Category: Raccontare Romania

  • La Regina Elena

    La Regina Elena

    Tra le sovrane di Romania, Elena, la madre di Re Michele I, è forse la meno conosciuta. Nata nella famiglia reale della Grecia nel 1896, la terzagenita di Costantino I di Grecia e di Sofia di Prussia, ricevette uneducazione britannica.



    Sfortunatamente, fu la regina che visse un gran numero di esili. Alletà di 14 anni, nel 1910, partò in esilio assieme al padre. Nel 1917, invece, dopo labdicazione forzata del padre, Elena si rifugiò in Svizzera.



    Dopo la Prima Guerra Mondiale, la giovane principessa conobbe nel 1920 il principe Carlo di Romania, il futuro re Carlo II. Nel 1921 sposò Carlo e nello stesso anno diede vita al loro figlio Michele, il futuro re di Romania, Michele I.



    Ma le sue sofferenze continuarono e nel 1925 Carlo II rinunciò al trono della Romania per rimanere allestero assieme allamante Elena Lupescu. Nel 1927 il divorzio fu pronunciato. Elena rimase in Romania e si occupò delleducazione del figlio minorenne, re Michele. Nel 1930, invece, con il ritorno di Carlo in Romania e la ripresa del trono, Elena, infastidita dallex marito, parti unaltra volta in esilio, nel 1932, questa volta a Firenze, ricevendo il diritto di vedere il figlio solo due mesi allanno.



    Nel 1940, Carlo II lasciò per la seconda volta il trono della Romania e Michele I lo sostituì nuovamente. A questo punto, Elena tornò in Romania e fu ricevuta con onori da suo figlio. Ricevette il titolo di “Maestà” e “Regina-Madre”. Ma la storia volle diversamente e le serie di esili continuò. Nei primi giorni del 1948, la Regina-Madre lasciò definitivamente la Romania assieme al figlio Michele I, obbligato ad abdicare dai comunisti. Lunica consolazione è stata quella di rimanere accanto al figlio fino alla propria morte nel 1982 a Losanna, in Svizzera.



    Negli anni difficili della Romania durante la Seconda Guerra Mondiale, Elena non rimase passiva davanti alla tragedia degli ebrei. Lo storico Alin Ciupala racconta che la regina Elena salvò tanti ebrei condannati a morte dal regime del maresciallo Antonescu.



    “Durante il regime di Antonescu, instaurato nellautunno del 1940, continuato dopo la ribellione legionaria del 1941 e organizzatore di quello che possiamo chiamare lOlocausto in Romania, la regina Elena è intervenuta e messo in gioco la sua intera autorità per salvare numerose famiglie di ebrei dalla deportazione e dalla morte. Questo fatto è stato riconosciuto ed Elena è stata insignita dellonorificenza di Giusta tra le nazioni”, ha raccontato a RRI Alin Ciupala. (traduzione di Razvan Galos)




  • La camicia tradizionale romena, tra tradizione e modernità

    La camicia tradizionale romena, tra tradizione e modernità

    In attesa di essere
    inclusa nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, la camicia romena non è solamente un abito, bensì un’estensione simbolica del corpo umano, il legame tra il
    piano terreste e quello celeste. Indossata tutti i giorni all’interno delle
    comunità tradizionali, ma anche nei momenti importanti della vita come il
    battesimo, il matrimonio o il funerale, l’IA è sarà sempre un elemento
    identitario incontestabile.




    La camicia
    tradizionale è un’impronta identiaria. Non dobbiamo dimenticare questo fatto,
    poichè gli elementi identitari sono forme di rappresentazione atemporali. Il costume è un
    elemento di patrimonio materiale, ma anche immateriale, culturale, perchè non si tratta solamente di un abito. L’IA non è un semplice elemento che copre il corpo. É apparsa
    grazie al desiderio umano di comunicare con la natura, con tutto ciò che
    rappressenta il micro e il macrocosmo. Mi riferisco al legame tra il corpo
    umano e gli elementi di cui è fatto il tessuto della camicia. Si tratta della
    canapa, la lana e il cotone. Tutti questi elementi sono forme tramite cui
    l’uomo ha assimilato la natura. Nella cultura di tipo tradizionale, tutto
    significa messaggio e comunicazione, racconta Delia Suiogan, etnologo presso
    l’Università del Nord di Baia Mare.




    Indossate sia dai
    maschi, che dalle donne, queste camicie sono prodotte in modo tradizionale con
    materiali ottenuti addirittura nelle case contadine, fatti di fibre vegetali e
    alcune volte di seta naturale. Ovviamente, l’IA
    prende diverse forme a seconda della zona, la forma e i modelli cuciti sempre a
    mano.




    Inoltre, l’ornamento del costume
    tradizionale rappresenta un valore aggiunto nella relazione che l’uomo
    stabilisce con il macrocosmo, tramite l’abbigliamento. Attraverso i segni
    geometrici e tutti gli elementi di cromatica, l’uomo ha portato nella propria
    vita il sole, le stelle, i fiori, il cielo e la terra. Ovviamente la camicia
    tradizionale ha anche un valore sociale. Ogni modello corrispondeva ad una
    certa età e stato sociale. La camicia di tutti giorni era diversa da quella che
    si indossava durante le festività. Abbiamo a che fare, quindi, con attività
    molto importanti che diventavano segni di identità, ha aggiunto Delia Suiogan.

    Con ornamenti o meno, monocromo e addirittura austero, questo costume
    tradizionale viene reinventato da ogni generazione, arrivando anche a
    completare stili moderni d’abbigliamento.




    Gli amanti dell’arte tradizionale cercano di contribuire ad un revival
    del costume popolare autentico. I social media promuovono oggi comunità
    virtuali che fanno scambi di informazioni sui modi di manutenzione di questi
    oggetti di valore.




    L’IA romena è diventata anche un elemento importante sui palcoscenici
    del mondo intero, e gli stilisti includono spesso nelle collezioni haute
    couture elementi romeni autentici. La collezione del designer Philippe Guilet,
    inspirata dalla tradizione popolare romena, ha affascinato il mondo della moda
    francese e la cantante inglese Adele è una vera ambasciatrice dell’IA romena. (traduzione di Razvan Galos)



  • Il compositore Vladimir Cosma

    Il compositore Vladimir Cosma

    Vladimir Cosma, compositore romeno naturalizzato francese, è lautore delle colonne sonore di oltre 300 film e serie televisive, tra cui ricordiamo “Alto, biondo e… con una scarpa nera”, “Il tempo delle mele”, “Diva”, “Asterix e la sopresa di Cesare” e “Le folli avventure di Rabbi Jacob”. Cosma è anche il compositore dellopera “Marius et Fanny”, la cui première mondiale è andata in scena il 2007.



    “Ho vissuto le prime emozioni musicali nella sala dellAuditorium Romeno, ascoltando artisti straordinari. Ho scoperto la musica classica, la musica tradizionale e il jazz. Tutto questo quando avevo tra gli 8 e i 13 anni e fino alla mia partenza dalla Romania il 1962”, racconta Cosma.



    Vladimir Cosma è nato in una famiglia di musicisti ebrei romeni di Craiova (sud-ovest). “Sono nato in una famiglia di musicisti. Per esempio, la nonna paterna era pianista solista, allieva di Felucci Busoni, il grande pianista italo-austriaco, forse il più grande pianista dopo Liszt. Mio padre, Theodor Cosma, era pianista e direttore dorchestra. Ha fatto una carriera importante in Francia e in Romania è stato il direttore dorchestra della casa discografica Electrecord, per la quale ho cominciato a comporre a 13 anni. Invece mio zio Edgard Cosma, direttore dorchestra e compositore, ha creato lOrchestra della Cinematografia di Bucharest, che ha condotto per vari anni”, racconta il compositore.



    Per Vladimir Cosma la musica deve incitare al sogno e alla gioia di vivere. La sua carriera di successo è cominciata al violino. “Ho iniziato la mia carriera come violinista perchè sono nato e cresciuto fino ai 13 anni in un appartamento così piccolo che un pianoforte non centrava. Quindi, i miei genitori mi hanno lasciato suonare il violino fino al momento in cui abbiamo traslocato in un appartamento più grande che potesse ospitare un pianoforte. Questo passo è avvenuto quando avevo 14 anni. Nel frattempo ero diventato un violonista, allievo del celebre professore Garbia Avachian”, racconta Vladimir Cosma.



