Tag: Istituto Culturale Romeno

  • Programma Radio Romania Internazionale 18.05.2021

    Programma Radio Romania Internazionale 18.05.2021

    Sommario: Giornale radio e approfondimenti: Covid-19, rapporto controverso sui decessi; Giustizia, nuovo processo contro Liviu Dragnea; Raccontare Romania: Mercoledì letterario allAccademia di Romania in Roma, dedicato al filosofo e scrittore Emil Cioran e ai libri “Lorgoglio del fallimento. Lettere ad Arșavir e Jeni Acterian” e “Ultimatum allesistenza. Conversazioni e interviste (1949-1994)”, pubblicati recentemente in Italia – intervista al saggista e studioso Antonio Di Gennaro, curatore dei due volumi; Enciclopedia RRI: LOspedale Filantropia di Bucarest




  • Mercoledì letterario dedicato al filofoso e scrittore Emil Cioran all’Accademia di Romania in Roma

    Mercoledì letterario dedicato al filofoso e scrittore Emil Cioran all’Accademia di Romania in Roma

    L’Accademia di Romania in Roma dedica il prossimo incontro virtuale della rosa dei Mercoledì letterari, in programma il 19 maggio, alle ore 18.00, sulla sua pagina Facebook, al filosofo e scrittore romeno Emil Cioran e ai due volumi pubblicati di recente in Italia: L’orgoglio del fallimento. Lettere ad Arșavir e Jeni Acterian, con la traduzione di Magda Arhip e Laureto Rondoni (Mimesis Edizioni, 2021) e Ultimatum all’esistenza. Conversazioni e interviste (1949-1994), uscito nel 2020 presso La Scuola di Pitagora. L’evento è organizzato dall’Accademia di Romania in Roma con il sostegno dell’Istituto Culturale Romeno di Bucarest.



    Si tratta di libri molto diversi tra di loro, spiega a Radio Romania Internazionale il saggista e studioso Antonio Di Gennaro, che ha curato la loro pubblicazione, e che da anni svolge un’intensa attività di ricerca sui testi inediti del pensatore romeno.



    Ultimatum all’esistenza raccoglie una quarantina di interviste inedite rilasciate da Cioran a giornalisti e scrittori nel periodo 1949-1994. L’orgoglio del fallimento, invece, è un libro di lettere che Cioran scrive agli amici romeni Arșavir e Jeni Acterian. Credo che questi due volumi rappresentino due tasselli importanti per ricostruire la vita, il pensiero e l’opera di Cioran. Nel libro di interviste, Cioran affronta questioni inusuali o scarsamente trattate altrove, come ad esempio il rapporto con le donne, la passione per la Spagna, la figura di Ceaușescu, la Romania postcomunista, spiega Antonio Di Gennaro, aggiungendo che da questi dialoghi emerge la quotidianità del filosofo che racconta aneddoti e fa battute, ma allo stesso tempo espone la nascita e lo sviluppo del suo pensiero.



    L’orgoglio del fallimento ci permette di seguire l’evoluzione psicologica di Cioran nel corso degli anni: lettere intense in cui si confessa apertamente a due suoi cari amici, aggiunge il nostro interlocutore, precisando che il filosofo romeno riscuote un certo successo in Italia, come si nota anche dalle innumerevoli recensioni pubblicate dalla stampa nazionale.



    La passione di Antonio Di Gennaro per lo studio del pensatore romeno è nata nel 2000, quando l’ha scoperto per puro caso. Una decina di anni dopo, ha pubblicato il suo primo libro dedicato a Cioran, dal titolo Metafisica dell’addio, per organizzare nel 2011, insieme all’Accademia di Romania in Roma, un convegno dedicato al filosofo e scrittore, nel centenario della sua nascita. E’ inoltre il responsabile del Progetto Cioran, avviato dall’Università L’Orientale di Napoli e l’Università Tibiscus di Timişoara.



    Al Mercoledì letterario del 19 maggio, accanto allo studioso Antonio Di Gennaro interverranno Stefania Tarantino, docente di Filosofia Contemporanea presso l’Università degli studi di Salerno e di Semiotica dell’arte presso l’Accademia di belle arti di Napoli, Fabio Ciraci, professore aggregato di Storia della Filosofia Italiana dell’Università di Salento, e il giornalista Vincenzo Fiore.



    Avviato dall’Accademia di Romania in Roma nell’autunno del 2018, il programma I Mercoledì letterari intende presentare e promuovere opere di scrittori romeni tradotte e pubblicate di recente presso case editrici italiane, accanto a libri di autori italiani che trattano dei temi collegati alla cultura romena, ricordano gli organizzatori nel comunicato stampa dedicato all’evento, riportando anche le schede biografiche degli ospiti della serata.




  • The Factum – Una realtà di spazio e tempo, l’artista Maria Nițulescu in mostra a Villa Borghese

    The Factum – Una realtà di spazio e tempo, l’artista Maria Nițulescu in mostra a Villa Borghese

    Suono, luce ed essenze profumate, in un mix ideato dallartista romena Maria Nițulescu, per dialogare con le sculture del Museo Pietro Canonica a Villa Borghese dal 5 maggio al 20 giugno prossimo, nella mostra “The Factum – Una realtà di spazio e tempo”, curata da Niccolò Lucarelli.



    La prima personale in Italia dellartista romena, che vive e lavora a Berlino, promossa da Roma Culture e Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e patrocinata dallAmbasciata di Romania in Italia, dallAccademia Angelico Costantiniana e dalla Fondazione Nicola Ghiuselev, è generosamente sostenuta dallIstituto Culturale Romeno attraverso lAccademia di Romania in Roma, come anche da una rosa di prestigiose aziende.



    La mostra è pensata come un momento di riflessione sulla realtà, spiega a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice dellAccademia di Romania in Roma, Oana Boșca-Mălin, invitando il pubblico a vivere laccattivante esperienza sensoriale generata dallincontro dellopera di Maria Nițulescu con le sculture di Pietro Canonica.



    La giovane artista, che si è formata allAccademia di Belle Arti di Bucarest, per perfezionarsi alla prestigiosa Accademia di Brera di Milano e allUniversità di Belle Arti di Berlino, ha partecipato a parecchie mostre internazionali in vari Paesi. Maria Nițulescu predilige la sperimentazione pluridisciplinare, e per “The Factum” ha collaborato con il profumiere Geza Schoen, che ha creato unessenza appositamente per questa mostra, spiega ancora Oana Boșca-Mălin.



  • Enescu visto dagli artisti, mostra virtuale all’Accademia di Romania in Roma

    Enescu visto dagli artisti, mostra virtuale all’Accademia di Romania in Roma

    La vita e lopera del famoso musicista George Enescu viste da una rosa di artisti: nasce così linedita mostra virtuale dedicata al 140/o anniversario della nascita del Maestro nel 2021, presentata il 4 maggio dallAccademia di Romania in Roma e dal Museo Nazionale George Enescu di Bucarest sui profili Facebook. “Enescu visto dagli artisti” propone una selezione di 17 lavori che fanno parte del patrimonio del Museo, realizzati da Corneliu Baba, Fortuna Brulez-Mavromati, Ninette Carteret, Fernand Cormon, Horațiu Dimitriu, Silvan Ionescu, Florica Teișanu Apostoleanu, Rodica Teodorescu Ciocârdel e Gheorghe Tomaziu.



