Category: Raccontare Romania

  • Autunno in campagna

    Autunno in campagna

    Per stimolare la riscoperta del villaggio romeno, l’Associazione Nazionale di Turismo Rurale, Ecologico e Culturale — ANTREC di Romania sostiene, all’inizio dell’autunno, il programma “Vacanze in campagna”, al quale aderiscono numerosi agriturismi del Paese.



    Violeta Didilica gestisce una simile struttura a Ceahlau, in provincia di Neamt (nord-est della Romania). Anche noi abbiamo aderito al programma Vacanze in campagna”, promosso e organizzato da ANTREC. Il nostro principale vantaggio è la collocazione in una bellissima zona, con una vista stupenda sul lago di Izvorul Muntelui e sul monte Ceahlau. Se ne aggiungono i nostri servizi: alloggio confortevole, ristorante, campo da tennis, varie altre attività, tra cui visite presso gli ovili, dove i turisti possono vedere come si prepara il formaggio. Molto gettonate sono le passeggiate montane. Chi ama la tranquillità, può godersi pienamente la vita in campagna, con tutti i suoi pregi”, spiega Violeta.



    In campagna ci sono agriturismi di 2, 3, 4 e 5 margherite, che vi aspettano con una ricchissima offerta enogastronomica. Molti hanno anche spazi per conferenze o team-building. Tra i piatti della gastronomia tradizionale che offriamo ai nostri ospiti, ricorderei il pesce in corteccia di abete, poi i vari formaggi, la carne di pecora affumicata, specifica per la nostra zona. Abbiamo offerte di cinque pernottamenti, con la colazione compresa. Le compagnie possono portare i propri dipendenti per a training, poichè abbiamo una sala da conferenze, con internet wi-fi, e tutto l’occorrente per vari incontri”, aggiunge Violeta.



    Anche la zona del Maramures, nel nord della Romania, famosa per il paesaggio e la conservazione delle usanze, può essere una destinazione per le vacanze autunnali in Romania. Victoria Berbecaru, responsabile ANTREC Maramureş, vi invita a scoprire la zona.



    D’autunno tutto è bello, a partire dalla ricchezza dei frutteti fino ai colori dei boschi. Colori che si ritrovano nei tessuti di lana fatti dalle contadine del Maramureş, perchè da noi la lana viene tinta con piante, scorza di albero e altri mezzi naturali, che i turisti possono conoscere e anche apprendere. Anche nelle cucine c’è tanto traffico in autunno; c’è posto anche per chi vuole imparare a preparare marmellate di frutta di stagione, i sottaceti, o vari piatti tradizionali da conservare per l’inverno. Il turista ha modo non solo di conoscere, ma anche di integrarsi nella vita quotidiana delle famiglie contadine, partecipando ai vari lavori di casa, imparando a tingere la lana, a cucinare come nel Maramures, a prepararsi l’abbigliamento per l’inverno, imparando a lavorare a maglia, ad esempio. Sono altrettanti stimoli per far tornare i nostri ospiti, desiderosi di conoscere meglio la natura, la gastronomia e le arti tradizionali del Maramures”, dice Victoria Berbecaru.



    Ovunque vorrete trascorrere in Romania una vacanza quest’autunno, in Transilvania, Maramures, Bucovina o Valacchia, potete anche acquistare prodotti preparati secondo ricette tradizionali: salsicce affumicate, sottaceti, miele di ottima qualità, marmellate varie, tra cui quella di prugne di Topoloveni (certificata dall’UE), dolci caserecci, un buon vino, saporiti tipi di pane, una grande varietà di formaggi e salumi, fino ai prodotti di artigianato.

  • Il Museo vivente di Agapia

    Il Museo vivente di Agapia

    Agapia è uno dei monasteri più belli del nord della regione storica della Moldavia. Famosa per i dipinti di Nicolae Grigorescu, per la scuola di pittura creata qui, come anche per i suoi atelier di ricami, Agapia merita pienamente di essere visitata. Sita sulla valle dell’omonimo ruscello, ai pie’ del monte Magura, vicino a Târgu-Neamţ, circondata da montagne e da boschi secolari, è l’unico monastero della Romania il cui nome, proveniente dal greco agapis, significa amore cristiano”.



    Il monastero ha preso il nome di un eremita, Agapie, il quale, secondo la leggenda, avrebbe costruito nel XIV secolo una chiesetta di legno, a soli due chilometri dall’attuale monastero. Il nome del frate fu dato poi ai monti circostanti, al ruscello e al villaggio della valle. Attualmente un centinaio di suore vivono in questo monastero, e altre 240 nel villaggio monacale. In una di queste case vecchie, costruite, sembra, nel XVII secolo, è stato inaugurato nell’estate di quest’anno il primo museo vivente della Romania.



    La vita delle suore può essere osservata ora da chi è interessato ad apprendere come si vive in un monastero. I pellegrini possono visitare, per tutta la giornata, una casa monacale funzionale e abitata. Suor Maria Giosanu ci racconta perchè è stato aperto questo museo unico in Romania.



    “Vogliamo offrire agli interessati l’opportunità di conoscere qualcosa della vita monacale. I curiosi possono vedere sul vivo i vari aspetti della nostra quotidianità. D’altronde, abbiamo aperto al pubblico questa casa dietro suggerimento dei numerosi visitatori desiderosi di conoscere da vicino la nostra vita”, spiega Suor Maria.



    Il museo vivente ha quattro stanze al pianoterra, che hanno subito modifiche nel tempo e due celle nel seminterrato, rimaste intatte. Nella casetta-museo vivono quattro suore.



    “Il nostro è un complesso museale, composto della casa monacale e ateliers viventi, per tessuti e ricami, panetteria e ceramica. Le quattro suore che ci vivono, oltre a fare il loro dovere religioso quotidiano, lavorano nei vari atelier e rispondono anche alle domande dei visitatori, relative a tutti gli aspetti della loro vita in questo posto unico”, aggiunge Suor Maria.



    I turisti possono apprendere a modellare l’argilla o a preparare le focacce, assieme alle suore. D’altronde l’atelier di ceramica è molto speciale. Il vecchio atelier, funzionante fino al 1960, si era formato sotto la guida dei famosi vasai della zona di Iasi e Botosani. L’ultima fornace è stata demolita 53 anni fa e, per far riaprire l’atelier, le suore hanno dovuto imparare questo mestiere da maestri vasai più giovani. Ospiti d’onore alla cerimonia inaugurale sono stati i maestri vasai Gheorghe Smerică, giunto alla veneranda età di 90 anni, e Vasile Andrei, due di coloro che hanno lavorato più di 50 anni addietro all’atelier di ceramica di Agapia.



    Suor Maria ci ha parlato anche delle opinioni espresse dai visitatori del monastero Agapia e del suo museo vivente.



    “All’inizio, la gente rimane sorpresa dal nome del museo: Museo vivente. E’ un termine relativamente nuovo. Man mano che lo visitano si rendono conto del suo carattere unico: si tratta di un museo aperto nello spazio di un monastero. Questo complesso museale ha pure una componente etnografica, ci sono molti oggetti vecchi, specifici per le case contadine romene tradizionali. Scoprendoli, i visitatori fanno un tuffo nel passato e, implicitamente, imparano ad apprezzare l’eredità materiale e spirituale tramandata dai predecessori. Ci rallegriamo che il pubblico scopre la bellezza della vita monacale, rispecchiata nella sua dimensione materiale, cioè il luogo, la cella in cui vive il monaco. Siamo contente di vedere già i risultati dei nostri impegni”, conclude Suor Maria.



    Tutti i reperti del museo vivente sono oggetti di patrimonio ereditati dalle suore che vi abitarono o raccolti dai contadini delle vicinanze, che hanno donato tappeti, arazzi ricamati, vari oggetti vecchi, il telaio a mano è portato dalla provincia di Suceava. Per il loro estro nel fare i tessuti, le suore di Agapia sono famose in tutto il Paese. Sempre qui si fanno dei ricami di grande finezza. I migliori ricami delle suore sono esposti al Museo di Arte Sacra. Il biglietto di ingresso costa circa un euro; per allievi, studenti, pensionati e disabili, c’è uno sconto del 50 %.



    Lo scorso anno, ad Agapia sono state riaperte anche la mostra permanente del Museo di Arte Sacra, e la Casa Memoriale “Alexandru Vlahuţă”.

