Tag: Romania

  • Cambio alla presidenza della Romania

    Cambio alla presidenza della Romania

    Ilie Bolojan, autosospeso dalla guida del Senato e del Partito Nazionale Liberale – per diventare -almeno dal punto di vista formale, politicamente neutrale – ha assunto la carica di capo dello stato ad interim. Lunedì la Corte Costituzionale ha constatato la vacanza della carica di presidente della Romania con le dimissioni di Iohannis, e ha stabilito che il presidente del Senato svolgerà le funzioni ad interim.

    Ilie Gavrilă Bolojan è nato nel 1969 nella provincia di Bihor (ovest, al confine con l’Ungheria). Ha studiato meccanica e matematica. E’ entrato a far parte del PNL nel 1993. È considerato uno dei migliori specialisti romeni di pubblica amministrazione locale. Tra il 2008 e il 2020, è stato sindaco di Oradea, eletto tre volte. Dal 2020, è presidente del Consiglio provinciale Bihor, carica che ha ricoperto fino all’anno scorso, quando è diventato senatore.

    Ad interim, Bolojan avrà attribuzioni limitate: non potrà rivolgere al Parlamento messaggi in merito alle principali questioni politiche della nazione, non potrà avviare la procedura di scioglimento del Legislativo e non potrà indire un referendum nazionale.

    Membro della minoranza tedesca di Romania, ex sindaco di Sibiu (centro), Klaus Werner Iohannis è stato eletto presidente nel 2014 e ha ottenuto un secondo mandato cinque anni dopo. Il 21 dicembre 2024, avrebbe dovuto andarsene, ma la sua permanenza alla presidenza è stata estesa dopo che la Corte Costituzionale ha annullato l’intero processo elettorale per l’elezione del nuovo presidente. Le presidenziali riprenderanno a maggio, con il primo turno il 4 e quello decisivo il 18.

    Il bilancio dei due mandati di Iohannis è stato pubblicato sul sito web dell’Amministrazione Presidenziale. Secondo il documento, che conta oltre 1.500 pagine, durante il suo primo mandato avrebbe costantemente sostenuto la necessità di rafforzare i meccanismi democratici e di combattere la corruzione. Ha avviato il progetto “Romania istruita”, concretizzato nel suo secondo mandato con la promulgazione di nuove leggi in materia.

    Secondo lo stesso bilancio, negli ultimi cinque anni, Iohannis ha avuto la missione essenziale di guidare il paese in mezzo a crisi senza precedenti: la pandemia di COVID-19 e la guerra nella confinante Ucraina. Secondo le ricerche sociologiche, solo il 5% dei romeni si fida ancora di Iohannis. Cittadini, giornalisti e analisti affermano che, nei suoi dieci anni alla guida dello stato romeno, in realtà non ha ottenuto successi degni di nota.

    Gli rimproverano anche la sua arroganza, la sua comodità, la sua inclinazione all’opulenza, i suoi innumerevoli e inutili viaggi all’estero e le sue scarse capacità comunicative. Lungi dai mutevoli stati d’animo della stampa locale nei confronti di una figura politica che ora glorificava ora demonizzava, lo storico britannico Tom Gallagher, un ottimo conoscitore della Romania, scrive che Iohannis è stato, in effetti, “un capo di stato quasi inutile”.

  • Rapporto sulla criminalità organizzata

    Rapporto sulla criminalità organizzata

    Insieme ad altri stati europei, la Romania è stata presa di mira nel 2024 da azioni di “sabotaggio” e attacchi ibridi specifici della Russia, con l’obiettivo di testare la preparazione alla difesa dei paesi della NATO e individuare debolezze nelle infrastrutture, afferma la Direzione per l’Investigazione dei Reati di Criminalità Organizzata e Terrorismo (DIICOT) nel suo rapporto per lo scorso anno. Secondo il documento, “a partire dal 2022, si sono verificati almeno 50 incidenti in 13 paesi in Europa, che potrebbero essere operazioni ibride russe”. Si tratta di casi di spionaggio, diversione, vandalismo, attacchi informatici, campagne di disinformazione e tre attacchi a infrastrutture sottomarine nel Mar Baltico.”

    Il rapporto evidenzia inoltre che lo scorso anno la Romania non si è confrontata con una minaccia terroristica concreta e non si sono verificati attacchi terroristici, il rischio restando, quindi, basso. Inoltre, secondo la DIICOT, i sostenitori di Romania di alcune organizzazioni terroristiche hanno continuato a svolgere solo alcune attività di supporto, prive, però, di consistenza e portata. D’altro canto, i dati della Direzione mostrano che il consumo di stupefacenti è costantemente aumentato, con la cannabis come droga più ricercata che, d’altronde, è anche quella più sequestrata dalle autorità.

    Per quanto riguarda le droghe ad alto rischio, la Romania è principalmente un paese di transito e i porti del Mar Nero possono rappresentare un’alternativa per l’introduzione di queste sostanze nell’Unione Europea. L’anno scorso, i procuratori della DIICOT hanno dovuto risolvere 33.000 casi di traffico di droga, quasi un quarto in più rispetto al 2023. Nel 2024, gli investigatori hanno sequestrato oltre una tonnellata di stupefacenti leggeri e ad alto rischio, oltre 7 tonnellate di sostanze dopanti proibite e circa 16 tonnellate di polpa di frutta contenente cocaina. Sono state sequestrate anche oltre 12.000 piante o raccolti di cannabis, quattro volte di più rispetto all’anno precedente.

