Author: Adina Vasile

  • Programma Radio Romania Internazionale 01.05.2021

    Programma Radio Romania Internazionale 01.05.2021

    Sommario: Giornale radio – Covid-19: continua a calare numero di contagi in Romania / Feste: prosegue Ponte di Pasqua e del 1 Maggio / Afghanistan: Romania iniza, il 1 maggio, ritiro coordinato dei suoi 615 militari accanto agli alleati Nato; Sguardo sulla settimana; Agenda culturale: il Museo “Ion Luca Caragiale” di Ploieşti; Canti pasquali romeni



  • Programma Radio Romania Internazionale 30.04.2021

    Programma Radio Romania Internazionale 30.04.2021

    Sommario: Giornale radio; Terra XXI: permane il divieto di pesca degli storioni in Romania; Usanze pasquali ortodosse in Romania; Voci italofone: Dante 700, viaggio nellarte inglese insieme al prof. Maurizio Patti, docente dinglese, traduttore e guida specializzata in itinerari a Londra, grande appassionato di arte, protagonista delle videoconferenze “Larte al tempo di Dante nelle collezioni inglesi” e “Dante, William Blake e i Preraffaelliti”, organizzate dal Comitato di Bucarest della Società Dante Alighieri






  • Tradizioni pasquali e luoghi dell’anima in Romania

    Tradizioni pasquali e luoghi dell’anima in Romania

    Manca ormai poco alla Pasqua ortodossa, occasione in cui vi proponiamo un viaggio alla scoperta dei nostri luoghi dellanima, dove la spiritualità si intreccia alle tradizioni, e che sono destinazioni turistiche e culturali imperdibili in qualsiasi stagione. Una delle più belle usanze pasquali in Romania è quella delle uova dipinte. Le uova vengono dipinte nel Giovedì Santo, specialmente di rosso, simboleggiante il sangue versato dal Redentore per lespiazione dei nostri peccati, e vengono donate a Pasqua come auspicio di rinascita e fecondità. Le uova di Pasqua si colorano in casa con diversi colori. Un altro modo di decorarle è quello di appiccicare al guscio sagome di carta o foglioline di verdure, di solito a forma di croce, e coprirle, prima di bollirle, con bucce di cipolla per ottenere una sfumatura di marrone. La colazione della mattina di Pasqua si fa a suon di uova sode colorate perchè la Pasqua non è tale senza la rituale battitura delle uova.



    Ma, in Romania, le uova non si colorano solo per essere consumate a Pasqua. Luovo dipinto è il fiore allocchiello dellartigianato romeno. Larte popolare di dipingere le uova è molto viva in Bucovina, perchè tramandata di generazione in generazione. Qui, le uova sono dipinte con tecniche secolari molto elaborate, su qualsiasi tipo di guscio, di gallina, anatra, oppure oca, con la cera dapi calda mescolata a colori vegetali, estratti dalla corteccia di quercia, dalle foglie di cipolla o dal guscio della noce. I motivi dipinti sulle uova illustrano la vita e la spiritualità contadina, con i loro simboli: uccelli, animali, piante, attrezzi, e scene bibliche. Gli stessi motivi si ritrovano anche sui costumi popolari tipici. Ciascuna zona della Bucovina ha i suoi colori tipici. Le uova dipinte a Brodina de Sus sono contraddistinti dai motivi su sfondo rosso, quelle fatte a Paltinu, dal mix di rosso e arancione, e quelle fatte a Ciocanesti dallo sfondo cromatico nero sul quale prevalgono i motivi rossi, gialli e bianchi. Nel “villaggio-museo” Ciocăneşti, che fa da palcoscenico al tradizionale Festival Nazionale delle Uova Dipinte, il quale riunisce artigiani popolari da tutto il Paese, sulle uova dipinte, ma anche sulle facciate delle case, scoprirete i motivi tipici dei costumi tradizionali. Lo stile di Ciocăneşti di dipingere le uova è uno dei più antichi nel Paese. Ciocăneşti ospita anche un Museo delle Uova Dipinte, che custodisce oltre 3000 uova dipinte dagli artigiani locali.



    La Provincia di Suceava, della regione Moldavia, nella cui parte settentrionale ricade la Bucovina, vanta una “Via delle uova dipinte”, che illustra tutte le usanze pasquali romene. Il percorso porta alla scoperta delle località e dei centri artigianali in cui si fanno tradizionalmente le uova dipinte, come Ciocanesti, Moldovita, Vatra Moldovitei, Suceviţa, Marginea, Putna, Brodina, il Monastero Humor e Voroneţ e propone soste presso mostre-vendita di artigianato locale, chiese e monasteri, musei e sagre gastronomiche. La Bucovina è anche luogo prediletto di pellegrinaggio, perchè qui si trovano le più famose chiese ortodosse romene, quelle affrescate allesterno dei monasteri della Provincia di Suceava. Sette si ritrovano, sin dal 1993, nella lista del Patrimonio Culturale dellUmanità dellUnesco: Arbore, Humor, Moldovita, Patrauti, Probota, Suceviţa e Voroneţ. Ciascuna di queste chiese è contraddistinta da un colore: Voroneţ, ad esempio, dallazzurro, Humor dal rosso, Suceviţa dal verde e Moldovita dal giallo dorato. Quella del Monastero Suceviţa vanta i meglio conservati affeschi esterni. È considerata dagli storici dellarte “il testamento dellarte medievale moldava”, in quanto riassume le caratteristiche architettoniche e iconografiche di tutte le chiese costruite precedentemente e con essa si conclude lepoca della grande creazione iconografica del XVIesimo secolo, perchè lultima chiesa in Bucovina dipinta sulle pareti esterne. Il suo celebre affresco “La Scala delle Virtù” raffigura gli angeli che aiutano i fedeli a salire nel Regno dei Cieli, mentre i demoni trascinano i peccatori verso linferno. Lultimo dei 30 gradini di questa scala, che simboleggia laspirazione dellessere umano alla perfezione, è il più importante, perchè rappresenta lamore per il prossimo. Sopra la scala cè una raffigurazione di Cristo, lunica delliconografia moldava in cui Cristo appare con unespressione mite e sorridente.



    Dal canto suo, la chiesa del Monastero Voroneţ è rappresentativa per lo stile moldavo, stile bizantino arricchito di elementi di folclore tradizionale romeno. Ad esempio, gli arcangeli raffigurati nei suoi affreschi suonano non la tromba, ma la buccina, strumento pastorale romeno. Il segreto del colore che contraddistingue gli affreschi esterni di questa chiesa, lAzorix, passato alla storia come “azzurro di Voroneţ”, sembra essere scomparso con i suoi creatori, i monaci anonimi che la dipinsero. Limpressionante affresco sulla parete occidentale, raffigurante il Giudizio Universale, valse alla chiesa il soprannome di “Cappella Sistina dellOriente” e il paragone con gli affreschi della Basilica di San Marco.




  • Programma Radio Romania Internazionale 18.04.2021

    Programma Radio Romania Internazionale 18.04.2021

    Sommario: Giornale radio: Covid-19: circa 2.600.000 i vaccinati in Romania, di cui oltre 1.500.000 anche con il richiamo/Governo: lunedì la prima riunione della coalizione governativa di Bucarest dopo destituzione ministro della Salute; Corriere degli ascoltatori; Terre e sapori: Alla scoperta della Provincia di Tulcea; Mondo musica



  • Programma Radio Romania Internazionale 17.04.2021

    Programma Radio Romania Internazionale 17.04.2021

    Sommario: Giornale radio – Rating: Standard and Poors riconferma rating sovrano della Romania a BBB- e rialza outlook da negativo a stabile/Governo: Romania, persistono tensioni tra i principali partiti della coalizione governativa/Funerali Principe Filippo: Regno Unito dà ultimo saluto a Duca di Edimburgo/Sguardo sulla settimana/Agenda culturale: l’attrice Marina Palii tra i 200 artisti selezionati nel programma Berlinale Talents” 2021/Incontro con la musica folcloristica romena



  • Turismo 2020: Romania, progetti ed eventi digitali

    Turismo 2020: Romania, progetti ed eventi digitali

    Alla fine di un anno fortemente segnato, nel contesto della pandemia di Covid-19, dalla limitazione dei nostri viaggi e della partecipazione a eventi culturali e turistico-enogastronomici, vi invitiamo a un bilancio dei più importanti progetti turistici romeni o che hanno visto tra i protagonisti anche la Romania. Nel 2020, molti eventi, nel tentativo di trovare un’alternativa, si sono spostati sul digitale. Uno dei più importanti è stato Terra Madre – Salone del Gusto 2020, organizzato da Slow Food Internazionale, Regione Piemonte e Città di Torino, giunto quest’anno alla XIIIesima edizione. Alla sfida senza precedenti del Covid-19, Slow Food Internazionale ha risposto con un’edizione innovativa. Più precisamente, i delegati della rete Slow Food nel mondo, tradizionalmente ospiti di Terra Madre a Torino, sono stati invitati a organizzare nel proprio Paese degustazioni e convegni condivisi a livello globale online. L’edizione 2020, avviata l’8 ottobre scorso, è stata definita dal fondatore dell’organizzazione Slow Food Internazionale, Carlo Petrini, il Terra Madre più grande della storia, un nuovo modello di diffusione della cultura di Slow Food, grazie al mix di appuntamenti on line e off line, gratuiti e accessibili a tutti, che hanno creato l’opportunità di raggiungere un grandissimo numero di persone da tutto il mondo. A differenza delle precedenti edizioni, quella del 2020 ha proposto un viaggio di sei mesi – tra ottobre 2020 e aprile 2021 – con un ricco programma che coinvolge l’intera rete di Slow Food, circa 160 Paesi di cinque continenti. Il formato rivoluzionato dell’edizione 2020 è stato una sfida accolta con entusiasmo anche dalla Romania, partecipante tradizionale agli eventi Slow Food, come Terra Madre – Salone del Gusto. Tra le comunità del cibo Slow Food in Romania presenti sia con eventi digitali, che fisici all’attuale edizione il Convivium Slow Food Târgu Mureş. Il formato misto, con eventi on line e off line, mi sembra un’ottima idea, perchè in questo modo possiamo coinvolgere un numero molto maggiore di persone negli eventi che abbiamo preparato di quanto lo avessimo potuto fare attraverso la partecipazione dei nostri delegati al consueto evento fisico a Torino. Credo che il formato digitale possa essere un modello dal quale trarre ispirazione anche quando avremmo superato questo difficile momento della crisi sanitaria, ha dichiarato in questa occasione Claudia Ranja, la coordinatrice del Convivium.



