del 24 novembre scorso, quando uno sconosciuto vinceva a sorpresa il primo turno delle presidenziali, eliminando dal gioco elettorale politici di portata, il suo nome è diventato il più presente sulle televisioni e sui portali di notizie. Alla domanda su come ciò sia stato possibile ha risposto, in modo non molto convincente secondo alcuni, il Consiglio Supremo di Difesa che, sintetizzando i dati provenienti dai servizi segreti, è giunto alla conclusione che l’indipendente Călin Georgescu è stato il beneficiario di un attacco ibrido arrivato da un attore statale straniero, ovvero la Russia, principalmente attraverso l’altissima esposizione sulla piattaforma TikTok.

    Dopo il primo turno, il grande pubblico ha potuto scoprire qualcosa sul programma del candidato Georgescu e ha conosciuto finalmente un personaggio che oscillava tra il bizzarro e il tossico. Critico accanito dell’Occidente, dell’appartenenza della Romania alla NATO e all’UE e ammiratore della Russia di Putin, Georgescu promoveva un sistema economico autarchico che ricordava quello del tardo regime Ceauşescu e lodava quello che considerava l’eccezionalismo romeno. Tra i suoi rappresentanti più apprezzati da Georgescu si annoveravano i principali esponenti del fascismo tra le due guerre.

    Il 6 dicembre, la Corte Costituzionale ha preso una decisione senza precedenti in tre decenni e mezzo di democrazia: ha annullato le presidenziali, invocando il fatto che l’intero processo elettorale sia stato viziato a favore di Georgescu. Sostenuto dai partiti autoproclamati sovranisti, in realtà populisti e ultranazionalisti, che si sono schierati al suo fianco, Georgescu si è registrato venerdì scorso alle prossime presidenziali, che si terranno il 4 e il 18 maggio. Domenica, tuttavia, l’Ufficio Elettorale Centrale ha invalidato la sua candidatura, citando proprio la decisione presa dalla CCR a dicembre.

    Come prevedibile, martedì la Corte ha respinto come infondata la contestazione di Călin Georgescu contro la decisione dell’Ufficio Elettorale Centrale e ha bocciato la sua candidatura, una decisione che è definitiva. Secondo l’Ufficio Elettorale Centrale, la candidatura di Călin Georgescu non soddisfa i requisiti di legalità, poiché egli, non rispettando le regole della procedura elettorale, ha violato l’obbligo stesso di difendere la democrazia, che si basa su elezioni giuste, integre e imparziali. I sovranisti, guidati dall’AUR, hanno denunciato quella che hanno definito la decisione abusiva della Corte Costituzionale.

    Avviata praticamente su TikTok, la carriera politica di Călin Georgescu, fulminante ma brevissima, sembra essersi conclusa alla CCR. La sovraesposizione, tuttavia, gli ha causato altri problemi. L’ex candidato è stato recentemente sottoposto a controllo giudiziario in un fascicolo in cui gli sono state mosse gravi accuse. La prima è uno dei reati più severamente puniti dal Codice Penale: l’incitamento ad azioni contrarie all’ordine costituzionale. Altri reati di cui sarebbe colpevole sono la comunicazione di false informazioni, falsa dichiarazione in merito alle dichiarazioni patrimoniali e alle fonti di finanziamento della campagna elettorale, l’avvio o la costituzione di organizzazioni a carattere fascista, razzista o xenofobo e antisemita e l’adesione o il sostegno di tali gruppi in qualsiasi forma, nonché la promozione pubblica del culto di persone colpevoli di genocidio contro l’umanità e crimini di guerra. Călin Georgescu nega tutte queste accuse.

  • NATO, scenari pronti

    NATO, scenari pronti

    Secondo una famosa barzelletta, la NATO fu creata qualche anno dopo la sconfitta del nazismo, per tenere gli americani dentro, i sovietici fuori e i tedeschi sotto. Tre quarti di secolo dopo, la formula è diventata incerta. La Russia post-sovietica ha riacquistato la sua aggressività e il suo appetito territoriale. Gli Stati Uniti, sotto la nuova amministrazione repubblicana guidata dal presidente Donald Trump, sembrano sempre meno interessati a garantire la sicurezza di un’Europa che rimproverano di non investire abbastanza nella propria difesa. Questi sviluppi creano ansia soprattutto sul fianco orientale dell’Alleanza Nord Atlantica, nei paesi che confinano direttamente con la Russia o con l’Ucraina invasa dalle truppe di Mosca.

    E’ anche il caso della Romania, che condivide quasi 650 chilometri di confine con l’Ucraina. In un messaggio volutamente rassicurante ai suoi compatrioti, il capo ad interim dello stato romeno, Ilie Bolojan, ha affermato che la NATO ha predisposto scenari militari per qualsiasi situazione di sicurezza che possa intaccare i paesi membri, compresi quelli sul fianco orientale. “Ci sono, diciamo, questi piani strategici, ideati dalla NATO, anche dall’Esercito Romeno”, ha detto. Bolojan ha ricordato che la Francia è designata come nazione quadro per la difesa della Romania e ha truppe sul territorio del nostro paese.

