Author: Adina Vasile

  • Il 10 dicembre: 30 anni di Slow Food nel mondo e Terra Madre Day

    Il 10 dicembre: 30 anni di Slow Food nel mondo e Terra Madre Day

    Il 10 dicembre del 1989, a Parigi, delegati di Slow Food da diversi Paesi del mondo firmavano il Manifesto fondante dellorganizzazione, che sancì formalmente la nascita del movimento internazionale della Chiocciola. Trentanni dopo, Slow Food Internazionale conta più di un milione di soci, volontari e attivisti e si annovera tra i principali attori globali impegnati a salvaguardare e rivitalizzare la biodiversità del pianeta. Ogni anno, in occasione del compleanno di Slow Food, la rete mondiale di Terra Madre – formata di agricoltori, allevatori, pescatori, trasformatori, cuochi e attivisti – celebra il “Terra Madre Day” – una giornata dedicata alla promozione del cibo locale, della biodiversità agricola e della produzione alimentare sostenibile. Il 10 dicembre del 2019, le comunità del cibo Slow Food di 160 Paesi si riuniscono per festeggiare non solo “La Giornata di Terra Madre”, ma anche i 30 ani dalla firma del Manifesto Slow Food, anniversario al quale lorganizzazione ha dedicato, dal 1 al 10 dicembre, la campagna “30 anni del Manifesto Slow Food – Il nostro cibo, il nostro pianeta, il nostro futuro”. Con i fondi raccolti durante tutte le iniziative, Slow Food si propone di finanziare alcuni dei suoi ambiziosi progetti per il 2020: far salire 600 nuovi passeggeri sullArca del Gusto, creare 30 nuovi Presìdi Slow Food, 300 nuovi Orti in Africa e 15 nuovi Mercati della Terra. Michele Rumiz, coordinatore di Slow Food Balcani, ha fatto, in unintervista a RRI, il bilancio dei 30 anni di attività di Slow Food Internazionale, accennando alle sfide per il futuro, ma anche agli eventi con cui le comunità del cibo di Terra Madre in Romania segnano questo importante anniversario.



    Dal canto suo, Marta Pozsonyi, leader del convivium romeno Slow Food Turda (città della provincia di Cluj, centro-vest), ci ha raccontato le iniziative in programma per la Giornata di Terra Madre 2019 e il 30esimo del Manifesto Slow Food. “Il nostro convivium promuoveva i principi Slow Food in questa zona del Paese già dal 2008, ma è nato ufficialmente nel 2009. Siamo molto attivi sul fronte delleducazione alimentare e del gusto. Celebreremo Terra Madre Day 2019 innanzittutto col ringraziare coloro con cui abbiamo collaborato in questi 11 anni. Il 10 dicembre abbiamo in programma una cena cui sono invitati non solo produttori locali e autorità locali, tra cui il sindaco, ma anche insegnanti ed educatori, perchè al centro dei nostri progetti sono le scuole e i giovani. Quindi, gli ospiti saranno le persone impegnate nella nostra battaglia per cambiare il sistema alimentare e renderlo più sostenibile per il futuro. Levento sarà ospitato dal Centro comunitario gastronomico di Turda, che abbiamo riaperto allinizio di questanno, uno spazio di educazione alimentare rivolto ai giovani, dotato con una cucina, dove cuciniamo con prodotti locali e parliamo della biodiversità alimentare. Nel 2020 speriamo di aprire una mensa scolastica dove preparare cibo sano per gli allievi. Inoltre, è da dieci anni che organizziamo un campeggio di gastronomia. Lo scorso ottobre abbiamo partecipato alla campagna europea “Good Food, Good Farming”, coordinata dallUe e destinata ad aumentare la consapevolezza sulla Politica Agricola Comune, e abbiamo organizzato sette eventi, tra cui una campagna al mercato locale, incontri tra i giovani dedicati alla lotta allo spreco alimentare e un evento gastronomico caritatevole a Campia Turzii. La nostra zona vanta tanti prodotti che rispettano i principi del movimento Slow Food, tra cui la cipolla rossa di Arieş, frutta, formaggi, miele, tutti i prodotti di cui abbiamo bisogno per unalimentazione corretta e sana. Tra i nostri piatti tipici, larrosto alla Turda, preparato con qualsiasi parte del maiale, senza rimuovere il grasso, praticamente una fetta di carne tagliata a ventaglio, messa nel sale e poi fritta, servita su una fetta di pane casereccio, accanto ai cetrioli o al cavolo sottaceto. Da 11 anni partecipiamo a tutti gli eventi Slow Food, come Slow Food Cheese e Terra Madre Balcani, dove portiamo i formaggi tipici, tra cui il branza de burduf, le confetture di Saschiz, di rabarbaro e di frutti di bosco, ma anche di peperoncino o cipolla rossa, e olio pressato a freddo. Tutti preparati secondo ricette più vecchie o più nuove con cui ci adoperiamo a valorizzare le risorse locali. Lanno prossimo saremo di nuovo presenti a Terra Madre Balcani, questa volta in Macedonia. Cerchiamo sempre di coinvolgere nei nostri progetti i giovani appassionati della gastronomia, come fornitori di prodotti locali oppure organizzatori di eventi gastronomici, di educare i consumatori sul cibo e la sua provenienza, e di promuovere la zona di Turda, che è una bellissima destinazione turistica, anche attraverso la componente gastronomica”, ha detto Marta Pozsonyi a RRI.