    Un’altra iniziativa, questa volta europea, lanciata nel 2020, di cui la Romania è partner principale, è Cicloturismo e percorsi culturali, che si è prefissa l’inclusione delle attrattive culturali e storiche di vari Paesi Ue in percorsi cicloturistici. Va detto che la Romania vanta moltissimi simili percorsi, destinati agli amanti delle gite montane o alla scoperta di antichi villaggi e attrattive enogastronomiche. La Strada delle Acque Minerali, la Strada del Vino, la Strada delle Chiese Fortificate in Transilvania sono solo alcuni di questi percorsi tematici regionali. La provincia romena di Sibiu vanta, attualmente, oltre 250 km di percorsi cicloturistici segnati da cartelli, che collegano pittoreschi paesini della zona nota come le Colline della Transilvania. Molti turisti che hanno scoperto la Romania in bici amano soprattutto la zona storica nel nord della Romania, il Maramureș. Il progetto Cicloturismo e percorsi culturali include anche percorsi transfrontalieri, che corrono lungo l’Europa, lunghi alcune centinaia fino a migliaia di km. La Strada del Danubio, che parte dalle sorgenti del Danubio e giunge fino al suo sbocco nel Mar Nero, in Romania, consente agli appassionati di seguire da vicino il corso del Danubio e visitare le attrattive culturali, turistiche, lungo questo percorso, lungo quasi 6.000 km. Il progetto europeo punta, tra l’altro, sullo sviluppo di strutture ricettive e negozi di biciclette lungo i percorsi di cicloturismo.



    Sulle esperienze digitali, al posto degli eventi dal vivo, hanno puntato anche l’Associazione Timișoara 2021 – Capitale Europea della Cultura e CRIES – Il Centro di Risorse per Iniziative Etiche e Solidali, nell’assicurare la continuità del programma culturale per l’anno in cui Timișoara sarà Capitale europea della cultura. Nel contesto della pandemia, la Commissione Europea ha fatto slittare, in autunno, al 2023, il prestigioso titolo europeo per la città romena, che lo condividerà con la città greca di Elefsina e quella ungherese di Veszprem. Timişoara è la più grande città del Banato, regione storica nel sud-ovest della Romania, un vero mosaico culturale. Sono ben 30 le etnie che ci convivono da generazioni, tra cui romeni, tedeschi, magiari, serbi, croati, italiani, spagnoli e bulgari, e che hanno lasciato la loro impronta anche sulla cultura gastronomica locale e regionale. Il 24 ottobre scorso, il programma Rallentando. Slowing down, che si annovera tra quelli inclusi nel dossier di candidatura di Timişoara a Capitale europea della cultura, e che è destinato alla riscoperta del legame tra cibo e cultura come parte del patrimonio e alla promozione di un modello responsabile di consumo e produzione alimentare, è tornato, questa volta, in formato digitale. Il progetto Il gusto come patrimonio, componente del programma Rallentando, ha riportato alla ribalta, ogni domenica, 4 ricette tradizionali del Banato, preparate da una food blogger in diretta on line, che ha raccontato le storie dietro le ricette assieme ai suoi ospiti. Poi, sempre on line, nell’ambito del progetto Distanziati, ma insieme, anch’esso parte del programma Rallentando, si sono svolti dibattiti sul mangiar lento e sano, sull’agricoltura di prossimità, sullo slow fashion e lo slow travel, ma anche degustazioni di prodotti artigianali. La prima degustazione on line è stata dedicata, ad esempio, alla birra artigianale e ha illustrato 9 tipi di birra prodotti da birrifici di Timişoara, mentre le altre sono state degustazioni di miele, pane, formaggi e sidro, tutti artigianali. Ogni degustazione virtuale ha goduto della presenza di almeno un produttore che ha raccontato la storia dei prodotti. Nel 2021, se il contesto sarà più favorevole, CRIES ci invita, a Timişoara, al festival annuale Rallentare dedicato alla gastronomia artigianale, che riunisce i piccoli produttori che sviluppano prodotti di alta qualità e facilita il loro incontro con i consumatori.



    A ottobre 2020, è stato lanciato in Romania un prodotto turistico-culturale che porta alla scoperta di oltre 150 luoghi di culto. Si tratta dell’iniziativa di promozione del patrimonio culturale e soprattutto della storia rurale locale autentica “Il Percorso turistico-culturale delle chiese in legno in Romania. Secondo Gabriel Bonaciu, coordinatore dei percorsi nella provincia di Bihor, presso l’Agenzia di Management della Destinazione Turistica Bihor, il progetto riporta la chiesa in legno e le comunità rurali, promotrici dei prodoti dell’orto, delle tradizioni, dell’artigianato, delle attrattive naturali e del patrimonio culturale materiale, al centro dello sviluppo rurale sostenibile. Nel percorso turistico-culturale delle chiese in legno del Bihor, ad esempio, sono incluse 10 chiese di 10 comunità locali diverse. Per visitarle si possono contattare i parrocchi delle rispettive chiese sul sito explorebihor.ro o discover Bihor, il secondo disponibile anche in inglese, oppure si può chiedere alle agenzie viaggi l’inclusione di questa esperienza culturale in un pacchetto vacanze. Tra le chiese valorizzate dal percorso spicca quella della Parrocchia Ortodossa Romena di Valea Crișului, che sorge in una zona idilliaca. La ricchezza dei motivi ornamentali scolpiti armoniosamente in legno e gli affreschi autentici mettono questa chiesa alla pari dei più bei simili edifici in Europa. Qui, oltre alla visita guidata nel luogo di culto, si possono organizzare visite, su richiesta, per gruppi fino a 30 persone, brunch tradizionali con prodotti locali, preparati dalle massaie di Bihor, ma anche gite e passeggiate con la carrozza trainata da cavalli.



    Un altro progetto lanciato nel 2020 è la guida turistica Esplorando il Bărăgan, la prima destinata esclusivamente a questa regione nel sud-est della Romania, che porta alla scoperta del suo patrimonio materiale e immateriale. Il progetto ci propone la prima audioguida alla regione, il primo museo 3D del Bărăgan e tour virtuali dedicati a Ionel Perlea, compositore e direttore, tra l’altro, dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, del Teatro alla Scala di Milano, del Metropolitan di New York, e allo scultore Nicăpetre, autore di lavori monumentali in Romania, Ungheria, Austria, Germania, negli Stati Uniti e, soprattutto, in Canada, il suo Paese di adozione. Il progetto è, infatti, un invito a fare un affascinante viaggio digitale, fino a quando sarà possibile farlo anche dal vivo. Secondo Cristian Curuș, manager del progetto, la guida alla regione del Bărăgan propone 4 tipi di tour: uno nell’Alto Bărăgan, con le più importanti attrattive nelle provincia di Călărași e Ialomița, poi uno dal sud al nord del Bărăgan, con le attrattive lungo il corso del fiume Danubio, tra Călărași e Brăila, e un tour per le ville signorili e uno per i luoghi di culto. Per venire incontro ai turisti, sul sito del progetto, itinerama.ro, saranno disponibili mappe interattive dove potranno essere calcolati esattamente i chilometri, le distanze tra le attrattive e il tempo necessario per percorrerle. Inizialmente i tour guidati saranno disponibili in romeno e inglese. Poi, a seconda delle richieste, anche in italiano, tedesco e spagnolo. Il sito itinerama.ro avrà anche una sezione in inglese, dove tutte le attrattive saranno descritte, inclusivamente tramite audio-racconti.



    Nel 2020 è stato compiuto anche un primo passo verso l’inclusione dellantica pratica pastorale della transumanza carpatica nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco, in seguito alla sua iscrizione nel Registro Nazionale romeno degli Elementi Vivi di Patrimonio Culturale Intangibile. La Romania ha aderito, in seguito a un invito rivolto al Ministero della Cultura, a un dossier di candidatura multinazionale, che coinvolge 10 Paesi. Nonostante il suo declino a partire dalla seconda metà del XIXesimo secolo, questa occupazione a carattere storico continua a rappresentare il principale mezzo di sussistenza di un importante numero di pastori delle zone montane romene, conservando i tratti di un’economia pastorale sviluppatasi lungo i secoli. Essa conferisce identità ai villaggi pastorali di montagna contraddistinti dalla pastorizia vagante e alle masserie pastorali, si legge nel documento di iscrizione. La pastorizia transumante si è sviluppata in concomitanza con la pastorizia locale e con quella pendolare, essendo praticata, secondo le fonti storiche, a partire dal XIV-XVesimo secolo in prevalenza dai pastori della Transilvania, nel centro della Romania, regione circondata dai Monti Carpazi. I pastori hanno tracciato delle vere e proprie strade delle greggi e delle mandrie e strade del sale diventate nel tempo importanti corridoi di transumanza. Va ricordato che i siti culturali e naturali romeni inclusi nella lista del Patrimonio Mondiale Materiale dell’Unesco sono il Delta del Danubio, le chiese ortodosse ad affreschi esterni della Bucovina, le chiese ortodosse in legno del Maramures, le sei Fortezze Daciche nei Monti Orastie, i paesini sassoni con chiese fortificate della Transilvania, il Monastero Hurezi, della regione storica Oltenia, il centro storico della città di Sighişoara e le foreste secolari e vergini di faggi dei Carpazi. Nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, invece, la Romania vanta il rito del Căluş, il canto nostalgico fondamentale del folclore romeno doină, la ceramica di Horezu, l’usanza natalizia dei gruppi di giovani auguratori, la danza maschile tradizionale Feciorescul de Ticuş, la tecnica tradizionale delle scoarţe, arazzi tessuti al telaio, e le usanze culturali tipiche della Festa del Marzolino.



    Nella speranza che il prossimo anno ci riporterà la gioia di fare viaggi in sicurezza e partecipare dal vivo a vari eventi, vi auguriamo un sereno 2021!




