Category: Agenda culturale

  • Il direttore d’orchestra Sergiu Celibidache

    Il direttore d’orchestra Sergiu Celibidache

    Il maestro romeno Sergiu Celibidache, da molto tempo entrato nella galleria dei grandi direttori d’orchestra del mondo, è stato selezionato, in seguito ad un voto pubblico sul sito Gramophone, fra i 50 nuovi nominativi per la Galleria delle celebrità 2013. Accanto a Celibidache, la lista include nomi di spicco, tra cui: Gustavo Dudamel, Carlo Maria Giulini, Zubin Mehta.



    Nato il 28 giugno 1912 a Roman (nord-est del Paese), Sergiu Celibidache è diventato il musicista piazzato dal pubblico al primo posto nella gerarchia dei grandi direttori d’orchestra dei nostri tempi. Dopo aver ultimato gli studi liceali a Iaşi, noto centro culturale romeno, e dopo aver frequentato per un anno i corsi del Politecnico di Bucarest, l’allora giovane Celibidache poteva essere ascoltato come pianista presso una famosa scuola bucarestina di balletto, dove impressionava tutti con la sua straordinaria capacità di improvvisazione.



    Sono seguiti gli studi a Berlino, di musica, matematica e filosofia. Sebbene avesse una propensione chiara verso la direzione d’orchestra, Sergiu Celibidache si è occupato anche di composizione. Ha collaborato con la maggior parte delle grandi orchestre del mondo, però a tre di esse lo legavano ricordi speciali e affinità: all’Orchestra della Filarmonica di Berlino, che ha diretto per sette anni, a quella della Radiodiffusione di Stoccolma e, non in ultimo, a quella della Filarmonica di Monaco di Baviera.



    Dal 3 maggio — al 7 luglio 2012, Bucarest ha ospitato la prima edizione del Festival Sergiu Celibidache 100”, in ricorrenza del centenario della nascita del grande musicista Sergiu Celibidache. L’evento è stato organizzato e prodotto dalla Fondazione Sergiu Celibidache” — presieduta dal figlio del musicista, il regista Serge Ioan Celibidache, sotto l’alto patrocinio del Presidente della Romania.



    Il 2012 è stato dichiarato dall’Unesco l’“Anno Sergiu Celibidache”, mentre il Festival “Sergiu Celibidache 100” è stato ideato con una durata di due mesi, appunto per poter rispecchiare la vasta area di preoccupazioni del Maestro. Sono stati proiettati film a lui dedicati, personalità internazionali della musica la cui vita è stata legata a quella di Celibidache hanno tenuto workshop e sempre in suo ricordo è stato organizzato anche un ampio convegno. Inoltre, il 28 giugno 2012, in occasione del centenario della nascita del grande musicista, si è svolta una cerimonia in cui è stato scoperto il suo busto collocato nella Piazzetta “Sergiu Celibidache” nella sua città natia, Roman (nord-est). Il maestro è stato dichiarato, durante la cerimonia, Cittadino d’onore della città di Roman” (post mortem), qualità attribuita anche a suo figlio, Serge Ioan Celibidache.



    Un aspetto significativo nell’attività del grande musicista romeno è stato quello pedagogico: fino alla morte, Celibidache ha presieduto una prestigiosa scuola per la formazione di direttori d’orchestra romeni e stranieri. Proprio per questo, ai master-classes ospitati nell’ambito del Festival “Celibidache 100” sono stati invitati a raccontare le loro esperienze musicisti che hanno collaborato con il maestro. Si tratta del direttore d’orchestra spagnolo Enrique Garcia Asensio, uno dei discepoli prediletti di Celibidache, dei violinisti Ida Haendel e Rony Rogoff, del violista Helmut Nicolai, del flautista Michael Martin Köfler e del contrabbassista Dorin Marc, tutti membri dell’Orchestra Sinfonica della Filarmonica di Monaco di Baviera, assunti tramite concorso da Celibidache stesso.



    Nel 2013, la Fondazione Sergiu Celibidache” ha avviato la campagna “Romeni per un mondo”, che si prefigge di far conoscere e meglio promuovere i valori culturali romeni e la vera immagine della Romania. Gli attori Ada Condeescu, Dorotheea Petre, Marcel Iureş, la pittrice Alexandra Nechita, i registi Dragoş Mihalcea, Călin Peter Netzer, Alex Rotaru, il violinista Alexandru Tomescu, il flautista di Pan Nicolae Voiculeţ e il bluesman A.G. Weinberger sono le personalità contemporanee che sostengono la campagna “Romeni per un mondo”.

  • Paesaggi della fede, in mostra a Bucarest

    Paesaggi della fede, in mostra a Bucarest

    L’11 luglio, al Museo Nazionale del Contadino Romeno di Bucarest è stata inaugurata la mostra fotografica “Peisajele credintei” / “I paesaggi della fede” di Rodica Marinescu. Accostamenti molto belli e suggestivi tra luoghi di culto romeni e italiani, le fotografie sono frutto dei ripetuti viaggi di Rodica Marinescu fra Italia e il nord della Moldova, come lei stessa spiega in un messaggio scritto a mano all’ingresso nella generosa sala del Museo del Contadino.



    “Negli ultimi sette anni, il ripetuto ritorno in terra italica e soprattutto a Roma, è stato seguito o preceduto, invariabilmente, dal viaggio per i nostri monasteri del nord della Moldova. Di conseguenza, l’idea di una mostra fotografica sotto forma di dialogo è venuta in maniera naturale, come risultato di questo continuo periplo fra Romania e Italia. Nella grande diversità e nelle peculiarità dei paesaggi della fede romeni e italiani, ho trovato anche infinite somiglianze; ho respirato la stessa aria, ho vissuto la stessa atmosfera, avvicinando luci e ombre, colori e ritmi, archi e volte, affreschi e mura macinate dal passare del tempo. Certamente, gli esempi possono continuare e il pubblico è invitato a scoprirli nella mostra o a svelarli in seguito alle proprie esperienze e ai propri sentimenti. Perché in tutto ciò che ci separa, quello che ci lega vale molto di più”, scrive Rodica Marinescu.



    Il dialogo fotografico romeno-italiano è accompagnato da sculture contemporanee dell’artista Venus Mateescu, che sembrano completare in maniera tridimensionale le immagini colte dalla macchina fotografica di Rodica Marinescu.



    Il direttore del Museo Nazionale del Contadino Romeno, Virgil Nitulescu, presenta a Radio Romania internazionale i biglietti da visita degli artisti.



    “Rodica Marinescu e Venus Mateescu sono artisti per vocazione, sono museografi per professione e sono persone innamorate d’Italia, fatto visibile per chiunque venga a visitare la mostra. Rodica va ogni anno in Italia dove tiene dei corsi, soprattutto a Roma, Venus è spesso andato a Venezia, non perde alcuna Biennale, entrambi sono persone per cui veramente l’Italia è la seconda patria. Ed ecco che questa mostra, dedicata al dialogo culturale romeno-italiano, ha trovato due persone, che lavorano insieme al Museo Nazionale del Contadino Romeno, pronte ad offrire una visione fresco sulle relazioni profonde tra i due Paesi e tra le due culture”, spiega Virgil Nitulescu.



    Rodica Marinescu ci ha spiegato come è nata l’idea di questa mostra e quella di esporre assieme al collega Venus Mateescu.



    “Questa mostra continua una mia iniziativa avviata 6-7 anni addietro, quando l’Istituto Italiano di Cultura ha avuto la generosità e la gentilezza di ospitare le mie prime mostre, dedicate all’Italia e a Roma, posti ai quali mi legano alcuni dei più bei ricordi. Più di 20 anni fa’ mi è successa una cosa straordinaria: mi sono innamorata irrimediabilmente di Roma e, di tanto in tanto, sento il bisogno di condividere con gli altri questo sentimento per la Città eterna. E allora che soluzioni ho? O scrivo su Roma, ma questo richiede più tempo e ispirazione, oppure presento mostre fotografiche, perché devo far vedere almeno una parte delle centinaia e migliaia di fotografie che ho scattato in questi luoghi. Le prime mostre erano dedicate esclusivamente all’Italia e a Roma, poi dopo circa due anni ho pensato di esporre insieme, faccia a faccia, fotografie scattate in Italia e Romania, nel tentativo di trovare possibili somiglianze. Alcune foto erano facilmente accostabili, altre più forzate, perché all’inizio ho scelto dei paesaggi urbani. A volte mettevo assieme pezzi di terra o di cielo, oppure elementi architettonici, piccoli particolari, perché nell’insieme mi era difficile trovare somiglianze tra Bucarest e Roma. Ma dietro tutti questi accostamenti, alcuni forzati, c’era la spiegazione e la mia giustificazione che, infatti, i miei sentimenti per quelli obiettivi erano simili e dunque potevo esporli. Stavolta le cose sono andate in maniera completamente diversa, nel senso che le foto sono venute fuori e si sono abbinate tra di loro senza il minimo sforzo. Negli ultimi anni mi sono recata, a intervalli molto brevi, sia a Punta e ai monasteri circostanti del nord della Moldavia, che a Roma. Ho notato, guardando le foto, che avevo la tendenza di fotografare gli stessi dettagli, le stelle volte, gli stessi archi, le stesse mura macinate dal passare del tempo, le stesse colonne attorcigliate, cercavo gli stessi elementi anche nei monasteri romeni, provavo a coglierli nelle foto senza pensarci. E allora gli accostamenti sono risultati estremamente semplici. Il mio collega, Venus Mateescu, espone proprio all’ultimo momento perché la mostra non era stata pensata in questa forma, l’idea iniziale era solo quella di una mia mostra fotografica. Ma lui, vedendo le mie foto, mi ha invitata nel suo atelier. Quando ho visto le sue opere, mi sono resa conto che era naturale inserirle nella mostra. Non c’è stato più nient’altro da fare che portare anche le sue sculture nella mostra. Tutto è nato da sé. E mi auguro che questi legami così belli nati sulle mura del Museo del Contadino romeno, con questa mostra, scendano in sala fra di noi e soprattutto che possiamo rafforzare e continuare i bei rapporti e i legami che abbiamo avuto e abbiamo con l’Italia, e che esistono anche tra il Museo del Contadino e le istituzioni italiane a Bucarest, l’Istituto Italiano di Cultura e l’Ambasciata d’Italia, con cui ho sempre avuto ottimi rapporti. Ringrazio di cuore l’IIC per la sua particolare generosità con cui ha ospitato le mie mostre e forse anche queste fotografie saranno presentate all’Istituto e altrove”, ha detto l’artista.



