Tag: UE

  • Guerra commerciale USA-UE?

    Guerra commerciale USA-UE?

    Non priva di altri punti di forza economici – il più grande porto fluviale della Romania, situato molto vicino ai confini con la Repubblica di Moldova e l’Ucraina, e città universitaria – Galați gravita da decenni attorno allo stabilimento siderurgico, il più grande del paese. Inaugurata nel 1966, l’azienda contava, sei anni dopo, oltre 50.000 dipendenti. Uno studio del 2011 indicava che due terzi della popolazione di Galați aveva lavorato o lavorava ancora nello stabilimento o nelle fabbriche collegate. La squadra di calcio ammiraglio della città e della provincia, campione di Romania 14 anni fa, si chiama Oțelul (Acciaio).

    Dopo il crollo della dittatura comunista, l’impianto venne privatizzato. Oggi è di proprietà del Liberty House Group, fondato dal britannico di origine indiana Sanjeev Gupta. E risente pienamente della crisi generale dell’industria europea, grande consumatrice di energia. Mercoledì, decine di dipendenti dello stabilimento Liberty di Galați hanno protestato, insoddisfatti per i ritardi nel pagamento degli stipendi e di altri diritti. L’impianto è senza attività da nove mesi e la sua direzione ha ottenuto dal tribunale l’autorizzazione alla procedura di concordato preventivo, che consente il rinvio di quattro mesi dell’esecuzione forzata da parte dei creditori.

    Per il momento, i lavoratori di Galați non hanno deciso di scendere in sciopero generale e attendono ancora chiarimenti dalla direzione dello stabilimento. L’eurodeputato del PSD Dan Nica, che vive a Galaţi da 40 anni, ammonisce sul pericolo della chiusura dell’impianto, che lascerebbe migliaia di famiglie senza reddito.

    “L’industria europea si trova in una situazione peggiore che mai. Lo stabilimento di Galați corre il grande pericolo di cessare l’attività e decine di migliaia di persone potrebbero perdere il lavoro. Lo stesso vale per l’industria dell’alluminio, lo stesso vale per l’industria del cemento, per l’industria dei fertilizzanti chimici, perché non siamo riusciti a prendere quelle misure. Abbiamo prezzi elevati dell’energia, importazioni da paesi che non fanno parte dell’Unione Europea, fatte con elevate emissioni di anidride carbonica e che hanno invaso il mercato dell’Unione Europea, la mancanza di finanziamenti da qualsiasi fonte, programmi europei, la Banca Europea per gli Investimenti che si rifiuta di finanziare tutti questi programmi”, ha spiegato l’eurodeputato Dan Nica.

    Inoltre, affermano gli esperti, l’aumento dei dazi americani sulle importazioni di acciaio avrà forti ripercussioni sull’industria siderurgica dell’Unione Europea e, implicitamente, sulla Romania.

    “Se pensiamo ad un ulteriore 25% che si aggiunge ai costi, allora in realtà si aggrava la crisi in cui si trova l’industria dell’acciaio sia nell’Unione Europea che in Romania, perché è una crisi che deriva, prima di tutto, dal prezzo dell’energia. In Europa, l’energia è circa tre volte più cara che negli Stati Uniti, e questo mette fine all’intera idea di competitività europea”, ha dichiarato l’eurodeputato dell’Unione Democratica Magiari di Romania, Iuliu Winkler.

    In termini di volume, la Romania è il terzo maggiore esportatore europeo di acciaio verso gli Stati Uniti e, insieme alla Germania, il principale esportatore di alluminio.

  • Romania, benefici dell’appartenenza all’UE

    Romania, benefici dell’appartenenza all’UE

    A gennaio sono ricorsi 17 anni dall’adesione della Romania all’Unione Europea. Nello stesso mese, un sondaggio condotto da INSCOP ha indicato che 9 romeni su 10 si oppongono all’idea che la Romania esca dall’UE, rispetto a circa il 72% a gennaio 2022. Intitolato “La Romania tra nazionale ed europeo nell’era della disinformazione. Patriottismo economico, valori e cospirazioni” e commissionato dall’organizzazione Funky Citizens, il sondaggio ha anche rivelato un tasso di fiducia di circa il 67% nell’Unione Europea, rispetto al 56% di gennaio 2022. È stato il primo sondaggio condotto dopo lo shock dell’annullamento delle elezioni presidenziali a dicembre.

    Quasi per rispondere ai non pochi detrattori delle istituzioni comunitarie, il ministro degli Investimenti e dei Progetti Europei, Marcel Boloş, afferma in un post su Facebook: “In un periodo in cui le voci estremiste cercano di minimizzare i benefici della nostra appartenenza all’Unione Europea, non dimentichiamo che lo sviluppo non è una questione di ingenuo orgoglio, ma di pragmatismo. La Romania non è cresciuta dal nulla, non si è trasformata dall’oggi al domani e, di certo, non si è sviluppata rifiutando le opportunità.”

    Dalla sua adesione, la Romania ha ricevuto oltre 100 miliardi di euro di fondi europei, in valore lordo, spiega inoltre Marcel Boloş. È il motore che ha cambiato radicalmente la struttura della nostra economia, ha sottolineato il ministro. Marcel Boloş aggiunge che la Romania non è più una periferia economica, ma un paese che sta recuperando rapidamente i divari e che ha superato la Polonia, l’Ungheria, la Croazia e la Grecia nel PIL pro capite, un indicatore essenziale del tenore di vita. “Le cifre dicono moltissimo, il valore degli investimenti realizzati è all’incirca pari al valore del PIL al momento dell’adesione. Se siamo incoscienti, diamo la colpa all’UE, ma il fatto che ci troviamo nel momento migliore dello sviluppo del nostro paese è dovuto all’appartenenza alla comunità europea e alla NATO”, ha sottolineato il ministro.