    Cosma ha lasciato la Romania alliniziativa dei genitori. “Mio padre aveva fatto il liceo a Parigi e da giovane, assieme a mia madre, aveva lintenzione di seguire lattività a Parigi. Dopo il liceo ha fatto il conservatorio, sezione pianoforte, e ha scoperto la musica jazz arrivata attorno al 1930 a Parigi. Voleva stabilirsi a Parigi dove cerano i suoi cugini, e gran parte della famiglia viveva già in Francia. É tornato in Romania il 1939 in seguito alla morte del padre a Bucarest ed ha dovuto restarci perchè nel frattempo era scoppiata la guerra e le frontiere erano state chiuse. È stato lui a organizzare la partenza per lestero, grazie ai contatti che aveva. A me non ha detto niente; io avrei voluto restare. Ero anche innamorato allepoca”, racconta Cosma.



    Nel 2010 il canale televisivo France 3 ha dedicato a Cosma due serate mandando in onda il concerto al Teatro di Chatelet e un documentario intitolato “Vladimir Cosma Intime”.



    Vladimir Cosma ha ricevuto due premi Cézar per la “Migliore musica da film”, due premi 7 dOro per la “Migliore musica da TV” nel 1986 e nel 1991, il “Premio alla Carriera” del Festival di Cannes nel 1983 e numerosi altri premi e riconoscimenti in Francia e non solo.



    Cosma ha vinto anche numerosi Dischi dOro e di Platino nel mondo intero: Francia, Germania, Giappone, Inghilterra, Svizzera, Belgio, Italia, Olanda, ecc. É anche Cavalliere dellOrdine Nazionale alla Legione dOnore, Gran Ufficiale al Merito Culturale della Romania e Commendatore dellOrdine “Des Arts et des Lettres”. (traduzione di Razvan Galos)




  • Il poeta Tristan Tzara

    Il poeta Tristan Tzara

    Il 16 aprile 1896 nasceva a Moinesti, nella Provincia di Bacau (est della Romania), Samuel Rosenstock, conosciuto poi come Tristan Tzara, liniziatore di una delle più radicali correnti culturali del Novecento: il Dadaismo.



    Per di più, lanniversario dei 120 anni dalla nascita del poeta coincide con il centenario del movimento DADA, concepito principalmente dai romeni Tzara e Marcel Iancu, che mirava a risvegliare larte europea del ventesimo secolo.



    La biografia di Tzara è piena di peripezie e metamorfosi. Se le prime poesie sono influenzate del simbolismo, pian piano, specialmente tra il 1913 e il 1915, Tristan Tzara si unisce allavanguardia incipiente in Romania. Il critico letterario Paul Cernat, lautore del libro “Lavanguardia romena e il complesso della periferia”, presenta gli inizi letterari di Samuel Rosenstock.



    “Tzara non ha fatto avanguardia vera e propria in Romania, si è piuttosto manifestato a livello underground insieme al poeta Ion Vinea e allartista Marcel Iancu. Era un periodo in cui Tristan Tzara collaborava con diverse pubblicazioni, non necessariamente davanguardia. Alcune erano simboliste. Lunica rivista con una tendenza più accentuata davanguardia era “Chemarea” con cui ha collaborato nel 1915. É anche la prima volta quando si firma con lo pseudonimo , che ha una storia tutta sua: in parte appartiene a Samuel Rosenstock e in parte ad Ion Vinea. Si tratta di un pseudonimo polisemantico, così come il termine “, ha raccontato Paul Cernat.



    Il nome Tristan Tzara viene inventato in un periodo in cui lo scrittore desidera lasciare la periferia europea in cui era nato per affermarsi in una lingua di circolazione internazionale. Quindi, si pensa che lo pseudonimo indichi proprio questo stato danimo e significhi “triste nel (proprio) Paese” – in romeno “trist in tara”. Inoltre, nel 1924 Samuel Rosenstock cambia ufficialmente il proprio nome in Tristan Tzara.



    Durante la Prima Guerra Mondiale, Tzara arriva a Zurigo dove nel 1916, presso il cabaret di “Voltaire”, prende vita il movimento Dada.



    “La partenza per la Svizzera può essere interpretata come una fuga dalla guerra e come una protesta. Dada è un movimento artistico pacifista; una specie di anarchismo gioviale e paradossale nello stesso tempo, in cui i contrari sono riconciliati e in cui lumorismo e lautoironia sono elementi molto presenti. Le principali creazioni del movimento sono le diverse forme darte viva, arte ambientale, manifesti. I manifesti di Tzara sono probabilmente le opere principali del dadaismo. Ma non si tratta di una corrente creativa vera e propria. Dada ha creato un concetto, un comportamento e uno stato danimo”, racconta sempre Paul Cernat.



    Il movimento non dura molto, e Tristan Tzara scrive anni dopo che “lattività di Dada finisce nel 1922”. Il suo spirito, invece, influenza altre correnti culturali, come il surrealismo, il postmodernismo e la pop culture.



    “Dopo il 1922, i dadaisti prendono armi e bagagli e si indirizzano verso le nuove correnti, più adatte allo spirito dellepoca. Mi sto riferendo al surrealismo e al costruttivismo. Tzara diventa surrealista. Più tardi, passa da questa rivolta estremamente individualista al comunismo. Si presenta come un sostenitore del partito comunista negli anni 30 e partecipa alla Resistenza Francese come simpatizzante dei comunisti allinizio degli anni 40. Continua a militare assieme ai comunisti fino allinzio degli anni 50, quando, sconcertato dalla reazione alla rivoluzione ungherese del 1956, si tira indietro e ritorna al suo vecchio individualismo anarchico. Nel frattempo Tzara invecchia e la sua visione sullarte e sulla letteratura cambia in gran parte. Verso la fine della vita si dedica allesoterismo dei testi medievali. Lo ritroviamo, quindi, profondamente cambiato rispetto al periodo 1916-1920”, ha raccontato a RRI Paul Cernat.



    Ciò nonostante, continua a scrivere poesia surrealista in francese e non solo. Nel 1962 Tristan Tzara muore a Parigi e nel 1996, in occasione del centenario dalla sua nascita, lo scultore tedesco di orgini romene Ingo Glass gli dedica una statua nella località di Moinesti. (traduzione di Razvan Galos)




  • Timisoara, la città delle magnolie

    Timisoara, la città delle magnolie

    La primavera è forse il periodo più bello dellanno per la città di Timisoara, poiché in ogni via fioriscono gli alberi di magnolia. Sita nellovest della Romania, Timisoara è una città multiculturale e romantica con palazzi vecchi, musei, concerti allaperto, piazze da fiaba ed un centro storico unico in Romania, composto da tre piazze, ciascuna rappresentando uno stile architettonico diverso. La città può essere considerata unEuropa in miniatura, in cui convivono tedeschi, serbi, ungheresi, croati, slovacchi e bulgari. Cultura e diversità sono le caratteristiche che rendono Timisoara la destinazione ideale per gli amanti del turismo culturale, è del parere Lucia Solomon, rappresentante del Centro di Informazione Turistica della città.



    “Timisoara è un posto ricco di storia e cultura. Molti turisti che visitano la nostra città rimangono impressionati. La maggior parte degli edifici che incontriamo oggi a Timisoara sono apparsi dopo il 1700. Perciò, i palazzi piu vecchi sono in stile rococò. Inoltre, i turisti possono ammirare anche i numerosi edifici in stile liberty, che rendono Timisoara simile ad altre grandi città europee come Budapest o Vienna. La città è attraversata dal fiume Bega, che ha avuto un ruolo importante nel suo sviluppo. Lungo il canale si affacciano diversi parchi e zone pedonali per le passeggiate. In questo modo, i turisti possono andare da una parte allaltra della città, attraverso i parchi, a piedi o in bici.”