  • Il movimento Slow Food in Romania

    Il movimento Slow Food in Romania

    Fondata nel 1989, Slow Food è unorganizzazione internazionale nata con la missione di contrastare la scomparsa delle tradizioni alimentari locali e il diffondersi della cultura del fast food, e diventata un movimento che ha coinvolto Paesi di tutto il mondo, tra cui la Romania. Il primo convivium Slow Food è nato in Romania nel 2006, in seguito alla visita a Bucarest del fondatore della Slow Food Internazionale, il gastronomo, sociologo e scrittore piemontese Carlo Petrini. Attualmente, esistono tre Presidi Slow Food romeni, 12 Convivia Slow Food o comunità del cibo e centinaia di attivisti, e la Romania partecipa a tutte le edizioni degli eventi Slow Food con i suoi prodotti portabandiera. Il nostro Paese vanta inoltre prodotti segnalati nellArca del Gusto – il catalogo di Slow Food che riunisce tutti i prodotti agro-alimentari a rischio di scomparire, nonchè programmi di educazione alimentare e del gusto nelle scuole. Michele Rumiz, coordinatore Slow Food per i Balcani, ha parlato a RRI degli inizi del movimento Slow Food in Romania e dei progetti nati lungo gli anni.



  • Alba Iulia – città dell’Unità

    Alba Iulia – città dell’Unità

    Soprannominata la città dell’Unità, Alba Iulia, capoluogo della provincia di Alba, si trova nella regione storica Transilvania, nel centro della Romania. Ad Alba Iulia, nel 1918, l’Assemblea Nazionale dei romeni si riunì per proclamare l’unione della Transilvania, del Banato, della Crisana e del Maramures al Regno di Romania. Il 1 dicembre del 1918, dopo la sconfitta dell’Austroungheria nella Prima Guerra Mondiale, l’assemblea di 1.228 delegati romeni si pronunciò ad Alba Iulia per l’unione di queste regioni con le altre regioni storiche dell’odierna Romania. La città di Alba Iulia fu scelta per ospitare questo evento storico alla memoria della prima unità di tutte le province romene proclamata qui dal principe romeno Michele il Bravo, nel 1600. Dopo la Rivoluzione anticomunista del 1989, il 1 dicembre è diventato Festa Nazionale dei romeni.



    Alba Iulia è chiamata dai romeni anche l’altra capitale, in quanto la prima capitale della Grande Romania. Alba Iulia ospitò anche la cerimonia di incoronazione di Re Ferdinando, il secondo re salito sul trono della Romania e il primo della Romania unita, che avvenne, il 15 ottobre del 1922, nella Cattedrale dell’Incoronazione, all’interno della Fortezza Alba Carolina.



    Alba Iulia sorge, infatti, sul posto dell’antica città di Apulum, fondata dai Romani nel II secolo. Apulum era la maggiore città della Dacia romana, con 2 castri, tra cui uno appartenente alla famosa Legio XIII Gemina, l’unica stazionante in Dacia per tutta la durata dell’occupazione romana. Alba Carolina, destinazione imperdibile per il turista che giunge in Transilvania, risale al 18esimo secolo e sorge sul posto di questo antico castro romano (del 106 d.C.) e, successivamente, di una fortezza medievale (del XVI-XVIIesimo secolo). Fu progettata dall’architetto italiano Giovanni Morando Visconti, sepolto nella Cattedrale Romano-cattolica di Alba Iulia, su commissione dell’imperatore austriaco Carlo VI di Asburgo. Dopo l’assedio di Vienna e la sconfitta dell’esercito turco nel 1683, la regione romena Transilvania fu occupata dalle truppe austriache. Per assicurare il dominio austriaco sulla zona e difendere i nuovi confini dell’impero, vennero erette cinture di fortificazioni e Alba Carolina fu parte di questo sistema militare asburgico.



    La fortezza Alba Carolina è stata valorizzata come tappa turistica tramite l’inclusione nel cosiddetto Tragitto delle tre fortificazioni, circuito turistico nato nel 2004 grazie ad un progetto congiunto di un’impresa privata di restauro dei monumenti storici e del Consiglio Provinciale Alba, finanziato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Grazie a questo circuito, si può fare un viaggio di due millenni nel tempo, alla scoperta delle vestigia di tre fortificazioni di tre epoche diverse: il castro romano, la fortezza medievale e la Fortezza Alba Carolina. Il Tragitto delle tre fortificazioni inizia dalla Porta della Zecca, dove si possono vedere le rovine del castrum che ospitò nel passato la legione romana incaricata di difendere le miniere aurifere della zona e la vie di trasporto dell’oro verso Roma. Uno dei portoni del castro è ancora visibile ai nostri giorni. Se vi fermate sul luogo dell’antico accampamento militare romano, sarete accolti da locandiere in costumi d’epoca e potrete assaggiare le bevande tipiche del posto in tazze di argilla. Ma il fiore all’occhiello del Tragitto delle tre fortificazioni è la piattaforma di artiglieria, dove sono esposti tre cannoni d’epoca, ancora funzionanti. Il sabato i turisti possono anche sentire, di solito, la cannonata che accompagna, a mezzogiorno, l’issamento della bandiera della città di Alba Iulia sulle mura della Fortezza Alba Carolina. La cannonata è preceduta da una sfilata dei membri della Guardia del Tragitto delle tre fortificazioni, che indossano divise militari tipiche dell’inizio del XVIIIesimo secolo. I cannoni venivano fabbricati proprio nelle officine della fortezza. Il Tragitto delle tre fortificazioni finisce con la Fortezza Alba Carolina.