    La mostra presenta una breve cronologia della vita e dellopera del Maestro, spiega a Radio Romania Internazionale Mihai Stan, addetto per i programmi di promozione culturale presso lAccademia di Romania, precisando che la rassegna si apre con un lavoro dipinto dal pittore francese Fernand Cormon nel 1905. “Il 1946 è lanno più presente in questa mostra, soprattutto grazie al “Ritratto Enescu” di un autore sconosciuto”, dice Mihai Stan, aggiungendo che allo stesso 1946 risalgono anche i disegni dedicati a Enescu da Fortuna Brulez-Mavromati e unopera di Gheorghe Tomaziu.



    Lungo il tempo, la personalità di George Enescu (19 agosto 1881- 4 maggio 1955) – compositore, violinista, pianista, direttore dorchestra e professore – ha affascinato pittori, scultori o grafici che hanno immortalato nelle loro opere i tratti del Maestro, ricordano gli organizzatori. Numerosi ritratti che lo raffigurano, oggi conservati dal Museo Nazionale “George Enescu” di Bucarest (Palazzo Cantacuzino), sono stati per la maggior parte donati nel 1967 dalla moglie Maruca Enescu-Cantacuzino, ma anche da vari artisti.



    “La selezione di ritratti inclusa in questa mostra omaggio, che segna, nel 2021, il 140° anniversario dalla nascita di George Enescu, porta in primo piano un nome di grande prestigio, quello del maestro della pittura romena Corneliu Baba, che ebbe lopportunità di vedere Enescu con i propri occhi in un concerto per violino. Il pittore fu poi permanentemente accompagnato dalla “cara figura di Enescu” – come avrebbe confessato nel suo diario – e dedicò al geniale musicista un ampio ciclo di opere: disegni e dipinti ad olio – tra cui quello del 1984 qui riprodotto, in cui il musicista è visto dallalto, come da un balcone di una sala di spettacolo, con il violino sotto il braccio e larchetto nella mano destra, chinando umilmente la testa di fronte a un pubblico invisibile”, sottolinea lo storico dellarte Eduard Andrei nella presentazione della mostra che il pubblico potrà godersi fino al 19 agosto.



  • 114 Video Tapes di Cristina David, in mostra a Venezia

    114 Video Tapes di Cristina David, in mostra a Venezia

    Dal 29 aprile al 30 giugno, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, in collaborazione con il Museo Nazionale d’Arte Contemporanea di Romania, invita il pubblico alla mostra 114 Video Tapes dell’artista Cristina David. Si tratta, infatti, di una selezione di 114 video sequenze realizzate dalla giovane artista durante diversi stages creativi e viaggi di documentazione in vari Paesi e città del mondo, Venezia compresa, e che ora si trovano nelle collezioni del MNAC. L’inaugurazione si svolgerà online il 29 aprile, dalla Piccola Galleria dell’IRCRU. L’iniziativa rientra nella strategia della prestigiosa istituzione culturale di Venezia di promuovere i giovani artisti romeni.



    Ho pensato che il miglior modo di mettere in risalto 11 anni di pratica culturale sia quello di creare un collage con alcuni dei miei lavori d’arte, già presentati al pubblico o in prima adesso. Per cui, ho deciso che il modo migliore per creare un ritratto video fosse proprio quello di fare un video-collage, visto che questo ambiente è tra i più cari a me. Quello che vedrete a Venezia è un film ci circa 12 minuti, con brani di sei secondi selezionati dalle 114 videocassette registrate dal 2003 al 2014, ha spiegato Cristina David a Radio Romania Internazionale.



    L’artista ritiene che questa scelta conferisce una certa ritmicità matematica al film, offrendo al visitatore la possibilità di concentrarsi sui dettagli di ogni singola sequenza, anzichè tentare di avere una visione complessiva sull’intero lavoro. Ma in ugual misura, il film è anche una specie di retrospettiva nostalgica, aggiunge Cristina David.



    Le più vecchie riprese sono del 2003, quando avevo 24 anni, mentre le più recenti da quando ero arrivata 35enne. In questi 11 anni, ho imparato qualcosa e sono cambiata. Da questo collage cronologico si evince una certa poesia della vita, una visione ottimista sul mondo. Ho inserito anche piccoli successi personali, come per esempio il concerto a strumenti di ghiaccio all’inizio del terzo minuto: il gruppo Sami in un concerto tenuto a gennaio, con 35 gradi sotto zero, a Kautokeino, una piccola città norvegese in prossimità del circolo polare. Sono davvero felice di essere stata lì e poter registrarlo, conclude l’artista, ringraziando l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia per la collaborazione e invitando il pubblico a scoprire il suo lavoro.



    Cristina David si annovera tra i più rappresentativi artisti della sua generazione, spiccando per il suo approccio ludico e ironico di fronte alla società contemporanea. Lavora con fotografia, videoimmagini, oggetti e installazioni. La sua più recente collaborazione con l’Istituto Culturale Romeno si è concretata nella mostra Rethinking the Image of the World. Projects and Sketches, organizzata al Museo Le Mill della città belga La Louvière, nell’ambito della 27/a edizione del Festival Internazionale Europalia, di cui la Romania è stata Paese ospite. Nel 2017, Cristina David ha portato alla Galleria Alberto Torri di Milano il lavoro Not (only) Forms.




  • JAZZT VIVALDI in partenza all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia

    JAZZT VIVALDI in partenza all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia

    L’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia inaugurerà il 20 aprile la serie dei quattro concerti inclusi nella tournée internazionale JAZZT VIVALDI, avviata quest’anno dall’Associazione Musica Ricercata. Un viaggio musicale dedicato ai 280 anni dalla scomparsa del grande compositore italiano, che ha inizio nella sua città natia per concludersi il 4 maggio a Vienna, dove Antonio Vivaldi si è spento nel 1741. Un’esperienza virtuale, che offrirà al pubblico l’opportunità di scoprire opere di Vivaldi anche attraverso associazioni estetiche esplorative con altri compositori di cui quest’anno ricorrono anniversari o ricorrenze: George Enescu, Béla Bartók, Camille Saint-Saëns, Tomaso Albinoni, Giuseppe Verdi, Gustav Mahler, Astor Piazzolla e Igor Stravinsky.



    I protagonisti della tournée sono il noto soprano romeno Rodica Vică e ImpRoWien Ensemble, che riunisce cinque giovani artisti che vivono a Vienna. Gli eventi saranno trasmessi sulle reti sociali dagli organizzatori e dai partner. Il soprano Rodica Vică ha spiegato a Radio Romania Internazionale cosa porta di nuovo il progetto nel paesaggio culturale internazionale.



