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  • Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie, in mostra all’Accademia di Romania in Roma

    Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie, in mostra all’Accademia di Romania in Roma

    Una piazza di città europea espone un riassunto storico, architettonico, culturale e sociale. Lo dice a Radio Romania Internazionale l’antropologo Cătălin D. Constantin, professore associato presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bucarest, che delle sue passioni di scattare foto, scrivere e viaggiare fa un vero mestiere di vivere. Così nasce anche la sua mostra Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie – Un progetto di antropologia visiva, che verrà inagurata il 5 novembre alla Galleria d’Arte dell’Accademia di Romania in Roma (Viale delle Belle Arti 110), nel rispetto delle norme sanitarie vigenti. La particolarità del progetto risiede nel fatto che le foto riunite in mostra – una prima da questo punto di vista – sono state scattate con il drone durante i viaggi dell’autore in vari Paesi europei. Un progetto visivo che accompagna il suo recente volume Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie. D’altronde, Cătălin D. Constantin ha curato numerosi volumi di fotografia dedicati al patrimonio culturale romeno, svolgendo anche un’intensa attività editoriale.



    Il progetto dedicato alle Piazze d’Europa prende lo spunto dal dottorato di ricerca in architettura conseguito da Cătălin D. Constantin nel 2014 presso l’Università di Architettura e Urbanesimo Ion Mincu di Bucarest, sotto la guida del prof.arch. Sorin Vasilescu. Nel 2011, aveva portato a termine il primo dottorato di ricerca presso la Facoltà di Lettere, con un argomento poco studiato al momento: la vita quotidiana della media borghesia nelle città romene all’inizio del Novecento, ricostituita partendo dai diari inediti dell’epoca, che il nostro ospite ha collezionato lungo il tempo, come spiega lui stesso a Radio Romania Internazionale, raccontando come è arrivato a scattare foto con il drone.



    La città e il suo vivere sono il mio argomento prediletto di ricerca e interesse. Quando ho conseguito il dottorato in architettura, era appena diventato possibile acquistare dei droni. E allora ho subito pensato di comprarmene uno, poichè mi ero proposto di trasporre nella rappresentazione visiva la documentazione accumulata per il dottorato, tramite una mostra rivolta agli specialisti di vari campi e, alla fine, al grande pubblico. E ho fatto bene affrettarmi ad avviare il progetto. In quegli anni, non troppo remoti, in realtà, fotografare con i droni era un’attività che stava appena iniziando. Quindi, siccome non si trattava ancora di una moda o un fenomeno, non esistevano delle limitazioni legali talmente rigorose come oggi. Di recente, un amico mi diceva che un simile progetto non sarebbe più fattibile da solo nei nostri giorni. Per poter fotografare col drone servono numerose autorizzazioni, e le normative e i tempi di attesa per ottenerle variano da un Paese all’altro. Di conseguenza, una mostra che avvolga un ventaglio così ampio di piazze è oggi un’impresa di squadra. Il progetto è nato da un’osservazione semplicissima, che comporta conseguenze rilevanti sia per la rappresentazione visiva che per la comprensione della piazza urbana come fenomeno storico e culturale. Una piazza non è interamente visibile dalla piazza stessa. Naturalmente, fanno eccezione quelle città storiche, dove la torre di una cattedrale permette una veduta panoramica, da un’altezza non eccessiva. La forma della piazza è particolarmente rilevante. A questo punto, io faccio sempre l’esempio della piazza della città spagnola di Salamanca, tra le più belle del continente. Una semplice passeggiata te la fa vedere quadrata. Ma dall’alto si avverte chiaramente la forma piuttosto trapezoidale. Ciò è dovuto al fatto che l’architetto della piazza ha sfruttato al massimo lo spazio ristretto, puntando sull’illusione ottica, cosicchè, grazie alla forma di trapezio, si delinea più grande delle sue dimensioni reali. Ma pochi abitanti di Salamanca conoscono questo dettaglio, spiega Cătălin D. Constantin.



    Tecnicamente, fotografare col drone si chiama veduta a volo d’uccello, prospettiva à vol d’oiseau in francese, bird’s eye view in inglese, aggiunge il nostro ospite. La foto scattata col drone è uno di quei casi rari e felici in cui il linguaggio tecnico e quello figurato si sovrappongono. L’idea della rappresentazione in sé è certamente vecchia e venne adoperata da incisori e disegnatori già molto prima dell’invenzione della fotografia. Sin dal XV secolo venivano elaborati in Europa piani urbanistici con la cosiddetta proiezione isometrica. Ovviamente, l’immaginazione dell’incisore corretta da vari calcoli svolgeva a volte un ruolo essenziale. Lo sguardo dall’alto è spettacolare quasi senza eccezione. Se le prime foto aeree vennero realizzate sin dall’Ottocento – Parigi fu fotografata dalla mongolfiera nel 1858, però le immagini non si sono conservate, e le foto scattate dall’aereo e dall’elicottero si moltiplicarono notevolmente lungo il XX secolo. Come tecnica accessibile al grande pubblico, la foto fatta con il drone resta una tecnica di data ancora recente. A differenza delle foto aeree scattate in precedenza dall’elicottero, quelle fatte con il drone offrono una prospettivva molto vicina. A volte dista pochi centimetri dalla croce di una cattedrale di una piazza, il che significa un notevole cambiamento della prospettiva. Si è parlato in tal senso di una rivoluzione in campo fotografico, in quanto la foto scattata con il drone significa proprio questo, cambiare prospettiva. La prospettiva aerea ha, però, anche il vantaggio essenziale di farti capire quello che, tramite una semplice passeggiata in piazza, puoi solamente intuire: una struttura di profondità. Da qui l’intento della mia mostra e del mio libro sullo stesso tema, Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie, di cambiare – questa volta in senso figurato – la prospettiva sulle piazze. Da questo punto di vista, il drone è un eccellente strumento di lavoro per l’analisi antropologica. La mostra iniziale ha incluso immagini di 50 piazze di città europee. Dopo il suo vernissage, ho saputo che si trattava della prima mostra in assoluto a proporre una veduta dall’alto sulle piazze di parecchi Paesi europei, con l’intento di costruire un filo rosso tra città diverse. Negli ultimi anni, la mostra si è allargata e oggi conta immagini di oltre un centinaio di città in più di una ventina di paesi europei. Questa mostra ha viaggiato parecchio. L’Italia è il decimo Paese ad ospitarla e sono particolarmente lieto che sarà presentata fino a dicembre a Roma, su proposta dell’Accademia di Romania. Sono molto felice, perchè l’Italia è per eccellenza il Paese delle piazze. Quest’anno, nonostante le restrizioni, la mostra ha aperto a Dublino la Settimana del patrimonio in Irlanda, in collaborazione con l’Archivio architettonico irlandese, una prestigiosa fondazione del Paese, con il sostegno dell’Ambasciata d’Irlanda a Bucarest. L’intero progetto è stato ed è possibile grazie al co-finanziamento dell’AFCN – l’Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale e, negli anni scorsi, a quello offerto dall’Ordine degli Architetti di Romania. Ad entrambi vanno i miei vivissimi ringraziamenti, aggiunge Cătălin D. Constantin, al quale Radio Romania Internazionale ha chiesto di spiegare quali elementi definiscono la piazza come fenomeno storico e culturale e come si riflettono nella mostra che verrà inaugurata all’Accademia di Romania in Roma.