    “La questione che si pone è un aumento del contributo dei paesi europei all’attuale sistemazione di sicurezza, il che significa che non cambierà molto, oppure, nella seconda ipotesi, l’assunzione di ulteriori responsabilità da parte dei paesi europei, non solo di quelli dell’Unione Europea”, afferma il presidente ad interim. Riconosce però che „l’Europa, per assicurare la propria difesa, non può farcela senza gli Stati Uniti d’America”.

    Le dichiarazioni di Ilie Bolojan arrivano dopo che fonti della NATO, citate dal corrispondente di Radio Romania a Bruxelles, hanno affermato che gli Stati Uniti potrebbero ritirare già quest’anno parte dei loro militari dispiegati in Europa. La mossa, aggiungono le stesse fonti, non avrebbe lo scopo di mettere in forse l’Alleanza in sé, ma costituirebbe una spinta per gli europei a farsi carico di una parte maggiore degli sforzi di deterrenza e difesa.

    Attualmente Washington ha circa 160.000 militari dispiegati al di fuori degli Stati Uniti, la maggior parte dei quali, circa 35.000, in Germania. Secondo quanto riportato dai media, anche a causa delle incertezze create dall’amministrazione Trump, i grandi gruppi del Parlamento Europeo stanno preparando un documento in cui chiederanno all’Unione di promuovere la creazione di un pilastro europeo all’interno della NATO, che agisca in modo autonomo, ogniqualvolta sia necessario. Ciò potrebbe includere il Regno Unito, la Turchia, la Norvegia e l’Islanda, stati che non fanno parte dell’Unione Europea, ma sono membri della NATO.

  • Il pericolo degli incendi boschivi

    Il pericolo degli incendi boschivi

    I forti incendi boschivi degli ultimi giorni, che interessano una vasta zona della Romania, hanno provocato la morte e il ferimento di alcune persone. Dall’inizio del mese sono scoppiati decine di violenti incendi e il fuoco si è avvicinato anche a molte abitazioni in diverse zone. Le autorità hanno portato sul terreno impressionanti mezzi e personale per domare le fiamme.  I vigili del fuoco sono stati aiutati dal personale di altre strutture per spegnere gli incendi, alcuni scoppiati in zone difficilmente raggiungibili. Loro sono stati coinvolti in interventi su larga scala in decine di località di sette province. Sono intervenuti, insieme ai vigili del fuoco, i soccorritori alpini, i piloti del Ministero dell’Interno e della Difesa.

    I due elicotteri Black Hawk dell’Ispettorato Generale dell’Aviazione hanno effettuato decine di lanci in cui hanno gettato più di 77 tonnellate di acqua per spegnere gli incendi, mentre un altro elicottero ha effettuato una missione di ricognizione. Contemporaneamente, un aereo Spartan del Ministero della Difesa ha agito in supporto alle forze di intervento, per spegnere gli incendi. Le autorità esortano alla responsabilità e chiedono alla gente di smettere di bruciare le piante nei terreni agricoli. Allo stesso tempo, le autorità richiamano l’attenzione sul fatto che la situazione è grave: a gennaio sono bruciati 650 ettari, il mese scorso altri 4.400 ettari e questo mese, solo nei primi otto giorni, sono bruciati 4.600 ettari. In soli tre giorni si sono verificati più di 300 incendi. Secondo il capo del Dipartimento per le Situazioni di Emergenza, Raed Arafat, solo le persone sono responsabili di queste distruzioni. Raed Arafat ha spiegato che gli incendi non sono scoppiati a causa di fenomeni meteorologici: È chiaro che in questo momento non possiamo attribuire questi incendi boschivi all’aumento delle temperature o ai fulmini. Possiamo solo attribuirli alle azioni intenzionali di alcune persone, che sono abituate a farlo da molto tempo, oppure lo fanno intenzionalmente solo per cercare di ripulire alcuni campi o dare fuoco a un’area dove c’è vegetazione secca, motivo per cui consideriamo la maggior parte di essi come il risultato di azioni intenzionali.

    D’altra parte Raed Arafat ha lanciato un appello alle autorità locali affinché spieghino alla popolazione il pericolo degli incendi boschivi, anche con l’aiuto dei sacerdoti. La loro prevenzione non solo protegge la natura, ma contribuisce anche alla sicurezza della comunità, affermano le autorità. I vigili del fuoco militari ricordano ai cittadini che bruciare la vegetazione secca è vietato dalla legge. Il mancato rispetto delle disposizioni legali costituisce un reato e viene punito con multe fino a 15.000 lei (circa 3.000 euro) per le persone fisiche e fino a 100.000 lei (circa 20.000 euro) per le persone giuridiche. Inoltre, gli agricoltori che non rispettano il divieto di incendio potrebbero perdere i pagamenti diretti o annuali a cui hanno diritto. In alcuni casi, possono essere esclusi dal sostegno finanziario per uno o più anni consecutivi.

  • Vertice per l’Europa

    Vertice per l’Europa

    Dato che gli Stati Uniti hanno ritirato il sostegno all’Ucraina, alla luce di una campagna europea volta ad appoggiare questo paese e per far fronte alle tendenze espansionistiche della Russia, i 27 leader comunitari hanno dato luce verde a un piano della Commissione Europea per rafforzare la difesa. I leader europei hanno espresso ancora una volta a Bruxelles il loro sostegno all’Ucraina e la volontà di fornire, insieme agli Stati Uniti, garanzie di sicurezza in caso di cessate il fuoco.

