Category: Terra Verde

  • Il legno morto nelle foreste – danni o benefici?

    Il legno morto nelle foreste – danni o benefici?

    Per molto tempo si è pensato il legno morto nelle foreste fosse dannoso per gli ecosistemi e, di conseguenza, è stato estratto sistematicamente. Attualmente, gli specialisti pensano sia valido proprio il contrario e un progetto in questo senso è stato avviato al confine romeno-ucraino. Chiamato La promozione del legno morto per l’aumento della resilienza dlele foreste nella zona transfrontaliera Romania-Ucraina, il progetto è implementato da World Wide Fund Romania, in collaborazione con l’Università Stefano il Grande di Suceava (nord), con l’Istituto di Ricerca nella Silvicoltura PS Pasternak-UkKRIMF e con l’organizzazione Ecosphera – ambedue dell’Ucraina. La conclusione, finora, è stata che il legno morto (ossia gli alberi morti ancora in piedi o al suolo) è una componente critica nella struttura e per il funzionamento delle foreste, svolgendo un ruolo chiave nel mantenere la loro produttività, nella rigenerazione naturale, la conservazione della biodiversità e l’aumento della resilienza ai cambiamenti climatici. D’altra parte, la presenza del legno morto contribuisce all’erogazione di servizi ecosistemici importanti alle comunità locali e al pubblico in generale, come spiega Radu Melu – esperto di WWF-Romania.



    È essenziale nel settore forestale. Innanzittutto perchè sostiene la produttività della foresta. C’è un’intera serie di sostanze nutrienti, di materia organica proveniente da questo legno, che rappresentano una base di crescita per le piante giovani e per una nuova generazione che tende a svilupparsi lì. Nella foresta, la più importante componente del suolo proviene dal legno. Se noi estraiamo sempre tutto il legno dalla foresta e non lasciamo niente per la decomposizione, possiamo avere dei problemi. E, se facciamo un parallelo con l’agricoltura, pensate che nell’agricoltura allorquando viene mietuto ripetutamente lo stesso campo si interviene con qualcosa ulteriormente. Con concimazioni: sia naturali, sia chimici, per compensare, perchè il suolo ad un certo punto è impoverito. Abbiamo bisogno che una parte del legno resti nel suolo, accanto alle foglie, ai rami e alle altre componenti organiche. Assicura cibo e un microhabitat per migliaia di specie specializzate. Un’intera serie di specie non può vivere nella foresta senza il legno morto, e la sua assenza dalle foreste vuol dire una loro vulnerabilizzazione. Sostiene la rigenerazione naturale della foresta. Ci sono zone dove abbiamo un eccesso di umidità oppure zone asciutte. Il legno mantiene un ottimo equilibrio. Il legno morto, il legno quasi marcio mantiene lì una bilancia di umidità. Esattamente quanto serve agli alberelli per svilupparsi nelle rispettive zone. Ci sono alberelli che crescono sul legno morto e che crescono solo lì, si sviluppano benissimo solo lì. In più, assicura cibo e l’habitat per diverse specie forestali, che vivono sugli alberi oppure negli incavi degli alberi. Hanno bisogno di questo legno morto senza il quale si sviluperebbero meno oppure scomparirebbero del tutto. Questi sono, inoltre, habitat per lo svernamento. Sono tanti i vantaggi della presenza di questo legno, ha precisato Radu Melu.



    La gestione del legno morto è un concetto di conservazione relativamente nuovo per la Romania e l’Ucraina, promosso a partire dagli anni 2000 e che non è, il più delle volte, ben compreso nella pratica. Per decine di anni, le autorità abilitate dei due Paesi lo hanno ritenuto un nemico della foresta e hanno compiuto sforzi per estrarrlo sistematicamente tramite operazioni forestali, in conformità alle norme e regolamentazioni forestali. Ciò ha portato alla scomparsa di certe specie importanti per gli ecosistemi nelle foreste, creando vulnerabilità nella loro capacità di rigenerazione naturale, nell’assicurazione di nutrienti nel suolo, nella resistenza ai mutamenti climatici, e contribuendo così a un impatto economico negativo. I dati sono confermati da Cătălin Roibu – esparto dell’Università Stefano il Grande di Suceava.



    Il legno morto non significa qualcosa di astratto, al contrario, è un concetto a livello europeo, a livello mondiale, si dice il legno morto – foresta viva. Perchè è una fonte di cibo e rifugio per numerose specie. Alcune specie che si trovano nella lista rossa, specie in via di estinzione a livello europeo. Allo stesso tempo, esso assicura la componente che regola e tiene sotto controllo tutto ciò che significa la salute della foresta. Il progetto è basato su una rete di superfici di prova, 20 superfici di prova circolari collocate a caso. Praticamente, il computer ha stabilito 20 aree di prova nella foresta naturale, e 20 aree di prova le ha stabilite nella foresta in cui si fa gestione forestale. Lo stesso meccanismo di designazione delle superfici di prova, lo stesso protocollo, è stato applicato anche in Ucraina, ha spiegato Cătălin Roibu.



    Sfatare il mito sul legno morto (come qualcosa che va allontanato dalle foreste) tramite la cooperazione e la ricerca transfrontaliea tra Romania e Ucraina è qualcosa d’importante per la salvaguardia degli ecosistemi forestali sani e dei servizi ecosistemici che essi forniscono, affermano i promotori del progetto, che è finanziato dall’Unione Europea.




  • Petizione per riforestazione in Romania

    Petizione per riforestazione in Romania

    I pedologi romeni hanno ripetutamente espresso preoccupazione per il fenomeno della desertificazione, che diventa sempre più diffuso nel sud della Romania. Annualmente, centinaia di ettari si trasformano qui in dune di sabbia e nei prossimi 50 anni i terreni attualmente fertili potrebbero diventare, nello scenario più pessimistico, completamente aridi. Le scarse precipitazioni e le temperature elevate degli ultimi anni sono alcuni dei fattori che favoriscono la desertificazione e per prevenire il fenomeno di erosione andrebbero create barriere verdi di protezione per ciascun grande appezzamento di terreno, affermano i pedologi. Abbiamo bisogno di Barriere Verdi che ci difendano da siccità, alluvioni, onde di piena, tempeste e inquinamento, ammoniscono anche i rappresentanti di Greenpeace Romania, che hanno creato una petizione per la riforestazione delle zone di pianura nel sud del Paese. Essi ammoniscono che nei prossimi 30 anni, oltre il 40% del territorio della Romania diventerà una steppa arida. Oltre 11 milioni di romeni dovranno fare i conti con l’aumento delle temperature, la drastica riduzione delle riserve d’acqua e la desertificazione, mentre la siccità diventerà la nuova normalità.



    Gli ecosistemi che abbiamo ancora nelle zone di pianura sono pochi, parliamo di quelli naturali, perchè, praticamente, è rimasta poca vegetazione forestale e non c’è nessun altro tipo di vegetazione tranne le colture agricole. Quindi, gli ecosistemi, che sono comunque pochi, avranno da soffrire in seguito alle scarse precipitazioni e all’aumento delle temperature. È ovvio che questo mix genera siccità, aridità, condizioni poco favorevoli alla vita in qualsiasi forma: parliamo di piante, fauna e persino delle comunità umane che soffriranno in fin dei conti a causa della mancanza d’acqua, ha spiegato a RRI Ciprian Gălușcă, sostenitore della campagna Foreste&Vita selvatica.



    I meteorologi romeni hanno diramato 132 allerte Codice Rosso per maltempo nell’estate del 2020, i più numerosi della storia. Abbiamo poco tempo a disposizione per fare qualcosa. Non basta proteggere le foreste che ci sono rimaste nelle montagne, anche queste gravemente colpite dai tagli illegali. Serve una rete forestale nazionale che protegga le città, le comunità più vulnerabili e i terreni agricoli, affermano gli ambientalisti di Greenpeace. Il 60% delle precipitazioni che cadono in un posto è dovuto alle grandi correnti d’aria – parliamo dell’evaporazione dell’acqua dagli oceani e via dicendo. Quindi del clima globale. Invece, il 40% di ciò che significa precipitazioni e umidità locale è dovuto alla vegetazione o all’assenza di vegetazione in certe zone. E allora le cose sono abbastanza chiare e semplici. Senza le foreste non possiamo conservare l’acqua nel suolo, senza le foreste non possiamo avere quella traspirazione della vegetazione intorno che crea un’umidità estremamente necessaria alle piante per sopravvivere. Quindi, le foreste ci aiutano a proteggere la nostra fonte d’acqua, perciò riteniamo molto importante avere una foresta nelle zone di pianura. E adesso, per tornare alla barriera verde e alla rete nazionale di foreste di protezione, dovete sapere che non è un’idea della Greenpeace. Si tratta di un progetto avviato, in realtà, in Romania, nel secondo dopoguerra, allorquando le autorità hanno capito che il sud del Paese sarebbe stato esposto ai venti e al sole, e che andavano protetti i campi coltivati e le comunità. E allora avviarono un ampio e ambizioso progetto di riforestazione con barriere forestali. Purtroppo, ulteriormente le autorità comuniste ebbero altre politiche agrarie, tagliarono gran parte delle barriere forestali, e dopo, negli anni 90 fu tagliato ciò che ne era rimasto, cosi’ siamo giunti nella situazione in cui, oggi, non abbiamo più, infatti, queste barriere forestali, ha precisato Ciprian Gălușcă.