    Le piazze sono dei microcosmi di vita urbana. Come spazio, sono tre gli elementi che definiscono una piazza. In primo luogo, gli edifici che delimitano il suo perimetro e le pavimentazioni, che raramente guardiamo attentamente. Ad esempio, il Portogallo vanta pavimentazioni spettacolari, autentici capolavori. Il terzo elemento è la volta del cielo. A seconda del posizionamento degli edifici, delle dimensioni dello spazio libero, del rapporto altezza-ampiezza, la volta del cielo può sembrare più vicina o più lontana. Il pezzo di cielo visibile da una piazza conta tanto nel modo in cui si profila quel posto. Per le città europee, la piazza è senz’altro il luogo più importante. E’ lì che conducono le principali arterie, è lì che si trovano i più significativi edifici e statue. Una piazza di città europea è un riassunto storico, architettonico, culturale, sociale. Sotto questo profilo, la piazza è uno spazio privilegiato, un palinsesto che racconta – se sai come leggerlo – la storia e la vita di un determinato insediamento in epoche diverse. La storia delle piazze europee si collega tramite un filo storico continuo all’Antichità greca, con la platea e poi l’agora. La piazza urbana è specifica all’Europa. Una continuità talmente lunga non è presente nelle altre culture, sebbene anche lì ci siano delle piazze, alcune persino più grandi di quelle europee. Ma è stata l’Europa ad aver inventato la piazza, sviluppandola come forma urbana e architettonica, per esportarla nell’intero mondo prevalentemente nell’età coloniale. Però, gli edifici non bastano per una piazza. Le città sono un misto di gente e palazzi, e la relazione tra queste due componenti non è talmente chiara come può sembrare a prima vista. Certamente, è la gente che costruisce gli edifici, e il modo in cui si presenta una comunità, in cui racconta la sua storia, la sua religione, le credenze di qualsiasi tipo, le necessità concrete della vita quotidiana, ebbene questo modo non è neanche oggi molto chiaro, poichè innumerevoli sfumature di questo processo complicato ci sfuggono, e probabilmente non si lascieranno mai descritte completamente. Una piazza rappresenta la sua architettura. E più ancora. L’intero passato, concatenato in un sistema visibile/ invisibile, in relazione con l’immaginario simbolico della comunità, fa sentire la sua presenza in piazza, conclude l’antropologo Cătălin D. Constantin.



    In apertura della mostra che raggruppa una selezione di 60 fotografie, l’autore dialogherà con Carmen Dobrotă, assistente del progetto, e con l’architetto Tancredi Carunchio, già professore all’Università La Sapienza di Roma, in una trasmissione in streaming, ha spiegato a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, prof.ssa Oana Boşca-Mălin, ringraziando Cătălin D. Constantin non soltanto per la bravura tecnica, ma soprattutto per l’idea del progetto e per il concetto.



    La mostra rappresenta sia un evento artistico che una proposta di riflessione su temi come identità, comunità, vitalità, tradizione, quindi una proposta culturale intedisciplinare rivolta ad architetti, sociologi, antropologi, ma anche alla gente comune che gira per le piazze, vivendo la loro atmosfera, aggiunge la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, invitando il pubblico a scoprire o riscoprire piazze di Slovenia, Portogallo, Olanda, Croazia, Spagna, Turchia e naturlamente piazze di città italiane che potremo vedere dall’alto e abbracciare, mettendole insieme in un discorso di comprensione e identità locale ed europea. Il catalogo in italiano sarà pubblicato con il sostegno dell’Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale (AFCN Romania), precisa ancora l’Accademia di Romania in Roma, indicando che tutti i dettagli sul progetto sono disponibili sul sito pietedineuropa.eu.



  • Metaforico Viaggio dell’artista Daniela Nenciulescu, in mostra a Lugano

    Metaforico Viaggio dell’artista Daniela Nenciulescu, in mostra a Lugano

    “Nuove rotte. Il viaggio nel libro dartista” è il titolo della mostra curata da Marco Carminati e Luca Saltini, che verrà inaugurata il 27 ottobre, alle ore 18.00, presso la Sala Tami della Biblioteca Cantonale di Lugano. Un viaggio nella storia dellarte e della letteratura, che affascina sempre per la capacità di altre dimensioni, ha spiegato a Radio Romania Internazionale lartista romena Daniela Nenciulescu, che sarà presente alla mostra con “Metaforico Viaggio” su una poesia di Paola Pennecchi.



    Nata a Bucarest nel 1952, Daniela Nenciulescu vive e lavora in Italia dal 1969. A partire dal 1971, inizia ad esporre in spazi pubblici e privati in Italia e allestero. Lungo la sua carriera, le sono stati conferiti numerosi premi e riconoscimenti importanti. Nel suo intervento a Radio Romania Internazionale, lartista consiglia le visite alla mostra su prenotazione, nellattuale contesto di crisi sanitaria.




  • Fellini: Lights on alla Galateca di Bucarest su invito dell’Istituto Italiano di Cultura

    Fellini: Lights on alla Galateca di Bucarest su invito dell’Istituto Italiano di Cultura

    Lights on! alla Galleria Galateca di Bucarest: è la mostra fotografica con la quale l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest rende omaggio alla personalità di Federico Fellini nel centenario della nascita. La selezione di foto inedite della collezione Maraldi, scattate dal fotografo Paul Roland sul set del capolavoro felliniano 8 ½, sarà esposta il 2 ottobre, dalle ore 19.00, alla Galleria Galateca di Bucarest, partner dell’Istituto Italiano di Cultura nell’organizzazione della mostra, insieme al Transilvania International Film Festival (TIFF).



    L’evento segna una delle tre serate organizzate da Galateca per la Notte Bianca delle Gallerie. La mostra Lights on! è stata presentata ai primi di agosto anche al Museo d’Arte di Cluj, in occasione del TIFF 2020, che ha reso omaggio alla personalità del maestro anche con una rassegna dei capolavori della sua filmografia.



    Le iniziative sono state possibili grazie alla collaborazione di Antonio Maraldi, direttore del Centro Cinema Città di Cesena, e della Regione Emilia-Romagna, ha spiegato a Radio Romania Internazionale la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, Maria Luisa Scolari.



    L’inaugurazione della mostra Lights on! alla Galleria Galateca di Bucarest sarà seguita dalla proiezione del documentario Fellini fine mai (2019) di Eugenio Cappuccio, presentato alla 76/a Mostra del Cinema di Venezia. Questo film, che ricostruisce il percoso biografico del regista, è prodotto da RAI Cinema e RAI Teche, quindi è ricchissimo di materiale sul grande maestro. Ci svela il suo mondo segreto e ricostruisce l’unicità della sua figura umana e artistica, aggiunge Maria Luisa Scolari.



    Nel corso della serata, sarà proiettato anche il cortometraggio di animazione Il lungo Viaggio Fellini (2006), prodotto dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Fondazione Federico Fellini, ha detto ancora la direttrice dell’IIC Bucarest.





  • In between repetition and variation di Lucia Ghegu, in mostra all’Accademia di Romania in Roma

    In between repetition and variation di Lucia Ghegu, in mostra all’Accademia di Romania in Roma

    La migrazione come parte intrinseca della dinamica e della ritmicità naturale, quindi anche della storia del genere umano: così presenta la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, prof.ssa Oana Boşca-Mălin, il filo conduttore della mostra d’arte contemporanea In between repetition and variation di Lucia Ghegu, che verrà inaugurata il 16 settembre, alle ore 18.00, alla Galleria d’Arte della prestigiosa istituzione culturale (Viale delle Belle Arti 110).