    Questa settimana, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha proposto il piano “ReArm Europe”, che mira a mobilitare circa 800 miliardi di euro, di cui 150 miliardi sotto forma di prestiti, per consolidare le capacità di difesa del continente. Vengono menzionate diverse modalità, tra cui la possibilità per gli stati membri di aumentare significativamente la loro spesa militare, senza che ciò venga preso in considerazione nel calcolo del loro deficit, limitato, in linea di principio, al 3% del prodotto interno lordo.

    Questi fondi devono essere utilizzati per investimenti congiunti tra almeno due stati membri, in settori in cui le necessità sono più urgenti, come la difesa aerea, i missili, i droni e i sistemi anti-droni, o persino i sistemi di artiglieria. E, ha assicurato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, con questa attrezzatura “gli stati membri potranno rafforzare massicciamente i loro aiuti all’Ucraina”.

    Gli stati baltici, la Polonia e la Romania hanno imposto il loro punto di vista per la priorità da concedere al fianco orientale nell’ambito di progetti con finanziamenti europei per 150 miliardi di euro. I dettagli di questo piano saranno definiti insieme alle squadre della NATO.

    “Sicuramente, una buona parte di questa dotazione, di questi investimenti saranno localizzati in questa zona, e la parte produttiva, la parte dei consorzi, sarà distribuita in tutta l’Unione Europea. E penso che sia un’opportunità anche per la nostra industria della difesa, se alcuni di questi prodotti saranno realizzati da aziende in Romania, creando posti di lavoro”, ha dichiarato il presidente ad interim della Romania, Ilie Bolojan, presente al vertice svoltosi a Bruxelles.

    Bucarest non invierà truppe in Ucraina, ma potrà diventare un centro militare regionale, di organizzazione e supporto per le truppe inviate dagli altri stati. La presenza della Romania sarà necessaria per sapere se ci saranno elementi legati all’uso delle infrastrutture del nostro paese, basi militari, ad esempio, sul territorio della Romania o elementi di altre infrastrutture militari – porti, aeroporti, ha aggiunto Ilie Bolojan.

  • Romania, benefici dell’appartenenza all’UE

    Romania, benefici dell’appartenenza all’UE

    A gennaio sono ricorsi 17 anni dall’adesione della Romania all’Unione Europea. Nello stesso mese, un sondaggio condotto da INSCOP ha indicato che 9 romeni su 10 si oppongono all’idea che la Romania esca dall’UE, rispetto a circa il 72% a gennaio 2022. Intitolato “La Romania tra nazionale ed europeo nell’era della disinformazione. Patriottismo economico, valori e cospirazioni” e commissionato dall’organizzazione Funky Citizens, il sondaggio ha anche rivelato un tasso di fiducia di circa il 67% nell’Unione Europea, rispetto al 56% di gennaio 2022. È stato il primo sondaggio condotto dopo lo shock dell’annullamento delle elezioni presidenziali a dicembre.

    Quasi per rispondere ai non pochi detrattori delle istituzioni comunitarie, il ministro degli Investimenti e dei Progetti Europei, Marcel Boloş, afferma in un post su Facebook: “In un periodo in cui le voci estremiste cercano di minimizzare i benefici della nostra appartenenza all’Unione Europea, non dimentichiamo che lo sviluppo non è una questione di ingenuo orgoglio, ma di pragmatismo. La Romania non è cresciuta dal nulla, non si è trasformata dall’oggi al domani e, di certo, non si è sviluppata rifiutando le opportunità.”

    Dalla sua adesione, la Romania ha ricevuto oltre 100 miliardi di euro di fondi europei, in valore lordo, spiega inoltre Marcel Boloş. È il motore che ha cambiato radicalmente la struttura della nostra economia, ha sottolineato il ministro. Marcel Boloş aggiunge che la Romania non è più una periferia economica, ma un paese che sta recuperando rapidamente i divari e che ha superato la Polonia, l’Ungheria, la Croazia e la Grecia nel PIL pro capite, un indicatore essenziale del tenore di vita. “Le cifre dicono moltissimo, il valore degli investimenti realizzati è all’incirca pari al valore del PIL al momento dell’adesione. Se siamo incoscienti, diamo la colpa all’UE, ma il fatto che ci troviamo nel momento migliore dello sviluppo del nostro paese è dovuto all’appartenenza alla comunità europea e alla NATO”, ha sottolineato il ministro.

    Marcel Boloş ha precisato inoltre che i fondi europei ricevuti dal nostro paese si ritrovano nelle infrastrutture, dove negli ultimi due decenni sono stati costruiti quasi 900 km di autostrade e superstrade. Nello stesso periodo, oltre due milioni di romeni sono stati connessi alla rete fognaria. Secondo il ministro degli Investimenti e dei Progetti europei, oltre 100.000 aziende hanno ricevuto sovvenzioni per lo sviluppo, migliaia di scuole e ospedali sono stati ristrutturati, attrezzati o ampliati, sono stati creati posti di lavoro stabili e sono stati attratti nuovi investimenti.

