Tag: Romania

  • Rapporto francese sulle interferenze digitali

    Rapporto francese sulle interferenze digitali

    La crisi politica a Bucarest, senza precedenti nei 35 anni di democrazia romena postcomunista, è diventata un caso di studio per gli esperti stranieri. La manipolazione dell’informazione sulle reti sociali, utilizzata nel primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, può ripetersi in qualsiasi altro paese, ammonisce il rapporto di un’istituzione governativa francese – VIGINUM, citato dalla corrispondente di Radio Romania a Parigi. Le ricerche di questo ufficio, incaricato della protezione dalle interferenze digitali straniere, indicano l’esistenza di manovre molto sofisticate che avrebbero perturbato il regolare svolgimento delle elezioni romene.

    Si tratterebbe di mobilitare migliaia di account, con l’obiettivo di aumentare artificialmente la frequenza di parole chiave associate al candidato indipendente Călin Georgescu, accusato dai suoi oppositori politici di legami o almeno affinità con la Russia putinista. L’algoritmo di raccomandazione della rete cinese TikTok è stato manipolato in modo che i rispettivi post apparissero nei feed di notizie degli utenti, il che ha portato, in sole due settimane, alla crescita esponenziale della popolarità di Georgescu.

    Oltre 100 influencer di TikTok senza particolari interessamenti politici e con oltre otto milioni di iscritti attivi sarebbero stati reclutati per partecipare, senza rendersene conto, a una campagna volta a dare visibilità al candidato nazionalista. Il rapporto aggiunge che i fenomeni osservati non si sono limitati a TikTok, ma sono state individuate altre modalità operative sulle piattaforme del gruppo Meta – Facebook e Instagram.

    Dopo la Georgia e la confinante Repubblica di Moldova (ex sovietica, a maggioranza romenofona), la Romania è stata il terzo paese europeo colpito, alla fine del 2024, dalla manipolazione su larga scala del processo elettorale, afferma VIGINUM, precisando che, in questa fase, il committente della campagna pro-Georgescu resta sconosciuto. Anche a Bucarest permangono innumerevoli incognite. Organizzato il 24 novembre 2024, il primo turno delle presidenziali è stato inizialmente convalidato dalla Corte Costituzionale.

    Successivamente, sulla base dei documenti forniti dal Consiglio Supremo di Difesa del Paese, la stessa Corte ha invocato le ingerenze di un attore statale e ha deciso di annullare l’intero processo elettorale. Il ballottaggio, previsto per l’8 dicembre, avrebbe visto come sfidanti Călin Georgescu e la leader dell’USR (all’opposizione), la filoeuropea Elena Lasconi. All’estero, dove il 6 dicembre erano stati aperti i seggi elettorali per la tornata decisiva, decine di migliaia di romeni avevano già votato prima che la Corte Costituzionale decidesse di annullare le elezioni.

    Tuttavia, la Commissione di Venezia afferma che una tale decisione non dovrebbe basarsi esclusivamente su informazioni classificate, che non garantiscono la necessaria trasparenza, ma indicare con precisione le violazioni e le prove. I membri della Commissione, esperti indipendenti di diritto costituzionale, sostengono inoltre che è particolarmente difficile dimostrare violazioni della legge attraverso campagne online e social media.

  • La commissaria europea Roxana Mînzatu, a Bucarest

    La commissaria europea Roxana Mînzatu, a Bucarest

    Poco dopo il suo insediamento, la commissaria europea Roxana Mînzatu ha visitato ufficialmente il suo paese di origine. Iscritta al PSD (oggi nella squadra dovernativa) nel 2000, quando aveva 20 anni, ex deputata nel Parlamento nazionale, ex eurodeputata, ex ministra per i Fondi europei, la politica romena è tra i vicepresidenti della nuova Commissione Europea, dove è responsabile anche del portafoglio “Persone, competenze e preparazione”. In questa veste, ha detto, è responsabile di circa il 20% del bilancio pluriennale dell’Unione Europea.

    Nel corso dell’incontro avuto martedì a Bucarest con in presidente in carica Klaus Iohannis, si è parlato del ruolo dell’istruzione nella lotta alla disinformazione e alla manipolazione, nonché del rafforzamento della resilienza democratica delle società europee. Secondo un comunicato stampa dell’Amministrazione presidenziale, il capo dello stato ha affermato che settori come l’intelligenza artificiale, la sicurezza e la difesa hanno una componente sociale notevole e che il successo di queste politiche dipende dal grado di preparazione e comprensione a livello della società.

    Uno degli argomenti discussi con il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu e i ministri del Lavoro, dei Fondi europei e dell’Istruzione della sua squadra ha riguardato la Bussola – il piano di Bruxelles volto a rilanciare la competitività europea. “Non possiamo essere competitivi senza risorse umane ben formate e senza buone condizioni di lavoro. L’idea è che questa Bussola orienterà le politiche future, i finanziamenti (…). Diamo priorità alle nuove tecnologie, all’innovazione, all’accesso ai finanziamenti, all’eliminazione delle procedure amministrative pesanti, a molta semplificazione, al coordinamento tra gli stati membri. Ma possiamo fare tutto ciò di cui parliamo solo se disponiamo di una forza lavoro preparata e motivata a lavorare nei rispettivi settori”, afferma la commissaria.

    Roxana Mînzatu ha annunciato che la Commissione Europea lancerà il Clean Industrial Deal, un piano per l’industrializzazione verde del continente, che definisce come “pragmatico, incentrato su interventi in settori importanti in grado di garantire autonomia strategica all’economia europea”. Viene preso in considerazione anche il settore automobilistico, che, afferma Roxana Mînzatu, è molto rilevante per la Romania, ha garantito all’Europa la leadership mondiale e fornisce 13 milioni di posti di lavoro nell’Unione.

    In un’intervista in esclusiva a Radio Romania, Roxana Mînzatu ha espresso il rammarico per il fatto che nei programmi specializzati lanciati dalla Commissione non ci siano abbastanza beneficiari romeni nel settore della ricerca e dell’innovazione. “Ho detto a tutti i miei colleghi che siamo pienamente disponibili a lavorare ancora meglio con i fondi europei, affinché le persone possano percepire ancora di più l’impatto di questi finanziamenti”, ha concluso la vicepresidente della Commissione.