    La Fortezza di Alba Iulia, che ospita numerosi festival culturali ogni anno, come il Festival Romano Apulum, è unica nell’architettura militare dell’Europa Orientale per i suoi portoni monumentali in stile barocco, con bassorilievi raffiguranti personaggi e scene mitologiche, di cui si conservano ancora 4. Tra gli scultori che decorarono i portoni, l’italiano Giuseppe Tencalla. Per la costruzione delle mura furono usati, tra l’altro, pezzi dell’antico castro romano e della fortezza medievale. Alba Carolina si stende su settanta ettari, racchiusi in sette bastioni posti a stella e solide mura di difesa, elementi tipici dello stile Vauban. Vauban, considerato ai suoi tempi un genio dell’arte fortificatoria, fu l’architetto militare di re Luigi XIVesimo. Con un perimetro delle mura di circa 12 chilometri, la Fortezza Alba Carolina ospita edifici civili ed ecclesiastici di gran pregio architettonico e rappresentativi della storia della Transilvania, tra cui la Cattedrale romano-cattolica San Michele, contraddistinta dal mix di elementi romanici, gotici, rinascimentali e barocchi, il Palazzo Signorile, sede per breve tempo del principe Michele il Bravo, e la Cattedrale dell’Incoronazione, eretta tra il 1921-1922, in stile neo-romeno, con elementi di tradizione bizantina, dove furono incoronati Re Ferdinando e Regina Maria, il Palazzo Apor, del 16esimo secolo, tipico del Tardo Rinascimento e uno dei più importanti in Transilvania, la Biblioteca Batthyaneum, e il Museo dell’Unità, che custodisce reperti dell’epoca preistorica, dell’epoca romana e di quella medievale e che ha una sezione di etnografia transilvana, ospitato dall’edificio Babilonia. Davanti al Museo si trova la Sala dell’Unità, dove si riunirono i 1228 delegati romeni che votarono l’Unità del 1918.






  • Slow Food Fossano alla scoperta della Dobrugia

    Slow Food Fossano alla scoperta della Dobrugia

    Questanno, nel paesino Vişina, in provincia di Tulcea, nel sud-est della Romania, è stato lanciato, nellambito di un banchetto multietnico, il più giovane Convivium Slow Food in Romania – il Convivium Slow Food Dobrugia. Il nuovo convivium si impegna a valorizzare una delle regioni romene più ricche dal punto di vista culturale ed enogastronomico: la Dobrugia, nel sud-est, tra il Danubio e il Mar Nero, regione in cui ricade il famoso Delta del Danubio, inserito nella lista del Patrimonio dellUmanità dellUnesco, in cui convivono romeni, aromeni, turchi, tartari, greci, bulgari, russi di antico rito ortodosso, ucraini e italiani. È sul potenziale della cucina multiculturale e sulle tradizioni artigiane di questa regione romena che punta il Convivium Slow Food Dobrugia. In occasione del lancio del nuovo convivium, Visina, paesino in cui vivono etnici bulgari, ma anche turchi e russi di antico rito ortodosso, ha ospitato il “Banchetto multietnico in Dobrugia”, in una fattoria tradizionale che porta i visitatori alla scoperta delle etnie e delle loro tradizioni grazie a stanze tematiche. Allevento è stato presente anche Federico Morra, esponente della più antica condotta Slow Food in Italia, Slow Food Fossano, del Piemonte. Lospite italiano è giunto in Dobrugia nellambito di un progetto della Slow Food Internazionale di scambio di esperienze e cultura tra i membri e le comunità di produttori, destinato allinserimento delle comunità del cibo poco note nel mondo in una rete internazionale di turismo gastronomico. Il suo tour è iniziato nella capitale Bucarest, è continuato in Dobrugia, nella fattoria di Visina con stanze tematiche, dove ha avuto modo di scoprire i costumi popolari tipici e di assaggiare i formaggi locali, e si è conclusa con un giro turistico per il Delta del Danubio, dove ha assaggiato piatti a base di pesce e ha scoperto la sua flora e la sua fauna uniche. Federico Morra ha raccontato le sue impressioni in unintervista a RRI.



  • Scoprire i Balcani, le novità della terza edizione e le bellezze della Romania

    Scoprire i Balcani, le novità della terza edizione e le bellezze della Romania

    Dal 23 al 26 ottobre, si è svolto in Italia il primo tour di presentazione della terza edizione della guida Scoprire i Balcani. Storie, luoghi e itinerari dell’Europa di mezzo, scelta come guida ufficiale di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropea. Più che una guida turistica, Scoprire i Balcani propone percorsi alternativi a quelli del turismo di massa, al di là degli stereotipi, portando alla ribalta luoghi, itinerari, esperienze, leggende, poesie, ma anche specialità dell’enogastronomia di ciascun Paese. Tutto coronato dalle testimonianze di firme note del giornalismo, della letteratura e dell’arte. Ogni capitolo-Paese illustra anche l’identità culinaria nazionale, attraverso un viaggio, ispirato ai principi del turismo responsabile e del buono, pulito e giusto, alla scoperta dei Presidi e delle comunità del cibo di Terra Madre, rete che riunisce contadini e produttori, e dei progetti Slow Food. Il curatore della guida, Eugenio Berra, della cooperativa sociale ViaggieMiraggi, che promuove il turismo responsabile nell’Europa sud-orientale, ha presentato a Radio Romania Internazionale le novità di questa terza edizione e il capitolo dedicato alla Romania.




  • Il formaggio Telemea di Sibiu, tutelato dall’UE

    Il formaggio Telemea di Sibiu, tutelato dall’UE

    Dal 16 ottobre scorso, una nuova eccellenza della tradizione gastronomica romena è stata inserita nella mappa europea dei sapori in seguito all’assegnazione della certificazione comunitaria IGP: si tratta del formaggio telemea di Sibiu, il settimo prodotto gastronomico romeno ad arricchire il patrimonio culinario europeo. Il marchio di qualità europeo non solo protegge la tipicità del formaggio telemea di Sibiu, è anche un riconoscimento della reputazione e della lunga tradizione casearia della regione di Sibiu, Regione Europea della Gastronomia nel 2019, in Transilvania, nel centro della Romania. Nel territorio di Sibiu ricade la famosa microregione Mărginimea Sibiului, Destinazione europea di eccellenza nel 2015, con i suoi paesini con una lunga tradizione pastorale e casearia, protagonista di una Strada dei formaggi, lungo la quale si possono fare degustazioni casearie nelle malghe, visite ai musei etnografici con specifico pastorale oppure gite montane sulle tracce dei pastori. Tra i più pregiati formaggi ovini locali, il telemea, che a Sibiu si mangia solo stagionato, e il branza de burduf, prodotto tipico delle malghe di fine estate, stagionato in rami di pino. Il riconoscimento europeo al telemea di Sibiu si deve al percorso intrapreso dall’Associazione dei Produttori di Telemea di Sibiu, il cui presidente Florin Dragomir, anche lui produttore di telemea di Sibiu.