    Tutto ciò ha stimolato l’economia e il ritmo annuale degli investimenti privati nell’economia è triplicato nel 2024 rispetto al momento dell’adesione, passando da circa 100 miliardi di lei (20 miliardi di euro) a oltre 350 miliardi di lei (70 miliardi di euro), ha affermato Boloş. Il ministro sostiene che, senza i soldi europei, la Romania sarebbe rimasta bloccata in un ciclo infinito di sottosviluppo, continuando a dipendere solo da un bilancio nazionale insufficiente per gli investimenti strategici. “La realtà è una: l’UE è stata e rimane il nostro partner per lo sviluppo. Con l’appartenenza alla struttura europea, la Romania ha scelto il progresso”, ha concluso Boloş il suo post.

  • Piano di riarmo europeo

    Piano di riarmo europeo

    Con una Russia sempre più aggressiva a est e un’America sempre più distante Oltreoceano, l’Europa sta attraversando un periodo di incertezza che non viveva da decenni. In questo contesto, la Commissione Europea propone agli stati dell’Unione un piano di riarmo continentale, che potrebbe mobilitare fondi per 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. La proposta è stata presentata prima del vertice straordinario dell’Unione, che si terrà giovedì a Bruxelles.

    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha inviato una lettera ai leader degli stati membri, in cui illustra il nuovo piano europeo di riarmo, nonchè di sostegno all’Ucraina invasa dalle truppe di Mosca. Esperti citati dalle agenzie stampa internazionali osservano che la mancanza di capacità produttiva in Europa è, in questo momento, evidente. Un esempio: l’Unione Europea si è impegnata a fornire all’Ucraina un milione di proiettili di artiglieria nel 2024. L’obiettivo è stato raggiunto alla fine, ma con qualche mese di ritardo.

    Il piano della presidente contiene cinque strumenti di finanziamento. Il primo sarebbe quello di aumentare i bilanci nazionali della difesa dell’1,5% a livello europeo, il che mobiliterebbe circa 650 miliardi di euro in quattro anni. Un secondo strumento è costituito dai prestiti per progetti di difesa comuni, per un valore di 150 miliardi di euro. “Si tratta di spendere meglio e spendere insieme per capacità paneuropee come difesa aerea, sistemi di artiglieria, missili, droni, ma anche nel campo informatico o nella mobilità militare”, ha detto Ursula von der Leyen.

    Questo strumento aiuterà gli stati membri a creare la domanda per l’industria, e con questa attrezzatura aumenteremo notevolmente anche il sostegno all’Ucraina, ha aggiunto il capo della Commissione, citata dal corrispondente di Radio Romania a Bruxelles. Il terzo strumento è la possibilità per gli stati membri di utilizzare i fondi di coesione per progetti di difesa. Altre due fonti di finanziamento sono il capitale privato abbinato ai prestiti dalla Banca Europea per gli Investimenti.

    I calcoli mostrano che, in questo modo, l’Europa potrebbe superare il 3,5% del PIL per la difesa, vale a dire ciò che la nuova amministrazione repubblicana di Washington, guidata da Donald Trump, chiede imperativamente ai suoi alleati europei. Gli esperti notano che nel suo piano di riarmo dell’Unione, la presidente della Commissione ha proposto di dare agli stati membri maggiore libertà nel rispettare le norme solitamente rigide in materia di debito e deficit.

    Viene menzionata anche la possibilità di riassegnare i fondi per lo sviluppo regionale agli investimenti militari, il che potrebbe causare frustrazione nelle aree più povere dell’Unione. Infine, affermano gli esperti, le banche private hanno generalmente dei riserbi a impegnarsi in progetti di investimenti militari.

  • La Romania e il fianco orientale della NATO

    La Romania e il fianco orientale della NATO

    Il presidente ad interim della Romania, Ilie Bolojan, ha avuto lunedì una conversazione telefonica con il segretario generale della NATO, Mark Rutte, nel corso della quale ha affermato che l’Alleanza Nord Atlantica rimane il principale garante della sicurezza della Romania. L’articolo 5, che stabilisce che un attacco a uno degli alleati è considerato un attacco a tutti gli alleati, è quello che dissuade più efficacemente le minacce e gli attacchi contro i membri della NATO, ha sottolineato il presidente Bolojan, insistendo, allo stesso tempo, sull’importanza delle relazioni transatlantiche e della presenza americana in Europa, essenziale, a suo avviso, per la sicurezza del continente.

    La Romania continua a contribuire alla stabilità e alla sicurezza del fianco orientale della NATO, insieme ai suoi partner, e sostiene il consolidamento della sicurezza nella regione del Mar Nero, ha sottolineato Ilie Bolojan. Ha ricordato che Bucarest stanzia il 2,5% del PIL alla difesa e ha affermato di essere pronta ad aumentare gli investimenti in questo settore. Riferendosi alla situazione in Ucraina, il presidente Bolojan ha sottolineato la necessità di una pace giusta e duratura, nonché l’importanza di mantenere il sostegno a questo paese.

    Il segretario generale della NATO ha ringraziato la Romania per il suo contributo a livello alleato e per essere uno stato membro che agisce in modo responsabile, come un fattore importante di sicurezza e stabilità nella regione del Mar Nero e sul fianco orientale. Mark Rutte ha detto che questi sforzi sono ancora più rilevanti nell’attuale contesto di sicurezza e ha espresso il sostegno della NATO al rafforzamento della presenza alleata nella zona.