  • Il sito rurale di Biertan

    Il sito rurale di Biertan

    Tra le località fondate dai sassoni all’interno dell’arco dei Monti Carpazi, Biertan è conforme al piano e all’architettura tradizionale, distinguendosi, però, per certi versi. Sito a 80 km est dal capoluogo provinciale di Sibiu e distanze quasi uguali, circa 20 km, da Sighişoara e Mediaş, Biertan è attestato nei documenti al 1283. Adriana Stroe, storico dell’arte presso l’Istituto Nazionale del Patrimonio, ci presenta la storia della località.



    Un evento molto importante per il posto che Biertan avrebbe occupato nel complesso delle località di colonizzazione sassone della Transilvania è avvenuto nel 1572. In quell’anno, il pastore di Biertan fu eletto vescovo della Chiesa Luterana, la località diventando, per quasi tre secoli, il centro della vita spirituale (e politica) dei sassoni transilvani. Un altro evento importante, questa volta per la struttura e l’aspetto di Biertan, avvenne alla fine del 18esimo secolo, quando, in seguito a una serie di editti imperiali, i romeni, gli ungheresei e i rrom ebbero il permesso di costruirsi chiese e abitazioni nelle località sassoni. Di conseguenza, a Biertan sono apparsi il quartiere romeno, attorno alla chiesa ortodossa, e il quartiere dei rrom, alle estremità delle due vie principali del villaggio”, spiega Adriana Stroe.



    Biertan è sito in una zona collinosa, propizia alla coltivazione della vite. D’altronde, all’epoca in cui i sassoni avevano colonizzato questo territorio, la zona era conosciuta come contrada del vino, ovvero Weinland. Gli abitanti di Biertan erano viticoltori e allevatori di bestiame. Adriana Stroe ci ha spiegato l’influenza di queste occupazioni sull’architettura delle case.



    Il villaggio ha due vie più importanti, da una parte e dall’altra del colle sul quale si trova la chiesa fortificata. La collocazione dei principali edifici nelle vicinanze della chiesa evangelica è caratteristica per le località colonizzate dai sassoni in Transilvania. Un gran numero di abitazioni di Biertan risalgono alla fine Settecento e i primi dell’Ottocento e nella Piazza, o nei suoi vicinati, ci sono delle case che hanno parti risalenti ai secoli 16esimo e 17esimo. Sono caratteristiche per la località le abitazioni con cantine con accesso dalla strada, per un più facile maneggiamento delle botti di vino. Biertan conserva, in maggiore proporzione di altri villaggi della zona, fronti di facciate con abbaini e medaglioni ovali, di influenza barocca. Le decorazioni barocche ci sono anche all’interno. Le sale con volte o soffitti ornati con stuccature offrono un’altra immagine sulla vita, sull’austerità e sullo spirito pratico di altre zone di colonizzazzione sassone”, aggiunge Adriana Stroe.



    La località è dominata dall’alto del colle, dalla chiesa fortificata, elemento architettonico specifico ai villaggi e alle città sassoni della Transilvania.



    La chiesa è stata costruita al posto di un’altra, che esisteva dal 1402. Nella seconda metà del Settecento, furono lavori di restauro, dimostrati da piccoli accenti barocchi dell’interno. La fortificazione fu estesa durante il 16esimo secolo. La chiesa è in stile tardo gotico. Rimarchevoli sono i portali, soprattutto quello occidentale, recante i blasoni di re Vladislao II e del governatore Giovanni Zapolya. Da ricordare anche le quattro torri e un bastione, tra cui la Torre dei cattolici (verso sud), che conserva dipinti murali del 16esimo secolo e la Torre Mausoleo (nord-est) che custodisce le pietre tombali di alcuni dei pastori e dei vescovi della chiesa di Biertan”, conclude Adriana Stroe.



    Attualmente, Biertan è considerato sito rurale e fa parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Con la migrazione in massa dei sassoni, a partire dagli anni 1970, il sito ha cominciato a perdere della sua autenticità. Di recente sono stati avviati i lavori di restauro di alcune case secondo metodi tradizionali.

  • Il santuario degli orsi di Zarnesti

    Il santuario degli orsi di Zarnesti

    L’orso bruno europeo è una specie protetta tramite la Convenzione di Berna, ratificata dalla Romania nel 1993. Nel 2005, la WSPA (la Società Mondiale per la Tutela degli Animali) si è affiancata all’Associazione Milioni di Amici nel progetto di costruzione del Santuario degli Orsi bruni “Libearty”, di Zărneşti.



    Il santuario di Zărneşti è il secondo nel mondo come numero di orsi bruni e il primo al mondo come superficie. A Zărneşti abbiamo 70 ettari di bosco, in cui 75 orsi vivono nel loro habitat naturale. Ci adoperiamo per offrire loro una buona vita. Produciamo il proprio miele per nutrire gli orsi, d’estate ricevono anche molta frutta; abbiamo una specie di all inclusive per questi orsi che hanno avuto una vita triste prima, essendo tenuti in cattività, senza acqua e cibo, in spazi piccoli. Questa riserva è un posto molto importante ed emblematico per la protezione degli animali in Romania”, racconta Liviu Cioineag, manager del santuario.



    Questo santuario non è uno zoo. Le visite si fanno solo dietro prenotazioni.



    Essendo il maggiore santuario degli orsi bruni d’Europa, ci siamo decisi di informare i visitatori sulle storie degli orsi, per imparare dagli errori del passato. Dal mese di agosto, quando abbiamo aperto per i visitatori, abbiamo delle guide a disposizione dei turisti. Cosi’, all’inizio di ogni visita, i nostri ospiti possono vedere un documentario dal quale apprendono come è stata costruita la riserva e vedono in quali condizioni sono vissuti prima i rispettivi orsi. Possono seguire il modo in cui l’Associazione Milioni di Amici salva gli orsi bruni che vivono in cattività in Romania. I visitatori hanno poi modo di salire sul trenino della libertà, il più recente investimento, per fare il giro del santuario”, ha raccontato a RRI Lviu Cioineag.



    Riconosciuto da molti specialisti come probabilmente il migliore Santuario degli Orsi bruni nel mondo, il santuario di Zarnesti, sito alle falde dei Monti Carpazi, vicino a Brasov, ospita anche molti orsi giunti qui dopo l’adesione della Romania all’UE, dopo la chiusura di molti zoo del paese che non rispettavano gli standard di vita e benessere degli animali.


  • Grandi industriali interbellici romeni

    Grandi industriali interbellici romeni

    Dopo il 1918, con l’unione dei territori romeni in un unico stato, cominciò un periodo di progresso per la Romania, dove il desiderio di affermazione culturale si abbinò allo sviluppo economico. Considerata fino allora un Paese agricolo, dove la maggior parte della popolazione viveva in campagna, la Romania cominciò a sviluppare la sua industria, soprattutto grazie ad alcuni imprenditori, tra cui spiccava Dumitru Mociorniţă.



    Nato nel 1895 in una famiglia di contadini poveri della provincia di Prahova (sud), Dumitru Mociorniţă ebbe l’intelligenza e l’ambizione necessarie per superare la sua condizione, studiando e assumendosi tanti rischi. Mentre frequentava il liceo a Bucarest, fu notato per la sua intelligenza proprio dal premier Ionel Brătianu, all’esame di maturità. Continuò gli studi accademici di commercio e industria a Bucarest e Parigi, dove ottenne una borsa di studio. Al rientro in Patria mise sù un’affare e gradualmente arrivò a consolidare l’industria romena di pelletteria e calzature. Lo storico Dan Falcan ha offerto dei dettagli a Radio Romania internazionale.



    “Prima di tutto, mise a punto la sua preparazione teorica, ma era nato per gli affari. Sposò la figlia di un altro industriale, il che gli facilitò il debutto negli affari. Nel 1923 acquistò un terreno vicino a Bucarest, e fondò un calzaturificio, che praticamente fu il principale fornitore dei bucarestini. La fabbrica di Mociorniţă fu il principale fornitore dell’esercito durante la seconda guerra mondiale. Si impegnò anche nella politica, e venne eletto varie volte senatore e deputato del Partito Nazionale Liberale. Fu anche proprietario di una famosa squadra di calcio dell’epoca, ”Carmen”, che vinse anche il campionato, ma fu sciolta dai comunisti negli anni 1946-1947. A differenza di altri imprenditori, come Auschnitt e Malaxa, che riuscirono a sfuggire al regime comunista lasciando il Paese in tempo, Mociorniţă si rifiutò di lasciare la Romania, pur sospettando il pericolo che correva”, spiega Dan Falcan.