    Nata a Brasov (centro della Romania), Rodica Marinescu è consulente scientifico e curatore di mostre presso il Museo del Contadino Romeno di Bucarest. Nel 2005 ha conseguito un master in cultura italiana ed interculturalità europea allUniversità di Bucarest, con una tesi su Pietro Cavallini. Nel 2004 ha pubblicato, presso la Casa Editrice Paideia, il libro “Roma — tra diario e fotografia”.



    Inoltre ha scritto numerosi articoli in giornali e riviste culturali. All’Istituto Italiano di Cultura ha esposto, nel 2008, la mostra fotografica intitolata “Sentimenti”, nel 2009 fotografie scattate a Roma riunite sotto il titolo “Il fascino di Roma. Periplo fotografico”, mentre nel 2010 la mostar “Sentimenti in dialogo”, che aveva esposto anche allIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, a novembre 2009.


  • La Romania al Festival di Avignone

    La Romania al Festival di Avignone

    Dal 5 la città francese di Avignone ospita la 67esima edizione del secondo più grande festival europeo di teatro. Tra gli ospiti della sezione Off c’è anche il Teatro Ungherese di Stato della città romena di Cluj-Napoca, con lo spettacolo “Ubu Re” di Alfred Jarry. La regia è di Alain Timar, fondatore e direttore del Teatro des Halles di Avignone.



    La collaborazione con Alain Timar è iniziata grazie al critico George Banu, che ha proposto al teatro di Avignone di ospitare, nella sezione Off del 2009, lo spettacolo “Nato per mai (“Naître à jamais”) di Visky Andras, diretto dal regista Gabor Tompa. Il successo della produzione proposta dal Teatro Ungherese di Cluj è stato indiscutibile, dal momento che è stato dichiarato “il migliore spettacolo off” e acquistato da oltre 20 teatri di lingua francese.



    Sono iniziati, così, i piani per più progetti tra le due istituzioni. Gabor Tompa, il direttore del Teatro Ungherese di Cluj, racconta così dello spettacolo “Ubu Re”, nella variante proposta da Alain Timar:



    “Abbiamo avuto una discussione in cui mi ha proposto di fare “Ubu” con sei attori e sei attrici, che recitano tutti i ruoli, ognuno diventando ad un certo punto la coppia signor Ubu — signora Ubu. Mi è piaciuta molto quest’idea di fare tutto da un rotolo enorme di carta da stampa, da cui si formano spazi, si fanno costumi, si improvvisa moltissimo. Questo spettacolo si basa su improvvisazioni con la carta. L’anteprima ha avuto un grande successo nel 2011 e, l’autunno scorso, lo spettacolo è stato presentato a Parigi, al Théâtre Athénée Louis-Jouvet, dove è stato accolto calorosamente e con recensioni positive. Per esempio, Telerama lo evidenzia come uno spettacolo innovativo e una tra le più interessanti nuove visioni su “Ubu Re”, spiega Gabor Tompa.



    Ad Avignone Off, lo spettacolo comprende 23 rappresentazioni dal 6 al 29 luglio, ospitate dall’aula grande, Salle du Chapitre, al Théâtre des Halles.



    “Si sa che Théâtre des Halles è l’uno tra i quattro teatri che funzionano permanente ad Avignone, non solo durante il festival. E’ un teatro che ha anche un repertorio, fanno tre-quattro anteprime all’anno, che non hanno necessariamente legame con il festival. Gli spettacoli messi in scena durante il festival iniziano alle ore 11 e finiscono alle 22. Praticamente, vengono presentati 3-4 spettacoli diversi al giorno. Dal punto di vista tecnico, è una prova diffcile, perchè si fanno montaggi, si smantella, le luci devono essere fissate alcuni giorni prima e, se possibile, ogni spettacolo deve avere la sua parte di luci separate, per non dover modificarle. Per gli attori, è un grande sforzo”, aggiunge Gabor Tompa.



    Le rappresentazioni di “Ubu Re” iniziano ad Avignone alle 11 di mattina, un’ora “eccezionale”, secondo le dichiarazioni del direttore Gabor Tompa, per non sovrapporsi con i grandi spettacoli della sera, che hanno un numero piccolo di rappresentazioni, ma sono più richiesti. Il Teatro Ungherese di Cluj è già stato ad Avignone nel 2001, con lo spettacolo “Ruins True”, diretto dal regista Gabor Tompa e realizzato in collaborazione con Sushi Center for the Urban Arts di San Diego.

  • Il Convegno “Italia e Romania tra XIX e XX secolo” a Bucarest/Mostra „Locust” di L. Partin a Venezia

    Il Convegno “Italia e Romania tra XIX e XX secolo” a Bucarest/Mostra „Locust” di L. Partin a Venezia

    Bucarest ha ospitato, il 28 giugno, nell’ambito dell’edizione 2013 del Festival Italiano in Romania, il Convegno romeno-italiano di studi storici “Italia e Romania tra XIX e XX secolo: relazioni, convergenze, contrasti.” Organizzato dal Centro Romeno-Italiano di Studi Storici (CeRISS), il convegno è stato ospitato dalla Facoltà di Storia dell’Università di Bucarest e dall’Istituto Italiano di Cultura. Ė stata un’occasione di incontro tra gli storici che si occupano dei rapporti italo-romeni in età contemporanea per discutere delle nuove prospettive di ricerca.



    Dalla storia passiamo all’arte e cambiamo anche città. Nella Piccola Galleria dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia è stata inaugurata il 24 giugno la mostra Locust (Dissonance)” di Laura Partin, borsista Nicolae Iorga” dell’Istituto Romeno di Venezia. Nata nel 1986 a Iaşi, Laura Partin si è laureata nel 2010 in incisione presso la Facoltà di Arti Figurative e Design dell’Università d’Arte “George Enescu”. Nel 2012, ha conseguito un master di ricerca interdisciplinare nella teoria dell’arte presso la stessa università. Attualmente è borsista Nicolae Iorga” all’Istituto Romeno di Venezia e il suo progetto di ricerca è intitolato “L’estetica della delusione”, un’estensione di quello avviato durante il master. Un altro suo progetto di creazione artistica reca il titolo della mostra, che include incisioni e una documentazione video della performance realizzata il giorno della vernice. Il progetto fa parte del programma dell’Istituto di Venezia di sostegno ai borsisti e agli studenti romeni in Italia.


  • Poesia, arte e festival estivi

    Poesia, arte e festival estivi

    Iniziamo con una presenza romena al Festival internazionale di Poesia di Genova che si svolge nel periodo 16-23 giugno e si tratta della poetessa Ileana Mălăncioiu, che sarà accompagnata dal suo traduttore in italiano Danilo De Salazar. Per il quinto anno consecutivo, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, con il sostegno dell’Istituto Culturale Romeno, organizza la partecipazione del nostro Paese al Festival Internazionale di Poesia di Genova Parole Spalancate”, la più importante manifestazione del genere in Italia, giunta alla 19esima edizione. Il Festival è organizzato dall’associazione culturale Il Circolo dei Viaggiatori nel Tempo”, sotto la direzione artistica del poeta genovese Claudio Pozzani ed è sostenuto dalla Regione Liguria, dalla Municipalità e dalla Camera di Commercio di Genova, con il patrocinio dell’UNESCO, della Commissione Europea e dei Ministeri dei Beni Culturali e dell’Istruzione dell’Italia. L’Istituto di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia è partner del Festival dal 2009, selezionando e sostenendo finanziariamente la partecipazione dei rappresentanti romeni. L’edizione 2012 è stata una speciale, perché ha ospitato una sezione dedicata esclusivamente alla Romania, che è stata rappresentata da Ruxandra Cesereanu e il traduttore Giovanni Magliocco, Denisa Comănescu e il traduttore Bruno Mazzoni, Sorin Gherguţ e la traduttrice Clara Mitola, Ion Mureşan e il traduttore Danilo De Salazar.