    Il segretario generale ha ribadito l’impegno della NATO e degli Stati Uniti nei confronti della difesa collettiva e dell’articolo 5, sottolineando gli sforzi degli USA per una pace duratura in Ucraina. In conclusione, il segretario generale ha accolto con soddisfazione l’aumento del bilancio della difesa della Romania e ha sottolineato la necessità che anche altri alleati europei adottino un approccio simile. I due leader hanno convenuto di mantenere un dialogo costante su questi argomenti.

    Il presidente della Romania e il segretario generale della NATO hanno partecipato domenica a Londra al vertice informale sulle questioni di sicurezza europea convocato dal premier britannico Kier Starmer, durante il quale gli alleati dell’Ucraina hanno promesso al presidente Volodymyr Zelensky ulteriore sostegno finanziario e militare. Dopo la riunione, Ilie Bolojan ha dichiarato che le garanzie di sicurezza che dovrebbero essere concesse all’Ucraina riguarderanno, di fatto, l’intero fianco orientale, dal Baltico al Mar Nero. Ha però sottolineato che tutto ciò non potrà essere garantito senza il sostegno degli Stati Uniti.

    Il vertice informale di Londra è stato destinato al coordinamento dell’organizzazione del Consiglio Europeo del 6 marzo e di un incontro, il 7 marzo, con i leader dei paesi che non fanno parte dell’Unione Europea, ma che desiderano un approccio alla soluzione della guerra in Ucraina che garantisca una pace sicura.

  • Sostegno europeo all’Ucraina

    Sostegno europeo all’Ucraina

    Il brutale fallimento dei colloqui americano-ucraini venerdì a Washington lascia poco spazio alle illusioni su un ruolo notevole che gli Stati Uniti possano assumere nel ripristino della pace in Ucraina. Coloro che ora devono assumersi tale ruolo sono gli europei stessi. L’Europa sta attraversando un momento unico per la sua sicurezza, ha dichiarato domenica a Londra il primo ministro britannico Keir Starmer, che ha ospitato un vertice informale a cui hanno partecipato circa quindici alleati dell’Ucraina, alla presenza del presidente Volodymyr Zelensky. Essi si sono impegnati a fare di più per la sicurezza dell’Europa e ad armarsi di più, ma hanno insistito allo stesso tempo sulla necessità di mantenere un forte sostegno da parte degli Stati Uniti.

    L’AFP notava che la riunione ha evidenziato la differenza di approccio tra il presidente americano Donald Trump, che desidera un rapido accordo di pace tra Russia e Ucraina, e i leader europei, che sembrano disposti a continuare a sostenere militarmente Kiev finché non raggiungerà una pace ritenuta conveniente. L’Europa, ha affermato Starmer, deve svolgere la maggior parte del lavoro, ma per difendere la pace sul nostro continente e avere successo, questo sforzo deve essere fortemente sostenuto dagli Stati Uniti.

    Diversi paesi europei aumenteranno la spesa per la difesa, ha dichiarato il segretario generale della NATO, Mark Rutte. Da parte sua, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha sostenuto che l’UE deve riarmarsi urgentemente e prepararsi al peggio. Ursula von der Leyen ha annunciato che presenterà un piano completo per il riarmo dell’UE al vertice europeo straordinario del 6 marzo, un piano che farà riferimento anche alla necessità che i paesi comunitari ottengano uno spazio di bilancio per aumentare la spesa militare.

    I partecipanti al vertice hanno discusso della necessità di ampie garanzie di sicurezza per l’Ucraina in futuro, garanzie che, secondo la presidente della Commissione Europea, devono spaziare dalla sopravvivenza economica alla resilienza militare. Poco prima del vertice di Londra, il primo ministro britannico ha annunciato che sta lavorando con il presidente francese Emmanuel Macron a un piano per porre fine ai combattimenti in Ucraina, piano che sarà poi presentato agli Stati Uniti. Il piano prevede anche una coalizione di volontari provenienti dai paesi europei, che fornisca all’Ucraina garanzie di sicurezza in caso di accordo di pace con la Russia, ma che goda anche del sostegno degli Stati Uniti.

    Presente al vertice di Londra, il presidente ad interim della Romania, Ilie Bolojan, ha confermato che i partecipanti hanno deciso di mantenere il sostegno finanziario e militare per Kiev fino alla firma di un cessate il fuoco. Gli stati europei devono assumersi un onere maggiore per la pace in Europa e ciò richiede un aumento dei bilanci della difesa. Bolojan ha inoltre sottolineato che è stato concordato che le garanzie di sicurezza che possono essere fornite all’Ucraina non possono essere assicurate senza il sostegno degli Stati Uniti. Queste garanzie di sicurezza non riguardano solo l’Ucraina, ma praticamente tutto il fianco orientale, dal Baltico al Mar Nero, ha precisato Ilie Bolojan.