    Una tournée inedita e una prima mondiale. Era nostro desiderio commemorare come si deve il 280/o della scomparsa del grande compositore Antonio Vivaldi, e non abbiamo lasciato che l’anno pandemico adombrasse questo momento. Quindi, partiamo da Venezia per concludere a Vienna, dove si è spento Vivaldi. E’ un progetto di musica da camera, che abbina parecchi generi musicali, unendo una rosa di compositori di cui quest’anno ricorrono anniversari o commemorazioni. JAZZT VIVALDI è organizzato dall’Associazione Musica Ricercata, cofinanziato dall’Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale, in partenariato con istituzioni culturali romene o internazionali che hanno aderito all’iniziativa, come l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, che sostengono con tanta fiducia l’innovativo progetto JAZZT VIVALDI, spiega il soprano.



    Presente sui grandi palcoscenici lirici in Romania e all’estero, Rodica Vică vanta numerosi premi e riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali. Ci ha spiegato anche cosa propone al pubblico il concerto del 20 aprile e quali saranno le prossime tappe della tournée.



    Sei lavori di Vivaldi e non solo. Abbiamo abbinato le sue musiche a brani di altri compositori di cui quest’anno ricorrono anniversari o commemorazioni – George Enescu, Béla Bartók, Camille Saint-Saëns, Tomaso Albinoni, Giuseppe Verdi, Gustav Mahler, Astor Piazzolla e Igor Stravinsky. Si tratta quindi di quattro concerti, aperti da quello del 20 aprile, seguito da un altro appuntamento, organizzato e ospitato il 25 aprile dall’Istituto Culturale Romeno di Vienna. Il terzo appuntamento musicale si terrà il 27 aprile nella Sala Antonio Vivaldi della capitale austriaca, dove la nostra tournée si concluderà il 4 maggio nella Chiesa di San Carlo (Karlskirche), vicinissimo al posto in cui è stato sepolto il compositore, aggiunge Rodica Vică, spiegando anche come è nata la collaborazione con i giovani artisti che compongono l’ImpRoWien Ensemble.



    Quattro sono romeni, mentre la violista è austriaca, quindi un ensemble misto. Come vedete, le parole misto e fusione ricorrono spesso in questo progetto. Sono tutti giovani musicisti, molto desiderosi e aperti a simili progetti – chiamiamoli non convenzionali. Tutti bravissimi strumentisti delle grandi orchestre di Vienna, quali Wiener Symphoniker, che hanno studiato o studiano nella capitale austriaca. Il pianista e compositore Cristian Spătaru, che è anche l’autore delle improvvisazioni del nostro programma musicale, studia per diventare direttore d’orchestra. Quindi, si tratta di musicisti con parecchie valenze, non solo strumentisti. Voglio ancora una volta ricordare i loro nomi: Cristian Spătaru – pianista e orchestratore, Cristian Ruscior – violinista, Graţiela Aranyosi – violinista, Hannah Berghofer – violista e Florian Christian Dragomir – contrabbassista, conclude il soprano Rodica Vică.




  • Mercoledì Letterari, parte stagione 2021 all’Accademia di Romania in Roma

    Mercoledì Letterari, parte stagione 2021 all’Accademia di Romania in Roma

    Sarà la scrittrice Doina Ruști, con il suo romanzo “Lomino rosso”, in uscita in questi giorni nelle librerie italiane in una nuova edizione rivista, la protagonista dellincontro virtuale che apre il 21 aprile, dalle ore 18:30, la stagione 2021 dei Mercoledì Letterari allAccademia di Romania in Roma.



    La serata virtuale, ospitata dalla pagina Facebook dellistituzione, è organizzata con il sostegno dellIstituto Culturale Romeno di Bucarest, in partenariato con Sandro Teti Editore di Roma, che ha pubblicato la nuova edizione – completamente rivista dallautrice nella variante romena – con la traduzione del professor Roberto Merlo dellUniversità di Torino. Protagonista dellevento patrocinato dallAmbasciata di Romania in Italia, sarà la scrittrice stessa, accanto alla quale interverranno il prof. Roberto Merlo, leditore Sandro Teti, e il diplomatico Alfredo Durante Mangoni.



    “Comè strano lamore a Bucarest a quarantanni e al tempo dei social network. Lo racconta una delle scrittrici romene più apprezzate, che affida a un piccolo omino rosso il compito di condurre la protagonista in un improbabile Paese delle Meraviglie virtuale. Unironica e seducente storia, ambientata in una città magicamente contraddittoria”: così riassume il filo conduttore del libro il quotidiano La Repubblica, in una recensione citata da Sandro Teti Editore.



    Il volume, pubblicato per la prima volta in Italia nel 2012, quando è stato anche lanciato al Salone Internazionale del Libro di Torino, è stato ottimamente accolto dalla critica e ha destato linteresse del pubblico, spiega a Radio Romania la vicedirettrice dellAccademia di Romania in Roma, Oana Boşca Mălin. Ora un altro editore della Penisola – Sandro Teti – dimostra il suo interesse per la cultura romena, puntualizza la nostra ospite, invitando il pubblico a scoprire questo libro esilarante, in ugual misura fantastico e realistico. Un libro molto attuale, perchè parla di relazioni in rete e di mondi virtuali che si aprono in confronto con la dimensione onirica dellindividuo incastrato nella propria solitudine, aggiunge la vicedirettrice dellAccademia di Romania in Roma.



    Una seconda edizione italiana è una buona conquista per un libro di letteratura romena contemporanea, nota, a sua volta, il prof. Roberto Merlo, raccontando a Radio Romania Internazionale lesperienza della traduzione de “Lomino rosso”, il romanzo di debutto di Doina Ruşti. Lo stesso professore dellUniversità di Torino ha tradotto anche il volume “Zogru” della stessa autrice. Il terzo libro di Doina Ruşti uscito in Italia è “Lisotta a 11 anni”, pubblicato presso Rediviva Edizioni di Milano, con la traduzione di Ingrid Beatrice Coman.



    Gli ultimi 10-15 anni hanno visto unesplosione imprevedibile della letteratura romena in Italia, spiega ancora il prof. Roberto Merlo, ricordando che, oltre alla prosa e alla poesia, si sono fatte presenti anche la saggistica o la filosofia.



    Avviati nellautunno 2018 dallAccademia di Romania in Roma, i “Mercoledì Letterari” sono volti proprio a presentare e promuovere opere di scrittori romeni tradotte e pubblicate di recente presso editrici italiane, accanto a libri di autori italiani che trattano dei temi collegati alla cultura romena.



  • He Failed To Save the One He Loved Most: Iulia Ghiță in mostra all’AlbumArte di Roma

    He Failed To Save the One He Loved Most: Iulia Ghiță in mostra all’AlbumArte di Roma

    “He Failed To Save the One He Loved Most” è il titolo dellallettante mostra personale dellartista Iulia Ghiță, che verrà inaugurata il 12 aprile, dalle ore 14.00 alle ore 20.00, presso la Galleria AlbumArte di Roma (Via Flaminia 122). Curato dalla critica darte Marta Silvi, levento è organizzato dallAccademia di Romania in Roma e AlbumArte, in collaborazione con lAccademia di Belle Arti di Roma e con il sostegno dellIstituto Culturale Romeno di Bucarest.