    La mostra, organizzata dall’Accademia di Romania con l’appoggio dell’Istituto Culturale Romeno di Bucarest, parla di una realtà attuale in Italia, Romania e non solo: la migrazione repetitiva nelle varie tappe della storia umana. Varia solo il fatto che i soggetti della migrazione siamo noi, quelli della contemporaneità, spiega la prof.ssa Oana Boşca-Mălin, anticipando l’inaugurazione in un collegamento con Radio Romania Internazionale.



    Lucia Ghegu si interessa in particolare all’individuo e al come manifesta la propria presenza, prendendo contatto con lo spazio e appropriandosi questo spazio, aggiunge la vicedirettrice dell’Accademia di Romania, ricordando che l’artista, pur avendo studiato ingegneria, arti e design industriale, trova nel disegno la sua manifestazione prediletta.



    Borsista Vasile Pârvan per l’anno in corso presso l’Accademia di Romania, Lucia Ghegu vanta mostre collettive e personali in Italia, come i recenti Spazi Aperti presso la stessa Accademia di Romania, ma anche in Romania e Spagna. In between repetition and variation, in cui l’artista ricorda attraverso le immagini anche l’isolamento imposto dalla pandemia, rimarrà aperta fino al 28 settembre.



    All’inaugurazione del 16 settembre, il numero dei visitatori sarà limitato e l’accesso avverrà su prenotazione (info@accadromania.it / telefono 06 320 15 94). Tutti i dettagli sono disponibili sulla pagina Facebook dell’Accademia di Romania.





  • “Io sono!” riapre le porte al pubblico all’Accademia di Romania in Roma

    “Io sono!” riapre le porte al pubblico all’Accademia di Romania in Roma

    “Io sono!” in pezzi di storie dei migranti e rifugiati che vivono in Italia, “raccontati” in 13 dipinti e video documentari dallartista romena Alexandra Oancea. E con questa mostra darte contemporanea che lAccademia di Romania in Roma si annovera tra i primi istituti culturali stranieri della Capitale italiana che riaprono al pubblico le porte chiuse a causa della pandemia per parecchi mesi, lungo i quali le attività sono state trasferite online. Linaugurazione si terrà il 3 settembre, alle ore 18:00, alla Galleria dArte della prestigiosa istituzione culturale (Viale delle Belle Arti, 110), alla presenza di un numero limitato di visitatori, il cui accesso avverrà su prenotazione.



    Lesclamazione “Io sono!” è unespressione che fa pensare anche alla relazione tra luomo e Dio, ritrovandosi anche nella Bibbia. Ma è anche un tipo di grido dei migranti, che vogliono essere presi in considerazione, ha spiegato lartista Alexandra Oancea a Radio Romania Internazionale. Dopo la laurea in scenografia conseguita nel 2006 presso lUniversità Nazionale di Arte Teatrale e Cinema di Bucarest, Alexandra Oancea, attualmente borsista “Vasile Pârvan” presso lAccademia di Romania in Roma, ha arricchito la sua cariera di parecchie mostre di pittura e fotografia in Romania e allestero (Italia, Germania, Spagna, Danimarca, Stati Uniti, Singapore).



    Da scenografa, Alexandra Oancea cerca sempre di identificare anche gli elementi che stanno intorno ai quadri e che definiscono la multiculturalità. Si tratta di elementi che appartengono alle tradizioni delle varie culture, in grado di assumere un valore universale e simbolico, ha detto ancora lartista, che definisce come “ritratti dei sentimenti” le opere che ne derivano.



    Levento che vede come protagonista Alexandra Oancea sarà seguito il 16 settembre dallinaugurazione di unaltra mostra darte contemporeanea – “In between repetition and variation” – questa volta della sua collega Lucia Ghegu, sempre allAccademia di Romania. Entrambe le mostre vanno allinsegna della giovinezza: una giovinezza nello spirito, e non come esperienza, perchè le due giovani artiste vantano già un ricco percorso professionale, ha spiegato, a sua volta, a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice responsabile per i programmi di promozione culturale dellAccademia di Romania in Roma, prof.ssa associata dr. Oana Boşca-Mălin. Il denominatore comune dei due progetti è la migrazione, con i concetti di identità, appartenenza o esperienza, ha detto ancora la vicedirettrice.



    Nello stesso collegamento con Radio Romania Internazionale, la prof.ssa Oana Boşca-Mălin ha fatto riferimento anche alla Giornata della Lingua Romena, celebrata il 31 agosto nel Paese e nelle comunità dei connazionali allestero. LAccademia di Romania ha invitato il pubblico a seguire online la lezione di chiusura del corso di lingua e letteratura romena nellanno accademico 2019/2020, tenuto dalla professoressa Nicoleta Neșu. I corsisti del livello intermedio hanno tradotto il testo “Ora de iarnă” di Adriana Bittel, incluso nel volume “Cum să fii fericit în România” (“Come essere felice in Romania), coordinato da Oana Bîrnă e pubblicato dallEditrice Humanitas nel 2017.



  • Galleria come opera d’arte – Painting as Performance, in mostra a Venezia

    Galleria come opera d’arte – Painting as Performance, in mostra a Venezia

    Galleria come opera d’arte – Painting as Performance: è la mostra dell’artista Anca Mureșan aperta fino al 5 settembre presso la Galleria d’arte dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. Un appuntamento culturale che si inserisce nella strategia della prestigiosa istituzione di promuovere gli artisti romeni sensibili al fascino delle tendenze innovative connesse all’uso dei mezzi più moderni di comunicazione utili alla trasmissione efficace del messaggio artistico, come precisa l’IRCRU nel comunicato dedicato al progetto.



    Un ampio ventaglio di modi espressivi, che vanno dai suggerimenti neoimpressionisti fino alla vivacità degli interventi neodadaisti di Rauschemberg, oppure fine alle semplificazioni manieriste di Pistoletto: così definisce il direttore dell’IRCRU Venezia, Grigore Arbore Popescu, in un intervento a Radio Romania Internazionale, lo stile dell’artista connazionale che lavora tra Bucarest e Düsseldorf, dove ha anche seguito corsi specializzati dopo la laurea in belle arti conseguita presso l’Istituto Nicolae Grigorescu della capitale romena.



    Nella mostra di Venezia, aperta il 20 agosto, le opere di Anca Mureșan sono state generate in un work in progress, il che ha permesso ai visitatori di interagire con l’artista stessa. Negli ultimi due anni, ha dipinto integralmente la Galleria H’art di Bucarest, che custodisce le sue opere e dove presenta, al solito, le sue mostre, trasformando le pareti, il soffitto, il pavimento, l’ufficio del gallerista e le porte in uno spazio-pittura. Un modello che ha voluto replicare anche alla Galleria dell’IRCRU Venezia, per farla diventare un unico quadro, come ha spiegato Grigore Arbore Popescu, sottolineando l’interesse della comunità romena del Veneto, ma ancche del pubblico italiano, per l’arte e la cultura del nostro Paese.



