Accennando alla celebre opera “La saggezza della Terra” del più grande scultore romeno, Constantin Brâncuşi, la scultura in sale “UnWorlding” di Anca Benera e Arnold Estefán, è il fiore all’occhiello della mostra dedicata ai due artisti dalla Fondazione Art Encounters di Timișoara. La mostra potrà essere visitata fino al 1 marzo 2025 alla sede della Fondazione, nella città della Romania occidentale.
Anca Benera e Arnold Estefán vivono e lavorano a Vienna, ma è Timișoara la città con la quale gli artisti mantengono un legame speciale, poichè è qui che hanno avviato i primi progetti di collaborazione, negli anni 2000.
Un’altra mostra di eccezione, organizzata dalla Fondazione Art Encounters, è stata “Meandri senza ambagi”, dedicata al grande pittore di origine croata Julije Knifer (1924-2004). La sua opera, incentrata sull’utilizzo delle linee semplici e delle forme geometriche, esplorano concetti quali il tempo, lo spazio e la ripetizione. La sua carriera artistica ha influenzato profondamente l’arte contemporanea ed è riconosciuto come uno degli artisti astratti più importanti del Novecento.
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Maggiori dettagli sulle due mostre ai seguenti link:
Curata da Vasile Sarcă e organizzata dall’’Istituto, in collaborazione con l’Unione degli Artisti Visivi della Romania e il Gruppo Artistico Internazionale “Volarism”, la mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 20 dicembre.
Si tratta di 20 dipinti, eseguiti nella tecnica dell’acquerello su carta artigianale o su seta, opere di varie dimensioni, lavori originali nella maggior parte realizzati per questa mostra personale. Il messaggio promosso dalla mostra sintetizza la creatività dell’autore in chiave avanguardistica, precisa l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.
Il 6 dicembre 1879, il primo inviato e ministro plenipotenziario dell’Italia, Giuseppe Tornielli, arrivava a Bucarest e presentava le credenziali al sovrano di Romania, Re Carlo I. Due mesi più tardi, il 15 febbraio 1880, il primo inviato e ministro plenipotenziario del giovane stato nazionale romeno, Nicolae Kretzulescu, presentava le sue credenziali a Re Umberto I. Una variante simile della mostra è stata aperta a ottobre anche alla Camera dei Deputati a Roma.
E’ organizzata dall’Ambasciata d’Italia a Bucarest e dal Ministero degli Affari Esteri, in partenariato con la Banca Nazionale di Romania, che ha svolto un ruolo essenziale nella costruzione dell’Accademia di Romania in Roma, ha ricordato il governatore Mugur Isărescu. “Un secolo addietro, la Banca Nazionale di Romania ha finanziato la costruzione dell’Accademia di Romania in Roma. L’edificio è stato eretto secondo il progetto dell’architetto Petre Antonescu. Fu costruito sul terreno donato dal Comune di Roma nel 1921”, ha detto il governatore della Banca Nazionale. Sottolineando che i reperti esposti hanno rilevanza sia per i legami tra i due paesi che per il pubblico, Mugur Isărescu ha ricordato che all’inizio delle relazioni diplomatiche bilaterali, la lira italiana e il leu romeno avevano lo stesso valore.
Presente all’inaugurazione, il ministro degli Esteri, Luminiţa Odobescu, ha parlato della relazione privilegiata tra i due paesi. “Quest’anno, celebriamo anche i 60 anni dell’elevazione delle relazioni diplomatiche tra i nostri stati a livello di ambasciata, nel 1964. Inoltre, 35 anni addietro, la Romania è tornata nella famiglia delle nazioni democratiche”, ha detto il ministro, ricordando che “subito dopo la Rivoluzione, i nostri legami con l’Italia hanno cominciato a conoscere uno sviluppo senza precedenti sotto tutti i profili: politico, economico, culturale, diplomatico e, molto importante, nei contatti tra le persone”. “Siamo, inoltre, difensori pragmatici, ma imperniati su valori, di una visione e traiettoria nazionale. Sia gli interessi della Romania che gli interessi dell’Italia sono legati ad un’Europa forte e alla sicurezza garantita dalla NATO”, ha detto ancora Luminiţa Odobescu.