    Dumitru Mociorniţă morì nel 1953, dopo che il suo patrimonio fu nazionalizzato e suo figlio, Ion, incarcerato dai comunisti. Fu seppellito clandestinamente nel cimitero Bellu di Bucarest.



    Nicolae Malaxa, un altro grande imprenditore, fu più abile. D’altronde, la sua capacità di seguire i propri interessi, a prescindere dalle forze politiche al governo, ha destato molte controversie nel tempo. Avvicinandosi a tutti i regimi politici e finanziando, a quanto pare, tutti i partiti romeni, compreso il partito comunista, riuscì a sviluppare i suoi affari, almeno fino a un punto. Nicolae Malaxa aveva studiato l’ingegneria all’estero e si orientò anche lui verso l’industria.



    Nel 1921, Malaxa acquistò un terreno fuori Bucarest, dove poi ci furono le officine 23 agosto” — come chiamarono i comunisti le officine Malaxa — che dopo la rivoluzione del 1989 sono state chiamate Faur”. Malaxa ha fatto crescere dallo zero queste officine, con l’aiuto dei crediti. Rischiò molto, perchè era assolutamente necessario far funzionare l’affare e andare a gonfie vele, per poter rimborsare i crediti. Era un’azienda metallurgica e siderurgica, ma principalmente produceva locomotive. Fu qui che vennero costruite le prime locomotive romene. Inizialmente, Malaxa aveva portato degli specialisti tedeschi e alcune centinaia di operai dalla Germania. Furono loro a costruire le prime locomotive ed a insegnare il mestiere ai loro apprendisti romeni che li dovevano sostituire. Nel 1928 fu costruita la prima locomotiva Malaxa”, e la fabbrica diventò la migliore dell’est europeo”, aggiunge lo storico.



    Nicolae Malaxa aveva fabbriche anche in altri posti della Romania, compresa la città di Reşiţa (ovest), dove negli anni 40 venne al mondo la prima automobile romena, chiamata sempre Malaxa. Il comunismo fermò, però, l’ascesa di tutti gli imprenditori, nazionalizzando le loro fabbriche. Lo storico Dan Falcan conclude la storia dei due imprenditori che vi abbiamo presentato.



    E’ interessante che, per un certo periodo di tempo, Malaxa fu consigliere delle nuove autorità comuniste, che gli avevano nazionalizzato la fabbrica. Tutti hanno perso i loro patrimoni in questo modo. Patrimoni che i loro parenti hanno tentato di recuperare dopo il 1989. La più presente nello spazio pubblico romeno è stata la nipote di Mociorniţă, Marie-Rose. Malaxa ha avuto una figlia, Irina, che aveva sposato il ricercatore e docente George Emil Palade, che ha vinto il Premio Nobel nel 1974. I loro figli sono tornati in Romania e hanno ottenuto alcuni risarcimenti”, spiega ancora lo storico Dan Falcan.



    Purtroppo, con la nazionalizzazione, l’efficienza e la competitività delle aziende è calata in modo drammatico, e le fabbriche non hanno più prodotto agli standard imposti dai loro fondatori. (trad. Carmen Velcu)

  • Festival del Film Storico a Rasnov

    Festival del Film Storico a Rasnov

    La città di Rasnov si identifica, in buona parte, con la storia del cinema romeno, perchè è il posto in cui sono stati girati moltissimi dei film storici diventati famosi, come “La Colonna”, “I Daci”, “Gli Immortali”. Per questo motivo, nel 2009, su iniziativa del Comune di Rasnov, in collaborazione con l’Istituto Europeo per gli Itinerari Culturali e l’Associazione Mioritics, è nato il Festival del Film Storico.



    Giunto alla V-a edizione, l’evento si svolge quest’anno dal 2 all’11 agosto, e tende ad essere più di un festival di film, come spiega il responsabile dell’evento, Mihai Dragomir



    “Il Festival del Film Storico di Rasnov ha già superato lo statuto di un semplice festival di film già dall’edizione dello scorso anno. E quest’anno il programma è molto più ricco. Ci sono tre categorie di eventi che mettono in risalto i temi storici scelti per il 2013. Si tratta, naturalmente, di film. Abbiamo oltre 50 documentari e fiction, che illustrano questi argomenti storici. Abbiamo la scuola estiva, che ha come ospiti 17 lettori — storici, ambasciatori e persone che hanno vissuto certi momenti storici. Ma ci sono anche 11 concerti speciali, tra cui forse uno tra i più importanti è European Contemporary Orchestra, che sarà ospitato anche dal Festival George Enescu di Bucarest, a settembre”, spiega Mihai Dragomir.



    Le tre grandi categorie del festival riflettono i temi storici proposti per la V-a edizione dell’evento: il 1968 — La Primavera di Praga, la Rivoluzione culturale in Francia, l’assassinio di Martin Luther King e di Bobby Kennedy, le manifestazioni contro la guerra di Vietnam, gli scioperi in Giappone e Argentina, Ceausescu e l’opposizione verso l’URSS, la prima auto Dacia prodotta a Pitesti; John F. Kennedy — ricorrono 50 anni dall’assassinio dell’ex presidente americano; le leggende della musica degli anni ’60 — molti compiono o avrebbero compiuto 70 anni nel 2013; Amza Pellea –ricorrono 30 anni dalla scomparsa del grande attore di teatro e film. Vi si aggiungono anche le più nuove produzioni di tematica storica.



    L’edizione 2013 del Festival di Film Storico significa, principalmente, una maratona cinematografica di circa 130 ore di proiezioni.



    “Abbiamo, per esempio, una bellissima serie di film realizzati da History Channel negli Stati Uniti con riferimento agli anni ‘60, in cui sono evidenziati i più importanti argomenti e temi storici di quel periodo. Abbiamo un documentario in anteprima, presentato la Librafilm. Si intitola “L’affare Tanase. Il gioco vero o falso a pena di morte” ed è legato al famoso caso del tentativo di assassinio dello scrittore Paul Goma, grande oppositore del regime comunista. Allo stesso tempo, abbiamo anche dei nuovi film di finzione, alcuni in anteprima, come sarebbe “The Sapphires”, un film australiano, legato agli anni ’60; inoltre, “Crossfire Hurricane”, l’ultima pellicola dei famosi Rolling Stones, uscito lo scorso novembre in Gran Bretagna. Altre nuove produzioni con tematica storica, girate l’anno scorso o due anni fa, sono “Condannato alla vita”, che ha come protagonisti Gerard Depardieu e Harvey Keitel, girato proprio in Romania, un remake del film “Allora condannai tutti a morte” e, anche, “Di uomini e lumache”, il cui tema è già storico, degli anni ’90. Grazie al contributo dell’Ambasciata della Repubblica Cecca, abbiamo alcuni film molto interessanti su Praga e, chiaramente, abbiamo anche alcuni documentari sui musicisti degli anni ’60, e mi riferisco ai The Doors, a Jimi Hendrix, a Bob Dylan”, aggiunge Mihai Dragomir.



    La V-a edizione del Festival di Film Storico di Rasnov ospita anche una fiera del libro, che propone come evento speciale la presentazione del volume “Jack Kennedy — Elusive Hero” di Chris Matthews, noto giornalista e commentatore politico americano. Aperta, inoltre, alla Fortezza di Rasnov, anche una mostra con le più belle fotografie di Amza Pellea dai film in cui è stato protagonista, durante i preparativi per le riprese e dalla sua vita dietro le quinte.

  • Patto tra città e campagna

    Patto tra città e campagna

    Tramite l’Associazione per il Sostegno dell’Agricoltura Tradizionale (ASAT), la popolazione urbana interessata al cibo sano allaccia dei partenariati con i contadini che hanno bisogno di supporto finanziario e di un mercato target. Fondata cinque anni fa, l’Associazione ha sostenitori in tutte le grandi città. La sua presidente Mihaela Veţan ha spiegato come è giunto questo sistema in Romania.