    La mostra, che rimarrà aperta fino al 26 aprile, si sviluppa intorno a tre corpi dopere: due videoinstallazioni che riprendono diversi angoli della natura – LANDSCAPE2 e LANDSCAPE4 – e numerosi disegni su carta a parete, che si intersecano a tratti con le proiezioni, spiega Matei Stoenescu, addetto per i programmi di promozione culturale presso lAccademia di Romania in Roma, anticipando linagurazione in un collegamento con Radio Romania Internazionale. Un progetto reso possibile dalla preziosa collaborazione della curatrice Marta Silvi e dallimpegno di tutti i partner durante questo lungo e angosciante periodo che tutti stiamo attraversando, puntualizza il nostro ospite.



    Larte di Iulia Ghiță è un indagine sulla relazione tra la misura umana e lincomprensibile. “Lartista esplora vie di conoscenza difficili da accettare come tali: sogno, rivelazioni, premonizioni, profezie o visioni”, aggiunge Matei Stoenescu, ricordando la delicatezza del linguaggio, che conduce verso una dimensione temporale sospesa, così come spesse volte ci pare in questo periodo difficile che stiamo attraversando.



    Nata in Romania nel 1986, Iulia Ghiță, che vive e lavora in Abruzzo, si è laureata presso lUniversità Nazionale dArti di Bucarest nel 2008 e presso lAccademia di Belle Arti di Roma nel 2011. Ha partecipato a parecchie esposizioni in Italia e Romania. Come ricorda lAccademia di Romania nel comunicato dedicato allevento, a giugno 2021, una sua mostra sarà presentata in anteprima al Museo Nazionale del Contadino Romeno di Bucarest.



    “La fragilità, la natura, la cura e la pietà sono forse alcuni concetti che possono tradurre timidamente larte di Iulia Ghiță”, spiega ancora Matei Stoenescu, rivolgendo al pubblico un caloroso invito a scoprire un pezzo di questo universo particolare.



    Per linaugurazione del 12 aprile, è obbligatoria la prenotazione allindirizzo e-mail info@albumarte.org. Fino al 26 aprile, quando chiuderà i battenti, la mostra potrà essere visitata a ingresso contingentato, secondo le norme sanitarie anti-Covid, dal lunedì al venerdì, nella fascia oraria 15.00 – 19.00.



    Tutti i dettagli sono disponibili sulla pagina Facebook dellAccademia di Romania in Roma e sui canali social di AlbumArte.



  • Nuovi Mercoledì Musicali all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia

    Nuovi Mercoledì Musicali all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia

    Sarà il famoso soprano Felicia Filip ad aprire, con un minirecital Verdi-Rossini, in programma il 7 aprile, la nuova stagione dei Mercoledì Musicali allIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. Un progetto virtuale lanciato nel 2020, in piena pandemia, riscuotendo un grande successo. Liniziativa, in programma fino al 4 agosto prossimo sulla rete Facebook e sul canale YouTube della prestigiosa rappresentanza a Venezia, è volta a promuovere le creazioni romene e il dialogo multiculturale.



    Nel 120/o della scomparsa di Giuseppe Verdi, che ricorre nel 2021, il soprano Felicia Filip incarnerà Violetta nella famosa aria de “La Traviata”, per proseguire con la Contessa di Folleville dellopera rossiniana “Il viaggio a Reims”, mentre il tenore Andrei Mihalcea presenterà al pubblico brani di Eugen Doga, Vincenzo Bellini e Charles Gounod.



    I pianisti Sînziana Mircea e Ștefan Vârtejaru, il soprano Oana Maria Șerban o il baritono Silviu-Alexandru Mihăilă si annoverano tra i protagonisti dei nuovi Mercoledì Musicali, che rientrano ottimamente nel paesaggio culturale della Serenissima, dove sono seguiti con interesse sia dal pubblico che dalle istituzioni, ha spiegato a Radio Romania Internazionale il direttore dellIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, Grigore Arbore Popescu.



    Il progetto si svolgerà insieme al direttore dorchestra Gian Luigi Zampieri e al critico musicale Dumitru Avakian.


    Il programma integrale dei Mercoledi Musicali 2021 sarà disponibile sul sito dellIstituto Culturale Romeno e sulle reti sociali della rappresentanza a Venezia. Radio Romania Internazionale è media partner del progetto.



  • Francofilm Roma e Giornata Mondiale della Poesia con Dante, presenze romene in Italia

    Francofilm Roma e Giornata Mondiale della Poesia con Dante, presenze romene in Italia

    Sarà un fine settimana allinsegna della multiculturalità quello proposto al pubblico il 20 e il 21 marzo dallAccademia di Romania in Roma. Lo anticipa a Radio Romania Internazionale la sua vicedirettrice responsabile per i programmi di promozione culturale, Oana Boşca-Mălin, parlando per primo del lungometraggio “MO” del regista Radu Dragomir, che rappresenterà la Romania allXI/a edizione di FRANCOFILM – Il Festival del Film Francofono di Roma, in programma dal 17 al 21 marzo.



    La rassegna, ideata e organizzata dallInstitut Français Centre Saint-Louis in occasione della Giornata Internazionale della Francofonia, celebrata il 20 marzo, propone questanno 15 film in rappresentanza di altrettanti Paesi aderenti allOrganizzazione Internazionale della Francofonia: Albania, Armenia, Belgio, Bulgaria, Burkina Faso, Canada/Québec, Francia, Libano, Lussemburgo, Marocco, Repubblica Moldova, Romania, Senegal, Svizzera e Tunisia.



    La presenza romena è promossa dallAmbasciata di Romania in Italia e dallAccademia di Romania in Roma, con il sostegno dellIstituto Culturale Romeno. Il film “MO”, che vede come protagonisti gli attori Dana Rogoz, Razvan Vasilescu e Madalina Craiu, potrà essere visionato online in versione originale con sottotitoli in italiano proprio il 20 marzo, nellintervallo 18:00-24:00, sulla piattaforma FestivalScope, aggiunge la vicedirettrice dellAccademia di Romania in Roma, ricordando che il Francofilm si conclude con lassegnazione dei premi della Giuria e del Pubblico. Daltronde, la pellicola “Un passo dietro ai serafini” di Daniel Sandu, presentata dalla Romania alledizione 2019, ha vinto il Premio del Pubblico.



    Allincontro con il cinema farà seguito la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dallUNESCO il 21 marzo, questanno con unedizione tutta dedicata a Dante Alighieri, nel 700/o della sua scomparsa. Il cluster romano dellEUNIC, che raggruppa gli istituti di cultura nazionali dei Paesi comunitari, invita il pubblico a scoprire “Le voci in versi di 14 Paesi dellUnione Europea”, sempre in formato virtuale, nellattuale contesto sanitario. La giornata sarà preceduta da una vera maratona di poesia partita il 14 marzo sulla pagina Facebook @EunicRoma con anticipazioni e contributi video degli autori.



    Infine, il 21 marzo, sulla stessa rete sociale dellEUNIC Roma, sul suo canale YouTube e contemporaneamente sui social delle rappresentanze aderenti, si alterneranno i 14 poeti protagonisti di altrettanti Paesi europei, che leggeranno in lingua originale, con sottotitoli in italiano, il loro omaggio a Dante: 14 poeti e 12 lingue per unEuropa della Poesia.