    Marcel Boloş ha precisato inoltre che i fondi europei ricevuti dal nostro paese si ritrovano nelle infrastrutture, dove negli ultimi due decenni sono stati costruiti quasi 900 km di autostrade e superstrade. Nello stesso periodo, oltre due milioni di romeni sono stati connessi alla rete fognaria. Secondo il ministro degli Investimenti e dei Progetti europei, oltre 100.000 aziende hanno ricevuto sovvenzioni per lo sviluppo, migliaia di scuole e ospedali sono stati ristrutturati, attrezzati o ampliati, sono stati creati posti di lavoro stabili e sono stati attratti nuovi investimenti.

    Tutto ciò ha stimolato l’economia e il ritmo annuale degli investimenti privati nell’economia è triplicato nel 2024 rispetto al momento dell’adesione, passando da circa 100 miliardi di lei (20 miliardi di euro) a oltre 350 miliardi di lei (70 miliardi di euro), ha affermato Boloş. Il ministro sostiene che, senza i soldi europei, la Romania sarebbe rimasta bloccata in un ciclo infinito di sottosviluppo, continuando a dipendere solo da un bilancio nazionale insufficiente per gli investimenti strategici. “La realtà è una: l’UE è stata e rimane il nostro partner per lo sviluppo. Con l’appartenenza alla struttura europea, la Romania ha scelto il progresso”, ha concluso Boloş il suo post.

  • Piano di riarmo europeo

    Piano di riarmo europeo

    Con una Russia sempre più aggressiva a est e un’America sempre più distante Oltreoceano, l’Europa sta attraversando un periodo di incertezza che non viveva da decenni. In questo contesto, la Commissione Europea propone agli stati dell’Unione un piano di riarmo continentale, che potrebbe mobilitare fondi per 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. La proposta è stata presentata prima del vertice straordinario dell’Unione, che si terrà giovedì a Bruxelles.

    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha inviato una lettera ai leader degli stati membri, in cui illustra il nuovo piano europeo di riarmo, nonchè di sostegno all’Ucraina invasa dalle truppe di Mosca. Esperti citati dalle agenzie stampa internazionali osservano che la mancanza di capacità produttiva in Europa è, in questo momento, evidente. Un esempio: l’Unione Europea si è impegnata a fornire all’Ucraina un milione di proiettili di artiglieria nel 2024. L’obiettivo è stato raggiunto alla fine, ma con qualche mese di ritardo.

    Il piano della presidente contiene cinque strumenti di finanziamento. Il primo sarebbe quello di aumentare i bilanci nazionali della difesa dell’1,5% a livello europeo, il che mobiliterebbe circa 650 miliardi di euro in quattro anni. Un secondo strumento è costituito dai prestiti per progetti di difesa comuni, per un valore di 150 miliardi di euro. “Si tratta di spendere meglio e spendere insieme per capacità paneuropee come difesa aerea, sistemi di artiglieria, missili, droni, ma anche nel campo informatico o nella mobilità militare”, ha detto Ursula von der Leyen.

    Questo strumento aiuterà gli stati membri a creare la domanda per l’industria, e con questa attrezzatura aumenteremo notevolmente anche il sostegno all’Ucraina, ha aggiunto il capo della Commissione, citata dal corrispondente di Radio Romania a Bruxelles. Il terzo strumento è la possibilità per gli stati membri di utilizzare i fondi di coesione per progetti di difesa. Altre due fonti di finanziamento sono il capitale privato abbinato ai prestiti dalla Banca Europea per gli Investimenti.

    I calcoli mostrano che, in questo modo, l’Europa potrebbe superare il 3,5% del PIL per la difesa, vale a dire ciò che la nuova amministrazione repubblicana di Washington, guidata da Donald Trump, chiede imperativamente ai suoi alleati europei. Gli esperti notano che nel suo piano di riarmo dell’Unione, la presidente della Commissione ha proposto di dare agli stati membri maggiore libertà nel rispettare le norme solitamente rigide in materia di debito e deficit.

    Viene menzionata anche la possibilità di riassegnare i fondi per lo sviluppo regionale agli investimenti militari, il che potrebbe causare frustrazione nelle aree più povere dell’Unione. Infine, affermano gli esperti, le banche private hanno generalmente dei riserbi a impegnarsi in progetti di investimenti militari.

  • Reazioni alle dichiarazioni di un servizio segreto russo

    Reazioni alle dichiarazioni di un servizio segreto russo

    Le autorità romene respingono categoricamente le affermazioni del Servizio di intelligence estera russo, secondo cui l’Unione Europea avrebbe ricattato la Romania per bloccare la candidatura dell’indipendente Călin Georgescu alle elezioni presidenziali di maggio. Senza fornire alcuna prova, il servizio russo sostiene che la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha chiesto alle autorità di Bucarest di impedire a Georgescu di partecipare alle prossime elezioni, avvertendo che, in caso contrario, avrebbe limitato l’accesso della Romania ai fondi europei.

    Lo stesso tipo di messaggio è stato trasmesso di recente anche dall’ex candidato indipendente, in un’intervista rilasciata al giornalista James Freeman, in cui afferma che si dovrebbe indire un referendum per l’uscita della Romania dall’Unione Europea e dalla NATO.

    Il Ministero degli Esteri romeno definisce le accuse del servizio russo come “ridicole e totalmente prive di fondamento” e afferma che fanno parte di una campagna ibrida volta a minare la democrazia e a diminuire la fiducia nelle autorità. “L’insieme di queste attività, che includono messaggi pubblici, campagne di influenza e interferenze con processi democratici, mira a diminuire la fiducia nelle autorità e a criticare l’appartenenza della Romania all’UE e alla NATO”, precisa il Ministero romeno.

    Da parte sua, il primo ministro Marcel Ciolacu ritiene intollerabili i commenti di un servizio segreto russo in merito alle decisioni delle autorità romene. “La Russia non può dire alle autorità romene chi indagare e chi no, non può dettare ai romeni chi eleggere e non può essere un modello di buone pratiche di democrazia”, ha sottolineato il primo ministro su una rete sociale.