  • Simona Halep annuncia il ritiro dal tennis

    Simona Halep annuncia il ritiro dal tennis

    È difficile vedere una così grande campionessa abbandonare lo sport, hanno scritto gli americani di Tennis Letter, piattaforma specializzata nelle informazioni su questo sport, dopo l’annuncio sul ritiro di Simona Help. L’atleta originaria di Costanza ha ispirato molte persone nel corso del tempo, sottolinea Tennis Letter.

    “Non so se sia tristezza o gioia, credo che sto provando entrambi i sentimenti. Ma prendo questa decisione con l’anima serena. Sono sempre stata realista con me stessa. Ormai il mio corpo non regge così tanto per arrivare dove probabilmente sono arrivata. È molto difficile arrivarci perché so cosa significa arrivarci.” Sono queste le parole di Simona, pronunciate dopo essere stata sconfitta dall’italiana Lucia Bronzetti martedì a Cluj, nel primo turno del torneo Transylvania Open.

    E in seguito, in una conferenza stampa, ha dichiarato: “Sono in pace, so di non aver fatto nulla di sbagliato nei confronti del tennis. In questo momento, voglio solo riposarmi, sono una tennista professionista, esaurita professionalmente e voglio riposarmi. Non voglio più fare progetti, voglio lasciare che la vita vada da sola e vedrò strada facendo.”

    Simona Halep è, come dimostrano le cifre, la più grande tennista della storia romena. È stata il numero uno mondiale per 64 settimane, tra il 2017 e il 2019, gli anni migliori della sua carriera. Vanta due titoli del Grande Slam – Roland Garros 2018 e Wimbledon 2019 – oltre ad altre tre finali disputate nelle più importanti competizioni tennistiche: due al Roland Garros (2014, 2017) e una agli Australian Open (2018). Ha giocato anche la WTA Finals.

    Dal 2013, anno delle sue prime apparizioni nelle arene più importanti, ha vinto complessivamente 24 titoli. Ha guadagnato oltre 40 milioni di dollari dal tennis, classificandosi al terzo posto di tutti i tempi, dopo le sorelle Williams. Ha sconfitto nettamente la più giovane, Serena, nell’ultimo atto giocato sul famoso prato londinese di Wimbledon. La storia dello sport bianco ha registrato memorabili incontri di Simona con avversarie dello stesso calibro, come Maria Sharapova, Angelique Kerber e Caroline Wozniacki.

    La partita più difficile e lunga della sua carriera, tuttavia, non si è giocata sulla terra battuta o sull’erba, bensì al tribunale. Il famoso Tribunale arbitrale dello sport di Losanna è stato chiamato a stabilire se la romena avesse fatto ricorso intenzionalmente al doping. Nel 2022, Halep è risultata positiva a una sostanza proibita ed è stata successivamente sospesa per quattro anni. Un’eternità nel tennis e in molti altri sport, soprattutto perché, all’epoca, la romena aveva compiuto 31 anni.

    A marzo 2024, il TAS ha stabilito che Halep non aveva violato intenzionalmente le norme antidoping e la dolorosa partita per il suo onore è stata vinta. E’ tornata a gareggiare, ma non al livello che desiderava, a causa di problemi fisici. Gli organizzatori dei tornei di Roland Garros e Wimbledon hanno reagito immediatamente all’annuncio sul ritiro della Halep dalla carriera professionistica, elogiandone le prestazioni e augurandole tutto il meglio per la sua nuova vita, quella dopo il tennis.

  • Allerta epidemiologica in Romania

    Allerta epidemiologica in Romania

    Dopo diverse settimane di moltiplicazione dei casi di infezioni respiratorie, che si tratti di influenza, polmonite o virus, le autorità sanitarie hanno dichiarato giovedì lo stato di allerta epidemiologica in Romania. La decisione è stata presa per limitare la diffusione delle infezioni e arriva mentre i più recenti dati mostrano che, la scorsa settimana, i medici di tutto il paese hanno visitato e segnalato quasi 134.000 pazienti con sintomi respiratori, di cui 11.000 avevano l’influenza, rispetto ai 7.000 dell’intervallo precedente.

    Aumentando di settimana in settimana, il numero ha superato la media delle ultime stagioni, spiegano i responsabili nel settore, annunciando che, sempre la scorsa settimana, sono stati registrati otto decessi. Così, nell’attuale stagione fredda, sono stati 22 i decessi confermati con il virus dell’influenza. Gli ospedali del paese hanno già imposto misure adattate alla situazione epidemiologica e visite limitate, e il Ministero della Salute ha ricordato alla popolazione le misure generali per prevenire il contagio e la diffusione dei virus: lavarsi regolarmente le mani con acqua e sapone, coprirsi naso e bocca con un fazzoletto quando si tossisce o starnutisce e di gettarlo via dopo l’uso, oppure di coprirsi naso e bocca con il gomito quando si tossisce.

    Allo stesso tempo, è necessario aerare quotidianamente le stanze ed evitare luoghi affollati e, se si manifestano sintomi di raffreddore o influenza, contattare il medico di famiglia per stabilire la cura più appropriata. E’ inoltre opportuno evitare le collettività per le persone che presentano segni e sintomi riconducibili all’influenza, come febbre, starnuti, tosse, mal di gola, dolori muscolari, finché non scompaiono, spiegano gli specialisti.

    Nel caso di asili e scuole, le raccomandazioni consistono nell’eseguire un triage di osservazione quotidiano, informare i genitori sui segni e sintomi delle infezioni respiratorie, isolare a casa i bambini con raffreddore e fornire i materiali necessari per la disinfezione periodica delle mani e delle superfici.

    I rappresentanti del Ministero della Salute sottolineano inoltre che il metodo più efficace e sicuro per prevenire l’influenza e le sue forme gravi è la vaccinazione antinfluenzale. Ciò è particolarmente consigliato alle persone affette da patologie croniche, ai bambini, alle donne incinte, al personale medico-sanitario di ospedali e reparti ambulatoriali, nonché alle persone di età superiore ai 65 anni.

