Category: Raccontare Romania

  • Faggete antiche di Romania nel Patrimonio dell’UNESCO

    Faggete antiche di Romania nel Patrimonio dell’UNESCO

    Si stendono su 24.000 ettari le faggete di Romania inserite di recente nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Il sito ambientale transnazionale delle Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa include Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Germania, Italia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ucraina.

    La maggior parte delle foreste romene, vecchie di oltre 500 anni, sono di proprietà statale e gestite dall’Ente Nazionale delle Risorse Forestali, Romsilva. Si tratta delle faggete di Izvoarele Nerei, Cheile Nerei-Beusnita, Domogled – Valea Cernei, Cozia, i siti delle foreste secolari di Sinca, Strimbu-Baiut e Slatioara, accanto a Grosii Tiblesului. Nel Parco Nazionale di Cozia sono due le foreste incluse nella lista dell’UNESCO: quella di Cozia, per una superificie di 2286 ettari, e quella di Lotrisor, che si stende su 1103 ettari.

    Il direttore del Parco Nazionale di Cozia, Pavel Prundurel, spiega: E’ un fatto importantissimo per il nostro Paese, che vanta ricchezze naturali straordinarie. Manteniamo da tempi remoti queste faggete in cui gli alberi superano i 50 metri di altezza e diametri di 1,5-2. Anche la fauna di queste foreste è ricchissima: grandi carnivori, insetti, organismi unicellulari, accanto a uccelli tra i più rari in Europa, aquile, comprese quelle della montagna, e tanti altri piccoli uccelli. Abbiamo avviato delle misure di promozione, volte a consapevolizzare il pubblico, le autorità, i gestori diretti di queste foreste, per proteggerle e mantenerle nello stato attuale anche per le future generazioni. A febbraio, l’Amministrazione del Parco, insieme alle autorità delle località vicine, ha elaborato un progetto intitolato Conoscere e proteggere il sito UNESCO del Parco Nazionale di Cozia. Il progetto è finanziato attraverso la Fondazione per il Partenariato e MOL Romania ed ha come attività e obiettivi l’informazione del pubblico e dei fattori di interesse per la tutela di questi boschi. Abbiamo realizzato dei film sulle foreste dichiarate siti dell’UNESCO, organizziamo mostre fotografiche itineranti ed escursioni tematiche con visitatori, studenti, alunni e proprietari terrieri, e, ovviamente, elaboriamo e diffondiamo materiale informativo.

    Si contano sempre di meno in Europa queste foreste non toccate dall’uomo e dall’inquinamento. Se nell’Ottocento le foreste vergini dei Carpazi romeni rappresentavano il 30% della superficie boschiva totale, oggi ne sono rimaste solo il 3%. Con l’inserimento nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, le faggete entreranno in un processo di conservazione e protezione molto più intenso, il che porterà anche allo sviluppo durevole delle comunità locali. Le stime dell’organizzazione World Wide Fund for Nature indicano nei Carpazi circa 320.000 ettari di foreste vergini e quasi vergini, di cui 250.000 in Romania. (traduzione di Iuliana Anghel)

  • Romeni celebri nel mondo: l’attore Edward G. Robinson

    Romeni celebri nel mondo: l’attore Edward G. Robinson

    Inserito dall’American Film Institute tra le 25 grandi star dell’Età d’oro di Hollywood, Edward G. Robinson nacque a Bucarest il 12 dicembre 1893 in una famiglia di ebrei. Quando aveva 10 anni, la famiglia emigrò in America, dove, dal 1911 al 1913, Edward seguì i corsi della prestigiosa American Academy of Dramatic Arts. Di suo vero nome Emanuel Goldenberg, Robinson fu consigliato in quel periodo di cambiarlo. Mantenne, però, le iniziali E e G. Esordì nel teatro e, a partire dal 1923, anche nel cinema, diventando uno dei più richiesti attori nei gangster movie.

    Irina Nistor, critico cinematografico, spiega: Edward G. Robinson fu un attore del tutto particolare. Recitò in tanti spettacoli di teatro in America. Non fu sempre l’interprete assoluto del gangster, anzi ebbe tanti e svariati ruoli lungo il tempo. Però si specializzò in questa direzione, e quasi tutti i registi con cui ha lavorato dopo dicevano che era talmente bravo da non aver bisogno di indicazioni e che era dotato di una straordinaria intuizione per i propri ruoli. Penso sia stato un tipo che nessuno è poi più riuscito ad imitare. In quel periodo, i gangster movie erano tantissimi, anche altri ci avevano provato, ma probabilmente lui ha imparato meglio a fare non solo un gangster di superficie. Era uno che veramente incuteva paura, senza mai diventare ridicolo, il che secondo me è stato particolarmente importante.

    La carriera di oltre 50 anni di Edward G. Robinson vanta un palmares di 40 spettacoli su Broadway e oltre 100 film. Era ottimo amico di Humphrey Bogart, Lauren Bacall, pure lei di origini romene, e Frida Kahlo. Irina Nistor parla anche dei punti di riferimento della sua carriera: Piccolo Cesare penso sia stato uno dei suoi più importanti ruoli. Poi, L’isola di corallo (Key Largo), e credo che fu allora che legò una strettissima amicizia con Humphrey Bogart. Un’altra pellicola importante fu 2022: i sopravvissuti (Soylent Green), il suo ultimo film, una specie di fantascienza sull’Apocalisse. Era già malato alle riprese. Insomma, ebbe un percorso estremamente interessante.

    Nel 1949, Robinson vinse a Cannes il premio al Miglior attore protagonista per aver incarnato Gino Monetti in Amaro destino (House of Strangers). Nel 1969, Screen Actors Guild gli conferì il Premio all’intera carriera, mentre nel 1972 fu insignito dell’Oscar onorario per la sua attività nell’industria del cinema: Ha raggiunto la grandezza come attore, padrone delle arti e cittadino devoto…in breve, un uomo del Rinascimento. Da parte dei suoi amici dell’industria che ama. Purtroppo, si è spento due mesi prima della cerimonia di premiazione, il 26 gennaio 1973, a Los Angeles. Negli USA, l’immagine di Edward G. Robinson è stata stampata anche su un francobollo, il sesto nella serie Legends of Hollywood.

    In contrasto con i personaggi interpretati, sembra che Robinson sia stato sensibile, quieto, una persona colta che parlava sette lingue. Fu un appassionato collezionista d’arte. Infatto, aveva un’impressionante collezione privata di quadri. Fu un democratico liberale, anche se ad un certo momento fu incluso sulla nota black list, accanto a coloro che venivano accusati di essere sostenitori del comunismo.