    Altri progetti online avviati dall’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia nel 2020 sono quelli dedicati alla promozione dei giovani musicisti o dei grandi poeti romeni – Ion Vinea, Ion Pillat, Ion Barbu, George Coșbuc oppure Octavian Goga, con i testi tradotti e recitati dagli scrittori Grigore Arbore ed Enzo Santese. Venezia vista dai grandi pittori romeni – Marius Bunescu, Ioan Isac, Corneliu Baba, Nicolae Dărăscu, Rudolf Schweitzer, Eustațiu Stoenescu o Gheorghe Petrașcu e la mostra Monumenta Cartographica Dacoromaniae – Le terre romene nella cartografia storica a stampa del Cinque-Settecento sono altre iniziative virtuali dello stesso IRCRU in questi mesi.





  • Tarocchi di Gianmaria Potenza, in mostra all’Istituto Romeno di Cultura di Venezia

    Tarocchi di Gianmaria Potenza, in mostra all’Istituto Romeno di Cultura di Venezia

    “Arcani Maggiori – I Tarocchi” è il titolo della mostra che il famoso artista veneziano Gianmaria Potenza inaugura il 3 febbraio, dalle ore 17.30, alla Galleria Principale dellIstituto di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia (Palazzo Correr, Campo Santa Fosca, Cannaregio 2214).



    Si tratta di una raccolta di 22 serigrafie create tra il 1989 e il 1991 dal rinomato pittoscultore, come lui stesso ama definirsi, che riproducono lomonima serie realizzata dallartista nel 1986 e inclusa nella collezione della Banca Monte dei Paschi di Siena. Le serigrafie sono in tirature limitate, di cui 99 numerate con numeri arabi, 40 con numeri romani e 10 prove dartista, e stampate fino a 40 colori su carta Fabriano con inserimento di metalli, come ricorda lIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia nel comunicato dedicato alla mostra curata dal suo direttore, prof. Grigore Arbore Popescu.



    Allinaugurazione saranno presenti lAmbasciatore Gianpaolo Scarante, Presidente dellAteneo Veneto e il critico darte Enzo Santese, il quale considera che le opere esposte forniscono “loccasione per un viaggio immaginario nel paese dell”altrove”, in cui il singolo può proiettare il senso segreto dei suoi tremori, ma anche la gioia profonda di essere nel mondo e cogliere i nessi tra il fisico e il soprannaturale”.



    Gianmaria Potenza, uno dei più importanti scultori italiani ed europei del momento, famoso soprattutto per aver rivoluzionato la tradizionale tecnica del mosaico, ha anticipato lapertura della mostra in un collegamento con Radio Romania Internazionale.




  • 140/o anniversario delle relazioni diplomatiche Romania – Italia, mostra al Parlamento di Bucarest

    140/o anniversario delle relazioni diplomatiche Romania – Italia, mostra al Parlamento di Bucarest

    I rapporti tra la Romania e l’Italia sono in continua crescita, sotto tutti i profili: politico-diplomatico, cooperazione nel campo della sicurezza, interscambio commerciale, legami culturali o collaborazione in sede europea ed euroatlantica. Così il presidente romeno, Klaus Iohannis, nel suo messaggio dedicato al 140/o anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Romania e l’Italia. Questo percorso è motivato dalla somiglianza degli interessi e degli obiettivi che la Romania e l’Italia hanno condiviso lungo il tempo, soprattutto negli ultimi decenni, sanciti anche dalla firma di un Partenariato Strategico nel 1997 e consolidato nel 2008, prosegue il messaggio del capo dello stato, presentato dal suo consigliere Sergiu Nistor, responsabile del Dipartimento Cultura, Culti e Centenario della Presidenza, alla mostra documentaria intitolata 140 anni di relazioni diplomatiche tra Romania e Italia, inaugurata il 10 dicembre al Palazzo del Parlamento di Bucarest.



    La mostra è realizzata dall’Archivio Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri di Romania, in partenariato con l’Ambasciata d’Italia a Bucarest e l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale della Repubblica Italiana. Accanto all’Ambasciatore d’Italia a Bucarest, Marco Giungi, e al consigliere presidenziale Sergiu Nistor, sono intervenuti la vicepremier Raluca Turcan, il segretario di stato al Ministero degli Esteri, Dan Neculaescu, la presidente dell’Associazione degli Italiani di Romania – ROASIT, Ioana Grosaru, e il capo dell’Archivio Diplomatico del Ministero degli Esteri romeno, Doru Liciu. Erano presenti il Nunzio Apostolico in Romania, Mons. Miguel Maury Buendia, accanto a numerosi ambasciatori e rappresentanti del corpo diplomatico, esponenti del Governo, del Parlamento e della comunità italiana, i presidenti della Camera di Commercio Italiana per la Romania e di Confindustria Romania, rispettivamente Roberto Musneci e Giovanni Villabruna, nonchè personalità culturali.



    19 pannelli raccontano attraverso copie di documenti questi 140 anni di relazioni diplomatiche Roma – Bucarest, a partire dal Decreto Reale n.172 del 5 dicembre 1879, tramite cui Umberto I nominava Giuseppe Tornielli Brusati di Vergano a primo inviato straordinario e ministro plenipotenziario d’Italia a Bucarest. Successivamente, il 12 gennaio 1880, l’allora ministro degli Esteri, Benedetto Angelo Francesco Cairoli, inviava all’omologo romeno, Vasile Boerescu, la lettera sullo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Dieci giorni dopo, il 22 gennaio 1880, Re Carlo I firmava il Decreto n.177 riguardante la nomina di Nicolae Kretzulescu a inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Romania a Roma.



    La rassegna prosegue con il Trattato di alleanza e la Convenzione militare, firmati ad agosto 1916 dalla Romania con le potenze della Triplice Intesa, l’Italia compresa, nonchè con documenti inediti, come il telegramma rivolto dalla Regina Maria di Romania alla Regina Elena durante la Grande Guerra, in cui faceva riferimento alle aspirazioni legittime delle due nazioni. Il visitatore scopre anche la Legione Romena d’Italia, documenti riguardanti i rappresentanti diplomatici romeni in Italia e italiani in Romania, le relazioni culturali bilaterali, l’Accademia di Romania in Roma, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, nonchè convenzioni e trattati tra i due Paesi.



    I legami spirituali e culturali tra i due popoli sono stati sempre speciali, sottolinea il presidente Klaus Iohannis nel suo messaggio presentato dal consigliere Sergiu Nistor. Mi avvalgo di questa opportunità per rivolgere i miei ringraziamenti al presidente della Repubblica Italiana, S.E. Sergio Mattarella, per l’eccellente cooperazione, per l’apertura e il pieno sostegno alla continua attuazione del Partenariato strategico consolidato tra i nostri due Paesi, nonchè per l’amicizia dimostrata sempre nei confronti del popolo romeno, soprattutto per la comunità romena in Italia. Le relazioni privilegiate romeno-italiane si basano su radici storiche. I legami spirituali e culturali tra i due popoli sono stati sempre speciali, e poggiano sull’eredità latina comune. La formazione dei nostri stati nazionali presenta numerose similitudini. Il Risorgimento italiano fu una fonte di ispirazione per i padri fondatori della Romania moderna. Inoltre, l’Italia si è annoverata tra i primi stati ad aver riconosciuto l’indipendenza della Romania e stabilito rapporti diplomatici con il giovane stato romeno. Gli ottimi rapporti storici sono stati riconfermati dopo il 1989, quando il popolo romeno ha riavuto la sua libertà, in seguito al crollo del regime comunista. La Romania è stata costantemente appoggiata dall’Italia per raggiungere i suoi grandi obiettivi riguardanti l’ingresso nella comunità europea ed euro-atlantica. Oggi, l’Italia ospita la più numerosa comunità romena all’estero. Gli oltre 1,2 milioni di romeni della Penisola, accanto alla cospicua comunità italiana di Romania, conferiscono una dimensione speciale alla nostra relazione bilaterale, creando dei ponti tra i due Paesi. In occasione della visita di stato effettuata in Italia a ottobre 2018, la prima di questo livello negli ultimi 45 anni, ho riconfermato la stretta relazione tra i nostri due Paesi, accanto alle autorità italiane, nonchè il fermo impegno di andare avanti sulla strada liberamente scelta, di continuare a difendere e promuovere insieme il sistema di valori al quale apparteniamo. In questo anniversario, confido che la Romania e l’Italia hanno davanti un futuro comune, sicuro e prospero, accanto agli altri membri della famiglia euro-atlantica, sottolinea ancora il capo dello stato.