  • Romania candida la transumanza carpatica a Patrimonio Unesco

    Romania candida la transumanza carpatica a Patrimonio Unesco

    Il 16 novembre si celebra “La Giornata del Patrimonio Mondiale Unesco in Romania”, occasione per riportare, ogni anno, alla ribalta i siti Patrimonio dellUmanità nel nostro Paese. La Romania conta 8 siti culturali e naturali inclusi nella lista del Patrimonio Mondiale Materiale dellUnesco per la loro rilevanza culturale o scientifica: il Delta del Danubio, le chiese ortodosse ad affreschi esterni della Bucovina, le chiese ortodosse in legno del Maramures, le sei Fortezze Daciche nei Monti Orastie, i paesini sassoni con chiese fortificate della Transilvania, il Monastero Hurezi, della regione storica Oltenia, il centro storico della città di Sighişoara e le foreste secolari e vergini di faggi dei Carpazi. Nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dellUmanità, invece, la Romania vanta il rito del “Căluş”, il canto nostalgico fondamentale del folclore romeno “doină”, la ceramica di Horezu, lusanza natalizia dei gruppi di giovani auguratori, la danza maschile tradizionale “Feciorescul de Ticuş”, la tecnica tradizionale delle “scoarţe”, arazzi tessuti al telaio, e le usanze culturali tipiche della Festa del Marzolino. E, con la recente iscrizione della transumanza carpatica nel Registro Nazionale romeno degli Elementi Vivi di Patrimonio Culturale Intangibile, è stato compiuto un primo passo verso linclusione di questa antica pratica pastorale nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dellUmanità Unesco. La Romania ha aderito, in seguito a un invito rivolto al Ministero della Cultura, a un dossier di candidatura multinazionale, che coinvolge 10 Paesi. Il documento di iscrizione nel Registro nazionale, “La transumanza carpatica, parte della vita pastorale tradizionale romena” è stato elaborato da unequipe di esperti della Commissione Nazionale del Patrimonio Culturale Immateriale del Ministero della Cultura e del Ministero dellAgricoltura e dello Sviluppo Rurale di Bucarest. Esso presenta informazioni sul valore socio-culturale, economico, demografico ed ecologico della transumanza, immagini attuali che illustrano questa pratica, e delinea una strategia di salvaguardia tramite azioni legislative e azioni pubbliche e private.



    “Nonostante il suo declino a partire dalla seconda metà del XIXesimo secolo, questa occupazione a carattere storico continua a rappresentare il principale mezzo di sussistenza di un importante numero di pastori delle zone montane romene, conservando i tratti di uneconomia pastorale sviluppatasi lungo i secoli. Essa conferisce identità ai villaggi pastorali di montagna contraddistinti dalla pastorizia vagante e alle masserie pastorali”, si legge, tra laltro, nel documento di iscrizione nel Registro nazionale.



    La transumanza carpatica è un fenomeno che ha portato allo sfruttamento di nuovi pascoli, allo scambio di elementi culturali tra individui e comunità, allapparizione di rotte commerciali e insediamenti umani, alla creazione di toponimi e antroponimi, contribuendo alla salvaguardia dellunità del popolo romeno. Come occupazione tradizionale, la pastorizia transumante si è sviluppata in concomitanza con la pastorizia locale e con quella pendolare, essendo praticata, secondo le fonti storiche, a partire dal XIV-XVesimo secolo in prevalenza dai pastori della Transilvania, nel centro della Romania, regione circondata dai Monti Carpazi. I pastori hanno tracciato delle vere e proprie “strade delle greggi e delle mandrie” e “strade del sale” diventate nel tempo importanti corridoi di transumanza. La transumanza sul territorio della Romania ha portato alla nascita di pratiche e saperi, tramandati di generazione in generazione, su itinerari, flora e fauna o sulla preparazione del cibo e dei prodotti tipici delle malghe. Questa antica tradizione legata alla pastorizia è parte di uneconomia contadina sostenibile e amica dellambiente, che serve anche ad assicurare un equilibrio psicologico grazie ai riti tipici. La transumanza ha creato un quadro per riti, cerimonie, tradizioni popolari ed eventi sociali specifici, tra cui i più importanti sono le feste pastorali, rileva ancora il documento di iscrizione nel Registro Nazionale degli Elementi Vivi di Patrimonio Culturale Intangibile.



    Cristian Micu, museografo presso il Museo di Etnografia della Transilvania, ci invita a una breve immersione nella storia della transumanza in Romania.



    “La transumanza carpatica è la pratica di spostare le greggi e le mandrie dagli alpeggi a valle durante la stagione fredda alla ricerca di pascoli non ancora innevati, dove farli svernare, a volte percorrendo distanze lunghissime, verso la Pianura del Bărăgan e del Danubio, fino a raggiungere il Delta del Danubio, o addirittura valicando gli attuali confini della Romania, sempre verso il sud. E di riportarli in montagna nella stagione estiva, alla naturale ricerca di cibo. Le zone tradizionali per la pratica della pastorizia vagante in Romania sono Marginimea Sibiului, la Contrada di Bârsa, la zona di Bran e la provincia di Covasna. Il numero di capi di bestiame coinvolti nella transumanza erano impressionanti nel passato, si trattava di centinaia di migliaia. Agli inizi, la transumanza carpatica era lappannaggio degli abitanti della Transilvania. Va detto che la pastorizia vagante ha contribuito notevolmente allo configurazione demografica della Romania, alla sua unità linguistica e culturale. Ha dato nascita a tecnologie di lavorazione dei prodotti e a usanze pastorali specifiche e ha contribuito allo sviluppo delle industrie locali. Nel periodo di massimo sviluppo di questo fenomeno, il numero di capi allevati in Romania è cresciuto in modo significativo in seguito allespansione dei mercati di sbocco dei prodotti pastorali. Penso alle manifatture di lana sassoni in Transilvania, ma anche alla grande domanda di carne ovina dallImpero Ottomano nel Medio Evo. Va, inoltre, ricordato il contributo alla crescita demografica in Dobrugia. Ancoroggi, nel Delta del Danubio, si incontrano persone che recano nomi derivati da quelli delle zone in Transilvania segnate dal fenomeno della transumanza, discendenti dei pastori transilvani giunti in Dobrugia nel passato”, ha raccontato il museografo Cristian Micu.




    Sono tante le feste e i miti romeni ispirati alla transumanza carpatica. Una di queste feste è quella di San Giorgio, patrono dei pastori, che segna il 23 aprile linizio dellanno pastorale, quando si formano le greggi e comincia la salita allalpeggio. Alla vigilia di questa festa, per tradizione si faceva la selezione dei pastori e del posto dove allestire la malga e si preparano gli ovini per la prima mungitura e la ricotta, si fa la pesatura del latte munto per ciascuna pecora per sapere quale quantità di formaggio spetta al proprietario del gregge, e, in alcune comunità, vengono accesi dei falò. Alla pastorizia è legata anche la tradizione di strumenti musicali come il flauto, la zampogna e il corno alpino oppure le danze pastorali. Se le malghe in Romania sono già attrattive turistiche ricercate dai turisti, sia romeni che stranieri, dove si possono assaggiare piatti pastorali tipici come il bulz, la polenta con formaggio di malga e burro, e si possono passare giornate allinsegna dellarmonia con la natura, con gli animali e con il cibo e le sue origini, la Romania ambisce a creare anche una mappa virtuale che porti alla scoperta delle strade della transumanza per unesperienza turistica inedita, come accenna anche Cristian Micu. “La Romania dovrebbe puntare sulla valorizzazione del potenziale turistico della pastorizia vagante, creando una strada delle greggi e mandrie, secondo il modello della Strada del vino, ad esempio, che porti alla scoperta delle usanze e pietanze pastorali tradizionali e delle opportunità di vitto e alloggio presso le malghe. Linclusione della transumanza carpatica nel Patrimonio Unesco potrebbe essere un primo passo vero il rinvigorimento di questa tradizione pastorale, inclusivamente tramite un sostegno legislativo a questo elemento di patrimonio intangibile dellumanità”, ha detto Cristian Micu a RRI.



    Un altro bene immateriale romeno, iscritto di recente nel Registro Nazionale degli Elementi Vivi di Patrimonio Culturale Immateriale, è il Gioco dellOină, dichiarato sport nazionale della Romania, che allorigine è unattività ludica pastorale e che risalerebbe al 1300. Da questo sport si dice sarebbe nato il baseball grazie ad alcuni immigrati dalla Transilvania che lo avrebbero portato in America.



  • Timișoara – Capitale Europea della Cultura: “Rallentando” punta su esperienze digitali

    Timișoara – Capitale Europea della Cultura: “Rallentando” punta su esperienze digitali

    Con il Covid-19, la cultura si sposta in gran parte on line e sempre più eventi dal vivo si trasformano in esperienze digitali. Sul digitale puntano anche lAssociazione Timișoara 2021 – Capitale Europea della Cultura e CRIES – Il Centro di Risorse per Iniziative Etiche e Solidali, nellassicurare la continuità del programma culturale per lanno in cui Timișoara sarà Capitale europea della cultura. Nel contesto della pandemia, questautunno, la Commissione Europea ha fatto slittare il prestigioso titolo europeo al 2023 per la città romena, che lo condividerà con la città greca di Elefsina e quella ungherese di Veszprem. Timişoara è la più grande città del Banato, regione storica nel sud-ovest della Romania, un vero mosaico culturale. Sono ben 30 le etnie che ci convivono da generazioni, tra cui romeni, tedeschi, magiari, serbi, croati, italiani, spagnoli e bulgari, e che hanno lasciato la loro impronta anche sulla cultura gastronomica locale e regionale.