  • Finanziaria 2025

    Finanziaria 2025

    In un contesto economico complicato, in cui il livello del debito pubblico ha superato il 54% del Prodotto Interno Lordo e il deficit di bilancio si avvicina al 9% del PIL, redigere il bilancio dello stato della Romania per il 2025 non è affatto un compito facile. Due delle principali agenzie finanziarie internazionali hanno declassato il rating del paese da stabile a negativo. Basata su un deficit non superiore al 7% del PIL, la bozza di bilancio sarà approvata dal Governo entro la fine di questa settimana e poi inviata al Parlamento per dibattito e adozione.

    Secondo il progetto, lo stato deve innanzitutto ridurre le proprie spese. Pertanto, il bilancio dell’Amministrazione Presidenziale diminuirebbe del 10%, quello del Senato del 5% e quello della Camera dei deputati del 9%. L’indicizzazione delle pensioni resta oggetto di analisi, dato che gli esperti delle Finanze sostengono che non sarà possibile quest’anno. Il competente ministro, Tánczos Barna, afferma che la bozza di bilancio per il 2025, da lui definita moderata, garantisce i fondi necessari per il pagamento degli stipendi e delle pensioni e per lo sviluppo delle località.

    “Nel bilancio abbiamo autostrade per 20 milioni di romeni. Abbiamo fondi nel bilancio per tutti i romeni, per lo sviluppo delle infrastrutture rurali. Abbiamo per tutti i romeni soldi per pagare gli stipendi nell’Istruzione, nel Ministero degli Interni, in tutti i ministeri che devono pagare gli stipendi, al livello del 2024. Abbiamo il finanziamento garantito per tutte le pensioni (…), così come sono state calcolate e pagate lo scorso anno, a novembre-dicembre, a quel livello saranno pagate nel 2025, mese per mese”, ha sottolineato il ministro delle Finanze.

    Ha inoltre affermato che il bilancio del Ministero della Difesa sarà più alto rispetto al 2024 e che aumenteranno anche i budget di altri ministeri, come quelli dell’Ambiente, della Salute, dell’Istruzione e dei Trasporti. È necessario uno stato più flessibile, cosicchè le spese del personale in ogni istituzione verranno diminuite, con una riduzione del 5% per la maggior parte, senza però prendere in considerazione l’istruzione, gli ospedali o gli Interni.

    Per quanto riguarda i prestiti, il ministro ha specificato che tutti quelli presi in considerazione sono necessari per garantire il finanziamento del deficit. “La Romania ha contratto moltissimi prestiti l’anno scorso, quest’anno ne richiederà meno e l’anno prossimo ancora meno. Abbiamo un calendario di riduzione dei prestiti anno per anno, per un periodo di sette anni”, afferma Tánczos Barna.

    Fortunatamente, il peggioramento del rating del paese non è stato accompagnato da una modifica dei riferimenti riguardanti la categoria raccomandata agli investitori, cosa che avrebbe aumentato i costi per i prestiti della Romania. Secondo gli analisti, tuttavia, persiste lo scetticismo tra investitori e agenzie di rating, data l’instabilità politica e il ritardo nelle riforme strutturali.

  • Priorità della politica estera romena

    Priorità della politica estera romena

    L’Unione Europea comprende che la Romania rimane uno stato forte e stabile, con priorità allineate a quelle europee, ha dichiarato la vicepresidente esecutiva della Commissione Europea per i diritti sociali e le competenze, l’occupazione di qualità e la preparazione, Roxana Mînzatu, dopo l’incontro avuto martedì a Bruxelles con il ministro degli Affari Esteri, Emil Hurezeanu. Hanno discusso del mantenimento del sostegno al processo di allargamento dell’UE, dell’ulteriore supporto fornito all’Ucraina e alla Repubblica di Moldova, dello sviluppo di una visione strategica per il Mar Nero, della promozione degli obiettivi di convergenza e coesione nei negoziati sul futuro Quadro finanziario pluriennale post-2027 o del rafforzamento dell’azione europea nel campo della difesa.

    Roxana Mînzatu ha offerto maggiori dettagli sui temi affrontati con il capo della diplomazia. “Abbiamo discusso di cosa significa la forza dell’Europa attraverso la forza della Romania, non solo dalla prospettiva della sicurezza del Fianco orientale, della sicurezza energetica. Sono molteplici le valenze attraverso le quali l’Unione Europea capisce che è più forte se la Romania è forte. Abbiamo discusso anche del ruolo della Romania nel sostenere i paesi candidati, in particolare la Moldova e l’Ucraina. È importante considerare il modo in cui sosteniamo la preparazione dei paesi candidati. Il ruolo della Romania, in particolare, è fondamentale”, ha detto Roxana Mînzatu.

    La vicepresidente della Commissione Europea ha precisato che uno degli argomenti trattati durante l’incontro ha riguardato l’industria automobilistica, un settore vitale anche per la Romania. “Farò parte di questo sforzo per sostenere le industrie nella creazione di nuovi posti di lavoro e nello sviluppo di nuovi investimenti in Europa”, ha assicurato Roxana Mînzatu. Discusso anche il Piano di industrializzazione verde, che la Commissione Europea lancerà a breve, e di come la Romania possa contribuire, ma anche trarre vantaggio da chiare priorità all’interno di questo meccanismo.

    “Il nostro interesse è che la Romania sia una presenza ben sviluppata e robusta sugli schermi degli interessi diretti dell’Unione Europea”, ha dichiarato, a sua volta, Emil Hurezeanu. Il ministro ha aggiunto che l’Unione sta preparando piani, idee e documenti strategici, e la Romania ha interessi specifici in questo senso. Si tratta, spiega Emil Hurezeanu, di progetti della strategia del Mar Nero, della Repubblica di Moldova o del bilancio pluriennale dal 2028 al 2034.

    Durante i due giorni di presenza a Bruxelles, Emil Hurezeanu ha partecipato al Consiglio Affari Esteri e ha incontrato il segretario generale della NATO, Mark Rutte. Il ministro ha ricordato il sostegno alla sovranità, all’integrità e all’indipendenza dell’Ucraina e ha sottolineato l’importanza di continuare il sostegno multidimensionale dell’UE allo stato confinante. Ha inoltre ribadito il sostegno della Romania al percorso europeo dell’Ucraina e della Repubblica di Moldova.