    Per i piccoli produttori autorizzati a produrre questo formaggio, il marchio europeo di qualità IGP significa un riconoscimento del nostro lavoro artigianale e della qualità del nostro prodotto. Il processo di certificazione è durato circa due anni. Nel 2017 abbiamo inoltrato la domanda, nel 2018 abbiamo ottenuto la certificazione nazionale e il 16 ottobre scorso la certificazione europea IGP. La ricetta di preparazione del telemea di Sibiu è una secolare. Il formaggio si prepara con latte ovino fresco, in cui si mette il caglio, si aggiunge la salamoia e il risultato è il telemea di Sibiu fresco che si lascia maturare per 4-6 mesi. Sono per ora dieci i produttori autorizzati, tutti, ovviamente, della provincia di Sibiu, e il prossimo passo sarà quello di allargare la nostra associazione e aumentare la quantità di formaggio prodotto, ha detto Florin Dragomir a RRI.



    Secondo Florin Dragomir, il formaggio può essere trovato nei negozi dei produttori a Sibiu, in Piazza Cibin. Il telemea di Sibiu genuino è riconoscibile dall’etichetta con il timbro di protezione, un ologramma.



    Gli altri prodotti tipici romeni riconosciuti finora e tutelati dall’UE sono la marmellata di prugne di Topoloveni, il Salame di Sibiu, la Carpa testagrossa affumicata della Contrada di Bârsa e il formaggio Telemea de Ibăneşti, l’alosa del Danubio affumicata e le salsicce di Plescoi. Tiberiu Cazacioc, amante della gastronomia e coordinatore del Convivium Slow Food Bucarest La Valacchia dei Gusti, ci parla del percorso di certificazione dei prodotti romeni e della zona di cui il telemea di Sibiu è ormai portabandiera.



    I marchi di qualità europei rappresentano una nuova tappa per il riconoscimento del patrimonio culinario romeno. La Romania ha cominciato subito dopo l’adesione all’Ue l’iter per ottenere la certificazione europea per i suoi prodotti tipici e man mano il numero dei prodotti cui è stata assegnata è cresciuto. Si tratta di un impegno costante dell’industria alimentare romena a ottenere questi riconoscimenti comunitari per i prodotti culinari specifici, in quanto una garanzia della qualità e della reputazione dell’area geografica di provenienza. Questi prodotti sono, infatti, il DNA culinario di varie zone della Romania, illustrano la loro identità culinaria e rilevano l’interesse crescente degli imprenditori, degli agriturismi, degli operatori turistici a ricercare e portare alla ribalta prodotti, ingredienti e ricette locali. È una rivoluzione in corso e un recupero dell’identità alterata da molti anni comunismo. Sibiu è diventata più nota come area geografica soprattutto dopo il 1989 e ha svolto un ruolo importante nella costruzione della reputazione dei prodotti caseari romeni. Da Sibiu sono partite tante iniziative che promuovono i formaggi locali, come i già famosi brunch alla transilvana, curati dall’Associazione My Transilvania, ospitati dai paesini sassoni. Il capoluogo di provincia Sibiu offre, dal canto suo, esperienze culinarie interessanti grazie alle trattorie e ai ristoranti dove si possono assaggiare le eccellenze culinarie locali. Il formaggio telemea di Sibiu è diventato un vettore di promozione di Sibiu importante perchè la certificazione IGP è una specie di timbro di qualità sulla regione. Sibiu è una regione montana che ha conservato, nonostante le divisioni territoriali lungo i secoli, la tradizione della transumanza grazie ai suoi ottimi pascoli. Molti dei pastori della regione hanno migrato alla fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in Moldova, verso est, o nelle regioni a sud, Valacchia e Dobrugia, portando con loro anche le tradizioni casearie tipiche. Quindi, Sibiu vuol dire cultura, etnografia, tradizioni casearie e una solida reputazione gastronomica, ci ha raccontato Tiberiu Cazacioc.



    Sempre a ottobre 2019, un altro prodotto tipico romeno ha ottenuto l’IGP: le salsicce di Plescoi, cui è dedicato un gettonatissimo festival annuale sin dal 2008, nella località Berca, in provincia di Buzau. E prima delle slasicce di Plescoi, il l’IGP era andata, a dicembre 2018, all’alosa del Danubio affumicata, una specie di pesce che ha segnato culturalmente, lungo il tempo, la vita delle comunità deltaiche e danubiane romene. L’alosa del Danubio è una specie di stagione, a marzo migra dal Mar Nero verso il Danubio per riprodursi. È riconosciuta come il pesce più ricco di acidi grassi in rapporto alla sua grandezza. L’alosa del Danubio affumicata si prepara secondo una ricetta tramandata di generazione in generazione. Si tratta della tradizionale affumicatura a freddo con schegge di legno di conifere, che consente una migliore conservazione del sapore e dell’aroma.