    Dal 1937 al 1942, Edward G. Robinson ebbe anche una carriera radiofonica. Entrò nei panni di Steve Wilson, editore della rivista The Illustrated Press nella serie I segreti della metropoli (Big Town). Inoltre, incarnò il duro investigatore Hard Spade in un adattamento de Il falco maltese per la serie Lux Radio Theatre. (traduzione di Iuliana Anghel)

  • Gabriel Dan Chiriac, record europeo in lancio paracadute

    Gabriel Dan Chiriac, record europeo in lancio paracadute

    Nato a Tecuci, nell’est della Romania nel 1969, Gabriel Dan Chiriac ha seguito corsi di paracadutismo, e oggi vanta tutt’una rosa di record nazionali ed europei, e oltre 1600 lanci. E’ istruttore di paracadutismo, parapendio, aeronautica, alpinismo e immersioni. Per la sua attività nel paracadutismo, dal 2008 è anche in possesso del titolo di maestro dello sport.

    Ho sempre aspirato tantissimo a raggiungere il cielo e ce l’ho fatta. Ho voluto toccare le vette e, lungo il tempo, vi sono arrivato, nell’attività sportiva e di istruttore. Ho voluto toccare i fondali del mare: pure lì ci sono arrivato e ho ottenuto anche il brevetto di palombaro. L’idea mi è venuta nel 1984, quando ho cominciato a praticare il paracadutismo. Diventato istruttore, ho voluto vedere come potevo portare avanti questa missione. Da una parte, ho allenato atleti, e allora ho ritenuto che la mia missione pedagogica era stata compiuta. Allo stesso tempo, mi sono detto che valeva la pena di portare avanti la storia di Smaranda Braescu e del generale Bastan e spingere anche il record verso l’alto, dice Gabriel Dan Chiriac.

    I suoi consigli ai giovani? Cercare le vette, il proprio Everest e fare il possibile e – perchè no – l’impossibile per raggiungerle. Andare avanti sul percorso tracciato, non rinunciare di nessuna maniera e, man mano che si avvicinano alla meta, lottare per poter raggiungerla, ha concluso Gabriel Dan Chiriac.

  • Romeni celebri nel mondo: l’attore Marcel Iures

    Romeni celebri nel mondo: l’attore Marcel Iures

    Il più noto nome romeno a Hollywood, Marcel Iures ha interpretato tanti ruoli, dopo il 1990, accanto ad alcuni tra i più gettonati attori d’Oltreoceano. Nel 1994, è nel cast dell’Intervista col vampiro, accanto a Tom Cruise e Brad Pitt. Sono seguite tante altre produzioni: Mission: Impossible (1996), The Peacemaker, in cui interpreta il personaggio di Dusan Gavrich, Sotto corte marziale, Layer Cake, Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo. E’ stato chiamato persino da Francis Ford Coppola, per cui è stato uno degli interpreti del film Un’altra giovinezza (2007). Non manca dalle serie tv Strike Back, Crossing Lines o The Game (Arkady).

    Nato nel 1951 a Bailesti, in provincia di Dolj, tenta senza successo di entrare alla Facoltà di Psicologia e poi a quella di Medicina. Invece, all’Università Nazionale di Arte Teatrale e Cinematografica venne ammesso dalla prima prova, nel 1974. Conseguita la laurea nel 1978, venne assunto al Teatro Nazionale di Cluj e, a partire dal 1981, per dieci anni, è salito sul palcoscenico del Teatro Bulandra di Bucarest. Nell’anno della laurea debuttò anche nel cinema, col ruolo di Franz Liszt della pellicola Sogno di gennaio del regista Nicolae Opritescu. Seguì una lunga serie di film romeni. Tra i registi con i quali ha collaborato più recentemente si annoverano Radu Gabrea (Il viaggio di Gruber, Guanti rossi) e Lucian Georgescu (The Phantom Father).

    Nonostante il successo riscosso nel cinema, il suo grande amore sembra essere rimasto il teatro. Vivo dagli spettacoli e dai significati del teatro, dichiarava di recente Marcel Iures. E’ stato protagonista in Riccardo II, Riccardo III e Caligola, del regista Mihai Maniutiu, ma anche in Amleto ed Enrico IV del regista Liviu Ciulei. Nel 1998 e 2001, l’Unione Teatrale di Romania (UNITER) gli ha conferito il premio al migliore attore per Riccardo II e il Creatore di teatro. Nel 2003 gli è stato assegnato il premio di eccellenza dell’UNITER per la fondazione del Teatro Act, il primo teatro indipedente di Romania, grazie anche a Judi Dench e Tom Cruise. D’altronde, Tom Cruise è stato uno dei primi finanziatori del teatro che ha aperto i battenti nel 1998.

    Quest’anno gli è stata dedicata una stella sulla Walk of Fame di Sibiu, un progetto del prestigioso Festival Internazionale di Teatro, accanto a grandi artisti dell’intero mondo. Marcel Iures ritiene di avere ancora da imparare qualcosa nell’arte dell’attore. E’ questa la regola: imparare sempre. E soprattutto imparare a disavvezzarsi da certi ruoli e riflessi. Poichè qualsiasi persona, soprattutto dopo una certa età, e dopo centinaia di ruoli e spettacoli, diventa una scatola di fantasmi. Ha dentro tutt’una serie di suoni, gesti, repliche, significati, posizioni, ha detto l’attore nel corso di una conferenza stampa a Sibiu.

    Il mestiere è bello. Sì, è bellissimo. Ti imbatti in tantissime situazioni, in tantissimi personaggi, il che è fantastico. Penso sempre al come resistiamo, al come resiste un attore, soprattutto come me. Io riparto sempre da zero. Uno zero che sto attraversando. Imparo nuovamente tantissime cose. E la cosa più difficile è quella di dimenticare cosa hai da fare. Però è bello e spettacolare lo stesso. L’arte non dipende da stato, politica o soldi. Il teatro, come arte, dipende dagli spettatori, in primo luogo, dalla tua temperatura, da intenzioni, destino, fortuna, da tutto…non dallo stato e non dalle finanze. Mai da nessuna parte del mondo. Il fatto che vengono portati soldi o premi non ha a che fare con il destino profondo del teatro. La prima intenzione non ha nessuna interfaccia finanziaria. Il mio unico padrone e signore è il pubblico. Senza di esso non esisto. Io salgo sul palcoscenico per il pubblico, dice Marcel Iures. (traduzione di Iuliana Anghel)

  • Usanze e tradizioni dedicate ai Santi Pietro e Paolo

    Usanze e tradizioni dedicate ai Santi Pietro e Paolo

    Celebrata il 29 giugno, la festa cristiana dei Santi Apostoli Pietro e Paolo coincide in Romania con un antico culto dedicato all’estate agraria. Ce lo spiega l’etnologo Florin-Ionut Filip Neacsu: Il più probabilmente, la festa cristiana si è sovrapposta su quella di un’antica divinità, tramandata dai nostri antenati, le popolazioni dei geti e dei daci. Il San Pietro estivo, come è nota la festa secondo la tradizione, è molto vicino alla gente. Si credeva che San Pietro era un vecchio che andava in giro per i villaggi, in vestiti contadini, lavorava le terre e pescava. E’ sempre lui a tenere le chiavi del Paradiso e, alle grandi feste dei romeni, si crede che a mezzanotte può essere visto tra le nuvole, seduto al tavolo accanto a Dio.