    I partenariati ASAT sono stati presentati per la prima volta a Timisoara, nel 2007, da Denise Vuillon, una delle persone che hanno promosso questo sistema in Francia. Nella presentazione è stato sottolineato che a livello europeo, in quel momento, la piccola agricoltura era in pericolo, in quanto i contadini affrontavano sempre maggiori difficoltà e resistevano a stento alla concorrenza dell’agricoltura intensiva, dei supermercati e delle importazioni. In questo contesto, Denise Vuillon parlava di un’iniziativa che aveva sviluppato in Francia nel 2001, e cioè la formazione di gruppi solidali di consumatori che decidono di supportare i piccoli produttori locali, contadini di prossimità, per i prodotti bio e la loro vendita una volta a settimana”, Mihaela Veţan.



    Il sistema funzionava in modo informale anche in Romania, ma non in maniera strutturata, con un impegno fermo da ambo le parti. Quasi tutte le famiglie, specialmente quelle con figli piccoli, sviluppano nel tempo una piccola rete di forniture di verdura, uova, latte e carne dalle campagne, sia entrando in contatto con i venditori dei mercati, sia tramite i parenti che vivevano in campagna. Col passar del tempo, alle bancarelle dei mercati si trovavano sempre meno contadini veri, e soprattutto degli intermediari. E’ stato uno dei motivi che hanno spinto Mihaela Veţan a promuovere i partenariati ASAT.



    Nel 2008 abbiamo lanciato a Timişoara il primo partenariato sviluppato da 20 famiglie di consumatori. La differenza rispetto ai rapporti informali che, per fortuna, ci sono ancora in Romania, consiste nel fatto che nei partenariati ASAT, i consumatori si assumono un impegno per la durata di un anno. Praticamente, in autunno si prende l’impegno per l’anno successivo, si paga una caparra al produttore, per aiutarlo a preparare le colture autunnali, a comprarsi i semi, a preparare il terreno, e poi, durante l’anno, si ricevono i cesti con prodotti bio”, aggiunge la nostra ospite.



    Marin Paraschiv è uno degli 11 produttori che forniscono ortaggi per 350 famiglie di tutto il Paese. Ha appreso di questo tipo di partenariato dai suoi figli, che ne avevano letto su Internet. Ora ha 15 clienti.



    Sono loro ad avermi aiutato a comprare semi, a costruire un’altra serra, sono i miei sponsor. E io fornisco loro ogni mese quattro cesti che costano circa 140 lei, circa 30 euro. Ci incontriamo alla sede ASAT, ci sono 2-3 famiglie che aiutano all’imballagio dei prodotti. Sono contento che non devo più andare a vendere la verdura all’ingrosso, mentre loro sono contenti di procurarsi prodotti bio, che per di più, possono vedere come sono coltivati. C’è tanta gente desiderosa di comprare dai contadini. Abbiamo verdura di ottima qualità, migliore di quella importata”, dice Marin Paraschiv.



    I consumatori diventano consapevoli che i prodotti sani hanno un certo ritmo di crescita, non sono uniformi, non sono sempre estetici, ma compensano per la qualità. L’ASAT ha la propria Carta dei principi, che va rispettata, e che regola gli elementi legati alla produzione, che deve essere naturale, aggiunge Mihaela Veţan.



    Non è una condizione che i produttori abbiano certificati bio, ma devono essere coinvolti in un’agricoltura sempre più naturale, devono accettare una trasparenza legata al calcolo del prezzo e alla produzione. In ogni momento, i consumatori possono andare dal produttore a vedere come sono fatti i prodotti. Poi c’è un’altra condizione di solidarietà, un elemento molto importante da una parte e dall’altra. Se per il maltempo sono lese certe colture, anche se pianificate sulla lista dei prodotti, la perdita si divide in modo solidale tra i consumatori, i quali non chiederanno di pagare di meno l’abbonamento, appunto perchè capiscono che questi sono i rischi di una produzione bio noncontrollata. D’altra parte, se un anno è propizio per certe colture, diciamo i pomodori, e si realizza più del previsto, questo supplemento è portato dai consumatori, perchè sono loro a sostenere i costi di produzione”, dice ancora Mihaela Veţan.


    I prezzi della verdura sono accessibili a un numero abbastanza elevato di persone ed è prior questa una delle mete dell’ASAT Romania.



    Sappiamo che i prodotti bio sono un lusso, e crediamo che attraverso i partenariati ASAT possiamo offrire un’alternativa, di modo che un numero sempre maggiore di persone abbia accesso a prodotti di qualità”, conclude Mihaela Veţan.



    Molti dei consumatori iscritti nei partenariati sono giovani genitori, interessati agli alimenti sani, e capiscono l’importanza dell’economia e dell’agricoltura locale. (trad. Carmen Velcu)

  • Il Delta del Danubio

    Il Delta del Danubio

    Il Delta del Danubio fa parte del patrimonio UNESCO dal 1991, ed è l’unico delta al mondo dichiarato integralmente riserva della biosfera. Le spettacolari specie di flora e fauna è, ovviamente, la principale attrattiva. Ma la sua offerta turistica è molto più svariata e include il birdwatching, giri in barca e motobarca, rilasso, pesca o caccia.



    Quanto alle possibilità di alloggio, c’è da scegliere tra le case tradizionali, con tetti di canna e porte variopinte, alberghi galleggiante o i numerosi agriturismi moderni. All’interno della riserva naturale ci sono zone rigorosamente protette, in cui è vietato l’accesso dei visitatori, ma anche zone aperte ai turisti.



    Per visitare buona parte del Delta, spiega Claudiu Dendrino, proprietario di un albergo galleggiante nel Delta.



    “Questi alberghi galleggianti rispettano le norme vigenti, e il vantaggio rispetto a un agriturismo standard è che si può percorrere un itinerario, quindi ci si muove ogni giorno. Noi chiediamo ai turisti cosa vogliono vedere, in linea di massima. Alcuni sono ornitologi, altri vogliono vedere la natura, o come sfoccia il Danubio nel Mar Nero. E così possiamo stabilire l’itinerario. Abbiamo anche barche da pesca, procuriamo dei permessi per ogni singolo turista, abbiamo anche delle guide che sono a loro disposizione. In generale, i turisti stranieri vogliono visitare il Delta e vedere le colonie di uccelli”, spiega Claudiu Dendrino.



    Quale sarebbe la stagione ideale per una visita? “Il periodo ottimo è in primavera. Da noi, l’alta stagione significa maggio e settembre. Se volete solo passeggiare e andare al mare, il periodo migliore è l’estate. Ideale sarebbe farvi una prenotazione in tal senso, da tempo. Va bene un mese, un mese e mezzo prima”, aggiunge Claudiu Dendrino, consigliando anche visite a Mila 23, dove è nato il campione di canotaggio Ivan Patzaichin, e Sulina, una cittadina con bellissimi musei e chiese.



    Nella seconda metà dell’Ottocento, dato l’aumento del traffico di merci grazie allo statuto di porto franco, a Sulina c’erano molti armatori, 8 rappresentanze consolari. Da queste parti convivevano oltre 20 etnie.



    Per apprendere dei dettagli sui prezzi di un soggiorno standard nel Delta del Danubio, sia a bordo di un albergo gallegiante, che in terraferma, ci siamo rivolti a Dragoş Cătălinoiu Gociman, che gestisce un’agenzia di viaggi.



    “Abbiamo offerte di crociera per tre notti, quattro giorni, il cui prezzo è di 248 euro a persona, una tariffa ultra allinclusive, nel senso che assicuriamo anche il trasferimento dei turisti da Murighiol o da Tulcea. Abbiamo diverse varianti. Tentiamo di trasformare questi trasferimenti in vere gite, motivo per cui abbiamo imbarcazioni veloci da Tulcea verso Crisan, dove c’è un albergo galleggiante, oppure da Murighiol, dove si puo’ visitare la zona tra i bracci del Danubio – Sfântu Gheorghe e Sulina – su un itinerario molto interessante”, dice Dragoş Cătălinoiu Gociman.



    Il prezzo minimo di un soggiorno in terra ferma non è molto differente da quello praticato per l’albergo galleggiante ed è sempre ultra allinclusive.

    “Ultra all inclusive include trasferimenti, gite giornaliere, tutti i pasti, bevande tradizionali, feste tematiche ogni sera. I prezzi vanno dai 229 euro a persona per soggiorno, in camere standard. Per i gruppi di turisti stranieri c’è anche la guida che parla una lingua veicolare”, aggiunge il n ostro interlocutore.