    Con il capo della NATO, ha discusso degli sviluppi in materia di sicurezza sul Fianco orientale, con particolare attenzione alla regione del Mar Nero e all’ulteriore rafforzamento della deterrenza e della difesa alleate. Emil Hurezeanu ha sottolineato il contributo della Romania alla sicurezza euro-atlantica e il profondo impegno della società romena nei confronti dei valori democratici.

  • Calendario delle elezioni presidenziali

    Calendario delle elezioni presidenziali

    Il 6 dicembre scorso, dopo aver convalidato il primo turno, mentre il secondo era già in corso nei seggi all’estero, la Corte costituzionale della Romania ha annullato le elezioni presidenziali, invocando le interferenze di un attore statale, e ha deciso la ripresa integrale del processo elettorale. Quindi, meno di sei mesi dopo questa decisione, i romeni saranno nuovamente chiamati alle urne: il 4 maggio, per il primo turno, e – se necessario – il 18, per la tornata decisiva. Martedì il governo di coalizione PSD-PNL-UDMR ha adottato la decisione che stabilisce il calendario elettorale in vista del primo turno.

    Secondo quanto ha dichiarato il portavoce dell’Esecutivo, Mihai Constantin, il periodo elettorale inizierà il 18 febbraio, con l’annuncio pubblico della data in cui si terrà il sorteggio dei cinque giudici dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia che faranno parte dell’Ufficio Elettorale Centrale. La designazione dei cinque verrà effettuata entro il 20 febbraio, dando la possibilità della costituzione dell’Ufficio Elettorale Centrale entro e non oltre il 22 febbraio.

    Mihai Constantin ha offerto maggiori dettagli. ʺLa scadenza per la presentazione delle candidature all’Ufficio Elettorale Centrale da parte di partiti, alleanze politiche ed elettorali, organizzazioni di cittadini appartenenti a minoranze nazionali e candidati indipendenti è il 15 marzo 2025, ore 24:00. La campagna elettorale inizierà 30 giorni prima della data delle elezioni, vale a dire il 4 aprile 2025, e si concluderà il 3 maggio 2025 alle ore 7:00. Le votazioni sul territorio della Romania si svolgeranno il 4 maggio 2025, dalle ore 7:00 alle ore 21:00”, ha spiegato il portavoce del Governo.

    Nei 950 seggi elettorali organizzati all’estero, le votazioni si svolgeranno per tre giorni. Il 2 e il 3 maggio saranno aperti dalle 7:00 alle 21:00 locali. Se in chiusura ci saranno ancora persone nel seggio o in fila, il programma di votazione può essere prorogato fino alle 23:59. Tuttavia, il terzo giorno di voto all’estero – il 4 maggio – avrà una particolarità: inizierà alle 7:00 ora locale e terminerà quando in Romania saranno le 21:00. La decisione è stata presa per evitare un intervallo di tempo che possa influenzare il voto quando nel paese i seggi saranno chiusi, ma rimarranno aperti all’estero, a causa del fuso orario.

    Gli elettori romeni all’estero hanno anche la possibilità di votare per corrispondenza, registrandosi sul portale www.votstrainatate.ro. Sempre per le elezioni presidenziali di maggio, le autorità hanno imposto regole più severe per la campagna elettorale, soprattutto su internet. L’inosservanza delle stesse può comportare una multa fino a 50.000 lei (circa 10.000 euro), e, nel caso delle grandi piattaforme online, fino al 5% del fatturato.

  • La Commissione di Venezia e le elezioni in Romania

    La Commissione di Venezia e le elezioni in Romania

    La crisi politica senza precedenti a Bucarest non ha esaurito i suoi echi esterni. L’autorevole Commissione di Venezia ha pubblicato il suo rapporto sull’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania da parte della Corte Costituzionale (CCR), alla fine dello scorso anno. Le raccomandazioni mostrano che tale decisione non dovrebbe basarsi esclusivamente su informazioni classificate, che non garantiscono la necessaria trasparenza, ma indicare con precisione le violazioni e le prove. Inoltre, il potere della Corte Costituzionale di invalidare le elezioni dovrebbe essere limitato a circostanze eccezionali e chiaramente regolamentato.

    Gli esperti indipendenti di diritto costituzionale sostengono, inoltre, che è particolarmente difficile portare delle prove per le violazioni della legge attraverso campagne online e social media. Infine, la Commissione di Venezia declina la propria competenza a pronunciarsi sulla decisione della CCR di annullare le elezioni presidenziali. A Bucarest, le opposizioni parlamentari AUR, USR, POT (Partito della Gente Giovane) hanno reagito immediatamente, affermando che, di fatto, l’organo consultivo del Consiglio d’Europa conferma che la decisione della Corte è stata illegale e abusiva.

    Tudorel Toader, ex ministro della Giustizia in un Esecutivo PSD (anche oggi al governo, insieme a PNL e UDMR), afferma tuttavia che gli esperti di Venezia hanno solo emesso pareri, non decisioni, e i loro suggerimenti non sono vincolanti. Tudorel Toader ammette tuttavia che, di norma, i paesi membri dell’Unione Europea adottano le indicazioni ricevute per rispettare gli standard dello stato di diritto.

    Organizzato alla scadenza il 24 novembre 2024, il primo turno delle elezioni presidenziali è stato inizialmente convalidato dalla CCR. Successivamente, sulla base dei documenti forniti dal Consiglio Supremo di Difesa del Paese, la stessa Corte ha invocato l’ingerenza di un cosiddetto attore statale e ha deciso di annullare l’intero processo elettorale per l’elezione del presidente. Il ballottaggio, previsto per l’8 dicembre, avrebbe dovuto essere conteso dal nazionalista indipendente Călin Georgescu, accusato di legami o almeno affinità con la Russia putinista, e dalla leader dell’USR, la filoeuropea Elena Lasconi.