    A sua volta, la presidente dell’USR, Elena Lasconi, ritiene che la Russia sia arrivata a sostenere Călin Georgescu “apertamente e ufficialmente”. Al ballottaggio che doveva svolgersi a dicembre, Călin Georgescu, che inaspettatamente era riuscito a classificarsi al primo posto nelle opzioni di voto dei romeni, avrebbe dovuto sfidare Elena Lasconi.

    Nel frattempo, Georgescu è stato sottoposto a controllo giudiziario per 60 giorni, con diversi divieti, tra cui quello di lasciare il paese senza l’approvazione delle autorità giudiziarie. Non gli è inoltre consentito pubblicare sulle reti sociali contenuti di stampo legionario, fascista, antisemita, razzista o xenofobo.

    I pubblici ministeri accusano Georgescu di aver elaborato un piano per destabilizzare la Romania con l’aiuto di mercenari guidati da Horațiu Potra, dopo che la Corte Costituzionale ha annullato le elezioni presidenziali. La Consulta ha invocato interferenze esterne e ha disposto la ripresa del processo elettorale, che si terrà a maggio. Călin Georgescu è preso di mira in due fascicoli, quello in cui è già stato messo sotto accusa per azioni contrarie all’ordine costituzionale, ma anche quello in cui è stato disposto l’arresto preventivo di Horaţiu Potra e dei suoi mercenari.

  • Colloqui sull’Ucraina

    Colloqui sull’Ucraina

    Dal punto di vista del presidente ad interim dello stato romeno, Ilie Bolojan, la sicurezza della confinante Ucraina, invasa dalle truppe russe, è essenziale sia per la Romania che per l’intero continente europeo. Intervenendo in videocollegamento ad un vertice organizzato a Kiev, Bolojan ha detto che il sostegno all’Ucraina deve continuare anche nelle tappe che seguiranno, nei processi di pace e di ricostruzione. La Romania è pronta a coordinarsi con tutti i partner europei, americani e alleati per contribuire all’individuazione della via verso una pace giusta e duratura il più presto possibile, ha aggiunto il presidente ad interim Bolojan.

    La Romania ribadisce che qualsiasi discussione sulla soluzione della guerra in Ucraina non può aver luogo senza l’Ucraina, ha ribadito anche Ministero degli Esteri lunedì da Bucarest, a tre anni dall’inizio dell’invasione. Inoltre, aggiunge la fonte, non può esserci una pace giusta e duratura senza che tutti i colpevoli dei crimini commessi in Ucraina e contro di essa vengano chiamati a rispondere delle loro azioni. Il Ministero sottolinea che, per la Romania, uno stato ucraino sicuro, resiliente, stabile, democratico e prospero rimane un obiettivo fondamentale della politica estera.

    Inoltre – afferma la diplomazia romena – non può aver luogo alcuna discussione sulla sicurezza in Europa senza il coinvolgimento diretto degli stati europei. Quest’ultima affermazione sembra essere sempre più condivisa. La partecipazione degli europei ai colloqui di pace con l’Ucraina sarà alla fine necessaria, ha dichiarato persino il presidente russo Vladimir Putin, lasciando però intendere che la guerra durerà ancora.

    Anche il nuovo leader della Casa Bianca, Donald Trump, concorda sul fatto che gli europei abbiano il loro ruolo nel processo di pace in Ucraina, garantendone la sicurezza. Trump ha inoltre affermato che Putin accetterà forze europee per il mantenimento della pace, una soluzione che Mosca aveva ripetutamente respinto in precedenza. Il presidente americano ha ricevuto a Washington il suo omologo francese, Emmanuel Macron, il quale ha dichiarato che un cessate il fuoco potrebbe essere raggiunto entro poche settimane.

    Intanto, il presidente del Consiglio Europeo, António Costa, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si sono recati a Kiev per ribadire il loro sostegno all’Ucraina. Il messaggio dell’Unione è che continuerà a fornire il suo sostegno, anche aumentando la pressione con nuove sanzioni contro l’aggressore russo. Pur non gradito da tutti gli stati comunitari, all’ordine del giorno di Bruxelles figura anche un nuovo pacchetto di aiuti militari da 20 miliardi di euro, che, secondo l’Unione, mira a rafforzare la posizione di Kiev nei negoziati piuttosto che contribuire al raggiungimento della pace.

  • Indice corruzione 2024

    Indice corruzione 2024

    Preoccupante per il 2024 è il fatto che il grado di corruzione a livello globale è ancora molto alto, mentre gli sforzi per contrastare questo fenomeno stanno diminuendo, trasmette l’organizzazione non governativa Transparency International. La mancanza di misure forti contro la corruzione ha gravi ripercussioni a livello globale in settori essenziali, come la difesa della democrazia, la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici, la promozione e la protezione dei diritti umani.

    Secondo l’Indice di Percezione della Corruzione 2024 condotto da Transparency International, si osserva una tendenza alla stagnazione o addirittura al declino degli sforzi anticorruzione nei paesi dell’UE, il che contribuisce in modo decisivo a compromettere lo stato di diritto, eludere l’accesso alla giustizia e diminuire il grado di integrità pubblica.

    Tutti questi aspetti hanno un impatto negativo sulla vita quotidiana dei cittadini, che si tratti della scarsa qualità dei servizi pubblici, dell’esposizione alla corruzione o dei danni ambientali causati da pratiche illegali, sostiene Transparency International. L’UE ha punteggi molto alti nella classifica IPC, che si basa su dati provenienti da 13 fonti indipendenti, tra cui la Banca Mondiale e il Forum Economico Mondiale.

    Nel 2024, la media è di 62 punti, in calo di due punti rispetto agli anni precedenti. In cima alla classifica ci sono Danimarca (90 punti), Finlandia (88 punti) e Lussemburgo (81 punti). A livello dell’UE, il calo maggiore nell’ultimo anno è stato registrato da paesi come Germania (75 punti, meno 3 rispetto al 2023), Austria e Francia (67 punti, meno 4 rispetto al 2023), Slovacchia (49 punti, meno 5 rispetto al 2023) e Malta (46 punti, meno 5 rispetto al 2023).