    Il mondo è già alle prese con i cambiamenti climatici. In assenza delle foreste, l’intera zona di pianura della Romania, Paese noto come Il Granaio d’Europa, si sta prosciugando rapidamente. Solo nell’ultimo decennio, la Romania ha pagato risarcimenti di 330 milioni di euro ai farmer colpiti dalla siccità, il che non rappresenta una soluzione nè per lo stato, nè per il benessere dei farmer, aggiunge Ciprian Gălușcă. Nel 2020, i pozzi d’acqua si sono prosciugati sin dall’inizio dell’estate nelle masserie, e verso la fine di agosto abbiamo iniziato a contare i laghi evaporati. Solo il 6% delle pianure della Romania godono ancora di ombra, mentre le grandi città soffocano a causa della canicola e dell’inquinamento. Il rimboschimento di queste aree è un obiettivo prioritario per la sicurezza nazionale. È l’ora di ricostruire la soluzione naturale offerta dalle foreste, sprecata a causa dell’ignoranza, dell’avidità e della cattiva gestione. Con la petizione creata, di cui parlavamo all’inizio, la Greenpeace vuole mettere pressione sui politici affinchè prendano misure per la ricostruzione della rete nazionale di barriere forestali. L’organizzazione ambientalista chiede ai cittadini di firmare la petizione, ciascuna firma rappresentando un albero di protezione in più. In base a questa iniziativa si andrà nel Parlamento per la costituzione di un gruppo di lavoro che entro fine anno elabori la legislazione necessaria. I soldi ci sono, grazie ai programmi ambientali ambiziosi dell’Unione Europea.




  • I bisonti nei Monti Făgăraș

    I bisonti nei Monti Făgăraș

    Il bisonte europeo (Bison bonasus), il maggiore mammifero terrestre in Europa, che secoli fa popolava gran parte del continente, è attualmente un animale protetto, in via di estinzione. Può essere ancora incontrato abbastanza raramente nelle riserve di bisonti e in pochi luoghi in libertà. Uno di questi luoghi sono i Monti Făgăraș, nel centro della Romania, dove la Fondazione Conservation Carpathia sta sviluppando un programma di reintroduzione in natura di questi maestosi erbivori, una volta simbolo del nostro Paese. Noto ai romeni piuttosto dalle favole e dai racconti storici, e avvolto nella leggenda, il bisonte europeo è molto amato in Romania. I bisonti europei vengono reintrodotti in natura non solo per nostalgia o per la loro bellezza, come spiega Adrian Aldea, biologo responsabile del management della fauna presso Conservation Carpathia.



    I Monti Făgăraș rappresentano una zona in buona parte ancora incontaminata, ancora non segnata dall’intervento dell’uomo. Attualmente, le uniche specie mancanti dal mosaico faunistico originario della zona sarebbero il bisonte europeo e il castoro, donde anche la loro reintroduzione, nell’ambito di questo progetto, Life, che si propone la ricreazione di una zona selvaggia nel sud-est dei Monti Făgăraș. Ci siamo prefissi la creazione di tre zone in cui reintrodurre i bisonti, e finora siamo riusciti a implementarne due, mentre la terza è in fase di implementazione. Vi abbiamo già portato un gruppo iniziale di bisonti e annualmente, per la durata del progetto, lo completiamo con piccoli gruppi che contano fino a 5 esemplari. Al termine del progetto ci auspichiamo di avere almeno 75 bisonti in libertà. Il bisonte è una specie ombrello nell’ecosistema, cioè grazie alla sua esistenza, ai suoi interventi nella natura, si creano nicche in cui si insediano diverse altre specie oppure popolazioni di alcune specie. Ad esempio, grazie alle sue abitudini alimentari, in quanto si nutre sia di vegetazione erbacea, che di vegetazione arborescente, di germogli… Quindi mantiene aperti i pascoli e le radure che sono un habitat con una grande diversità specifica. E anche grazie alla sua abitudine di creare bison wallows, depressioni nel terreno per fare bagni di polvere e di fango, in cui si insediano altre specie, come gli anfibi o i rettili, ha precisato Adrian Aldea.



    Un altro motivo per cui è importante la presenza dei bisonti nei loro antichi habitat è che grazie alla loro grandezza e al loro peso (i maschi possono raggiungere anche una tonnellata), grazie alle distanze che percorrono, aiutano alla creazione di sentieri per altri mammiferi più piccoli, come il capriolo, il tasso e la martora. E grazie alle loro abitudini di pulire l’area, strofinandosi sul suolo per fare bagni di polvere, e contro gli alberi e i giovani alberelli, trasportano nella loro pelliccia semi nelle zone che esplorano, aiutando alla rigenerazione delle praterie e degli spazi aperti. Svolgono, quindi, un ruolo molto importante per l’ecosistema, ma possono anche aiutare allo sviluppo delle comunità locali. Abbiamo chiesto ad Andrei Aldea se il bisonte può contribuire alla promozione del turismo e da dove ha procurato la sua fondazione gli esemplari di bisonti europei portati nei Monti Făgăraș. Nelle zone e nei Paesi in cui il bisonte europeo è già stato introdotto molti anni fa, il turismo si è sviluppato benissimo in questa direzione. È successo soprattutto in Polonia, ma anche da noi, nella zona di Neamț. Anche in Provincia di Brasov c’è una riserva di bisonti, non in libertà, ma questa idea è ben promossa nella zona, più precisamente a Vama Buzăului. I bisonti sono portati da diversi luoghi e centri, sia di riproduzione, che da riserve europee, ma anche dal resto della Romania. Il problema dei costi è diverso per ciascuna riserva. Noi abbiamo un budget nell’ambito del progetto è dobbiamo rispettarlo, ma ci sono centri o Paesi che ci hanno datto i bisonti gratuitamente – quindi sostengono l’idea della loro reintroduzione in natura, ha spiegato Adrian Aldea a RRI.



    La fondazione gode di finanziamento europeo, ma usa anche fondi propri. Per quanto riguarda l’interazione con gli uomini, i bisonti europei non rappresentano nessun pericolo imminente, ma possono diventare aggressivi se si sentono minacciati. Perciò i turisti non devono avvicinarsi per scattare foto o per nutrirli e devono mantenere una distanza di almeno 100 metri. Allo stesso tempo, i bisonti possono provocare danni se, alla ricerca del cibo, si avvicinano ai villaggi, ai campi coltivati o ai fienili. Perciò sono state scelte zone di reintroduzione lontane dalle località, al fine di evitare l’interazione. Per prevenire qualsiasi possibile conflitto con questo animale forte, i ranger della fondazione pattugliano la zona e monitorano costantemente gli spostamenti dei bisonti, le loro condizioni di salute, la presenza e le interazioni con altre specie selvatiche. I ranger intervengono per cacciare via i bisonti qualora si avvicinassero troppo alla comunità. Inoltre, in condizioni meteo estreme, i ranger mettono cibo supplementare nei luoghi più spesso frequentati da questi animali. Conservation Carpathia offre anche recinti elettrici alle persone che hanno problemi con il fatto che i bisonti giungono nelle vicinanze delle loro abitazioni. Nell’autunno del 2020, c’è stata anche una sorpresa piacevole: nei Monti Făgăraș è stato avvistato un primo cucciolo di bisonte europeo, che cresce e si sviluppa senza problemi. Non ha ancora un nome e potrebbe neanche averlo, affinchè sia mantenuta la sua identità di animale selvatico.




  • Premio per lo Sviluppo Sostenibile al Geoparco Contrada di Haţeg

    Premio per lo Sviluppo Sostenibile al Geoparco Contrada di Haţeg

    Questanno, il Primo Premio per la categoria “Equità” al Galà dello Sviluppo Sostenibile, organizzato dal Governo romeno, è andato al Geoparco UNESCO Contrada di Haţeg, nellovest del Paese, un progetto ideato e realizzato dallUniversità di Bucarest. Nella motivazione per lassegnazione del riconoscimento si mostra che “la nozione di equità deriva dallidea che la giustizia è la prima virtù delle società e si traduce in una rosa di concetti che hanno alla base un principio morale fondamentale, ossai il rispetto dei diritti di ciascuno. Parliamo di una serie di valori come la parità, la giustizia, lumanità, lonesta, lequo accesso a risorse e opportunità e, soprattutto, la collaborazione onesta. Un modello di campione dellequità è il progetto del “Geoparco dei Dinosauri Nani Contrada di Hațeg”, considerano gli esponenti del Governo. Il premio è stato consegnato al professor Alexandru Andrășanu, docente alla Facoltà di Geologia e Geofisica. Il concetto stesso di geoparco parte dallidea di sviluppo sostenibile basata sullequità, come racconta il professor Andrășanu, che è anche il direttore del parco.