    Si crede inoltre che, nel giorno dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, gli usignoli e i cuculi smettono di cantare. Degli ultimi si dice persino che si trasformino in sparvieri in questo giorno, per ridiventare cuculi nel giorno dell’Annunciazione. Sempre in occasione di questa festa sono commemorati i defunti, come spiega Florin-Ionut Filip Neacsu: In questo giorno, le donne offrono frutta di stagione e vasi pieni di acqua alla memoria dei defunti. A San Pietro è vietato lavorare e i romeni rispettano questa usanza, come d’altronde in occasione di tutte le feste. E’ vietato in particolare torcere. Inoltre, in Romania si svolgono tante sagre e fiere. Come una volta, anche oggi la gente acquista vasi di ceramica da offrire a San Pietro, pieni di frutta di stagione.

    Fino a San Pietro, non si mangiano le mele. Si crede che, se viene rispettata questa usanza, i campi coltivati e i frutteti sono protetti da grandine e temporali. (traduzione di Iuliana Anghel)

  • Giornata Universale dell’Ia, la camicetta tradizionale romena

    Giornata Universale dell’Ia, la camicetta tradizionale romena

    Il 24 giugno, i romeni celebrano la Giornata Universale dell’Ia, la tradizionale camicetta per le donne, decorata con ricami e motivi geometrici o floreali, differenti secondo le regioni.

    L’iniziativa è nata nel 2013, grazie alla comunità La Blouse Roumaine, che ha voluto far conoscere all’intero mondo questo prezioso vestito popolare e la tradizione tramandata da una generazione all’altra, e trasformarli in un autentico brand del Paese.

    D’altronde, La Blouse Roumaine trae nome dall’omonimo olio su tela dipinto nel 1940 dal famoso artista francese Henri Matisse, e conservato nel Centre Pompidou di Parigi. La Giornata Universale della camicetta tradizionale è celebrata anche dalle comunità romene all’estero – da Roma e Parigi, fino a Londra e Washington.

    Sempre il 24 giugno, i cristiani romeni celebrano la Natività di San Giovanni Battista, ma anche la festa delle Sanziene, personaggi mitologici femminili, cui la tradizione attribuisce poteri magici.

  • Romeni celebri nel mondo: lo scrittore Eugen Ovidiu Chirovici

    Romeni celebri nel mondo: lo scrittore Eugen Ovidiu Chirovici

    E’ stato il romanzo Il libro degli specchi dello scrittore romeno Eugen Ovidiu Chirovici, uscito anche in Romania e Italia
    nel 2017, a fare la differenza tra la notorietà nazionale e quella internazionale.
    Però Eugen Ovidiu Chirovici è il primo autore romeno contemporaneo il cui
    volume, definito dal prestigioso The Guardian come fenomeno editoriale
    internazionale, è stato venduto in oltre 20 Paesi, tra cui la Gran Bretagna,
    Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Spagna, Olanda, Svezia, Norvegia,
    Danimarca, Finlandia, Brasile e così via.






    Nato a Fagaras, in provincia di Brasov, l’11
    maggio del 1964, l’economista, scrittore e giornalista Eugen Ovidiu Chirovici
    ha pubblicato più di 1000 articoli in Romania e all’estero. Ha firmato cinque
    romanzi e volumi di saggistica e storia economica. Ci ha raccontato come è
    diventato scrittore. Da sempre ho voluto essere scrittore. Ho scritto per la
    prima volta prosa breve quando avevo 10 anni, e ho pubblicato il primo romanzo
    nel 1991. Però non ho vissuto tempi normali, ero consapevole che in Romania uno
    non può vivere dallo scrivere, e allora ho fatto tante altre cose, tra cui il
    giornalismo, fino al 2012, quando ho deciso di diventare scrittore professionista,
    spiega Eugen Ovidiu Chirovici.






    A tre anni dopo il trasferimento in Gran Bretagna,
    Eugen Ovidiu Chirovici ha scritto il suo primo romanzo in inglese, diventato
    fenomeno globale, come scrive la pubblicazione The Guardian. Quest’anno è
    uscito Il libro degli specchi, pubblicato finora in 29 Paesi, e lo sarà in
    altri 9 entro fine anno. Mai immagini che si tratti di un bestseller nemmeno
    nazionale, per non dire internazionale. Ovviamente neanche ci pensavo,
    soprattutto a queste dimensioni. Ha raccolto ottime cronache su tutte le grandi
    testate europee. Intelligente, ricercato e diverso – queste le parole più
    frequenti nella sua presentazione. Penso che in primo luogo sia diverso, sia
    come struttura che come stile e approccio. Ogni mese, nel mondo escono decine
    di migliaia di libri. E qualcosa ti deve differenziare: la struttura, lo stile,
    qualcosa che non era mai stato scritto prima, dice l’autore.






    Cosa porta di nuovo Il libro degli specchi
    dal punto di vista dell’autore? In primo luogo, è la stessa storia raccontata
    da tre prospettive diverse, da tre personaggi coinvolti, e scritta in prima
    persona. In fin dei conti, è una performance riuscire a dare una voce
    singolare. Tu sei un unico scrittore. Riuscire a scrivere in prima persona, da
    tre prospettive diverse, è abbastanza difficile. Secondo me, è stata questa la
    grande sfida del libro. Generalmente ogni libro che scrivo comincia con
    un’immagine che vedo come una scena da film, e io seguo quell’immagine. Quando
    mi sono messo a scrivere il libro, non ho anticipato necessariamente nè la
    trama nè la fine. Sono venute dopo. Però il lavoro è andato abbastanza
    velocemente, cioè in 2-3 mesi la prima versione era pronta, dopo di che ho
    lavorato piuttosto a levigare il testo, spiega l’autore.