    Sebbene sia tra i pochi paesi ad aver mantenuto un punteggio stabile nella classifica CPI, la Romania è ben al di sotto della media comunitaria. Si colloca, per il terzo anno consecutivo, tra gli stati con “i più scarsi” risultati nella lotta alla corruzione, ottenendo 46 punti su 100 possibili, pari a Malta. Transparency International Romania sottolinea l’importanza della cooperazione tra tutti gli attori sociali, dal mondo accademico, istituzioni pubbliche e classe politica, fino al settore privato e alla società civile. Allo stesso tempo, è essenziale il loro costante coinvolgimento nella formazione di una società integra, poiché ciascuno ha il proprio ruolo e la propria responsabilità nella lotta alla corruzione.

    A livello nazionale, Transparency International Romania raccomanda misure quali il rafforzamento della consapevolezza dei cittadini sull’importanza dell’applicazione della legge sulla protezione degli informatori nell’interesse pubblico, l’aggiornamento della legislazione in materia di integrità pubblica, l’impegno governativo in un programma anticorruzione in grado di far salire la Romania ad almeno 50 punti nella classifica IPC entro il 2027 oppure lo sviluppo di programmi educativi non formali e informali dedicati ad alunni e studenti.

  • La commissaria europea Roxana Mînzatu, a Bucarest

    La commissaria europea Roxana Mînzatu, a Bucarest

    Poco dopo il suo insediamento, la commissaria europea Roxana Mînzatu ha visitato ufficialmente il suo paese di origine. Iscritta al PSD (oggi nella squadra dovernativa) nel 2000, quando aveva 20 anni, ex deputata nel Parlamento nazionale, ex eurodeputata, ex ministra per i Fondi europei, la politica romena è tra i vicepresidenti della nuova Commissione Europea, dove è responsabile anche del portafoglio “Persone, competenze e preparazione”. In questa veste, ha detto, è responsabile di circa il 20% del bilancio pluriennale dell’Unione Europea.

    Nel corso dell’incontro avuto martedì a Bucarest con in presidente in carica Klaus Iohannis, si è parlato del ruolo dell’istruzione nella lotta alla disinformazione e alla manipolazione, nonché del rafforzamento della resilienza democratica delle società europee. Secondo un comunicato stampa dell’Amministrazione presidenziale, il capo dello stato ha affermato che settori come l’intelligenza artificiale, la sicurezza e la difesa hanno una componente sociale notevole e che il successo di queste politiche dipende dal grado di preparazione e comprensione a livello della società.

    Uno degli argomenti discussi con il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu e i ministri del Lavoro, dei Fondi europei e dell’Istruzione della sua squadra ha riguardato la Bussola – il piano di Bruxelles volto a rilanciare la competitività europea. “Non possiamo essere competitivi senza risorse umane ben formate e senza buone condizioni di lavoro. L’idea è che questa Bussola orienterà le politiche future, i finanziamenti (…). Diamo priorità alle nuove tecnologie, all’innovazione, all’accesso ai finanziamenti, all’eliminazione delle procedure amministrative pesanti, a molta semplificazione, al coordinamento tra gli stati membri. Ma possiamo fare tutto ciò di cui parliamo solo se disponiamo di una forza lavoro preparata e motivata a lavorare nei rispettivi settori”, afferma la commissaria.

    Roxana Mînzatu ha annunciato che la Commissione Europea lancerà il Clean Industrial Deal, un piano per l’industrializzazione verde del continente, che definisce come “pragmatico, incentrato su interventi in settori importanti in grado di garantire autonomia strategica all’economia europea”. Viene preso in considerazione anche il settore automobilistico, che, afferma Roxana Mînzatu, è molto rilevante per la Romania, ha garantito all’Europa la leadership mondiale e fornisce 13 milioni di posti di lavoro nell’Unione.

    In un’intervista in esclusiva a Radio Romania, Roxana Mînzatu ha espresso il rammarico per il fatto che nei programmi specializzati lanciati dalla Commissione non ci siano abbastanza beneficiari romeni nel settore della ricerca e dell’innovazione. “Ho detto a tutti i miei colleghi che siamo pienamente disponibili a lavorare ancora meglio con i fondi europei, affinché le persone possano percepire ancora di più l’impatto di questi finanziamenti”, ha concluso la vicepresidente della Commissione.

  • UE – aumentare la spesa per la difesa

    UE – aumentare la spesa per la difesa

    Con una guerra che minaccia di protrarsi ai suoi confini e con un leader della Casa Bianca imprevedibile, secondo alcuni, con approccio transazionale, secondo altri, ed entrambi secondo la maggior parte, l’Unione Europea non può permettersi il lusso di mettere le questioni di difesa e sicurezza comune in fondo all’agenda. A Bruxelles, i leader dell’Unione si sono riuniti per un incontro informale dedicato proprio a questo argomento. Hanno insistito non solo sull’aumento dei bilanci degli stati membri destinati al settore della difesa, ma anche sul finanziamento di progetti comuni con fondi comunitari.

    I finanziamenti e la collaborazione a livello di Unione Europea potrebbero controbilanciare i vincoli di budget che attualmente non consentono ad alcuni membri di stanziare maggiori fondi alla difesa. Si potrebbero eliminare le differenze nella produzione dell’industria della difesa, in modo che ciò che viene prodotto nell’Unione Europea, ovvero equipaggiamenti e munizioni, possa essere utilizzato in tutti gli stati membri.

    Presente ai colloqui, il presidente romeno Klaus Iohannis ha sottolineato che, in tutto questo dibattito, è molto importante non perdere di vista l’appartenenza alla NATO di molti stati membri dell’Unione. La Romania, ha insistito Iohannis, non accetta l’idea di una difesa europea separata o parallela a quella che facciamo nella NATO, perché non potrebbe funzionare. La collaborazione comunitaria nel campo della difesa non deve sovrapporsi al ruolo della NATO, vista come il principale player della sicurezza transatlantica, ritiene la maggior parte dei leader dell’UE.