    “Un geoparco prende gli elementi di un territorio, con valore geologico, culturale, narturale e, in partenariato con le comunità locali, propone una strategia di conservazione, di sviluppo, di promozione turistica e di costruzione di un marchio, di una destinazione turistica, di un territorio di sviluppo sostenibile. È la modalità con cui, sebbene i geoparchi seguano gli stessi principi, ciascuno è unico grazie allunicità degli elementi di identità locale, allapproccio dellequipe, a iniziative e soprattutto alla creatività che proponiamo. Nella Contrada di Hateg, lelemento fondamentale dal quale siamo partiti sono stati i risultati della ricerca sui dinosauri nani che hanno reso famosa la zona nel mondo. Poi ci siamo resi conto che, oltre ai dinosauri, la Contrada di Hațeg ha anche altri elementi naturali molto importanti, ma soprattutto ha una tradizione di almeno due mila anni e comunità locali molto ben individualizzate, con identità”, ha spiegato il professor Alexandru Andrășanu.



    Del resto, un territorio che consegue lo status di Geoparco Internazionale UNESCO non può perseguire che uno sviluppo economico in armonia con la tutela dellambiente e lassicurazione di condizioni di vita eque per tutti i suoi abitanti. Tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile iscritti nella Strategia della Romania – lAgenda 2030, in cui si ritrova lequità, si ritrovano negli obiettivi perseguiti nella Contrad di Hațeg. Il Geoparco è parte del Programma Internazionale UNESCO per le Geoscienze e I Geoparchi, che riunisce 161 territori di 44 Paesi. È un territorio con valori naturali e culturali, con un programma di sviluppo sostenibile che propone un viaggio nel tempo, nella storia di 4,6 miliardi di anni della Terra. Esso include elementi di interesse geologico speciale, accanto a quelli dinteresse ecologico, archeologico, storico e culturale. Può trattarsi di tipi di rocce, minerali, fossili, fenomeni geologici, flora e fauna selvatica, siti storici o culturali, grotte, costruzioni tradizionali. Tutti raccontano una storia e sono interessanti da visitare, scoprire, apprezzare. I dinosauri nani della Contrada di Hațeg, ad esempio, sono unici nel mondo. La loro importanza scientifica e la loro attrattiva si devono anche alla scoperta di nidi con uova e cuccioli di dinosauro, di mammiferi contemporanei ai dinosauri e rettili alate giganti. Il Geoparco è uno spazio di scoperta, di turismo, ma anche uno di educazione, per gli abitanti, ma anche per i visitatori, lobiettivo essendo quello di conservazione delle ricchezze naturali uniche della zona per le prossime generazioni. Abbiamo chiesto ad Alexandru Andrășanu quali sono le iniziative messe in campo per raggiungere questo obiettivo.



    “Innanzittutto le attività educative di conservazione e promozione dei valori locali. Lanno scorso, abbiamo iniziato a sviluppare un nuovo concetto, allinsegna del quale invitiamo i turisti, ma anche gli abitanti, a scoprire i valori della regione, ad apprezzarli e a rispettarli. Si tratta del concetto “scopri-apprezza-rispetta”, è un regalo che facciamo ai turisti, ma anche un regalo che la gente riceve e può offrire a chi visita la zona. Allo stesso tempo, il geoparco si sovrappone a un parco naturale che ha le proprie regole di conservazione. Abbiamo un partenariato con il Parco Nazionale Retezat e con il Parco Naturale Grădiștea Muncelului Cioclovina, che sono destinazioni ecoturistiche, cosicchè cè un quadro di conservazione, conscientizzazione e promozione di una serie di regole per il rispetto della natura”, ha precisato Alexandru Andrășanu.



    I geoparchi internazionali si propongono di attrarre innanzittutto visitatori orientati alla qualità, interessati a passarci più tempo, a scoprire geoprodotti e a spendere a beneficio delle comunità locali. Un viaggio per la rete di geoparchi significa unavventura alla scoperta di segreti mantenuti per decine di milioni di anni, risalenti ai tempi in cui lo scontro tra continenti ha dato nascita al rilievo e ai paesaggi attuali. I Geoparchi Internazionali sono considerati i territori UNESCO del XXIesimo secolo perchè, come in un puzzle, ciascun membro è possessore di un pezzo della Storia della Terra. Essi sono, afferma lUNESCO, quelli che tramandano alle prossime generazioni “la memoria della Terra”. In base allinterpretazione del passato, i geoparchi hanno il ruolo di preparare le comunità locali per le sfide correnti e future create dai mutamenti climatici e per una buona gestione del patrimonio materiale e immateriale.




  • Piano Romania per Energia e Mutamenti Climatici 2021-2030, criticato dalla CE

    Piano Romania per Energia e Mutamenti Climatici 2021-2030, criticato dalla CE

    Di recente, la Commissione Europea ha inviato a Bucarest un’analisi del Piano Nazionale della Romania per l’Energia e i Mutamenti Climatici 2021-2030, in cui segnala più punti deboli e fa raccomandazioni. Il documento esaminato definisce il modo in cui la Romania agirà, soprattutto in campo enegetico, nel prossimo decennio, nel contesto di una crisi climatica globale. Gli esponenti di Bruxelles, rimproverano, a più capitoli, la mancanza di ambizione degli autori, i target proposti essendo sotto quelli raccomandati dall’Ue, anche se innalzati rispetto ai precedenti piani. Per quanto riguarda l’energia rinnovabile, la Commissione constata che la Romania continua a sostenere un target basso, del 30,7%, anche se il suo potenziale è maggiore. Secondo i calcoli, il nostro Paese avrebbe potuto raggiungere fino al 2030 un livello di energia rinnovabile pari al 34%. Anche se il Piano spiega le misure per la crescita dell’incidenza di questo tipo di energia verde nei settori elettricità, riscaldamento e trasporti, non esiste una quantificazione chiara – ammoniscono gli esperti comunitari. Abbiamo chiesto a Vlad Cătună, coordinatore di campagne sul clima e l’energia presso la Greenpeace Romania, di commentare la situazione. La strategia della Romania per l’energia e il clima si concentra, praticamente, piuttosto sui combustibili fossili e l’energia nucleare, anzichè su fonti di energia verde rinnovabile, nel contesto in cui la Romania, l’Europa e l’intero mondo devono fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici. E quando dico gli effetti dei cambiamenti climatici non parlo dello scioglimento dei ghiacciai o della crescita del livello degli oceani, bensì di effetti che cominciamo a risentire anche noi qui, in Romania. Che si tratti del prosciugamento dei laghi Nuntași e Iezer o del sud dell’Oltenia che è in pieno processo di desertificazione, che si tratti dei temporali e nubifragi con cui la Romania si è confrontata quest’estate o della siccità. Quest’anno è stato per la Romania uno dei più siccitosi di sempre. In questo contesto, in cui ci confrontiamo con simili effetti, la Romania deve proporre un piano ambizioso che renda prioritaria l’energia verde al posto dell’energia sporca. Praticamente, nel momento in cui continuiamo a parlare, per quanto riguarda il mix energetico in Romania, di carbone oppure avanziamo progetti che rende prioritario lo sfruttamento dei gas nel Mar Nero, abbiamo un grosso problema, ha spiegato Vlad Cătună.



    Il passaggio all’energia verde non è nè un processo facile, nè a basso costo. Tutti sanno che l’ecologia costa ed è sufficiente guardare il prezzo dei prodotti biologici sugli scaffali dei negozi. Il grande vantaggio della Romania è che l’Unione Europea finanzia queste trasformazioni e che la Romania ha un buon potenziale, soprattutto grazie alla sua posizione geografica. Qui abbiamo uno straordinario potenziale di energia eolica, si parla del potenziale dell’energia rinnovabile offshore nel Mar Nero e, allo stesso tempo, c’è un forte potenziale di energia solare nel sud del Paese. Come ha detto bene anche Lei occorrono dei soldi e la parte buona è che la Commissione Europea offre tramite il Patto Verde europeo moltissimi soldi alla Romania per agevolare questa transizione energetica. Noi vogliamo che sia una transizione dai combustibili fossili direttamente all’energia verde. Sarà molto costoso e molto difficile vivere una transizione intermedia, una transizione in cui nella prima fase metteremmo accento sui gas invece di passare direttamente alle energie verdi rinnovabili. Perchè abbiamo il tempo, abbiamo le risorse necessarie, abbiamo finanziamenti da parte della Commissione Europea e abbiamo effettivamente il potenziale per realizzare questa transizione energetica, ha spiegato sempre Vlad Cătună.