    All’estero, dove i seggi per la tornata decisiva erano stati aperti il 6 dicembre, decine di migliaia di romeni avevano già votato quando la CCR ha deciso di invalidare le elezioni. I costi di queste elezioni invalidate ammonterebbero a quasi 1,4 miliardi di lei (l’equivalente di circa 280 milioni di euro), in un paese in cui, notano i commentatori, il Governo ha appena adottato misure severe per limitare la spesa pubblica, provocando veementi proteste sindacali.

    Il 21 dicembre, al presidente in carica Klaus Iohannis sarebbe dovuto scadere il secondo e ultimo mandato quinquennale consentito dalla Costituzione, ma è stato prorogato fino all’elezione di un nuovo capo dello stato, che sia convalidata dalla CCR. Le nuove elezioni presidenziali sono previste per il mese di maggio: il primo turno si terrà il 4 e quello decisivo il 18. Intanto, notano le ricerche sociologiche, la fiducia dei romeni nelle istituzioni interne e nei personaggi che le popolano ha raggiunto i livelli più bassi.

  • 80 anni dalla liberazione di Auschwitz

    80 anni dalla liberazione di Auschwitz

    In Polonia, il paese con la più numerosa popolazione ebraica prima dell’Olocausto, il 27 gennaio si sono svolte cerimonie per ricordare gli otto decenni dalla liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz. Nella più famigerata delle fabbriche della morte create dal regime nazista perì quasi un sesto dei 6 milioni di ebrei vittime del genocidio.

    Il presidente polacco, Andrej Duda, ha affermato che il suo paese è custode della memoria dell’Olocausto affinché una simile catastrofe umana non si ripeta mai più. Alle cerimonie hanno preso parte 50 sopravvissuti, la maggior parte di età compresa tra 80 e 90 anni. Alcuni di loro sono tornati più volte ad Auschwitz e il loro messaggio è stato sempre quello di raccontare alla gente cosa è successo e che quegli orrori non devono mai più ripetersi.

    La Romania è stata rappresentata dal ministro della Cultura, Natalia Intotero. Stati come la Germania, la Gran Bretagna, la Francia o la Spagna sono stati rappresentati al massimo livello. A Bucarest, il presidente Klaus Iohannis ha trasmesso un messaggio in cui afferma che il 27 gennaio 1945 rimarrà per sempre il giorno in cui nella storia è stata segnata la fine del capitolo più buio, con la liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau.

    “Coloro che erano riusciti a sopravvivere, potevano testimoniare al mondo intero che l’inferno si era scatenato sulla terra, ma anche che, alla fine, la forza della vita ha sconfitto la morte. Una catastrofe senza pari, in cui sono stati uccisi 6 milioni di bambini, donne e uomini”, ha sottolineato Iohannis. Il presidente ha ricordato che il 27 gennaio è anche il giorno in cui la Romania commemora le sofferenze subite dalle vittime del pogrom di Bucarest nel 1941, quando migliaia di ebrei furono dati alla morte da bande di legionari (l’estrema destra).

    Il messaggio del presidente ha fatto riferimento anche al presente. Secondo Iohannis, a livello internazionale, il populismo, l’estremismo, gli atteggiamenti e le manifestazioni xenofobe e antisemite vengono mascherati perfidamente, con l’intenzione di erodere i pilastri fondamentali sui quali è costruito il mondo libero, in cui i diritti fondamentali svolgono un ruolo essenziale. E la diffusione dell’odio, gli attacchi, il linguaggio violento e la disinformazione indeboliscono le democrazie e rischiano di portare in derisione i diritti e le libertà conquistati con tanta fatica lungo il tempo.

    La Romania, ha sottolineato Iohannis, ha compiuto passi importanti per onorare la memoria delle vittime dell’Olocausto e per lottare contro l’antisemitismo, adottando una legislazione solida in materia e sviluppando progetti commemorativi ed educativi che contribuiscono a una cultura basata sui valori europei fondamentali.

    Da parte sua, il primo ministro Marcel Ciolacu ha ribadito il fermo impegno del Governo romeno nella lotta al flagello dell’antisemitismo e nella promozione della memoria delle vittime della Shoah. Il premier ha affermato che è dovere delle autorità assicurarsi che la società romena conosca e non ripeta gli errori della storia.

    Marcel Ciolacu ha partecipato lunedì, presso il Tempio Corale di Bucarest, il più grande luogo di culto mosaico della Capitale, alla cerimonia dedicata alla Giornata Internazionale della Memoria dell’Olocausto e alla commemorazione delle vittime del pogrom antiebraico dei legionari nella Capitale.

  • Reazioni dopo la rapina nei Paesi Bassi

    Reazioni dopo la rapina nei Paesi Bassi

    Quattro dei reperti più importanti del patrimonio nazionale romeno sono stati rubati dal Museo Drents nella città olandese di Assen. Si tratta dell’elmo d’oro di Coțofenești, riasalente al V-IV secolo a.C., e di tre braccialetti d’oro dacici di Sarmizegetusa Regia della seconda metà del I secolo a.C. I pezzi, di inestimabile valore storico, facevano parte della mostra “Dacia – Regno dell’oro e dell’argento”, inaugurata il 7 luglio 2024 e la cui chiusura era prevista per il 25 gennaio.

    La rapina è avvenuta nella notte tra venerdì e sabato, quando quattro persone hanno utilizzato un ordigno esplosivo per entrare nel museo, hanno rubato solo i reperti romeni e sono fuggite a bordo di un’auto. In seguito, a quanto pare, hanno incendiato l’auto per coprire le tracce. La polizia olandese non esclude che nella rapina siano coinvolti anche dei romeni e sta indagando sulla possibilità che siano fuggiti in Germania. I quattro oggetti rubati fanno parte della collezione del Museo Nazionale di Storia della Romania ed erano i più preziosi della mostra.

    Tutti i reperti esposti erano stati assicurati per 30 milioni di euro prima della spedizione all’estero, in conformità con la legislazione romena e internazionale. Sia lo spazio che le vetrine in cui erano esposti i beni del patrimonio erano protetti e dotati di sistemi di sorveglianza, nonché di sistemi di allarme collegati alla polizia locale.