Attualmente, le relazioni tra i due paesi sono più forti che mai, ha aggiunto il ministro, ricordando il terzo vertice intergovernativo Romania-Italia, svoltosi a febbraio a Roma e la visita effettuata sempre quest’anno a Bucarest dal presidente Sergio Mattarella. Luminiţa Odobescu ha fatto riferimento anche alla numerosa comunità romena in Italia, così come agli italiani che hanno scelto di vivere nel nostro paese. Il capo della diplomazia ha sottolineato che i 145 anni dimostrano, una volta in più, che i valori condivisi da Romania e Italia, inclusi anche nei due documenti di riferimento presentati in mostra – le Dichiarazioni congiunte sul Partenariato Strategico del 1997 e sul Partenariato Strategico Consolidato del 2008 – rivestono attualmente un significato ancora più forte nell’attuale contesto geopolitico.
“Con quale altro paese condividiamo una simile straordinaria fratellanza, se non con i nostri amici italiani e latini?”, ha detto, a sua volta, il consigliere presidenziale Sandra Pralong, presentando il messaggio del capo dello stato. Lungo il tempo, la Romania ha inviato in Italia alcuni dei più grandi statisti. Nicolae Kretzulescu, Petre Carp, Dimitrie Ghica sono alcuni dei diplomatici che hanno contribuito a questi forti legami. “Sono diventati ministri degli Esteri o premier di questo paese, quindi si capisce l’enorme importanza concessa dalla Romania a questa fantastica relazione negli ultimi 145 anni”, ha puntualizzato Sandra Pralong.
“Una mostra per celebrare 145 anni di relazioni diplomatiche tra due paesi – la Romania e l’Italia, che hanno degli straordinari legami linguistici e culturali, che affondano le radici nella storia. Ma celebrare non è sufficiente. Oggi dobbiamo guardare alle sfide del presente e soprattutto impegnarci insieme a lavorare per il futuro, per rafforzare la nostra sicurezza, la stabilità, la prosperità e far fronte insieme alle sfide di un mondo sempre più complesso e sempre più interconnesso”, ha detto a Radio Romania Internazionale l’ambasciatore d’Italia a Bucarest, Alfredo Durante Mangoni.
La mostra è stata elaborata dall’Archivio Diplomatico del MAE, in partenariato con l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con la Banca Nazionale di Romania, l’Ambasciata di Romania in Italia e l’Ambasciata d’Italia a Bucarest. Il capo dell’Archivio Diplomatico del MAE romeno, Doru Liciu, ha presentato al pubblico i punti di riferimento della storia delle relazioni diplomatiche tra la Romania e l’Italia, riflettuti nel concetto e nei pannelli espositivi.
“Abbiamo tentato di segnare i momenti più importanti delle nostre relazioni – l’Unione dei Principati, il riconoscimento dell’indipendenza e l’allacciamento delle relazioni diplomatiche, la cooperazione e la collaborazione durante la prima Guerra Mondiale, quando l’Italia e la Romania hanno seguito lo stesso percorso, pur formalmente alleate delle Potenze Centrali. Per raggiungere gli ideali nazionali di unificazione, hanno scelto di andare assieme all’Intesa. L’Italia è entrata in guerra nel 1915, mentre la Romania nel 1916”, spiega Doru Liciu a Radio Romania Internazionale.
Un’attenzione particolare è stata concessa alle relazioni culturali, che si sono fortemente sviluppate nel periodo compreso tra le due guerre, grazie all’apertura dell’Accademia di Romania in Roma negli anni ’20 e dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia negli anni ’30, aggiunge Doru Liciu. “La fondazione di queste istituzioni è legata ai nomi di due grandi storici romeni – Vasile Pârvan e Nicolae Iorga. La Banca Nazionale di Romania ha svolto un ruolo particolare nella costruzione dell’Accademia di Romania, un edificio impressionante e bellissimo”, aggiunge il diplomatico.
“Le luci di Caravaggio. L’inizio della modernità nella pittura europea, capolavori della collezione Roberto Longhi”: una mostra di eccezione inaugurata il 16 novembre al Museo Nazionale d’Arte di Timişoara, che celebra l’opera e l’eredità del celebre storico dell’arte novecentesco. Curata da Cristina Acidini, Maria Cristina Bandera e Andreea Foanene, frutto della collaborazione del Museo con la Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze e Civita Mostre e Musei di Roma, la mostra è finanziata dal Consiglio Provinciale Timiș, e si svolge sotto l’Alto Patrocinio dei Ministeri della Cultura di Romania e Italia.
La mostra porta una prima assoluta nel paesaggio culturale romeno: il “Ragazzo morso da un ramarro”, il primo lavoro firmato da Michelangelo Merisi da Caravaggio, risalente al 1597, ma anche opere di pittori che si sono ispirati al suo stile.