    Timisioara è bella soprattutto in primavera, quando le magnolie con fiori bianchi e rosa offrono un vero spettacolo nei parchi pubblici e lungo il canale Bega. Lalbero di magnolia, portato in Romania alla fine del XIXesimo secolo è facilmente riconoscibile, grazie ai suoi fiori di grandi dimensioni. Durante le passeggiate per la città avrete lopportunità di ammirare i bei fiori e vi renderete conto anche del fatto che Timisoara è una città molto giovane.



    “Timisoara è una città giovane se pensiamo al fatto che ospita sette università, nelle quali studiano circa 50.000 studenti. Lo si sente subito dopo linizio dellanno universitario quando cè molto movimento nelle strade. In più, la sera la città prende vita perchè questanno è stato ristrutturato il centro storico, dove sono allestiti molti locali allaperto. La sera sono numerosi i giovani che approfittano di questatmosfera e altri che preferiscono i concerti. La Filarmonica di Timisoara propone sempre dei concerti di alto livello, ma dobbiamo menzionare anche altre le altre istituzioni culturali della città: lOpera di Timisoara, il Teatro Romeno, il Teatro Tedesco e il Teatro Ungherese. Ci sono anche molti festival che vengono organizzati tutto lanno. Alcuni sono già diventati dei punti di riferimento, come il Plai Festival, il Festival di Jazz, Timisoara Musicale o Bega Boulevard, solo per menzionare alcuni. La gente partecipa con allegria a questi eventi. Sia i residenti, che i turisti”, Lucia Solomon.



    Timisoara è entrata nella gara per il titolo di Capitale europea della cultura 2021. Non cè da stupirsi se pensiamo al fatto che la città ospita il maggior numero di edifici storici della Romania; tredici mila edifici su un totale di quindici mila sono dichiarati monumenti storici. È anche la prima città europea in cui fu introdotta lilluminazione pubblica elettrica. In più, vanta la più vecchia fabbrica di birra nel sud-est dEuropa, fondata nel 1718. La “Piccola Vienna”, come veniva chiamata Timisoara, è lunica città europea con tre teatri di stato in tre lingue diverse. Si valse la fama grazie a nomi importanti che si esibirono in concerti presso la Filarmonica, come Johannes Brahms, Bela Bartok, Karrer, George Enescu, Johann Strauss e Liszt.



    Nel 2016 la Filarmonica cerca di attirare i giovani attraverso concerti inediti, afferma Ioan Coriolan Gârboni, il direttore dellistituzione.



    “Non è nellinteresse di nessuno se proponiamo un concerto in sala per 100, 200 persone. Preferisco un concerto allaperto con un pubblico di 10 mila persone. Limpatto sul pubblico, e specialmente su quello giovane, è molto grande. A Timisoara esiste anche labitudine di organizzare concerti nelle caverne. Ci sono stati interpreti molto importanti e anche orchestre molto note, come lOrchestra Reale Danese per esempio, a sostenere concerti in questo tipo di ambiente. È già una tradizione; abbiamo spettatori fedeli ogni anno che vengono da Israele, Stati Uniti, Canada, Ungheria, Austria”, ha precisato Ioan Coriolan Gârboni.



    Se trascorrerete più tempo nella zona, potrete cercare di conoscere meglio i dintorni, è del parere Lucia Solomon del Centro di Informazione Turistica.



    “Vicino a Timisoara si trovano le cantine di Recas, molto apprezzate per la qualità del vino. Un altro posto con una gran selezione di vini è Petrovaselo. Cè da visitare anche la stazione di Buzias, con le sue acque minerali. Allontanandosi un po, molti turisti scelgono di vedere anche le Montagne del Banato, a volte continuando il percorso fino al Danubio. Altri si indirizzano verso il Castello dei Corvino di Hunedoara, abbastanza noto anche allestero”, ha detto Lucia Solomon.



    Timisoara mette a disposizione 100 alberghi e agriturismi, con un totale di 5.300 posti letto. Da menzionare il fatto che Timisoara e facilmente accessibile sia in macchina, che in aereo. Laeroporto di Timisoara è il secondo più grande della Romania dopo quello di Bucarest. (traduzione di Razvan Galos)




  • Spiritualità ed etnografia nella provincia di Gorj

    Spiritualità ed etnografia nella provincia di Gorj

    Vi invitiamo nel sud-ovest della Romania, per scoprire le case tradizionali della provincia di Gorj, costruite centinaia di anni fa, con abilità tramandate da una generazione all’altra. La casa contadina tradizionale può essere ammirata anche a Curtisoara, al Museo dell’Architettura Popolare di Gorj. Il nostro viaggio parte, però, da Hobita dove, come ricorda il docente universitario Ion Mocioi, si trova la casa museo Constantin Brancusi, allestita nel 1971 al posto dell’antica abitazione del celebre scultore romeno.

    La casa è diventata museo per far meglio conosciuti il paesino natio e l’abitazione di Brancusi. E’ noto che la vera casa dello scultore fu distrutta da un incendio prima del 1900. Successivamente, la sorella di Brancusi ha costruito un’altra, a una notevole distanza dalla vecchia. E’ stata conservata fino a poco fa, però pure questa prese fuoco. La casa museo, con tre stanze e una veranda, poggia su fondamenta di sassi di fiume e ha il tetto di legno. Sia sulla veranda, che nelle tre stanze i pavimenti sono di terra battuta. La stanza di mezzo era adoperata come cucina e allestita secondo la tradizione di fine Ottocento. La terza stanza conservava i beni della famiglia. L’attico era allestito di modo che il fumo del focolare della camera di mezzo venisse utilizzato per affumicare la carne. In tutte le stanze sono stati portati oggetti delle famiglie dei fratelli di Brancusi, proprio come erano ai tempi in cui nacque lo scultore. La famiglia aveva nella zona anche un terreno, venduto dalla madre di Brancusi per tenerlo alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Bucarest, spiega il docente.

    Victor Albinel Firescu, responsabile della sezione etnografia e arte del Museo Provinciale di Gorj, spiega che i turisti che arrivano a Curtisoara scoprono il paesino autentico, proprio com’era due secoli fa. Curtisoara dista circa 90 km da Hobita e 13 dal capoluogo provinciale Targu Jiu. Il nord della regione di Oltenia, in generale, e la provincia di Gorj, in particolare, hanno favoreggiato l’apparizione e lo sviluppo di un sistema architettonico complesso, basato soprattutto sulla lavorazione del legno, spiega Victor Albinel Firescu.

    Le condizioni sono di tipo fisico-geografico, ma anche sociale. Una breve analisi, basata sull’osservazione, mette in risalto una regione con una ricca rete idrografica, determinante per la costituzione degli insediamenti. Un altro elemento importante è l’abbondanza del principale materiale da costruzione: il legno. Socialmente, le condizioni favorevoli alla creazione materiale e spirituale sono specifiche alla gente libera. La continuità del carattere libero delle comunità può essere esemplificata fino ai tempi contemporanei con la resistenza alla collettivizzazione nel periodo comunista. Lo spirito conservatore e pratico degli abitanti di questo spazio è pienamente dimostrato dall’architettura ecclesiastica in legno, più dell’architettura laica. Quest’ultima acquisisce varie sfumature, a seconda del contesto sociale e del periodo storico. Cosicchè attualmente, la provincia di Gorj vanta oltre 120 chiese monumento di legno, autentici gioielli architettonici. Veramente straordinario è il modo in cui sono state costruite e addobbate, ma anche la loro durabilità lungo il tempo. E’ l’effetto delle abilità degli artigiani che non avevano seguito chissà che scuole, ma che avevano una ricca esperienza nel lavorare il legno acquisita lungo i secoli e tramandata da una generazione all’altra, spiega Victor Albinel Firescu.

    L’abitazione di ogni famiglia è il centro dell’universo, aggiunge il responsabile della sezione etnografia e arte del Museo Provinciale di Gorj. E’ lo spazio in cui si sviluppa in maniera armoniosa l’essere umano nella sua piena bellezza e in stretto legame con la natura. Victor Albinel Firescu vi presenta anche il Museo dell’Architettura Popolare di Gorj. Abbiamo delle masserie da tutte le zone etnografiche della provincia. Il Museo si stende su parecchi ettari. Oltre all’architettura in legno, abbiamo anche quella ecclesiastica. Potrete vedere due chiese: la Chiesa Gheorghe Tatarascu, traslocata da Poiana Rovinari negli anni 2000-2002, e la chiesa consacrata a San Giovanni Battista, fondata nel 1821 da Balasa Cornoiu – una chiesa in muratura, con una bellissima pittura naif contadina. Vorrei avere degli ospiti ai quali spiegare tutto quanto palpita su queste terre, che hanno dato tante personalità, anche nel mondo folcloristico. Il visitatore non può capire tutto solo da uno semplice sguardo, ci si deve fermare un po’ di più, aggiunge Victor Albinel Firescu.