    A un altro capitolo, quello dell’efficienza energetica, la Commissione Europea constata che la Romania ha innalzato il livello di ambizione del suo contributo nazionale all’obiettivo comunitario 2030, rispetto al progetto di piano, il che è da salutare. Ciononostante, i contributi al consumo di energia primaria e al consumo finale di energia non sono per niente ambiziosi. Tra gli aspetti positivi, il piano finale include informazioni utili sugli edifici, indicando l’intento di superare un tasso di rinnovamento del 3-4%. La Romania non ha ancora presentato la sua strategia di rinnovamento energetico a lungo termine, affermano, però, gli esponenti europei. La Commissione menziona di incoraggiare le misure per l’efficienza energetica delle reti di riscaldamento. D’altra parte, il piano finale non offre sufficienti informazioni sulla qualità dell’aria e sulle interazioni tra la qualità dell’aria e la politica sulle emissioni atmosferiche. Vengono offerti anche alcuni esempi di buone pratiche come il fatto che il documento contiene elementi dell’Accordo verde europeo sull’agricoltura, soprattutto tramite la promozione dell’agricoltura biologica e l’utilizzo ridotto dei concimi. Come conclusione generale ottimistica, Vlad Cătună afferma che le cose non resteranno così, perchè la nuova Legge Europea sul Clima porterà target molto più ambiziosi. Una volta implementata la detta legge, le autorità romene saranno tenute ad accelerare la transizione energetica, a rinunciare al carbone e ai gas e a investire nell’energia verde.




  • Riconoscimento europeo alla Riserva della Biosfera “Il Delta del Danubio”

    Riconoscimento europeo alla Riserva della Biosfera “Il Delta del Danubio”

    Il Consiglio dEuropa ha rinnovato il Diploma Europeo delle Aree Protette allAmministrazione della Riserva della Biosfera “Il Delta del Danubio” di Tulcea (nel sud-est della Romania). È per la terza volta che il diploma viene rinnovato, trattandosi del più prestigioso riconoscimento in Europa, sia grazie ai criteri scientifici che vanno rispettati, che al loro monitoraggio continuo. Il diploma è stato assegnato a partire dal 2000, in quanto, grazie alle sue zone umide che ospitano una flora e fauna estremamente diverse, ha un valore biologico, paesaggistico e culturale speciale per lEuropa, come ha spiegato il governatore della Riserva, Ion Munteanu.



    “Innanzittutto, grazie al patrimonio naturale della rispettiva zona. Parlo della flora e fauna, degli habitat, degli ecosistemi. E, poi, conta se questi sono conservati ottimamente e se riuniscono tutti i criteri imposti dallUe. E voglio dirvi che noi abbiamo riunito assolutamente tutti perchè, oltre al fatto che abbiamo moltissimi progetti di conservazione, abbiamo avuto anche moltissimi progetti di rinaturazione di una serie di zone che lungo il tempo hanno subito interventi umani. Qui parlo di circa 16 mila ettari che prima erano zone piscicole o agricole e che sono stati ridati alla natura nel tempo e hanno impressionato gli esperti europei nel momento in cui hanno fatto il confronto tra ciò che cera stato prima e ciò che è stato ottenuto in seguito alla rinaturazione. Noi abbiamo colleghi molto ben preparati, formati sia nel Paese, che allestero. Inoltre, le nostre guardie forestali conoscono bene il territorio e la situazione di ciascuna zona”, ha detto Ion Munteanu.



    In occasione del rinnovo del diploma, il Consiglio dEuropa ha formulato anche una serie di raccomandazioni, tra cui linclusione nel Piano di Management della Riserva, in corso di revisione, delle disposizioni specifiche dedicate ai cambiamenti climatici e delle modalità per affrontarle al fine della conservazione a lungo termine delle specie endemiche; la necessità di assicurare un budget di base per lamministrazione della Riserva e laumento del numero di dipendenti fino al limite massimo previsto al fine di permettere lo svolgimento efficiente dellattività. Il processo che precede lassegnazione e il rinnovo del diploma comporta lanalisi della documentazione tecnica e visite degli esperti indipendenti nelle aree protette. Il ruolo del diploma è, da una parte, di ripagare gli sforzi degli stati membri per tutelare certe zone e, daltra parte, grazie al fatto che viene assegnato per un periodo limitato, che può essere prolungato, di incoraggiare gli stati membri a continuare le iniziative di tutela. Abbiamo chiesto al governatore del Delta del Danubio quali sono i principali problemi con cui si confronta la Riserva.



    “Per noi il 2020 è stato totalmente atipico a causa della pandemia, atipico perchè molti romeni non hanno scelto più destinazioni turistiche allestero e molti hanno scelto di visitare il Delta. In questo contesto, il numero di turisti è cresciuto secondo noi moltissimo. Il numero di persone che venivano nelle zone delle spiagge si è quasi triplicato. Si tratta delle spiagge nella provincia di Costanza, Vadu e Corbu. Anche di quelle nel Delta del Danubio, però questo è più difficilmente raggiungibile e allora la gente si è orientata verso le zone facilmente accessibili in auto. Ci sono state moltissime imbarcazioni che hanno praticato un turismo intenso nel Delta a velocità a volte maggiori di quelle consentite. Noi abbiamo preso delle misure. Abbiamo fatto controlli costantemente, abbiamo avuto azioni di tutela delle zone in cui è stato praticato questo turismo intenso, soprattutto di prevenzione, in cui abbiamo consigliato ai turisti come fare turismo in unarea protetta. Un altro problema è quello della pesca eccessiva nel Delta del Danubio e il cosiddetto braconaggio, che è una pesca intensiva e la mancata segnalazione delle quantità di pesce catturato, destinato a un mercato paralello, potrei chiamarlo nero”, ha spiegato Ion Munteanu.



    Il Delta del Danubio ha un triplice status internazionale: Riserva della Biosfera MAB UNESCO nellambito del Programma UNESCO “LUomo e la Biosfera”, Zona umida dimportanza internazionale, soprattutto per gli uccelli acquatici, nellambito della Convenzione Ramsar, e Sito del Patrimonio Mondiale Naturale e Cuturale UNESCO. È parte integrante della rete ecologica europea Natura 2000 in Romania e include a livello del Delta del Danubio 3 aree protette. Ci sono anche 20 aree strettamente protette con lo status di riserve scientifiche. Esse ospitano 4000 coppie di pellicano comune, la maggiore colonia in Europa, 320 coppie nidificanti di pellicano crespo, una specie a rischio, 70 colonie di altri uccelli (36 miste e 34 monospecifiche) e 22 colonie di cormorano grande. Nel periodo di migrazione, il Delta del Danubio ospita oltre 20.000 esemplari di uccelli di pallude. La zona spicca per la bellezza e la ricchezza dei paesaggi, con una varietà di biotopi e risorse che la rendono unica non solo in Europa, ma anche tra gli ecosistemi deltaici del mondo.




  • Rottamazione di elettrodomestici in Romania

    Rottamazione di elettrodomestici in Romania

    Il Ministero dell’Ambiente e delle Risorse idriche e forestali di Bucarest ha lanciato al dibattito la guida del programma di rottamazione degli elettrodomestici per il 2020. Gli incentivi, che ammontano ai 40 milioni di lei, sono destinati ai romeni che smaltiscono un elettromestico vecchio per acquistarne uno nuovo. Tramite questo programma, le autorità di Bucarest vogliono incoraggiare il riciclaggio dei rifiuti provenienti dagli elettrodomestici. A livello gobale, il tasso di riciclaggio di questo tipo di scarti sfiora il 20%, ma in Romania raggiunge solo il 14%. Ogni anno, nell’intero mondo appaiono 50 milioni di tonnellate di scarti elettronici, la cui gestione è difficilmente controllabile. Questa quantità è all’80% cremata o arriva nelle discariche.

    Notevoli quantità di questo tipo di scarti vengono smembrate in modo empirico o cremate per il recupero di certi metalli, in una sorta di attività mineraria che genera inquinamento e mette in peridolo la salute di chi la svolge, al solito gente poverissima. Il riciclaggio secondo le tecnologie moderne rende possibile il recupero di ingenti quantità di materiali riutilizzabili. Ad esempio, una tonnellata di telefonini contiene una quantità d’oro per ben 100 volte superiore rispetto a quella contenuta da una tonnellata di minerale aurifero.

    Alla presentazione della guida del programma di rottamazione degli elettrodomestici, il segretario di stato al Ministero dell’Ambiente, Mircea Fechet, ha offerto tutti i dettagli. Potranno essere acquistati sette tipi di elettrodomestici. Il valore del bonus parte dai 200 lei (circa 40 euro) per arrivare ai 300 lei (quasi 60 euro) per le lavatrici e ai 400 lei (80 euro) per gli altri elettrodomestici – frigoriferi, tv, asciugatrici, lavastoviglie. Dobbiamo solamente aspettare che la guida sia ultimata, dopo di che, con un voucher elettronico dal sito del Fondo Ambiente si potranno fare i nuovi acquisti online o direttamente nei negozi, ha spiegato il segretario di stato Mircea Fechet.