    Levento sarà presentato dal giornalista e docente Marco Dotti, mentre il video dedicato a Dante sarà introdotto da Maria Ida Gaeta, segretario generale del Comitato nazionale per la celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, che patrocina questanno liniziativa accanto alla Commissione Nazionale Italia per lUNESCO e alla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.



    La Romania sarà rappresentata dal poeta, saggista e narratore Octavian Soviany, che finora non è stato tradotto in Italia. Le poesie selezionate per la Giornata Mondiale della Poesia 2021 sono state tradotte dal prof. Dan Octavian Cepraga, ha detto ancora la vicedirettrice dellAccademia di Romania in Roma, Oana Boşca-Mălin, rivolgendo al pubblico un caloroso invito a seguire i due eventi speciali proposti in questo fine settimana.




  • Festa del Mărțișor, comunità di parole e sentimenti all’Accademia di Romania

    Festa del Mărțișor, comunità di parole e sentimenti all’Accademia di Romania

    Una raccolta di parole scelte da 30 personalità culturali romene per “raccontare” attraverso cartoline digitali il significato della festa tradizionale del Mărțișor, celebrata il 1 marzo. Un progetto dedicato dallAccademia di Romania in Roma ad una delle più amate usanze nel nostro Paese, ma anche nello spazio balcanico, simbolo di rinascita, purezza e amore.



    Dal 2017, le pratiche culturali associati allamuleto portafortuna legato dal filo intrecciato bianco-rosso, sono state incluse nel Patrimonio immateriale dellUNESCO, grazie agli iter avviati da più Paesi, la Romania compresa. Secondo la tradizione, la persona che porta addosso il “Mărțișor” – al polso, intorno al collo e sul risvolto del cappotto, è protetta dai pericoli e resta sana e salva per tutto lanno.



    Ma nellattuale contesto, è abbastanza difficile regalarlo. Proprio perciò, levento online “Parole scelte e offerte in dono da personalità della cultura romena”, che sarà presentato dallAccademia di Romania dal 1 all8 marzo, vuole portare gioia, spirito allegro e voglia di giocare nel mondo digitale, spiega a Radio Romania Internazionale la responsabile del progetto, Dalia Poleac, addetta per i programmi di promozione culturale presso la prestigiosa istituzione.



    Quindi, parole giuste, forti, oneste e incoraggianti da amici, dedicate al Mărțișor per ricreare latmosfera calda e accogliente della festa in un mondo digitale ed esprimere il senso di comunità, spiega ancora la nostra ospite. I protagonisti dellevento, che operano in vari settori della cultura – arte, musica, cinema, teatro e letteratura – hanno accolto con entusiasmo il caloroso invito rivolto dallAccademia di Romania di offrire in regalo non un oggetto tradizionale, ma una parola-simbolo, per riassumere il significato del Mărțișor.



    “E stato meraviglioso vedere come abbiano contribuito a creare questo linguaggio comune, che sarà rivelato al pubblico attraverso una raccolta di cartoline digitali. La nostra collezione di parole rappresenta una comunità di pensieri e sentimenti, un dono immateriale per il pubblico, attraverso una sola parola scelta”, ha detto ancora Dalia Poleac, svelando in una frase alcune tra le scelte presentate dagli invitati: “La primavera è la stagione dellamore, della rinascita della natura e del rinnovamento delle promesse nelle nostre anime”.



    Ecco anche gli autori del “dizionario” dedicato al Mărțișor dallAccademia di Romania in Roma: il direttore dorchestra Gabriel Bebeșelea, lattore Marius Bizău, la poetessa Ana Blandiana, lartista visiva Doina Botez, il violoncellista Ștefan Cazacu, il coreografo Gigi Căciuleanu, lo scrittore Mircea Cărtărescu, la pianista Dana Ciocârlie, la scrittrice e regista Chris Simion-Mercurian, la designer Andra Clițan, la poetessa Denisa Comănescu, la Comunità “La Blouse Roumaine”, lartista visiva Suzana Dan, il mezzosoprano Ruxandra Donose, il pittore Constantin Flondor, lartista visiva Diana Brohnstedt Gavrilaș, la stilista Iulia Gorneanu, la pianista di jazz Ramona Horvath, il tenore Teodor Ilincăi, il flautista Matei Ioachimescu, lattrice Maia Morgenstern, la poetessa Marta Petreu, lartista visivo Alexandru Rădvan, la scrittrice Doina Ruști, il poeta, narratore e critico letterario Octavian Soviany, lattore Corneliu Ulici, il soprano Rodica Vica, il poeta e drammaturgo Matei Vișniec, lartista visivo Bogdan Vlăduță e gli artisti Marin e Victoria Zidaru.



    Il diario virtuale dellAccademia di Romania #cuvântdemărțișor verrà pubblicato sulla sua pagina Facebook e sul sito dellIstituto Culturale Romeno. Levento in programma dal 1 all8 marzo sulle pagine Facebook e Instagram dellAccademia di Romania in Roma, sarà accompagnato dallhashtag #cuvântdemărțișor.



  • Giornata Cultura: Versi italiani, sensibilità romena all’Accademia di Romania in Roma

    Giornata Cultura: Versi italiani, sensibilità romena all’Accademia di Romania in Roma

    Versi italiani, sensibilità romena: è la scelta dell’Accademia di Romania in Roma per la Giornata della Cultura Nazionale, che apre anche il palinsesto di eventi che verranno promossi nel 2021 dalla prestigiosa istituzione nella capitale italiana. Indetta per legge nel 2010, la festa viene celebrata in Romania ogni anno il 15 gennaio, la data di nascita del poeta, drammaturgo, narratore e pubblicista Mihai Eminescu (1850-1889).



    Un evento virtuale dedicato alla poesia, che invita il pubblico nello stesso giorno, dalle ore 18:00, a collegarsi con la pagina Facebook dell’Accademia di Romania in Roma, accanto ad una rosa di poetesse romene che vivono in Italia e scrivono anche nella lingua di adozione, come ha spiegato a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice responsabile per i programmi di promozione culturale dell’Accademia di Romania, prof.ssa associata dr. Oana Boşca-Mălin.



    Le protagoniste della serata di poesia coordinata dal giornalista e scrittore Valeriu Barbu, sono Laura Barbu, Mariana Cornea, Tatiana Ciobanu, Alexandra Firiță, Lăcrămioara Maricica Niță, Iuliana Olariu, Lucia Ileana Pop, Lidia Popa, Alina Monica Țurlea, Rodica Vinău, Marioara Vișan. Le esponenti della comunità romena di Roma e Lazio, Lombardia o Piemonte sono solo alcune dei/delle nostri connazionali che scrivono letteratura in italiano e che pubblicano nella Penisola presso editrici come Rediviva di Milano o nel Paese di origine, aggiunge la vicedirettrice dell’Accademia di Romania.