“La mostra “Le luci di Caravaggio. L’inizio della modernità nella pittura europea, capolavori della collezione Roberto Longhi” è un evento culturale di importanza eccezionale, che porta in primo piano l’essenza della tradizione della pittura europea classica, in un momento storico dominato da riconfigurazioni globali profonde”, ha dichiarato il direttore del Museo, Filip Petcu. Una mostra che riunisce capolavori che riflettono un complesso dialogo tra il patrimonio artistico delle collezioni Ormos Zsigmond, il fondatore del Museo Nazionale d’Arte di Timişoara, Roberto Longhi e il tenebrismo, ha aggiunto Filip Petcu.
La mostra è stata presentata a Radio Romania Internazionale dalla curatrice Cristina Acidini, presidente della Fondazione Longhi, in un’intervista rilasciata a Eugen Cojocariu.
Presente all’inaugurazione della mostra, il presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, Federico Mollicone, ha parlato dell’importanza della mostra dedicata a Caravaggio e ai suoi discepoli a Timişoara.
La rassegna è stata accompagnata dall’inaugurazione dell’arazzo “Il Risveglio/ Trezirea” della collezione pontificia, creazione emblematica del celebre artista Camilian Demetrescu, esponente di spicco dell’esilio romeno in Italia. L’opera, che rappresenta San Giorgio che uccide il drago con gli occhi del popolo romeno, è stata portata a Timişoara nel centenario della nascita dell’artista e nel 35/o anniversario della Rivoluzione del dicembre 1989, come omaggio alla prima città libera dal comunismo in Romania, e rimarrà per un tempo al Museo Nazionale d’Arte. Il lavoro è stato donato dalla famiglia Demetrescu allo Stato romeno.
“Con grande onore, abbiamo condotto questa azione di diplomazia culturale fra tre Stati: lo Stato italiano, lo Stato romeno e lo Stato vaticano”, ha detto Federico Mollicone a Radio Romania Internazionale.
L’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest hanno contribuito all’iniziativa, appoggiando direttamente sia alcuni dei costi che gli sforzi compiuti dal Museo Nazionale d’Arte di Timișoara per ottenere il supporto finanziario degli imprenditori italiani attivi nella provincia di Timiș.
“Mi auguro che il pubblico romeno voglia apprezzare questi straordinari capolavori, e che questa mostra rafforzi la diplomazia culturale tra l’Italia e la Romania”, ha detto l’ambasciatore d’Italia a Bucarest, Alfredo Durante Mangoni, nell’intervista rilasciata a Eugen Cojocariu all’inaugurazione de “Le luci di Caravaggio”. Il diplomatico ha ricordato anche il 145/o anniversario delle relazioni Romania – Italia.
Gli investimenti nell’arte e nella cultura si vedono più tardi, ma hanno rilevanza, ha sottolineato, da parte sua, il presidente del Consiglio Provinciale Timiş, Alfred Simonis, il principale finanziatore della mostra. “Vogliamo portare anche Monet e Picasso, e altri eventi di simile portata”, ha detto Alfred Simonis. La mostra “Le luci di Caravaggio”, rimarrà aperta fino al 28 febbraio 2025.
Si tratta di opere d’arte digitali create con l’ausilio di software di modellazione e rendering 3D, stampa laser su comatex e collage di immagini generati dall’autore con l’aiuto del programma A.I., precisa l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. Organizzata in collaborazione con l’Unione degli Artisti Visivi della Romania, la mostra è curata da Horaţiu Cristea.
Nato nel 1969, Adrian Grecu (n. 1969) è uno dei pionieri dell’arte digitale in Romania. Esplora i limiti dell’ambiente visivo, attraverso le opportunità offerte dalla tecnologia per l’ampliamento del quadro concettuale, realizzando lavori collocabili alla confluenza tra arte/creatività e le nuove tecnologie. Pertanto, la sua produzione artistica include Realtà Aumentata (A.R.) e Realtà Virtuale (V.R.) in installazioni scultoree complesse e innovative esposte in una serie di mostre che hanno riscosso un notevole apprezzamento di pubblico e critica.
Ultimamente ha creato immagini e animazioni adoperando l’Intelligenza Artificiale. Al Gala 2023 dell’Unione degli Artisti Visivi della Romania, gli è stato assegnato il Multimedia Award. Vanta numerose mostre personali e presenze in mostre collettive in Romania e all’estero, precisa ancora l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.