    All’edizione di quest’anno del Festival Internazionale di Poesia di Genova che si svolge nel periodo 16-23 giugno, la Romania sarà rappresentata dalla poetessa Ileana Mălăncioiu con il suo traduttore in italiano, Danilo De Salazar. I temi delle poesie di Ileana Mălăncioiu sono quelli tipici della grande letteratura: l’anima, la morte, la fede, il tragico e il limite. I suoi volumi sono stati insigniti di premi da parte dell’Accademia Romena, dell’Unione Scrittori e dell’Associazione Scrittori di Bucarest. Per tutta l’opera, la poetessa è stata insignita del Premio Nazionale Eminescu”, del Premio Alia” (della Rivista Adevărul literar şi artistic), del Gran Premio alla poesia Lucian Blaga”, del Premio Nazionale alla Letteratura assegnato dall’Unione Scrittori e del Gran Premio Prometheus, assegnato dalla Fondazione Anonimul.


    Ricordiamo inoltre che il 20 giugno, nel cortile interiore del Palazzo Ducale di Genova, Ileana Mălăncioiu ha partecipato ad una lettura internazionale accanto al poeta Nazir Ahmed Shawl (Kashmir). Per l’occasione, Ileana Mălăncioiu e il suo traduttore — il quale ha fatto anche una breve presentazione dell’opera della poetessa romena – hanno recitato, rispettivamente in romeno e in italiano, alcune poesie di Ileana Mălăncioiu, accompagnati al pianoforte da Fabio Vernizzi.



    Passiamo adesso all’arte e cambiamo città. A Bucarest, presso l’Istituto Italiano di Cultura, è stata inaugurata il 18 giugno la mostra “Nina Batalli (1913 – 1993) – Una pittrice tra Italia e Romania”. Nina Batalli è nata a Snagov, nei pressi di Bucarest nel 1913 e si è spenta a Roma a 80 anni. Si è laureata in lettere, ma ha anche studiato pittura allAccademia di Belle Arti di Bucarest nel periodo 1934-1939. Espone per la prima volta al “Salone Ufficiale di Primavera” nel 1939. È del 1940 la prima mostra personale allAuditorium di Bucarest – dove esponeva nel contempo anche il famoso pittore romeno Ion Ţuculescu. Si stabilisce in Italia nel 1948 e nel 1949 espone a Napoli. Appartiene a questo periodo il più noto ritratto di Mircea Eliade alla cui famiglia lartista era legata da molti anni. Nel 1951 espone alla Medusa, nel 1954 da Chiurazzi e nel 1955 alla Galleria del Vantaggio, sempre a Roma. Altre mostre: nel 1955 a Salerno e nel 1956 alla Galleria Gianferrari di Milano. La mostra più importante è forse quella romana del 1975, presso il Centro DArte La Barcaccia, “I Paesaggi dellHonduras” (mostra pubblicizzata da Monica Lovinescu a Radio Europa Libera). Nel catalogo vi sono testi critici del poeta Mario Luzi, di Giorgio Prosperi e di Marino Piazzolla; l’artista è stata inoltre presentata varie volte dal pittore Giovanni Omiccioli. L’eclettismo che caratterizza la pittura di Nina Batalli, enfatizzato dal contatto con l’ambiente italiano, va di pari passo con la sua personalità culturale. La sua casa romana fu un importante punto di incontro e scambio tra intellettuali italiani e romeni in esilio, allontanatisi dalla madrepatria per motivi politici. Nina Batalli fu insignita di numerosi riconoscimenti italiani e internazionali, in particolare per la sua acuta sensibilità di leggere il paesaggio in delicate ed intense note emotive.



    Il mese di giugno è anche il mese dei vari Festival a Bucarest e in altre città romene. Dal 16 al 23 giugno, il Teatro della Commedia proclama il centro storico “La Città della Commedia Romena”. Nella sezione ufficiale del Festival della Commedia Romena, FestCO sono stati selezionati quattro spettacoli ispirati all’opera del grande drammaturgo romeno Ion Luca Caragiale, messi in scena dal Teatro Nazionale di Bucarest: “Messer Leonida”, con la regia di Silviu Purcărete, “Due biglietti di lotteria”, regia Alexandru Dabija, “La lettera”, di Horaţiu Mălăele, “Dale noastre”, con la regia e la coreografia di Gigi Căciuleanu. Saranno inoltre presentati due spettacoli messi in scena più volte nel XXesimo secolo: “Le ghiandaie”, di Alexandru Kiritescu, regia Dan Tudor (Teatro Metropolis), e “Le nevi di altri tempi”, di Dumitru Solomon, con la regia di Mircea Cornişteanu (Teatro della Commedia). Inoltre, al festCO vengono presentate anche recite di testi scritti da autori contemporanei, tra cui Lia Bugnar, Lucia Verona o Cristina Keresztes. La città della commedia romena sarà inoltre animata dagli spettacoli di strada del Teatro Masca. Per tre giorni, festCO ospita il progetto “Scrivi su di Te”, un workshop di scrittura drammatica basato sull’esplorazione della realtà tenuto da Vera Ion e Sorin Poamă. I due trainer realizzeranno assieme ai partecipanti scene ispirate alle vicende personali degli ultimi e individueranno possibili argomenti per opere di drammaturgia. Sempre nell’ambito di festCO, saranno lanciati tre libri recentemente pubblicati dalla casa editrice All, firmati da Radu Beligan, Horaţiu Mălăele e Doina Papp.



    Un altro festival molto atteso dal pubblico bucarestino è Bucharest Music Film Festival, che si svolge nella Piazza George Enescu, dal 21 al 30 giugno. Il Festival presenta concerti tenuti dall’Orchestra Nazionale Radio, l’Orchestra Sinfonica di Bucarest, la Filarmonica di Craiova, l’Orchestra Spirit of Viena, la Camerata Reale, l’Orchestra Silvestri, Ensemble Raro & Friends, il Gruppo Vocale Acapella. A dirigere questi famosi ensemble musicali saranno i maestri Tiberiu Soare, Benoit Fromanger, Jin Wang, Sebastian Gurtler, Costin Grigore, mentre tra i solisti che presenteranno recital ricordiamo: Horia Mihail, Gabriel Croitoru, Alexander Bălănescu, Matei Ioachimescu. Gli stand con souvenir, la terrazza e lo spazio giochi per bambini (la Nave dei Pirati, molto apprezzata dai piccoli) completano l’atmosfera estiva del Festival. Bucharest Music Film Festival è dedicato agli appassionati di musica classica e si svolge nella Piazza George Enescu diventata per dieci giorni uno spazio elegante, che porta la tranquillità e il raffinamento in mezzo alla città. Il programma delle serate prevede un’ora di danza, dalle 18:30, seguita dalle 19:30 alle 21:00, dai recital dal vivo, e per concludere, fino alle 23:00, proiezioni video, concerti e spettacoli d’opera ripresi sui grandi palcoscenici lirici del mondo.

  • Notte bianca a Bucarest

    Notte bianca a Bucarest

    Giunta alla settima edizione, la Notte degli Istituti Culturali è uno dei più importanti eventi culturali a Bucarest e in altre capitali dell’Europa. Il 14 giugno le porte dei centri e degli istituti culturali sono rimaste aperte fino a tarda ora per accogliere le migliaia di visitatori interessati alle proposte culturali dei vari Paesi europei: mostre, concerti, performance, sfilate di moda, workshop, giochi e concorsi.



    All’attuale edizione NIC, l’Istituto Italiano di Cultura, ha proposto al pubblico un concerto jazz all’aperto, nel rinnovato giardino, in stile piano bar. Ana-Cristina Leonte Trio (con Ana-Cristina Leonte — voce, Albert Tajti — pianoforte e Michael Acker — contrabbasso) ha interpretato motivi conosciuti arrangiati in chiave jazz, oppure composizioni proprie. Al concerto è seguita la proiezione di una frizzante commedia, regia Massimiliano Bruno, con Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, “Nessuno mi può giudicare”, “Nastro d’argento” per la migliore commedia. Inoltre, all’Istituto Ungherese, per celebrare la stagione culturale italo-magiara in Italia, il gruppo magiaro-italiano “Parafusions” ha tenuto un concerto di blues. A mezzanotte, nel giardino dell’Istituto Italiano di Cultura, il direttore Ezio Peraro ha presentato una lezione di cucina … a sorpresa e tutti i presenti — assai numerosi – sono stati coinvolti nella preparazione e nella degustazione di un piatto classico della gastronomia italiana, la pasta al pesto.