    Inoltre, Eugen Ovidiu Chirovici ci ha svelato che
    entro fine anno pubblicherà un altro romanzo. Uscirà un nuovo libro. Alcuni
    contratti sono già stati firmati per due libri, con la Germania, ad esempio.
    Cosicchè sono riuscito a finire quello inziato quando è esplosa questa bomba
    chiamata Il libro degli specchi. Lo stile è quasi lo stesso. La trama è
    ambientata a Parigi e New York. Si tratta di un omicidio commesso alla metà
    degli anni ’70 a Parigi. Un celebre psicologo tenta di chiarire i fatti. In
    realtà, si tratta di una scomparsa accertata alla fine come omicidio.

    E quanto tempo uno
    scrittore parla al pubblico attraverso i libri che scrive, come confessa Eugen
    Ovidiu Chirovici, la cosa più importante è quella di essere letto. (traduzione di Iuliana Anghel)

  • La Transilvania in miniatura

    La Transilvania in miniatura

    Vale la pena di conoscere la storia, soprattutto quella dei luoghi. E quale altra via migliore per farlo se non per gioco! Così è nato un progetto tramite cui un gruppo di giovani della città di Odorheiu Secuiesc, intitolato Legendarium, sta raccogliendo le storie del posto per fare giochi, libri e cartoni animati. E siccome la domanda è stata alta, i ragazzi hanno subito pensato anche ad aumentare l’attrattività turistica della zona. Cosicchè si sono messi a plasmare dei modellini raffiguranti i più importanti edifici della Transilvania, che li ha portati ad aprire anche un parco tematico, nel bastione Telegdy, della fortezza collocata al centro storico di Odorheiu Secuiesc. Al momento, il parco conta 21 modellini di noti edifici storici, però entro l’anno prossimo dovrebbero esserne aggiunti altri 30. L’anima del gruppo Legendarium è Szabolcs Fazakas, il quale spiega come è nata l’iniziativa.

    Il progetto è partito dieci anni fa. Abbiamo ricevuto una mappa culturale delle leggende europee al Parlamento di Bruxelles. Era molto bella, però il nostro Paese era rappresentato solo dalla leggenda di Dracula. E vi dico che, solo nella regione romena in cui vive la comunità seklera, abbiamo raccolto ben 157 leggende, altrettanto pregevoli come quella di Dracula. Ho pensato di presentare al mondo occidentale la nostra cultura, perchè queste leggende sono altrettanto interessanti come quelle dei gallici, degli scozzesi o dei celti. Se guardiamo la tv, vediamo che i cartoni animati che hanno come protagonisti Asterix e Obelix raccontano una leggenda dei gallici. Così anche noi abbiamo tentato di raccogliere le nostre, abbiamo disegnato una mappa per i bambini – non geografica, bensè una che raffigura un mondo delle fiabe. Ci abbiamo messo anche dei punti di riferimento come città e fiumi, dice Szabolcs Fazakas.

    Su richiesta dei genitori e degli insegnanti che hanno visto la mappa, è venuto fuori anche un libro che raccoglie le leggende. Non appena è stato pubblicato il libro, piano piano abbiamo cominciato a confezionare dei prodotti in cui si fa riferimento a queste leggende. Ad esempio, due giochi, uno con tartari, e un altro tipo caccia ai tesori. Questi giochi piacciono tanto ai bambini, perchè sono più interessanti. Devono raccogliere tesori, abbiamo fatto anche delle scatoline di legno dipinte, con sacchettini da mettere il tesoro dentro. Quindi, anche noi siamo diventati bambini e abbiamo cominciato a ragionare a modo loro, aggiunge Szabolcs Fazakas.

    A questo punto, fino alla creazione del Parco tematico Mini-Transilvania mancava solo un passo. Szabolcs Fazakas spiega che la mostra è stata allestita nel bastione della fortezza di Szekely Tamadt, che prima faceva da deposito. I modelli degli edifici sono stati creati da un architetto di Budapest, originario dalla provincia di Harghita. Nel parco Mini-Transilvania sono rappresentate tutte le nazionalità della regione. I modelli del parco sono edifici storici della Transilvania, con le proprie leggende. Ho viaggiato tanto in Europa, e ho visto il Mini-Europe a Bruxelles, il Mini-Mundis in Austria o la Mini-Italia. E allora mi sono chiesto perchè non avere anche noi la Mini-Transilvania, per far vedere com’erano questi monumenti una volta, poichè noi raffiguriamo questi edifici così come erano nella loro età dell’oro. Sarà un parco interattivo, che avrà anche la forma della regione della Transilvania, e in cui i visitatori scopriranno anche le storie di ogni edificio. I bambini potranno cogliere l’intera essenza geografica e culturale della zona, dice ancora Szabolcs Fazakas.

    Il nostro interlocutore ha enumerato alcune attrattive del parco. Al momento ci sono 20 edifici: chiese sassoni incluse nel patrimonio dell’UNESCO, il Monastero costruito dal principe Constantin Brancoveanu a Sambata de Sus, il Castello di Bran, le fortezze di Rasnov, Fagaras e Odorheiu Secuiesc, la Chiesa francescana di Sumuleu Ciuc. Alla fine, il parco avrà 80 modellini. Tenteremo di presentare anche edifici e luoghi già di interesse internazionale, ad esempio l’officina del fabbro nei pressi di Hunedoara, dove sono stati forgiati alcuni pezzi della Torre Eiffel. Tentiamo di far vedere agli europei quanto ha dato all’Europa questa regione del nostro Paese. E tentiamo anche di attirare dei turisti, assicura Szabolcs Fazakas.

    Inoltre, saranno da ammirare i modellini della cappella di Gesù di Odorheiu Secuiesc, della chiesa fortificata di Darjiu, l’unico monumento della provincia di Harghita incluso nel patrimonio dell’UNESCO, del castello degli Hunyad e la fortezza di Deva, nonchè quello della sinagoga di Dej. Tutti i dettagli sono disponibili in romeno, ungherese e inglese, e l’ingresso nel parco Mini-Transilvania è libero. Gli iniziatori del progetto stanno anche lavorando ad una serie di cartoni animati, dedicata alle leggende del posto, che presenteranno sul mercato internazionale. (traduzione di Iuliana Anghel)

  • Principe Carlo, testimonial per Romania a New York

    Principe Carlo, testimonial per Romania a New York

    Il documentario Wild Carpathia – Seasons of Change, realizzato in Romania dal giornalista britannico Charles Ottley, sarà presentato in prima nord-americana questo fine mese alla sede delle Nazioni Unite a New York. L’Istituto Culturale Romeno degli Stati Uniti precisa che il Principe Carlo d’Inghilterra si rivolgerà in un videomessaggio ai partecipanti all’evento. Il documentario presenta i cambiamenti del paesaggio nel susseguirsi delle quattro stagioni ed elogia le tradizioni conservate dai paesini romeni. Nel contempo, il giornalista Charles Ottley vuole anche tirare un segnale d’allarme sui devastanti effetti dei diboscamenti illegali nelle foreste dei Monti Carpazi. Negli ultimi cinque anni, il noto giornalista britannico, col sostegno della Fondazione del Principe Carlo, ha realizzato una serie di documentari dedicati alla tutela dell’ambiente, delle foreste e delle montagne della Romania.