Si tratta di un progetto interdisciplinare, nato su iniziativa della Società Dante Alighieri – Comitato di Bucarest, in collaborazione con gli studenti e i docenti dell’Università Nazionale di Belle Arti (UNArte), e al quale partecipa anche l’Università di Bucarest, attraverso al Sezione Italiana della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Un’iniziativa che si inserisce armonicamente nel tema della SLIM – “L’italiano e il libro: il mondo fra le righe”.
“Partendo dal testo italiano del libro di Marco Polo, ne propone la trasposizione in immagini visive e in rappresentazioni plastiche dei brani più suggestivi che descrivono il vasto mondo contenuto nel libro”, spiega a Radio Romania Internazionale la presidente del Comitato di Bucarest della Dante Alighieri, prof.ssa Nicoleta Silvia Ioana, invitando il pubblico al vernissage che si terrà il 16 ottobre, dalle ore 17.00, presso ARCUB.
Assieme alla prof.ssa Nicoleta Silvia Ioana, in apertura interverranno il segretario generale della Società Dante Alighieri, Alessandro Masi, con un videomessaggio, e la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, Laura Napolitano.
La tavola rotonda intitolata “Il viaggio come incontro (con Marco Polo)”, moderata dalla prof.ssa Smaranda Bratu Elian dell’Università di Bucarest, avrà come ospiti il prof. Cornel Moraru di UNArte, il prof. Vasile Simileanu, direttore della rivista “GeoPolitica” e lo lo scrittore-viaggiatore Liviu Stănescu.
Seguirà l’inaugurazione della mostra “Marco Polo: il viaggio come incontro”, che riunisce lavori di grafica, scultura e moda degli studenti e dei docenti di UNArte ispirati al libro di Marco Polo, presentati dalla preside della Facoltà di Belle, prof.ssa Carmen Apetrei, il direttore del Dipartimento Grafica, prof. Ovidiu Croitoru, la direttrice del Dipartimento Scultura, prof.ssa Elena Dumitrescu, e il direttore del Dipartimento Moda, prof. Răzvan Mihai Vasilescu.
La mostra rimarrà aperta a Bucarest fino al 25 ottobre e successivamente arriverà anche all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, a Castello D’Albertis – Museo delle Culture del Mondo di Genova e all’Accademia di Romania in Roma, conclude la prof.ssa Nicoleta Silvia Ioana.
I partner del progetto sono l’Ambasciata d’Italia in Romania, l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, la Società Dante Alighieri-Comitato di Venezia, la Società Dante Alighieri-Comitato di Genova, L’Accademia di Romania in Roma, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, il Consolato Generale di Romania a Torino, il Consolato Onorario di Romania a Genova, RO.AS.IT, ARCUB, Radio Romania Cultural, Radio Romania Internazionale.
Curata da Ana Negoiţă, sarà inaugurata il 12 ottobre, dalle ore 16:00, nella Piccola Galleria dell’Istituto (Cannaregio 2211), con ingresso libero. Saranno esposte installazioni in ceramica di Georgiana Cozma e Andrea Éva Szőcs e sculture in metallo piroinciso di Gabriela Tofan, precisa l’Istituto in un comunicato.
Georgiana Cozma ha studiato ceramica presso l’Università di Belle Arti di Bucarest ed è membro dell’Unione degli Artisti Visivi della Romania. Ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e rassegne collettive in Romania e all’estero.
A sua volta, Andrea Éva Szőcs, ha studiato presso l’Università di Belle Arti di Cluj-Napoca, conseguendo la laurea magistrale nel 1997, ed è dottore di ricerca in arti visive dell’Università di Pécs. Vanta una notevole attività internazionale in mostre personali e collettive, ma anche una significativa e pluripremiata attività didattica e di ricerca universitaria.
Gabriela Tofan ha studiato all’Università di Belle Arti di Bucarest e all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Nel 2007, ha vinto il Premio di Debutto dell’Unione degli Artisti Visivi della Romania. Ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e rassegne collettive in Romania e all’estero ed ha organizzato numerosi eventi artistici, ricorda l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia nelle schede biografiche.