    In chiusura, il docente universitario Ion Mocioi vi invita a scoprire la provincia di Gorj. Auspico che tanti turisti vengano qui a vedere la terra natia di Brancusi, la casa costruita da suo padre, identica a quella in cui nacque lo scultore, risalente attorno al 1870. Alcuni alberi del giardino sono proprio dai tempi dell’artista. E’ un’atmosfera attraente, in cui scoprirete l’anima di Brancusi. Io credo che Brancusi va visitato a casa sua, per meglio conoscerlo. I custodi vi aspettano. A Targu Jiu c’è anche un Museo Nazionale Constantin Brancusi, la cui apertura è stata sancita da una legge approvata dal Parlamento della Romania, conclude il docente universitario.

  • Il teatro classico in Romania

    Il teatro classico in Romania

    Da 21 anni, la città di Arad, capoluogo dell’omonima provincia della Romania occidentale, ospita il Festival Internazionale di Teatro Classico. Organizzato dal Teatro Classico Ioan Slavici, è l’unico del genere in Romania. L’edizione 2015 ha avuto come motto un apparente paradosso: una creazione è classica allorquando è moderna, proposto dalla curatrice Maria Zarnescu. Siccome il testo contemporaneo desta un interesse crescente soprattutto per i giovani creatori, abbiamo tentato di sapere dagli organizzatori e dai partecipanti al festival come si colloca in questo momento il teatro classico nello spazio artistico romeno.

    Il teatro classico, in questo momento in cui l’offensiva della novità è talmente forte, è l’unica modalità di offrire un punto di equilibrio particolarmente importante, affinchè il teatro non sia invaso completamente, alla fine, dal sociale e dal politico. Io ho vissuto il periodo in cui l’attore era per forza cittadino, in cui l’aspetto sociale era il più importante e quello politico definitorio. Si era arrivati al punto che, delle cinque prime messe in scena dal Teatro della Gioventù di Piatra Neamt, almeno tre fossero assolutamente romene, di cui almeno due trattassero problemi politici attuali. Eppure, in quel periodo, non so come, spuntava qualche spettacolo autentico di teatro classico, che non ha colore, che non sa di sociale, che non sa di politico, ma che sa di umano. E questo aspetto umano è sempre generalmente valido. Ecco, quindi, quanto sia importante il teatro classico, che definisce e ricompone sulla scena, in maniera artistica, l’uomo. In tutti i suoi dolori e in tutti i suoi momenti comici. E’ l’opinione di Constantin Cojocaru, noto attore romeno 70enne, che ha portato al festival di Arad lo spettacolo L’anitra selvatica di Ibsen, messo in scena da Peter Kerek quest’autunno al Teatro Bulandra di Bucarest.

    Liviu Pintileasa ha 38 anni, è attore al Teatro Maria Filotti di Braila ed è venuto al Festival di Teatro Classico di Arad con lo spettacolo Platonov. Parla con lo stesso entusiasmo del testo classico e del teatro classico. Credo che ci sia stato un periodo in cui i testi contemporanei andavano di moda in un certo qual modo, però io sento che da qualche anno il mondo sta tornando ai testi classici. Una prova è che, persino negli spazi indipendenti, dove, al solito, la gente cerca dei testi contemporanei, sono tornati i testi clasici. Un buon esempio sono proprio io, poichè, oltre al fatto di essere assunto a Braila dove – ecco – è stato messo in scena un testo classico e lo sarà anche a Bucarest, la maggioranza dei testi sono classici e siamo molto felici di avere spettatori per il teatro classico, spiega l’attore.

    L’opinione quasi generale è che, almeno in Romania, i registi giovani preferiscono i testi contemporanei, mentre quelli gettonati hanno una propensione particolare verso il testo classico. Alexandru Mazgareanu fa parte della categoria dei creatori giovani, però nelle sue messe in scena gli spettacoli di testo classico vanno di pari passo con quelli contemporanei. Al festival di Arad, Alexandru Mazgareanu è stato invitato con lo spettacolo Le furberie di Scapino di Molière, messo in scena al Teatro della Gioventù di Piatra Neamt. Ho tentato di raccontare la storia di alcuni giovani che vogliono amare, che si innamorano, che lottano per il loro amore e che non vogliono più tener conto di regole. Uno spettacolo su giovani nonconformisti. E’ stato questo il punto di partenza. Non direi di avere una propensione particolare verso la drammaturgia classica. Mi attirano i testi su temi importanti, temi grandi, con conflitti maggiori. Forse questo sarebbe un motivo per cui sarei a volte propenso verso testi classici, spiega Alexandru Mazgareanu.

    Grazie alla passione di alcuni artisti per i pezzi classici e alla preferenza di una grande parte del pubblico per i grandi testi, il Festival Internazionale di Teatro Classico di Arad è giunto quest’autunno alla 21/a edizione. Il direttore del Teatro Ioan Slavici, Bogdan Costea, organizzatore del Festival, ha però certi riserbi quando si parla del futuro del teatro classico. Posso affermare in piena sincerità che oggi è abbastanza difficile fare una selezione avendo come base testi di teatro classico. Non credo che il festival di teatro classico, il teatro classico, il testo classico spariranno per sempre, però attraverseranno un periodo in cui le cose diventeranno un po’ più sensibili. Credo che sarà sempre più difficile che i giovani registi dimostrino il talento o l’espressione in un incontro con il testo classico, ritiene Bogdan Costea.

    Il critico Maria Zarnescu, che ha curato quest’anno il festival di Arad, contraddice in un certo qual modo il direttore del teatro amfitrione, ritenendo che c’è ancora una ricerca della drammaturgia classica. Quello che mi accontenta è il fatto che moltissimi dei registi più giovani o non così giovani si rendono conto che servono nuove traduzioni. Soprattutto da quello che viene da Molière, dal classicismo francese… lì si sente proprio il bisogno di nuove traduzioni. La seconda necessità che ho sentito in molti è quella di abbinare le arti, per la vittoria dello spettacolare. Certo, non voglio dire che qualsiasi spettacolo dovrebbe diventare musicale, però questo abbinamento e un sincretismo delle arti è richiesto sempre di più, poichè il pubblico non può più stare attento, come nei secoli 17-18/o, esclusivamente al testo. E tanto meno se parliamo di una traduzione antica. Quindi, servono anche altri stimoli. Non credo che il teatro classico perderà mai il vigore quanto tempo i creatori di oggi sapranno renderlo moderno, conclude Maria Zarnescu.

  • Eventi per Festa Nazionale della Romania

    Eventi per Festa Nazionale della Romania

    In occasione della Festa Nazionale della Romania, celebrata il 1 dicembre, Radio Romania ha portato Il Duello dei Violini e Il Violino di Enescu anche in Spagna. Si tratta di due progetti che, dopo aver riscosso standing ovation ultimamente nell’intero Paese, hanno affascinato anche il pubblico spagnolo di Madrid, Barcellona e Saragozza.

    I tre concerti, in programma dal 25 al 30 novembre, sono stati organizzati dall’Istituto Culturale Romeno di Madrid, in collaborazione con l’Ambasciata di Romania in Spagna, il Consolato Generale di Romania a Madrid, il Consolato di Romania a Saragozza e in partenariato con Radio Romania.

    I concerti a Saragozza il 25 novembre e a Madrid il 28 novembre hanno ripreso il torneo di successo del Duello dei violini: Stradivari verso Guarneri, che i violinisti Gabriel Croitoru e Liviu Prunaru, accompagnati dal pianista Horia Mihail, hanno tenuto in 11 città di Romania e della confinante Moldova.