    Sempre Tiberiu Cazacioc ci ha raccontato che i prodotti autentici romeni sono periodicamente portati alla ribalta anche agli eventi di Slow Food Internazionale in Italia. Uno degli strumenti con cui lavora Slow Food Internazionale è l’Arca del Gusto, una specie di dizionario, come mi piace chiamarla, messo a disposizione dei convivia, che riuniscono i membri Slow Food in ciascun Paese, consultabile sul sito di Slow Food. L’Arca del Gusto racchiude i prodotti tipici dell’identità culinaria nazionale. In essa c’e’ anche una sezione dedicata alla Romania dove si ritrovano i prodotti romeni, frutti della tradizione artigianale, preparati con ingrendienti locali. Quest’anno, all’evento Slow Fish, organizzato da Slow Food Internazionale in Italia, ha partecipato anche il gruppo di produttori di prodotti a base di pesce di Tulcea, con gli antipasti deltaici come l’alosa del Danubio affumicata, l’insalata tradizionale di uova di carpa e l’insalata con uova di lucio di Tulcea, che sono in via di certificazione con l’IGP. Sono alcuni dei prodotti romeni presenti nell’Arca del Gusto Slow Food. E, quest’autunno, all’evento Slow Cheese, a Bra, sono stati presenti due tipi di formaggi tipici romeni grazie al convivium Slow Food Cluj Transilvania. Secondo la filosofia di Slow Food, i convivia militano per la salvaguardia dei formaggi preparati con latte non pasteurizzato, in controtendenza con l’industrializzazione e il divieto di uso del latte non pasteerizzato nella preparazione degli alimenti, che altera la tradizione culinaria. Sono tutte iniziative di sostegno dei piccoli produttori, della tradizione e del patrimonio culinario autentico, ha detto Tiberiu Cazacioc a RRI.




  • Slow Food: Banchetto multietnico in Dobrugia

    Slow Food: Banchetto multietnico in Dobrugia

    Il 9 giugno sarà lanciato il più giovane Convivium Slow Food in Romania – Slow Food Dobrugia – impegnato a valorizzare una delle regioni romene più ricche dal punto di vista culturale ed enogastronomico: la Dobrugia, nel sud-est, tra il Danubio e il Mar Nero, regione in cui ricade il famoso Delta del Danubio, inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Mosaico di etnie, tra romeni, aromeni, turchi, tartari, greci, bulgari, russi di antico rito ortodosso e ucraini o italiani, la Dobrugia è, forse, il paradiso della cucina multiculturale in Romania. Un potenziale che il Convivium Slow Food Dobrugia si propone di sfruttare al massimo puntando non solo sulla biodiversità agroalimentare, ma anche su quella culturale e naturale della regione. Il 12esimo convivium Slow Food nato in Romania, Slow Food Dobrugia mira alla promozione del cibo sostenibile e di qualità, di un modello alimentare rispettoso delle tradizioni artigiane e delle identità culturali capace di avvicinare i consumatori al mondo della produzione. Come anche gli altri convivia romeni diffusi su tutto il territorio nazionale, Slow Food Dobrugia ambisce a valorizzare attraverso i propri progetti il saper fare artigiano, il lavoro dei produttori, trasformatori, agricoltori e allevatori locali. Il più giovane convivium Slow Food romeno è stato lanciato oggi tramite un evento gastronomico nel pittoresco paesino Vişina, del Comune Jurilovca, in provincia di Tulcea.



    Assieme ad altri 5 colleghi appassionati del cibo sano e dei prodotti biologici locali ho fondato questo convivium proprio quest’anno. Il concetto di Slow Food, nato in Italia, ben 20 anni fa, si è diffuso in Romania negli ultimi 6-7 anni. Praticamente si tratta di comunità di persone appassionate del cibo sano e della promozione della cultura locale. Noi vediamo il cibo come cultura, come identità nazionale e come qualcosa che ci unisce e ci fa star bene. Il concetto di Slow Food punta su tre principi: cibo sano dal produttore al distributore, sostenibile per chi lo produce e l’intera catena alimentare, una cantena corretta e un prezzo corretto per tutti coloro che partecipano alla produzione del cibo. E non in ultimo uso delle risorse locali. Ad esempio, le nostre, in Dobrugia, sono soprattutto il pesce e la verdura locale, nonchè i formaggi, grazie al fatto che la Dobrugia è una regione prevalentemente collinare. E non dimentichiamo, multiculturale, con un ricco patrimonio culturale e gastronomico. Slow Food promuove il minimalismo nella gastronomia, perchè serve poco per mangiare bene, e milita contro lo spreco alimentare, ci ha raccontato Raluca Vasile, leader del Convivium Slow Food Dobrogea, ospite a RRI.



    L’evento gastronomico di Visina, chiamato Banchetto multietnico in Dobrugia, è il primo evento del più giovane convivium Slow Food romeno. Perchè proprio il paesino Vişina? Perchè Visina è un paesino multiculturale, in cui vivono etnici bulgari, ma anche turchi e russi di antico rito ortodosso, e, ovviamente, il banchetto si svolgerà all’insegna della multiculturalità gastronomica. Partiremo con antipasti tradizionali, formaggi ovini, caprini e vaccini, cacio stagionato, salsicce come il ghiudem e il babic, l’insalata di uova di pesce, seguiti dal tradizionale borsch di pesce tipico della zona, ma anche da piatti a base di carne di agnello, tipici della comunità aromena, che si annovera tra le tante comunità storiche della Dobrugia. Per le ricette abbiamo collaborato con la chef Daniela Graura, membro della Comunità Slow Food della Contrada del Fagaras, assieme alla quale le abbiamo adattate per renderle al passo con i tempi e ancora più saporite. Non mancheranno i dolci con frutta stagionale, albicocche e ciliege, ci ha detto Raluca Vasile.