Ana Negoiţă è storica e critica d’arte, laureata presso l’Università Nazionale d’Arte di Bucarest, dottore di ricerca in arti visive, docente associato presso CESI – Centro di Eccellenza per gli Studi sull’Immagine dell’Università di Bucarest e curatrice specializzata in arte contemporanea. Ricercatrice specializzata in arte e civiltà islamica, Ana Negoiţă ha usufruito anche di uno stage dottorale presso il Dipartimento di Studi Orientali dell’Università La Sapienza di Roma. Attualmente svolge una complessa attività editoriale che include saggi pubblicati in varie riviste specializzate e diverse pubblicazioni accademiche, precisa ancora l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.
Dal 7 al 13 ottobre, il Comitato di Bucarest della Società Dante Alighieri e l’Università Nazionale d’Arte della Capitale romena (UNARTE) invitano il pubblico al Complesso Museale Santa Maria della Scala – Sala Italo Calvino, a scoprire lavori di grafica e fotografie delle sculture creati da 22 studenti, nonché un libro bibliofilo con illustrazioni d’autore. L’iniziativa si svolge nell’ambito del 60° ISOCARP World Planning Congress “Reinventing The (In)visible Cities”, i cui lavori si svolgono anche nella Sala Italo Calvino del Complesso Museale Santa Maria della Scala.
Tutte le opere sono ispirate dal romanzo “Le città invisibili” di Italo Calvino. L’evento, che si colloca nel contesto delle celebrazioni dedicate al centenario della nascita del celebre scrittore, si svolge con il patrocinio del Laboratorio Calvino – centro di ricerca del Dipartimento di Lettere e Culture Moderne dell’Università La Sapienza di Roma e in collaborazione con ISOCARP (International Society of City and Regional Planners) e il Comune di Siena.
La mostra è curata dalla professoressa Nicoleta Silvia Ioana, presidente del Comitato di Bucarest della Società Dante Alighieri, con il contributo della prof.ssa Smaranda Bratu Elian. Le opere di grafica sono firmate da Alexandra Anghel, Andreea Bălan, Ana Bălășoiu, Mara Corcoveanu, Maria Dănilă, Raluca Dinu, Felix Grosu, Ana-Maria Ilie, Andreea Beatrice Mada, Iulia Mihăilă, Mihaela Mîinea, Cristiana Niculae, Ioana Ostroșină, Laura Pătulea, Maria Adelina Petrescu, Andrei Turbatu, coordinati dal prof. Ovidiu Croitoru. Le opere di scultura appartengono ai giovani artisti Patricia Anita Erimescu, Valentin Rareș Popescu e Ruxandra Andreea Vulpe, coordinati dalla prof.ssa Elena Dumitrescu.
La mostra rappresenta non solo un’importante testimonianza artistica della conoscenza e della comprensione dell’opera di Italo Calvino in Romania, ma in ugual misura un suggestivo gesto artistico generazionale dei giovani artisti dell’Università Nazionale d’Arte di Bucarest, che hanno valorizzato il romanzo “Le città invisibili” per un profonda riflessione artistica dedicata alla città contemporanea, alla comunità urbana e a certi temi connessi, come l’inquinamento, la sovrappopolazione, la mancanza di comunicazione, la segregazione o la sostenibilità, spiega a Radio Romania Internazionale la curatrice Nicoleta Silvia Ioana, presidente del Comitato di Bucarest della Società Dante Alighieri.
Da alcuni anni Stela Lie e Mihnea Marcu preparano una selezione di disegni volti a sottolineare la connessione tra la volumetria dell’edificio e gli oggetti e arredamenti che popolano lo spazio domestico, precisa l’Istituto.
“La casa significa molto più delle mura che la compongono. Per me la riflessione sulla casa, sull’abitare, è emersa durante il lavoro alla tesi di dottorato di ricerca […]. Ma sono arrivato a questo tema naturalmente, senza rendermi conto. Primum vivere deinde philosophari!”, sottolinea Stela Lie.
Docente presso il Dipartimento di Grafica dell’Università Nazionale d’Arte di Bucarest e fondatrice del Club degli Illustratori, Stela Lie è nota per i suoi disegni realizzati con varie tecniche di rappresentazione grafica.
Membro dell’Unione degli Architetti della Romania, dell’Ordine degli Architetti della Romania e del Registro degli Urbanisti della Romania, Mihnea Marcu ha insegnato presso l’Università di Architettura e Urbanistica “Ion Mincu” di Bucarest, ricorda l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia
Partendo dalla decorazione della ceramica della Cultura di Cucuteni, risalente al Neolitico, e seguendo il simbolismo universale delle linee e dei punti rinvenuti nelle varie tecniche di decorazione adoperate dalle culture neolitiche, Romeo Ionescu si propone e riesce a creare opere d’arte originali e suggestive, attraverso la sintesi, la rielaborazione e l’interpretazione degli elementi ornamentali geometrici e lineari, realizzando composizioni astratte o figurative, precisa l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.