    Un obiettivo di interesse turistico è la Foresta Letea, la più vecchia riserva naturale della Romania, all’attenzione degli scienziati dal 1930. Attualmente questa foresta selvaggia, con i suoi avvoltoi rari e cavalli, è ritenuta una delle più esotiche destinazioni della Romania. E’ inclusa nell’offerta presentata da Dragoş Cătălinoiu Gociman.



    “Tra le gite ultra allinclusive si trova anche quella nel villaggio Letea. E’, secondo me, il più pittoresco villaggio del Delta del Danubio. Da visitare la foresta Letea, l’omonimo lago salato e le dune. Organizziamo dei giri in carrozza in questa zona, provando di offrire ai nostri turisti un mix di tradizione, lusso ed esotismo”, conclude Dragoş Cătălinoiu Gociman.

  • Dolci francesi a Bucarest

    Dolci francesi a Bucarest

    Anda Calinici è psicologo di formazione e tester di software, di professione. Da sei anni, però, ha rinunciato al suo impiego quotidiano, per dedicarsi esclusivamente alla sua passione d’infanzia: la pasticceria. In un piccolo laboratorio di Cluj, che somiglia piuttosto a una farmacia d’altri tempi, in bustine e boccette, Anda Calinici conserva tutt’una serie di meraviglie che trasforma in straordinari dolci.



    Semi di papavero, cioccolato Valrhona, guanaja e melograno, violette, lavanda, petali di rose, lamponi, te verde matcha, caffè, conditi di pompelmo rosa o di altra frutta si combinano in colori difficilmente descrivibili in parole. Il risultato ha un nome francese: macarons. No, Anda Calinici non fa solo macarons, cioè merenghe colorate, con un interno cremoso e profumato, ma con queste ha conquistato clienti di tutto il Paese. Quasi non conta più che costa moltissimo procurarsi la materia prima; Anda Calinici non ha tempo per annoiarsi. Le abbiamo chiesto come mai ha deciso di rinunciare a un impiego sicuro per un sogno.



    “Da quando ero piccola mi piacevano i dolci e quando mi sono resa conto di poterli preparare da sola, è rimasto un solo passo fino al momento attuale. Sono una persona che preferisce non avere dei rimpianti nella vita. A un determinato momento ho deciso che dovrei tentare questa avventura. Altrimenti mi sarei chiesta come sarebbe andato. Sono stata fortunata ad avere accanto persone che mi hanno sostenuta, da mio marito fino al mio capo di quel periodo, che mi ha promesso di riassumermi se non ce la faccio con la mia nuova attività. Quando ci siamo finalmente trasferiti nella nostra casa, ho potuto lavorare bene, perchè c’era molto spazio, potevo comprarmi gli arnesi, e così è cominciato tutto”, spiega Anda.



    Macarons, dice, sono una specie di giocattoli per i pasticceri. “Li puoi usare in mille forme, dagli aromi ai colori, ti offrono teoricamente varianti illimitate. Non si preparano difficilmente, ma devi fare molta attenzione al modo di mescolare, agli ingredienti scelti, all’umidità e alla temperatura della stanza in cui lavori, poi tutto va liscio”, aggiunge Anda.



    Gli ingredienti li importa dalla Francia e dal Belgio, sebbene, ci dice, ci siano dei fornitori anche in Romania. “Ci sono anche in Romania gli ingredienti che uso io, ma costano molto e preferisco portali dall’estero, per fare anche io un prezzo conveniente per i clienti. Siccome ci sono dei fornitori anche da noi, li ho raccomandati a chi vuol tentare di preparare questi dolci da solo. Per una volta vale la pena di tentarci, che importarli”, dice ancora la nostra interlocutrice.



    Due anni fa, Anda Calinici ha partecipato al Campionato Mondiale dei Cioccolatieri, vincendo il quarto posto. “Ho partecipato alle semifinali per l’Europa del Sud e dell’Est, assieme a concorrenti della Polonia, Slovacchia e Turchia. Ho vinto il quarto posto tra cioccolatieri che facevano questo mestiere da 10-20 anni e che avevano tradizione in questa attività. Da noi, questo mestiere non c’è nel nomenclatore dei mestieri. Io non ho seguito alcun corso. Ho collaborato in un laboratorio a Cisnădie, credo l’unico della Romania che faccia ancora del cioccolato artigianale. Sono stata da loro da dicembre a febbraio. Imparavo da sola, ma avevo a disposizione i macchinari per sciogliere il cioccolato, e avevo a chi chiedere delle spiegazioni se qualcosa mi andava storto”, aggiunge Anda.



    Il posto vinto ai Mondiali ha portato Anda Calinici all’attenzione della stampa romena. Ci confessa, però, che tutte le volte che ha un nuovo cliente, ha delle forti emozioni. “Tutte le volte che tento di sapere dai clienti cosa è stato di loro gradimento, o no, per poter migliorare nel futuro, provo delle emozioni. E’ molto importante per me il feedback dalle persone che assaggiano i miei prodotti. Le parole variano, da “divino” a “non sapevo che ci fosse una cosa del genere”, oppure “è esattamente come in Francia”. E ciò mi rende molto felice”, assicura.



    Anda ha ancora un sogno. Aprire un piccolo negozio. Ci ha descritto come se lo immagina. “E’ piccolo e sa di cornetti al burro, appena sfornati, sa di buon caffè, con macarons in vetrina, con altri dolci freschi, ogni settimana. E’ un piccolo negozio. Ha solo pochi tavolini con tovaglie a quadretti. E’ un angolo di Francia, piccolo, piccolo”, conclude Anda.



    Se aveste l’occasione di assaggiare i suoi dolci, sapreste che il suo sogno non è lungi dall’avverarsi. E ciò perchè Anda fa parte di coloro che vanno fino in fondo, in tutto quello che intraprendono. (trad. Carmen Velcu)

  • Presenze romene al Festival “George Enescu 2013”

    Presenze romene al Festival “George Enescu 2013”

    Oltre 150 eventi sono proposti per l’edizione di quest’anno del più grande evento culturale romena. Si tratta della XXI edizione del Festival Internazionale “George Enescu”, intitolato al grande musicista e compositore romeno. I circa 40.000 biglietti messi in vendita sono stati esauriti in pochi giorni, dal momento che, dal 1 al 28 settembre, saranno in tante le personalià che saliranno sui palcoscenici del festival. La Romania ha formato e lanciato a livello mondiale dei talenti artistici di primo livello, di cui alcuni saranno presenti quest’anno al festival George Enescu. E ve ne presentiamo alcuni.



    Dopo aver studiato il pianoforte a Galaţi, Braşov e Bucarest, Radu Lupu ha vinto a 16 anni una borsa al Conservatorio di Mosca, il che che gli ha aperto in modo decisivo la strada del successo. I quel periodo ha vito due prestigiosi concorsi: il Festival e Concorso Internazionale George Enescu” (1967) e il Concorso Internazionale di Pianoforte di Leeds — Gran Bretagna (1969). Radu Lupu ha suonato con le maggiori orchestre del mondo, in compagnia dei più famosi direttori. Il nostro pianista ha accolto con piacere l’invito di aprire la XXI-ma edizione del Festival Internazionale George Enescu”, assieme a un amico e collaboratore di vecchia data, il direttore Daniel Barenboim con la Staatskapelle di Berlino.



    Allevato in un’atmosfera musicale grazie a sua madre, solista del Coro della Filarmonica di Craiova, il violinista romeno Liviu Prunaru ha studiato per primo nella città natia e a Bucarest. A 21 anni ha avuto la chance di essere invitato dal violinista Alberto Lysy a studiare alla famosa Academia Menuhin” di Gstaad, in Svizzera. Dopo numerosi premi, onorificenze e concerti con Royal Philarmonic Orchestra, London Symphony Orchestra, ecc., Liviu Prunaru è ora concerto maestro dell’orchestra Concertgebouw di Amsterdam e professore di violino all’Accademia Menuhin di Gstaad. Il suo violino Guarneri del 1676, risuonerà al Festival George Enescu” in una creazione di Mozart, in cui sarà accompagnato dalla Filarmonica Oltenia di Craiova.