    Si tratta di un tipo di poesia che prende ispirazione dall’esperienza di emigrazione e immigrazione, che parla di identità e diversità culturale, della nostalgia per la terra natia o degli orfani bianchi. Sono voci poetiche riconosciute e presenti lungo il tempo in vari cenacoli e incontri lettarari, quindi ci sembrava giusto dare spazio a questo fenomeno culturale, dice ancora la prof.ssa Oana Boşca-Mălin. Il pubblico potrà scoprire perchè le protagoniste della Giornata della Cultura Romena all’Accademia di Romania hanno scelto di scrivere nella lingua di adozione: un gesto di legittimazione, di farsi riconoscere, un gioco, un esercizio linguistico o la manifestazione di una doppia appartenenza culturale. I punti di comunanza tra queste voci sono in tanti, ha concluso la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, invitando il pubblico a (ri)scoprire la loro lirica. L’evento è appoggiato dall’Istituto Culturale Romeno di Bucarest e patrocinato dall’Ambasciata di Romania in Italia.



  • Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie, in mostra all’Accademia di Romania in Roma

    Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie, in mostra all’Accademia di Romania in Roma

    Una piazza di città europea espone un riassunto storico, architettonico, culturale e sociale. Lo dice a Radio Romania Internazionale l’antropologo Cătălin D. Constantin, professore associato presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bucarest, che delle sue passioni di scattare foto, scrivere e viaggiare fa un vero mestiere di vivere. Così nasce anche la sua mostra Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie – Un progetto di antropologia visiva, che verrà inagurata il 5 novembre alla Galleria d’Arte dell’Accademia di Romania in Roma (Viale delle Belle Arti 110), nel rispetto delle norme sanitarie vigenti. La particolarità del progetto risiede nel fatto che le foto riunite in mostra – una prima da questo punto di vista – sono state scattate con il drone durante i viaggi dell’autore in vari Paesi europei. Un progetto visivo che accompagna il suo recente volume Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie. D’altronde, Cătălin D. Constantin ha curato numerosi volumi di fotografia dedicati al patrimonio culturale romeno, svolgendo anche un’intensa attività editoriale.



    Il progetto dedicato alle Piazze d’Europa prende lo spunto dal dottorato di ricerca in architettura conseguito da Cătălin D. Constantin nel 2014 presso l’Università di Architettura e Urbanesimo Ion Mincu di Bucarest, sotto la guida del prof.arch. Sorin Vasilescu. Nel 2011, aveva portato a termine il primo dottorato di ricerca presso la Facoltà di Lettere, con un argomento poco studiato al momento: la vita quotidiana della media borghesia nelle città romene all’inizio del Novecento, ricostituita partendo dai diari inediti dell’epoca, che il nostro ospite ha collezionato lungo il tempo, come spiega lui stesso a Radio Romania Internazionale, raccontando come è arrivato a scattare foto con il drone.



    La città e il suo vivere sono il mio argomento prediletto di ricerca e interesse. Quando ho conseguito il dottorato in architettura, era appena diventato possibile acquistare dei droni. E allora ho subito pensato di comprarmene uno, poichè mi ero proposto di trasporre nella rappresentazione visiva la documentazione accumulata per il dottorato, tramite una mostra rivolta agli specialisti di vari campi e, alla fine, al grande pubblico. E ho fatto bene affrettarmi ad avviare il progetto. In quegli anni, non troppo remoti, in realtà, fotografare con i droni era un’attività che stava appena iniziando. Quindi, siccome non si trattava ancora di una moda o un fenomeno, non esistevano delle limitazioni legali talmente rigorose come oggi. Di recente, un amico mi diceva che un simile progetto non sarebbe più fattibile da solo nei nostri giorni. Per poter fotografare col drone servono numerose autorizzazioni, e le normative e i tempi di attesa per ottenerle variano da un Paese all’altro. Di conseguenza, una mostra che avvolga un ventaglio così ampio di piazze è oggi un’impresa di squadra. Il progetto è nato da un’osservazione semplicissima, che comporta conseguenze rilevanti sia per la rappresentazione visiva che per la comprensione della piazza urbana come fenomeno storico e culturale. Una piazza non è interamente visibile dalla piazza stessa. Naturalmente, fanno eccezione quelle città storiche, dove la torre di una cattedrale permette una veduta panoramica, da un’altezza non eccessiva. La forma della piazza è particolarmente rilevante. A questo punto, io faccio sempre l’esempio della piazza della città spagnola di Salamanca, tra le più belle del continente. Una semplice passeggiata te la fa vedere quadrata. Ma dall’alto si avverte chiaramente la forma piuttosto trapezoidale. Ciò è dovuto al fatto che l’architetto della piazza ha sfruttato al massimo lo spazio ristretto, puntando sull’illusione ottica, cosicchè, grazie alla forma di trapezio, si delinea più grande delle sue dimensioni reali. Ma pochi abitanti di Salamanca conoscono questo dettaglio, spiega Cătălin D. Constantin.



    Tecnicamente, fotografare col drone si chiama veduta a volo d’uccello, prospettiva à vol d’oiseau in francese, bird’s eye view in inglese, aggiunge il nostro ospite. La foto scattata col drone è uno di quei casi rari e felici in cui il linguaggio tecnico e quello figurato si sovrappongono. L’idea della rappresentazione in sé è certamente vecchia e venne adoperata da incisori e disegnatori già molto prima dell’invenzione della fotografia. Sin dal XV secolo venivano elaborati in Europa piani urbanistici con la cosiddetta proiezione isometrica. Ovviamente, l’immaginazione dell’incisore corretta da vari calcoli svolgeva a volte un ruolo essenziale. Lo sguardo dall’alto è spettacolare quasi senza eccezione. Se le prime foto aeree vennero realizzate sin dall’Ottocento – Parigi fu fotografata dalla mongolfiera nel 1858, però le immagini non si sono conservate, e le foto scattate dall’aereo e dall’elicottero si moltiplicarono notevolmente lungo il XX secolo. Come tecnica accessibile al grande pubblico, la foto fatta con il drone resta una tecnica di data ancora recente. A differenza delle foto aeree scattate in precedenza dall’elicottero, quelle fatte con il drone offrono una prospettivva molto vicina. A volte dista pochi centimetri dalla croce di una cattedrale di una piazza, il che significa un notevole cambiamento della prospettiva. Si è parlato in tal senso di una rivoluzione in campo fotografico, in quanto la foto scattata con il drone significa proprio questo, cambiare prospettiva. La prospettiva aerea ha, però, anche il vantaggio essenziale di farti capire quello che, tramite una semplice passeggiata in piazza, puoi solamente intuire: una struttura di profondità. Da qui l’intento della mia mostra e del mio libro sullo stesso tema, Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie, di cambiare – questa volta in senso figurato – la prospettiva sulle piazze. Da questo punto di vista, il drone è un eccellente strumento di lavoro per l’analisi antropologica. La mostra iniziale ha incluso immagini di 50 piazze di città europee. Dopo il suo vernissage, ho saputo che si trattava della prima mostra in assoluto a proporre una veduta dall’alto sulle piazze di parecchi Paesi europei, con l’intento di costruire un filo rosso tra città diverse. Negli ultimi anni, la mostra si è allargata e oggi conta immagini di oltre un centinaio di città in più di una ventina di paesi europei. Questa mostra ha viaggiato parecchio. L’Italia è il decimo Paese ad ospitarla e sono particolarmente lieto che sarà presentata fino a dicembre a Roma, su proposta dell’Accademia di Romania. Sono molto felice, perchè l’Italia è per eccellenza il Paese delle piazze. Quest’anno, nonostante le restrizioni, la mostra ha aperto a Dublino la Settimana del patrimonio in Irlanda, in collaborazione con l’Archivio architettonico irlandese, una prestigiosa fondazione del Paese, con il sostegno dell’Ambasciata d’Irlanda a Bucarest. L’intero progetto è stato ed è possibile grazie al co-finanziamento dell’AFCN – l’Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale e, negli anni scorsi, a quello offerto dall’Ordine degli Architetti di Romania. Ad entrambi vanno i miei vivissimi ringraziamenti, aggiunge Cătălin D. Constantin, al quale Radio Romania Internazionale ha chiesto di spiegare quali elementi definiscono la piazza come fenomeno storico e culturale e come si riflettono nella mostra che verrà inaugurata all’Accademia di Romania in Roma.