  • Proroga del price cap per l’energia

    Proroga del price cap per l’energia

    Il Governo di Bucarest ha annunciato la proroga del tetto massimale per i prezzi dell’elettricità e del gas naturale, che si applicherà anche dopo la fine del mese di marzo, scadenza dell’attuale meccanismo di compensazione. Per l’elettricità, il tetto sarà prorogato di tre mesi, fino a fine giugno, mentre per il gas naturale la proroga sarà di un anno, fino al 31 marzo 2026. Questa estensione rispetterà il regime attualmente in vigore e mira a proteggere i redditi dei cittadini, ha dichiarato il ministro dell’Energia, Sebastian Burduja.

    Il Ministero ha deciso di estendere il periodo di limitazione del prezzo dell’energia perché, come dimostrano i calcoli, se fosse stato liberalizzato ora, ciò avrebbe comportato aumenti delle bollette tra il 60% e il 100% per il 95% dei punti di consumo, ha detto il ministro. Sebastian Burduja ha precisato che la proroga di un anno del price cap per il gas naturale mira a ripristinare le scorte per il prossimo inverno, il che avverrà a prezzi bassi.

    Il ministro ha spiegato che, nel prendere la decisione di prorogare il price cap, si è tenuto conto del fatto che negli ultimi mesi, per ragioni non imputabili alla Romania, i prezzi sui mercati internazionali sono aumentati in modo significativo dopo l’interruzione del transito del gas russo attraverso l’Ucraina. Il prezzo del gas è aumentato sul mercato europeo fino al 65% e quello dell’elettricità di circa il 25%.

    Sebastian Burduja ha sottolineato che il sistema del tetto massimale ha garantito, secondo i dati Eurostat, il quinto prezzo più basso dell’elettricità e il quarto prezzo più basso del gas nell’intera Unione Europea. Per il gas naturale, il prezzo massimo rimarrà lo stesso per un altro anno, fino al 31 marzo 2026, perché, ha detto il ministro dell’Energia, alla fine dell’attuale stagione fredda, i depositi di stoccaggio raggiungeranno un livello molto basso e il loro riempimento comporterà un aumento della domanda di gas, quindi anche una crescita dei prezzi e bollette molto più salate per la popolazione il prossimo inverno.

    Intanto, il Ministero del Lavoro svilupperà un meccanismo di sostegno, ovvero carte o voucher che saranno in seguito concessi alle persone vulnerabili come supporto per coprire i costi. La decisione del Governo di estendere il regime del price cap per elettricità e gas naturale è stata presa lo stesso giorno in cui Hidroelectrica, azienda statale e principale produttore e fornitore di elettricità in Romania, ha annunciato un aumento del prezzo di circa il 60% a partire dal 1° aprile.

    Il ministro dell’Energia ha raccomandato alla popolazione di controllare costantemente il sito web dell’Autorità Nazionale di Regolamentazione dell’Energia, per scegliere l’offerta più bassa, perché in questo modo determineranno prezzi quanto più bassi per tutti.

  • Inchiesta riguardante influenza sulle elezioni

    Inchiesta riguardante influenza sulle elezioni

    L’ex candidato di estrema destra alla presidenza della Romania, Călin Georgescu, è sotto controllo giudiziario per 60 giorni, dopo che mercoledì i pubblici ministeri lo hanno interrogato per diverse ore presso la Procura Generale, dove è stato condotto. Sono state presentate nei suoi confronti sei accuse di reati, alcuni dei quali continuati. Uno di questi rappresenta una novità in Romania: incitamento ad azioni contro l’ordine costituzionale, un reato per il quale nessuno è mai stato sottoposto a un’inchiesta penale.

    Le altre accuse sono quelle di comunicazione di false informazioni, false dichiarazioni in merito alle dichiarazioni patrimoniali e alle fonti di finanziamento della campagna elettorale, avvio o costituzione di organizzazioni di carattere fascista, razzista o xenofoba e antisemita, l’adesione o il sostegno di tali gruppi in qualsiasi forma, nonché la promozione pubblica del culto di persone colpevoli di crimini di genocidio contro l’umanità e crimini di guerra.

    Călin Georgescu ha negato ogni reato, accusando le autorità di un comportamento che ricorda il passato comunista della Romania. Lo scorso dicembre, la Corte Costituzionale ha annullato le elezioni presidenziali, invocando ingerenze straniere, e il processo elettorale sarà integralmente ripreso. Al ballottaggio, Călin Georgescu, che inaspettatamente era riuscito a piazzarsi al primo posto nelle preferenze dei romeni, avrebbe dovuto sfidare la presidente dell’USR, Elena Lasconi.

    Dopo l’annuncio relativo alla messa sotto accusa dell’ex candidato alla presidenza, i politici di Romania hanno ribadito la loro fiducia nella giustizia e nella sua indipendenza. Il primo ministro Marcel Ciolacu, leader del PSD (partner di governo insieme a PNL e UDMR), ha tuttavia sottolineato che, alla luce del teso contesto elettorale, gli organi giudiziari hanno il dovere di presentare al pubblico prove estremamente solide in questa indagine.

    Il presidente dell’AUR (sovranista), George Simion, ha dichiarato che continua a sostenere la candidatura di Călin Georgescu alla presidenza, aggiungendo che sta aspettando prove incontestabili in merito a questo fascicolo indagato dalla Procura. Da parte sua, la presidente dell’USR, Elena Lasconi, ha dichiarato di continuare ad avere fiducia nella giustizia e di ritenere che i procuratori stiano svolgendo in modo adeguato le loro attribuzioni.