    Facendo il giro degli altri Istituti culturali di Bucarest, abbiamo scoperto anche altre proposte interessanti. L’Istituto Culturale Romeno, ad esempio, ha iniziato il suo programma con una lezione di lingua romena per stranieri, continuando con una mostra/concorso “Racconti sulla ie”. La ie è una specie di camicia tradizionale romena, di cotone o di lino, ricamata sulle maniche e sul petto con motivi che variano da una regione all’altra. Il programma dell’Istituto Francese, invece, è stato tutto costruito attorno alla realtà digitale: dalla presentazione dei robot creati dagli studenti del Club Robotic del Politecnico di Bucarest, al lancio del portale Culturethèque — la mediateca digitale dell’Istituto Francese, oppure al video-audio live-session con Vj Minu nel cortile dell’Istituto. Il British Council, che festeggia quest’anno il suo 75-esimo anniversario in Romania, ha invitato il pubblico ad una notte bianca della letteratura, della musica e del cinema, con presentazioni di libri, un fashion show e un karaoke party.



    Il Centro Ceco e la Delegazione Wallonie-Bruxelles hanno scelto di festeggiare insieme la settima notte degli istituti culturali, con video e animazione ceca e belga, birra ceca e saporiti assaggi belgi, più cabaret e tableau vivant nel cortile. Sempre insieme hanno festeggiato anche l’Istituto Ungherese e quello Polacco, con giochi, pittura sul muro, mostre, musiche e danze polacche e, alla fine, con la proiezione delle pellicole vincitrici del Festival Internazionale di cortometraggi Alter-Native di Targu-Mures.



    Il Centro Culturale Turco “Yunus Emre” ha invitato il pubblico a scoprire la cultura e la gastronomia turca, proponendo un film, una lezione di lingua turca e una mostra di arte culinaria. Non in ultimo, l’Istituto Cervantes ha presentato assieme alla Rappresentanza della Commissione Europea in Romania e all’Ufficio di informazione del Parlamento Europeo la mostra “Finestre verso l’Europa” della pittrice spagnola Ima Montoya. Nella sala Auditorium dell’Istituto Cervantes si è svolto un recital di chitarra classica e flamenco, ma anche le proiezioni di vari film, documentari, corto e lungometraggi.



    Organizzato dal 14 al 16 giugno dalla Fondazione Carturesti e dall’Ordine degli Architetti di Romania, a Bucarest, Timisoara e Iasi, Street Delivery è una manifestazione di urbanistica, architettura ed arte che si propone di recuperare il paesaggio urbano e restituirlo ai pedoni e della comunità. Due milioni e mezzo di auto circolano ogni giorno in una Bucarest soffocata. Cioè 16 macchine per ogni posto di parcheggio. Il sistema auto ci porta via la strada e ce la rivende al prezzo del petrolio. La strada esiste ormai solo per farci arrivare al lavoro, fare gli acquisti o raggiungere il distributore di benzina. Non c’è più posto per passeggiare, incontrare amici o giocare. Bucarest si piazza al secondo posto nel top delle capitali più inquinate, dopo Sofia, e supera tre volte il limite di inquinamento imposto dall’UE. Lo spazio verde per abitante è di 23 metri quadri, molto meno rispetto ad altre città come Vienna (120 mq) o Helsinki (100 mq).



    Contrariamente alla tendenza generalizzata in Romania, Street Delivery chiude le strade per le macchine e le apre per la gente, trasformandole in spazio da passeggio per pedoni, ciclisti e cittadini che amano la loro città. “Non siamo partiti, come spesso avviene, da un ordine pubblico, ma da un’iniziativa privata. Lo scopo è stato di rimettere insieme la strada Arthur Verona, attraversando il viale Magheru e unire Gradina Icoanei al parco Cismigiu in una passeggiata di circa 12 minuti. Questa passeggiata crea un altro tipo di relazione con la città, le case e il traffico. Si scoprono opportunità e posti che uno non può neanche immaginarsi di vedere utilizzate. Esiste un beneficio economico e di confort urbano che si può sfruttare quando si accettano e si rispettano i diritti dei pedoni e dei ciclisti.” — afferma l’architetto Serban Sturdza, il presidente della Fondazione Pro Patrimonio.




    Street Delivery ha rappresentato, a cominciare dal 2006, un quadro in cui la società civile, artisti, architetti, musicisti e abitanti possono offrire un’alternativa al modo in cui viene percepito il fatto di abitare una città. In più, quest’anno l’equipe organizzativa ha iscritto l’evento nella pratica di Responsabilizzazione Sociale avviata dalla Societal (una rete nazionale di ONG) e, di conseguenza, l’ottava edizione avrà il marchio di “Evento Responsabile”. Tale marchio è stato creato dalla Societal per offrire riconoscimento agli organizzatori di eventi che si propongono e riescono a riunire i criteri della responsabilità sociale e, in ugual misura, a divertire il pubblico. Il bando Street Delivery ha raccolto nel 2013 centinaia di idee di tutto il Paese sul tema “Patrimonio ed architettura di qualità”. Persone fisiche, ONG o istituzioni hanno potuto iscrivere i loro progetti di recupero dello spazio pubblico sul sito www.streetdelivery.ro a una delle sette sezioni: 1) Architettura, urbanistica, design urbano, paesaggistica; 2) Società civile, ecologia, ambiente; 3) Musica; 4) Arti visive; 5) Film; 6) Teatro, danza, performance; 7) Attività per bambini. Circa 300 progetti rivendicheranno dunque le strade a Bucarest, Timisoara e, a cominciare da quest’anno, anche a Iasi.

  • 40 anni di danza romena

    40 anni di danza romena

    Lanciato a fine aprile, il volume Un mondo intero fatto di sbricioli. Recensioni di danza 1972-2012” di Liana Tugearu — una raccolta di articoli pubblicati, nella maggior parte, sulla rivista România Literară — equivale a un dizionario di arte coreografica o a una storia della danza negli ultimi 40 anni. Discepola delle famose ballerine romene Elena Penescu Liciu e Floria Capsali, dopo alcuni anni di danza a Costanza, l’autrice ha continuato a dedicarsi alla danza.



    “Rappresenta la mia esistenza, perché la mia vita si è sempre aggirata intorno alla danza. Io ho ballato, mio marito è stato ballerino e coreografo. Ho seguito da molto vicino tutto ciò che succedeva in materia di danza in Romania, o nelle tournee all’estero”, spiega Liana Tugearu.



    Il suo libro è stato lanciato all’inaugurazione della nuova sede del Centro Nazionale della Danza di Bucarest, istituzione che, infatti, ha anche pubblicato in volume in partenariato con la Casa Editrice Coresi.



    “Ci è sembrata una cosa assolutamente necessaria, perché questi due volumi contemplano 40 anni di storia, sono dei veri e propri documenti storici. La signora Tugearu è quel raro critico di danza che, con pazienza e generosità, ha accompagnato tutti gli spettacoli, tutti gli eventi di danza, da quella classica, a quella contemporanea, da quella prodotta da giovani artisti debuttanti a quella di artisti conosciuti”, dice il coreografo Mihai Mihalcea, che è anche il direttore del Centro.



    Il libro Un mondo intero fatto di sbricioli. Recensioni di danza 1972-2012” ha circa 900 pagine. Liana Tugearu ha aggiunto dei particolari su questo consistente volume di recensioni e immagini.



    “Mi sono resa conto che esso controbilanciava in un certo modo l’assenza di una storia della danza negli ultimi 40 anni. E’ una specie di storia critica dal vivo per ogni spettacolo. Inoltre, questo libro viene a completare un altro mio libro, Lo sperimentalismo nella coreografia romena degli anni 60 – 90”. La danza continua a trovarsi in una zona di crisi e una prova è anche il fatto che per due anni e mezzo non c’è stata una sala per le prove e che solo oggi, per fortuna, abbiamo l’occasione di inaugurare questa oasi. Momenti difficili ci sono stati in questi 40 anni e prima del 1989, quando si faceva danza contemporanea in musei o teatri disposti ad aprirsi anche a questo campo, oppure, a volte, in appartamenti di persone private … Le prove si facevano comunque negli appartamenti. Dunque, purtroppo, c’è una triste continuità fra le difficoltà affrontate dalla danza contemporanea prima e dopo l’89. Ma forse, con l’apertura di questo nuovo spazio del Centro, è finito questo duro periodo”, dice ancora Liana Tugearu.



    Non siamo in grado di raccontarvi ciò che contengono le 900 pagine, ma abbiamo chiesto a Liana Tugearu con che cosa inizia e finisce il libro. “In questi giorni ho guardato anch’io più attentamente la prima e l’ultima recensione — la prima è del 1972, mentre l’ultima del 2012 — ed ho notato con piacere che, casualmente, entrambe sono legate a due personalità di eccezione della cultura romena. La prima è ispirata all’opera dello scultore Constantin Brâncuşi e la coreografia appartiene ad Alexandru Schneider, mentre l’ultima è ispirata a Ion Luca Caragiale ed è opera di Gigi Căciuleanu”, spiega ancora Liana Tugearu.



    Il libro Un mondo intero fatto di sbricioli. Recensioni di danza 1972-2012” è stato lanciato in assenza del Maestro Ioan Tugearu, il marito di Liana Tugearu. “E’ un’assenza che devo completare. Mi sono impegnata a raccogliere anche le recensioni su di lui, ho anche delle immagini, dunque ho un punto di partenza. Certo che è impensabile che in tutto questo periodo in cui lui ha partecipato con opere coreografiche a numerosi spettacoli nel Paese e all’estero, lui sia assente o sia presente in minor misura. Non potevo comunque ignorare la sua presenza e non scrivere sulla sua creazione. Ma è necessaria un’immagine d’insieme corretta, per cui gli dedicherò un album che conterrà tutto ciò che lui ha creato, con tutte le recensioni sulle sue opere, con immagini delle sue interpretazioni e delle coreografie che ha realizzato per altri e, per l’occasione, oserò esprimere anche qualche opinione mia personale”, ha detto ancora l’autrice.