    Il 24 ottobre, il progetto “Rallentando. Slowing down”, che si annovera tra i progetti inclusi nel dossier di candidatura di Timişoara a Capitale europea della cultura, e che è destinato alla riscoperta del legame tra cibo e cultura come parte del patrimonio e alla promozione di un modello responsabile di consumo e produzione alimentare, è tornato, questa volta in format digitale. Mihaela Veţan, presidente del CRIES, ong creata nel 2009 al fine di promuovere leconomia sociale e solidale, il consumo responsabile, il sostegno ai piccoli produttori e allagricoltura sostenuta dalla comunità, ci ha offerto maggiori particolari sulledizione digitale del programma “Rallentando 2020”. “Il programma Rallentando, che abbiamo ripreso questanno, prevede, fino a fine novembre, più iniziative volte a valorizzare la gastronomia come parte del patrimonio culturale immateriale locale. Puntiamo, come sempre, sulla promozione di un modello sostenibile di produzione e consumo alimentare e sulla facilitazione degli incontri tra esponenti culturali, artigiani e picccoli produttori locali. Il progetto Il gusto come patrimonio, componente del programma Rallentando, è sviluppato, questanno, assieme alla food blogger Laura Laurentiu e riporta alla ribalta, ogni domenica, 4 ricette tradizionali del Banato, che la nostra anfitrione prepara in diretta on line, mentre racconta le storie dietro le ricette assieme ai suoi ospiti. Queste ricette dal Banato, la cui cucina tipica spicca per laccostamento insolito tra dolce e salato, illustrano la multiculturalità della regione. Poi, sempre on line, nellambito del progetto Distanziati, ma insieme (#distantați dar #împreună), anchesso parte del programma Rallentando, sono programmati dibattiti e degustazioni di prodotti artigianali. I dibatti affrontano temi come lo slow food, ossia il mangiar lento e sano, lagricoltura di prossimità, lo slow fashion e lo slow travel. Praticamente cerchiamo di riportare allattenzione del pubblico il movimento internazionale Slow Food, che fa lelogio della lentezza, insegnandoci larte di rallentare per vivere meglio, quando si tratta di cibo e del mangiare, ma non solo. La prima degustazione on line è già stata accolta con molta curiosità e con entusiasmo dal pubblico. È stata dedicata alla birra artigianale e ha illustrato 9 tipi di birra prodotti da birrifici di Timişoara. Nelle prossime settimane, ogni sabato, fino alla fine di novembre, invitiamo gli appassionati del cibo anche a degustazioni di miele, pane artigianale, formaggi artigianali e sidro artigianale. Per ciascuna di queste degustazioni virtuali prepariamo 25 kit di prodotti artigianali gratuiti che gli iscritti possono andare a prendere da unimpresa sociale di Timişoara che promuove i piccolo produttori. Una volta collegati on line, degustiamo i prodotti e facciamo scambio di impressioni. Ogni degustazione virtuale gode della presenza di almeno un produttore che ci racconta la storia dei prodotti”, ha precisato Mihaela Veţan.



    Il programma “Rallentando”, sviluppato dal CRIES – Il Centro di Risorse per Iniziative Etiche e Solidali di Timişoara – e lAssociazione Timișoara 2021-Capitale Europea della Cultura, porta, nel prossimo periodo, allattenzione del pubblico, anche azioni educative destinate ai bambini e iniziative dedicate ai piccoli produttori locali. “Questo mese partecipiamo assieme agli insegnanti delle scuole di Timişoara anche a un programma educativo di promozione del consumo responsabile tra i bambini, che punta sul riciclaggio e sulla riduzione dello spreco alimentare. Un altro progetto in corso è lelaborazione della Mappa Rallentare, con cui vogliamo segnalare le iniziative che promuovono un modello sostenibile, tipo quelle degli artigiani del cibo, di chi fa prodotti a mano o altre iniziative di promozione della sostenibilità. Speriamo che lanno prossimo, se il contesto sarà più favorevole dellattuale, potremo incontrarci di nuovo nellambito del festival annuale Rallentare dedicato alla gastronomia artigianale, che organizziamo a Timişoara e che riunisce i piccoli produttori che sviluppano prodotti di alta qualità e facilita il loro incontro con i consumatori”, ha raccontato Mihaela Veţan a RRI.





  • Terra Madre Salone del Gusto – sei mesi di eventi digitali e fisici

    Terra Madre Salone del Gusto – sei mesi di eventi digitali e fisici

    Partita l8 ottobre, allinsegna di “Our Food, Our Planet, Our Future” (“Cibo, pianeta, futuro”), ossia della necessità di un cambiamento profondo nella gestione delle risorse ambientali e nei sistemi alimentari, la XIIIesima edizione di “Terra Madre – Salone del Gusto 2020”, evento organizzato da Slow Food Internazionale, Regione Piemonte e Città di Torino, è, al tempo del Covid-19, una innovativa: globale, fisica, ma soprattutto digitale. Questa volta, i delegati della rete Slow Food nel mondo, tradizionalmente ospiti di Terra Madre a Torino, organizzeranno nel proprio Paese dibattiti, degustazioni e convegni che verranno condivisi a livello globale grazie al digitale. Sarà, secondo quanto sottolineato dal fondatore dellorganizzazione Slow Food Internazionale, Carlo Petrini, nella conferenza stampa di lancio dellevento trasmessa in diretta sui social, “il Terra Madre più grande della storia (…), un nuovo modello di diffusione della cultura di Slow Food”.



    “Festival della diversità gastronomica, Terra Madre è unoccasione di convivialità, confronto, condivisione di soluzioni a problemi comuni tra le reti di contadini, allevatori, pescatori, artigiani del cibo, cuochi, giovani, ma anche di incontro con i consumatori. Lattuale edizione, nonostante lemergenza Covid 19, si propone di essere la più grande e inclusiva mai organizzata finora grazie al mix di appuntamenti on line e off line, gratuiti e accessibili a tutti, che consentiranno di raggiungere un grandissimo numero di persone da tutto il mondo. Se il mondo non può venire a Terra Madre in seguito alle restrizioni imposte dalla crisi pandemica, Terra Madre sarà decisamente portata in ogni angolo del pianeta grazie a questo format rivoluzionato”, hanno precisato gli organizzatori. A differenza delle precedenti edizioni, quella del 2020 ci propone un viaggio di sei mesi – tra ottobre 2020 e aprile 2021 – con un ricco palinsesto che coinvolgerà lintera rete di Slow Food, circa 160 Paesi di cinque continenti. Terra Madre Salone del Gusto 2020 si concluderà con il Congresso internazionale di Slow Food previsto a Torino nellaprile del 2021. Maggiori dettagli nellintervista rilasciata a RRI da Paolo di Croce, segretario generale di Slow Food Internazionale.






    La sfida di sperimentare questo format rivoluzionato è stata accolta con entusiasmo anche dalle comunità del cibo Slow Food in Romania, tra cui il Convivium Slow Food Târgu Mureş. La sua coordinatrice, Claudia Rânja, biologa, appassionata di giardini e fondatrice e coordinatrice del Convivium Slow Food Târgu Mureş, ci ha raccontato alcuni gli eventi organizzati dal suo convivium nellambito del festival. “Per noi è la prima partecipazione a Terra Madre, festival della diversità umana, culturale e gastronomica, e siamo molto contenti di esserne parte. Il formato misto, con eventi on line e off line, mi sembra unottima idea, perchè in questo modo possiamo coinvolgere un numero molto maggiore di persone negli eventi che abbiamo preparato di quanto lo avessimo potuto fare attraverso la partecipazione dei nostri delegati al consueto evento fisico a Torino. Credo che il format digitale possa essere un modello dal quale trarre ispirazione anche quando avremmo superato questo difficile momento della crisi sanitaria. Abbiamo avuto il nostro primo intervento a Terra Madre Salone del Gusto 2020 nel secondo giorno del festival, quando abbiamo presentato durante un incontro on line lofferta educativa della nostra comunità agli studenti iscritti al Master di Agroecologia e Sovranità Alimentare dellUniversità di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Abbiamo presentato loro la comunità locale Slow Food e le opportunità di apprendimento, con la missione di convincere 3 degli studenti partecipanti a svolgere tra maggio-luglio 2021 un tirocinio nella nostra comunità, al termine del loro master presso luniversità. Allincontro hanno partecipato 16 studenti tra 22-47 anni di 9 Paesi, come Italia, Germania, Stati Uniti oppure Uganda, una classe molto eterogenea dal punto di vista delle culture di provenienza. Ho parlato loro della Romania, in generale, della provincia di Mures e dei progetti del nostro Convivium, nonchè del programma che proponiamo loro e ho risposto alle loro domande. La mia presentazione è stata accolta con molto entusiasmo, quindi il feedback è stato ottimo”, ha raccontato Claudia Rânja.



    Claudia Rânja ci ha parlato anche di altri eventi in programma a Târgu Mureş nellambito del festival Terra Madre Salone del Gusto 2020. “Tra il 16 e il 18 ottobre, Târgu Mureş ospita il Festival della Cultura Armena, organizzato dallAssociazione culturale armeno-magiara di Târgu Mureş, evento che ci siamo proposti di completare con unesperienza gastronomica: una Cena armena prevista per il 17 ottobre, dalle 19.00, con un numero ristretto di partecipanti, nel rispetto delle regole imposte dalla pandemia. Portiamo alla ribalta un menù tipico armeno: pane alle erbe armeno servito insieme al burro, come antipasto, una zuppa di orechiette con ripieno di manzo e insaporita con spezie tipiche armene della nostra zona, come primo piatto, seguita da un ratatouille armeno, servito assieme al lavash, il pane tradizionale armeno, inserito dallUnesco fra i Patrimoni Immateriali dellUmanità. E chiudiamo in bellezza con una degustazione di cognac armeno, patrocinata da Puskás Attila, il presidente dellAssociazione Culturale Armeno-Magiara. Non è, però, lunico evento culturale-gastronomico di questanno. Il prossimo 10 dicembre vi invitiamo a un banchetto multietnico, proprio nel giorno in cui le comunità Slow Food dellintero mondo festeggeranno la Giornata di Terra Madre. Proporremo piatti romeni, magiari, sassoni, ebraici e armeni e una degustazione di vini, perchè levento sarà ospitato da una cantina, nel paesino Mica, in provincia di Mures. In questa occasione saranno assegnati anche una serie di premi ed etichette, un progetto realizzato in collaborazione con altre tre comunità Slow Food romene, quindi sarà anche una celebrazione dei produttori locali che producono cibo nel rispetto dei consumatori e dellambiente. Sempre nellambito del Festival Terra Madre, il 16 ottobre, lanciamo la campagna Piantare per gli impollinatori, in coincidenza con la Giornata Mondiale dellAlimentazione, campagna che si terrà per un mese on line, con attività di informazione sullimportanza degli impollinatori. Il 1 novembre rivolgeremo un appello allazione alle maestre degli asili nido e agli insegnanti delle scuole elementari della nostra città affinchè si impegnino nella creazione, presso le rispettive istituzioni scolastiche, di giardini-amici degli impollinatori. Alla fine, saranno selezionati 10 partecipanti che riceveranno in premio dalla comunità Slow Food una collezione di semi di fiori-amici degli impollinatori e, come gran premio, una collezione per la creazione di un orto didattico. Il 10 dicembre, Giornata di Terra Madre, sarà lanciata la versione digitale della Guida agli orti didattici Slow Food e, il 20 febbraio dallanno prossimo, sarà presentata al pubblico anche la guida stampata, a una conferenza sulleducazione nella natura, sempre nellambito del Festival Terra Madre. In realtà, noi organizziamo simili attività costantemente per recare il nostro contributo alla promozione della filosofia del movimento Slow Food , laccesso al cibo buono, pulito e giusto”, ci ha detto sempre Claudia Rânja.