    Invitato alle discussioni, il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha affermato che, indipendentemente dalle soluzioni, l’industria europea della difesa deve crescere e che la soluzione principale è aumentare i bilanci. “In questo momento, stiamo valutando le lacune della difesa europea, vediamo dove siamo e dove dovremmo arrivare, e da qui stabiliremo degli obiettivi. Decideremo anche quanto gli alleati devono stanziare alla difesa, ma sarà molto più del 2% del PIL”, ha detto Mark Rutte.

    Inoltre, il presidente francese Emmanuel Macron è stato l’unico a parlare di acquisti esclusivi o prioritari provenienti dall’Unione Europea. Si tratta di una posizione che escluderebbe in futuro gran parte dei fornitori americani, onde i riserbi degli stati membri che non vogliono rendere tesi i rapporti con gli Stati Uniti, soprattutto nelle attuali condizioni di insicurezza globale, nota il corrispondente di Radio Romania a Bruxelles. Gli Stati Uniti sono un alleato nella NATO e finora hanno sostenuto la maggior parte degli equipaggiamenti dell’Alleanza.

    Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha suggerito che gli alleati europei dovrebbero farsi carico sempre di più di questo onere, non solo in termini di spesa per la NATO, ma anche per quanto riguarda gli aiuti all’Ucraina. Nell’incontro con la stampa nazionale, il presidente Klaus Iohannis ha ricordato che, nonostante l’elevato deficit dello scorso anno, la Romania ha avuto una crescita economica significativa, e su questa base è stato anche possibile aumentare il bilancio della difesa al 2,5% del PIL, un esempio tra gli stati dell’Unione.

  • Sondaggio, i romeni e la direzione Ovest

    Sondaggio, i romeni e la direzione Ovest

    Sebbene la Romania stia attraversando un periodo di profonda insoddisfazione e frustrazione sociale, queste non sono legate all’attaccamento dei cittadini alla NATO e all’Unione Europea. Uno studio INSCOP, pubblicato martedì, indica che il 90% dei romeni respinge l’idea di uscire dalla NATO, un livello record di adesione all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.

    Secondo la ricerca, basata sui dati raccolti alla fine del 2024, negli ultimi tre anni si è registrato un aumento del 10% dell’adesione dei romeni alla direzione occidentale in termini di alleanze politiche e militari. Ma oltre la metà si sente esposta a disinformazione e fake news attraverso i canali televisivi e le reti sociali. Allo stesso tempo, più di tre quarti degli intervistati affermano che le loro opzioni di voto nelle ultime elezioni sono state influenzate da questo fenomeno.

    Riferendosi ai dati dell’indagine, il direttore dell’INSCOP, Remus Ştefureac, ritiene che ciò che sta accadendo ora in Romania “non ha nulla a che fare con una diminuzione dell’adesione dei romeni al mondo euro-atlantico, ma è invece legato a problemi interni, problemi economici, sociali, a problemi legati alla mancanza di fiducia nella classe politica, all’integrità, alla mancanza di professionalità, alla sensazione di assestamento delle partite in modo che vinca un certo schieramento”.

    Secondo Remus Ştefureac, si tratta di “questioni interne, attinenti al nostro dibattito interno, non sono argomenti legati al modo in cui i romeni si rapportano al mondo euro-atlantico”. L’indagine mostra inoltre che l’appartenenza della Romania all’Unione Europea è vista come un vantaggio in termini di implicazioni sulla vita economica e sociale, familiare e personale da quasi tre quarti degli intervistati. Tre anni fa, solo il 55% dei romeni lo credeva.

    Allo stesso tempo, l’88% ritiene che la Romania debba rimanere nell’UE e il 78% considera che il futuro economico del paese dipenda dall’appartenenza all’Unione. Tre anni fa, un quarto della popolazione riteneva meglio per la Romania lasciare l’Unione. Attualmente, oltre la metà dei romeni considera che il paese debba mettere al primo posto gli interessi nazionali, anche se ciò significa violare le norme dell’UE.

    Il sondaggio rileva inoltre che più della metà dei romeni ritiene che le autorità agiscano piuttosto nell’interesse di altri paesi, che l’economia sia controllata dagli stranieri, che lo stato aiuti le multinazionali più delle aziende romene o che esista un accordo tra i paesi più ricchi per mantenere la Romania in povertà. Allo stesso tempo, oltre il 60% dei romeni ritiene di essere considerati cittadini di rango inferiore in Europa, ma che la Romania sia culturalmente superiore ai paesi occidentali.

    Infine, la ricerca conclude che il 69% degli intervistati voterebbe per un partito nazionalista o per un candidato nazionalista alle elezioni presidenziali. La ricerca è considerata una delle più rilevanti pubblicate dall’INSCOP negli ultimi anni, poiché fornisce una chiara comprensione delle insoddisfazioni sociali e dei fattori che influenzano le percezioni dei romeni nell’attuale contesto geopolitico.

  • NATO: l’UE non può disconnettersi dagli USA

    NATO: l’UE non può disconnettersi dagli USA

    Ascoltato per la prima volta dalle commissioni Affari Esteri e Difesa del Parlamento Europeo, il segretario generale della NATO ha dichiarato che l’Europa non può permettersi di disconnettersi dagli Stati Uniti nel campo della difesa. Mark Rutte ha detto agli eurodeputati che, al momento, gli Stati Uniti sostengono circa il 60% di tutta la spesa della NATO e che, senza gli USA, gli europei dovrebbero quadruplicare il contributo per la difesa. In queste condizioni, ci vogliono 10-15 anni per raggiungere la sicurezza militare, ha spiegato il segretario generale dell’Alleanza, che ha anche suggerito la semplificazione delle procedure di acquisizione e fornitura di armi. Mark Rutte ha esortato gli europei a stanziare più fondi di prima al bilancio della difesa.

    Il 2% del PIL si rivela decisamente troppo poco nel contesto della guerra in Ucraina, ha sottolineato il segretario generale della NATO, aggiungendo che la sicurezza è la cosa più importante per preservare ciò che la democrazia europea ha finora realizzato. Propone, allo stesso tempo, che d’ora in poi gli attacchi ibridi di cui si parla da circa 15 anni, vengano chiamati “campagna di destabilizzazione”. Stiamo parlando della Russia che, dice Mark Rutte, sta attaccando l’Europa in varie forme.