    Il rapporto evidenzia inoltre che i sistemi di distribuzione tramite pacchi sono stati tra i metodi maggiormente utilizzati per introdurre piccole e medie quantità di droga nel paese. Un altro aspetto evidenziato dal rapporto della DIICOT è che, ultimamente, il numero di minorenni coinvolti nel traffico di droga è aumentato notevolmente e i trafficanti stanno utilizzando nuovi metodi per portare e vendere sostanze proibite in Romania, tra cui piattaforme online specializzate con pagamento in criptovalute. I dati dell’Agenzia Nazionale Antidroga indicano un aumento costante del consumo di droga in Romania. Il mercato interno è dominato dai consumatori di Bucarest, il cui numero è relativamente stabile, ed è alimentato da gruppi criminali della zona legati alla comunità turca nel segmento delle importazioni e ai clan rom nel segmento della distribuzione stradale – precisa inoltre l’Agenzia.

  • Presidenza: fine mandato per Klaus Iohannis, l’interim assunto da Ilie Bolojan

    Presidenza: fine mandato per Klaus Iohannis, l’interim assunto da Ilie Bolojan

    Iohannis aveva annunciato le dimissioni lunedì, a seguito dell’avvio della procedura parlamentare per la sua sospensione dall’incarico. Il secondo mandato di Iohannis doveva concludersi il 21 dicembre scorso, ma è stato esteso dopo che la Corte Costituzionale ha annullato le elezioni presidenziali a causa dei sospetti che fossero state viziate.

    In seguito alla decisione della Consulta, decine di migliaia di romeni hanno protestato in strada. I commentatori ritengono che le dimissioni di Iohannis diminuiranno in un certo qual modo le tensioni accumulate dalla società negli ultimi mesi. Etnico tedesco in età di 65 anni, già insegnante di fisica ed ex sindaco di Sibiu, Klaus Iohannis lascia la poltrona presidenziale con una quota di popolarità estremamente bassa.

    L’interim è stato assunto da oggi dal presidente del Senato, Ilie Bolojan, il quale si è autosospeso in precedenza dalla carica di capo del Senato e presidente del Partito Nazionale Liberale. Ilie Bolojan sarà presidente ad interim fino a maggio, quando si terranno le presidenziali. Avrà quasi tutte le attribuzioni di capo dello stato, tranne quelle di rivolgersi al Parlamento, sciogliere il Legislativo e convocare un referendum.

  • Indice corruzione 2024

    Indice corruzione 2024

    Preoccupante per il 2024 è il fatto che il grado di corruzione a livello globale è ancora molto alto, mentre gli sforzi per contrastare questo fenomeno stanno diminuendo, trasmette l’organizzazione non governativa Transparency International. La mancanza di misure forti contro la corruzione ha gravi ripercussioni a livello globale in settori essenziali, come la difesa della democrazia, la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici, la promozione e la protezione dei diritti umani.

    Secondo l’Indice di Percezione della Corruzione 2024 condotto da Transparency International, si osserva una tendenza alla stagnazione o addirittura al declino degli sforzi anticorruzione nei paesi dell’UE, il che contribuisce in modo decisivo a compromettere lo stato di diritto, eludere l’accesso alla giustizia e diminuire il grado di integrità pubblica.

    Tutti questi aspetti hanno un impatto negativo sulla vita quotidiana dei cittadini, che si tratti della scarsa qualità dei servizi pubblici, dell’esposizione alla corruzione o dei danni ambientali causati da pratiche illegali, sostiene Transparency International. L’UE ha punteggi molto alti nella classifica IPC, che si basa su dati provenienti da 13 fonti indipendenti, tra cui la Banca Mondiale e il Forum Economico Mondiale.

    Nel 2024, la media è di 62 punti, in calo di due punti rispetto agli anni precedenti. In cima alla classifica ci sono Danimarca (90 punti), Finlandia (88 punti) e Lussemburgo (81 punti). A livello dell’UE, il calo maggiore nell’ultimo anno è stato registrato da paesi come Germania (75 punti, meno 3 rispetto al 2023), Austria e Francia (67 punti, meno 4 rispetto al 2023), Slovacchia (49 punti, meno 5 rispetto al 2023) e Malta (46 punti, meno 5 rispetto al 2023).

    Sebbene sia tra i pochi paesi ad aver mantenuto un punteggio stabile nella classifica CPI, la Romania è ben al di sotto della media comunitaria. Si colloca, per il terzo anno consecutivo, tra gli stati con “i più scarsi” risultati nella lotta alla corruzione, ottenendo 46 punti su 100 possibili, pari a Malta. Transparency International Romania sottolinea l’importanza della cooperazione tra tutti gli attori sociali, dal mondo accademico, istituzioni pubbliche e classe politica, fino al settore privato e alla società civile. Allo stesso tempo, è essenziale il loro costante coinvolgimento nella formazione di una società integra, poiché ciascuno ha il proprio ruolo e la propria responsabilità nella lotta alla corruzione.

    A livello nazionale, Transparency International Romania raccomanda misure quali il rafforzamento della consapevolezza dei cittadini sull’importanza dell’applicazione della legge sulla protezione degli informatori nell’interesse pubblico, l’aggiornamento della legislazione in materia di integrità pubblica, l’impegno governativo in un programma anticorruzione in grado di far salire la Romania ad almeno 50 punti nella classifica IPC entro il 2027 oppure lo sviluppo di programmi educativi non formali e informali dedicati ad alunni e studenti.