    La particolarità delle relazioni che segnano un legame di cuore tra la Romania e l’Italia è stata sottolineata anche dalla vicepremier Raluca Turcan, che ha portato il messaggio di rispetto e apprezzamento del Governo di Bucarest, mettendo in risalto il fatto che va sviluppato il profilo imprenditoriale tra i due Paesi.



    Il legame tra la Romania e l’Italia è un legame umano, sociale e culturale. E’ un legame rafforzato a livello istituzionale, interstatale e credo che, in questo 140/o anniversario, possiamo parlare di forti rapporti tra la Romania e l’Italia. Gli oltre 1,2 milioni di romeni che vivono in Italia sono una forza. Rappresentano la più forte comunità romena all’estero e, in ugual misura, la più forte comunità straniera in Italia. Siamo particolarmente soddisfatti di notare che, lungo il tempo, la presenza dei nostri connazionali nella Penisola si verifica a tutti i livelli della società romena in vari settori di attività: medicina, IT, agricoltura, edilizia, servizi o imprenditoria. E potrei dire che negli ultimi anni, si è verificata una presenza imprenditoriale in forte crescita, che si tratti dei romeni in Italia o degli italiani in Romania. E oggi vi trasmetto il nostro messaggio chiaro che vogliamo sviluppare questo profilo imprenditoriale tra la Romania e l’Italia. Siamo in un momento in cui vogliamo aprire porte ai romeni che vivono all’estero e che desiderano fare investimenti nel Paese di origine, ma anche agli imprenditori stranieri che guardano alla Romania, questa volta con maggiore fiducia e con l’attesa della prevedibilità che vi vogliamo garantire. Vi saluto di tutto il cuore e sono felice di trasmettere il nostro apprezzamento alle autorità locali italiane, che hanno appoggiato l’integrazione dei nostri connazionali e, per i bambini, l’insegnamento del romeno anche nelle scuole italiane. Vi assicuro che la comunanza storica e culturale, i valori europei che condividiamo rendono la Romania e l’Italia un tandem che rafforzeremo nel tempo, un rapporto che vogliamo solido e durevole, per cui vi assicuro una volta in più che vorremmo rivederci sempre più spesso, in vari contesti, per apprezzare i successi dei romeni in Italia, l’integrazione degli italiani nello spirito e nell’economia romena e sviluppare nel futuro progetti comuni di successo, ha detto la vicepremier Raluca Turcan.



    La Romania ha fortemente voluto essere europea – in quanto latina – sin dalla sua graduale affermazione come Stato. Così l’Ambasciatore d’Italia, Marco Giungi, citando nel suo discorso le parole pronunciate dal presidente Sergio Mattarella, in occasione della visita di stato che l’omologo romeno, Klaus Iohannis, ha effettuato in Italia a ottobre 2018. La nostra storia comune degli ultimi 140 anni rileva somiglianze e convergenze, interrotte dall’inclusione della Romania nel blocco sovietico, e la cui fine celebriamo questo mese, nel 30/o anniversario della caduta del regime. E’ stata la nostra storia a portarci oggi qui, a questa celebrazione, come anche all’attuale livello delle nostre relazioni bilaterali: un interscambio fiorente, una grande comunità imprenditoriale, investimenti notevoli, un solido impegno comune nell’Unione Europea e nella NATO, una grande solidarietà in sedi multilaterali su temi rilevanti e, generalmente, un’eccezionale fiducia reciproca e rispetto. E questa fiducia reciproca e il rispetto sono la valuta più forte nelle relazioni internazionali. La storia che stiamo celebrando oggi, le vicende che stiamo ricordando nei pannelli che abbiamo davanti, sono vere pietre miliari lungo il percorso che ci ha portato qui, contribuendo in grandissima misura alle eccellenti relazioni di oggi, ha detto l’Ambasciatore. La storia non è solo ciò che leggiamo nei libri, ma anche parte di quanto siamo noi oggi e, oso dire, il fondamento sul quale possiamo costruire il nostro futuro, ha detto ancora Marco Giungi. Un deciso impegno a proseguire il rafforzamento dei rapporti evidenziato anche dal messaggio del presidente Klaus Iohannis, ha spiegato a Radio Romania Internazionale l’Ambasciatore d’Italia.



    La mostra 140 anni di relazioni diplomatiche tra Romania e Italia è stata inaugurata in prossimità della data precisa alla quale vennero allacciati i rapporti, ha ricordato il segretario di stato al Ministero degli Esteri di Bucarest, Dan Neculaescu. Il 6 dicembre 1879, il primo inviato e ministro plenipotenziario dell’Italia, Giuseppe Tornielli, arrivava a Bucarest e presentava le credenziali al sovrano di Romania, Re Carlo I. Siamo particolarmente onorati di inaugurare questa mostra ad una data molto vicina a quella alla quale sono state allacciate le nostre relazioni diplomatiche. Due mesi più tardi, il 15 febbraio, il primo inviato e ministro plenipotenziario del giovane stato nazionale romeno, Nicolae Kretzulescu, presentava le sue credenziali a Re Umberto I. Questi momenti hanno segnato l’allacciamento ufficiale delle relazioni diplomatiche tra la Romania e l’Italia, ha detto Dan Neculaescu.



    Da parte sua, la presidente della ROASIT, Ioana Grosaru, ha presentato i progetti e l’attività dell’associazione, ricordando il contributo degli italiani emigrati più di un secolo fa alla costruzione della Romania moderna, mentre il capo dell’Archivio Diplomatico del MAE, Doru Liciu, ha presentato brevemente la mostra. L’inaugurazione è stata aperta dagli inni nazionali di Romania e Italia, interpretati dal soprano Bianca Luigia Manoleanu, accompagnata dal figlio, il pianista Roman Manoleanu. I due membri della ROASIT si sono esibiti anche in un minirecital di brani operistici famosi e canti natalizi. E sempre i canti natalizi in romeno e italiano hanno concluso l’inaugurazione della mostra, grazie alla performance del coro dei bambini della Scuola Italiana Aldo Moro di Bucarest.