    Forse l’ensemble del genere più famoso di Romania, dalla cui fondazione ricorrono 50 anni, il Coro Nazionale da Camera I Madrigalisti” ha vinto premi ed elogi della critica musicale internazionale grazie al suo maestro fondatore, il direttore Marin Constantin. Constituito di studenti del Conservatorio di Bucarest, il coro ha inciso oltre 40 CD, non solo in Romania, ma anche in Francia, Italia, Germania e Giappone. Ha fatto numerose tournées internazionali e ha vinto tanti premi. Per il concerto che terrà all’Auditorium Romeno della capitale, incluso nel Festival George Enescu”, il Coro Nazionale da Camera I Madrigalisti” avrà un programma integrale bizantino, genere che lo ha consacrato.

  • Ritratto della Regina Maria

    Ritratto della Regina Maria

    “Veniva dall’Inghilterra, era metà russa, metà britannica, con grandi discendenti — lo zar e la regina Victoria. E viene qui, in un mondo completamente estraneo, in cui non ha capito nulla. Ma persino negli inizi, ritroviamo le premesse di ciò che è stata più tardi la Regina Maria”, afferma lo scrittore e commentatore Stelian Tanase, presidente della Fondazione “Orient Expres”.



    Eletta per essere futura consorte del sovrano di Romania, Ferdinando, a 17 anni (diventò regina nel 1914), Maria Alexandra Victoria nacque il 29 ottobre 1875, a Eastwell Park, ed era figlia del principe Alfredo, duca di Sassonia-Coburgo-Gotha e della Granduchessa Marija Aleksandrovna di Russia.



    Si fidanzò a 16 anni con Ferdinando di Hohenzollern, erede del trono della Romania e il loro matrimonio fu celebrato il 29 dicembre 1892.



    “Questa donna giovane, arrivata in Romania, in un Paese di cui non sapeva nulla, riuscì ad imporsi, perché aveva una forte personalità e contribuì moltissimo alla decisione di re Ferdinando di entrare in guerra accanto agli alleati e stroncare, in un certo modo, il desiderio del defunto Carlo I, che fino al 1914 aveva alleato la Romania alle Potenze Centrali”, spiega Dinu Zamfirescu, presidente dell’Istituto per l’Investigazione dei Crimini del Comunismo e per la Memoria dell’Esilio Romeno.



    La regina fu soprannominata “Madre dei feriti” oppure “Madre soldato”, grazie alle sue azioni durante la prima Guerra Mondiale, perché andava sul fronte, in mezzo alle pallottole, ma anche negli ospedali, per alleviare le sofferenze dei soldati.



    “Non dobbiamo dimenticare il ruolo importantissimo che lei svolse alla Conferenza di Pace di Versailles (1919), ma non solo lì, anche nell’influenza che ebbe, più tardi, negli USA, dove, certamente dobbiamo dire che il presidente Wilson non era proprio favorevole alla Romania”, aggiunge Dinu Zamfirescu.



    In riferimento a quel periodo, lo storico Ion Bulei spiega, dal canto suo, che “fu Maria a parlare con Clemenceau, che le diceva: Io mi tolgo il cappello di fronte al popolo romeno, ma di fronte ai politici romeni me lo rimetto.” E lei gli rispondeva: Non ci conosce bene, signor Clemenceau!” (il senatore Georges Clemenceau rappresentò la Francia alla Conferenza di Pace di Versailles). Maria stabilì un contatto fra Bratianu e Wilson, facendo da interprete, visto che Wilson non parlava il francese e Bratianu non sapeva neanche una parola in inglese. Allora, a Parigi, Maria fu un personaggio estremamente importante per i romeni”, ha detto lo storico.



    Oltre a tutto ciò, la Regina Maria si impegnò anche nella vita culturale ed artistica della Romania di quegli anni. Era particolarmente legata affettivamente a due posti, in cui lasciò la sua impronta, visibile ancora oggi e di cui lei stessa diceva: Balcic e Bran sono le case dei miei sogni, sono il mio cuore.”



    Si dice che la regina Maria abbia scoperto Balcic (località sita oggi nel nord-est della Bulgaria) grazie al pittore Alexandru Satmari (1872-1933), il quale insistette affinché la Regina ci andasse nel 1924. Un anno più tardi fece iniziare la costruzione della sua residenza a Balcic.



    “Balcic non è solo un palazzo fatto costruire da Maria. C’è anche una chiesa — Stella Maris – in cui fu custodito, per un certo periodo, il suo cuore. A Balcic la regina fece allestire un giardino di cactus, che ancora oggi è il più grande in Europa. Praticamente, fu lei a dare l’avvio allo sviluppo della città, perché vide to a Balcic ciò che vedevano anche i pittori — una città in cui la luce cambia ogni due ore e questo cambiamento viene colto nei loro dipinti”, aggiunge Ion Bulei.



    Il Comune offrì dei terreni agli artisti che d’estate venivano a Balcic a dipingere, e loro cominciarono a costruirsi delle case. La Regina Maria era una personalità affascinante, con uno stile proprio di vita, che riuscì ad imprimere anche alla sua proprietà a Balcic. Collezionò e creò opere artistiche, decorò gli interni e gli esterni degli edifici in cui abitava. Fu una delle promotrici della corrente Art Nouveau.



    Nel 1933, quando decise di fare il testamento, la Regina Maria chiese che, dopo la morte, il suo cuore fosse deposto nella piccola cappella che aveva fatto costruire sul litorale del Mar Nero — Stella Maris, mentre la sua salma fosse sepolta a Curtea de Arges, accanto al consorte Ferdinando, e agli altri membri della famiglia reale. Il cuore della regina Maria è custodito attualmente dal Museo nazionale di Storia della Romania.



    Comprendendo pienamente il ruolo e la sua missione in quei tempi, quando si fece notare per un particolare coinvolgimento nella promozione della Romania, la Regina Maria scrisse le sue memorie nel periodo 1914-1936. Redatto in lingua inglese, il libro fu stampato nel periodo 1934-1936 col titolo “Storia della mia vita”. Ulteriormente fu tradotto anche in romeno.



    Dalle righe scritte dalla Regina Maria traspare il desiderio della regina di guadagnarsi il rispetto del suo popolo. Maria ha sempre voluto essere amata ed è anche stata molto amata dai romeni.



    “Le parole di Maria nel testamento: Non vi giudico, io vi ho amati” sono parole che dimostrano come lei si fosse trasformata in una vera e propria romena”, conclude lo storico Ion Bulei.



    Nella biografia della Regina Maria è ricordato anche un gesto che completa la sua personalità unica: il 26 marzo 1926, in occasione della festa dell’Annunciazione, la Regina Maria passò all’ortodossia. La Regina Maria ha fatto per il suo popolo quanto hanno fatto centinaia di diplomatici, ministri o presidenti insieme. (trad. Gabriela Petre)

  • InfoNatura 2000

    InfoNatura 2000

    Dal mese di maggio, il Centro Nazionale per lo Sviluppo Durevole, in partenariato con il Ministero dell’Ambiente, ha avviato una serie di eventi per sensibilizzare il pubblico sull’importanza della conservazione della biodiversità, nell’ambito della campagna nazionale InfoNatura 2000.



    “Questa campagna si svolge nell’ambito di un progetto finanziato dai fondi europei. Il motivo basilare della campagna è di rendere consapevole il pubblico, a partire dai fattori decisionali nazionali e locali, per mettere in risalto l’importanza di questa rete che va applicata anche sul territorio della Romania”, spiega Radu Vadineanu, manager del progetto InfoNatura 2000.



    L’Europa possiede una straordinaria diversità di piante, animali e paesaggi. Le differenze di clima, topografia, geologia sono quelle che determinano questa biodiversità. Dal Circolo Polare fino alle coste del Mediterraneo, dalle alture delle Alpi alle pianure dell’Europa Centrale, la varietà delle condizioni naturali è impressionante. Eppure, la natura dell’Europa è a rischio. Attualmente, quasi la metà dei mammiferi europei e un terzo dei rettili, pesci e uccelli sono a rischio di estinzione.



    Sono scomparsi e sono ridotti degli habitat e molte zone sono state prosciugate. La risposta dell’Europa è stata la creazione di una rete di aree per la conservazione della natura, definita Rete Natura 2000. La creazione della rete è stata una condizione per ogni singolo paese membro dell’UE. La Romania partecipa con la sua dote naturale alla catena europea di aree protette.