  • Devis Mangia allena squadra romena

    Devis Mangia allena squadra romena

    Il noto allenatore Devis Mangia è il nuovo tecnico della squadra di calcio romena CS Universitatea Craiova. Dopo le precedenti esperienze con Bari, Ascoli, e, nella serie A – Palermo, litaliano è giunto in Romania, dove è stato presentato di recente nella città capoluogo della provincia di Dolj, nel corso di una conferenza stampa. Devis Mangia, in una dichiarazione rilasciata al collega Gabriel Balica della sede regionale Radio Romania Oltenia di Craiova.




  • I colori della Tismana

    I colori della Tismana

    La Tismana è un luogo ricco di spiritualità. In mezzo a grandi foreste, la principale attrattiva resta l’omonimo monastero, eretto nel 14esimo secolo. Sono particolarmente impressionanti il tesoro di questo luogo di culto, ma anche la pittura su sfondo rosso orientale, tipico per il monastero Tismana. Da non perdere, i piatti tipici della zona, tra cui spiccano quelli a base di trota di montagna, che non manca in alcuno degli agriturismi locali.



    Sito in un quadro naturale particolare, il monastero di Tismana fu costruito in un solo anno e il suo nome deriva dagli alberi di tasso che coprivano allora tutta la zona. Fu eretto grazie ad un monaco di nome Nicodim, il quale ha eretto anche altri luoghi di culto nella zona e venne canonizzato per i suoi meriti. Alla costruzione della chiesa furono utilizzate tecniche di costruzione particolari per quel periodo. In più, la chiesa, il cui colore dominante è il rosso, conosciuto come “il rosso di Tismana”, nasconde bene il segreto della creazione di questo colore. Il monastero di Tismana è protetto da mura alte e all’interno ci sono le celle delle monache e un piccolo museo.



    Il monastero è il più noto obiettivo turistico della zona, però Tismana è un luogo straordinario, ricco di tradizioni, storia e folklore — afferma Ovidiu Popescu, segretario generale dell’Associazione per la Promozione e lo Sviluppo del Turismo, A casa di Brâncuşi”: La località è stata premiata nel 2016 al concorso Eden, destinazioni europee di eccellenza, alle sezioni turismo e gastronomia. È conosciuta per i tappetti tradizionali e per altri simboli dell’artigianato tradizionale. È anche un luogo ricco di cacciagione, perché include una parte del Parco Nazionale Domogled Valea Cernei e confina con il Parco Nazionale Retezat. Vi si organizzano anche festival nazionali. Il Festival della Canzone, della danza e degli abiti tradizionali del Gorj è già tradizionale. La prima edizione risale al 1966 e da allora viene organizzato quasi ogni anno. Il 25 marzo, per l’Annunciazione, è stato organizzato un festival tradizionale tipico per la Tismana: Il Festival della Trota. La zona è ricca di allevamenti privati di trota, un pesce tipico da queste parti. Invitiamo gli ascoltatori a partecipare in autunno al Festival del Castagno. Per il salvataggio di questo albero c’è stato molto impegno negli anni passati. Il Festival delle Gelatine, tipico per la Tismana, si svolge sempre in autunno, in una famosa villa dove lo scrittore romeno George Coşbuc ha tradotto la Divina Commedia. E’ un luogo ricco di storia perché numerose personalità della cultura romena sono state affascinate da Tismana. Il Festival delle Gelatine è unico a Tismana anche per l’abbinamento gastronomico unico: solo nel Gorj le gelatine si mangiano non come antipasti, ma assieme a involtini caldi.



    A Tismana è aperto anche un museo unico in Europa: il Museo del Tesoro, aperto in una grotta vicino al monastero che ha ospitato quasi duecento tonnellate di oro, parte del tesoro della Romania, nascosto lì per non finire in mano ai sovietici. Nella stessa grotta furono depositate all’epoca anche tre tonnellate del tesoro della Polonia, che era in transito per la Romania. Sono presentati al pubblico i momenti più importanti del periodo 1944-1947, così come risultano dai documenti conservati negli Archivi della Banca Centrale della Romania. Sono offerte ai visitatori informazioni-chiave sul ruolo dei soldi e della banca centrale, anche ai convegni e alle conferenze organizzate in questo spazio espositivo.



    Ioan Lesenciuc lavora presso la Banca Centrale della Romania e fa da guida al museo due-tre giorni al mese: Alcuni esponenti della Banca Centrale, del Ministero delle Finanze, del Governo, si sono occupati del trasporto, della gestione e della sorveglianza del tesoro, nel periodo in cui rimase nascosto nella grotta, isolato, perché vi furono versati 100 metri cubi di calcestruzzo. Il tesoro è ricostituito in conformità ai documenti conservati presso la Banca Centrale. Non è tutto, ne mancano alcune casse piccole, ma si vede la parte più importante.



    Il Museo del Tesoro a Tismana è un investimento unico in Europa. I lavori sono stati avviati nel 2013. Ioan Lesenciuc: Era formato da due tipi di lingotti: lingotti di standard internazionale, che pesano 12 chili ciascuno e di standard nazionale, da 6,65 chili ciascuno. Nel periodo 1944-1947, vi furono custodite 191 tonnellate di oro puro. Oltre a queste, la Romania ne aveva altre 40,7 tonnellate d’oro, conservate nelle banche del Regno Unito. A parte l’oro romeno, la Romania custodiva circa 2,7 tonnellate dell’oro polacco, che veniva trasportato in Grecia e fu affidato nel 1939 al Governo della Romania. La Banca Centrale accettò che una piccola parte del tesoro della Polonia fosse conservato a Tismana.



    Ovidiu Popescu, segretario generale dell’Associazione per la Promozione e lo Sviluppo del Turismo dice che molti turisti includono la Tismana in un itinerario molto più ampio: C’è tutta una storia lì, nella grotta accanto al monastero Tismana. La zona è molto visitata ed è inclusa nelle gite che si fanno a Peştişani e Hobiţa, il villaggio natio dello scultore Constantin Brâncuşi. L’itinerario turistico più popolare va da Târgu Jiu, a Hobiţa alla Casa memoriale Brâncuşi e a Tismana, poi continua con Baia de Aramă e Herculane. I paesaggi sono straordinari.