    Il Convivium Slow Food Târgu Mureş è nato allinizio del 2019 e i suoi 10 membri fondatori sono produttori locali, consumatori responsabili, nutrizionisti, educatori, assistenti sociali, specialisti dellindustria dellospitalità, tutti appassionati dellaccesso al cibo buono, pulito e giusto. “La nostra attività è un manifesto per il cibo sano e sostenibile e mira a educare i consumatori urbani, soprattutto i bambini e giovani. Tra i nostri più importanti progetti, la promozione degli orti didattici e degli incontri tra i produttori delle zone intorno alle città con i consumatori urbani tramite eventi gastronomici o visite presso i produttori, una biblioteca di semi e gli appuntamenti di cultura gastronomica dedicati alle comunità etniche della provincia. Puntiamo moltissimo sulleducazione dei consumatori tramite gli orti didattici, strumento innovativo di apprendimento sul cibo sano, biologico, uno spazio in cui i piccoli imparano cose sulla natura con laiuto del gioco, dei sensi, e con cui li incoraggiamo ad avvicinarsi alla natura, a proteggerla e amarla. Il nostro vanto sono i 5 orti didattici già creati”, ha precisato Claudia Rânja.



    Ricordiamo che il palinsesto di Terra Madre Salone del Gusto è in continuo aggiornamento e disponibile sul sito www.terramadresalonedelgusto.com.




  • Il villaggio neolitico di Drăgănești-Olt

    Il villaggio neolitico di Drăgănești-Olt

    Un vero e proprio viaggio indietro nel tempo, alla scoperta della vita quotidiana delluomo preistorico, è quello che propone il villaggio neolitico allestito nel parco archeologico “Il Museo della Pianura del Boian-Traian Zorzoliu” di Drăgănești-Olt, città che si trova in Valacchia, nel sud del nostro Paese. Destinazione turistico-culturale inedita, il villaggio tipico della cultura preistorica Gumelniţa, del V-VI millennio avanti Cristo, le cui tracce furono rinvenute nella zona di Drăgănesti-Olt, è il primo del genere in Europa. Inaugurato a settembre 2010, il villaggio neolitico è nato da unidea del compianto professor Traian Zorzoliu, direttore del Museo della Pianura del Boian, ispirato dalle scoperte fatte durante le campagne di scavo nel sito archeologico locale. Ricostruito su una collina allinterno del complesso museale, il villaggio è formato di 6 strutture abitative preistoriche ricostruite in scala reale, accessibili su un ponte in legno e circondate da un fossato di difesa e una recinzione in ramoscelli di vimini intrecciati. Il fiore allochiello del villaggio e labitazione lacustre, che durante letà neolitica, quando gli insediamenti erano costruiti in vallate spesso allagate, serviva come deposito per le scorte di cibo. Le sei capanne del villaggio sono state ricostruite secondo la “ricetta” delletà neolitica, con materiali e oggetti copie di quelli realmente ritrovati in sito. Ciascuna capanna illustra unoccupazione delluomo del neolitico. Il villaggio fu, infatti, eretto, seguendo accuratamente il modello degli insediamenti neolitici specifici della cultura Gumelniţa.



    “Il villaggio neolitico di Drăgănesti-Olt è un luogo unico nel Paese, aperto al pubblico nel 2010. È stato un progetto ambizioso del professor Zorzoliu, che ci ha lasciati nel 2015. Il progetto mirava a esporre nel parco archeologico i ritrovamenti rinvenuti nel corso degli scavi nella zona di Draganesti-Olt, ricca di testimonianze della cultura Gumelnita. Oltre al villaggio neolitico, il nostro museo ospita anche una sezione di storia che custodisce gli artefatti scoperti nel cosiddetto tell, ossia il sito archeologico locale. Il villaggio neolitico è stato ricostruito su un terrazzo, esattamente come le popolazioni neolitiche erigevano le loro capanne sui siti daltura e sui terrazzi alluvionali, in riva ai fiumi e vicino alle fonti di cibo, circondate da fossati protetti da palizzate e terrapieni. Va ricordato che la società del neolitico era una matriarcale e lagricoltura veniva praticata su grandi superfici, cioè lontano dallabitazione e dal focolare domestico di cui si occupava la donna. Il villaggio neolitico Drăgănești-Olt include abitazioni rappresentative per ciascuna attività che veniva praticata nella comunità: abbiamo la capanna della matriarca, la capanna del pescatore, del vasaio, dove sono esposti utensili per la lavorazione e la cottura della ceramica e frammenti di stampi per la manifattura di vasi, la capanna del cacciatore, quella dellagricoltore e labitazione lacustre, il deposito per il cibo. Per la costruzione delle sei capanne del villaggio neolitico ospitato dal Museo della Pianura del Boian sono stati adoperati i materiali tipici del neolitico: palli di legno, falso indaco, pianta molto flessibile i cui ramoscelli si possono intrecciare facilmente, paglia e argilla”, ci ha raccontato Mihaela Lala, museografa e direttrice del Museo della Pianura del Boian – Traian Zorzoliu.



    Nel neolitico, luomo passò gradualmente da uneconomia basata sulla caccia e la raccolta a una incentrata sullallevamento e la coltivazione. Se i cacciatori-raccoglitori vivevano una vita nomade, i coltivatori diventarono sedentari e cominciarono a costruire i primi villaggi, racconta ancora Mihaela Lala. “Al centro della cultura neolitica Gumelnita, diffusa nella Romania sud-orientale e anche nella confinante Bulgaria, troviamo un tipo speciale di ceramica con dei bellissimi motivi decorativi e una popolazione che si occupava non solo di caccia e pesca, ma anche di agricoltura e della costruzione di abitazioni di superficie, stabili, perchè luomo neolitico rinunciò agli spostamenti periodici a seconda delle stagioni e diventò sedentario. Per quanto riguarda le pratiche funerarie dellepoca, va ricordato che nel sito archeologico della Pianura del Boian sono state rinvenute 8 tombe ovali in cui i defunti erano stati sepolti in posizione rannicchiata con un corredo di oggetti personali. Una simile tomba, in cui riposano i resti di un uomo neolitico vero, labbiamo ricostituita vicino alla capanna della matriarca nel villaggio neolitico”, ha precisato Mihaela Lala.



    Nel 1980, veniva fondato il Museo di Storia ed Etnografia di Drăgănesti-Olt in base alla donazione di 11 collezioni di reperti da parte del professor Zorzoliu. La prima sezione del museo fu quella di storia, che custodiva gli artefatti neolitici rinvenuti nel sito archeologico locale. Nel 1996, il museo diventava “Il Museo della Pianura del Boian di Draganesti-Olt”. Le sue collezioni contano oltre 6000 reperti, tra attrezzi, ceramiche, tessili e oggetti di ferro. Nel museo allaperto sorge anche una casa contadina autentica. “In un anno normale, il museo è visitatissimo. Ci sono moltissimi stranieri, soprattutto bulgari, che vengono a trovarci, perchè la cultura Gumelnità era diffusa anche nella vicina Bulgaria, e i nostri vicini bulgari vengono a vedere il parco archeologico per curiosità. Lingresso costa solo 5 lei per gli allievi e 10 per gli adulti. Il museo ha una sezione di storia, con 5 sottosezioni, di cui 2 dedicate al neolitico e le altre dedicate allEtà del bronzo, al Medioevo e allepoca contemporanea. Gli edifici che ospitano le collezioni del museo appartennero al boiardo Ioan Polihronie, un greco molto influente, sottoprefetto della città di Slatina. Allinterno del complesso museale sorge la sua villa risalente al 18esimo secolo, che serviva come residenza estiva. Essa custodisce altre 4 sezioni del museo: Oggetti sacri, dedicata al culto ortodosso, la sezione di etnografia Il baule della dote, la sezione darte figurativa Luce e colore e la sezione dedicata al fondatore e direttore del museo Traian Zorzoliu. La villa del boiardo ospita anche una cantina che illustra la storia della vinificazione nella zona. Un altro edificio molto interessante del complesso museale è una casa contadina tipica del sud della Romania. Nel museo si può vedere anche la mostra permanente La storia del fuoco dedicata ai vigili, che illustra le prime modalità di estinzione degli incendi e le divise dei vigili. Grazie ai reperti esposti, i nostri visitatori hanno loccasione di fare unimmersione in diverse epoche storiche e nella storia locale”, ha detto Mihaela Lala, la direttrice del Museo della Pianura del Boian – Traian Zorzoliu a RRI.



    Il Museo della Pianura del Boian di Drăgănești-Olt con il suo villaggio neolitico è solo il punto di partenza di un percorso turistico che porta alla scoperta delle attrattive di ben 9 località, tra cui i Musei di Slatina e Caracal, il Monastero Brâncoveanu oppure la città di Corabia, dove si può fare una passeggiata in traghetto sul Danubio.