    “In primo luogo, la Romania porta questo capitale naturale, quello della biodiversità, che è una delle nostre principali ricchezze nell’UE. Per quanto riguarda le popolazioni di grossi carnivori, lupo, orso, lince, l’80% del numero totale esistente nell’UE si trova in Romania….Questa campagna è stata ideata un po’ diversamente dalle campagne classiche. Sono stati creati degli strumenti di sensibilizzazione, un cosiddetto pacchetto informazionale, che include l’Album Natura 2000, il catalogo dei siti Natura 2000 in Romania e un’agenda per due anni, 2013-2014 dove, su ogni pagina, ci sono delle foto e una breve descrizione delle specie incluse sulla lista di tutela nell’ambito della Rete Natura 2000. Questo pacchetto sarà distribuito al pubblico nell’ambito di appositi eventi, come la Conferenza Nazionale per i fattori decisionali, quindi Governo, Parlamento, Presidenza, agenzie governative centrali, seguita da otto sessioni regionali per i fattori decisionali a livello locale”, aggiunge Radu Vădineanu.



    La Romania ha 42.000 kmq di aree protette. (trad. Carmen Velcu)

  • Biglietto da visita: il giovane direttore d’orchestra Tiberiu Soare

    Biglietto da visita: il giovane direttore d’orchestra Tiberiu Soare

    Tra i direttori d’orchestra romeni sempre più elogiati dalla critica si annovera Tiberiu Soare, un giovane talentuoso, con una salda preparazione e una grande apertura verso diversi generi musicali.



    Nato il 3 gennaio 1977 a Bucarest, Tiberiu Soare ha frequentato il Liceo Militare di Musica Iacob Mureşianu” della capitale, dove si è diplomato nel 1995, come il primo della serie. Ha continuato gli studi all’Università Nazionale di Musica di Bucarest e si è perfezionato come direttore d’orchestra con i maestri Horia Andreescu, Alain Paris e Adrian Sunshine. Il giovane artista svolge la sua attività come direttore d’orchestra dal 1999, con grande successo di pubblico e di critica.



    Ha diretto le orchestre simfoniche di importanti Filarmoniche romene, l’Orchestra da Camera Radio e l’Orchestra Nazionale di Radio Romania. A partire dalla stagione 2012 — 2013, è il direttore principale delle Orchestre di Radio Romania. Dal 2002 al 2006, Tiberiu è stato professore associato all’Università Nazionale di Musica di Bucarest, alle sezioni di musica da camera e operistica.



    Tiberiu Soare è collega di generazione con valenti musicisti romeni che hanno promettenti carriere anche all’estero, quali il violoncellista Răzvan Suma, il compositore Cristian Lolea, il direttore di coro Daniel Jinga, il violinista George Cosmin Bănică. Tra i successi di Tiberiu Soare ricordiamo il Premio della Critica Musicale per il suo contributo al progetto Traviata 150 — nel 2003, il Premio per la più convincente prestazione di un giovane interprete, assegnato nel 2006 dalla rivista Actualitatea muzicală (l’Attualita’ musicale”); nello stesso anno la fondazione Anonimul” lo ha designato come rappresentante del campo musicale alla sezione giovani artisti per la finale dei grandi premi Prometeus”.



    Ha fatto tournée in Ungheria, Svezia, Bulgaria, Israele, Cina, Germania, Svizzera; ha diretto il concerto alla Expo Shanghai 2010 — in compagnia dei solisti Alexandru Tomescu e Horia Mihail; ha diretto l’Orchestra Nazionale di Radio Romania al Festival Internazionale di Varna, nel 2011.



    Sempre nel 2011 gli è stato assegnato il Premio dell’Unione degli Artisti Interpreti di Romania, per lo spettacolo operistico “Edipo” di George Enescu in cui ha diretto l’Orchestra dell’Opera Nazionale di Bucarest al Festival Internazionale George Enescu” – edizione 2011.



    Sebbene il suo campo musicale principale sia quello della musica colta, il giovane direttore si è sempre evidenziato per la sua apertura verso tutti i generi musicali. Tra i suoi hobby si annovera, ad esempio, il rock. Tiberiu Soare ha diretto una serie di concerti di rock simfonico — inseriti nel fenomeno fusion”, a Bucarest, ma anche a Sankt Petersburg, tutti con immenso successo di pubblico.



    Dopo che nel 2010 Tiberiu Soare è stato invitato a dirigere il primo suo concerto con l’Orchestra della Filarmonica di Londra, in compagnia del soprano romeno Angela Gheorghiu, nella stessa serie di concerti della grande cantante con artisti romeni, sui grandi palcoscenici del mondo, il 10 maggio scorso, Tiberiu Soare (come direttore d’orchestra) e Teodor Ilincăi (tenore) sono stati invitati al Royal Festival Hall” di Londra, con l’Orchestra Simfonica della Filarmonica Reale.



    Il programma ha incluso arie e duetti da opere di Mozart, Verdi, Puccini, Massenet, ecc. Il concerto del 10 maggio si è svolto nell’ambito delle Star internazionali dell’Opera — edizione 2013. Nel successivo periodo, Tiberiu Soare ha in programma anche altri concerti con il soprano Angela Gheorghiu, a giugno dirigerà al Teatro Stanislavski di Mosca, e a novembre parteciperà a importanti eventi a Praga, Monaco di Baviera e Parigi.

  • La blouse roumaine, ovvero il costume popolare alla ribalta

    La blouse roumaine, ovvero il costume popolare alla ribalta

    Ai tempi dei nostri bisnonni, il modo in cui vestivano documentava molto di loro, del luogo in cui vivevano. Lo testimoniava il taglio dei vestiti, il modo in cui erano cuciti, gli accessori che ornavano i cappelli o le giacche, o le camicette da donna, tradizionali, di tela fine di lino, chiamate ii”.



    Questa camicetta tradizionale romena può essere vista anche oggi su molte delle passerelle della moda, alle sfilate firmate Yves Saint Laurent o Tom Ford e fa il giro del mondo, indossata dalle belle modelle o dalle romene emigrate.



    La camicetta romena chiamata ie” va di nuovo di moda, ci ha detto Andreea Tănăsescu, fondatrice di una comunità virtuale dal nome La blouse roumaine”. Quasi 17.000 persone di tutto il mondo ammirano giornalmente le foto, i documenti e i dettagli messi in rete da Andreea. Com’è cominciato tutto ?



    Avevo da due anni un album su Facebook, in cui raccoglievo foto con camicette popolari romene, o nella variante di Yves Saint Laurent, o di Tom Ford, e di altri stilisti internazionali; il mio pensiero era che, forse, un giorno, qualcuno noterà e vorrà dare una propria interpretazione a questa splendida camicetta, anche in Romania, per valorizzarla alla meglio. Quando ho visto il successo dell’album, ho deciso di creare una comunità. Sinceramente, non mi aspettavo avesse un simile successo! Mi arrivò una valanga di messaggi, soprattutto dai romeni residenti all’estero, che, d’un tratto avevano ritrovato la gioia delle loro radici, l’orgoglio di essere romeni, i ricordi dell’infanzia”, spiega Andreea Tănăsescu.



    Ma arrivarono immagini anche da altre fonti. Sull’indirizzo di posta elettronica della comunità arrivano ogni giorno brani di scritti sul costume popolare romeno, foto documento con l’ex famiglia reale in costume popolare, in occasioni ufficiali, locandine di varie mostre, o spiegazioni sui motivi ricamati sulle rispettive camicette. Andreea dice che apprezzano le immagini non solo i romeni sparsi nel mondo, ma anche le varie istituzioni specializzate.



    Siamo riusciti a influenzare molte comunità e persino musei, in quanto tutto quello che abbiamo messo in rete viene inoltrato dal Museo del Villaggio, dal Museo di Storia, dal Museo d’Arte. Abbiamo influenzato le giovani a indossare questi capi. E assieme a un gruppo di ragazze abbiamo avviato un progetto che sognavo da molto. Una passeggiata su Calea Victoriei in camicetta popolare”, spiega Andreea Tănăsescu.



    Il 6 aprile 2013 Instagram ha invitato ai suoi utilizzatori di tutto il mondo a uscire a passeggio e a caricare foto da diverse città. Andreea Tănăsescu ne ha visto subito una straordinaria opportunità di promuovere la camicetta tradizionale romena su centinaia di migliaia di monitor.