    È un luogo in cui ci si può rilassare, partecipare a vari eventi tutto l’anno, scoprire un po’ dell’arte tradizionale e moderna e uno scorcio della storia recente della Romania. (tr. G.P.)

  • Tradizioni pasquali romene

    Tradizioni pasquali romene

    Anche i fedeli in Romania, in maggioranza ortodossi, celebrano, questanno, la più grande festa del Cristianesimo, la Pasqua, il 16 aprile. La Settimana Santa, segnata da messe speciali in ricordo della Passione di Cristo, culmina nella notte tra il sabato e la domenica con lannuncio della Resurrezione, tra i rintocchi delle campane che suonano a festa. La Pasqua resta per i romeni una festa da passare in famiglia che riunisce tutti intorno alla tavola piena di prelibatezze tipiche. Festeggiata, spesso, dagli ortodossi e cattolici, in date diverse, la Pasqua si è sovrapposta ad antichi riti precristiani, e i simboli che le vengono attribuiti oggi hanno antiche origini.



    “Le tradizioni in Valacchia e Moldova possono essere considerate le più vicine alla cultura e alla civiltà popolare romena. Si sono sovrapposte, come succede nella cultura popolare, ad usanze e tradizioni precristiane associate alle feste che celebrava la popolazione prima della conversione al cristianesimo, feste legate alla primavera e allarrivo dellestate, alla semina, alla coltivazione della terra. La festa della Pasqua essendo mobile, le usanze si adattano alle condizioni meteo. In tutti i villaggi si fanno le pulizie generali nelle masserie e sui campi già seminati o che verranno coltivati, ma anche nei vigneti e frutteti. Di solito, vengono anche bruciati i rami secchi e tutti sono pronti ad accogliere nelle loro case i sacerdoti che vengono a benedirle”, ha raccontato sulle tradizioni pasquali tipiche di queste regioni dalletnologo Florin-Ionuţ Filip Neacşu.



    Come vuole la tradizione, per Pasqua, in Romania, si colorano nel Giovedi Santo le uova, soprattutto di rosso, come simbolo del sangue versato dal Redentore per lespiazione dei nostri peccati, uova che si donano come auspicio di rinascita e fecondità, e si mangia lagnello, per evocare il sacrificio di Cristo. Le uova si colorano in casa con diversi colori oppure appiccicando alluovo sagome di carta o foglioline di verdura di solito a forma di croce, coprendo luovo con buccia di cipolla che conferisce al guscio un color marroncino e mettendolo a bollire. La colazione della mattina di Pasqua si fa a suon di uova sode colorate perchè la Pasqua non è tale senza la rituale rottura delle uova che vengono poi consumate.



    La tradizione delle uova dipinte, molto antica, viene osservata ogni anno in tutte le zone etnofocloristiche del Paese. Nelle comunità cattoliche, è apparso ulteriormente anche luovo di cioccolato, come anche i coniglietti e altri simboli della primavera, realizzati con abilità dai mastri ciccolatieri. Il Banato e la Transilvania sono le zone in cui questi si incontrano più spesso. Nelle altre regioni, le uova sode di gallina oppure doca vengono dipinte di rosso, ma anche di altri colori vivaci. Luovo dipinto è il fiore allocchiello dellartigianato romeno, un vero capolavoro darte popolare. In Bucovina le uova sono dipinte con tecniche secolari molto elaborate, su qualsiasi tipo di guscio, di gallina, anatra, oppure oca, con la cera dapi calda mescolata a colori vegetali, ottenuti ad esempio, dalla corteccia di quercia, dalle foglie di cipolla o dal guscio di noce. I motivi decorativi illustrano la vita e la spiritualità contadina, con i loro simboli: uccelli, animali, piante, attrezzi, e scene bibliche. Gli stessi motivi si ritrovano anche sui costumi popolari tipici. Il più antico abbinamento di colori è rosso- bianco, ma ciascuna zona della Bucovina ha i suoi colori tipici. A Brodina de Sus, ad esempio, ritroviamo i caratteristici motivi su sfondo rosso, a Paltinu, il mix di rosso e arancione, e a Ciocanesti, lo sfondo cromatico nero su cui prevalgono i motivi rossi e gialli.



    “Nel passato, le uova erano dipinte di rosso con laiuto del succo duva in cui si mettevano foglioline di varie piante, la cui forma restava impressa sul guscio delluovo. La tradizione delle uova dipinte si è sviluppata soprattutto in Moldova e Bucovina, diventando una straordinaria arte a se stante. In tutte le zone del Paese si osserva, soprattuto nella Settimana Santa, il digiuno, quello ortodosso essendo molto più severo rispetto a quello cattolico. In tutti i villaggi romeni, a partire dal 19esimo secolo, la messa di Pasqua si celebra a mezzanotte e intere comunità si riempiono nella notte santa della luce delle candele. La Pasqua è una festa della gioia, della fiducia che la vita vincerà la morte”, ha raccontato sempre Florin-Ionuţ Filip Neacşu.



    Delia Suiogan, etnologo presso lUniversitatea del Nord di Baia Mare ci racconta come ci si prepara per la Pasqua nel Maramureş storico. “Nella Settimana Santa viene concluso qualsiasi lavoro sul campo, la gente fa le pulizie, vernicia i tronchi degli alberi di calce spenta, perchè si dice che nei giorni di Pasqua uno debba essere pulito sia nello spirito, che nel corpo, e che tutto ciò che ci circonda debba essere pulito. Nel Mercoledi Santo comincia la preparazione delle prelibatezze tipiche, comincia la raccolta di tutte le piantine per la pittura delle uova. In Maramures, le uova vengono ancora dipinte con colori vegetali, naturali. Le anziane conoscono ancora moltissime ricette di preparazione di simili colori”.



    Nel Giovedi Santo o nel Sabato Santo si prepara la pasca, la torta di pasta frolla farcita con ricotta e frutta candita, che nella notte di Pasqua viene portata in chiesa per essere benedetta e solo dopo viene consumata. Poi si preparano il panettone e lo sformato e larrosto di agnello. Lagnello viene preparato secondo un vero e proprio rituale. Nel Giovedi Santo viene messo in una salsa daglio con varie spezie perchè la carne diventi più morbida e saporita, e sabato si mette al forno. Nel Venerdi Santo è vietata qualsiasi attività nella masseria, e si deve osservare il digiuno totale, in rispetto per il sacrificio del Redentore.