    Le piazze sono dei microcosmi di vita urbana. Come spazio, sono tre gli elementi che definiscono una piazza. In primo luogo, gli edifici che delimitano il suo perimetro e le pavimentazioni, che raramente guardiamo attentamente. Ad esempio, il Portogallo vanta pavimentazioni spettacolari, autentici capolavori. Il terzo elemento è la volta del cielo. A seconda del posizionamento degli edifici, delle dimensioni dello spazio libero, del rapporto altezza-ampiezza, la volta del cielo può sembrare più vicina o più lontana. Il pezzo di cielo visibile da una piazza conta tanto nel modo in cui si profila quel posto. Per le città europee, la piazza è senz’altro il luogo più importante. E’ lì che conducono le principali arterie, è lì che si trovano i più significativi edifici e statue. Una piazza di città europea è un riassunto storico, architettonico, culturale, sociale. Sotto questo profilo, la piazza è uno spazio privilegiato, un palinsesto che racconta – se sai come leggerlo – la storia e la vita di un determinato insediamento in epoche diverse. La storia delle piazze europee si collega tramite un filo storico continuo all’Antichità greca, con la platea e poi l’agora. La piazza urbana è specifica all’Europa. Una continuità talmente lunga non è presente nelle altre culture, sebbene anche lì ci siano delle piazze, alcune persino più grandi di quelle europee. Ma è stata l’Europa ad aver inventato la piazza, sviluppandola come forma urbana e architettonica, per esportarla nell’intero mondo prevalentemente nell’età coloniale. Però, gli edifici non bastano per una piazza. Le città sono un misto di gente e palazzi, e la relazione tra queste due componenti non è talmente chiara come può sembrare a prima vista. Certamente, è la gente che costruisce gli edifici, e il modo in cui si presenta una comunità, in cui racconta la sua storia, la sua religione, le credenze di qualsiasi tipo, le necessità concrete della vita quotidiana, ebbene questo modo non è neanche oggi molto chiaro, poichè innumerevoli sfumature di questo processo complicato ci sfuggono, e probabilmente non si lascieranno mai descritte completamente. Una piazza rappresenta la sua architettura. E più ancora. L’intero passato, concatenato in un sistema visibile/ invisibile, in relazione con l’immaginario simbolico della comunità, fa sentire la sua presenza in piazza, conclude l’antropologo Cătălin D. Constantin.



    In apertura della mostra che raggruppa una selezione di 60 fotografie, l’autore dialogherà con Carmen Dobrotă, assistente del progetto, e con l’architetto Tancredi Carunchio, già professore all’Università La Sapienza di Roma, in una trasmissione in streaming, ha spiegato a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, prof.ssa Oana Boşca-Mălin, ringraziando Cătălin D. Constantin non soltanto per la bravura tecnica, ma soprattutto per l’idea del progetto e per il concetto.



    La mostra rappresenta sia un evento artistico che una proposta di riflessione su temi come identità, comunità, vitalità, tradizione, quindi una proposta culturale intedisciplinare rivolta ad architetti, sociologi, antropologi, ma anche alla gente comune che gira per le piazze, vivendo la loro atmosfera, aggiunge la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, invitando il pubblico a scoprire o riscoprire piazze di Slovenia, Portogallo, Olanda, Croazia, Spagna, Turchia e naturlamente piazze di città italiane che potremo vedere dall’alto e abbracciare, mettendole insieme in un discorso di comprensione e identità locale ed europea. Il catalogo in italiano sarà pubblicato con il sostegno dell’Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale (AFCN Romania), precisa ancora l’Accademia di Romania in Roma, indicando che tutti i dettagli sul progetto sono disponibili sul sito pietedineuropa.eu.



  • Roots Fest 2020, appuntamento virtuale con il Festival Internazionale di Musica Corale

    Roots Fest 2020, appuntamento virtuale con il Festival Internazionale di Musica Corale

    Nuovo appuntamento con Roots Fest e la realtà corale romena e italiana, grazie all’impresa nata nel 2017 su iniziativa dall’Associazione culturale ARPRO di Roma. A causa della crisi sanitaria, nel rispetto di tutte le regole vigenti, il Festival Internazionale di Musica Corale, in programma dal 29 al 30 ottobre, si svolgerà quest’anno esclusivamente online, dalle ore 15:00 alle ore 18:30, sulle pagine Facebook dell’Associazione culturale ARPRO e dell’Accademia di Romania in Roma. La quarta edizione di Roots Fest è organizzata dall’Associazione culturale ARPRO, in partenariato con l’Accademia di Romania in Roma e l’Istituto Culturale Romeno di Bucarest, con il patrocinio dell’Ambasciata di Romania in Italia e dell’Associazione Nazionale Corale di Romania (ANCR).



    L’arte corale si annovera tra i settori più colpiti dalla pandemia, perciò gli organizzatori cercano di mantenere viva questa attività e riportare tra gli artisti e i gruppi vocali la gioia dell’unione tramite la musica, spiegano gli organizzatori. In segno di solidarietà a coloro che della musica ne fanno passione e lavoro, e per creare un legame stretto tra la realtà corale romena e italiana, è il nostro desiderio continuare a ispirare i musicisti, ha detto a Radio Romania Internazionale la presidente dell’Associazione culturale ARPRO, Simona Vasile.



    Il Roots Fest 2020 porta insieme il Gruppo corale femminile Arpeggio diretto da Simona Vasile (Roma), il Coro da camera Preludiu diretto da Voicu Enăchescu (Bucarest), il Coro Voci Transilvane diretto da Adrian Corojan (Cluj), il Coro Gaudium Poloniae diretto da Suor Martina (Roma), il Coro San Romano il Melode diretto da P. Popa Gavrilă (Roma), il Coro Schola Cantorum diretto da Giovanni Gava (Roma), il Coro Divina Armonie diretto da Cristian Marius Firca (Bucarest) e il Coro Maschile Cantus Domini diretto dall’arcidiacono prof. Răzvan Constantin Ștefan (Bucarest), indicano gli organizzatori.