  • Dichiarazione congiunta sull’intelligenza artificiale

    Dichiarazione congiunta sull’intelligenza artificiale

    58 paesi di tutti i continenti hanno firmato martedì a Parigi una dichiarazione congiunta per “un’intelligenza artificiale aperta, inclusiva ed etica”, al termine di un incontro co-presieduto da Francia e India. “Sottolineiamo la necessità di una riflessione globale, in particolare sulle questioni di sicurezza, sviluppo sostenibile, innovazione, rispetto del diritto internazionale, compreso quello umanitario e la protezione dei diritti umani, uguaglianza tra donne e uomini, diversità linguistica, protezione dei consumatori e diritti di proprietà intellettuale”, si legge nella dichiarazione a cui hanno aderito i paesi dell’Unione Europea, Canada, India, Cina e l’Unione Africana.

    Il padrone di casa dell’incontro, il presidente francese Emmanuel Macron, citato dalla corrispondente di Radio Romania a Parigi, afferma che “vogliamo un quadro che eviti l’uso dell’intelligenza artificiale per il controllo di massa. Quindi stiamo gettando qui non solo le basi dell’innovazione e del progresso, ma anche quelle della fiducia, che consentiranno all’intelligenza artificiale di progredire e resistere”.

    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato il lancio del partenariato pubblico-privato “Champions Initiative”, il più grande al mondo, per investimenti record nel settore a livello comunitario, pari a 200 miliardi di euro. Ursula von der Leyen sostiene che l’Europa diventerà il continente leader in materia di intelligenza artificiale che rispetta i diritti umani e i valori democratici.

    Presente all’incontro, il ministro dell’Economia e della Digitalizzazione romeno, Bogdan Gruia Ivan, ha dichiarato a Radio Romania che Bucarest è pronta a svolgere il suo ruolo nello sviluppo di questa tecnologia del futuro. “L’Europa ha finalmente capito quanto sia importante essere al tavolo di coloro che definiscono il futuro del mondo. Ecco perché anche la Romania è qui. Due mesi fa, abbiamo firmato un accordo di finanziamento del valore di 64 milioni di euro per il polo romeno dell’intelligenza artificiale, che collega le università tecniche di Romania e che ci porta automaticamente in questo progetto della Commissione Europea come hub regionale di ricerca”, ha dichiarato il ministro Bogdan Gruia Ivan.

    I media internazionali notano che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna non sono tra i firmatari della dichiarazione congiunta, a causa di divergenze di opinione sulla regolamentazione delle nuove tecnologie. A differenza di un’Europa che vuole muoversi più velocemente, definendo allo stesso tempo un quadro per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, gli americani vogliono fare “ogni sforzo possibile per incoraggiare politiche pro-crescita” in questo settore. Secondo il nuovo vicepresidente americano, il repubblicano J.D. Vance, una regolamentazione eccessiva potrebbe uccidere un’industria in forte espansione. La posizione di Washington e Londra, affermano i commentatori, ha evidenziato il confronto di due visioni del mondo.

  • Piste da sci in Romania

    Piste da sci in Romania

    La maggior parte, precisamente 36, per una lunghezza totale di 37 chilometri, si trovano nella provincia di Prahova, nella Romania meridionale. Nella provincia di Harghita (centro) ci sono 33 piste, ma sono lunghe solo 20 chilometri. La provincia di Braşov conta 23 piste da sci, per un totale di 26,6 chilometri.

    Nel Maramureş (Romania settentrionale) ci sono 20 piste per una lunghezza totale di 20 chilometri. Sempre a nord, nella provincia di Suceava, troviamo 18 piste lunghe 18 chilometri. 18 piste anche nella provincia di Hunedoara, nell’ovest del paese, ma la loro lunghezza totale è di 13,6 chilometri. Nella provincia di Alba (centro) ci sono 13 piste, per una lunghezza totale di 12 chilometri. A Cluj (nord-ovest) gli sciatori hanno a disposizione 11 piste, per un totale di 10,2 chilometri.

    Nella provincia di Caraş-Severin (a ovest) vi aspettano 9 piste, per una lunghezza di 8,6 chilometri, a Sibiu (centro) 8 piste per una lunghezza totale di 4,1 chilometri, mentre nella provincia di Covasna (centro) 7 piste che insieme misurano 4,6 chilometri. Nella provincia di Vâlcea (sud) ci sono 6 piste per un totale di 7,1 chilometri. Lo stesso numero anche nella provincia di Gorj (sud-ovest), ma si stendono su soli 4,1 chilometri. Segue in classifica, con 5 piste (4,9 chilometri), la provincia di Bihor (nord-ovest).

    Due piste da sci si trovano in ciascuna delle province di Bacău (est), con una lunghezza di 2,8 chilometri, Bistriţa-Năsăud (nord), per un totale di 2,5 chilometri, e Neamţ (nord-est), per 1,3 chilometri. C’è una sola pista da sci nelle province di Satu Mare, nel nord, con una lunghezza di 2,7 chilometri, Mureş, nel centro (1,1 chilometri), così come una pista molto corta nelle province di Constanţa, nel sud-est (0,2 chilometri) e Arad (ovest), di 0,1 chilometri. Le piste per principianti sono contrassegnate sulle mappe in verde, quelle in blu hanno un grado di difficoltà facile, quelle in rosso una difficoltà media, mentre il nero vale per quelle estreme.

    Ad esempio, la pista di Luna Şes, nella provincia di Satu Mare (nord), è stata aperta a gennaio 2024. La pista ha un grado di difficoltà medio (colore rosso) ed è destinata a sciatori con abilità di sci alpino medie e avanzate. Ha una pendenza media del 23%. La pista è dotata di una seggiovia con una capacità di trasporto di 800 persone all’ora, di illuminazione notturna e di un avanzato sistema di innevamento artificiale. La pista Subteleferic a Poiana Braşov (centro), è una pista estrema (color nero), per tutta la sua lunghezza, di 2.200 metri. L’altitudine di partenza è di 1.700 metri e quella di arrivo di 1.050 metri, con un dislivello di 650 metri.