  • Acquerelli di Antonio Rizzo, in mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest

    Acquerelli di Antonio Rizzo, in mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest

    Una generosa selezione di acquerelli dipinti dallo scrittore Antonio Rizzo, che ha anche una grande passione per la pittura, è stata inaugurata il 9 dicembre all’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, in una mostra organizzata insieme all’Associazione degli Italiani di Romania – ROASIT. Questa passione per la pittura era latente sin da ragazzo, ma è stata attivata a Bucarest, ha spiegato a Radio Romania Internazionale Antonio Rizzo, che vive da 13 anni nella capitale romena. E le sue fonti di ispirazione sono la natura e il paesaggio. Un paesaggio da cui traspare anche la nostalgia per la Puglia natale, come notava la professoressa Otilia Doroteea Borcia, intervenendo all’inaugurazione della mostra accanto alla presidente della ROASIT, Ioana Grosaru, e al critico d’arte Emilia Cernaianu.



    Laureato in Sociologia nel 1976 presso l’Università di Urbino, specializzato in semiotica e tecnica delle comunicazioni di massa e formatosi alla scuola dei professori Umberto Eco e Paolo Fabbri, Antonio Rizzo ha partecipato successivamente a numerosi seminari post-laurea di approfondimento e specializzazione tenuti dallo stesso Umberto Eco, ha ricordato la responsabile dell’Ufficio Affari Europei, Sociali e Culturali dell’Ambasciata d’Italia a Bucarest, Maria Luisa Lapresa, presentando al pubblico Antonio Rizzo. Tra le sue esperienze, l’autore annovera anche l’insegnamento della lingua italiana e varie attività giornalistiche. Antonio Rizzo è appassionato di letteratura italiana, di storia dell’architettura e di storia dell’arte.



    E’ membro dell’Associazione degli Italiani di Romania – ROASIT, con la quale collabora tenendo conferenze e scrivendo articoli sulla rivista Siamo di nuovo insieme. Con le edizioni ROASIT, dal 2014 al 2019, ha pubblicato quattro volumi divulgativi di letteratura italiana, presentati in licei e università: Viaggio nella memoria attraverso le poesie imparate a scuola, Dante: Inferno in canti e terzine scelte, Poeti italiani fra tradizione e innovazione: dai Crepuscolari a Quasimodo e Ungaretti e Vi racconto il romanzo degli italiani: I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, quest’ultimo uscito nel 2019 e presentato dalla ROASIT anche alla Fiera del Libro Gaudeamus, organizzata da Radio Romania.




  • Hortus Deliciarum, l’artista Victoria Zidaru in mostra a Venezia

    Hortus Deliciarum, l’artista Victoria Zidaru in mostra a Venezia

    Erbe, spezie, proiezioni video e musica, per tornare alle origini della specie umana e rivivere il Paradiso perduto: sono gli “ingredienti” di “Hortus Deliciarum”, la mostra di scultura che lartista Victoria Zidaru inaugura il 3 dicembre, dalle ore 18.00, nella Galleria dellIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia (Palazzo Correr, Campo Santa Fosca).



    Un titolo ispirato alla musica medievale di Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179), come ricorda lIstituto Culturale Romeno in un comunicato, spiegando che Victoria Zidaru ha presentato le sue opere nellambito di importanti mostre collettive e personali che hanno messo in evidenza il rapporto della sua arte con quel filone dellarte moderna che, partendo da Brancusi, si è orientato verso lessenzializzazione delle forme naturali fine al punto di conferire allimmagine il carattere di segno simbolico.



    Dalla essenzializzazione delle forme, Victoria Zidaru è arrivata gradualmente allinteresse per la fluidità della materia organica suggerita dalle combinazioni inedite tra fibre vegetali, legno, paglia, fogliame, ricorda ancora lICR. Loredana Surdu dellIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia ha anticipato a Radio Romania Internazionale linaugurazione della mostra curata dal noto storico dellarte e filosofo romeno, Erwin Kessler.



  • Accademia di Romania in Roma, nuovi appuntamenti culturali

    Accademia di Romania in Roma, nuovi appuntamenti culturali

    LAccademia di Romania in Roma dedica lincontro letterario del mese di novembre al grande scrittore Liviu Rebreanu e al volume “Eroi senza gloria”, pubblicato nel 2018 presso Marsilio Editori di Venezia, con la traduzione della prof.ssa Angela Tarantino dellUniversità La Sapienza di Roma, grazie al programma Translation and Publication Support promosso dallIstituto Culturale Romeno.



    Lincontro sarà ospitato il 28 novembre, dalle ore 18:00, dalla Sala conferenze dellAccademia di Romania (Piazza José de San Martin 1), nel 134/o anniversario della nascita del grande esponente del realismo letterario romeno, il 27 novembre 1885. Nello stesso 2019, sono stati commemorati anche 75 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 1 settembre 1944.



    Il volume “Eroi senza gloria”, che raggruppa tre racconti ambientati durante la prima Guerra Mondiale – “La danza della morte”, “La catastrofe” e “Iţic Ştrul, disertore” – darà spazio ad un dialogo tra la traduttrice Angela Tarantino, docente presso la Cattedra di Lingua e Letteratura Romena del Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali della Facoltà di Lettere e Filosofia dellUniversità La Sapienza di Roma, e il noto storico Francesco Guida, professore ordinario di storia dellEuropa centro-orientale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dellUniversità Roma Tre, che alla recente Fiera del Libro Gaudeamus, organizzata da Radio Romania, ha lanciato il volume “La Romania nel XX secolo”.



    Inoltre, lAccademia di Romania in Roma invita il pubblico alla mostra darte visiva “DallEst allOvest”, che sarà inaugurata il 2 dicembre, alle ore 18:00, presso la sua Galleria (Viale delle Belle Arti, 110). Organizzata in collaborazione con la filiale di Oradea dellUnione degli Artisti di Romania, la mostra riunisce lavori firmati da 43 artisti romeni: 30 opere di pittura, grafica, tessuti e 13 sculture, ceramiche e installazioni.



    La vicedirettrice responsabile per i programmi di promozione culturale dellAccademia di Romania, prof.ssa associata dr. Oana Boşca-Mălin, ha anticipato in un collegamento con Radio Romania Internazionale la serata letteraria dedicata allo scrittore Liviu Rebreanu e linaugurazione della mostra “DallEst allOvest”, curata dalla nota poetessa e critico darte Magda Cârneci, capo redattrice della Rivista ARTA.



    I protagonisti della mostra che rimarrà aperta fino al 31 dicembre sono Alexandru Ciobotariu, Angela Szabo, Corina Baciu, Dan Mircea, Dates Campeanu, Dorin Damaschin, Cosmin Durgheu, Costea Constantin, Darius Martin, Diana Bohnsteindt Gavrilas, Denisa Romocea, Diana Suigan, Dorel Gaina, Erszebet Dobos, Gheongy Kerekes Ujvarossy, Horea Selegean, Florina Iepure, Ieronim Morut, Juhas Imre, Ioan Augustin Pop, Ioan Aurel Mureșan, Katalin Marton, Laszlo Ujvarossy, Marta Jakobovits, Marius Vesa, Mihaela Tatulescu, Miklos Onucsan, Noemi Szep Janko, Nina Danci, Ovi Pascu, Remus Ilisie, Raluca Avramut Ferchi, Radu Tarnovean Rudolf Bone, Rodica Indig, Sandor Bartha, Tibi Fekete, Terez Matza, Teofil Stiop, Teodora Bicescu, Tudor Francu, Vioara Bara, Zoltan Imre, precisa lIstituto Culturale Romeno di Bucarest.