    “La guerra della Russia continua a provocare danni. Allo stesso tempo, la Russia sta accelerando la sua campagna di destabilizzazione contro i nostri paesi, con attacchi informatici, tentativi di assassinio, atti di sabotaggio e molto altro ancora. Di solito le chiamiamo azioni ibride, ma voglio rinunciare a questo termine e chiamarle campagne di destabilizzazione. E la Russia non agisce da sola. È aiutata da Cina, Corea del Nord, Iran. Nel frattempo, persistono altre minacce: il terrorismo, la proliferazione nucleare, la disinformazione e, naturalmente, i cambiamenti climatici. I paesi della NATO hanno aumentato la spesa per la difesa. Due terzi di loro spendono ormai almeno il 2% del PIL per la difesa. Ciò è positivo e apprezzo i loro sforzi. Ma, onestamente, il 2% non è affatto sufficiente. La nostra industria continua ad essere troppo piccola, frammentata e, francamente, troppo lenta. Accolgo con soddisfazione e sostengo le azioni intraprese dall’UE per raddoppiare gli sforzi volti a rimediare e ampliare la nostra base industriale della difesa. Con questo programma dell’UE, abbiamo ora l’opportunità di rafforzare la nostra sicurezza comune”, ha detto Mark Rutte.

    Attualmente, solo 23 dei 32 stati membri della NATO, tra cui anche la Romania, raggiungono l’obiettivo del 2% del PIL per i bilanci della Difesa assunto all’interno dell’Alleanza. Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha invitato gli stati europei membri della NATO ad aumentare i loro bilanci per la difesa almeno al 5% del PIL, un obiettivo considerato irrealistico nell’UE. Una possibile decisione relativa alla crescita di questo target è attesa al prossimo vertice NATO, che si terrà all’Aia a giugno 2025.

  • Mille giorni di guerra in Ucraina

    Mille giorni di guerra in Ucraina

    Rappresentanti di diversi stati, politici e diplomatici hanno inviato messaggi di sostegno in occasione dei mille giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, mentre i leader delle istituzioni europee hanno parlato della bravura e del coraggio di Kiev. Il Parlamento Europeo promette all’Ucraina che l’Unione resterà al suo fianco finché sarà necessario per raggiungere una pace giusta. L’Eurocamera ha organizzato a Bruxelles una sessione plenaria alla quale ha partecipato in videoconferenza anche il presidente Volodymyr Zelensky.

    Il leader di Kiev ha dichiarato che, senza l’aiuto europeo, l’Ucraina sarebbe finita sotto l’occupazione russa. Ha ringraziato l’UE per il suo aiuto, che ha reso possibile la resistenza a Mosca, invitando il mondo a dare una forte risposta alle nuove minacce di Vladimir Putin, dopo che il presidente russo ha approvato le modifiche alla dottrina militare del paese, che prevede ora una risposta nucleare in caso di attacco con armi convenzionali se sostenuto da una potenza nucleare.

    Cambiando la dottrina nucleare, ritiene il leader di Kiev, il presidente russo dimostra che non desidera la pace e che vuole distruggere l’Ucraina e il mondo intero. Anche le Forze Armate dell’Ucraina hanno pubblicato un messaggio indirizzato al popolo ucraino, in cui ricordano che, da esattamente 1.000 giorni, l’esercito nazionale “protegge la casa europea, le città, le famiglie, gli amici e il futuro dei nostri figli dall’aggressione su vasta scala della Federazione Russa”.

    Sempre in occasione dei mille giorni di guerra, a Bruxelles si è svolta anche una riunione dei ministri della Difesa europei, alla quale è stato invitato anche il segretario generale della NATO, Mark Rutte. Le autorità hanno discusso degli aiuti militari all’Ucraina, alla luce dell’annuncio fatto dagli Stati Uniti, che hanno permesso a Kiev di utilizzare le armi donate per attaccare obiettivi all’interno della Russia.

    Dall’inizio della guerra, gli stati europei hanno aiutato l’Ucraina con 130 miliardi di euro, di cui 45 miliardi rappresentano il sostegno militare. Finora, nell’Unione Europea sono stati addestrati 67.000 militari ucraini. Per dimostrare il proprio sostegno a Kiev, mille giorni dopo la guerra in Ucraina, gli edifici delle principali istituzioni europee – Commissione, Consiglio e Parlamento – sono stati illuminati lunedì sera di giallo e blu, i colori della bandiera ucraina.

    Anche a Bucarest, il Palazzo del Parlamento è stato illuminato di giallo e blu e all’ingresso principale è stata issata la bandiera dello stato confinante. L’Ucraina resta imbattuta, dopo mille giorni di guerra devastante, ha dichiarato in un messaggio inviato a Radio Romania, l’ambasciatrice degli Stati Uniti a Bucarest, Kathleen Kavalec.

    Secondo l’ONU, il bilancio dell’aggressione russa in Ucraina ammonta a 11.000 civili, tra cui oltre 600 bambini, ha precisato l’ambasciatrice, aggiungendo che Mosca continua a commettere crimini di guerra scioccanti, inclusa la tortura di civili e prigionieri di guerra, e che le bombe russe hanno distrutto scuole, ospedali e monumenti della storia, della cultura e dell’identità ucraina. Nel messaggio, Kathleen Kavalec ha ringraziato Bucarest per sostenere Kiev e ha ricordato che la posta in gioco della guerra va ben oltre i confini dell’Ucraina, e un esempio sono gli incidenti sul territorio della Romania.

  • Visita del primo ministro a Bruxelles

    Visita del primo ministro a Bruxelles

    La NATO accoglie con soddisfazione gli sforzi continui della Romania e il suo significativo contributo al rafforzamento dell’Alleanza e della sicurezza euro-atlantica: questo è il messaggio rivolto dal segretario generale, Mark Rutte, durante i colloqui svolti con il premier Marcel Ciolacu, in visita di lavoro lunedì a Bruxelles.