    Al contrario, la presidente del Partito della Gente Giovane (POT, sovranista), Ana Maria Gavrilă, appena entrata in Parlamento, ha accusato le autorità di terrorizzare i sostenitori di Călin Georgescu. Le nuove elezioni presidenziali in Romania si terranno il 4 maggio. Dopo aver lasciato la Procura, Călin Georgescu ha dichiarato che si candiderà sicuramente alla carica più alta dello stato alle prossime elezioni.

  • Mozione di sfiducia a Bucarest

    Mozione di sfiducia a Bucarest

    I parlamentari di AUR, SOS e POT (sovranisti, all’opposizione nel Parlamento di Bucarest) hanno inoltrato martedì la prima mozione di sfiducia al governo PSD-PNL-UDMR, insediato a fine dicembre e guidato dal socialdemocratico Marcel Ciolacu. La mozione è intitolata “Il primo ministro Nordis deve andarsene, i romeni sono stufi di umiliazioni”, un riferimento ai presunti legami tra Ciolacu e gli autori di una mega-truffa immobiliare. All’inizio del mese, l’ex deputata socialdemocratica Laura Vicol e suo marito, l’imprenditore Vladimir Ciorbă, sono arrivati agli arresti preventivi per un periodo di tempo, misura disposta anche per altri tre imputati nello stesso fascicolo. Per altri sei, il tribunale ha disposto gli arresti domiciliari o il controllo giudiziario.

    L’inchiesta dei procuratori della Direzione per l’Investigazione dei Reati di Criminalità Organizzata e Terrorismo (DIICOT – la procura antimafia romena) interessa 40 persone e 32 aziende, accusate di aver incassato oltre 195 milioni di euro da persone fisiche o giuridiche, senza, però, consegnare ai clienti gli appartamenti e i posti auto condominiali pagati. Secondo gli inquirenti, ci sono stati anche dei casi in cui lo stesso appartamento è stato venduto a più clienti. Il capo politico di Laura Vicol, presidente della commissione giuridica della Camera dei Deputati nella scorsa legislatura, il premier Ciolacu ha ammesso di aver viaggiato in Francia e Spagna su aerei privati, insieme all’ex deputata e al marito Ciorbă. Anche il ministro dei Trasporti, Sorin Grindeanu, sarebbe andato con loro.

    I firmatari della mozione di sfiducia affermano che l’attuale esecutivo è illegittimo, ha perso credibilità, proprio attraverso l’associazione di alcuni membri del gabinetto al caso Nordis, e non sta rispettando il programma di governo, in cui aveva promesso, tra le altre cose, l’aumento di assegni e pensioni. Il governo sta già accumulando un vergognoso bilancio di abusi e fallimenti, che dimostrano la totale rottura tra il potere politico e il popolo romeno, accusa inoltre l’opposizione nazionalista. Sempre dall’opposizione, l’USR, dichiaratamente proeuropea, ha annunciato che non voterà la mozione di sfiducia. L’USR afferma che, con questa azione senza possibilità di successo, l’intera opposizione perde l’occasione di avviare un’altra procedura per destituire il Governo nell’attuale sessione parlamentare.

    I rappresentanti della maggioranza affermano che la Romania ha bisogno di soluzioni serie, non di strategie di immagine, e promettono di fare scudo attorno alla squadra Ciolacu. Inoltre, i leader socialdemocratici e liberali affermano che qualsiasi defezione dai seggi della maggioranza sarà sanzionata e chiunque voterà a favore della mozione verrà espulso dal partito. AUR, SOS e POT contano insieme 154 parlamentari, ma per l’approvazione della sfiducia sono necessari 232 voti favorevoli, vale a dire la metà più uno del numero dei senatori e dei deputati.

  • Colloqui sull’Ucraina

    Colloqui sull’Ucraina

    Dal punto di vista del presidente ad interim dello stato romeno, Ilie Bolojan, la sicurezza della confinante Ucraina, invasa dalle truppe russe, è essenziale sia per la Romania che per l’intero continente europeo. Intervenendo in videocollegamento ad un vertice organizzato a Kiev, Bolojan ha detto che il sostegno all’Ucraina deve continuare anche nelle tappe che seguiranno, nei processi di pace e di ricostruzione. La Romania è pronta a coordinarsi con tutti i partner europei, americani e alleati per contribuire all’individuazione della via verso una pace giusta e duratura il più presto possibile, ha aggiunto il presidente ad interim Bolojan.

    La Romania ribadisce che qualsiasi discussione sulla soluzione della guerra in Ucraina non può aver luogo senza l’Ucraina, ha ribadito anche Ministero degli Esteri lunedì da Bucarest, a tre anni dall’inizio dell’invasione. Inoltre, aggiunge la fonte, non può esserci una pace giusta e duratura senza che tutti i colpevoli dei crimini commessi in Ucraina e contro di essa vengano chiamati a rispondere delle loro azioni. Il Ministero sottolinea che, per la Romania, uno stato ucraino sicuro, resiliente, stabile, democratico e prospero rimane un obiettivo fondamentale della politica estera.