Le tele esposte sono ambientate nel mondo dell’immaginario personale, dell’onirico manifesto, della narrativa fantastica, ritraendo aspetti volutamente metaforizzati. Le immagini sono filtrate o codificate in trasposizioni su tela facilmente individuabili oppure semplicemente astratte, che toccano qualcosa di più profondo. Attraverso l’intuizione e l’immaginazione, le composizioni spingono il visitatore a scoprire il filo conduttore di quanto redatto sulla tela. Nella mostra sono raccolte 25 opere di medie dimensioni realizzate dall’artista in tecnica mista su tela, indica ancora l’Istituto.
Creazioni di artisti stranieri che hanno viaggiato nelle terre romene nel corso della storia, che ci hanno capito, simpatizzato e che hanno messo su carta aspetti diversi nei loro paesaggi, nelle scene e nei costumi, osservati con interesse e curiosità, hanno promosso all’epoca il popolo, la cultura e lo spazio romeno. Il vicedirettore del Museo Nazionale di Storia della Romania, Cornel Ilie, ci offre maggiori dettagli.
“Non crediamo sia necessario argomentare troppo l’importanza dei viaggiatori stranieri per conoscere il passato dello spazio romeno. Le loro testimonianze sono fondamentali per creare un’immagine quanto più completa e obiettiva delle vicende accadute in questi luoghi nel corso dei secoli, ma anche delle persone, del rilievo, dei villaggi, delle città, degli edifici, dei monumenti e così via. Naturalmente, oltre alle testimonianze scritte, consideriamo molto importanti anche le creazioni degli artisti stranieri, quegli artisti viaggiatori che, come diceva il grande critico d’arte George Oprescu, ci servivano da veri propagandisti in un’epoca in cui le amicizie erano rare e inaffidabili”, spiega il vicedirettore del Museo Nazionale di Storia della Romania, svelando anche quali tipologie di lavori possiamo trovare in questa mostra.
“Si tratta di una serie di opere realizzate da questi artisti viaggiatori, cromolitografie, litografie, incisioni, disegni fatti da coloro che sono indicati proprio nel titolo della mostra – Luigi Mayer e Preziosi, ma anche di altri importanti artisti francesi, tedeschi, austriaci, italiani. Questi artisti itineranti hanno fatto una vera propaganda positiva allo spazio romeno. Grazie a loro, l’Occidente è arrivato a conoscere meglio questa parte dell’Europa, una zona sconosciuta, esotica per molti. Attraverso queste opere è stato possibile presentare agli stranieri i costumi tradizionali romeni, le usanze, l’architettura, i tipi sociali di questa parte del mondo. Quindi, con l’aiuto di questi artisti viaggiatori, è stato possibile presentare un’immagine interessante, un’immagine benevola dello spazio romeno, della gente che lo abitava nei primi 6-7 decenni del XIX secolo”, spiega ancora il nostro ospite.
Luigi Mayer (1755-1803) si annoverò tra i più importanti pittori dell’Impero Ottomano della fine del XVIII secolo e delle sue influenze. Cornel Ilie ci racconta di più sulle sue opere presenti in mostra.
“Luigi Mayer, artista italiano di origine ebraica, può essere considerato uno dei più importanti artisti stranieri che viaggiarono nello spazio romeno alla fine del XVIII secolo e all’inizio del XIX secolo. Nelle sue opere, colse luoghi e monumenti dell’Asia, dell’Africa, dell’Europa, ma anche della Valacchia, quando – richiamato in patria, essendo al servizio dell’ambasciatore della Gran Bretagna presso l’Impero Ottomano – arrivò anche da queste parti d’Europa. I disegni di Luigi Mayer rappresentano la testimonianza più importante del passaggio dell’ambasciatore britannico Robert Ensley attraverso la Valacchia. Ci sono diverse incisioni che colgono lo spazio romeno: “Veduta su Olt”, “Pitești”, “La Chiesa e il Monastero della Vergine Maria”. Le diverse vedute di Bucarest molto ben fatte, molto interessanti, offrono dettagli particolari su alcuni paesaggi e monumenti, ma anche su alcuni tipi sociali nel periodo a cui abbiamo fatto riferimento”, conclude il vicedirettore del Museo Nazionale di Storia della Romania, Cornel Ilie.