    Liana Tugearu ha firmato libretti di danza messi in scena su molti palcoscenici romeni, tra cui l’Opera Nazionale di Bucarest, il Teatro di Balletto Oleg Danovsky di Costanza, l’Opera di Iaşi e Orion Balet. Nell’ambito della mostra del 1996 all’ARTEXPO, ha organizzato la sezione di coreografia Lo sperimentalismo nell’arte romena degli anni ’60 – ‘90”, e nel 2004 ha pubblicato il volume Lo sperimentalismo nella coreografia romena degli anni ‘60 – ‘90”. Nel 1995 è stata insignita da parte dell’Unione Interpreti, Coreografi e Critici Musicali di un premio all’intera attività di critico di danza.



    Il Centro Nazionale della Danza è l’unica istituzione che interagisce a livello nazionale con tutti i professionisti della danza contemporea. Rimasto senza sede dopo l’inizio dei lavori di ricostruzione del Teatro Nazionale di Bucarest, che l’aveva ospitato sin dalla fondazione, il Centro ha avuto poi temporaneamente tre uffici e uno studio presso Sala Palatului. A fine aprile però è stata aperta la nuova sede, la Sala Stere Popescu.



    “Ci siamo prefissi di rilanciare l’attività del centro affittando una sala spettacoli per ristabilire il contatto con il pubblico e con il fenomeno della danza contemporanea. Finora, non avendo una sede propria, abbiamo tentato di offrire sostegno logistico e finanziario ad altre iniziative in questo campo. Abbiamo continuato la selezione di progetti, finanziando molti progetti assai diversi a livello estetico, in tutto il Paese e abbiamo immaginato corsi di danza per non-professionisti, anche nei parchi di Bucarest. Ora torniamo con un altro tipo di attività, abbiamo una sala e tentiamo di organizzare una stagione di spettacoli. Inoltre, abbiamo un progetto che viene avviato proprio ora a Cluj-Napoca, in partenariato con la Fabbrica di Pennelli. Si tratta di un progetto finanziato dall’Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale (AFCN), uno spazio di residenze per tutto il 2013, perché per gli artisti lo spazio è un grosso problema visto che non hanno un posto dove fare le prove e produrre i propri spettacoli”, ha aggiunto il coreografo Mihai Mihalcea, il direttore del Centro.


    Il programma si rivolge agli artisti di tutto il Paese. Coloro che saranno selezionati beneficeranno di tre settimane di residenza a Cluj. La Sala “Stere Popescu” è, infatti, uno studio per le prove e una sala spettacoli.



    “Il formato ridotto ci permette di avere un’ottima connessione con il pubblico e con l’atto artistico. Attualmente abbiamo 70 posti, non potremmo ospitare grandi produzioni, con scenografie immense, ma è uno spazio in cui si potranno mettere in scena produzioni di dimensioni medie. Ciò che conta molto sono le idee, il concetto… Il cortile è molto generoso e gli artisti ne sono contenti, pensiamo già a proiezioni di film, concerti e mostre anche all’aperto. Dovremo poi interagire con questo spazio urbano che ci circonda”, ha concluso il direttore del Centro, Mihai Mihalcea. L’apertura ufficiale della Sala Stere Popescu” al pubblico è prevista il 16 maggio, giorno in cui l’equipe del Centro proporrà una vera e propria maratona di eventi.


  • Progetti musicali itineranti di Radio Romania

    Progetti musicali itineranti di Radio Romania

    A metà aprile, un pianoforte ha iniziato il viaggio in Romania con due concerti nei parchi Cişmigiu e Herăstrău di Bucarest, tenuti dal grande pianista Horia Mihail. L’acustica specifica di un chiosco da fanfara ha attirato la gente sempre più vicino, finché il pianoforte e il pianista sono stati proprio circondati da centinaia di persone che ascoltavano le sonate di Beethoven completamente assorte dalla musica, ignorando i rumori, le voci e il fruscio circostante. Alla fine del recital tutti hanno applaudito a lungo. Il pianoforte viaggiatore è già partito per la sua prossima casa, il teatro Jean Bart di Tulcea. La musicologa Oltea Şerban Pârâu, capo-redatttrice dell’emittente Radio Romania Culturale e direttrice artistica delle Orchestre e dei Cori di Radio Romania, ci ha raccontato come sono iniziati i viaggi dei pianoforti, tre anni addietro.



    Il primo pianoforte messo a disposizione dalla Società Romena di Radiodiffusione è partito sulle tracce di Franz Liszt, riprendendo un’idea che ci era piaciuta moltissimo. Un secolo e mezzo fa’, Franz Liszt stesso è venuto in Romania ed ha suonato per la prima volta nel 1846 quando sull’attuale territorio della Romania non c’erano pianoforti da concerto. Ed è venuto con il proprio pianoforte. Noi abbiamo tentato di riprendere quest’idea e di riapplicarla in maniera moderna. Inoltre, in questo modo, la radio compie la sua missione pubblica anche attraverso questa componente culturale, dotando una sala da concerto, allora la Sala Traube di Mediaş, di un piano da concerto. Si trattava di una comunità in cui si tenevano ancora concerti di musica classica, che non si potevano organizzare senza un pianoforte da concerto. Dopo Mediaş è seguita, nel 2012, Sânnicolau Mare, la città in cui è nato Bella Bartok, e ora, nel 2013, la città di Tulcea, in cui esiste una vita musicale abbastanza intensa, ma non un pianoforte da concerto, per cui questo piano ha come destinazione finale, a fine aprile, il teatro Jean Bart di Tulcea dove resterà per i prossimi tre anni”, spiega Oltea Şerban Pârâu.



    I pianoforti appartengono a Radio Romania, ma non potevano essere più utilizzati sul palcoscenico della sua Sala concerti, aggiunge Oltea Şerban Pârâu:



    Quest’ultimo pianoforte è del 1951. Supponiamo che sia stato il primo pianoforte da concerto utilizzato sul grande palcoscenico della Sala concerti della Radio, però, dopo un certo periodo di uso professionale, è stato spostato nelle sale più piccole e poi è finito in un deposito. Per molto tempo nessuno l’ha più suonato, ma in seguito al restauro con fondi privati, ora può essere riportato alla vita”, aggiunge Oltea Şerban Pârâu.



    Dopo quella del pianoforte viaggiatore, sono seguite anche altre idee nate sempre dal desiderio di creare racconti attorno ad alcuni recital di musica da camera, per attirare il pubblico nelle sale da concerto: il duello dei violini, il flauto d’oro, le tre dive, il violino di Enescu nei villaggi. Il duello dei violini è nato dall’osservazione del fatto che ci sono molti violinisti romeni che suonano violini italiani da collezione, nel Paese e all’estero, giovani musicisti di 30-40 anni che vantano bellissime carriere.



    Questi violini possono arrivare ad essere ascoltati non solo dal pubblico di Bucarest, dove ci sono anche le possibilità finanziarie per invitare i violinisti. Liviu Prunaru, ad esempio, ha uno Stradivari del 1964, mentre Gabriel Croitoru suona il violino Guarneri del Gesù appartenuto a George Enescu. La radio pubblica ha fatto di tutto affinché questi violini e i violinisti che li suonano arrivassero in quanti più posti del Paese, dice Oltea Şerban Pârâu.



    Il duello dei violini ha già attraversato più città del Paese durante le prime due edizioni e tornerà nel periodo dal 23 settembre al 4 ottobre 2013. Il 4 ottobre sarà a Bucarest nella formula consueta: in primo piano Liviu Prunaru, Gabriel Croitoru, con gli stessi violini, assieme al pianista Horia Mihail che li accompagna nel viaggio per le varie città della Romania”, aggiunge Oltea Şerban Pârâu.



    Il flauto d’oro, lo strumento che pesa 18 chili suonato da Bogdan Ştefănescu ha attirato un pubblico più numeroso di quanto si aspettassero gli organizzatori.



    Ci sono state due tournée nel 2012, in primavera e in autunno. E’ stata una sorpresa perché non ci aspettavamo che avesse un così ampio successo di pubblico. E siamo arrivati alla terza edizione che si svolgerà tra maggio e giugno 2013”, dice ancora la nostra ospite.



    La tournée il violino di George Enescu nei villaggi sarà ripresa anche quest’anno da Gabriel Croitoru e Horia Mihail.



    I due hanno avuto il coraggio di andare nelle comunità rurali del Paese, a riscoprire le case della cultura in cui non succedeva altro che qualche discoteca o festa di matrimonio. Si tratta tuttavia di sale da spettacolo, più piccole e o più grandi, ristrutturate con più o meno gusto. E la tournée avviata nel 2012 ha avuto un successo incredibile ed un impatto inaspettato nelle piccole comunità rurali che hanno accolto i musicisti”, spiega ancora Oltea Şerban Pârâu.