    A Bucarest, la Procura Generale ha annunciato che su questo caso è stato avviato d’ufficio un procedimento penale e che le indagini saranno svolte dai procuratori della Procura della Corte Suprema e da specialisti dell’Ispettorato Generale della Polizia Romena. Contemporaneamente è stata creata un’unità di crisi al Governo romeno e il primo ministro Marcel Ciolacu ha annunciato che il recupero dell’elmo e dei tre braccialetti dacici è una priorità.

    Da parte sua, il ministro dell’Energia romeno, Sebastian Burduja, ha dichiarato che il furto del tesoro dei Daci è una vergogna internazionale e che bisogna accertare se questo furto sia stato orchestrato per manipolare il filone nazionalista alla vigilia delle elezioni presidenziali che si terranno in Romania a maggio.

    L’organismo di controllo del premier sta verificando presso il Ministero della Cultura i documenti che hanno costituito la base per l’invio di oggetti dal tesoro nazionale a questa mostra, mentre il ministro Natalia Intotero incontrerà la famiglia reale e il primo ministro dei Paesi Bassi, Dick Schoof.

    Inoltre, il ministro degli Interni, Cătălin Predoiu, ha annunciato che una squadra di ufficiali della polizia scientifica romena si unirà urgentemente ai colleghi olandesi per sostenere le indagini e che le autorità romene mantengono contatti permanenti con quelle olandesi ed europee. Il presidente romeno Klaus Iohannis ha scambiato messaggi con il primo ministro Dick Schoof, il quale ha assicurato che le autorità olandesi stanno attuando tutte le misure necessarie per identificare i colpevoli e recuperare il tesoro.

  • S&P declassa la Romania

    S&P declassa la Romania

    Per la Romania e le sue prospettive economiche e finanziarie, l’anno 2025 inizia nello stesso modo in cui si è concluso quello precedente: l’agenzia di valutazione finanziaria Standard & Poor’s ha confermato il rating della Romania a BBB-, l’ultimo gradino della categoria raccomandata agli investitori, ma ha rivisto l’outlook da stabile a negativo. Alla fine dello scorso anno, anche l’agenzia Fitch aveva rivisto a negativo l’outlook della Romania per i prestiti a lungo termine in valuta estera, mantenendo, però, il livello precedente di BBB-.

    Standard & Poor’s segnala come possibile che il contesto politico frammentato e incerto ritardi il programma di consolidamento fiscale del Governo. Tutte le grandi spese effettuate prima delle elezioni hanno fatto salire il deficit a quasi l’8,7% del PIL, ricordano gli esperti dell’agenzia, ben al di sopra delle aspettative, il che segnala sfide in termini di controllo dei costi in un’economia in rallentamento. Gli esperti affermano inoltre che politiche fiscali più accomodanti manterranno elevati i deficit delle partite correnti e saranno sempre più finanziate da flussi che generano debiti, il che esporrà il paese a shock legati alla fiducia degli investitori esteri.

    In una prima reazione, il ministro delle Finanze, Tánczos Barna, ha detto che il cambiamento dell’outlook dell’agenzia di rating da stabile a negativo dimostra che sono necessarie misure per ridurre il deficit di bilancio, un bilancio prudente e uno stato più flessibile. “La Romania continua ad essere raccomandata agli investitori come sicura. Le decisioni assunte dal Governo per ridurre il deficit di bilancio e consolidare la crescita economica devono essere implementate a ritmo accelerato, nella forma già concordata con i nostri partner europei”, ha scritto il ministro su Facebook. Ha sottolineato che il bilancio di quest’anno, che sarà trasmesso al Parlamento per l’approvazione a breve, rafforza questa visione prudente della gestione del denaro pubblico.

    Se l’evoluzione dell’economia dovesse confermare i timori delle agenzie di rating e la perdita del rating stabile dovesse effettivamente verificarsi, ciò comporterebbe un aumento dei costi di indebitamento della Romania. Secondo gli analisti, lo scetticismo persiste tra investitori e agenzie di rating, a causa dell’instabilità politica e del ritardo nelle riforme strutturali. Tuttavia, alla fine dell’anno scorso, il neocostituito governo di coalizione PSD – PNL – UDMR ha adottato un’ordinanza di emergenza che riflette la volontà di ridurre drasticamente tutte le spese non necessarie, soprattutto in ambito amministrativo, centrale e locale, al fine di ridurre i deficit.

    L’Esecutivo ha anche congelato stipendi e pensioni, la cui indicizzazione avrebbe fatto precipitare pericolosamente il bilancio. Le misure hanno già creato un’ondata di insoddisfazione tra alcune categorie di dipendenti pubblici, pertanto il Governo di coalizione sarà sottoposto a un duro test sociale. Inoltre, il 2025 è diventato anche, per forza di cose, un anno elettorale, come il 2024. A maggio, i romeni voteranno per un nuovo presidente, dopo che, lo scorso dicembre, la Corte Costituzionale ha annullato le presidenziali, con la motivazione che il processo elettorale sia stato viziato.

  • Piani di ristrutturazione e proteste

    Piani di ristrutturazione e proteste

    Un deficit enorme e una Commissione Europea intransigente che chiede costantemente alla Romania di adottare misure per ridurlo determinano il Governo di coalizione PSD-PNL-UDMR risultato dalle elezioni politiche svoltesi meno di due mesi fa, a prendere decisioni molto impopolari. Dopo che, all’inizio del 2025, molti dipendenti del settore pubblico hanno visto qualsiasi indicizzazione o aumento di stipendio congelato da un’ordinanza governativa, e le pensioni non sono state più indicizzate in rapporto al tasso di inflazione, come promesso, in questi giorni è giunta la notizia della riorganizzazione delle istituzioni pubbliche centrali e delle aziende statali.

    Mercoledì, i vertici del Parlamento hanno annunciato che il numero dei dipendenti pubblici sarà ridotto di circa 400, il che ha scatenato una protesta spontanea dei dipendenti nei corridoi dell’istituzione. Il liberale Ilie Bolojan ha dichiarato che al Senato, da lui presieduto, saranno tagliati circa 180 posti di funzionari sul totale di quasi 800, ma che verranno ridotti anche il parco auto e le quote di carburante.