    Programma Roots Fest 2020




  • Yvonne Hasan in mostra all’Accademia di Romania in Roma

    Yvonne Hasan in mostra all’Accademia di Romania in Roma

    Dal 1 ottobre, lAccademia di Romania in Roma, come rappresentanza dellIstituto Culturale Romeno, apre i battenti ad unallettante e insolita mostra darte contemporanea, che svelerà al pubblico la forte personalità dellartista Yvonne Hasan (1925-2016). Per la prima volta fuori dai confini del Paese, verrà presentata una selezione dei lavori riuniti nel 2019 nella prima Retrospettiva in assoluto a lei dedicata e ospitata dal Museo Nazionale dArte Contemporanea di Romania, che ha riscosso un grande successo. La mostra, curata dallo storico e critico darte Adrian Buga, si svolge in partenariato con lAmbasciata di Romania in Italia, con il sostegno della Galleria Sector 1 Bucarest, e con il patrocinio dellAssessorato alla Crescita Culturale Roma.



    “Lartista interessata ad una visione “sinottica” che propone allo spettatore di vedere linsieme delle cose incollando sui dipinti pezzi di legno, fogli di imballaggio del sapone, buste di corrispondenza usate, materiali tessili consumati dal tempo; la disegnatrice e acquerellista di forme cromatiche geometriche; la produttrice di arazzi in cui la tradizione incontra le forme espressioniste; il teorico dellarte, che ha insegnato allIstituto di Belle Arti dal 1956 al 1982; lautrice di un libro straordinario su “Paul Klee e larte moderna”. Tutte queste dimensioni si uniscono per creare il profilo di unartista poderosa che richiede unattenzione particolare della critica e del pubblico; e, se ci dovessimo limitare ad una sola di queste sue attività, la sua personalità e il suo intero profilo culturale verrebbero a torto sminuite. E il profilo di Yvonne Hasan, tracciato da Adrian Buga nella presentazione riportata dallAccademia di Romania.



    Le 15 opere di tipo collage che verranno esposte nella Galleria dArte della prestigiosa istituzione culturale sognano, respirano e tentano in un certo qual modo di confessarsi a noi, ha detto a Radio Romania Internazionale Adrian Buga, che ha selezionato queste composizioni realizzate da Yvonne Hasan negli anni 60 e 70. Siccome la vita artistica di Yvonne Hasan non è abbastanza conosciuta, il nostro ospite ha delineato un ritratto della sua personalità così come si è rivelata a lui stesso.



    “Attualmente, Yvonne Hasan è nota perlopiù come ex docente di storia dellarte presso lIstituto di Belle Arti Nicolae Grigorescu di Bucarest. Ma in ugual misura può essere invocata anche la ragazza ebrea arrestata sotto le leggi di Antonescu, lallieva che segue i corsi darte della scuola di Max Hermann Maxy e la giovane artista inviata a fare corvée sui cantieri socialisti della patria, durante il periodo comunista. Era moglie dello scrittore Petre Antonescu e madre del regista Alexandru Solomon. Come pittrice, era interessata ad una visione diversa, inserendosi in una maniera piuttosto introversa nel proprio elemento. Mi riferisco al periodo degli anni 60-70, in cui larte di Yvonne Hasan era piuttosto tenuta per se stessa. Gli oggetti che verranno presentati in mostra allAccademia di Romania in Roma svelano certi sentimenti e io ho voluto personalizzarli. Dal mio punto di vista, gli oggetti sognano, respirano e tentano in un certo qual modo di confessarsi davanti a noi. E abbastanza difficile essere capace di avere questa tendenza di “accaparrare” visualmente linformazione, però gli oggetti in mostra colgono proprio la ragione dellautrice, con una forza estetica particolare. Se si va oltre questo schermo che ogni opera darte presenta a modo suo, allora si può veramente entrare dentro e capire la visione dellartista e la sua immaginazione”, spiega lo storico e critico darte Adrian Buga, definendo Yvonne Hasan come unartista concepita in modo quasi rinascimentale, che si ricollega, in ugual misura, allarte povera. E dalla mostra auspica che il pubblico comprenda sempre meglio il suo pensiero.



    “Ad un certo momento, nel 2009, quando lavevo incontrata per la prima volta per parlare di una futura retrospettiva, mi diceva che, per lei, ogni esposizione replicava una specie di soglia del debutto. Ogni volta che presentava una mostra o un lavoro era dominata da un certo stato danima, che richiedeva sempre ai visitatori lo sguardo diretto e lintendimento. Quindi, in un certo qual modo, anchio tento di sollecitare dal pubblico – sia quello presente nella sala esposizioni sia a quello che guarda i lavori online e vede le immagini sul computer o in tv – di capire e cogliere gli sguardi di unartista abbastanza chiusa in se stessa, che merita di essere scoperta. Dal mio punto di vista, è un vero tesoro sotto tanti profili: filmati, scritti, tutto quanto significa la scuola Maxy, i giri attraverso i cantieri comunisti in Romania e tante altre sorprese. Lartista Yvonne Hasan è concepita in un modo quasi rinascimentale, tocca più piani, anche se posso invocare, in ugual misura, quella sua capacità di ricorrere allarte povera, che viene migliorata una volta arrivata in mostra”, aggiunge Adrian Buga.



    Nellattuale contesto generato dalla pandemia, il curatore parteciperà allinaugurazione a distanza, con un intervento in cui spiegherà “Come larte povera si sta muovendo verso una ragione doro nellopera di Yvonne Hasan”.



    “Innumerevoli pezzi di materiale – cenci, stuoie, calze, pezzi di foulard, persino un abito rattoppato, insomma, tutto quanto teneva in casa Yvonne Hasan è stato raccolto e adoperato per arricchire lopera darte. Tutti questi elementi poveri che chiunque potrebbe subito buttare via, sono stati recuperati e rimodellati visualmente. Da questo punto di vista, potrei collegarla allarte povera italiana. Questi frammenti codificati – borse, guanti, strisce di stoffe o pezzi di mobili – tutto recupera un universo proprio, in cui lautrice crea autentici lavori-confessione. Abbiamo piuttosto a che fare con un amalgama di oggetti personali da scoprire in una chiave visuale nuova. Quindi, un oggetto banale diventa oggetto visivo. Siamo davvero lieti di portare per la prima volta Yvonne Hasan in Italia, dove credo che anche lei sarebbe stata felicissima di esserci!”, ha concluso lo storico e critico darte Adrian Buga il suo collegamento con Radio Romania Internazionale.



    Anche il famoso regista romeno di notorietà internazionale Alexandru Solomon, figlio dellartista, interverrà online allinaugurazione della mostra che rimarrà aperta fino al 18 ottobre, per presentare i materiali filmati dellarchivio familiare, girati insieme con la madre, come precisa lAccademia di Romania in Roma nel comunicato dedicato allevento. Si tratta di filmati tratti dallarchivio personale dellartista, generosamente prestati dalla famiglia, che rivelano la dimensione umana e lintimità della famiglia e al tempo stesso riescono a tracciare con qualche tocco suggestivo la realtà romena dei primi anni 80, spiega lAccademia di Romania.



    Allinaugurazione del 1° ottobre, alle ore 18:00, il numero di visitatori alla Galleria dArte dellAccademia di Romania in Roma (ingresso Viale delle Belle Arti 110) sarà limitato e laccesso avverrà su prenotazione. Le condizioni di visita saranno conformi alle norme igienico-sanitarie imposte dalle autorità locali e verranno comunicate in seguito sulla pagina facebook della manifestazione, indica ancora lAccademia di Romania.