    Gabriel Croitoru ha suonato il violino La Cattedrale, risalente al 1731 e firmato da Giuseppe Antonio Guarneri, appartenuto al grande compositore romeno George Enescu, mentre Liviu Prunaru ha affascinato il pubblico con lo Stradivari Pachoud del 1694.

    Il programma dei concerti all’Auditorium di Saragozza e al CaixaForum di Madrid, ha incluso brani dei compositori Niccolò Paganini, Joachim Raff, Antonio Bazzini, Henryk Wieniawski, P. I. Tchaikovsky, F. Kreisler – Chopin, A. Haciaturian, Isaac Albéniz, Pablo de Sarasate – Chopin, Igor Alexandrovici Frolov, Carlos Gardel, Ángel Villoldo, Augusto Berto şi Gerardo Matos Rodríguez.

    Dopo Madrid e Saragozza, Gabriel Croitoru e il pianista Horia Mihail hanno invitato il pubblico ad un viaggio musicale inedito col violino di Enescu a all’auditorium CaixaForum di Barcellona, il 30 novembre, con brani di Edvard Grieg, George Enescu, Edward Elgar, Heinz Provost, Fritz Kreisler e Pablo de Sarasate.

    Sempre in occasione della Festa Nazionale, Radio Romania ha invitato il pubblico ad un concerto speciale della sua Orchestra Nazionale, diretta dal maestro Nicolae Moldoveanu, accanto ad artisti romeni o nati in Romania, che vantano carriere di successo nel Paese e all’estero.

    Nicolae Moldoveanu ha diretto grandi orchestre del mondo, tra cui la Filarmonica Reale di Liverpool, l’Orchestra Radio dei Paesi Bassi, o le orchestre della BBC. Rafael Butaru è primo violino dell’orchestra dell’Opera Nazionale di Bucarest e dell’Orchestra Giovanile Romena.

    La pianista Rebeca Omordia vanta una bellissima carriera concertistica, soprattutto in Gran Bretagna, mentre il violoncellista Razvan Suma, solista delle Orchestre e dei Cori di Radio Romania, è noto nell’intero Paese grazie ai suoi tornei nazionali Le piace Bach?, Le piace Brahms? e Le piace il tango?.

    Il concerto dell’Orchestra Nazionale di Radio Romania ha proposto al pubblico un appuntamento di eccezione con una delle più note pagine del repertorio sinfonico russo: la suite Quadri da un’esposizione – Ricordo di Victor Hartmann di Modest Musorgskij, che il compositore ha dedicato ad un suo amico pittore scomparso a soli 39 anni.

    Il programma della serata ha incluso anche la nota ouverture all’opera Freischütz del compositore Carl Maria von Weber, ritenuta la prima creazione lirica importante del Romanticismo tedesco, nonchè il Concerto triplo per violino, violoncello, pianoforte ed orchestra del compositore romeno Paul Constantinescu.

    Anche gli istituti culturali romeni all’estero hanno celebrato la Festa Nazionale. Proprio il 1 dicembre, il Palazzo Loredan di Venezia ospita l’inaugurazione della mostra I Principati Romeni e l’Europa Orientale nella cartografia occidentale dal Rinascimento all’Età dei Lumi.

    L’evento è organizzato dall’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia e dal Museo Regionale Arges di Pitesti, in collaborazione con l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, e con il patrocinio dell’Ambasciata di Romania in Italia. La manifestazione è sostenuta dall’Istituto Culturale Romeno di Bucarest.

    La mostra, che resterà aperta al pubblico fino al 18 dicembre, valorizza la preziosa e spettacolare collezione cartografica confluita nel patrimonio del Museo Regionale Arges in seguito all’acquisto diretto, avvenuto nel 1964, dai collezionisti Aureliu Popescu e Lelia Urdareanu in Popescu.

    Le 41 mappe, risalenti ad un arco di tempo che va dal Cinquecento ai primi dell’Ottocento, sono la viva testimonianza della passione dei coniugi Popescu, raffinati collezionisti e amanti dell’arte, per la storia delle loro terre d’origine, per il passato del Sud-Est europeo raffigurato nella cartografia occidentale, precisa l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.

    Eventi dedicati alla Festa Nazionale sono stati organizzati da tutte le missioni diplomatiche della Romania in Italia e all’estero.

  • Socio Accademia dei Lincei, Presidente Onorario Gaudeamus 2015

    Socio Accademia dei Lincei, Presidente Onorario Gaudeamus 2015

    Nuovo appuntamento a Bucarest dal 18 al 22 novembre con la Fiera Internazionale del Libro Gaudeamus, organizzata da Radio Romania, lunica radio pubblica del mondo a promuovere un evento del genere. Un evento volto a sostenere la cultura anche attraverso il dialogo tra radio e libri.



    Dallinizio ad oggi, Gaudeamus significa 90 fiere del libro a Bucarest e nel Paese, oltre 2.485.000 visitatori e circa 9.700 eventi organizzati nellambito della fiera, il che porta Radio Romania nella posizione di leader nazionale nellindustria delle manifestazioni del genere.



    Nel 2015, la Fiera Internazionale Gaudeamus ha riunito circa 300 espositori, tra editrici romene di tradizione, istituzioni di insegnamento, associazioni professionali e organizzazioni attive nei campi della cultura e dellistruzione, tanti altri partecipanti in prima, con oltre 700 eventi editoriali e professionali.



    Le parole dordine di Gaudeamus 2015 – “La fiera del libro più letta alla radio più ascoltata”, dato che Radio Romania è leader nazionale negli ascolti.



    Questanno, ospite donore è il Gruppo della ambasciate e delle istituzioni francofone in Romania. LItalia è stata Paese ospite nel 2011 e partner privilegiato nel 2012, per far meglio conoscere la propria letteratura ed editoria in Romania, tramite incontri con scrittori e personalità culturali, tra cui Giorgio Montefoschi, Valerio Massimo Manfredi, Sergio Valzania o lenologo Luca Maroni.



    Allinaugurazione è stato osservato anche un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime della strage di Parigi e del locale Colectiv di Bucarest.



    In apertura della fiera, il Presidente Direttore Generale di Radio Romania, Ovidiu Miculescu, ha detto che la radio pubblica genera gesti culturali molto importanti per educare la giovane generazione.



    “La Fiera Gaudeamus significa, prima di tutto, e in particolare in questo momento, un gesto di solidarietà. La fiera porta attorno a Radio Romania centinaia di editrici, centinaia di migliaia di amanti del libro, moltissimi giovani che in questa epoca dinamica dellInternet tornano alla parola scritta. Il libro ha il suo fascino. Però credo che la solidarietà attraverso la cultura sia particolarmente importante in questo momento, perchè, come ben sappiamo tutti, il mondo sta attraversando dei periodi complicati”, ha detto il Presidente Direttore Generale di Radio Romania.



    Il Presidente Onorario della Fiera Gaudeamus – lo studioso Victor Ieronim Stoichita, insegna dal 1991 la storia dellarte moderna allUniversità di Friburgo. Ha studiato a Bucarest, Roma, Monaco di Baviera e Parigi. Si è addottorato nel 1989 nella capitale francese ed è stato ospite di varie università e istituti di ricerca europei e americani.



    E autore di numerosi libri tradotti in 12 lingue, tra cui “LInstauration du tableau” (1993), “Brève histoire de lombre” (2000), “LEffet Pygmalion” (2008), “Lœil mystique. Peindre lextase dans lEspagne du Siècle dOr” (2011), “Figures de la transgression” (2013), “Limage de lAutre. Noirs, Juifs, Musulmans et Gitans dans lart occidental des Temps modernes” (2014), Oublier Bucarest (2014), presentato anche a Gaudeamus 2015, “LEffet Sherlock Holmes. Variations du regard de Manet à Hitchcock” (2015).



    Gli è stata conferita la Laurea Honoris Causa dellUniversità Cattolica di Lovanio ed è socio straniero dellAccademia dei Lincei.



    In unintervista in lingua italiana a Radio Romania, Victor Ieronim Stoichita ha raccontato le impressioni sulla Fiera Gaudeamus e ha fatto riferimento anche alla sua esperienza nel Bel Paese.