    Assieme alla fondazione che reca il nome della principale arteria di Bucarest, Calea Victoriei (Il Viale della Vittoria), ha organizzato la passeggiata dell’IA”. Decine di fotografi giunti appositamente per l’evento, hanno messo sutte reti di socializzazione immagini di bellissime modelle che vestivano la camicetta. Una giornata stupenda, dice Andreea Tănăsescu.



    Ci siamo organizzate in 4-5 giorni, e abbiamo incontrato per la prima volta i partecipanti all’iniziativa. Tutti si sono comportati in maniera eccezionale, abbiamo avuto anche bel tempo, persino il cane che precedeva il gruppo di persone in marcia, è stato impeccabile. Per due ore, tante persone hanno passeggiato su Calea Victoriei, come lo facevano i loro antenati nel periodo interbellico, con i vestiti migliori, comprese le ie”. D’altronde è questo il nostro messaggio, desideriamo un Viale della Vittoria come quello che vediamo nelle foto d’epoca, vogliamo valorizzare tutti i simboli e le storie della Romania”, aggiunge Andreea Tănăsescu.



    E’ seguita una nuova passeggiata dopo qualche giorno. E le cose non si fermano qui. Andreea Tănăsescu ha grandi progetti per il 24 giugno, Festa delle Sânziene, in occasione della Natività di san Giovanni Battista.



    Abbiamo cominciato i preparativi per creare un’associazione per la tutela, la valorizzazione e la promozione della camicetta tradizionale romena; l’associazione che promuove la Giornata di Sânziene come giornata universale dell’IA, in cui tutte le donne che possiedono questo tipo di camicetta popolare, come quelle che vogliono procurarsela, la indosseranno nel rispettivo giorno, come facevano le nostre antenate. La leggenda dice che in quel giorno si apre il cielo e possiamo comunicare con l’universo ed esprimere i nostri migliori pensieri. Il 24 giugno lo festeggeremo così quest’anno. Indosseremo le camicette e costruiremo su Internet una mappa del mondo su cui metteremo delle foto con le donne che vestono ia”. Non è un brand di Paese, è uno spirito del Paese. Il costume popolare è un tempio al portatore; abbiamo, a differenza di altre nazioni, racchiusa in un capo di abbigliamento, una storia inninterrotta di migliaia di anni, viva, che indossiamo e che nel 2013, comincia ad essere indossata da tutti, perchè va molto di moda. Dobbiamo cogliere questo momento e continuare a raccontare” la nostra storia. E’ il nostro momento”, conclude Andreea Tănăsescu.



    Cosicchè, carissime amiche, se avete a casa una camicetta popolare romena o volete procurarvela, indossatela. Il 24 giugno aspettiamo le vostre foto.

  • Peter Hurley, un irlandese innamorato del Maramures

    Peter Hurley, un irlandese innamorato del Maramures

    L’irlandese Peter Hurley è giunto in Romania per la prima volta nel 1994, con un biglietto d’aereo solo andata, e ci è rimasto. Era affascinato dall’idea dell’Europa dell’ Est, da quando aveva visitato Praga nel 1993 e si era proposto di venire a vivere in questa parte del mondo qualora gli si offrisse l’occasione. Un bel giorno, un altro irlandese gli propose di venire in Romania ad aiutarlo di avviare un affare. Erano ambedue molto giovani, avevano 20 anni. La società si occupava di marketing e pubblicità e, nel tempo, diventò un’attività di grande successo. Per molto tempo, Peter fu impegnatissimo. Attorno al 2009, lasciò l’azienda e cominciò a far uso delle sue doti di comunicatore per promuovere le cose che riteneva di valore in Romania, Paese di cui si era sempre più innamorato. Durò abbastanza finquando arrivò nel Maramures, nel nord del Paese.



    Avevo sentito parlare del Maramures però, anche se ero in Romania dal 1994, appena nel 2003 sono riuscito a recarmi in quella zona. E ne rimasi affascinato. Sono rimasto per nove giorni a Botiza, sempre più legato a quello che ci avevo scoperto, qualcosa che non credevo ci fosse ancora sulla terra: una civiltà rurale che viveva in armonia con la natura, senza inquinamento, in un equilibrio reale, in cui l’uomo era perfettamente integrato. Era una cosa meravigliosa. Siamo sempre alla ricerca di posti non toccati dall’uomo, e qui abbiamo un’intera civiltà, come un giardino curato dall’uomo, in cui ogni pezzo di terra era conservato a modo proprio, dal proprietario. Mi sembrava incredibile”, dice l’rlandese.



    Quando scopri un simile miracolo, afferma Peter Hurley, ti viene spontaneo dire Dio mio, è meraviglioso quello che si ha in questo posto!”. “Ma sapete come è, non si apprezza mai al giusto valore quello che si ha, finquando non lo si perde. Ci ho molto riflettuto. Dopo qualche anno, Nicu Covaci, il solista del gruppo Phoenix, mi ha detto che vorrebbe fare un festival celtico e così cominciai a informarmi di questi festival, per vedere cosa significano. Non ho fatto nulla di concreto finquando un altro irlandese, Shaun Davey, mi ha fatto sentire la sua creazione musicale sul Cimitero Allegro della Romania: una suite di melodie i cui versi sono gli epitaffi scritti sulle tombe di Săpânţa, cantate in romeno da musicisti di musica irlandese tradizionale, assieme al coro della Facoltà di teologia di Sibiu e un’orchestra da camera. Immaginate, dunque, 80 musicisti sul palcoscenico, che suonano e cantano sulla vita della gente di un villaggio sperduto nel nord del Maramures. Chiesi al mio connazionale cosa se ne faceva di quella musica e mi disse: Vorrei che la cantassimo a Săpânţa”. Allora presi il treno di notte verso Săpânţa, arrivai verso l’alba, andai dal parrocco del villaggio e mi presentai. Gli feci sentire una delle musiche del mio amico Shaun e padre Luţan di Săpânţa ha subito capito cosa volevamo fare. Gli lasciai un CD con le musiche di Shaun — era solo una registrazione da una prima esibizione in pubblico, nella cattedrale di Sibiu nel 2009. E così iniziò tutto”, racconta Peter Hurley.



    Tutto” vuol dire un festival interculturale di usanze, dal titolo La lunga strada verso il Cimitero Allegro”, un festival che si svolge ogni anno il 15 agosto, per la Festa dell’Assunzione della Vergine. Evento in cui le usanze del Maramures, ma anche quelle irlandesi sono presentate al pubblico. Poi uno spettacolo all’Auditorium Romeno di Bucarest, con le Voci del Cimitero Allegro” — musiche di Shaun Davey interpreptate da grandi artisti irlandesi. Quindi, la Lega Nazionale dei Zampognari, che si propone di promuovere questo tipo di musica, famigliare anche alla tradizione romena; e, quest’anno, per la Giornata di San Patrizio, una sfilata con carri allegorici dai quali non mancarono le croci di Săpânţa.



    Il 15 agosto, Peter Hurley vi aspetta alla quarta edizione del festival interculturale. Avremo alcuni giorni con laboratori formali e informali e atti artistici. Non si tratta solo di musica, ma anche di danza e di usanze vive. Impararemo come si fanno i mucchi di fieno, il formaggio e il pane, visiteremo un ovile. Se volete visitare la Romania, è questo il momento di farlo, per riscoprire i suoi meravigliosi villaggi”, aggiunge il nostro ospite.



    Abbiamo chiesto a Peter Hurley quale è la motivazione per cui fa questo lavoro di ambasciatore informale del Maramures. Quando ci si tiene uno specchio di fronte a qualcuno per fargli vedere la propria bellezza, ciò lo incoraggia a coltivarla. Credo che questo incoraggiamento sia molto importante. Non puoi entrare semplicemente in un villaggio e aspettarti che i contadini ti divertano. Devi venire col cuore aperto. Ci sono persone che attraversano di corsa questa zona, fanno delle foto, comprano souvenir e se ne vanno. Ma non si fa così. Ci vuole tempo, pazienza, per capire meglio, per approfondire ciò che si vede. Questa gente si trova su queste contrade da sempre ed è meraviglioso che non ha rinunciato al coraggio e alla tenacia di restarvi in mezzo a questo mondo folle che ha invaso le sue case tramite la tv e l’internet. Ma loro sono ancora lì e hanno bisogno del nostro supporto. Sarebbe peccato perdere questo luogo; è forse l’ultimo in Europa con una straordinaria eredità spirituale”, conclude l’irlandese innamorato della Romania. (trad. Carmen Velcu)