    Un punto di primo intervento del Soccorso alpino di Gorj è stato collocato all’interno del perimetro delle piste da sci al centro di Rânca (sud-ovest). Tutti i soccorritori alpini di Gorj hanno una formazione medica, conseguita dopo la certificazione professionale, oltre a ulteriori qualifiche paramediche. I soccorritori alpini raccomandano agli amanti degli sport invernali di informarsi presso il gestore delle piste da sci sulle condizioni e gli orari di apertura.

  • Reazioni alle dimissioni del presidente Klaus Iohannis

    Reazioni alle dimissioni del presidente Klaus Iohannis

    Klaus Iohannis ha annunciato lunedì le sue dimissioni dalla carica di presidente della Romania, precisando di aver preso questa decisione per non far precipitare il paese in una crisi politica. In una dichiarazione stampa, ha definito l’azione dei parlamentari dell’opposizione di sospenderlo dall’incarico come inutile, infondata e dannosa. Iohannis ha detto che non ha mai violato la Costituzione e ha richiamato l’attenzione sul rischio di una Romania in crisi se l’iter relativo alla sua rimozione dall’incarico fosse stato avviato.

    “All’interno del paese, la società sarà divisa, non si discuterà delle prossime elezioni presidenziali, non si parlerà su come la Romania andrà avanti. Sotto profilo esterno, gli effetti saranno duraturi e molto negativi. Assolutamente nessuno dei nostri partner capirà perché la Romania sta dimettendo il suo presidente, dopo che, di fatto, ha già avviato la procedura per eleggerne uno nuovo. Per risparmiare alla Romania e ai cittadini romeni questa crisi, questa evoluzione inutile e negativa, mi dimetto dalla carica di presidente della Romania”, ha dichiarato Klaus Iohannis.

    I leader della coalizione di governo hanno dichiarato di non essere stati a conoscenza dell’intenzione di Klaus Iohannis di dimettersi, ritenendo, però, che questo approccio fosse preferibile alla sospensione, che avrebbe complicato la situazione politica. “Non lo sapevo. Non sono un grande fan del presidente Klaus Iohannis. Non ho mai votato per lui”, ha detto il premier Marcel Ciolacu.

    Klaus Iohannis è ormai il passato, sostiene il leader dell’UDMR, Kelemen Hunor, aggiungendo che 10 anni fa era stato eletto con enormi speranze e ora lascia dietro di sé una società tesa. “È stato eletto con grandi speranze e con la chance di essere un buon presidente per ogni persona, per ogni comunità. Ora se ne va rassegnando le dimissioni, lasciando frustrazione e delusione, ma, allo stesso tempo, apre la possibilità per noi, per tutti noi, la possibilità della coalizione, la possibilità del candidato della coalizione e la chance della Romania di eleggere un buon presidente, un presidente per ogni persona”, ha dichiarato Kelemen Hunor.

    Dall’opposizione, i sovranisti-isolazionisti di POT (Partito della Gente Giovane), AUR, SOS Romania, così come la filoeuropea USR, che hanno firmato la richiesta di sospensione del presidente, hanno accolto con soddisfazione la sua decisione di dimettersi.

    L’USR valuta, però, che le dimissioni arrivano molto tardi e non portano risposte agli interrogativi che affliggono il paese. “È una decisione che tutti aspettavano. E l’USR ha contribuito affinchè tale fatto accada. È un vantaggio per tutti i candidati pro-europei che Klaus Iohannis non sarà a Cotroceni (la sede della Presidenza – ndr) durante questa campagna”, ha detto il capogruppo USR alla Camera dei Deputati, Ionuţ Moşteanu. Da parte loro, i rappresentanti dell’AUR hanno accolto con soddisfazione il gesto di Klaus Iohannis e hanno annunciato che inoltreranno anche una mozione di sfiducia al governo guidato da Marcel Ciolacu.

    Anche la stampa internazionale ha reagito alle prime dimissioni nella storia dei presidenti romeni. In una Romania sconvolta, il presidente getta la spugna, scrive France Presse, che aggiunge: “Klaus Iohannis lascia la presidenza con un mandato estremamente controverso e un alto grado di impopolarità”. Mentre la Reuters nota che il presidente in carica si dimette per evitare una procedura di sospensione prima della ripresa delle elezioni.

  • Promulgata Finanziaria 2025

    Promulgata Finanziaria 2025

    I due ddl sono stati approvati velocemente la scorsa settimana dalla plenaria del Parlamento. Dall’opposizione, i parlamentari di AUR, USR, SOS Romania e POT hanno presentato migliaia di emendamenti, bocciati, però, dalla maggioranza PSD-PNL-UDMR. Le opposizioni hanno accusato che, a causa della rapidità, molti emendamenti sono stati respinti senza essere stati attentamente verificati.

    D’altro canto, i bilanci dei ministeri sono stati adottati nella forma arrivata dalle commissioni e uno dei pochi emendamenti ammessi riguarda fondi aggiuntivi per il Ministero della Salute. Contemporaneamente, attraverso un altro emendamento, è stato eliminato lo stanziamento dell’importo di 700.000 lei (circa 140.000 euro), inizialmente previsto nel bilancio della Corte Costituzionale, per il rimborso dei medicinali per i dipendenti dell’istituzione e per gli ex giudici andati in pensione.