    Queste tournée riescono veramente a riempire le sale in tutto il Paese. Oltea Şerban Pârâu dice che è molto semplice portare la gente a uno spettacolo di musica classica.



    L’idea è di non mettere al centro te stesso, ma di far vedere che desideri comunicare un messaggio al pubblico, e allora il pubblico non ti considera più qualcosa di intoccabile posto su un piedestallo, ma si avvicina, viene in numero sempre più grande e torna sempre con più piacere. Il messaggio è che la musica classica non è così difficile da capire come si pensa, può piacere a chiunque, a prescindere dall’educazione o dall’esperienza. L’importante è trovare quel codice di trasmissione di modo che la gente non si spaventi della musica classica. E’ essenziale avere il coraggio di tentare e se ciò che viene fuori assomiglia a ciò che ti sei immaginato, allora vuol dire che sicuramente andrai avanti”, conclude la musicologa Oltea Şerban Pârâu, capo-redatttrice dell’emittente Radio Romania Culturale e direttrice artistica delle Orchestre e dei Cori di Radio Romania. (trad. Gabriela Petre)

  • Finalisti “Under 25” del Premio Arte Laguna, in mostra all’IRCCU Venezia

    Finalisti “Under 25” del Premio Arte Laguna, in mostra all’IRCCU Venezia


    L’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia continua la tradizionale collaborazione con gli organizzatori del Premio internazionale “Arte Laguna”, giunto quest’anno alla VII edizione, ospitando la mostra dei finalisti della sezione “Under 25” nella Nuova Galleria, dal 17 al 31 marzo.




    L’evento è organizzato nell’ambito del partenariato annuo tra l’Istituto, l’Associazione Culturale MoCA (Modern Contemporary Art) e lo Studio Arte Laguna di Mogliano Veneto (Treviso). Il reponsabile del progetto, Alexandru Damian, dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, ha raccontato tutto a Radio Romania internazionale.


  • Spettacolo romeno inaugura Teatro Metropolitan a Tokyo

    Spettacolo romeno inaugura Teatro Metropolitan a Tokyo


    Uno spettacolo del regista romeno Silviu Purcărete ha inaugurato il Teatro Metropolitan a Tokyo, chiuso per lavori di ristrutturazione nel 2011. Lo spettacolo Lulu” era stato messo in scena nel 2008 al Teatro Nazionale Radu Stanca” di Sibiu.




    E’ già la terza tournée del Teatro Nazionale Radu Stanca” quest’anno, dopo quelle a Lussemburgo e Salisburgo. Adesso partiamo per un progetto molto importante: il più importante centro di arti dello spettacolo a Tokyo, Tokyo Metropolitan Art Centre, sarà inaugurato con lo spettacolo Lulu” del Teatro Nazionale di Sibiu. E’ stata un’opzione degli organizzatori, negoziata già tre anni fà. Si tratta di un partenariato strategico che abbiamo sviluppato con l’istituzione giapponese e con il Festival d’Autunno, il più importante nel Paese”, ha spiegato il direttore del teatro Constantin Chiriac, che è anche protagonista nello spettacolo.




    Tokyo Metropolitan Theatre è stato inaugurato nel 1990 dalle autorità locali per promuovere tra i cittadini le tendenze alla globalizzazione nell’arte e nella cultura, e ospita soprattutto programmi legati alla musica, al teatro, all’opera e alla danza.




    La tournée con lo spettacolo Lulu” a Tokyo si svolge su invito del drammaturgo Hideki Noda, il direttore artistico del Metropolitan Theatre. Inoltre, si tratta delle prime presentazioni pubbliche dello spettacolo dopo l’incendio del 2011, che ha distrutto costumi e scenografie. Lia Manţoc ha dovuto rifare interamente tutti i costumi a Sibiu, e le scenografie sono di un’equipe di tecnici giapponesi, sotto la direzione dello scenografo Helmut Stürmer, direttamente al Metropolitan Theatre di Tokyo. Il ruolo protagonista nello spettacolo Lulu” è interpretato dall’attrice Ofelia Popii, che nel 2009 ha vinto un Premio Herald Angel al Festival di Edimburgo, per il ruolo di Mefistofele nello spettacolo Faust”, messo in scena sempre da Silviu Purcărete a Sibiu.




    La tournée del Teatro Nazionale Radu Stanca” di Sibiu nel Giappone non si limita solo alle repliche dello spettacolo Lulu”.




    Sarà presentato anche un libro scritto da uno dei più importanti critici asiatici, Eisuke Shichiji, il quale è venuto ogni anno al Festival Internazionale di Teatro di Sibiu e qualche volta ha anche accompagnato il Teatro nelle tournée in Europa e nel mondo. Il libro che presentiamo è pubblicato dalla più prestigiosa editrice di letteratura ed arte del Giappone e nelle sue 1200 pagine testimonia sulle 19 edizioni del Festival Internazionale di Teatro di Sibiu e sull’attività del Teatro Nazionale di Sibiu. E’ una prima, perché per la prima volta un teatro e un festival stranieri hanno questa straordinaria chance. Inoltre, ci sarà anche la prima nel Giappone della pellicola di Silviu Purcărete, Somewhere in Palilula”, sempre al Tokyo Metropolitan Art Centre. Non in ultimo, Silviu Purcărete, assieme alla sua equipe, inizierà un progetto che sarà ultimato nel 2015, in partenariato con il Teatro Metropolitan. Si tratta di una coproduzione tra il Teatro Nazionale di Sibiu, il Festival Internazionale di Teatro e questo enorme spazio per le arti dello spettacolo, che sarà messa in scena prima nel Giappone e poi a Sibiu, al Festival Internazionale di Teatro ed è una cosa normale, tenuto conto che ogni anno vi partecipano 4-5-6 compagnie teatrali giapponesi”, ha aggiunto Constantin Chiriac, che coordina anche il Festival Internazionale di Teatro di Sibiu.




    Continuando la tradizione, quest’anno, alla 20-esima edizione del Festival di Sibiu, Tokyo Metropolitan Theatre parteciperà con lo spettacolo The Bee”, scritto e messo in scena dal noto drammaturgo Hideki Noda, spettacolo che ha riscosso grande successo alla sua prima, nel 2006, al Soho Theatre di Londra.




    La tournée del Teatro Nazionale di Sibiu continuerà anche dopo il ritorno dal Giappone. Il 12 e il 13 marzo sarà presentato al Festival di Lodz, in Polonia, lo spettacolo I viaggi di Gulliver” con la regia dello stesso Silviu Purcărete.

  • Cultura nelle saline di Romania

    Cultura nelle saline di Romania


    Allestita e aperta al pubblico solo a settembre 2009, la miniera di sale di Ocnele Mari è già diventata una delle più importanti e visitate del Paese. La miniera si stende su una superficie di 25.000 metri quadri, include spazi di gioco per bambini, negozi di souvenir, una sala cinematografica, un mini-terreno di pallamano e una pista di karting. Inoltre, a Ocnele Mari esiste la maggiore Chiesa sotterranea in Romania e un museo del sale. Rodica Tanasie, che dirige l’Ufficio Turistico della Miniera di Sale Ocnele Mari, ci ha parlato della chiesa sotterranea.




    “La storia della chiesa inizia con l’apertura del centro turistico a settembre 2009, quando si è concluso lo sfruttamento. La chiesa inaugurata lì è diventata la maggiore chiesa cristiana ortodossa sotterranea, intitolata a San Giorgio e a Santa Barbara, la protettrice dei minatori, degli architetti e dei costruttori. La chiesa è stata allestita dall’Ente per lo Sfruttamento Minerario di Râmnicu Vâlcea e dal prete della rispettiva parrocchia. A cominciare dal 2009, la chiesa ha ospitato più eventi e nel 2011 vi sono state portate persino le reliquie di Santa Barbara dalla Grecia. Per l’occasione si è svolto anche un pellegrinaggio di due giorni. Lungo il tempo abbiamo organizzato anche concerti di musica religiosa, tra cui quello del noto clarinettista Felix Goldbach. Nell’ambito della stessa serata musicale si è esibita anche la Corale Sant’Antim Ivireanu della Cattedrale Arcivescovile”, spiega Rodica Tanasie.




    Grazie all’eccellente conservazione dei lavori minerari e delle attrezzature utilizzate per il trasporto, la Miniera di Sale Turda è diventata un vero museo di storia dell’estrazione del sale e, di conseguenza, una destinazione turistica per tutti coloro che visitano la città di Turda, in provincia di Cluj. L’estrazione del sale a Turda ha rappresentato un elemento fondamentale per l’evoluzione della città, dato che la miniera risale al XVII-esimo secolo. Una delle sorprese avute due anni fa’ dalle persone presenti all’inaugurazione della miniera di sale è stata che nel rispettivo spazio hanno trovato anche una sala per trattamenti, campi sportivi e un anfiteatro. E da allora gli eventi si sono succeduti l’uno dopo l’altro. Che eventi sono attualmente in programma nella miniera di sale? Ce lo dice Felicia Raceanu, la direttrice della Casa della Cultura di Turda.