    La Romania è determinata a dimostrare di essere un alleato affidabile e un fornitore di sicurezza nella regione e non solo, ha detto il primo ministro romeno, precisando che, oltre a destinare il 2,5% del PIL alla difesa, gli investimenti in questo campo continueranno. Marcel Ciolacu ha aggiunto che la presenza consistente dell’Alleanza in Romania è la garanzia che ogni centimetro del territorio del paese è pienamente difeso.

    “Le violazioni dello spazio aereo alleato e la postura aggressiva della Russia nel Mar Nero mostrano quanto sia importante aumentare le forze nella zona e offrire una risposta solida e unita dell’Alleanza. In questo contesto, ho detto al segretario generale che la Romania comprende e rispetta i suoi impegni ed è solidale con i nostri alleati e partner”, ha dichiarato Marcel Ciolacu.

    La Romania contribuisce non solo al rafforzamento del fianco orientale, ma molto di più, poiché i suoi militari partecipano attivamente alle missioni della NATO in diverse aree, ha sottolineato il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, accogliendo allo stesso tempo con soddisfazione il fermo sostegno fornito da Bucarest all’Ucraina. “Avete investito più del 2,5% del PIL nella difesa. Inoltre, i militari hanno contribuito alle missioni della NATO, soprattutto in Kosovo, Iraq e altrove”, ha detto Mark Rutte.

    A Bruxelles, il primo ministro romeno ha discusso anche con il presidente eletto del Consiglio Europeo, António Costa, e con la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola. Durante l’incontro, Marcel Ciolacu ha valutato che serve più che mai un’agenda europea ambiziosa, di coerenza e solidarietà tra gli stati membri, nonché l’azione nell’interesse dei cittadini.

    La Romania condivide l’interessamento dell’Unione Europea a ridurre il divario tra regioni e gruppi sociali, nonché a garantire una transizione verde giusta per tutti. Questi obiettivi dovrebbero essere finanziati dal bilancio pluriennale post-2025, ha sottolineato il premier romeno.

    Allo stesso tempo, Marcel Ciolacu ha detto alla presidente Metsola che l’obiettivo della completa adesione della Romania all’Area Schengen quest’anno rimane fondamentale, mentre un’altra grande priorità è l’avanzamento dei progetti strategici di connettività al Mar Nero.

  • Salario minimo europeo anche in Romania

    Salario minimo europeo anche in Romania

    La legge sull’introduzione del salario minimo europeo in Romania è stata promulgata dal presidente Klaus Iohannis. Il primo ministro Marcel Ciolacu ha dichiarato che, in questo modo, si potrà compiere il passo finale verso l’aumento del salario minimo a 4.050 lei (circa 810 euro) a partire dal 1° gennaio 2025. Il premier ha assicurato che non ci sono degli ostacoli, né elettorali né di altro tipo.

    “L’atto legislativo è trasparente, tutti lo hanno visto e si sono pronunciati. Perciò, seguiremo la procedura necessaria per la sua approvazione in tempi rapidi e per apportare anche gli adeguamenti tecnici”, ha sottolineato il primo ministro. La decisione relativa all’incremento del salario minimo lordo è stata presa dal Consiglio Nazionale Tripartito, che riunisce il Governo, i patronati e i sindacati.

    La nuova legge è volta a trasporre nella legislazione nazionale le disposizioni di una Direttiva del Parlamento Europeo (2022/2041) relativa ai salari minimi adeguati nell’UE. L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni di lavoro e di vita, anche attraverso salari minimi adeguati e un quadro efficiente di negoziati collettivi per sostenere l’evoluzione dei salari. Secondo la legge, lo stipendio base minimo lordo garantito, stabilito attraverso una decisione del Governo, può essere concesso a un dipendente per un periodo massimo di 24 mesi dalla data della firma del contratto individuale di lavoro.

    “Con l’adozione di questa legge, avremo una migliore protezione dei lavoratori in Romania. L’incremento dei salari è un passo avanti verso posti di lavoro meglio retribuiti, ma anche verso una maggiore stabilità economica e sociale. Applicando questa legge, miriamo a ridurre la povertà lavorativa e a proteggere il potere d’acquisto. È un impegno che abbiamo assunto quello di non lasciare indietro nessuno e di migliorare le condizioni di lavoro e di vita”, ha sottolineato in un post sui un social la ministra del Lavoro e della Solidarietà Sociale, Simona Bucura Oprescu.

    Un aumento a 4.050 lei significherebbe che la Romania raggiungerà circa il 47% del salario minimo europeo. Attualmente, il salario lordo minimo di base è fissato a 3.700 lei al mese (circa 740 euro), per un orario di lavoro completo di 168 ore, in media al mese, pari a 22,024 lei/ora (circa 4,4 euro). Secondo i dati ufficiali, in Romania, oltre 843.000 dipendenti beneficiano attualmente del salario minimo lordo garantito, cioè il 15,5% del numero totale dei dipendenti attivi.

    L’aumento del salario minimo lordo ha un impatto sull’ambiente privato, perché porta alla crescita delle spese. La maggior parte delle istituzioni statali non ha dipendenti con salario minimo, il che significa che non registreranno spese aggiuntive. Il Governo guadagna da questa misura, perché salari più alti significano tasse e contributi più elevati ai bilanci della salute e delle pensioni.

    Nell’UE esistono disaccordi storici tra gli stati membri sul salario minimo, a causa dei sistemi nazionali differenti di fissazione delle retribuzioni. Secondo l’Eurostat, la scorsa estate questi redditi variavano da 477 euro al mese in Bulgaria (il livello più basso), a 2.571 euro al mese in Lussemburgo.