    La bozza della Finanziaria per il 2025 è stata approvata dal Governo il 1° febbraio e si basa su una crescita economica del 2,5% e un deficit di bilancio pari al 7% del PIL. Il bilancio 2025 consentirà di proseguire il processo di sviluppo del paese, ha detto il primo ministro Marcel Ciolacu. Sono aumentati gli importi destinati al Ministero della Salute, alle autostrade e alle ferrovie, ma anche all’istruzione, ha sottolineato il premier, respingendo l’idea di un bilancio di austerità.

    Da parte sua, il ministro delle Finanze, Tanczos Barna, ha dichiarato che il bilancio dello stato per il 2025 è “moderato” e si basa su un prudente aumento delle entrate, “senza esagerazioni”. Il ministro ha precisato che ci sono “sufficienti soldi per stipendi, pensioni e aiuti sociali”. Il bilancio è stato criticato non solo dall’opposizione, ma anche dai patronati e dai sindacati, mentre gli esperti del Consiglio Fiscale hanno detto che le entrate sono state sopravvalutate.

    Il bilancio 2025 arriva dopo che, alla fine della scorsa settimana, una delegazione del FMI ha concluso i colloqui svolti a Bucarest con i rappresentanti delle principali istituzioni responsabili delle politiche monetarie e fiscali in Romania. Non si è trattato di una missione di valutazione, ma solo informativa, e il primo ministro Marcel Ciolacu ha trasmesso agli esperti l’impegno a rispettare il deficit di bilancio concordato con la CE e ad attuare le riforme assunte attraverso il PNRR.

    Il FMI ha pubblicato le sue ultime previsioni sull’evoluzione dell’economia romena lo scorso autunno, stimando per il 2025 un deficit del 7%, pari a quello fissato dal Governo. Le stime del FMI sono, però, più ottimistiche, sia per quanto riguarda la crescita economica, pari al 3,3%, rispetto al 2,5% previsto dalle autorità di Bucarest, sia per l’inflazione, calcolata al 3,6%, al di sotto dell’obiettivo del 4,4 stabilito dal Governo.

  • Dimissioni del presidente Klaus Iohannis

    Dimissioni del presidente Klaus Iohannis

    Il Parlamento ha messo in moto la procedura di rimozione, ma è un’azione inutile, infondata, poichè non ho mai violato la Costituzione, ha detto Klaus Iohannis, ammonendo che l’intero iter avrebbe effetti su piano interno ed esterno.

    In precedenza, gli Uffici riuniti del Senato e della Camera dei Deputati avevano deciso che il Parlamento avrebbe dibattuto martedì in plenaria la richiesta di sospensione dalla carica di Klaus Iohannis, inoltrata dall’opposizione. Il documento è stato firmato da 178 parlamentari, per la maggior parte dell’opposizione sovranista.

    Il secondo e ultimo mandato di Klaus Iohannis è scaduto il 21 dicembre 2024. A causa di ingerenze straniere nelle elezioni svoltesi a novembre, la Corte Costituzionale ha deciso sia l’annullamento delle elezioni presidenziali che la permanenza di Iohannis nell’incarico fino all’insediamento di un nuovo presidente.

     

  • Conclusioni delle missioni FMI e BM

    Conclusioni delle missioni FMI e BM

    Il team del FMI ha incontrato i rappresentanti del nuovo Governo e della Banca Centrale, per analizzare i recenti sviluppi finanziari ed economici e aggiornare le prospettive macroeconomiche. Attualmente, il paese non ha un accordo di finanziamento in corso con il Fondo Monetario Internazionale, ma l’istituzione finanziaria valuta annualmente l’evoluzione dell’economia romena, sulla base delle consultazioni previste dall’Articolo IV dello Statuto.

    Il premier Marcel Ciolacu ha ribadito agli esperti del FMI l’impegno del Governo a rientrare nel deficit di bilancio del 7% del Prodotto Interno Lordo e ad attuare le riforme assunte nel PNRR. Il primo ministro ha messo in risalto le misure di riduzione delle spese per il personale, di ristrutturazione dell’apparato statale e di riorganizzazione amministrativo-territoriale come priorità per il successivo periodo.

    Durante l’incontro con la missione del FMI, il ministro delle Finanze, Tánczos Barna, ha ribadito l’impegno del Governo a ridurre il deficit di bilancio e a creare uno stato più snello nei prossimi sette anni, aumentando gli stanziamenti per gli investimenti a sostegno dell’economia. Il ministro delle Finanze ha affermato che vanno applicate una serie di misure per ripristinare gradualmente l’equilibrio del budget ed evitare una crisi economica simile a quella del 2009.

    Il FMI ha pubblicato le sue ultime previsioni sull’evoluzione dell’economia romena lo scorso autunno, quando stimava per la fine del 2025 un deficit allo stesso livello di quello stabilito dal Governo, ovvero il 7%. Le stime del Fondo sono tuttavia più ottimistiche sia per quanto riguarda la crescita economica, pari al 3,3%, rispetto al solo 2,5% preso in considerazione dalle autorità di Bucarest, sia per l’inflazione, calcolata al 3,6%, al di sotto dell’obiettivo del 4,4 fissato dal Governo.

    Da parte loro, i rappresentanti della Banca Mondiale hanno accolto con favore il piano di riforme del Governo e l’attenzione rivolta agli investimenti, sottolineando che la Romania è un partner forte e resiliente. Per una migliore gestione dei progetti comuni, le due parti hanno concordato un meccanismo di lavoro che prevede riunioni più frequenti nel successivo periodo. Il direttore esecutivo del gruppo, Eugene Rhuggenaath, ha dichiarato che la Banca Mondiale amplierà gli investimenti in Romania nei settori dell’energia, della transizione verde, delle infrastrutture e di altri campi con potenziale di crescita.