  • Gli edifici più belli di Bucarest

    Gli edifici più belli di Bucarest

    Vi invitiamo a un giro per alcuni tra gli edifici più belli di Bucarest. Partiamo dal Museo Nazionale George Enescu, ospitato dal Palazzo Cantacuzeno, decisamente uno dei più begli edifici della nostra capitale, che sorge nel centro città, sul Viale della Vittoria. Il suo sontuoso ingresso in stile Liberty richiama alla memoria l’epoca in cui fu edificato questo imponente palazzo bucarestino all’insegna del lusso e della rafinatezza. Fatto erigere tra gli anni 1901-1903 da Gheorghe Grigore Cantacuzino, soprannominato il Nababbo (ex sindaco della Capitale, primo ministro e capo del Partito Conservatore), il palazzo fu realizzato secondo i progetti del prestigioso architetto romeno Ioan D. Berindei. Gli affreschi, le sculture e gli ornamenti scultorei furono realizzati in collaborazione con famosi artisti dell’epoca, come l’architetta Emil Wilhelm Becker, mentre gli interni – arazzi, lampadari, vetrate a colori – assieme alla Casa Krieger di Parigi. Dopo la morte del Nababbo, nel 1913, il palazzo fu ereditato da suo figlio Mihail G. Cantacuzeno e da sua moglie Maria, che in seguito al decesso prematuro del marito, si risposò nel 1937 con il prestigioso compositore George Enescu. I coniugi Enescu abitarono, tra il 1945-1946, nella casa dietro il palazzo. Dopo la morte di George Enescu, nel 1955, sua moglie lasciò per testamento il palazzo e le attinenze al museo dedicato alla memoria del musicista. Dal 1956, il palazzo ospita il Museo Nazionale George Enescu e l’Unione dei Compositori e Musicologi. Tre delle sale del Palazzo Cantacuzeno ospitano una mostra permanente, che include, tra l’altro, foto, manoscritti, onorificenze, disegni, strumenti musicali, il frac, il costume di accademico e il calco in gesso delle mani dell’artista. L’edificio dietro il palazzo è stato adibito a casa alla memoria di George Enescu.



    La seconda tappa del nostro giro per gli edifici più belli di Bucarest è la Casa Macca, sita in strada Henri Coanda, nr. 11, vicino all’Ambasciata d’Italia a Bucarest. Proprietà del colonello Petre Macca, eroe della Guerra di Indipendenza, fu donata allo stato romeno nel 1912. Eretta nel 1819 secondo i piani dell’architetto svizzero John-Elisee Berthet, la Casa Macca è testimonianza dell’ondata di europeizzazione di Bucarest durante il regno di re Carlo I. Fu l’epoca delle prime generazioni di architetti che avevano studiato all’estero e tornati a Bucarest aspiravano a conferire alla capitale romena un volto degno d’Europa. L’architettura della Casa Macca è tipica di una serie di residenze degli ultimi decenni del 19esimo secolo. Eretta in stile eclettico, con una grande varietà di forme e ornamenti, soprattutto in ferro, tipici dello stile Liberty, la Casa Macca ospita, dal 1965, l’Istituto di Archeologia Vasile Parvan, dopo che in precedenza aveva ospitato il Museo Nazionale di Antichità, fondato nel 1834.



    Sempre nel centro della capitale, vicino a Piazza Amzei, sorge il Centro degli Agostiniani Assunzionisti, una bellissima costruzione neogotica fatta erigere negli anni ’30 dalla Congregazione degli Agostiniani dell’Assunzione, retrocessa e restaurata dopo il crollo del comunismo in Romania.Dai documenti storici apprendiamo che l’idea della fondazione di una comunità assunzionista in Romania, anche se concretatasi nel ventesimo secolo, parti’ proprio dal fondatore stesso della congregazione, Emmanuel d’Alzon, che la espresse nelle sue discussioni con il segretario del principe romeno Alexandru Ioan Cuza a luglio 1862.



    Un’altra tappa interessante è la Casa di Mita La Biciclista, appartenente all’omonima famosa cortigiana della Bucarest interbellica, che si trova nel centro città, sempre vicino a Piazza Amzei. Un vero gioiello architettonico, la casa si dice sia stata ricevuta in regalo da Mita da re Ferdinando di Romania stesso, che aveva stregato con la sua bellezza. Mita La Biciclista fu la prima donna ad andare in bicicletta in un’epoca in cui questo mezzo di trasporto era ancora una rarità nella capitale romena. La sua casa, a due piani, in stile barocco con influssi Liberty, ha facciate ricche di ornamenti, con balconi e bassorilievi con cherubini e leoni.



    Se giungete a Bucarest, non lasciatevi sfuggire neanche Il Museo Nazionale delle Mappe e dei Libri Antichi, aperto al pubblico nel 2003, unico nel paesaggio culturale della Romania e il quarto simile museo in Europa. È ospitato da un edificio elegante a 3 piani risalente al 1920, un mix di elementi gotici e mediterranei, con logge che ricordano le ville veneziane del XVesimo secolo. In occasione dell’apertura del museo, i soffiti sono stati decorati con immagini mitologiche e mappe astronomiche, e le vetrate a colori con rappresentazioni araldiche e cartografiche.



    L’ultima tappa del nostro periplo per i più begli edifici di Bucarest è il Museo Theodor Pallady che custodisce la collezione d’arte dei coniugi Serafina e Gheorghe Răut. Si tratta di numerosi dipinti del pittore romeno Theodor Pallady e oltre 800 disegni e incisioni del periodo parigino dell’artista, donati allo stato romeno alla fine degli anni ’60, assieme alla collezione personale di pitture francesi, olandesi, inglesi e spagnole5k dei secoli XVIesimo-XIXesimo, sculture antiche e rinascimentali, arredi, ceramiche orientali e altri oggetti d’arte decorativa. L’edificio che ospita il museo, noto pure come la Casa Melik ed eretto nella seconda metà del XVIIIesimo secolo, è uno delle più antiche e belle case tipiche dei negozianti di Bucarest e l’unica aperta al pubblico. È intitolata a Jacopo Melik, sostenitore delle azioni rivoluzionarie del 1848. Il museo è visitabile da mercoledi’ fino a domenica tra le 11.00 e le 19.00.




  • Gastro-Locale a Vama Buzaului, un nuovo tipo di ospitalità romena

    Gastro-Locale a Vama Buzaului, un nuovo tipo di ospitalità romena

    Quando andate in vacanza volete mangiare come a casa della nonna, cibi genuini e al 100% naturali, e fare unimmersione nella natura e nella vita contadina autentica? Unottima destinazione per farlo è il Comune di Vama Buzaului, nel sud-est della provincia di Brasov, in Romania, che ha avviato lo scorso autunno un inedito progetto di turismo gastronomico chiamato “Gastro-Locale”. Il progetto è nato sulla scia di uniniziativa nazionale, di creazione di cosiddetti punti gastronomici locali, promossa dallatleta romeno che ha vinto il maggior numero di medaglie olimpiche nella storia della canoa e numerosi titoli mondiali, Ivan Patzaichin. Inizialmente il progetto di Ivan Patzaichin era destinato alla creazione di un circuito di punti gastronomici locali nel Delta del Danubio volti ad aiutare gli abitanti delle zone rurali a sviluppare piccoli affari. La sua idea è stata accolta con entusiasmo dal Ministero dellAgricoltura e dello Sviluppo Rurale e dallAutorità Nazionale Sanitaria Veterinaria e per la Sicurezza degli Alimenti che lhanno considerata un concetto di pionierato a livello comunitario e, nel 2019, lhanno estesa a livello nazionale.



    Liniziativa, basata su una consultazione pubblica, è volta alla semplificazione del modo in cui le masserie delle zone rurali possono svolgere attività economiche che non siano solo redditizie, ma che contribuiscano allo stesso tempo al consolidamento dellidentità di una zona. Cosa vuol dire praticamente un punto gastronomico locale? Ununità di alimentazione pubblica di tipo famigliare, che mette a disposizione dei turisti prodotti alimentari tipici delle diverse zone geografiche della Romania, in unatmosfera tipicamente rurale, nel pieno rispetto delle norme digiene affinchè siano garantite la sicurezza e tutela della salute dei consumatori. Le pietanze servite agli ospiti devono essere tradizionali e preparate solo dai proprietari e dalle loro famiglie nelle masserie, fattorie, malghe oppure negli allevamenti di pesci. È praticamente una facilità per le famiglie che vogliono offrire servizi su piccola scala – di turismo rurale, ecoturismo oppure turismo culturale. “Quando uno va in ferie non può mangiare come a casa dei genitori o dei nonni. Ma come sarebbe poterlo fare nella casa di un abitante del luogo visitato? Secondo me, questo è uno degli ingredienti di una vacanza indimenticabile. Inoltre, per noi è una grande gioia aiutare gli abitanti delle zone turistiche con una forte tradizione culinaria affinchè possano completare cosi i propri redditi. Il progetto, cui abbiamo lavorato per 3 anni, è ispirato alle realtà turistiche del Delta del Danubio, e sono contentissimo del risultato”, ha precisato Ivan Patzaichin, presidente dellAssociazione Ivan Patzaichin – Mila 23, promotrice del progetto. Torniamo ora nel Comune Vama Buzaului, in provincia di Brasov, il cui sindaco Tiberiu Nicolae Chirilas, ci parlerà del progetto Gastro-locale, progetto turistico ispirato al concetto di “punto gastronomico locale”.



    “Vama Buzaului è stazione turistica da relativamente poco tempo. Ospita sul suo territorio una riserva di bisonti europei gettonatissima dai turisti. Lanno scorso ad esempio, i visitatori sono stati 60 mila. E loro vogliono anche mangiare, no. Abbiamo pensato che la migliore opzione sia offrire loro la possibilità di mangiare direttamente nelle case degli abitanti. Per poter aderire alla rete di punti gastronomici locali, gli abitanti devono essere produttori di prodotti gastronomici. Quindi devono mettere in tavola i prodotti ottenuti nella propria masseria, preparati secondo una ricetta tradizionale tramandata di madre in figlia, tipica di Vama Buzaului. Ci auspichiamo che il brand Gastro-locale sia esteso allintera la provincia di Brasov. È unoccasione per fare unimmersione nella vita degli abitanti, non solo per assaggiare prodotti biologici, frutta e verdura e via dicendo, e può godere i gusti e sapori delle ricette tradizionali. Il progetto è stato avviato alla metà dellanno scorso, quando molte donne del comune hanno manifestato subito interesse per questa iniziativa e vi hanno aderito. E abbiamo constatato che ha suscitato entusiasmo anche tra i turisti e moltissimi una volta giunti nel comune vogliono mangiare nelle case degli abitanti”, ci ha detto Tiberiu Nicolae Chirilas.