    Nella mattina di Pasqua, dopo la messa della Risurrezione celebrata a mezzanotte, in Maramures si svolge anche il rituale del lavaggio nellacqua in cui è stato messo un uovo pasquale dipinto di rosso, accompagnato da auguri che lanno sia prospero per ciascun membro della famiglia. A prescindere dalla regione romena in cui si festeggia, la Pasqua è una festa della gioia e della speranza in un nuovo inizio. (traduzione di Adina Vasile)




  • Romeni celebri nel mondo

    Romeni celebri nel mondo

    Si è esibita sulle più importanti scene del mondo
    assieme a partners come Placido Domingo, Luciano Pavarotti o Jose Carreras. E
    nata a Bucarest l’11 giugno del 1942 ed ha lasciato la Romania a 29 anni dopo
    che di è vissuta in Germania a Parigi e a Vienna. Negli anni 80 si è trasferita
    in Grecia, Paese in cui vive anche oggi, essendo per altro a metà greca. La
    soprana Marina Krilovici, perche si tratta di lei, non ha pero’ mai dimenticato
    di essersi formata in Romania. Assieme alla professoressa Lidia
    Vrabiescu-Vatianu.


    Già dal periodo degli studi all ‘Accademia di
    musica Ciprian Porumbescu ha ottenuto
    il primo premio e la Medaglia d’Oro in numerosi concorsi internazionali. E
    diventata solista dell’Opera di Bucarest, dove ha esordito nel 1966 con il
    ruolo di Donna Anna in Don Giovanni. Il giornalista culturale Marius
    Constantinescu sintetizza il percorso nazionale e internazionale della soprana
    Marina Krilovici Importante per la
    sua personalità e ricordare che, dopo aver vinto alcuni tra i più importanti concorsi
    internazionali di canto – dal concorso
    Internazionale George Enescu fino al quello di Montreal- interpretando Pace mio Dio come poche altre
    sue contemporanee lo avevano fatto, nella seconda metà degli anni 60, Marina ha
    erotto sulla scena dell’Opera Nazionale di Bucarest malgrado gli impedimenti da parte di alcuni dei nomi più importanti che
    governavano la vita musicale bucarestina in quel momento. Poi, a breve tempo,
    parte all’Opera di Stato di Amburgo dove ha perfezionato il suo stile avendo
    incontri definitori con partners come
    Placido Domingo o Nello Santi. Sempre li si è preparata per gli incontri con le
    più importanti scene internazionali, dalla Covent Garden, dove ha cantato
    nellAida assieme a Veronica Cortez nel 1971, fino all’Opera di Chicago, la Metropolitan,
    l’Opera di Stato di Vienna e molte, molte altre. Evidentemente, dobbiamo soffermarci
    anche all’incontro con colui che è stato non solo parrtner di scena in molti
    spettacoli, ma anche partner di vita, il baritono Kostas Paskalis, anche lui un
    nome rispettato nel mondo della musica internazionale. L’incontro è avvenuto a Londra, all’inizio degli
    anni ’70


    La soprana Marina Krilovici ha eccelso in diversi
    ruoli. A partire da Leonora della Forza del Destino – Pace mio Dio, l’aria
    ambasciatore della Krilovici almeno nei primi anni della sua carriera
    internazionale, continuando con Tosca,Santuzza della Cavalleria Rusticana,
    Elisabetta di Don Carlo, l’Aida di Verdi o Carmen di Bizet.






    Aprezzata come voce di eccezione, Marina Krilovici
    torna in Romania nel 1991, nella prima edizione dopo la rivoluzione del
    Festival Internazionale George Enescu, cantando in Tosca sulla scena dell’Opera
    Nazionale di Bucarest. Marius Constantinescu ricorda il momento: E stata una presenza molto attesa per
    le generazioni anteriori, che la
    conoscevano già prima della sua partenza, ma anche per la mia generazione, che
    incontrava uno dei nomi più invocati,ma anche più nascosto tra gli artisti
    romeni di quel periodo.


    Ed è stato un incontro con una voce come un
    torrente, e mi viene in mente questo tipo di paragone perche si trattava di una
    voce somptuosa, piena di colore e di armonia, di passione.E la passione direi
    che è il sostantivo che meglio la rappresenta, non solo in Tosca ma in tutti i personaggi
    che ha interpretato.

    O.Cordos

  • Il Palazzo Sturdza di Miroslava

    Il Palazzo Sturdza di Miroslava

    Nel sud-est della Romania, nei pressi dellex capitale della regione storica romena Moldavia, Iasi, ma anche del confine orientale del Paese, il Comune Miroslava custodisce, nei suoi 13 paesini, tesori etnografici e architettonici, oltre a tesori naturali. Chiese in legno risalenti al XVIIIesimo e al XIXesimo secolo, rovine di insediamenti neolitici, colline pittoresche a distanze facilmente percorribili luna dallaltra. Ad esempio, la chiesa in legno di Voroveşti risale al 1768, è costruita interamente in travi di quercia massiccia, rinforzate con argilla, le fondamenta essendo in pietra. Sempre in legno, ma in legno di tiglio, è fatta anche liconostasi, e le icone sono state dipinte nel 1918. Unaltra chiesa in legno, risalente al 1806, è “San Nicola” di Ciurbeşti. Dichiarata monumento storico nel 1928, questa chiesa è un vero museo, con un ricco patrimonio di oggetti di culto risalenti al XIXesimo secolo. Ma la principale attrattiva è il Palazzo Sturdza, monumento di architettura, ma anche istituzione culturale. Con unarchitettura tipica per le costruzioni dei boiardi della fine del XVIIIesimo secolo e linizio del XIXesimo, il palazzo ospita ai nostri giorni il Museo Etnografico dellAgricoltura e la biblioteca del liceo agricolo di Miroslava. Il Palazzo Sturdza si è fatto notare più volte lungo la storia, come abbiamo appreso da Ştefan Susai, direttore del Centro dinformazione Turistica di Miroslava.



    “Il Palazzo è stato fatto costruire alla fine del XVIIIesimo secolo dal boiardo Teodor Balş. Nei secoli successivi, è diventato proprietà delle famiglie Balş, Mavrocordat, Beldiman e Sturdza. Esattamente cento anni fa, quando Iasi era capitale di guerra, il palazzo è stato visitato dalla Regina Maria. Allepoca, il palazzo apparteneva alla principessa Olga Sturdza, figlia del principe Alexandru Mavrocordat e di Lucia Cantacuzino-Paşcanu. Nel 1917, lei ha aperto nel palazzo di Miroslava lorfanotrofio Principessa Olga Mavrocordat-Sturdza. Il 1 settembre del 1919, sempre qui è stata aperta la Scuola Superiore di Agricoltura. Il 1831, in questo palazzo è stato aperto lIstituto per i Figli dei Nobili, la prima scuola di agricoltura con insegnamento in romeno. Tra i suoi studenti si è annoverato anche Mihail Kogălniceanu, cui è intitolato oggi il liceo agricolo nel nostro comune”, racconta Ştefan Susai.