  • Villaggi romeni

    Villaggi romeni

    Vi invitiamo a scoprire alcuni tra i più noti paesini romeni, che conservano perfettamente le usanze e i mestieri tradizionali e che sono sempre accoglienti con i turisti. Nicolae Marghiol, presidente dell’Associazione dei villaggi più belli della Romania, ci accompagna in un giro attraverso le varie regioni del Paese.

    Scopriremo case tradizionali, usanze e tradizioni, ma anche la cucina della nonna. Tutto è partito negli anni 1980 in Francia, dove è stata creata un’associazione dei villaggi più belli. Il modello è stato ripreso anche da altri stati europei – Italia, Spagna, Belgio. Ecco che anche la Romania ha creato un’associazione del genere, appunto per meglio valorizzare il paesino tradizionale. I villaggi più belli devono corrispondere a certi criteri: tradizioni, usanze, gastronomia. Questi posti vanno valorizzati e promossi, dobbiamo attirare turisti e sviluppare l’agriturismo, ma anche le attività agricole e non agricole. Vogliamo inoltre che i giovani rimangano in questi posti, per conservarli e portare avanti la tradizione, spiega Nicolae Marghiol.

    Il sentiero del villaggio deve rimanere intatto e protetto dal modernismo, aggiunge il presidente dell’associazione. Persino il principe Carlo d’Inghilterra, accanto a tanti turisti, viene in Romania per camminare su simili sentieri. Ma anche per il concerto dei suoni della natura e per la biodiversità. Ma come comicerebbe la visita di un turista nei paesini romeni?

    In primo luogo, andrei a prenderlo dall’aeroporto in una carrozza e gli farei imparare come guidarla. Potrebbe persino ottenere una patente per questo mezzo, poichè abbiamo anche una scuola. Poi, dovrebbe imparare anche a badare ai cavalli. Andremo in Valacchia, Transilvania, Bucovina e Maramures, per scoprire i villaggi di queste regioni, le case e le usanze. Cucineremo insieme ai turisti – per esempio trote o insalate della Dobrugea. Saliremo in montagna, andremo a raccogliere tartufi, a mangiare delle fragoline. Il turista straniero che viene in Romania lo fa per conoscere direttamente la gente del posto, i contadini, viene per cercare la semplicità, aggiunge Nicolae Marghiol.

    Attualmente sono in corso più progetti per l’allestimento di musei. E’ importante conservare l’architettura tradizionale, ma anche la memoria dei luoghi, aggiunge Nicolae Marghiol.

    Stiamo promuovendo un turismo di nicchia. I turisti ci contattano anche tramite le ambasciate. Le impressioni sono varie. Come si sa, qualsiasi destinazione turistica, per riscuotere successo, deve avere anche una storia, una leggenda da vendere. Da noi la leggenda è viva. Non ci dobbiamo inventare la natura. I frutti sono ecologici e ti invitano a mangiarli. I turisti non vengono sempre con un’ottima immagine, però quando scoprono la ricchezza di usanze e tradizioni rimangono a bocca aperta. Fra dieci anni, potremmo diventare la più importante destinazione agrituristica in Europa. Alcuni nostri villaggi – Carlibaba, Dragus e Polovragi, di tre province del Paese, sono stati riconosciuti dalla Commissione Europea come destinazioni turistiche di eccellenza. Si tratta di villaggi che conservano le usanze, l’architettura tradizionale, le danze e i costumi popolari e che vantano anche tante strutture di accoglienza. Le aree di Buzau o Alba Iulia, ad esempio, sono piene di sapori del passato, spiega ancora il presidente dell’Associazione dei villaggi più belli della Romania.

    Uno dei paesi che si trovano ai primi posti in quasi tutte le classifiche è Ciocanesti, dichiarato villaggio-museo, spiega Marilena Niculita, direttrice del Museo Nazionale delle uova dipinte.

    E’ unico nel Paese, forse persino in Europa, grazie alle case con motivi tradizionali che si ritrovano non solo sugli edifici, ma anche sui costumi popolari e soprattutto sulle uova dipinte di Ciocanesti. Il paese ha vinto il primo posto nella gara nazionale dei villaggi più belli. Ci sono splendidi posti sul monte di Suhard. Se il turista arriva d’inverno, abbiamo piste di pattinaggio e sci, organizziamo delle gite con la slitta tirata dai cavalli e tante altre cose. Abbiamo anche 15 agriturismi collaudati, con oltre 300 posti di alloggio. Ma anche nei dintorni di Ciocanesti ci sono tante strutture di accoglienza, dice Marilena Niculita.

    Ai piedi delle montagne, nel paesaggio idilliaco della Transilvania, Sibiel è riconosciuto per il museo delle icone dipinte su vetro, allestito nell’ex casa parrocchiale della Chiesa Santa Trinità, a sua volta un simbolo.

    La chiesa venne costruita nel 1765 e affrescata dieci anni più tardi. Ad un certo momento, il fumo delle candele, la polvere e il passar del tempo hanno annerito la pittura. Gli abitanti di Sibiel volevano una chiesa luminosa e allora hanno coperto i dipinti con cinque strati di calce. La pittura è rimasta così fino al 1965, quando due specialisti hanno rimosso la calce, che praticamente l’ha protetta. E’ questa la chiesa di Sibiel, consacrata alla Santa Trinità. Una volta rimossa la calce, padre Oancea ha pensato di inserire Sibiel nel circuito turistico. Per la Festa dell’Epifania, è andato nelle case dei fedeli, dove c’erano tante icone, tessuti, mobili, e nel 1969 ha rivolto loro l’appello di donare oggetti per il museo, spiega la museografa Valerica Nitescu.

  • Alla scoperta della provincia di Gorj

    Alla scoperta della provincia di Gorj

    Il nuovo concorso indetto da Radio Romania Internazionale è legato alla personalità del grande scultore Constantin Brancusi e al suo contemporaneo, Constantin Antonovici.

    Vi invitiamo ad un viaggio nel sud-ovest della Romania, per scoprire o riscoprire la provincia di Gorj, terra natia del famoso artista, ritenuto padre della scultura moderna, un’ottima destinazione, sia che si tratti di turismo culturale e religioso che di avventura.

    Ci fa da guida Doru Strambulescu, direttore del Centro Ricerca, Documentazione e Promozione Constantin Brancusi del capoluogo provinciale Targu Jiu.

    La provincia di Gorj, soprattutto nella zona sottomonte, offre turismo culturale, religioso o di avventura. Poi, nella città di Targu Jiu, il fiore all’occhiello è il complesso monumentale che rappresenta il capolavoro di Brancusi. Il turista che arriva dalle nostre parti deve andare a visitare i monasteri di Lainici, Tismana, Polovragi o Crasna che conservano la tradizione monacale ortodossa. Ma ci sono poi anche i monumenti naturali: la grotta di Polovragi, quella delle Donne a Baia de Fier, le Gole di Galben e di Sohodol, spiega Doru Strambulescu.

    Numerose anche le strutture di accoglienza nella zona, da agriturismi fino ad alberghi 3 o 4 stelle. E se arrivate d’estate nella provincia di Gorj, vale la pena di fare un viaggio in macchina sulla spettacolare Transalpina, la più alta strada di Romania, che attraversa i monti Parang.

    Negli anni 30 del Novecento, Constantin Brancusi era un artista che aveva raggiunto la maturità, noto non solo in Europa ma anche in America. Praticamente, già dagli anni 20 dello scorso secolo aveva cominciato a vendere lavori Oltreoceano. Aveva già tante mostre personali e collettive negli Stati Uniti.

    Però c’era qualcosa che gli mancava: non era riuscito a lasciare qualcosa di particolare al proprio Paese, da dove era partito già 28enne per formarsi come artista a Parigi. E allora accolse con tanta gioia la proposta della Lega nazionale delle donne di Gorj di erigere un monumento a Targu Jiu, alla memoria degli eroi immolatisi durante la prima Guerra Mondiale.

    Adina Andritoiu, consigliere presso il Centro Ricerca, Documentazione e Promozione Constantin Brancusi, presenta il complesso all’aperto di Targu Jiu.