    Gli elettrodomestici da rottamare saranno consegnati al negozio in cui verranno acquistati quelli nuovi. Il bonus non potrà superare il 50% del costo di ogni singolo prodotto. Una volta pubblicata la guida sulla Gazzetta Ufficiale, i negozi di elettrodomestici potranno iscriversi presso l’Agenzia del Fondo Ambiente che gestisce il programma. Intanto, i cittadini che vogliono smaltire un vecchio apparecchio per comprarsi un altro nuovo, potranno ottenere il voucher dal sito della stessa Agenzia del Fondo Ambiente e fare il nuovo acquisto entro 15 giorni. Quasi 100.000 romeni potrebbero beneficiare di questo programma.

  • Il monitoraggio delle cicogne in Romania

    Il monitoraggio delle cicogne in Romania

    Al fine di monitorare meglio i nidi di cicogne sul territorio della Romania, la Società Ornitologica Romena ha messo a punto, assieme a una compagnie elettrica, un’app per il telefonino con l’aiuto della quale ciascun cittadino che vuole aiutare può segnalare la loro presenza. Chiamato « Ecco la cicogna ! », l’app ha registrato statistiche da record quest’anno, gli utenti introducendo quasi 5 mila avvistamenti, la maggior parte validati dagli specialisti. Una crescita significativa rispetto all’anno scorso. In seguito al paragone tra gli avvistamenti e lo scarto delle segnalazioni multiple dello stesso nido, sono risultati 3.575 nidi unici censiti grazie all’applicazione, che si aggiungono a quelli già avvistati con altri metodi.



    L’applicazione funziona in un modo relativamente semplice: l’utente deve avere un telefonino con i dati di localizzazione attivati, deve compilare un breve modulo e fare una foto del nido. I dati vengono inviati alla Società Ornitologica Romena, che li analizza per assicurarsi che non si sovrappongono e sono reali. Sembra che la gente abbia preso l’azione sul serio, visto che solo lievemente oltre il 2% degli avvistamenti si sono dimostrati erronei. Dal 2017, quando è stata lanciata, l’app è stata scaricata da quasi 10.000 utenti. Intorno a due terzi dei nidi censiti sono collocati sui pali elettrici metallici, e il resto sulle canne fumarie delle case, sui tetti e sugli alberi. La maggioranza sono stati avvistati quest’anno in provincia di Tulcea (sud-est). Perchè è importante questo censimento dei nidi delle cicogne ci ha spiegato Valentin Marin, manager di proiect della Società Ornitologica Romena.



    Noi, come specialisti, siamo interessati a sapere, non solo per le cicogne, ma per tutte le specie in Romania, e lo facciamo per tutte le specie in Romania in modo sistematico, qual è il trend della popolazione. Perchè certe modifiche nell’habitat possono cambiare la popolazione della rispettiva specie. Queste modifiche nell’habitat non intaccano solo gli uccelli, ed è qui che appare l’interesse per i cittadini. La crescita o il calo di una popolazione di uccelli è infatti un segnale di allarme per gli uomini che sta succedendo qualcosa di negativo o qualcosa che può influirli in modo indesiderato. Se gli uccelli soffrono è solo un anello, il passo successivo è che la popolazione soffre a causa di certe modifiche nell’habitat. Sia qualcosa legato al cibo degli uccelli, alla qualità dell’acqua, dell’aria. Questo è il motivo per cui noi crediamo che non solo le cicogne siano importanti, è importante sapere cosa succede con loro perchè in questo modo ci possiamo rendere conto anche cosa succederà con noi. Per i distributori di energia è importante affinchè sappiano le zone in cui i nidi possono creare problemi, e il più delle volte l’hanno appreso solo dopo. I nidi possono creare problemi tramite il loro spostamento quando soffia il vento, a causa del maltempo possono cadere sulle linee elettriche e possono prendere fuoco, possono provocare un cortocircuito. Simili problemi non solo comportano costi per la riparazione dei guasti, ma creano anche disagi per la popolazione. »



    Per evitare queste situazioni, la compagnia elettrica installa sui pali con nidi di cicogne, allorquando esse migrano, un sistema metallico di sovraelevazione, che evita gli eventuali incidenti, e altri simili sistemi. Al ritorno in Romania, le cicogne usano il più delle volte molti di questi nidi preparati apposta per loro. Abbiamo chiesto a Valentin Marin anche quale è la situazione della presenza delle cicogne in Romania rispetto ad altri Paesi.



    L’applicazione Ecco la cicogna ! ha anche una pagina di internet con una mappa. Qualsiasi persona può vedere con una semplice ricerca « le cicogne in Romania » la mappa con la distribuzione totale dei nidi censiti. Noi, attualmente, abbiamo quasi sei mila coppie nidificanti. Non saprei dire se stiamo bene o male rispetto ad altri Paesi perchè non si tratta di una concorrenza. Stiamo bene rispetto agli altri anni e lo dico perchè la tendenza non è di calo, bensi’ una lineare poco ascendente. Le cicogne non hanno avuto da soffrire negli ultimi anni da quando facciamo osservazioni sistematiche. In Europa, le cicogne sono intorno a 230.000 coppie. E da ciò che ho visto come distribuzione, l’Europa Orientale ospita un’alta percentuale delle coppie nidificanti – circa il 40% della popolazione mondiale. Vi rendete conto che, trovandoci nell’Europa Orientale, abbiamo anche noi pensiamo una percentuale significativa. »



    La Società Ornitologica Romena è la più importante organizzazione indipendente di conservazione degli uccelli in Romania. Come si legge sul suo sito, l’organizzazione desidera ispirare la gente affinchè contribuisca alla tutela degli uccelli e degli habitat e, con il suo aiuto, si assicuri che anche le prossime generazioni godranno della natura. Per quanto riguarda le cicogne, per chi non lo sa, sono una specie di uccelli migratori che nidificano prevalentemente nelle località. La popolazione è stata in continuo calo nel secolo scorso, stabilizzandosi solo negli ultimi decenni. I nidi sono grandi e il più delle volte sono riadoperati per anni. Sono molto amate in Romania, dove la specie è protetta. I romeni credono che le cicogne portino prosperità alle masserie dove nidificano.




  • Il litorale romeno del Mar Nero, tra erosione ed estensione

    Il litorale romeno del Mar Nero, tra erosione ed estensione

    Fino al 2023, la superficie della Romania si estenderà di 225 ettari, grazie all’allargamento delle spiagge sul litorale del Mar Nero. A causa delle correnti marine e delle onde, la zona costiera romena è costantemente lesa dalla erosione, soprattutto nella stagione estiva, quando la larghezza delle spiagge nelle località turistiche è diversa rispetto all’anno precedente. Siccome negli ultimi 25 anni è scomparsa oltre la metà delle spiagge del litorale, la riabilitazione e la protezione delle aree costiere sono una priorità per la Romania.

    L’erosione della sponda del Mar Nero è stata accentuata dalla costruzione degli sbarramenti industriali nei porti del litorale. Perciò, sono stati allestiti altri argini di protezione per attenuare la graduale « deglutizione ». Le quote più elevate di erosione si sono osservate nel sud del litorale, nel tratto di Mangalia, con oltre quattro metri all’anno, e le più basse a Eforie e Neptun, con due metri all’anno.

    Nel 2019 è stata lanciata la seconda fase di un ampio progetto volto a ridurre l’erosione costiera e ad allargare le spiagge su un tratto lungo 100 km, che beneficia di un finanziamento di oltre 800 milioni di euro. L’iniziativa continua il precedente progetto, finanziato per la maggior parte da fondi europei, che ha reso possibile l’estensione delle spiagge lungo 25 km. Grazie a questo primo progetto, a Costanza, la più grande città-porto romena al Mar Nero, nonchè nel sud di Mamaia, parecchi tratti di spiagge sono stati allargati di 20 fino a 100 metri.

    Il programma di riabilitazione in corso prevede il riallestimento del porto turistico e dell’area circostante il Casinò di Costanza, edificio-simbolo in stile Liberty, a sua volta in pieno lavoro di restauro. Saranno inoltre consolidate le aree del lungomare a Eforie e Costineşti. Oltre al contrastare l’erosione costiera, questo progetto protegge anche la biodiversità, nel senso che, praticamente, verranno rifatti gli ecosistemi marini.

    A Eforie, dove la striscia di terra tra il Mar Nero e il lago Techirghiol è attraversata da una ferrovia e una strada ad una corsia per senso di marcia, l’allargamento della spiaggia renderà possibile anche la costruzione di una strada a scorrimento veloce che collegherà la città-porto di Costanza alle località collocate nel sud del litorale romeno.