    I rappresentanti dell’istituzione hanno inoltre espresso apprezzamenti per il sostegno offerto dalla Romania alle confinanti Repubblica di Moldova (ex-sovietica, a maggioranza romenofona) e Ucraina, nonché per il contributo di Bucarest nel garantire la stabilità nella regione. Il primo ministro Marcel Ciolacu ha dichiarato che le autorità continuano a sostenere lo sviluppo delle infrastrutture e dei settori agricolo, industriale ed edile. Inoltre, continueranno i progetti per migliorare i servizi medici ed energetici.

  • Irregolarità relative alla mostra di Assen

    Irregolarità relative alla mostra di Assen

    La polizia olandese sta cercando di rintracciare i reperti del tesoro romeno rubati il 25 gennaio dal Drents Museum di Assen. I tre sospettati fermati in questo caso sensibile si rifiutano di dire cosa abbiano fatto con gli oggetti rubati, un elmo e tre braccialetti d’oro, mentre un quarto sospettato, identificato dalle autorità, non è stato ancora catturato. Un detective d’arte olandese ritiene che ci sia il 50% di rischio che i ladri abbiano già fuso i reperti d’oro, alimentando l’ansia e i timori della parte romena su come andrà a finire questo caso. Il fatto che la polizia abbia arrestato rapidamente i sospettati fa sperare al detective che i ladri non abbiano avuto il tempo di farlo, ma la loro persistenza nel non dire alla polizia dove si trovano i reperti lo preoccupa, scrive la stampa olandese.

    A Bucarest, l’Organo di controllo del primo ministro ha verificato il modo in cui sono stati dati in prestito gli oggetti dal Museo Nazionale di Storia della Romania al Drents Museum, nonchè la maniera in cui si è svolta la mostra. Il rapporto ha evidenziato, da un lato, carenze o lacune legislative in materia di tutela del patrimonio culturale e, dall’altro, scostamenti dal rispetto del quadro giuridico che regola l’esportazione temporanea di beni culturali mobili classificati. Dai controlli è emerso che le misure e le condizioni di sicurezza e protezione antieffrazione proposte dalle entità straniere a cui i beni sono stati prestati non sono state sottoposte ad analisi specializzate.

    La situazione è stata causata, da un lato, dalla mancanza di norme stabilite in materia e dalla mancata definizione di attribuzioni specifiche all’interno delle strutture organizzative e degli enti coinvolti nell’approvazione dell’esportazione temporanea. L’analisi delle misure di sicurezza accettate dal Museo Nazionale di Storia per l’organizzazione della mostra temporanea al Drents Museum nei Paesi Bassi, rispetto a quelle stabilite per le mostre di Madrid e Roma, ha evidenziato che sono state meno rigorose, almeno in termini di garanzia della sicurezza con personale specializzato 24 ore su 24.

    D’altro canto, gli iter relativi all’organizzazione di una mostra nei Paesi Bassi non hanno fatto l’oggetto dell’analisi e dell’approvazione formale del consiglio di amministrazione del museo. Tale comportamento rappresenta una deviazione dalle norme che regolano l’organizzazione e il funzionamento del Museo Nazionale di Storia della Romania. Non in ultimo, per alcuni di questi beni, l’ultima rivalutazione a fini assicurativi è stata effettuata più di 14 anni fa, sebbene, secondo la norma, tale operazione dovesse essere effettuata ogni 10 anni. L’esito dei controlli è stato comunicato alla Procura presso l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia. In questo contesto, il ministro della Cultura, Natalia Intotero, ha annunciato che proporrà l’inasprimento del quadro legislativo che regola le condizioni per organizzare mostre all’estero.

  • Crescita significativa del PIL in Romania

    Crescita significativa del PIL in Romania

    Secondo i dati presentati da Ionuţ Dumitru, professore presso l’Accademia di Studi Economici di Bucarest, la Romania ha superato la Polonia in termini di PIL pro capite adeguato alla parità del potere d’acquisto. Durante una conferenza organizzata dalla Confederazione Padronale Concordia, l’esperto ha spiegato che questa performance economica colloca la Romania non solo al di sopra della Polonia, il paese più grande della regione, ma anche di altri vicini, come l’Ungheria, la Bulgaria, la Slovacchia, la Croazia o la Grecia.

    La rapida crescita dell’economia romena è stata sostenuta da diversi fattori, tra cui i flussi sostanziosi di investimenti esteri, le politiche fiscali favorevoli e il rapido sviluppo nei settori strategici, nonché un significativo incremento salariale negli ultimi anni. L’inflazione accentuata, spinta dall’aumento dei costi dopo la pandemia, ha portato a un rapido aumento del Prodotto Interno Lordo nominale pro capite, che è cresciuto in media dell’11% all’anno negli ultimi cinque anni.

    Secondo i più recenti dati, questo indicatore ha superato l’80% della media dell’Unione Europea. La Romania ha rapidamente recuperato il divario economico rispetto all’Europa occidentale, avvicinandosi alla media comunitaria. Secondo uno studio condotto dagli esperti dell’Accademia di Studi Economici, su richiesta di Concordia, la flat tax sui salari ha avuto un effetto positivo sulla crescita del PIL. A seguito dei calcoli effettuati, gli specialisti sostengono che un sistema di tassazione basato su aliquote progressive non aumenterebbe significativamente le entrate al bilancio dello stato.