    Questo complesso è molto conosciuto, però è molto importante che la gente venga a vedere dal vivo tutte le opere che lo compongono. Sono state concepite da Constantin Brancusi in un certa logica e con un certo significato. La loro contemplazione e il percorso in un certo ordine, dal Tavolo del Silenzio, passando sotto la Porta del Bacio, e poi accanto alla Chiesa dei Santi Apostoli, per concludere davanti alla Colonna senza fine sono in grado di dare la dimensione precisa del genio di Constantin Brancusi. Negli anni 1937-1938, quando queste opere vennero ideate dallo scultore, la città era meno popolata, meno estesa. Il collocamento del complesso monumentale partendo dalla riva del fiume Jiu fino alla collina sulla quale si alza la Colonna senza fine, è stato come tracciare un’asse lungo la quale si è sviluppata successivamente la città, e che praticamente unisce due punti essenziali del suo centro, ha spiegato Adina Andritoiu.

  • Usanze per la Festa di Santa Parascheva

    Usanze per la Festa di Santa Parascheva

    Il 14 ottobre, i cristiani ortodossi celebrano Santa Parascheva che, secondo la tradizione, è vissuta nell’XI secolo in un paesino sul Mar di Marmara, nei pressi di Costantinopoli. Già dall’infanzia, la religiosa ha deciso di seguire l’insegnamento cristiano. Protettrice della Moldavia, regione storica dell’est della Romania, Santa Parascheva è anche soccoritrice delle donne e dei bambini.

    L’etnologo Florin Filip sottolinea l’importanza di questa festa nel calendario popolare romeno. La festa di Santa Parascheva è una delle grandi celebrazioni dei romeni ortodossi. Nell’Ottocento e Novecento, vennero costruite moltissime chiese a lei consacrate. Inoltre, nella tradizione popolare romena, questa festa si sovrappone a un’altra più antica, dedicata alla Santa del Venerdi autunnale. Sembra che questa antica entità del popolo romeno abbia le origini nella dea Venere. In questo giorno, i contadini non lavoravano nè i campi nè in casa. Gli anziani non accendevano il fuoco, mentre le ragazze e le donne non facevano il bucato e non cucivano, in quanto temevano di avere poi dei problemi alle mani e alle gambe. Inoltre, sempre il quale giorno, si anticipano le previsioni del tempo per il successivo periodo, spiega l’etnologo.

    Alla vigilia del 14 ottobre, si credeva che le ragazze che pregavano a Santa Parascheva avrebbero visto nel sogno il futuro marito. Inoltre, si credeva che le piante avessero maggiori poteri terapeutici in quel giorno, così come anche le acque.

    Santa Parascheva non è solo la protettrice dei malati, ma anche delle acque e delle fontane. Molte icone della santa venivano collocate nei pressi delle fontane e delle sorgenti, e si crede che molte siano diventate miracolose. La tradizione del pellegrinaggio alla Santa, una delle grandi feste ortodosse, risale al momento in cui le sue reliquie vennero portate a Iasi dal principe Vasile Lupu. Santa Parascheva è venerata anche in Grecia, Bulgaria e Serbia. A Belgrado, le sue reliquie erano rimaste per quasi cent’anni, aggiunge l’etnologo Florin Filip.

    Ogni anno, attorno al 14 ottobre, alla Cattedrale Metropolitana di Iasi arrivano centinaia di migliaia di pellegrini da tutta la Romania, ma anche da altri Paesi ortodossi del sud-est europeo.

  • Arad – città multiculturale e multiconfessionale

    Arad – città multiculturale e multiconfessionale

    Multiculturalismo e multiconfessionalità sono le parole che definiscono alla meglio la bella città di Arad, capoluogo dell’omonima provincia dell’estremità occidentale della Romania.



    Una regione alla confluenza tra il centro e l’est del continente europeo, con tanti luoghi di culto ortodossi, cattolici e di altre confessioni, e dove convivono da secoli tante minoranze, cui si è affiancata negli ultimi 25 anni un’importante comunità italiana.



    Alla scoperta di questa zona sono andate quest’anno, dal 28 agosto al 4 settembre, anche Radio Romania, Radio Rai e Radio Vaticana, per percorere La Via di Arad – un cammino in una terra di confine.



    Il progetto è stato organizzato da Radio Romania, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Bucarest, che ha dato anche il patrocinio a questa iniziativa, accanto alla Comunità Radiotelevisiva Italofona, con il sostegno del Comune di Arad, del Centro Nazionale di Informazione e Promozione Turistica di Arad e del Consolato Onorario d’Italia ad Arad.



    L’iniziativa è stata anche citata come esempio di diplomazia culturale in occasione della visita che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha fatto a luglio a Bucarest.



    La Basilica Papale di Maria Radna a Lipova, la Chiesa dei bulgari cattolici di Vinga, il monastero di Hodos – Bodrog, ritenuto il più antico stabilimento monastico ortodosso sul territorio della Romania, la Via del Vino a Minis, le città di Arad e Timisoara, candidate al titolo di capitale europea della cultura nel 2021, hanno costituito le principali tappe del cammino.



    A presentare ai giornalisti camminatori le bellezze di Arad proprio il sindaco della città, Gheorghe Falca, accogliendoli nel Palazzo del Comune, un vero gioiello architettonico. Tanti palazzi, tra cui spicca quello della Cultura, accanto all’edificio del Teatro Ioan Slavici, la Chiesa Cattolica intitolata a Sant’Antonio di Padova, la Chiesa Rossa (luterana), accanto alle Cattedrali ortodosse – vecchia e nuova, la Chiesa serba, sinagoghe e tanti altri monumenti rappresentativi, in un mix di stile barocco, neo-rinascimentale, neo-gotico oppure seccession.



    Il forte in stile Vauban fu costruito nella seconda metà del Settecento, per volontà di Maria Teresa stessa. Una volta prigione imperiale – ospitò persino Gavrilo Princip, l’assassino dell’arciduca Francesco Ferdinando – il forte è oggi caserma. Tanta effervescenza in questa città attraversata dal fiume Mures, confine settentrionale della regione storica del Banato.



    I 5.000 italiani stanno bene ad Arad, ci spiega il console onorario d’Italia, Roberto Sperandio. Bella la serata ecumenica, tra la messa alla Cattedrale ortodossa e quella (in ungherese) alla Chiesa Cattolica di Sant’Antonio di Padova.



    Spiritualità, ospitalità e bellezza sono le tre parole con le quali la giornalista Monia Parente di Radio Vaticana ha riassunto l’esperienza del recente viaggio in Romania, raccontandola anche per i programmi in lingua romena della sua emittente.



    Come La Via dei faggi in Bucovina, dedicata ai monasteri medioevali di questa regione del nord della Romania, e percorsa da Radio Romania e Radio Rai nel 2013, anche La Via di Arad ha avuto come modello i Radiopellegrinaggi di Radio Rai, ai quali Radio Romania ha partecipato a partire dal 2012: La Via Francigena del Sud – Roma – Gerusalemme, Via Tolosana – verso Santiago, sulla via dei trovatori, La Francigena del Nord – l’Europa, a piedi, verso Roma, e Il Cammino del Nord, a Santiago de Compostela. Il loro ideatore e conduttore, lo scrittore e giornalista Sergio Valzania, è tornato anche quest’anno in Romania.



    Nel loro cammino, i giornalisti sono stati affiancati da Angela Loi, Segretario di Legazione presso l’Ambasciata d’Italia, e dal direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, Ezio Peraro.



    La Via di Arad – un cammino in una terra di confine rappresenta un progetto molto importante, che continua quello che sta diventando una tradizione: presentare al pubblico romeno e italiano le bellezze della Romania, ha sottolineato, da parte sua, l’Ambasciatore d’Italia a Bucarest, Diego Brasioli.



  • L’Orchestra Nazionale di Radio Romania al Festival Enescu

    L’Orchestra Nazionale di Radio Romania al Festival Enescu

    E’ con arie verdiane de La Forza del destino, de I lombardi, di Rigoletto, ma anche de La Bohème di Puccini e de L’elisir d’amore di Donizetti che l’Orchestra Nazionale di Radio Romania, diretta dal maestro italiano David Crescenzi, e il tenore Stefan Pop, hanno inaugurato nei giorni scorsi gli eventi all’aperto nell’ambito del Festival Internazionale di musica classica George Enescu in corso a Bucarest.