  • Azioni di lotta alla desertificazione

    Azioni di lotta alla desertificazione

    Il 17 giugno scorso è stata celebrata la Giornata Mondiale 2020 per lotta alla desertificazione e alla siccità, occasione per ricordare che linquinamento, i mutamenti climatici, i fenomeni estremi portano, lungo il tempo, alla distruzione delle foreste e delle colture e, non in ultimo, al degrado dei suoli e alla desertificazione. La desertificazione colpisce diversi stati europei, la Romania compresa. Questo fenomeno colpisce superfici del sud della Romania, nei pressi del fiume Danubio, e della Dobrugia. In assenza di misure di contrasto, le superfici intaccate si estendono e la sabbia conquista, anno dopo anno, anche le superfici fertili. Un rapporto del 2018 della Corte Europea dei Conti rileva che, a livello dellUe, non cè una visione comune e che il rischio di desertificazione non è combattuto in modo efficiente. In altre parole, gli stati membri non hanno utilizzato i fondi che potevano essere adoperati per la lotta alla desertificazione.



    Accennando alle misure prese per la stabilizzazione dei terreni sabbiosi, il ministro romeno dellAmbiente Costel Alexe sottolineava, in unintervista a Radio Romania Attualità, la disponibilità del Governo di Bucarest a sostenere quanto più rapidamente progetti di contrasto della desertificazione.



    “Noi, a Mârşani, in provincia di Dolj, abbiamo una foresta di 1364 ettari di acacia, piantata per la stabilizzare il terreno e per impedire lestensione delle dune di sabbia. Attualmente, il Governo romeno ha le risorse finanziarie dal Fondo di miglioramento o dallAmministrazione del Fondo Ambiente per svolgere queste campagne e realizzare riforestazioni sui terreni sabbiosi. È solo necessario che le autorità pubbliche locali identifichino questi terreni e, soprattutto, parlino con i proprietari che devono capire che, se non agiamo quanto prima e, comunque, siamo già in grande ritardo, fra oltre 10 oppure 20 anni sarà troppo tardi”, ha precisato Costel Alexe.



    La provincia di Dolj (nel sud) detiene le maggiori superfici di terreni sabbiosi in Romania, oltre 100 mila ettari, questarea essendo chiamata “il Sahara romeno”. Il fenomeno di desertificazione in Oltenia (regione nel sud della Romania) è seguito dagli specialisti della Stazione di Ricerca e Sviluppo per la Coltivazione delle Piante su Terreni sabbiosi di Dăbuleni che ha proposto varie soluzioni nelle decine di anni di funzionamento. La direttrice della Stazione di Dăbuleni, Aurelia Nedelcu, considera che lo sfruttamento efficiente di questi terreni sia la soluzione per la lotta alla desertificazione.



    “Le sabbie possono essere considerate suoli ideali per lagricoltura, sopratttutto per lorticoltura, viste le temperature medie che si registrano in Oltenia, dove il clima è sia arido, che semiarido. La quantità di precipitazioni che si realizza durante lanno non assicura il fabbisogno dacqua per nessuna specie. Perciò, dobbiamo intervenire con irrigazioni per il successo delle colture. Il suolo di questa zona, sabbioso come dicevo, è un suolo leggero, di origine eolica, molto facilmente messo in moto da un altro fattore limitativo per lagicoltura, il vento”, ha precisato Aurelia Nedelcu.



    50 anni fa, a Corabia (città-porto sul Danubio), sono stati deforestati oltre 9 mila ettari, ma sempre allora su oltre 1.400 ettari sono state piantate foreste protettive contro lespansione della sabbia. Purtroppo, negli ultimi 30 anni una parte di queste cortine di protezione sono scomparse, in seguito ai tagli illegali. La direttrice della Stazione di Ricerca e Sviluppo per la Coltivazione delle Piante su terreni sabbiosi di Dăbuleni spiega il modo in cui possono essere stabilizzati i terreni sabbiosi.



    “Sui terreni sabbiosi con un alto grado di esposizione ai venti, è stata disposta la realizzazione di cortine forestali di acacia, larghe 10 metri, a 288 metri di distanza sui terreni più esposti e a 560 metri di distanza sui terreni con un basso grado di esposizione. Quindi, leffetto del vento è stato contrastato da queste cortine di protezione di acacia e da un altro sistema di protezione, con segale coltivata in autunno ogni 50 metri e in primavera con piantine orticole, al fine di assicurare la protezione contro il vento”, ha spiegato la direttrice della Stazione di Dăbuleni.



    Da decine di anni, presso la Stazione di Rircerca e Sviluppo per la Coltivazione delle Piante su terreni sabbiosi di Dăbuleni viene studiato il modo in cui si adattano varie piante e vari alberi da frutta ai terreni sabbiosi con ottimi risultati. “Sono state realizzate piantumazioni di alberi da frutta, soprattutto pesco, albicocco e visciolo che hanno attecchito benissimo in seguito allirrigazione. Inoltre, è fiorita lorticoltura. È nato il marchio “cocomeri di Dăbuleni”, è apparso un nuovo bacino di coltivazione della patata. Se nel passato non si poneva il problema della coltivazione della patata nella nostra zona arida, grazie allirrigazione, questarea del Dolj si è trasformata in un vero e proprio bacino di coltivazione precoce della patata, una coltura di grande pregio, che sta portando ai farmer locali i primi redditi. Inoltre, va bene anche per le colture di fragole, che si possono raccogliere a partire da aprile, direttamente dai campi”, ci ha detto la direttrice della Stazione di Dăbuleni, Aurelia Nedelcu.



    Dallanno scorso, presso la Stazione di Ricerca e Sviluppo delle Coltivazione su Terreni Sabbiosi di Dăbuleni sono state introdotte per la coltivazione specie che si possono incontrare solo nei giardini botanici in Romania o che, eventualmente, sono meno coltivate, come il kiwi, lolivo, il datero cinese, il goji e il fico, ma la creazione di varietà e di ibridi non è sufficiente, essa va accompagnata dal principale metodo di lotta alla desertificazione – le irrigazioni.




  • Controllo integrato dell’inquinamento da nutrienti

    Controllo integrato dell’inquinamento da nutrienti

    All’inizio della scorsa settimana, l’indice di qualità dell’aria a Bucarest superava i limiti normali, in seguito a un incendio a Periș, località collocata a circa 30 km dalla capitale. In primavera, si verificano spesso gli incendi di vegetazione per pulire i terreni, ma questa volta il rogo si è esteso anche al bacino che raccoglieva i reflui dell’ex allevamento di suini di Periș. Oltre alle misure contravvenzionali applicate dalle autorità, al proprietario dell’ex allevamento è stata imposta anche una scadenza per ecologizzare il posto.

    L’ecologizzazione delle fattorie, comprese quelle dismesse, e una buona gestione dei rifiuti risultati dall’allevamento di bestiame – anche quello orientato alla sussistenza – è necessaria per ridurre l’inquinamento idrico provocato da nitrati. Nel 2013, la Romania si assumeva l’osservanza dei provvedimenti delle Direttiva quadro sulle acque e della Direttiva sui nitrati. Di conseguenza, questi progetti sono stati finanziati attraverso il Programma nazionale di sviluppo rurale 2014-2020 e da altri fondi fovernativi. Eppure, i criteri di eleggibilità previsti dal Programma nazionale di sviluppo rurale 2014-2020 hanno escluso in buona parte le fattorie di sussistenza, le masseria e l’infrastruttura locale dedicata alla gestione dei reflui provenienti da animali. Alla soluzione di questo problema è stato dedicato il progetto del Controllo integrato dell’inquinamento da nutrienti, destinato a località ritenute vulnerabili o potenzialmente vulnerabili in tal senso, reso possibile da un prestito concesso dalla Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo e da un sussidio dal Fondo globale per l’ambiente fino al 31 maggio 2017.

    A partire dal 2016, la Romania ha ricevuto un nuovo prestito dalla Banca Mondiale, affinchè il progetto possa continuare, in una forma diversa, l’applicazione delle misure necessarie per adempiere alle esigenze della Direttiva sui nitrati dell’UE. Tramite questo progetto, sono stati finanziati investimenti in sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti provenienti da allevamenti, utilizzati per produrre il biogas, nonchè in reti di fognatura e trattamento delle acque reflue nelle località collocate in tutti i bacini idrografici della Romania, e che presentano alti rischi di inquinamento da nitrati.

  • Fondi per progetti ambientali 2020

    Fondi per progetti ambientali 2020

    Di recente, sulla Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la decisione relativa al bilancio del Fondo Ambiente e dell’ente gestore, destinato all’attuazione dei progetti prioritari e dei programmi per il 2020. Al programma per la gestione dei rifiuti sono stati stanziati 527 milioni di lei, direzionati a investimenti infrastrutturali per raccolta e impianti di trattamento e riciclaggio. Il programma nazionale di rottamazione destinato agli elettrodomestici disporrà di 30 milioni di lei per il rinnovo di quasi 100.000 apparecchi.