    Ionuţ Dumitru afferma addirittura che il regime di imposta sul reddito è rimasto uno dei pochi vantaggi competitivi di cui la Romania dispone ancora rispetto agli stati della regione. La decisione riguardante la riforma fiscale è principalmente politica e le discussioni sono piuttosto ideologizzate e meno basate su cifre e analisi serie, spiega il professor Dumitru. A suo avviso, la Romania potrà passare a una tassazione progressiva quando diventerà un paese veramente ricco, perché c’è ancora un divario da colmare rispetto agli standard occidentali. A sua volta, il direttore esecutivo di Concordia, Radu Burnete, ha affermato che l’ambiente imprenditoriale non gradisce la modifica del sistema di tassazione basato sulla flat tax.

    Anche il presidente di Concordia, Dan Şucu, ha dichiarato che gli imprenditori e l’ambiente d’affari necessitano di un sistema fiscale prevedibile e sostenibile, in grado di garantire prosperità all’intera società, a medio e lungo termine. “Con un carico fiscale sul lavoro in Romania superiore al 40%, qualsiasi aumento delle tasse avrà un impatto negativo sui redditi dei cittadini, sui consumi e, implicitamente, sul PIL. Il deficit di bilancio non può essere risolto con aumenti delle tasse, e ancora meno con una tassazione progressiva, ma con riforme sistemiche volte a rendere più efficienti l’amministrazione statale e la riscossione delle imposte”, ha detto ancora Şucu in un comunicato dell’organizzazione padronale da lui presieduta.

  • Centri ambulatoriali per infezioni virali respiratorie

    Centri ambulatoriali per infezioni virali respiratorie

    In Romania vige lo stato di allerta epidemiologica a causa dell’elevato numero di infezioni respiratorie. Nelle ultime settimane, i casi di influenza, infezioni virali e polmonite sono aumentati, superando la media delle stagioni precedenti. Gli ospedali hanno imposto restrizioni alle visite e le autorità sanitarie ricordano alla popolazione di rispettare le norme igieniche, di evitare luoghi affollati e l’ingresso nelle collettività di persone con sintomi influenzali. Il Ministero della Salute raccomanda il triage di osservazione quotidiano negli istituti scolastici e l’isolamento domiciliare dei bambini sintomatici.

    Il ministro della Salute, Alexandru Rafila, ha affermato che l’influenza ha un’evoluzione stagionale, rispettivamente nell’emisfero settentrionale e meridionale. “Sicuramente è uno sforzo maggiore, i tempi di attesa sono più lunghi, ma questo accade ovunque, non possiamo fare a meno di riscontrare problemi anche in Romania. Stiamo facendo tutto il possibile, noi e le autorità sanitarie pubbliche locali, per gestire questa situazione in modo favorevole”, ha detto Alexandru Rafila.

    Poiché in Romania il numero di malattie aumenta di settimana in settimana e i reparti di pronto soccorso degli ospedali sono sovraccarichi, sono stati aperti in tutto il paese più di 300 centri per la valutazione medica ambulatoriale in caso di virus respiratori e influenza. L’elenco delle strutture a cui possono rivolgersi i romeni con tali problemi è stato pubblicato dal Ministero della Salute. La misura è stata adottata per ridurre la pressione sui reparti di pronto soccorso degli ospedali, visto che le infezioni virali sono raddoppiate la scorsa settimana, quando sono stati registrati oltre 170.000 casi e 15 persone sono morte a causa dell’influenza, portando a 35 il numero dei decessi per questa malattia dall’inizio della stagione.

    Il ministro della Salute, Alexandru Rafila, ha affermato che ogni anno, quando arriva la stagione dell’influenza, la situazione si complica, sia per gli adulti che per i bambini, ma questo è il periodo più intenso degli ultimi anni in termini di numero di contagi. Il ministro ha precisato che i pazienti che presentano sintomi devono innanzitutto contattare il proprio medico di famiglia e solo in seguito, se le condizioni peggiorano o compaiono sintomi preoccupanti, si raccomanda di presentarsi presso i centri permanenti o nelle strutture ambulatoriali organizzate dagli ospedali in Romania.

    Il ministro della Salute ha inoltre dichiarato di non sostenere la chiusura delle scuole, sottolineando che gli studenti con infezioni respiratorie non vanno mandati nelle comunità. Alexandru Rafila ha sottolineato che, dal suo punto di vista, la soluzione migliore è quella di proseguire le attività didattiche.

  • Romania, tra i mercati immobiliari più accessibili dell’Europa centrale e orientale

    Romania, tra i mercati immobiliari più accessibili dell’Europa centrale e orientale

    Gli esperti affermano che l’incremento degli stipendi medi più rapido rispetto all’aumento dei prezzi, ha migliorato l’accessibilità degli alloggi in Romania, a differenza di altri paesi della regione, come Polonia, Repubblica Ceca o Ungheria, dove i prezzi e gli affitti hanno registrato crescite significative.

    A Bucarest, ad esempio, i prezzi delle case sono aumentati di circa il 50% negli ultimi 5 anni, mentre a Cluj-Napoca (la città più cara della Romania, situata nel nord-ovest) è stato registrato un aumento dell’80%. A titolo di paragone, la maggior parte delle principali città dell’Europa centrale e orientale ha registrato incrementi dell’80-100% nello stesso periodo. Sebbene l’accessibilità degli alloggi in Romania appaia complessivamente favorevole, si riscontrano differenze significative tra i segmenti di mercato.