    A Vama Buzaului ci sono attualmente 15 punti gastronomici locali, contraddistinti da un pannello con un gallo appeso al portone dingresso. Un menù preparato secondo le ricette tipiche costa intorno a 60 lei, ossia 12,5 euro. “La più ricercata pietanza locale dai turisti è il bulz, piatto tipico dei pastori, con polenta e formaggio e i prodotti a base di latte, perchè è una zona con una lunga tradizione di transumanza. Oltre alla cucina locale, i turisti possono scoprire attrattive turistiche. Il fiore allocchiello è la riserva di bisonti, che ospita circa 26 esemplari. Poi la Cascata Urlatoarea, i percorsi montani segnati, verso il Massiccio Ciucas, il centro di equitazione, percorsi cicloturistici, passeggiate in slitta dinverno, una pista di pattinaggio e per la prossima stagione invernale prepariamo una nuova pista sciistica. Poi, per tutta la durata dellanno, organizziamo una serie di eventi turistico-culturali, tra cui il più importante è il festival nazionale di musica folk, Vama in Montagna, nellultimo weekend di luglio, inaugurato nel 2019 e che sin dalla prima edizione ha goduto di tanto successo. Intendiamo organizzare anche un festival di jazz. Poi ci sono la Sagra dei contadini, dove potete scoprire i prodotti tradizionali, ad agosto, la Primavera folcloristica, e, durante linverno, la Fiera di Natale e spettacoli di canti natalizi. Il calendario degli eventi lo trovate anche sul sito del comune di Vama Buzaului. Quindi, vi aspettiamo a Vama Buzaului, a mangiare presso i punti gastronomici di Vama Buzaului e a scoprire le attrattive locali”, ci ha raccontato Tiberiu Nicolae Chirilas.




  • La Fuga delle Lole

    La Fuga delle Lole

    Una delle più pittoresche usanze sassoni, adottata anche dai romeni, la cui prima attestazione documentaria risale al XVIIesimo secolo, è la cosiddetta “Fuga delle Lole”, che si svolge ogni anno ad Agnita e Sibiu, nellomonima provincia della Transilvania, nel centro della Romania. Secondo una leggenda locale, gli abitanti di Agnita, che si erano rifugiati nella chiesa fortificata durante un assedio dei turchi, si sarebbero salvati dopo che la figlia di un pellicciaio, dal nome Orsola, avrebbe spaventato e messo in fuga i nemici indossando stracci di tela bianca e nera e una maschera demoniaca e facendo rumori molto forti con un campanaccio e una frusta, proprio come fanno ai nostri giorni le cosiddette “lole”. I turchi credettero fosse il diavolo e si diedero alla fuga. Sarebbe questa lorigine delle lole, unusanza con cui, ai nostri giorni, si caccia via, in modo simbolico, linverno, e si dà il benvenuto al nuovo anno. Però, al di là della leggenda, lusanza è tipica del periodo di Carnevale che precede la Quaresima ed è, in realtà, connessa alla sfilata delle corporazioni artigiane.



    Nel 12esimo secolo, Sibiu fu colonizzata, come tutta la Transilvania, dai Sassoni dellOrdine teutonico, e prese il nome di Hermannstadt. A partire dal Medioevo conobbe un continuo sviluppo economico grazie allattivita delle corporazioni artigiane. Nel 14esimo secolo, le corporazioni erano circa 19, mentre nella seconda metà del 16esimo secolo ce nerano 29, e verso il 1780 ben 40. Anche laltro borgo sassone della Transilvania che serve da palcoscenico alla Sfilata delle Lole, Agnita, vanta una lunga tradizione delle arti artigianali. Ogni anno, nellultima domenica di gennaio, in cui si organizza anche ai nostri giorni la Sfilata delle Lole, si svolgevano le elezioni delle corporazioni. In questa occasione veniva consegnato il baùle con tutti i documenti della corporazione al nuovo capo mastro e ai nuovi garzoni di bottega. Secondo la tradizione, i garzoni di bottega si vestivano di pellicce, recanti le insegne delle corporazioni, e illustravano tramite danze iniziatiche, larte che praticavano. La consegna del baule era assecondata dalle “lole”, personaggi umoristici mascherati che avevano la missione di scortare i bauli e di proteggergli con i rumori fatti con i colpi di frusta e i campanacci. Quindi, le lole erano gli abitanti stessi di Agnita di origine sassone, membri delle corporazioni. Fu così che nacque questa usanza popolare molto importante per la comunità sassone della zona. Il nome di “lole” proviene dal verbo tedesco “lallen”- balbettare e accenna al modo di parlare sotto la maschera di questi partecipanti-personaggi.



    Si dice che 200-300 anni fa le lole indossassero costumi multicolori, ma attualmente il costume di lola è formato di pantaloni e una camicia di tela bianca, decorata con stracci neri, una maschera dipinta e guanti bianchi. Il significato della maschera è doppio: è spaventosa (per evocare la leggenda di Orsola, la giovane che salvò Agnita dallassedio dei turchi), e protettrice, perchè nasconde lidentità di chi la indossa. I costumi delle lole sono completati dalle fruste in pelle (Korbatsch), dalle tenaglie in legno intagliato (Quetsche) che servono a distribuire ai partecipanti le tradizionali frittelle immancabili dalla sfilata, e dal campanaccio (Ratsche). Di solito, le lole sono 10-30 in un gruppo, formato in base ai gradi di parentela o al vicinato e del gruppo possono far parte, accanto agli uomini, anche le donne e i bambini tra 4-5 anni. Ciascuno dei 9 gruppi di lole si riunisce alle 10 del mattino presso la casa di un abitante e poi si reca nel posto di incontro comune per una foto di gruppo e la sfilata. Ciascuna lola ha il suo ruolo nella sfilata e nel centro di Agnita si fanno dimostrazioni di abilita, nonchè tre soste, per sfoggiare le insegne delle corporazioni.



    Nella Sfilata delle Lole i personaggi si susseguono a seconda dellimportanza rivestita nel passato dalla corporazione che rappresentano. Cosi la sfilata è aperta dal capomastro della corporazione degli stivalai – la più grande – accompagnata da due bambini – angeli custodi-, seguita dalla corporazione dei sarti e da quella dei pellicciai, mentre lultima a sfilare è la corporazione dei bottai, rappresentata da una lola che fa girare molto abilmente un cerchio di botte sul quale sono poggiati a forma di piramide bicchieri di vino… senza versare nemmeno una goccia. Tutto culmina davanti al Comune di Agnita con linno della Transilvania – Siebenbürgen Land des Segens – e con gli auguri di salute e prosperità nel nuovo anno. Linno viene cantato prima in tedesco, poi in romeno, e parla di unità, amicizia e uguaglianza. Verso mezzogiorno le lole si tolgono le maschere. La Sfilata storica delle Lole è seguita dalla Corsa delle lole. Munite di frittelle, le lole corrono in gruppi lungo le strade per scacciare gli spiriti maligni a colpi di frusta e suoni di campanacci e coinvolgono il pubblico in una danza tradizionale. Chi partecipa e riesce ad indovinare chi si nasconde dietro la maschera riceve in premio una frittella. Tutto si conclude in bellezza con il Ballo delle Lole.



    Fino al 1989, la Sfilata delle Lole era una tradizione esclusiva della comunità sassone di Agnita. Dopo lemigrazione massiccia dei sassoni in Germania, nel 1990, la loro comunità si ridusse considerevolmente e non ci restò quasi nessuno a organizzare la Fuga delle lole. Allora, un insegnante, Bogdan Pătru, fondò unassociazione, “La Corporazione delle Lole”, e riprese questa pittoresca usanza assieme ai sassoni che tornano apposta, ogni anno, dalla Germania per la tradizionale sfilata.




  • Sguardo sul 2019 turistico

    Sguardo sul 2019 turistico

    Nel 2019, la Provincia di Sibiu, collocata nella Romania centrale, è stata Regione Europea della Gastronomia. Numerose le iniziative in programma per celebrare questo titolo, tra festival gastronomici, percorsi del sapore, sagre e fiere destinate a illustrare il potenziale culinario della provincia. La Provincia di Sibiu è caratterizzata dalla multiculturalità, che ha lasciato la sua impronta anche sulla cucina. Vanta paesini con una lunga tradizione pastorale e casearia. Sibiu ha già una lunga tradizione nell’organizzare eventi gastronomici, tra cui il Festival Astra Multiculturale, ospitato dal Museo ASTRA di Sibiu, il maggiore museo all’aperto in Europa, oppure i gettonatissimi brunch alla transilvana, organizzati da anni nei paesini della provincia dall’Associazione La mia Transilvania. A Marginimea Sibiului, dichiarata Destinazione europea di eccellenza nel 2015, i turisti possono fare tour gastronomici con degustazioni nelle malghe e presso gli agriturismi. L’offerta gastronomica è completata dalla ricchezza paesaggistica e dalle attrattive culturali della provincia e dei dintorni. Tra cui spiccano le chiese fortificate sassoni, alcune nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, come Biertan e Valea Viilor.



    A marzo 2019 è partito a Viscri, paesino sassone in Transilvania, nel centro della Romania, un progetto gastronomico di riscoperta delle prelibatezze tipiche che vede come protagoniste le donne chef. Organizzata dal Convivium Slow Food La Contrada di Barsa e dal Convivium Slow Food Viscri, l’iniziativa 2 Women Chef – Due donne chef – ha portato alla ribalta le ricette transilvane con l’aiuto dei prodotti da stagione e dei produttori locali, all’insegna dei principi buono, pulito e giusto del movimento che punta sul rispetto del gusto, della salute, dell’ambiente e dell’economia equosolidale, Slow Food. Il primo evento svolto nell’ambito del progetto Due donne chef e’ stato Dieci tipi di papară, ospitato dal paesino sassone Viscri, che vanta una chiesa fortificata inserita nel patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco. La papară e’ la parola usata per la frittata in Transilvania, ma una frittata ricca di ingredienti, tra cui la carne fritta e conservata nell’unto, il burro, le verdure fritte e il formaggio, e che si mangia assieme alla foccaccia o alla polenta. 2 Women Chef – Due donne chef è un progetto itinerante a lungo termine che attraverserà montagne, vallate e colline, alla ricerca dei gusti autentici e dei piccoli produttori che meritano di essere scoperti e promossi. È un progetto che si terrà, a seconda della stagione, all’interno o all’aperto, in tutta Romania.