    “Da 796 posti totali, ne avremo circa 618. I colleghi che se ne andranno non saranno licenziati da nessuno. Ovunque dove il numero di impiegati esecutivi sarà inferiore a quello attuale, secondo la legge, saranno organizzati dei concorsi. Vi garantisco che non ci sarà alcuna influenza politica”, ha dichiarato Ilie Bolojan.

    Anche alla Camera dei Deputati saranno tagliati oltre 200 posti su un totale di circa 1.100, ha precisato il presidente socialdemocratico della Camera, Ciprian Şerban. Dall’opposizione, l’USR ha chiesto ai leader della coalizione di governo di presentare pubblicamente tutte le misure per ridurre la spesa pubblica, nonché i criteri di selezione del personale, “per garantire che le persone che restano siano competenti, non solo “connessioni” di partito”.

    Diverse federazioni sindacali hanno manifestato il loro sostegno a quei dipendenti del Parlamento che rischiano di perdere il lavoro. La Federazione Nazionale dei Sindacati dell’Amministrazione ritiene abusivo e opaco il metodo con cui vengono adottate e comunicate le misure di ristrutturazione, mentre i dirigenti del Sindacato dei Funzionari Pubblici Parlamentari e del Sindacato del Personale Contrattuale sostengono che la riorganizzazione manca di equità.

    Anche tra la popolazione le opinioni sulle misure del Governo sono divise. Mentre alcuni sono d’accordo, altri le contestano, ribadendo che la riduzione del numero di posti nel Parlamento dovrebbe cominciare dai senatori e dai deputati stessi, sulla base di un referendum consultivo del 2009 sul passaggio a un legislativo unicamerale con 300 seggi. Negli ultimi quattro anni, il numero dei dipendenti nel settore pubblico sarebbe aumentato di 56.000, affermano coloro che sostengono l’azione del governo. Invece, altri ricordano che tra i pubblici dipendenti si annoverano quelli dell’Istruzione, della Sanità, dell’Esercito o della Polizia, settori nei quali da anni si parla di carenza di personale.

  • Il Ministero della Difesa smantella le disinformazioni della Russia

    Il Ministero della Difesa smantella le disinformazioni della Russia

    Il Ministero della Difesa ha denunciato una nuova campagna di disinformazione condotta dalla stampa russa nei confronti della Romania. Questa volta, i giornalisti russi hanno affrontato il tema degli attacchi condotti nella notte tra il 16 e il 17 gennaio dalle forze della Federazione Russa, con l’impiego di droni contro infrastrutture portuali civili in Ucraina, nei pressi del confine con la Romania. I giornalisti russi scrivono che l’attacco sarebbe avvenuto il giorno dopo, nella notte tra il 17 e il 18 gennaio.

    Secondo lo scenario, l’obiettivo dell’aggressione sarebbe stato un’operazione volta a trasportare soldati romeni o mercenari romeni in imbarcazioni, dalla costa romena a quella ucraina. Durante l’attacco, scrivono ancora i giornalisti russi, le forze dell’Esercito romeno avrebbero aperto il fuoco contro i droni russi con mezzi collocati sul territorio della Romania. Il materiale propagandistico mostra che l’attacco con i droni sarebbe stato ordinato dai vertici dell’esercito russo e che avrebbe provocato numerose vittime nella parte romena, morti e feriti. Nello scenario del Cremlino appaiono anche elicotteri delle Forze Aeree Romene, che sarebbero intervenuti per evacuare i cosiddetti feriti e fornire supporto di fuoco all’intervento delle forze ucraine sull’altra sponda.

    La reazione della parte romena è stata dura. Il Ministero della Difesa definisce come assurdità quello che ha presentato la stampa russa, “aberrazioni prive di qualsiasi riscontro nella realtà”. Il Ministero della Difesa spiega che, nella notte tra il 16 e il 17 gennaio, i sistemi di monitoraggio e sorveglianza dell’Esercito della Romania hanno segnalato violazioni dello spazio aereo nazionale, il che ha richiesto l’invio di messaggi di allarme alla popolazione nella provincia di Tulcea e l’attivazione di due caccia F-16 delle Forze Aeree Romene.

    Successivamente, squadre di specialisti del Ministero della Difesa, del Servizio Romeno di Informazioni e del Ministero degli Interni hanno individuato due aree in cui sono caduti detriti di droni di provenienza russa. Il Ministero della Difesa romeno sottolinea che, sebbene assurde e inverosimili, le informazioni inventate nei laboratori di propaganda del Cremlino rientrano nel modello delle operazioni di influenza e manipolazione russe attualmente condotte nello spazio pubblico romeno e alleato.

    Secondo il Ministero della Difesa, il loro obiettivo è quello di creare la falsa percezione che la NATO stia cercando di entrare in guerra con la Russia e che la Romania sia spinta in questo conflitto. Questa narrativa propagandistica, precisa la parte romena, mira anche ai russi, che vengono alimentati dal mito della fortezza assediata, manipolati a credere che la Russia sia in pericolo di essere attaccata dalla NATO e che in Ucraina i militari russi delle forze d’invasione stiano combattendo contro la NATO, nella cosiddetta “operazione militare speciale”.

    Secondo Bucarest, la realtà che la propaganda del Cremlino sta cercando di nascondere è che la Russia, in totale disprezzo delle norme internazionali, ha militarizzato il Mar Nero, ha invaso l’Ucraina e ha annesso illegalmente la Crimea nel 2014, e dal 2022 è impegnata in una guerra illegale di aggressione contro un vicino sovrano.”

    Non in ultimo, il Ministero della Difesa richiama l’attenzione sul fatto che è prevedibile che le false informazioni presentate in questo materiale siano riprese anche dai vettori della propaganda russa che operano nello spazio pubblico romeno e amplificate, in particolare, sulle piattaforme digitali.

  • Sforzi per ridurre il deficit di bilancio

    Sforzi per ridurre il deficit di bilancio

    Il Consiglio dei ministri delle Finanze europei ha approvato a Bruxelles i piani di riduzione del deficit di bilancio di otto stati comunitari, tra cui anche la Romania. Il ministro delle Finanze romeno, Tánczos Barna, afferma che la riduzione del deficit in un arco di sette anni anziché quattro porterà molti vantaggi al paese. Innanzitutto, consentirà all’economia romena di mantenere un livello elevato di investimenti pubblici, e, sotto questo profilo, la Romania si colloca bene tra gli stati dell’Unione. È allo stesso tempo una premessa per evitare squilibri e per una crescita economica sostenibile. Oltre alla Romania, altri quattro stati membri – Spagna, Italia e Finlandia – hanno chiesto l’estensione del periodo di aggiustamento.