Tudor Martin dell’Ufficio Numismatico del Museo spiega cosa potranno ammirare i visitatori in questa micro-mostra. “Si tratta di tre serie di quattro banconote con i valori di 10, 50, 200 e 2.000 lei, stampate negli anni 1919-1920 negli Stati Uniti d’America. La decisione di stampare le banconote oltreoceano è stata motivata da diversi fattori esterni ed interni. Dobbiamo tenere presente che il paese era stato devastato dalla Prima Guerra Mondiale, le risorse umane erano decimate, le ricchezze naturali portate oltre confine dalle Potenze Centrali, il tesoro nazionale confiscato dalla Russia bolscevica. Sul confine occidentale, la Romania era coinvolta in un conflitto con la Repubblica dei Consigli d’Ungheria, e nelle Province Unite con il Regno di Romania regnava il caos amministrativo”, dice Tudor Martin. Il nostro interlocutore spiega anche come si può caratterizzare la situazione economica e monetaria della Romania dopo la Prima Guerra Mondiale.
“Dal punto di vista monetario, il periodo era segnato da inflazione e da una grave carenza di moneta, data la precaria condizione delle banconote precedentemente emesse, nonché la circolazione parallela di più tipologie monetarie, essendo in uso le banconote emesse dalle Banca Centrale di Romania, dal Ministero delle Finanze, dalla Banca Generale Romena, che era la banca di occupazione delle Potenze Centrali, corone austro-ungariche e rublo russo. Oltre ai problemi sopra elencati, va notato che le autorità si sono trovate anche di fronte alla difficoltà di produrre una quantità di banconote sufficiente per consentire la sostituzione di quelle usate ed estere”, aggiunge il nostro ospite.
Tudor Martin precisa anche dove veniva stampata la cartamoneta romena a quei tempi e qual è stata la decisione della Romania all’epoca. “In passato, c’era stata una collaborazione con la Banca di Francia, dove furono realizzate le prime banconote romene nel 1877, ma anche con enti dell’Impero Russo. Ma in entrambi i casi non si poneva più il problema della collaborazione, quindi il Ministero delle Finanze ha deciso di negoziare con l’American Banknote Company per stampare uno stock di banconote che coprisse le esigenze dello Stato romeno. Questa azienda produceva banconote per vari stati dell’America centrale e meridionale, ma anche dell’Asia”, aggiunge Tudor Martin.
Cosa hanno portato di nuovo quelle banconote e quale fu il loro destino in quel momento? “Le banconote esposte sono diverse da quelle utilizzate fino a quel momento dallo Stato romeno. Non presentano elementi di sicurezza, ad eccezione delle firme sul recto e della minuzia dei disegni rinvenuti su entrambi i lati. Questi disegni contengono grafica simile a quella trovata sulle banconote realizzate dallo stesso produttore per banche di vari altri paesi. Queste banconote ebbero una sorte sfortunata, quasi l’intero lotto fu bruciato, sebbene fossero state stampate e consegnate. La Banca Centrale di Romania si rifiutò di prenderle in consegna e di metterle in circolazione, perché, affidando l’ordine alla società americana, il Ministero delle Finanze aveva violato la legge secondo la quale l’unico ente che aveva il diritto di emettere banconote con potere di circolazione sul territorio del paese era la Banca Centrale di Romania. Il lotto di biglietti fu distrutto nel 1924, ma diverse dozzine di banconote furono conservate per studio. Quelle della mostra furono trasferite nella collezione del museo dall’Accademia Romena nel 1978”, conclude Tudor Martin.
In questa occasione, sarà inaugurata anche la nuova sala mostre – eventi del Museo d’Arte Contemporanea di Sibiu, precisano gli organizzatori in un post su Facebook. Saranno presenti la ministra della Cultura romena, Raluca Turcan, il presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati del Parlamento italiano, Federico Mollicone, e l’ambasciatore di Romania in Italia, Gabriela Dancău. Nel corso dell’evento, sarà presentato anche il prodotto filatelico dedicato a Camilian Demetrescu, ricorda inoltre il Museo Nazionale Brukenthal.
Organizzata con il contributo della consorte del compianto artista, la professoressa Luisa Valmarin, già titolare di Lingua e letteratura romena presso l’Università La Sapienza di Roma e nota traduttrice, la mostra è patrocinata dall’Ambasciata di Romania in Italia, dall’Ambasciata d’Italia in Romania e dall’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest.