    Inoltre – afferma la diplomazia romena – non può aver luogo alcuna discussione sulla sicurezza in Europa senza il coinvolgimento diretto degli stati europei. Quest’ultima affermazione sembra essere sempre più condivisa. La partecipazione degli europei ai colloqui di pace con l’Ucraina sarà alla fine necessaria, ha dichiarato persino il presidente russo Vladimir Putin, lasciando però intendere che la guerra durerà ancora.

    Anche il nuovo leader della Casa Bianca, Donald Trump, concorda sul fatto che gli europei abbiano il loro ruolo nel processo di pace in Ucraina, garantendone la sicurezza. Trump ha inoltre affermato che Putin accetterà forze europee per il mantenimento della pace, una soluzione che Mosca aveva ripetutamente respinto in precedenza. Il presidente americano ha ricevuto a Washington il suo omologo francese, Emmanuel Macron, il quale ha dichiarato che un cessate il fuoco potrebbe essere raggiunto entro poche settimane.

    Intanto, il presidente del Consiglio Europeo, António Costa, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si sono recati a Kiev per ribadire il loro sostegno all’Ucraina. Il messaggio dell’Unione è che continuerà a fornire il suo sostegno, anche aumentando la pressione con nuove sanzioni contro l’aggressore russo. Pur non gradito da tutti gli stati comunitari, all’ordine del giorno di Bruxelles figura anche un nuovo pacchetto di aiuti militari da 20 miliardi di euro, che, secondo l’Unione, mira a rafforzare la posizione di Kiev nei negoziati piuttosto che contribuire al raggiungimento della pace.

  • Tre anni di guerra in Ucraina

    Tre anni di guerra in Ucraina

    A tre anni dall’inizio dell’invasione russa, i leader dell’UE si sono recati a Kiev per esprimere il loro sostegno all’Ucraina, attraverso un vertice dedicato ad una strategia comune di difesa e sicurezza. “Oggi siamo a Kiev perché l’Ucraina è l’Europa. In questa lotta per la sopravvivenza, non è in gioco solo il destino dell’Ucraina. È il destino dell’Europa”, ha dichiarato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, accompagnata a Kiev dal Collegio dei Commissari, sottolineando la necessità di intensificare gli aiuti militari.

    Secondo i dati della Commissione Europea, l’UE e i suoi 27 stati membri hanno sostenuto l’Ucraina negli ultimi tre anni con quasi 134 miliardi di euro, di cui 48 miliardi di assistenza militare. Kiev ha ricevuto un sostegno costante anche da Washington, che però ora, con il secondo mandato di Donald Trump, ha un approccio diverso.

    Sabato, il leader della Casa Bianca ha dichiarato che gli Stati Uniti sono vicini ad un accordo con l’Ucraina per quanto riguarda la divisione dei profitti derivanti dai minerali ucraini, nell’ambito degli sforzi volti a por fine alla guerra. Washington vuole riavere indietro i miliardi di dollari concessi come aiuti militari all’Ucraina, per questo chiede terre rare, petrolio o “qualsiasi cosa possiamo ottenere”, afferma Donald Trump.

    Sconcertati dall’inaspettato dialogo americano-russo sull’Ucraina, dato che Washington ha avviato colloqui con Mosca per la fine della guerra senza coinvolgere l’UE e neache Kiev, gli europei temono che Donald Trump possa porre fine alla guerra a condizioni favorevoli alla Russia, senza offrire garanzie di sicurezza all’Ucraina.

    I successivi incontri a Parigi dei leader europei, organizzati la scorsa settimana da Emmanuel Macron, hanno mostrato, allo stesso tempo, che essi sono piuttosto divisi e non sono riusciti a coagulare una reazione comune all’avvio dei negoziati americano-russi sulla pace in Ucraina. Cosicchè, scrivono le agenzie stampa, “il capo dello stato francese va lunedì a Washington solo a nome del suo paese, senza un mandato europeo, per poter parlare ad una sola voce”.

    Giovedì sarà seguito dal primo ministro britannico Keir Starmer, che si recherà alla Casa Bianca per colloqui simili con il presidente americano. Presidente che di recente ha accusato i due leader europei di non aver fatto nulla per porre fine alla guerra in Ucraina.

    Presente la scorsa settimana a uno degli incontri di Parigi, il presidente ad interim della Romania, Ilie Bolojan, si è pronunciato per la cooperazione tra i paesi europei e gli Stati Uniti per risolvere la crisi in Ucraina.

    “Una pace giusta e duratura in Ucraina può essere raggiunta solo con l’aiuto degli Stati Uniti, partner strategico della Romania”, ha detto da Bucarest anche il premier Marcel Ciolacu, in una prima reazione ufficiale al tema più importante nell’agenda dei leader mondiali.

    Il primo ministro romeno si dichiara convinto che, nonostante la dura retorica politica degli ultimi giorni, le azioni volte a porre fine alla guerra avranno successo. Allo stesso tempo, Marcel Ciolacu sottolinea che “i romeni hanno pagato a caro prezzo, economicamente, gli effetti di questo conflitto” e che le aziende romene dovrebbero svolgere un ruolo importante nella ricostruzione dell’Ucraina.