    Attualmente, il PalazzoSturdza ospita non solo la biblioteca del liceo agricolo, ma anche un museo etnografico il cui patrimonio è stato raccolto con laiuto degli studenti dai 13 paesini del Comune Miroslava. Essi vi hanno portato oggetti trovati nelle loro masserie, come attrezzi agricoli e costumi tradizionali. Il museo custodisce anche foto depoca e molti oggetti di argilla. (traduzione di Adina Vasile)




  • La storia del gelato artigianale

    La storia del gelato artigianale

    Vi proponiamo di fare un’incursione nella storia del gelato che sembra iniziare nel periodo di gloria dell’Impero Romano, quando era una prelibatezza rara, riservata a re e imperatori. Più tardi, nel Medioevo, Marco Polo ha scoperto questo squisito dolce nell’Oriente e lo ha portato anche ai suoi compatriotti. La ricetta era simile a quella del sorbetto.



    La storia locale rileva che nei Principati romeni questo delizioso dolce è stato assaggiato per la prima volta alla corte di Constantin Brâncoveanu, che aveva fatto scavare un buco sotto la terra, pieno di ghiaccio, in cui conservava sorbetti, acqua, frutta e vino, creme gelate e sciroppi per i banchetti principeschi.



    Mihaela Cuţurescu ha imparato tutto sul gelato a Bologna ed ha aperto nella zona centrale di Bucarest una gelateria adattata ai gusti locali. Come è iniziata la storia? Tutto è partito da un’ispirazione che ci è venuta. Ci è piacciuto il prodotto così tanto, che ce ne siamo semplicemente innamorati. Sul mercato le cose cambiano, ci sono tendenze. Così succede anche sul mercato alimentare, ci orientiamo verso cose migliori, più sane, verso ingredienti naturali. La principale differenza è data dagli ingredienti, cioè il gelato artigianale ha sempre il latte come primo ingrediente, cui si aggiungono diverse creme, al pistacchio, alle nocciole, al cioccolato, alle noci di cocco, ai frutti di bosco. Si possono aggiungere diversi ingredienti, ma il latte è il primo, e possimo metterci anche panna o panna montata. Perciò anche il gusto e la consistenza possono essere diversi. — racconta Mihaela Cuţurescu.



    Anche se il gelato artigianale assomiglia al gelato della nonna, grazie alle nuove tecnologie diventa più cremoso. In più, per preparare il gelato artigianale, bisogna studiare e in Italia esiste anche un’università specializzata, come spiega Mihaela Cuţurescu: Si tratta della Carpigiani Gelato University che ha portato la gelateria agli attuali standard, là c’è un Museo e si tengono anche i corsi che abbiamo freqentato pure noi. La loro tradizione è di qualche centinaio di anni, raramente si trova gelato industriale in Italia. Al corso ci raccontavano che i gusti sono assai diversi da una zona geografica all’altra, anche in Italia. Noi adesso siamo nella fase in cui stiamo ancora imparando. Se a Bologna ci sono probabilmente 200 gelaterie, in tutta Romania ne abbiamo 200.



    Mihaela Cuţurescu ci dice che cosa ha imparato in Italia: Ci sono diversi corsi, per principianti, di livello intermedio o avanzato, in cui si impara come equilibrare i gusti nel prodotto, come si preparano le basi e come viene poi equilibrato il prodotto, perché il segreto sta nell’equilibrio. Ci sono formatori che probabilmente fanno i gelatai da decine di anni e che hanno cominciato anche a insegnare. Abbiamo partecipato a tutti i tipi di innovazioni. Parallelamente ai corsi che frequentavamo, c’erano anche corsi di innovazione e a quanto ho capito la tendenza sarebbe di portare il gelato nei ristoranti stellati, come antipasto. Si punta molto su una base al formagio, o al salmone, cose inedite! Bisogna fare molti test, perché questo sembra essere il segreto del successo: fare molti test. E’ una zona ampia, che parte dagli ingredienti. Una crema al pistacchio può avere decine di varianti. Nel momento in cui scegli una crema al pistacchio, devi aver fatto un corso di analisi sensoriale, per capire cosa devi assaggiare. Una crema al pistacchio è molto concentrata e quando viene diluita devi sapere come lavorarci. 10 grammi possono rappresentare una differenza enorme in un chilo di gelato. Al corso ci dicevano che non si può prendere una ricetta dall’Italia e farla uguale in Romania o in qualsiasi altro Paese. Il latte è diverso, i gusti della gente sono diversi, e bisogna sperimentare: togliere cinque grammi di qua, aggiungere cinque grammi là. E se si aggiunge un po’ di basilico oppure nel gelato al caramello si mette un po’ di sale … E’ effettivamente un gioco.



    Mihaela Cuţurescu ci ha detto verso che cosa tendono i gusti dei romeni: In Romania giocchiamo con gli ingredienti standard nella gelateria. L’anno scorso abbiamo cominciato con le creme, alla nocciola, al pistacchio. Io personalmente preferisco il gelato più pesante. Seguendo i gusti dei nostri clienti abbimo puntato anche sui sorbetti ai frutti di bosco, al limone, alla limetta, allo yogurt e al limone, al cioccolatto e alla vaniglia, che non manca mai. Abbiamo anche gelati che riproducono quelli industriali, sono praticamente rifatti i gelati industriali, ma con altri ingredienti.



    Dato che devono crearsi un mercato proprio ed educare il gusto dei clienti, i creatori di gelato artigianale devono partire da gusti che ricordano qulcosa di conosciuto ai clienti e solo dopo cercare di esplorare nuovi orizzonti: I clienti scelgono i gusti premium, anzicché assaggiare il gelato alla vaniglia e al cioccolato, che conoscono già dal gelato industriale, proverebbero quello al pistacchio, alle nocciole, sono interessati a qualcosa di nuovo, ma che parta da un gusto che riconoscono. Abbiamo fatto diversi esperimenti e ora siamo interessati ad un gelato che abbiamo assaggiato in Italia e che ha alla base la gorgonzola. E cercheremo di combinarla con il miele. Deve esserci sempre qualcosa di nuovo, che può sembrare molto stravagante. – racconta Mihaela Cuţurescu.



    E siccome le temperature sono in aumento, non ci resta che assaggiare una o due coppe di gelato artigianale, perché di più non potremmo, ci ha assicurati la nostra interlocutrice, dato che questo gelato è molto consistente. (tr. G.P.)