  • La Cinemagia dell’artista Nicola D’Arco, in mostra a Bucarest

    La Cinemagia dell’artista Nicola D’Arco, in mostra a Bucarest

    Celebrità leggendarie come Elvis Presley, Claudia Cardinale, Monica Bellucci, Humphrey Bogart e Ingrid Bergman o Sophia Loren in Cinemagia – una mostra di manifesti e locandine di film altrettanto celebri, plasmati dall’artista italiano Nicola D’Arco, che vive in Romania da quasi 12 anni. Una vera pinacoteca hollywoodiana inaugurata il 14 novembre presso la Galleria Rotenberg Uzunov di Bucarest dall’artista napoletano che predilige la tecnica del décollage, ricreando l’atmosfera degli anni in cui sono stati girati film come Casablanca, Il Gattopardo o King Creole, come ha spiegato a Radio Romania Internazionale Eduard Uzunov, uno dei fondatori della galleria, in un’intervista rilasciata a Eugen Cojocariu.


    Ho accolto subito l’idea, in quanto si tratta della tecnica artistica del décollage, che è, praticamente, l’opposto del collage. Quindi, una tecnica speciale, e vi invitiamo a scoprire questa mostra alla nostra galleria (Via Constantin Esarcu 1) fino al 25 novembre. I lavori sono speciali: si tratta di manifesti e locandine di film, che ci riportano nell’atmosfera degli anni in cui sono stati girati. Un’altra cosa speciale, messa in risalto dal critico cinematografico Irina Margareta Nistor, è che la mostra si articola come un’archeologia del cinema degli anni ’70-’80. Vediamo manifesti con Elvis Presley, Humphrey Bogart, Elizabeth Taylor, Monica Bellucci e tanti altri. La mostra è come una macchia di colore e di bellissimi ricordi del cinema mondiale. Quando l’artista Nicola D’Arco, che conosco da un anno e mezzo, è venuto da me per farmi vedere a cosa stava lavorando, mi è sembrato di aver scoperto una nicchia difficilmente ripetibile nel paesaggio artistico romeno ed europeo, ha spiegato Eduard Uzunov.


    Dopo aver adoperato la tecnica del collage su tela, dal 2003 Nicola D’Arco ha cominciato a sperimentare anche il décollage, attratto dalla corrente del Neorealismo degli anni ’60, fondato da artisti francesi e italiani, tra cui anche Mimmo Rotella, dal quale ha imparato il senso del linguaggio espressivo, come spiega lui stesso. E’ stato attratto dalla creatività e dallo spazio che la galleria che ospita la mostra Cinemagia dà ai giovani emergenti come artisti, ha detto l’artista in un’intervista rilasciata sempre a Eugen Cojocariu di Radio Romania Internazionale.


    Nicola D’Arco ha definito anche la sua tecnica: si incollano diversi manifesti sovrapposti e si va fino in fondo, alla scoperta di un’immagine dimenticata. Quei manifesti rieccheggiano nella nostra memoria un film o qualcosa che noi abbiamo già vissuto, spiega l’artista. D’altronde, come ricordato anche da Eduard Uzunov, Irina Margareta Nistor, rinomata critica cinematografica romena, ha paragonato questo tipo di lavoro ad una vera archeologia artistica per la memoria dei cinefili mondiali. Nicola D’Arco sceglie sempre dei personaggi che hanno dato uno stile.


    L’artista ha anche passato in rassegna alcune delle sue mostre personali e collettive. E siccome si tratta di mostre che toccano il cuore e trasmettono certi messaggi, questi lavori riescono sempre a commuovere la gente fino alle lacrime. I prossimi lavori saranno dedicati sempre al cinema, ha svelato l’artista Nicola D’Arco nella stessa intervista a Radio Romania Internazionale. Intanto, per dirla con Irina Margareta Nistor, buon viaggio nell’universo dei sogni ricomposti da Nicola D’Arco!




  • Le terrecotte nella tradizione napoletana, in mostra a Bucarest

    Le terrecotte nella tradizione napoletana, in mostra a Bucarest

    E stata inaugurata l8 ottobre, presso lIstituto Italiano di Cultura di Bucarest lesposizione di disegni di rilievo e vasi da giardino di Agostino Bossi, professore ordinario di Architettura degli Interni e Allestimento presso lUniversità degli Studi di Napoli “Federico II, intitolata “Le terrecotte nella tradizione napoletana. Il tema di questa mostra ha costituito anche loggetto delle ricerche di un corso di Agostino Bossi sulle terrecotte dellarea campana (suppellettili, vasellame, stoviglie, attrezzature, decorazioni per linterno e lesterno degli edifici). La raccolta in disegni di rilievo, eseguiti dallarchitetto Bossi, dei vasi da giardino prodotti dalla ceramica Stingo, protagonista del panorama produttivo partenopeo fin dal XVIII secolo, presenta uno dei risultati di queste ricerche. La mostra rimarrà aperta fino all8 novembre ed è la seconda mostra presentata dallarchitetto Agostino Bossi allIIC di Bucarest questanno, dopo quella sul design italiano. In unintervista alla nostra redazione, il prof. Bossi ha raccontato la storia dei disegni e degli oggetti esposti e come è nata lidea del filmato presentato allinaugurazione e realizzato dal suo collega e amico Ron Kenley.




  • Luci di Venezia, l’artista romeno George Păunescu presenta la Serenissima

    Luci di Venezia, l’artista romeno George Păunescu presenta la Serenissima

    Luci di Venezia che mettono in risalto il pittoresco e le peculiarità della Serenissima, attraverso i dipinti di George Păunescu, ritenuto dalla critica uno dei più talentuosi pittori che prediligono la paesaggistica nel panorama dell’arte contemporanea romena. Una mostra che sarà inaugurata il 17 settembre, alle ore 18.00, presso la Piccola Galleria dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica (Cannaregio 2212 – Palazzo Correr), alla presenza dell’autore. Si tratta di 25 opere recenti – dipinti acrilici su tela e tempera su cartoncino eseguiti en plein air – che raffigurano paesaggi diversi delle aree più note di Venezia.



    L’affascinante paesaggio veneziano viene filtrato dalla sensibilità estetica e dalla stilistica pittorica dell’artista, in coerenti composizioni analitiche incentrate sulla malinconia e il mistero degli squarci di Venezia, nella quale l’inconfondibile armonia architettonica degli edifici storici si è preservata inalterata con il passare del tempo. Così riassume l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia il filo conduttore della mostra. Numerosissime le fonti d’ispirazione: gli edifici storici, i canali e le piazze della città lagunare, ha spiegato l’artista George Păunescu stesso a Radio Romania Internazionale poco prima dell’inaugurazione. La celeberrima Piazza S. Marco con il suo Campanile, il Palazzo Ducale, nonchè gli edifici che si affacciano sui canali, sono altrettanti esempi di maestosa architettura italiana d’impronta veneziana.



    La vocazione ritrattistica del paesaggio, della natura nella sua essenza: un vero senso del paesaggismo pienamente dimostrato da artisti come George Păunescu, rivela che il filone originario dell’arte pittorica romena, avviato da Nicolae Grigorescu e Ioan Andreescu, è ancora efficace e alquanto fertile. Nelle sue tecniche pittoriche, George Păunescu si richiama ai due indirizzi artistici cardine, quello di Grigorescu, circoscritto al pittoresco e agli effetti visivi della luce diurna, rispettivamente quello di Andreescu, contraddistinto dalle predisposizioni melancoliche e predilezione per la luce del crepuscolo, amalgamandoli con un’ingegnosa maestria che rende ai suoi dipinti la luminosità e l’atmosfera tipiche dei pomeriggi estivi. Pur non disdegnando il paesaggio invernale, George Păunescu propende per quello estivo, per la stagione della gioiosità, che pulsa di una vivacità coinvolgente, semmai appena sfiorato dal calar del sole oppure lasciando appena intravedere il prossimo arrivo dell’autunno soltanto attraverso le diverse tonalità di colore della luce, spiega il professore e critico d’arte Ioan Iovan, citato dall’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.