  • Reazioni all’elezione di Donald Trump

    Reazioni all’elezione di Donald Trump

    Numerosi leader politici in tutto il mondo si sono congratulati con il repubblicano Donald Trump, che ha annunciato la sua vittoria alle elezioni presidenziali americane. Prima che lo spoglio fosse terminato, aveva più dei 270 elettori necessari. Diventa così il secondo presidente americano con due mandati non consecutivi. I

    Il presidente in carica Joe Biden e la candidata democratica Kamala Harris si sono congratulati con il presidente eletto Donald Trump per la sua vittoria. Joe Biden lo ha invitato alla Casa Bianca e ha espresso il suo impegno a garantire una transizione senza problemi, sottolineando l’importanza di lavorare per unificare il Paese. “Il risultato delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti non è quello che volevamo, ma dobbiamo accettarlo”, ha detto Kamala Harris in un discorso tenuto alla Howard University di Washington.

    I leader europei hanno sottolineato gli stretti legami dell’Europa con gli Stati Uniti, congratulandosi con Donald Trump man mano che diventava chiaro che avrebbe vinto la presidenza degli Stati Uniti. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si è congratulata calorosamente con Donald Trump per la sua vittoria alle elezioni, mentre il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha sottolineato l’alleanza duratura e il legame storico tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso di cooperare con il cancelliere tedesco Olaf Scholz per un’Europa più forte, alla luce del “nuovo contesto”.

    Allo stesso tempo, il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato di non vedere l’ora di lavorare con Donald Trump nei prossimi anni. Il segretario generale della NATO, l’ex primo ministro olandese Mark Rutte, ha affermato che la leadership di Donald Trump sarà “di nuovo essenziale per mantenere forte la nostra alleanza”.

    Nel suo messaggio al vincitore delle presidenziali americane, il leader di Pechino, Xi Jinping, si è pronunciato per una relazione “stabile, sana e sostenibile”. “Ci auguriamo che entrambe le parti sostengano i principi del mutuo rispetto, della coesistenza pacifica e della cooperazione reciprocamente vantaggiosa”, ha affermato Xi Jinping, auspicando che sia trovato “il modo giusto affinché la Cina e gli Stati Uniti possano andare d’accordo nella nuova era”. Il leader cinese ha sottolineato che un buon rapporto tra Pechino e Washington andrà a beneficio di entrambi i paesi e del mondo.

    Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha parlato al telefono con Donald Trump, congratulandosi con lui per la sua vittoria, che ha definito storica e convincente. Zelensky ha dichiarato di aver concordato di mantenere un dialogo stretto e di “sviluppare la cooperazione” tra l’Ucraina e gli Stati Uniti. Dalla Romania, il capo dello stato, Klaus Iohannis, ha detto che Bucarest è un alleato strategico forte e impegnato di Washington. A sua volta, il primo ministro Marcel Ciolacu ha sottolineato che la Romania è pronta a lavorare per consolidare il Partenariato Strategico con gli Stati Uniti.

  • Farmers e Politica Agricola Comune

    Farmers e Politica Agricola Comune

    Il ministro dell’Agricoltura, Florin Barbu, e il commissario europeo Janusz Wojciechowski hanno partecipato alla Conferenza Nazionale del Club dei Farmers Romeni, svoltasi a Bucarest. Nei prossimi quattro anni, la Romania beneficerà di 1,5 miliardi di euro per la trasformazione di prodotti, il che la renderà leader nell’Europa sudorientale per materie lavorate, ha sottolineato Florin Barbu. Allo stesso tempo, il ministro romeno ha spiegato che, alla luce della guerra in Ucraina e dei suoi effetti sull’agricoltura europea, ha chiesto nuovamente, nell’ultimo Consiglio Agricoltura e Pesca, l’estensione dell’applicazione del Quadro temporaneo di crisi e transizione nel settore, nonché l’aumento del massimale individuale di aiuto da 280.000 euro a 560.000 euro per impresa.

    Il ministro ha ricordato che è stata approvata un’importante ordinanza per gli operatori del settore agricolo in Romania, che possono prendere prestiti con l’interesse dell’1,95%, e tutto ciò che significa ROBOR e commissioni a carico del Governo e del Ministero dell’Agricoltura. Florin Barbu ha assicurato che resterà in dialogo permanente con tutte le forme associative e ha sottolineato che ha bisogno di un mandato chiaro da parte loro riguardo alla posizione nei confronti della Politica Agricola Comune (PAC).

    Ciò richiede un bilancio separato, e i farmers devono essere sicuri che riceveranno i soldi senza discussioni sullo stato di diritto o altre condizioni non legate alla PAC, ha dichiarato a sua volta il commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski. Questo è l’accordo tra l’UE e i farmers: se adempi ai tuoi obblighi, ricevi i soldi. Se si arriverà al concetto di includere tutti i soldi in un unico budget per tutte le politiche, tale fatto è pericoloso per i farmers, ha spiegato il commissario europeo. Attualmente spendiamo solo lo 0,4% del PIL dell’UE per gli agricoltori e assicurare l’aumento del bilancio della PAC rappresenta una sfida enorme e una questione assolutamente cruciale, ha aggiunto.

    Allo stesso tempo, il commissario ha ammonito che un bilancio unico significa meno soldi per i farmers, a causa dell’inflazione, e che una convergenza esterna sarà politicamente impossibile. Le dichiarazioni fanno seguito ad alcune informazioni apparse nello spazio pubblico, secondo le quali la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, intende riorganizzare completamente la politica di bilancio dell’UE, dando agli stati membri maggiore autonomia nella gestione dei fondi. Tuttavia, il controllo finale sullo stanziamento e sull’utilizzo delle risorse rimarrebbe nelle mani della Commissione Europea.

    Una delle principali novità proposte è la concentrazione di tutti i fondi UE in un unico bilancio nazionale per ciascuno dei 27 stati membri. Il nuovo sistema sarà attuato a partire dal 2028. In questo contesto, il bilancio destinato all’agricoltura potrebbe essere integrato in uno più ampio, insieme alla politica strutturale e di coesione. Gli analisti sottolineano che questo cambiamento potrebbe diminuire la specificità e l’importanza dei fondi per l’agricoltura, una delle principali priorità di bilancio dell’UE, almeno fino ad ora.