    Il Commissario europeo per l’Economia, il lettone Valdis Dombrolskis, ha spiegato che le prime analisi saranno pubblicate in primavera. A margine del Consiglio, il commissario ha avuto un incontro separato con il ministro delle Finanze romeno per discutere i dettagli del piano. Tánczos Barna afferma che, nel corso di sette anni, la Romania riceverà sostegno finanziario e tecnico per ripristinare l’equilibrio macroeconomico. I parametri indicati dalla Commissione Europea puntano, nel complesso, a tenere sotto controllo la spesa pubblica e a favorire la crescita economica attraverso gli investimenti.

    Il piano fiscale di bilancio della Romania mira a stabilizzare il debito pubblico e a ridurre il disavanzo al di sotto del 3% del PIL nel periodo 2025-2031. La Romania continuerà a svilupparsi, proteggendo gli investimenti essenziali e garantendo la stabilità finanziaria a lungo termine, afferma, a sua volta, il ministro degli Investimenti e dei Progetti Europei, Marcel Boloş, in un post su Facebook.

    A suo parere, la decisione della Commissione Europea di approvare il piano di riduzione del deficit di bilancio della Romania consentirà al Governo di evitare la pressione di un aggiustamento accelerato o l’adozione di misure drastiche per ridurre il disavanzo. Massicci tagli alla spesa, blocco degli investimenti in ospedali e strade, ingenti aumenti delle tasse: queste sarebbero state le conseguenze di un duro aggiustamento imposto dalla Commissione Europea, sottolinea Marcel Boloş.

    D’altro canto, spiega il ministro, questo piano mantiene la credibilità internazionale, in un contesto in cui l’inosservanza degli impegni fiscali avrebbe comportato un calo del rating del Paese, il che avrebbe reso i prestiti più costosi e più difficili da ottenere. Le decisioni dimostrano che le economie europee hanno attualmente bisogno di tempo per raggiungere un consolidamento fiscale sostenibile, senza sacrificare lo sviluppo. Senza questo piano, la Romania avrebbe rischiato di perdere ciò che si sta costruendo ora per le generazioni future, ha sottolineato Marcel Boloş.

    Il 2024 è stato un anno difficile per la Romania, con elezioni amministrative, europee, presidenziali e politiche. Allo stesso tempo, è stato un anno in cui sono state ricalcolate le pensioni, sono aumentati gli stipendi in diversi settori e sono stati sostenuti gli investimenti con importi senza precedenti. La Romania ha chiuso il 2024 con un deficit di bilancio pari all’8,6% del PIL.

  • Sondaggio, i romeni e la direzione Ovest

    Sondaggio, i romeni e la direzione Ovest

    Sebbene la Romania stia attraversando un periodo di profonda insoddisfazione e frustrazione sociale, queste non sono legate all’attaccamento dei cittadini alla NATO e all’Unione Europea. Uno studio INSCOP, pubblicato martedì, indica che il 90% dei romeni respinge l’idea di uscire dalla NATO, un livello record di adesione all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.

    Secondo la ricerca, basata sui dati raccolti alla fine del 2024, negli ultimi tre anni si è registrato un aumento del 10% dell’adesione dei romeni alla direzione occidentale in termini di alleanze politiche e militari. Ma oltre la metà si sente esposta a disinformazione e fake news attraverso i canali televisivi e le reti sociali. Allo stesso tempo, più di tre quarti degli intervistati affermano che le loro opzioni di voto nelle ultime elezioni sono state influenzate da questo fenomeno.

    Riferendosi ai dati dell’indagine, il direttore dell’INSCOP, Remus Ştefureac, ritiene che ciò che sta accadendo ora in Romania “non ha nulla a che fare con una diminuzione dell’adesione dei romeni al mondo euro-atlantico, ma è invece legato a problemi interni, problemi economici, sociali, a problemi legati alla mancanza di fiducia nella classe politica, all’integrità, alla mancanza di professionalità, alla sensazione di assestamento delle partite in modo che vinca un certo schieramento”.

    Secondo Remus Ştefureac, si tratta di “questioni interne, attinenti al nostro dibattito interno, non sono argomenti legati al modo in cui i romeni si rapportano al mondo euro-atlantico”. L’indagine mostra inoltre che l’appartenenza della Romania all’Unione Europea è vista come un vantaggio in termini di implicazioni sulla vita economica e sociale, familiare e personale da quasi tre quarti degli intervistati. Tre anni fa, solo il 55% dei romeni lo credeva.

    Allo stesso tempo, l’88% ritiene che la Romania debba rimanere nell’UE e il 78% considera che il futuro economico del paese dipenda dall’appartenenza all’Unione. Tre anni fa, un quarto della popolazione riteneva meglio per la Romania lasciare l’Unione. Attualmente, oltre la metà dei romeni considera che il paese debba mettere al primo posto gli interessi nazionali, anche se ciò significa violare le norme dell’UE.

    Il sondaggio rileva inoltre che più della metà dei romeni ritiene che le autorità agiscano piuttosto nell’interesse di altri paesi, che l’economia sia controllata dagli stranieri, che lo stato aiuti le multinazionali più delle aziende romene o che esista un accordo tra i paesi più ricchi per mantenere la Romania in povertà. Allo stesso tempo, oltre il 60% dei romeni ritiene di essere considerati cittadini di rango inferiore in Europa, ma che la Romania sia culturalmente superiore ai paesi occidentali.

    Infine, la ricerca conclude che il 69% degli intervistati voterebbe per un partito nazionalista o per un candidato nazionalista alle elezioni presidenziali. La ricerca è considerata una delle più rilevanti pubblicate dall’INSCOP negli ultimi anni, poiché fornisce una chiara comprensione delle insoddisfazioni sociali e dei fattori che influenzano le percezioni dei romeni nell’attuale contesto geopolitico.