    Il programma ha incluso anche brani di Tchaikovsky e Gimenez, accanto a una selezione del repertorio internazionale, curata dal direttore d’orchestra David Crescenzi. Da settembre 2014, il maestro è stato nominato direttore artistico e direttore principale dell’Opera del Cairo.



    Invitato permanente dell’Opera Nazionale Romena di Timisoara, David Crescenzi vanta una svariatissima esperienza artistica al Teatro San Carlo di Napoli, al Teatro Carlo Felice di Genova o all’Opera del Cairo. Ha diretto l’Orchestra dell’Opera di Zagabria, l’Orchestra da Camera di Bologna, le Filarmoniche di Alessandria e del Piemonte o l’Orchestra del Teatro Reggio di Parma.



    A gennaio 2012, ha fatto una tournée in Germania e Francia insieme alla Bergisch Symphoniker Orchestra di Colonia, per dirigere Aida, Othello e la Messa di Requiem di Verdi. Sempre nel 2012, ha collaborato con l’opera di Rio de Janeiro, dove a diretto l’Aida. E’ stato anche il direttore d’orchestra del festival di Solothurn in Svizzera, dove è tornato anche nel 2013.



    Da parecchi anni, David Crescenzi collabora ottimamente con le orchestre di Radio Romania, di cui è ormai un ospite abituale. Ha raccontato le impressioni sul concerto e sul Festival Enescu a Radio Romania Internazionale.



    Fino al al 20 settembre, quasi 3.000 artisti romeni e stranieri si danno appuntamento a Bucarest per la XXII/a edizione del Festival Internazionale George Enescu, intitolato al grande compositore romeno di fama mondiale. Il Festival riunisce prestigiose orchestre, tra cui la Israel Philharmonic, diretta dal celebre Zubin Mehta, la Filarmonica din Vienna, l’Orchestra dell’Opera di Monaco di Baviera o la London Symphony Orchestra.



    Il 15 settembre si esibisce anche la Filarmonica di Monte Carlo, diretta dal maestro Gianluigi Gelmetti, che ha studiato con Franco Ferrara, Sergiu Celibidache e Hans Swarowski.


  • Il Delta di Bucarest

    Il Delta di Bucarest

    Nota per gli edifici monumentali, le chiese, le strade che rievocano tempi passati, per i club, ma anche per la sua vita culturale particolarmente attiva, Bucarest potrebbe diventare famosa anche come città che sviluppa una zona naturale protetta. Questo perché la natura ha la capacità di conquistare l’asfalto e riportare alla vita zone abbandonate dall’uomo. Un esempio è la zona protetta del Parco Văcăreşti, creata tramite l’infiltrazione dell’acqua in quello che voleva essere il lago Văcăreşti, un progetto abbandonato da molto tempo. Così nella zona si è formatp un ecosistema acquatico con superfici paludose, con canne, pozze, piccoli boschi di salici in cui vivono numerosi mammiferi, anfibi, rettili e uccelli.

    Dan Bărbulescu, il direttore del Parco Naturale Văcăreşti, ci ha detto come è nata questa idea. Più che un’idea è una realtà – quella del Parco Naturale Văcăreşti, perché parliamo di una zona naturale autentica abitata da varie specie, soprattutto uccelli. L’ecosistema Văcăreşti obbliga le autorità romene a dichiararlo area naturale protetta. Certo, all’inizio c’è stata un’idea: tre anni fa’ gli iniziatori di questo progetto hanno pubblicato sulla rivista National Geographic un dossier contenente foto e dati scientifici sul Delta fra i block di appartamenti, come è stato chiamato, perché è infatti una zona umida e sarà il parco naturale Văcăreşti, cioè un’area urbana protetta, la prima di questo tipo in Romania, spiega Dan Bărbulescu.

    Come si è sviluppato l’ecosistema e quali sono oggi le sue peculiarità, ce lo dice sempre Dan Bărbulescu. Nel 1989, quando il progetto di costruire il lago Văcăreşti fu abbandonato, al posto di questo stupendo ecosistema non c’era niente: c’era un cantiere senza ombra di vegetazione. Nei 25 anni passati, la natura ha riconquistato la zona e adesso ogni anni a Văcăreşti vengono circa cento specie di uccelli, nella maggior parte acquatici, di cui circa 45 sono protette dalle leggi romene ed europee: anatre selvatiche, oche, l’anatra rossa, varie specie di aironi, egrette, cigni, uccelli notturni, uccelli rapaci, una famiglia di falco di palude, che torna qui ogni anno. Sono tutti uccelli molto sensibili, che non si sarebbero fermati a Văcăreşti se avessero sentito rumore. Hanno da mangiare, si sentono sicuri, ed ecco che si sono fatti un nido in mezzo alla città. Tutti vengono nella loro maggior parte da Comana, dal vero delta del fiume Neajlov, a 35-40 chilometri da Bucarest. Oltre agli uccelli, abbiamo anche lontre, una specie protetta di mammifero. La lontra è molto sensibile e attesta la qualità della zona. Se la zona è abitata da lontre, vuol dire che abbiamo un ecosistema molto pulito. La lontra mangia molto pesce e nelle pozze di Văcăreşti, che arrivano fino a quattro metri di profondità c’è del pesce, almeno a sufficienza per una famiglia di lontre. Ma abbiamo anche volpi, donnole, specie di rettili. E un ecosistema interessante, autentico e di grande valore, riconosciuto come tale dall’Accademia Romena, aggiunge Dan Bărbulescu.

    Nel 2013, l’Accademia Romena ha, infatti, riconosciuto il valore del delta in città. Quest’anno il progetto del Parco Naturale Văcăreşti ha ottenuto l’approvazione delle autorità locali. Dan Bărbulescu ci spiega che cosa significa questo. Come zona protetta, beneficerà di sorveglianza. Oltre alla gente che passa per curiosità, ci sono anche persone che vi buttano rifiuti, mettono fuoco, ci sono bracconieri ecc. Tutto questo ha sicuramente effetti, perché ci sono molte specie sensibili. Quando sarà creata l’area protetta, queste cose saranno più facile da controllare. Senza alcun intervento a livello dell’infrastruttura per le visite, un primo effetto della creazione della zona tutelata sarà che la natura si svilupperà meglio. Cioè gli alberi non saranno più tagliati, non saranno più buttati rifiuti, non ci saranno più incendi. Gli effetti saranno visibili: cresceranno più alberi e verranno più uccelli, perché se si sentiranno al sicuro, il loro numero aumenterà almeno del 50%. Sarà un successo della natura in una città che non è molto amica della natura. Come tutte le aree protette, avrà una gestione e un custode incaricato della tutela e della conservazione delle specie e degli habitat. Dato che parliamo di un parco naturale che ha anche una funzione educativa e che si può visitare, ci sarà una struttura tramite cui gli abitanti potranno avere accesso al Parco Naturale Văcăreşti, aggiunge il direttore.

    Abbiamo chiesto a Dan Bărbulescu che cosa si può fare nel Parco Naturale Văcăreşti. Sicuramente ci saranno degli osservatori ornitologici e posti speciali dai quali potranno essere ammirati e fotografati la fauna, i paesaggi. Fra non molto, diventerà un museo vivo, un posto aperto ad un pubblico largo, da allievi e studenti, a fotografi e alla gente semplice che potrà venire a vedere la natura nel suo splendore, ammirare questa sua forza straordinaria e quello che ha creato su un terreno deserto entro un periodo non così lungo. Non dobbiamo immaginarci che sarà come un parco, con panchine, viuzze e terrazze, non è il caso; sarà un parco speciale, il cui principale obiettivo sarà quello di tutelare e conservare specie e habitat, conclude Dan Bărbulescu.

    Un suggerimento per coloro che vogliono cogliere lo spettacolo dei volatili, è di venire la mattina, quando gli uccelli mangiano e sono più audaci. I visitatori sono consigliati di vestirsi in colori neutri, non troppo sgargianti, che non siano troppo profumati, come in qualsiasi zona selvaggia che intendono esplorare. (traduzione di Gabriela Petre)