    Il banchetto multietnico sarà ospitato da una fattoria tradizionale, adibita ad agriturismo, che illustra l’architettura tipica della regione e che porta i turisti alla scoperta delle etnie della Dobrugia e delle loro tradizioni grazie alle sue stanze tematiche. A Visina si trova una fattoria tradizionale che appartiene ad uno dei membri fondatori della nostra comunità, che rispetta i principi Slow Food e che vanta una collezione favolosa di costumi tradizionali, nonchè un negozietto dal quale potete anche acquistare simili ricordini. La fattoria ha stanze tematiche, ciascuna dedicata ad un’etnia della Dobrugia. Allestita all’insegna dell’autenticità e della tipicità, questa fattoria è il nucleo dei nostri progetti e potrebbe essere un punto di riferimento per molte fattorie dei paesini della regione. Se giungete a Visina, non lasciatevi sfuggire una visita nei dintorni, al bellissimo Lago Goloviţa, con una flora e una fauna tipiche del Delta del Danubio. In quella zona crescono piante uniche nel mondo, che intendiamo far scoprire agli ospiti tramite tour guidati. La peonia peregrina è una delle specie floreali tipiche della Dobrugia, protetta per legge, proposta come fiore nazionale. Io sono appassionatissima anche dei profumi e ho dedicato una collezione ai fiori rari tipici della Romania. Un altro fiore specifico della regione, grazie al Delta del Danubio, è la ninfea. Poi ci sono tante piante selvatiche rare cui noi dedicheremo una mappa turistica. Questa primavera nella foresta Babadag abbiamo scoperto fiori di aglio orsino che abbiamo usato come pianta aromatica per l’arrosto di agnello. Dobbiamo riscoprire il potenziale di queste piante che si possono usare sia in cucina, che nella profumeria. Slow Food Dobrugia si propone di sviluppare percorsi turistici multisensoriali dedicati alla scoperta delle usanze locali e della gastronomia, ma anche dei fiori e delle piante aromatiche. La nostra ambizione è di trasformare la Dobrugia in una destinazione Slow Food gettonatissima, perchè ha un potenziale unico in Europa e nel mondo, ha precisato Raluca Vasile.



    L’evento di Visina è volto al sostegno dei produttori locali e dei progetti di educazione alimentare. È un progetto partito dall’arte degli artigiani locali, creatori di camicie tradizionali, più precisamente quelle tipiche della Dobrugia. La nostra collega, proprietaria della fattoria di Visina che ospiterà il banchetto multietnico, ha una stupenda collezione di camicie tradizionali con motivi floreali tipici della Dobrugia. Tutti i fiori cuciti su queste camicie sono ispirati alla vita degli abitanti, e, partendo dall’artigianato, invitiamo i turisti alla riscoperta della flora, della fauna, dei motivi floreali tipici, perchè tutto ciò fa parte della cultura del nostro popolo. È, quindi, un’iniziativa di riscoperta della nostra identità nazionale e locale. I fiori rappresentativi della Dobrugia sono quelli rossi, gerani, rose, peonie, che si ritrovano su moltissime camicie popolari della regione. Un altro colore tipico della regione è l’azzurro marino, che si ritrova sulle facciate delle case dei russi di antico rito ortodosso. In realtà, questo azzurro sembra sia stato portato in Dobrugia dai greci. La fattoria tradizionale di Visina ha stanze turche, greche, allestite nello stile tipico dei russi di antico rito ortodosso o in stile aromeno. Nel mio paesino natio, Cogealac, ad esempio, c’è un’antica comunità aromena, con tradizioni ancora vivissime. Il Convivium Slow Food Dobrugia intende creare un percorso turistico-culturale nei paesini della regione, rivolto a chi vuole scoprire i gusti locali e passare del tempo in fattoria, per vivere esperienze autentiche. Di recente, abbiamo ricevuto la visita di Federico Morra, l’esponente della più antica condotta Slow Food in Italia, Slow Food Fossano, del Piemonte, il quale ci hanno invitato, dal canto suo, al tradizionale evento Slow Food Internazionale di Bra, Cheese, quest’autunno. Il collega italiano è venuto in Dobrugia nell’ambito di un progetto della Slow Food Internazionale di scambio di esperienze e cultura tra i membri e le comunità di produttori atto a promuovere la conoscenza reciproca e a portare alla ribalta le comunità del cibo poco note nel mondo e a inserirle in una rete internazionale di turismo gastronomico. Il suo tour è iniziato nella capitale Bucarest, dove è stato ospite di ristoranti dedicati al concetto farmtotable, ossia dal produttore al consumatore, raccomandati da noi. Perchè Slow Food si propone di sviluppare anche la rete di ristoranti e chef che cucinano con ingredienti locali provenienti dai piccoli produttori. Poi, il collega di Slow Food Fossano ha visitato, in Dobrugia, una fattoria che rispetta i principi Slow Food, e la fattoria di Visina, dove ha avuto l’occasione di vedere le stanze tematiche e i costumi popolari tipici e di assaggiare i formaggi locali, perchè veniva anche lui da una zona famosa per i formaggi, il Piemonte. La Dobrugia è famosa per la ricchezza e varietà dei formaggi locali in quanto vanta una lunga tradizione casearia. L’abbiamo, quindi, accolto con una selezione dei formaggi e salsicce locali. La sua visita si è conclusa con un giro turistico per il Delta del Danubio, dove ha assaggiato piatti a base di pesce e ha scoperto la sua flora e la sua fauna uniche, ha detto Raluca Vasile a RRI.




  • La peonia, il fiore nazionale romeno

    La peonia, il fiore nazionale romeno

    Verso fine maggio e inizio giugno, gli amanti della natura possono ammirare in varie zone turistiche della Romania un fiore stupendo, tutelato per legge, cui è stata persino dedicata una giornata speciale: il 15 maggio. Si tratta della peonia, fiore antico e raro, di cui gli specialisti dicono sia sopravvisuto persino allepoca glaciale, e che è stato dichiarato monumento della natura in Romania sin dal 1932.



    La peonia fiorisce in Romania intorno al 21 maggio, momento attesissimo da chi vuole dilettarsi con paesaggi mozzafiato. La specie tipica per la Romania, la paeonia peregrina, cresce spontaneamente in alcune regioni del Paese, soprattutto in Dobrugia (sud-est), in zone come Babadag, Enisala, Niculiţel e Măcin, ma anche in altre zone come Troianu, in provincia di Teleorman, Comana in provincia di Giurgiu, Zau de Câmpie, in provincia di Mureş, Pleniţa, in provincia di Dolj, o Stoicăneşti, in provincia di Olt.