    Il 9 giugno, è stato lanciato il più giovane Convivium Slow Food in Romania – Slow Food Dobrugia – impegnato a valorizzare una delle regioni romene più ricche dal punto di vista culturale ed enogastronomico: la Dobrugia, nel sud-est, tra il Danubio e il Mar Nero, regione in cui ricade il famoso Delta del Danubio, inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Mosaico di etnie, tra romeni, aromeni, turchi, tartari, greci, bulgari, russi di antico rito ortodosso e ucraini o italiani, la Dobrugia è, forse, il paradiso della cucina multiculturale in Romania. Un potenziale che il Convivium Slow Food Dobrugia si propone di sfruttare al massimo puntando non solo sulla biodiversità agroalimentare, ma anche su quella culturale e naturale della regione. Il 12esimo convivium Slow Food nato in Romania, Slow Food Dobrugia mira alla promozione del cibo sostenibile e di qualità, di un modello alimentare rispettoso delle tradizioni artigiane e delle identità culturali capace di avvicinare i consumatori al mondo della produzione. Come anche gli altri convivia romeni diffusi su tutto il territorio nazionale, Slow Food Dobrugia ambisce a valorizzare attraverso i propri progetti il saper fare artigiano, il lavoro dei produttori, trasformatori, agricoltori e allevatori locali. Il più giovane convivium Slow Food romeno è stato lanciato oggi tramite un evento gastronomico nel pittoresco paesino Vişina, del Comune Jurilovca, in provincia di Tulcea.



    Dal 16 ottobre del 2019, una nuova eccellenza della tradizione gastronomica romena è stata inserita nella mappa europea dei sapori in seguito all’assegnazione della certificazione comunitaria IGP: si tratta del formaggio telemea di Sibiu, il settimo prodotto gastronomico romeno ad arricchire il patrimonio culinario europeo. Il marchio di qualità europeo non solo protegge la tipicità del formaggio telemea di Sibiu, è anche un riconoscimento della reputazione e della lunga tradizione casearia della regione di Sibiu. Tra i più pregiati formaggi ovini locali, il telemea, che a Sibiu si mangia solo stagionato, e il branza de burduf, prodotto tipico delle malghe di fine estate, stagionato in rami di pino. Il riconoscimento europeo al telemea di Sibiu si deve al percorso intrapreso dall’Associazione dei Produttori di Telemea di Sibiu.



    Gli altri prodotti tipici romeni riconosciuti finora e tutelati dall’UE sono la marmellata di prugne di Topoloveni, il Salame di Sibiu, la Carpa testagrossa affumicata della Contrada di Bârsa e il formaggio Telemea de Ibăneşti, l’alosa del Danubio affumicata e le salsicce di Plescoi.



    Sempre a ottobre 2019, un altro prodotto tipico romeno aveva ottenuto l’IGP: le salsicce di Plescoi, cui è dedicato un gettonatissimo festival annuale sin dal 2008, nella località Berca, in provincia di Buzau. E prima delle slasicce di Plescoi, l’IGP era andata, a dicembre 2018, all’alosa del Danubio affumicata, una specie di pesce che ha segnato culturalmente, lungo il tempo, la vita delle comunità deltaiche e danubiane romene.




  • Feste natalizie in Romania

    Feste natalizie in Romania

    Manca pochissimo al Natale, festa che porta alla ribalta alcune tra le più belle usanze e tradizioni popolari romene. Gettonattissime durante le feste invernali in Romania, le vacanze in agriturismo completano lofferta di vitto e alloggio con spettacoli di musica e danza tipiche e non solo. Nelle zone rurali avete loccasione di vedere artigiani al lavoro, scoprire leggende locali e fare unimmersione nei paesaggi mozzafiato. Però, nel periodo delle feste, in Romania, potete passare una vacanza anche in una stazione termale oppure in un albergo vicino ad una pista da sci oppure visitare i mercatini natalizi nelle grandi città.



    Le mete predilette per Natale e Capodanno in Romania restano la Bucovina e il Maramures, ambedue nel nord del Paese. Ogni anno, grazie a eventi come “Natale in Maramures” o “Natale in Bucovina”, organizzati dai Consigli Provinciali, i turisti hanno loccasione di fare un tufo nelle tradizioni natalizie autentiche ancora vivissime in queste regioni. Famose le danze rituali dellorso, della capra o del cavallo, lusanza delle maschere popolari romene che simboleggiano la successione delle stagioni o la fertilizzazione della terra nel nuovo anno. La Provincia di Neamt è lepicentro della tradizione delle maschere popolari e sono numerosi gli artigiani che le confezionano. Unusanza tipica del Maramures, invece, è il Viflaim, cantato nel giorno di Natale in chiesa, il quale parla di avvenimenti pieni di mistero, risalenti al momento della nascita di Cristo. Sempre in Maramures, a Natale, si indossa il costume popolare tipico, ricco di ricami colorati, con motivi floreali e rombi, con i tipici colori rosso, nero e verde. Anche la Bucovina vi aspetta a scoprire i suoi monasteri, in provincia di Suceava, con le loro chiese ad affreschi esterni, nella lista del “patrimonio dellumanità” dellUnesco, come Sucevita, Moldovita, Voronet e Putna, in cui potete ascoltare concerti natalizi. La Bucovina è anche una delle destinazioni predilette degli amanti del turismo attivo. Ogni anno, sono sempre più numerosi i pacchetti turistici offerti dagli agriturismi in Bucovina, che puntano sul ritorno alla natura e sui cibi biologici. Marius Zamfir, direttore generale di Transilvania Hotels & Travel ci invita in un agriturismo a 4 stelle.



    “I pacchetti sono di 4 notti, con piccola colazione inclusa, buffet tradizionale, il cenone di Natale, due pranzi e vari assaggi. Durante il cenone di Natale sono presentate le usanze e tradizioni romene, alla vigilia di Natale vengono accolti i giovani che girano per i villaggi per cantare i canti natalizi tipici. In programma anche un cena festiva nel giorno di Natale e falò. Questo agriturismo a 4 stelle ha anche uno SPA a ingresso gratuito. I prezzi partono da 2500 lei a persona, 524 euro, e variano a seconda del tipo di camera”, ha detto a RRI Marius Zamfir.



    In Maramureş, le offerte sono pensate apposta per le famiglie. “Cè unapp che si chiama Visit Maramures, sia per i sistemi IoS che per Android, una base dati dove potete vedere offerte di vitto e alloggio, percorsi turistici e una mappa offline. In Maramures ci sono otto chiese in legno nel patrimonio UNESCO, presenti su questa mappa, ma esse sono molto più numerose. A Peri, sorge la più alta costruzione in legno in Europa. E non dimentichiamo gli sport invernali, abbiamo almeno tre piste da sci a standard internazionali”, ci ha raccontato Dan Carpov, dellUfficio dInformazione Turistica del Consiglio Provinciale Maramureș.



    Le prelibatezze tipiche che i romeni preparano per le feste invernali sono quelle di carne suina, tra cui gli involtini di carne trita, in foglie di verza in salamoia, gli insaccati e larrosto di maiale, e i sottaceti come contorno, ma anche il panettone alle noci, tutti fatti in casa.Marius Zamfir, direttore generale di Transilvania Hotels & Travel, ci invita nel nord-ovest della Romania, a 9 km da Oradea, vicino al confine con lUngheria, nella stazione termale Băile Felix, che ha una rete alberghiera con piscine coperte o allaperto. Fermiamoci in un albergo a 5 stelle. “In questa stazione, i pacchetti di Natale sono pensati per 4-5 notti, nel periodo 20-27 dicembre. Viene offerto un cenone di Natale con prodotti tradizionali sia per chi mangia carne, sia per i vegetariani. Non mancano i gruppi folcloristici che cantano canti natalizi e offrono spettacoli di usanze tipiche. Gli ospiti hanno accesso gratuito allAqua Park,alla sauna e nel luna park. Incluso nel prezzo anche un trattamento SPA. Per quattro notti, in una stanza doppia, i prezzi partono da 3565 lei (circa 750 euro). Il pacchetto di 5 notti costa 4367 lei (aprox. 900 de euro)”, ci ha detto sempre Marius Zamfir.



    Una tappa imperdibile in Romania durante le feste natalizie sono i mercatini di Natale, aperti di solito fino al 31 dicembre. I più famosi sono quelli di Sibiu, Brasov e Cluj-Napoca. I mercatini sono unottima destinazione per assaggiare specialità gastronomiche stagionali e scoprire lartigianato tipico, tra costumi popolari, tappetti tessuti a mano, maschere, ceramiche, ricami e intrecciature di paglia, e potete anche vedere anche artigiani allopera. Paragonato a quello di Vienna, il mercatino di Natale di Sibiu, ad esempio, è un progetto culturale iniziato nel 2007, anno in cui la città romena fu Capitale Europea della Cultura. A questo mercatino potete vedere anche proiezioni di immagini sugli edifici storici in Piazza Grande. Le bancarelle sono strapiene di potenziali regali e non mancano gli assaggi di pietanze tradizionali e i dolci. Se volete scoprire la città di Sibiu, avete a disposizione un trenino turistico che ci mette 15 minuti a fare il giro della città per 10 lei a persona (2,15 euro). European Best Destinations ha presentato, di recente, la classifica dei 20 più bei mercatini natalizi in Europa, designati in base al voto di centinaia di appassionati dei viaggi dellintero mondo. Allottavo posto nella top 20 il mercatino della città romena di Cluj-Napoca. Cosa descrive al meglio latmosfera di questo mercatino? La celebrazione dellidea di famiglia. È un posto amichevole e divertente per lintera famiglia, un posto da fiaba, sovrastato dalla maestosa chiesa di San Michele, dove le casette in legno ti portano alla scoperta di stupendi prodotti tipici e ogni sera si sentono canti natalizi che ci fanno immergere nello spirito del Natale”, affermano gli autori della classifica.