    Al programma classico per il rinnovo del parco auto vanno 405 milioni di lei (circa 84,4 milioni di euro), il che significa quasi 60.000 auto vecchie rottamate. Per le persone desiderose di acquistare un veicolo ibrido o elettrico, sono disponibili 140 milioni di lei (29,2 milioni di euro). A partire dal 2020, vengono concessi dei premi anche per le moto elettriche.

    Ai veicoli meno inquinanti del trasporto pubblico saranno destinati 480 milioni di lei (100 milioni di euro). Il programma si rivolge alle autorità locali, per estendere la rete di trasporto pubblico elettrico nelle città della Romania. Le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici e ibridi lungo autostrade, strade europee e nazionali beneficieranno di 92 milioni di lei (19 milioni di euro all’incirca).

    384 milioni di lei saranno, invece, destinati al programma innovativo di illuminazione pubblica, che prevede l’installazione di LED, il che abbasserà il consumo di energia e ridurrà le emissioni di gas a effetto serra. Per il 2020, per il programma destinato alla riduzione delle emissioni attraverso una maggiore efficienza energetica negli stabilimenti di generazione è previsto uno stanziamento di 628 milioni di lei.

    Sempre l’Amministrazione del Fondo Ambientale ha stanziato 59 milioni di lei al programma che punta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra attraverso campagne di rimboschimento nell’intero Paese.

  • Il Santuario degli Orsi di Zărneşti

    Il Santuario degli Orsi di Zărneşti

    Alla periferia della città di Zărnești, in provincia di Brașov, si trova il maggiore santuario degli orsi nel mondo, inaugurato ufficialmente nel 2008 dallAssociazione “Milioni di Amici” e dallAssociazione Mondiale per la Tutela degli Animali. Oltre 100 orsi vi hanno trovato rifugio, dopo essere stati salvati da una vita di terribili abusi e cattività. Ciascun orso ha la sua storia. Alcuni sono stati salvati da gabbie soffocanti, in cui erano tenuti come divertimento per ristoranti, alberghi, fabbriche, distributori di benzina, circhi e persino monasteri. Altri sono stati portati dagli zoo nel Paese che non offrivano loro condizioni normali di vita oppure dai proprietari illegali di orsi. Qui, a Zărneşti, su 70 ettari di foreste e pascoli, gli orsi godono di bacini dacqua, alberi sui quali arrampicarsi, mangiatoie e rifugi individuali. Infatti, il santuario è nato dal dolore provocato dalla morte di una femmina di orso, Maya, tenuta in cattività per divertire i turisti, salvata da Cristina Lapiş, presidente dellAssociazione “Milioni di Amici”, che ha gettato le basi di questo santuario.



    Sono 15 anni da quando è stato creato il santuario e non sarebbe stato creato se Maya non fosse morta tra le mie braccia, dopo essersi automutilata mangiandosi le zampe anteriori. Questa femmina di orso era tenuta illegalmente in una gabbia vicino al castello di Bran, in un agriturismo dove si credeva potesse attirare turisti. Tutti i turisti stranieri che sono passati vicino a quellagriturismo hanno visto in che condizioni orrende era tenuta Maya e hanno annunciato lAssociazione Mondiale di Tutela degli Animali. Sono stata contattata da questa fondazione che mi ha pregato di verificare se gli orsi erano veramente in una situazione cosi grave. Cerano anche altri orsi a Poiana Brașov, nei pressi di un albergo, che erano vittime di abusi e allora ho fatto una promessa, che un giorno questi orsi sarebbero stati di nuovo liberi. Ho cominciato a indagare per capire quali soluzioni cerano per questi orsi e le autorità mi hanno sostenuto, assicurandomi che se riuscivo a creare un santuario per questi orsi, tenuti in posti inadeguati per gli animali selvatici, loro mi avrebbero aiutato al 100%. È cosi che è iniziata questa avventura. In quel momento non avrei mai pensato che saremmo giunti a 106 orsi, quanti sono attualmente. È cosi che la Romania è diventata il Paese con il maggiore santuario degli orsi bruni, designato, nel 2016, il più etico nel mondo, dopo un santuario per i gorilla e uno per gli elefanti», ci ha detto Cristina Lapiş.



    Gli orsi riabilitati di Zărneşti non potranno mai essere liberati nella natura selvatica perchè non riuscirebbero più ad adattarsi. Molti non sopportano più vedere o sentire uomini in quanto troppo traumatizzati. “Abbiamo accolto orsi, negli ultimi anni, che sono stati confiscati dalla Guardia Ambientale, orsi che erano tenuti cattivi in un panificio, nella Fabbrica di Uranio, orsi tenuti nei monasteri, presso i distributori di benzina. Posti assolutamente incredibili in cui erano tenuti questi animali. Vi erano tenuti per usanza, perchè in Romania, nel passato, cerano domatori di orsi o uomini che li usavano nei circhi e li portavano alle fiere, e alla fine della sua vita, lorso rappresentava un trofeo venatorio e soldi. Un orso ammazzato nella gabbia a Poiana Brașov era un orso che valeva intorno a 10.000 – 15.000 euro. Lorso è il re delle foreste dei Carpazi ed è un peccato metterlo in una gabbia e deriderlo. È una grande ricchezza della Romania e va protetto. Non solo perchè è una ricchezza delle nostre foreste, ma cè anche la Convenzione internazionale di Berna che la Romania ha firmato e ha ratificato per legge, riconoscendo lorso bruno come animale protetto. Purtroppo, non siamo riusciti a salvare tutti gli orsi in Romania. Ce ne sono ancora intorno a 10-15 che sono tenuti nelle stesse condizioni orrende. Ad esempio, ad un agriturismo di Straja cè un orso che questanno ha compiuto 20 anni da quando vive in una gabbia. 20 anni ! Ogni anno gli fanno una torta e gli danna birra da bere. I video con questo orso circolano su youtube e lintero mondo vede come in Romania viene tenuto in una gabbia un povero orso per attirare i turisti. È da 10 anni che cerchiamo di convincere le autorità a liberarlo e portarlo in un santuario, in uno zoo, in un posto adeguato…”, ha raccontato Cristina Lapiş.



    La Romania ha la maggiore popolazione di orsi bruni in Europa che preferiscono le foreste grandi e fitte, meno frequentate dalluomo. Purtroppo, le crescenti pressioni sulle foreste hanno portato a molti incidenti. Ci sono orsi che scendono nelle masserie e provocano danni. Come può essere gestito il problema ci racconta Cristina Lapiş: (track) “Attualmente, nelle noste foreste – quelle che ci sono ancora – non ci sono più frutti di bosco, non ci sono più funghi, non cè più niente perchè tutto viene raccolto dalluomo. E gli orsi, rimasti senza cibo, vanno a cercarlo seguendo i sapori che sentono nellaria. E se gli agriturismi, le case e le ville vengono costruite nelle foreste, i posti in cui si fa il barbecue sono come un invito agli orsi e poi ci si meraviglia del fatto che appaiano alle nostre finestre. Certo che gli orsi affammati cercano cibo. Essi non scendono in città perchè vogliono fare una passeggiata, siamo noi a invadere il loro habitat ! Siamo stati noi ad aver preso i loro terreni, siamo noi a non assicurare loro il cibo di cui hanno bisogno e allora la soluzione è una complessa. Il loro abbattimento non è una soluzione. Gli alberghi, gli agriturismi, le case, chi costruisce nelle foreste dovrebbero proteggersi, mettersi un recinto elettrico e lorso si fermerà là. Nelle città e nei villaggi nelle vicinanze delle foreste si dovrebbero coltivare alberi da frutta e mais e lorso alla ricerca di cibo si fermerebbe là. Le associazioni venatorie e le agenzie nazionali responsabili delle foreste dovrebbero assicurare loro il cibo durante la primavera, cosi come si faceva prima », ci ha raccontato Cristina Lapiş.



    E siccome il Santuario degli Orsi di Zărneşti raggiungerà presto la capacità massima, il Ministero dellAmbiente ha annunciato che approverà la costruzione di un nuovo santuario per gli orsi. Inoltre, si è deciso che, a partire da questanno, i romeni che abitano nelle località montane frequentate dagli orsi, beneficino di finanziamento per lacquisto di recinti elettrici destinati a proteggere le masserie. Le autorità si sono inoltre impegnate a finanziare un censimento degli orsi in Romania, da realizzare con le più nuove tecnologie disponibili.




  • Rimboschimento, ampia campagna in Romania

    Rimboschimento, ampia campagna in Romania

    Il Ministero dell’Ambiente sta avviando la più ampia campagna di rimboschimento mai svoltasi in Romania. Il progetto
    interessa non solo le aree di montagna, ma anche tutti i campi coltivabili o in
    stato di degrado negli ambienti rurali. Nei due mesi di campagna, il Ministero
    dell’Ambiente vuole vedere piantati mezzo milione di alberelli al giorno. Numerose
    località del Paese hanno già sollecitato di essere incluse nel progetto. Sono
    attese ad aderire all’iniziativa tutte le ong interessate, imprese, autorità locali
    e nazionali, scuole e volontari.