    Dopo aver conseguito nel 1994 la Laurea magistrale presso la Facoltà di Arti Decorative e Design, Sezione Arte murale, dell’Università Nazionale d’Arti di Bucarest, George Păunescu è diventato due anni più tardi membro dell’Unione degli Artisti Figurativi di Romania, Sezione Pittura della Filiale di Bucarest. Dal 2000 al 2001 è stato borsista del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma, dove ha studiato la pittura murale dell’Antichità classica. Nel 2009, ha conseguito il Dottorato di ricerca in arti plastiche e decorative presso l’Università dell’Ovest di Timişoara. È esperto nel restauro d’arte di dipinti murali, riconosciuto dalla Commissione di Pittura del Patriarcato Ortodosso Romeno.



    È stato anche coordinatore di alcuni cantieri di restauro, compiendo l’estrazione dei dipinti murali della chiesa ortodossa del villaggio di Vinţa, Comune di Lupşa, in provincia di Alba, luogo di culto prelevato in situ e ricostruito nello spazio espositivo all’aperto del Museo Astra di Sibiu, con tanto di reintegrazione della pittura murale interamente sottoposta al restauro conservativo, ricorda l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia nella sua scheda biografica. Dal 1998, ha iniziato anche il percorso della carriera accademica, diventando professore associato presso la Facoltà di Teologia Ortodossa dell’Università di Bucarest, con un corso di Laurea in Arte Sacra.



    Ha esposto le sue opere nel Paese e all’estero, in mostre personali e rassegne collettive, tra le esposizioni annuali e biennali e nelle gallerie d’arte dell’Unione degli Artisti di Romania (Bucarest, Craiova, Slatina, Târgu Jiu, Timişoara). Inoltre, ha partecipato a numerosi convegni, rassegne e fiere d’arte contemporanea nazionali e internazionali. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Romania e all’estero.



    Le Luci di Venezia resteranno accese all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia dal 17 al 30 settembre, da martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.00. L’ingresso è libero.




  • Interferenze, Cristina Georgescu e Claudiu Victor Gheorghiu, in mostra a Bucarest

    Interferenze, Cristina Georgescu e Claudiu Victor Gheorghiu, in mostra a Bucarest

    Interferenze tra il mondo sacro e riferimenti della civiltà Gumelnita, risalente alla seconda metà del V millennio av.C., la più avanzata in Europa allepoca, che copriva buona parte dellattuale territorio della Romania, particolarmente il sud e sud-est. Così nasce la mostra intitolata appunto “Interferenze”, il cui vernissage si terrà il 6 settembre nella splendica cornice delle Gallerie Sabion di Bucarest, in una serata condotta da Amelia Dincă, storico e sritico darte.



    Protagonisti saranno gli artisti romeni Cristina Georgescu e Claudiu Victor Gheorghiu, entrambi membri dellAssociazione Filiale Arte Figurativa Religiosa e Restauro dellUnione degli Artisti Figurativi di Romania. Cristina Georgescu è anche esperta di restauri presso lIstituto di Archeologia “Vasile Pârvan” di Bucarest, specializzazione ceramica, mentre Claudiu Victor Gheorghiu è anche giornalista culturale.



    Gli organizzatori della mostra “Interferenze” sono le Gallerie Sabion, lUnione degli Artisti Figurativi di Romania (UAF) e lAssociazione Filiale Arte Figurativa Religiosa e Restauro dellUAF.



    Radio Romania Internazionale ha anticipato la vernice in un collegamento con lartista Claudiu Victor Gheorghiu.



    “Con la collega Cristina Georgescu, proponiamo una mostra eterogenea che, quindi, riunisce elementi vari, in quanto passa in rassegna la civiltà Gumelnita in varie tecniche – acrillico, tele, olio su tela e così via. Io continuo a sviluppare in maniera ascendente – credo – le idee sullarte religiosa tramite i miei filatteri dipinti con minuziosità, con testi e personaggi disposti secondo gli insegnamenti dellinterpretazione bizantina”, ha spiegato lartista.



    Uno dei lavori che Claudiu Victor Gheorghiu include nella rassegna “Interferenze” è il filatterio intitolato “Cena in Emmaus”, che ricorda lepisodio descritto nei Vangeli: Cleofa e un altro discepolo di Cristo riconoscono il Redentore dopo averlo invitato a cena. Il lavoro è stato selezionato al Salone Nazionale dArte Contemporanea – Centenario 2018, dedicato lo scorso anno al 100/o anniversario della Grande Unione della Romania, ha ricordato Claudiu Victor Gheorghiu.



    “Io mi occupo prevalentemente di arte religiosa e, per questo Salone dedicato al Centenario, dovevo fare una scelta rilevante, segnata da un messaggio profondo. Mi è sembrato che lepisodio della Cena di Emmaus fosse stato uno di quei momenti avvenuti dopo la Resurrezione del Redentore ottimamente messi in risalto nei Vangeli. Il pubblico potrà ammirare questo filatterio anche alla mostra Interferenze, che rimarrà aperta dal 7 al 17 settembre presso le Gallerie Sabion al centro di Bucarest”, ha detto ancora lartista.



    Claudiu Victor Gheorghiu vanta numerose mostre e riconoscimenti in Italia. Nel 2006, ha vinto il Premio speciale della critica a Taormina, per licona “Ultima cena”, mentre con “San Luca Apostolo ed Evangelista” si è aggiudicato il secondo premio BOE a Palermo e il Premio speciale della critica per la capacità di valorizzare larte delle antiche icone. A giugno 2003, ha rappresentato la Romania ad “ARTESTATE 2003/MIRACOLI DARTE” a Pisa, mentre a ottobre 2006 ha invitato il pubblico italiano alla mostra personale “Icone – limmagine sacra nella contemporaneità”, organizata al Cinema Teatro Vittoria di Viadana, in provincia di Mantova.



    Sempre in Italia, ha partecipato anche a numerose mostre collettive, tra cui quella dellArtigianato Religioso (XII edizione, Pompei, 1999), insieme al pittore Vintila Mihaescu. Nel 2001, è stato presente alla XXVI Rassegna Internazionale “La Telaccia DOro 2001”, sezione “Arte Sacra”, con licona “Natività del Signore”, giunta in finale ed esposta anche a Torino.



    Nel 2002, è stato presente alla Mostra mercato di Pisa, per essere, nellanno successivo, selezionato nella finale del Premio Pisa 2003, sezione pittura, con lopera “I Quattro Evangelisti”.



    Tra le mostre collettive internazionali, da ricordare quella dedicata alla Romania, ospitata nel 2000 dalla città svizzera di Losanna, nonchè la Mostra itineraria in Giappone. Lungo gli anni, ha partecipato anche a mostre in Corea del Sud, a a Seul, e in Grecia, a Patrasso. Vanta, inoltre, numerose mostre personali anche nel Paese, organizzate prevalentemente dallUnione degli Artisti Figurativi di Romania.