    La Dobrugia è una regione contraddistinta dalla convivenza di più entie e, quindi, dalla multiculturalità. Nel nord della regione, a due ore dalla città di Costanza, si trova il Parco Nazionale dei Monti Măcin, dove gli appassionati vanno alla ricerca delle peonie sin dallinizio di maggio. Se andate alla ricerca delle peonie, prima di iniziare la salita verso le radure montane dove crescono, vi consigliamo una sosta nel paesino Greci, in provincia di Tulcea, alle falde dei Monti Macin.A Greci scoprirete i membri di una delle tante minoranze storiche della Dobrugia, i friulani emigrati alla fine dellOttocento per lavorare nelle cave di granito della zona, attirati dalla richiesta di manodopera specializzata e dalle promesse di prosperità. Negli anni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, la comunità friulana di Greci era giunta a circa quattrocento-seicento persone, per poi ridursi lungo il tempo alle circa settanta donne e ai pochissimi uomini che vi abitano oggi e che conservano ancora le loro tradizioni. Per raggiungere le riserve naturali di peonie nella zona di Greci dovete seguire il percorso turistico Cozluk, lungo16 km, che parte dal paesino Greci e sale verso il versante occidentale del Monti Măcin, un percorso percorribile parzialmente in auto e poi a piedi. Oppure potete scegliere i tanti percorsi cicloturistici nei Monti Măcin. Cozluk, di bassa difficoltà, in quanto segue le strade forestali, è un percorso che attraversa una fitta foresta di querce e di tigli.



    Nel Parco dei Monti Măcin potete accedere per un piccola tassa di 6 lei (pari a 1,26 euro). La paeonia peregrina cresce nelle radure scaldate dal sole delle foreste. È stata proposta come fiore nazionale, in quanto molto presente nella cultura romena, quasi parte dellidentità nazionale. È immancabile dal folclore romeno, essendo associata alla bellezza, allamore e alla nostalgia – nelle fiabe, nelle canzoni, nella poesia e nella letteratura, in generale, ma anche nella pittura, nei costumi popolari, nei tapetti e altri oggetti di artigianato. Sono circa 100 mila i romeni, secondo le statistiche, che recano nomi o cognomi ispirati a quello della peonia -“bujor”- in romeno. La peonia è stata persino adottata dal Ministero della Difesa romeno come emblema delleroismo. Viene appesa al bavero in occasione della Giornata dei Veterani (11 novembre) o di altre feste dedicate alla memoria degli caduti in guerra. A novembre 2015, lAssociazione Caritatevole dellEsercito romeno “I compagni”, ha registrato la peonia come emblema delleroismo presso lUfficio di stato per Invenzioni e Marchi.



    Sono tante le sagre campestri dedicate a questo stupendo fiore nel Paese, come quella nel comune Valea Nucarilor, in provincia di Costanza, o quella di Pleniţa, in provincia di Dolj. La provincia di Tulcea vanta tante riserve naturali di peonie, tra cui quella di Enisalaoppure quella nota come “La collina delle peonie”, nel comune Ciucurova, e sagre campestri che le sono state dedicate, tra cui spicca la sagra organizzata dalla comunità ucraina del paesino Fântâna Mare. La sagra è unoccasione per fare unimmersione nella multiculturalità della Dobrugia, riunendo un gran numero di rappresentanti della comunità ucraina della regione, da località come Chilia Veche, Murighiol, Letea, Tulcea e Sulina. Levento porta ogni anno un messaggio di tutela e conservazione della natura.



    Se giungete a Enisala, nel nord della Dobrugia, non lasciatevi sfuggire loccasione di visitare anche lomonima fortezza medievale, il cui nome proviene da una vecchia combinazione di parole turche – Yeni e Sale – ossia “nuovo villaggio”. La fortezza sorge in cima ad una collina da dove si può ammirare un bellissimo panorama sul mare. Risale alla seconda metà del XIVesimo secolo e fu destinata al controllo della navigazione nella zona verso il nord, verso il lago Razim, praticamente una laguna sul litorale del Mar Nero, collegata col fiume Danubio tramite due canali. Nel XIIIesimo e nel XIVesimo secolo, tutto il commercio sul Mar Nero era controllato dai commercianti genovesi, che avevano il monopolio delle zone vicine. Siccome i genovesi avevano le possibilità materiali per costruire anche una fortezza delle dimensioni di Enisala, con elementi di architettura orientali e occidentali, sono loro i presunti costruttori della fortezza di Enisala.




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    Partita il 15 maggio, lXIesima edizione del “Festival Italiano in Romania”, porta, fino al 15 giugno, un ricco calendario di eventi, alcuni tradizionali, ma anche novità. Il Festival Italiano ruota, ogni anno, intorno alle celebrazioni per la Festa Nazionale della Repubblica Italiana, allinsegna delle parole dordine “Portiamo lItalia vicino a te”. Gli eventi nellambito del festival, organizzato dallICE – Agenzia per la Promozione allestero e lInternazionalizzazione delle Imprese italiane – Ufficio di Bucarest, assieme allIstituto italiano di Cultura e sotto il patrocinio dellAmbasciata dItalia a Bucarest, sono dedicati alla promozione dei prodotti Made in Italy in Romania e del patrimonio culturale italiano. Ancora una volta siamo invitati, questanno, a fare un viaggio nella tradizione e nello stile di vita italiani, andando alla scoperta della gastronomia, della moda, del design e della cultura del Bel Paese. Immancabili gli appuntamenti dedicati a professionisti e imprese, come la quarta edizione de “LItalian Beauty&Care Day”, del 28 maggio, dove i produttori italiani hanno presentato agli specialisti romeni della bellezza e della cura personale il meglio dei prodotti Made in Italy del settore, nonchè la missione esplorativa del settore edilizio del 10-11 giugno, con incontri B2B tra le aziende italiane e le controparti romene.