    “L’agenda degli eventi è molto ricca quest’anno. La Casa della Cultura di Turda organizza tutte queste manifestazioni in collaborazione con la miniera di sale e con altre istituzioni, per attirare sempre più turisti. Nell’ambito della Primavera Culturale di Turda, che si inaugura a marzo ed è già diventata una tradizione, avremo una Giornata delle Arti, che sarà organizzata proprio nella Miniera di Sale Turda. La stessa miniera ospiterà anche un concerto di vari gruppi di bambini e giovani della città e una mostra speciale per la Pasqua. Per la stessa occasione, è prevista anche una straordinaria mostra di arte culinaria. Inoltre, d’estate, organizzeremo due campeggi: una in partenariato con la Società Culturale Filarmonia Turda, e un’altra con la Scuola Popolare d’Arte Jarda di Cluj. Non in ultimo, ed è un fatto di cui siamo molto contenti, la Società Cultura Senza Frontiere ha annunciato la sua partecipazione ai nostri programmi. L’anno scorso, gli artisti che hanno esposto nella miniera di sale hanno riscosso un enorme successo”, spiega Felicia Raceanu.




    Nel 2012, la Miniera di Sale Turda ha ospitato, tra l’altro, uno spettacolo inedito della compagnia italiana Silence Teatro nell’ambito della quinta edizione del Festival Internazionale di Teatro Sperimentale MAN.in.FEST organizzato dall’Associazione il Teatro Impossibile. L’edizione 2012 del festival ha riunito artisti di fama mondiale di sei Paesi ed ha incluso anche spettacoli in spazi non-convenzionali, come la Miniera di Sale Turda.

  • La Romania alla Berlinale 2013

    La Romania alla Berlinale 2013


    La pellicola “Childs Pose” del regista romeno Călin Peter Netzer, il più atteso film romeno ai primi dell’anno, avrà la prima mondiale l’11 febbraio, alla 63esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, che si svolge dal 7 al 17 febbraio. L’intera equipe, con a capo il regista e gli attori protagonisti, Luminiţa Gheorghiu e Bogdan Dumitrache, sarà presente alla Berlinale e assisterà alla proiezione ufficiale. Il famoso regista cinese Wong Kar-wai, noto per “In the Mood for Love”, presiederà una giuria di cui faranno parte, tra gli altri, l’attore americano Tim Robbins, la cineasta danese Susanne Bier (Oscar al migliore film straniero per “In a Better World”) e il regista tedesco Andreas Dresen.




    “Childs Pose” è in gara per l’Orso d’Oro assieme ad altri 18 film, firmati da registi quali Gus Van Sant, Steven Soderbergh oppure Ulrich Seidl. Luminiţa Gheorghiu e Bogdan Dumitrache sono anche loro in gara per l’Orso d’Argento, assegnato ai migliori attori protagonisti. Tra i candidati al trofeo per l’interpretazione si annoverano anche Juliette Binoche, Catherine Deneuve, Matt Damon e Jude Law. “Childs Pose” è il terzo lungometraggio di Călin Peter Netzer dopo i film “Maria” (2003) e “La medaglia d’onore” (2010), insigniti di numerosi premi. La pellicola parla con drammatismo, emozione, ma anche con umorismo dei traumi provocati ai bambini soffocati dall’amore e dall’influenza dei genitori sulla loro personalità.




    Dal 9 all’11 febbraio, la Berlinale propone anche il programma Shooting Stars, volto a promuovere i giovani attori, e la connazionale Ada Condeescu si annovera tra i dieci europei selezionati. Ada Condeescu diventa il quinto attore romeno selezionato nel prestigioso programma, dopo Ana Ularu (2012), Dragoş Bucur (2009), Anamaria Marinca (2008) e Maria Popistaşu (2007). I 10 giovani sono stati scelti da 27 nomination delle organizzazioni membre di European Film Promotion. I dieci attori avranno un’agenda ricchissima all’evento che includerà incontri con direttori di casting, produttori e registi, un workshop con agenti internazionali, sedute foto, e non in ultimo la cerimonia di assegnazione dei Premi Shooting Stars.




    ”Il premio assegnato l’ultima sera è intitolato Premio di riconoscimento del talento. Però i più importanti sono gli incontri con gli agenti e i direttori di casting. Per me, la posta in gioco di questo programma è quella di trovare un agente all’estero, preferibilmente a Londra, perchè da lì è molto più semplice lavorare con tutti i registi stranieri. Certo che anche un agente dell’Italia o dell’Austria ti può fornire ruoli in pellicole straniere. In breve, mi auguro di trovare uno che mi proponga ai vari registi. Ma al Shooting Stars vengono anche direttori di casting, che hanno progetti in svolgimento, film che vengono girati quest’anno o il prossimo anno. Sarebbe meraviglioso per me poter trovare un progetto del genere”, dice l’attrice Ada Condeescu, che è riuscita a convincere la giuria del Programma Shooting Stars con la sua interpretazione in Loverboy del regista Cătălin Mitulescu.




    Giunto alla 16-esima edizione, il programma Shooting Stars è organizzato dall’European Film Promotion in collaborazione con European Film Promotion tra cui anche l’Associazione per la Promozione del Film Romeno (Romanian Film Promotion) ed è sostenuto dal Programma MEDIA dell’UE. Shooting Stars è destinato alla promozione internazionale dei più talentati giovani attori europei, facilitando il loro incontro con rappresentanti di spicco dell’industria cinematografica. (trad. Gabriela Petre)

  • Il progetto della “Fabbrica di pennelli”

    Il progetto della “Fabbrica di pennelli”


    A ottobre 2009, è nato a Cluj uno spazio del tutto inedito per l’arte contemporanea — la Fabbrica di pennelli, il primo progetto collettivo di una simile portata nello spazio culturale romeno, e diventata presto molto conosciuta in tutto il Paese. Dal 2009 al 2011 la Fabbrica di pennelli ha ospitato oltre 40 spettacoli, 50 mostre, 30 workshop e 10 festival. Ne abbiamo parlato con Miki Branişte, che dirige l’Associazione ColectivA, parte del progetto della Fabbrica di pennelli.




    “E’ un’iniziativa comune delle principali organizzazioni culturali di Cluj. La Fabbrica di pennelli vede coinvolti galleristi, scultori, pittori, artisti che realizzano opere video, installazioni o performance. Ma ci sono anche ONG che offrono spettacoli di danza, di teatro o che organizzano concerti. Siamo un gruppo molto variato di persone che, ad un certo momento della loro vita, avevano un solo desiderio, e secondo me, è ciò che ci ha unito e ci ha fatto restare insieme”, spiega Miki Branişte.




    Su 3.000 metri quadri, la Fabbrica di pennelli vuol dire 40 artisti contemporanei, 5 gallerie di arte contemporanea, 10 organizzazioni culturali e due sale spettacoli. Il suo nome proviene dalla destinazione iniziale del posto.




    “Abbiamo tentato di mantenere quanto più cose che ricordassero l’identità iniziale dello spazio. Quando siamo entrati qui per la prima volta vi abbiamo trovato i vari tipi di pennelli che venivano fabbricati e persino manifesti sulla sicurezza sul lavoro. Abbiamo conservato tutti questi oggetti e li abiamo messi in mostra, in segno di rispetto per il lavoro di coloro che hanno operato in quello spazio prima di noi”, aggiunge Miki Branişte.




    In tempi di crisi, il finanziamento per le attività culturali si ottiene con grande difficoltà, soprattutto se si tratta di attività indipendenti. Il modo in cui i membri della Fabbrica di pennelli riescono a sopravvivere è un esempio di comunità e solidarietà.




    “Noi che abitiamo” nella Fabbrica di pennelli tramite i nostri progetti culturali, ricorriamo a varie fonti di finanziamento, soprattutto le ONG, perché gli artisti vendono le loro opere, partecipano a fiere internazionali, ad aste. A giugno 2012, più colleghi della Fabbrica di pennelli hanno donato le loro opere per un’asta svoltasi alla Casa d’asta Tajan di Parigi. Gli incassi — 90 mila euro — sono stati investiti nella Fabbrica di pennelli per riparazioni e per il riscaldamento, che d’inverno costa parecchio. Lo scopo è stato proprio che questi fondi aiutassero a coagulare meglio la comunità e a poter trasformare alcuni spazi … Secondo me, questa coabitazione tra arti visive e arti performative è benefica. Se nei primi due anni di vita della Fabbrica a sostenerla dal punto di vista finanziario sono state le ONG, l’anno scorso si è sentita l’importanza degli artisti visivi e il fatto che, tramite le donazioni fatte, possono contribuire parecchio. Praticamente, ci aiutiamo tra di noi. Quest’anno ci sarà una nuova asta, alla stessa Casa di Parigi, perchè anche gli organizzatori francesi sono stati contenti di come siano stati poi investiti i soldi ricavati”, conclude Miki Branişte.




    Una parte dei soldi ricavati dopo l’asta di Parigi è stata destinata al riallestimento di uno spazio di socializzazione, che sarà anche una biblioteca d’arte, aperta a tutti, il sogno di più artisti della Fabbrica, per cui regaleranno una parte delle loro collezioni personali di riviste, album, libri sulla teoria dell’arte.