    Il Ministero dell’Ambiente e delle Risorse Idriche e Forestali
    è preparato per la più ampia campagna di rimboschimento svolta dalla Romania
    nell’ultimo decennio. Lo Stato romeno offre alberelli a tutti quanto sono interessati
    a questa campagna. I 1.100 vivai dello Stato, gestiti dalla Romsilva, e le diverse
    centinaia delle aree boschive private forniranno quest’anno oltre 50 milioni di
    alberelli ai 13.000 cantieri pronti sull’intero territorio nazionale. Abbiamo
    avviato questa campagna in quanto, come sappiamo tutti, da anni e anni le foreste
    di Romania vengono abbattute illegalmente, quindi vogliamo limitare e scoraggiare
    il fenomeno tramite politiche e misure da applicare. In secondo luogo, vogliamo
    sottolineare che, laddove ci sono dei terreni in stato di degrado che vanno
    rimboschiti, è compito nostro farlo. E’ importante che la superficie forestale
    in Romania si estenda da un anno all’altro, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente in carica, Costel Alexe.






    I 13.000 cantieri di rimboschimento saranno aperti in
    tutte le province del Paese, con il maggior numero in quelle più colpite dalla
    deforestazione – Maramures (440), Sibiu (1.210) e Bistrita (oltre 600). Verranno
    piantate integralmente oltre 2.000 foreste, particolarmente nelle province di
    Suceava (360), Maramures (140) e Sibiu (90), e completate altre 7.000. L’iniziativa
    promossa dal Ministero dell’Ambiente prevede anche l’avvio dei lavori della
    cintura verde della città di Oradea (65 ettari), nonchè al corridoio di
    protezione dell’Autostrada A2 in provincia di Costanza (24 ettari).

  • Il programma spazi verdi 2020

    Il programma spazi verdi 2020

    MOL Romania
    e la Fondazione per il Partenariato continuano nel 2020 il Programma Spazi
    verdi, che finanzia progetti ambientali. Il programma è destinato alle
    organizzazioni non governative che hanno partenariati con istituzioni di
    insegnamento oppure istituzioni pubbliche nelle città romene. I fondi possono
    essere chiesti per la creazione e la riabilitazione dei parchi pubblici, dei
    campi da gioco, dei parchi delle scuole, degli asili nido con il coinvolgimento
    della comunità ai fini dell’utilizzo da parte della comunità.




    Lanciato
    nel 2006, il programma si è concentrato sugli spazi verdi urbani, ma a partire
    dal 2009 ha una nuova componente: Aree Naturali Protette, con cui si mira alla
    promozione delle aree protette in Romania. Le organizzazioni ambientali si sono
    iscritte fino al 20 febbraio per il finanziamento nell’ambito di una delle due
    componenti del programma: spazi verdi urbani e aree naturali protette. Dal 2018 si concede finanziamento anche per i
    progetti che hanno come tema « La Settimana Europea della Mobilità »,
    che si tiene a settembre, la quale comporta attività e azioni che presuppongono
    un alto tasso di partecipazione della comunità. László Potozky, direttore della
    Fondazione per il Partenariato.




    Per il 2020, abbiamo mantenuto le due
    componenti e, notando il successo riscosso finora dal programma, abbiamo
    aumentato la somma totale destinata al programma a quasi 800 mila lei. Un’altra
    novità è il fatto che è cresciuto un po’ anche il valore massimo che può essere
    chiesto nell’ambito di un progetto, il che significa che per i progetti per la
    componente Spazi verdi urbani possono essere sollecitati 11 mila lei, mentre
    per i progetti che riguardano le Aree protette in Romania il tetto è di 26 mila
    lei, ci ha detto László Potozky.




    La capitale romena Bucarest è una delle città più inquinate, affermano
    gli ambientalisti. L’inquinamento e’ provocato dal traffico auto, dai cantieri
    che non sono monitorati come dovrebbero essere, dalle centrali elettriche e
    dalle caldaie. Un altro fattore che contribuisce all’aumento dell’inquinamento
    a Bucarest è l’assenza di spazi verdi. Secondo il Comune di Bucarest, la
    capitale avrebbe, in questo momento, solo 23 metri quadri di spazi verdi per abitante, nel
    contesto in cui la legislazione, sia quella europea, che quella nazionale,
    prevede un minimo di 26 metri quadri. Altre cifre offerte dalla Corte dei Conti
    mostrano che avremmo solo 9,86 metri quadri di spazio verde per abitante.




    Per quanto riguarda la zona urbana, a partire dai primi anni del nuovo
    millennio, c’erano abbastanza articoli che parlavano dell’insufficienza degli
    spazi verdi oppure dello stato in cui si trovano, dell’urbanizzazione intensiva
    delle nostre città. Avete visto che si sta costruendo moltissimo e molte volte
    queste costruzioni sono fatte ai danni degli spazi verdi esistenti che anche
    allora erano insufficienti. Si facevano anche paragoni tra Bucarest e altre
    capitali che mostravano che stiamo male a questo capitolo. Quindi, abbiamo
    deciso che varrebbe la pena di cominciare con un simile programma in cui
    cercare di salvare oppure migliorare ciò che abbiamo e creare nuovi spazi, laddove
    possibile. Quindi, per la componente Spazi verdi urbani, posso dirvi che
    dopo 14 anni abbiamo delle cifre impressionanti. Tramite i progetti finanziati
    sono stati creati e rifatti oltre 550.000 metri quadri di spazio verde. Mi
    sembra molto, se parliamo di progetti piccoli che negli anni passati
    ammontavano a 7000 lei, e adesso sono giunti a 11000 lei. Inoltre, sono stati
    piantati oltre 80.000 alberi, oltre 85.000 alberelli, e non dimentichiamo
    l’aspetto educativo», ha precisato László Potozky.




    Nell’ambito
    dello stesso programma si pone accento anche sull’educazione dei giovani,
    tramite attività di educazione ecologica non-formale, svolte negli asili nido,
    nelle scuole o nella comunità in cui viene sviluppato il rispettivo progetto.
    Ai giovani in età scolastica, agli studenti e ai volontari, oltre al fatto che
    partecipano a questi progetti, vengono assicurate anche attività educative
    legate alla tutela delle foreste, delle acque, alla gestione dei rifiuti, agli
    ecosistemi, al monitoraggio della biodiversità, alle regole di condotta nelle
    aree protette.




    Mi piace
    ricordare spesso che se esiste un settore in cui la Romania eccelle oppure si
    piazza al primo posto nell’Ue è quello della biodiversità di cui ancora
    disponiamo. Quindi, siamo i migliori a questo capitolo in Europa. Ma,
    purtroppo, le somme concesse dallo stato romeno per la conservazione della
    natura o la protezione delle aree naturali sono uguali a zero. E allora noi
    abbiamo creato anche altri programmi con cui sosteniamo la protezione della
    biodiversità e, di conseguenza, possiamo parlare di centinaia di progetti con
    interventi benefici in varie aree protette, dai parchi nazionali fino alle aree
    protette locali di minori dimensioni. Vi faccio qualche esempio: 141 Campeggi
    tipo Junior Ranger, di qualche giorno,
    in cui i bambini imparano a comportarsi in natura, cosa vuol dire un’area
    protetta, una pianta protetta, come ci rapportiamo ad esse. Inoltre, quelli che
    hanno implementato progetti hanno allestito oltre 100 percorsi tematici di vari
    tipi in queste aree protette. In tutto, sono state oltre 1270 le attività
    educative extrascolastiche di educazione ecologica tramite le due componenti »,
    ha detto László Potozky.




    Nei 14
    anni di esistenza del Programma Spazi Verdi sono stati finanziati in tutto 620 progetti
    in cui si sono implicate oltre 235.000 persone, soprattutto bambini e giovani.
    Lo scorso anno, in seguito al gran numero di progetti implementati nell’ambito
    della componente « Spazi verdi urbani», i finanziatori hanno deciso
    la premiazione di due progetti. « L’orologio floreale » del Collegio
    Nazionale Petru Rareş, progetto
    implementato a Piatra Neamţ dall’Associazione dei Genitori – Petru Rareş di Piatra-Neamţ, e il progetto Danza
    e allegria, nel cortile c’è armonia », implementato dall’Associazione Piticot Dej. Nell’ambito di questo progetto è stato allestito
    un percorso sensoriale, un labirinto e un giardino con piante aromatiche,
    grazie alla piantumazione di quasi 150 fiori, nel cortile dell’asilo nido. Allo
    stesso tempo, è stato verniciato il recinto dell’asilo nido con colori allegri,
    è stato arricchito lo spazio da gioco, sono state rifatte le panchine nel
    cortile e sono stati piantati oltre 200 alberi e alberelli.