    Le nuove abitazioni, situate in zone attraenti, sono spesso inaccessibili a chi ha uno stipendio medio. Se a ciò si aggiungono i costi del finanziamento, l’accessibilità diminuisce notevolmente a causa degli elevati tassi di interesse. Inoltre, la differenza tra il costo dell’affitto e la rata del mutuo è sempre più evidente, con l’affitto che spesso risulta più vantaggioso.

    A Bucarest, l’affitto medio rappresenta circa il 45% dello stipendio mensile, una percentuale notevolmente inferiore rispetto ad altre capitali della regione, come Varsavia o Bratislava, dove si avvicina al 70%. Questo rende l’affitto un’opzione più conveniente rispetto all’acquisto, soprattutto se si considera che il tasso del mutuo è molto più alto dell’affitto di case simili. La Romania resta uno dei paesi con il tasso sui mutui più basso dell’Unione Europea (inferiore al 2% del totale delle abitazioni di proprietà), rispetto al 15% in Ungheria, al 14% in Polonia e al 26% nella Repubblica Ceca.

    In tale contesto, a dicembre 2024 in Romania sono stati venduti circa 57.600 immobili, oltre 800 in meno rispetto al mese precedente. Le vendite più numerose sono state registrate a Bucarest (13.250), Ilfov (sud, 3.900) e Timiş (ovest, 3.300). I prezzi delle case sono aumentati del 2,6% nell’eurozona e del 3,8% nell’UE nel terzo trimestre del 2024, rispetto al corrispondente periodo del 2023, dopo che nel secondo trimestre del 2024 i prezzi delle case sono cresciuti dell’1,4% nell’eurozona e del 3% nell’UE, come indica l’Eurostat.

    Quattro stati UE hanno riferito cali annuali nei prezzi delle abitazioni nel terzo trimestre del 2024 e 22 aumenti annuali. La Romania ha riferito una crescita annua del 3,9% nel terzo trimestre del 2024, dopo un aumento del 6,8% nel periodo aprile-giugno 2024. Mentre i prezzi delle abitazioni nell’Unione Europea sono aumentati del 3,8%, gli affitti sono cresciuti del 3,2% nel terzo trimestre del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023, secondo l’Eurostat.

    Tra il 2010 e il terzo trimestre del 2024, i prezzi delle case nell’Unione Europea sono aumentati del 54% e gli affitti del 26%. In 20 paesi dell’UE per i quali sono disponibili dati, i prezzi delle case sono aumentati più degli affitti. In Romania, l’aumento dei prezzi delle abitazioni è stato superiore al 20%. Tuttavia, dal 2010 al 2024, gli affitti in Romania hanno registrato un incremento superiore al 40%.

  • Parlamento, via libera alla Finanziaria 2025

    Parlamento, via libera alla Finanziaria 2025

    Al termine di dibattiti-maratona, durati più di otto ore, la plenaria del Parlamento romeno ha adottato mercoledì sera i ddl sul bilancio dello stato per il 2025 e sulla previdenza sociale. Il voto è avvenuto dopo numerosi momenti tesi. La coalizione di maggioranza PSD-PNL-UDMR ha bocciato quasi tutte le migliaia di emendamenti presentati dall’opposizione. Il bilancio si basa su una crescita economica del 2,5% e su un deficit di bilancio pari al 7% del PIL. Il ministro delle Finanze, Tanczos Barna, ha sottolineato che il budget per il 2025 è moderato, basato su un aumento prudente delle entrate, senza esagerazioni.

    Per quanto riguarda la legge sulla previdenza, essa prevede “innanzitutto il pagamento delle pensioni”, ha sottolineato il competente ministro. “Indipendentemente da chi sarà al governo e al Ministero delle Finanze tra tre, quattro o cinque anni, l’impegno della Romania nei confronti della Commissione Europea deve essere rispettato. Dobbiamo ridurre passo per passo il deficit di bilancio, mantenendo al contempo gli investimenti. Gli investimenti sono il motore dell’economia e sono mantenuti anche in questo bilancio”, ha detto Tanczos Barna.

    Il budget per il 2025 permetterà di proseguire il processo di sviluppo del paese, ha dichiarato anche il premier Marcel Ciolacu, precisando che i fondi destinati al Ministero della Salute sono aumentati di oltre il 30%, gli importi stanziati per autostrade e ferrovie del 20% e il bilancio dell’istruzione di quasi il 10%.

    “Non toccheremo i redditi attualmente incassati dai romeni, né nelle pensioni, che lo scorso anno hanno visto un incremento medio del 40%, né negli stipendi, che hanno registrato un aumento annuale di quasi il 25%, non aumentiamo l’IVA e non abbiamo bisogno dei soldi del FMI. In questo bilancio abbiamo il più grande stanziamento di risorse provenienti da finanziamenti europei da quando siamo entrati nell’Unione Europea”, ha detto il premier.

    Dall’opposizione, i parlamentari dell’USR e quelli dei partiti sovranisti – AUR, SOS Romania e POT (Partito della Gente Giovane) – hanno accusato la mancanza di prevedibilità, la sopravvalutazione delle entrate, l’indebitamento dei romeni attraverso le misure previste e l’eliminazione di alcune agevolazioni fiscali.

    “Le stesse bugie, le stesse entrate gonfiate solo per giustificare spese più elevate. Perché il lato delle entrate vi interessa, in realtà, solo per giustificare queste spese che fate anno dopo anno e che dite di voler ridurre. Questo bilancio nasconde la stessa menzogna di Marcel Ciolacu, smascherata anno dopo anno”, ha detto il deputato dell’USR, Claudiu Năsui.

    Alla fine, le due leggi sono state inviate al presidente per la promulgazione nella forma proposta dal Governo, con pochissime modifiche.