Nato il 9 febbraio 1930 a Bucarest, Constantin Udroiu si è stabilito in Italia nel 1970. Il suo destino è stato segnato da gravi persecuzioni politiche, culminate con la detenzione nelle prigioni comuniste di Poarta Albă e Aiud, negli anni ’50-’60 dello scorso secolo. Constantin Udroiu ha studiato alla Facoltà di Arti Figurative di Bucarest, impegnandosi attivamente anche nella creazione e nel restauro di affreschi nelle chiese romene. D’altronde, la critica italiana lo considera un “espressionista bizantino”. E’ stato membro dell’Unione degli Artisti Figurativi di Romania e senatore dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna.
Fino alla scomparsa avvenuta nel 2014, ha aperto oltre 200 mostre personali in Italia, ma anche a Parigi, Avignone, Bordeaux, Atene, Barcellona o Lisbona. Dopo il 1989, Constantin Udroiu è tornato nel paese natio con mostre personali a Târgoviște e Cluj Napoca, precisa l’Istituto Culturale Romeno, ricordando che, nel 2010, in occasione dell’80/o anniversario dell’artista, l’Accademia di Romania ha organizzato una retrospettiva con i suoi più rappresentativi lavori.
La mostra “Constantin Udroiu – Culorile memoriei/ I colori della memoria”, che rimarrà aperta fino all’8 giugno alle Gallerie d’Arte dell’Accademia Romena, fa seguito alla rassegna “Constantin Udroiu – l’artista di due culture” svoltasi nel 2023 all’Accademia di Romania in Roma.
Radio Romania Internazionale ha anticipato l’evento in un dialogo con la professoressa Luisa Valmarin, che sarà presente all’inaugurazione, accanto al presidente dell’Unione degli Artisti Figurativi di Romania, prof. Petre Lucaci, nonchè al prof. Mihai Zamfir, alla curatrice Luiza Barcan e al prof. Bogdan Tătaru-Cazaban, come precisa l’ICR.
Dal 14 al 24 maggio, il pubblico è invitato a scoprire una una ventina di dipinti su tela e cartone, frutto dell’esperienza diretta dell’artista romena nelle città che hanno ospitato le sue mostre, precisa l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica. In ugual misura, le composizioni sono ispirate alle poesie itineranti di suo padre, il poeta Ioan Gliga, che ha accompagnato l’artista nelle mostre aperte in Romania e all’estero tra il 2004 e il 2014, e raccolte nel volume “Poeme călătoare” / “Travelling Poems”, pubblicato nel 2014.
“Il viaggio è un rinnovamento: rinnoviamo la nostra anima, il nostro spirito, ma il rinnovamento comprenderà anche ciò che pesa nella nostra natura – le nostre abitudini, il nostro comportamento, la nostra morale. Il viaggio è il rinnovamento dell’individuo”, scrive il filosofo e critico romeno Al. I. Brumaru nella prefazione al volume “Poeme călătoare”/”Travelling Poems”.
Nata nel 1975 a Brașov, nella Romania centrale, Luminița Gliga ha conseguito nel 2002 la laurea magistrale presso l’Università Nazionale d’Arte di Bucarest, Facoltà di Belle Arti, specializzazione Pittura. Dal 2003 è membro dell’Unione degli Artisti Visivi della Romania, Sezione Pittura della Filiale di Bucarest. E’ inoltre membro dell’Associazione Internazionale Arti Visive – UNESCO. Nel 2008 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Arti Visive presso l’Università Nazionale d’Arte di Bucarest, e nello stesso anno è diventata membro dell’Accademia Romeno–Americana di Arti e Scienze (ARA), precisano gli organizzatori nella sua scheda biografica.
Ha esposto le sue opere in oltre 50 personali in Romania e all’estero, e in più di 60 mostre e rassegne collettive. E’ stata insignita di parecchi premi e riconoscimenti: International Prize Michelangelo (Roma, Italia, 2019), International Prize Botticelli (Firenze, Italia, 2019), il Premio Ionel Jianu dell’Accademia Romeno–Americana di Arti e Scienze, il Diploma MCA e Medaglia d’oro a Cannes, il Diploma e la Medaglia d’argento della Société Académique des Arts–Sciences–Lettres di Parigi (2016), precisa ancora l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.
Le opere di Luminița Gliga sono presenti in collezioni pubbliche e private in Romania e all’estero: Austria, Canada, Cina, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Italia, Scozia, Svizzera, USA.