    Per gli artisti e le associazioni culturali della Fabbrica di pennelli, è il pubblico ad offrire la motivazione per continuare l’attività ed investire in uno spazio diventato di riferimento per la città di Cluj. Tra i progetti culturali svoltisi questa settimana alla Fabbrica di pennelli si annoverano un workshop di comunicazione musicale, in cui i partecipanti hanno a disposizione tutta una serie di strumenti, conosciuti o meno, moderni o antichi; uno spettacolo work in progress”, FEED (me) BACK”, che ogni volta si adegua al pubblico presente in sala oppure un atelier di percussione, Your brain on drums”. (trad. Gabriela Petre)

  • La crisi di fiducia, in mostra a Bucarest

    La crisi di fiducia, in mostra a Bucarest


    Il 23 gennaio ha aperto i battenti a Bucarest, dove resterà aperta fino al 16 febbraio, la mostra d’arte “La crisi di fiducia”, un progetto della Galleria italiana Placentia Arte, che da oltre ventanni sostiene la ricerca artistica e la promozione di giovani artisti. Organizzato con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest e ospitato dal Centro Victoria Art, l’evento presenta al pubblico le opere di una serie di giovani artisti del panorama contemporaneo italiano e non solo, che approfondiscono l’idea della crisi di fiducia nelle sue varie forme nella storia dell’umanità.



    “È innegabile, lidea di poterci abbandonare con fiducia a principi, persone, sovrastrutture ideologiche, sistemi politici ed economici è incredibilmente allettante. Porsi senza riserve nelle mani di qualcun altro, che ha come obbiettivo quello di agire al meglio per noi, significa godere di un punto fermo in grado di appagare la nostra umana esigenza di certezze”, spiegano i curatori nella presentazione della mostra. “Riusciamo però a ricordarci quando è stata lultima volta che siamo stati nelle condizioni pragmatiche di farlo?” si domandano loro.



    Lo storico darte e artista romeno-canadese Marius Tanasescu, che cura la mostra di Bucarest assieme a Marta Barbieri e Lino Baldini della Placentia Arte, ha raccontato a RRI com’è nata l’idea di allestire una mostra collettiva d’arte concettuale a Bucarest.



    “La mostra è nata grazie ad una precedente collaborazione con i due curatori italiani che avevo conosciuto alla Biennale d’Arte di Praga del 2007, di cui sono stato coordinatore. Nel 2009 ci siamo rincontrati e abbiamo deciso di allestire questa mostra a Bucarest perchè l’arte contemporanea concettuale, rappresentata da bravissimi artisti, non è promossa come meriterebbe. La mostra illustra attraverso varie forme artistiche, come videoinstallazioni, fotografie e incisioni, la crisi di fiducia che l’essere umano e la società vivono su diversi piani. Per farvi solo un esempio, tra le opere in mostra c’è un video con un aereo in volo sopra la Riviera Romagnola con uno striscione in c’è scritto in cinese Made in Italy. È una forma d’arte concettuale che richiama l’attenzione su ciò che era Made in Italy e ciò che è adesso, una copia, e che ci fa rifltetere su una crisi di fiducia. Dopo Bucarest, la mostra farà tappa a Cluj-Napoca, nel centro della Romania”, ha precisato Marius Tanasescu.



    “Noi, esseri umani, abbiamo tutt’ora un serbatoio di fiducia che vorremmo investire quotidianamente, ma che le contingenze non ci danno la possibilità di fare. Vorremo poter porre la nostra fiducia in qualcuno che incarni i nostri ideali, in qualche cosa, ma dalla politica alla cultura non siamo in grado di farlo. È cosi’ che ci è venuto in mente di fare una mostra con dieci artisti, gran parte italiani, ma non solo, che vadano ad affrontare questo problema”, ha spiegato, dal canto suo, la curatrice Marta Barbieri, della Placentia Arte.


  • Musica nelle miniere di sale della Romania

    Musica nelle miniere di sale della Romania


    Le miniere di sale della Romania sono spazi spettacolari e si annoverano tra gli obiettivi turistici prediletti dei turisti. E’ anche il motivo per cui spesso vengono trasformate in sale da concerto. La tournée Romania Underground — la musica nelle miniere di sale della Romania” è stato un simile progetto, organizzato ad agosto 2012 da Radio Romania Culturale. Una settimana, 5 concerti e 3 giovani musicisti di spicco dell’Icon Arts Trio. Il giornalista Sebastian Crăciun, il responsabile del progetto, ci ha detto come è nata l’idea:


    Per due anni ho organizzato la tournée intitolata La musica nei palazzi della Romania” e, ad un certo momento, tornando da Cluj, mi sono fermato per una visita turistica a Turda. C’era un anfiteatro allestito appositamente per manifestazioni di questo tipo e allora mi è venuta l’idea di chiamare la prossima tournee Romania Underground — la musica nelle miniere di sale della Romania”. Così ho fatto, ma purtroppo a Turda non siamo arrivati anche se è il posto che mi ha ispirato. Ho scoperto poi che l’Ente Nazionale del Sale gestisce sei miniere aperte al pubblico, molto spettacolari, estremamente diverse, e che bisogna per forza visitare — Slănic Prahova, la più conosciuta, ci ha impressionato per gli spazi ampi; Cacica è infatti una vera e propria miniera, devi attraversare delle gallerie per arrivare alla Sala da Ballo a oltre 200 metri di profondità; Praid vanta le più moderne dotazioni, ha anche una chiesa sotterranea e spazi di divertimento; Târgu Ocna, a Bacău, è una miniera in cui si scende centinaia di metri con l’autobus; la più bella è però quella di Ocnele Mari, nella provincia di Râmnicu Vâlcea, molto moderna, con la più grande chiesa sotterranea, ristoranti, spazi di gioco, terreni da tennis, pallamano e calcio. Il concerto tenuto a Ocnele Mari è stato il migliore anche perché i gestori della miniera ci hanno dato una mano con la sonorizzazione. A causa degli spazi molto grandi e visto che il sale assorbe il suono, abbiamo avuto un po’ di problemi e l’unico spazio con risonanza naturale è stata la Sala da Ballo di Cacica”, spiega il giornalista.


    Dell’ensemble Icon Arts Trio fanno parte il violinista Simon Csongor, il violista Bogdan Eugen Cristea e la violoncellista Csilla Kecskes Aved, artisti che si sono fatti notare alle competizioni nazionali ed internazionali e che si stanno attualmente perfezionando rispettivamente presso l’Accademia Gheorghe Dima di Cluj, l’Università d’Arte di Zurigo e l’Accademia di Musica di Amburgo. Loro hanno suonato brani di Telemann, Schubert, Mozart, Compagnoli, Swan Hannessy, Vladimir Cosma.


    Abbiamo pensato al pubblico che era in vacanza e perciò abbiamo puntato su un programma più dinamico e attraente, per un pubblico che avrebbe potuto partecipare per la prima volta ad un concerto del genere”, aggiunge Sebastian Crăciun.


    Anche il violoncellista Răzvan Suma, uno dei più attivi musicisti romeni, ha eseguito l’anno scorso, durante la tournee Vi piace Bach?”, un concerto a Ocnele Mari, il suo debutto in una miniera di sale, come lui stesso l’ha definito.


    E’ stato straordinario, perché l’atmosfera era molto rilassata. Non mi sono sentito come in una sala da concerto, ma era fantastico vedere che accanto a me si giocava a calcio, più in là a pallamano, c’erano bambini cehe gridavano. Ad un certo momento, gli organizzatori hanno fermato la partita di calcio, però ho detto loro di non farlo perché anch’io, se non avessi dovuto suonare, avrei giocato a calcio. Sono abituato a suonare in luoghi inusuali, speciali. Ho suonato anche in scuole che non avevano profilo musicale, nelle tournee con il Trio sono arrivato in posti in cui la musica classica non era mai stata suonata ed ho avuto anche esperienze meno piacevoli. Una miniera di sale è un luogo in cui la gente va a scopo turistico. Non si deve costringere la gente a sare ferma, a perdersi praticamente il posto che è venuta a visitare, cioè la miniera di sale. E’ anche vero che alcune persone sono venute appositamente per il concerto, ma mi ha fatto piacere vedere che, dopo l’inizio del concerto, il gruppo degli ascoltatori è aumentato molto. C’era chi stava in piedi, e anche i bambini ascoltavano con attenzione”, ha detto Răzvan Suma, che suona un violoncello creato nel 1849 dal liutaio Maucotel e che gli è stato regalato dalla Fondazione Musicha di San Sebastian, Spagna.


    Non solo la musica classica ha riempito le miniere di sale romene. Questi luoghi spettacolari hanno attirato, tra l’altro, anche il celebre suonatore del flauto di Pan Gheorghe Zamfir, che vi ha tenuto un concerto di musica sacra oppure il gruppo rock Byron, che ha registrato un intero concerto nella miniera di sale. Inoltre la miniera di sale di Turda è stata uno degli spazi ce hanno ospitato i concerti del festival internazionale di jazz “Transilvania Jazz Festival”.