    “LItalian Beauty&Care Day 2019” ha riunito, a Bucarest, aziende di cosmetici e prodotti per la cura e ligiene della persona dal nord Italia e importatori, distributori, rappresentanti di catene farmaceutiche e buyers di grandi reti di vendita al dettaglio della Romania, come ha raccontato a RRI il direttore dellUfficio ICE di Bucarest, il dottor Filippo Petz.



    Impressioni sulla quarta edizione de “LItalian Beauty&Care Day” abbiamo raccolto dal rappresentante di una delle aziende italiane partecipanti e da una buyer romena, che ha voluto sottolineare i punti di forza dei prodotti cosmetici italiani.



    “Sono venuta a tutte le edizioni dellItalian Beauty&Care Day proprio per la qualità dei prodotti italiani, in generale, e perchè sono prodotti che hanno una certificazione biologica e confezioni molto attraenti per il consumatore. Abbiamo notato che il consumatore romeno tende sempre di più ad acquistare prodotti biologici e cerchiamo di offrirgli prodotti di ottima qualità ad un prezzo conveniente, dato il potere di acquisto in Romania. Va detto che produttori presenti allItalian Beauty &Care Day hanno dimostrato una grande apertura verso questa particolarità del mercato romeno”, ci ha detto la buyer Cristrina Scraba.



    Secondo lUfficio ICE di Bucarest, lItalia continua ad essere il principale Paese investitore per numero di aziende registrate (21,32%), seguita da Germania (10,23%) e Turchia (6,96%), e il quinto tra gli investitori per capitale investito (5,77%), dopo la Olanda (21,76%), Austria (10,85), Germania (10,79%) e Cipro (10,76).


  • Giovani voci in recital,  concerto ROASIT a Bucarest

    Giovani voci in recital, concerto ROASIT a Bucarest

    Il 23 maggio, l’Associazione degli Italiani in Romania — RO.AS.IT, in partenariato con la Biblioteca Centrale Universitaria di Bucarest “Carlo I”, ha organizzato un recital lirico, i cui protagonisti sono stati studenti e laureati dell’Università Nazionale di Musica di Bucarest. L’evento “Giovani voci in recital” ha portato davanti al pubblico giovani artisti di talento preparati dalla professoressa Bianca Luigia Manoleanu, membro di spicco della comunità italiana in Romania. Secondo la presidente della RO.AS.IT., Ioana Grosaru, il recital fa parte delle iniziative dell’associazione atte a diffondere i valori artistici italiani e a sostenere e promuovere gli artisti appartenenti alla minoranza italiana in Romania e i giovani talenti in generale, nonchè a creare punti di contatto tra le due culture, romena e italiana. “Un recital del genere, con numerose arie di compositori italiani in programma, è un esempio perfetto di promozione del dialogo interculturale tramite la musica. L’evento si è rivolto alla comunità italiana di Bucarest, ma anche al grande pubblico, nell’idea che la sensibilizzazione di un pubblico quanto più ampio agli eventi culturali organizzati dalla RO.AS.IT. costituisca un beneficio per l’intera società e soprattutto per l’Associazione”, ha detto Ioana Grosaru a RRI.



    Il recital ha riunito diverse categorie di voci – soprano, mezzosoprano, tenore e baritono — e nel repertorio lirico ci sono stati, tra l’altro, brani di Bellini, Rossini, Puccini, Donizetti, Broschi, Caccini, Pergolesi, Mozart, Bizet, Hahn, Weber e Trailescu, interpretati dai giovani Ciprian Mardare, Diana Moise, Maria Constantin, Dragan Najdoski, Andrada Vasilescu, Milanka Noveska, Ioana Popa, Larisa Vasilache, Filip Dumitru, Geanina Enache, Cristian Ruja, Andrei Mihalcea, Mihai Urzicana, accompagnati al pianoforte da Lidia Butnariu, Raluca Ouatu e Roman Manoleanu.



    Il soprano Bianca Luigia Manoleanu, già un’artista consacrata, proviene da una famiglia di artisti e prepara con passione e dedizione gli studenti dell’Università Nazionale di Musica di Bucarest di cui parla con molto affetto. “I protagonisti di questo recital sono alcuni tra i migliori studenti e laureati dell’Università Nazionale di Musica, che spiccano per la loro passione per il cantare e il suonare e per la loro perseveranza. Sono loro la più importante realizzazione della mia carriera didattica. Alcuni continueranno con la musica classica, altri forse no, ma tutti resteranno con questo amore per il belcanto. L’evento e stato destinato a promuovere i giovani di talento, ma anche i valori artistici italiani, perchè la maggioranza dei brani interpretati appartengono a compositori italiani, portabandiera della musica classica mondiale. Avete sentito tutte le voci dell’opera, tra cui avete avuto l’occasione di sentire il migliore baritono dell’Università Nazionale di Musica di Bucarest. Siamo stati fortunati perchè il recital si è svolto in una sala splendida con un’ottima acustica che ha creato una forte vicinanza tra cantanti e pubblico. Ci auspichiamo di ripetere presto questa esperienza perchè quando si tratta delle opere liriche dei musicisti italiani e di giovani di talento dell’Università Nazionale di Musica che le interpretino c’è solo l’imbarazzo della scelta“, ci ha detto Bianca Luigia Manoleanu.



    Un altro membro della comunità storica italiana in Romania che si è esibito nell’ambito dell’evento, oltre alla professoressa Manoleanu, è stato suo figlio, che ha accompagnato al pianoforte alcuni dei cantanti che sono saliti sul palcoscenico. Roman Manoleanu, è pianista e professore di pianoforte al Liceo Nazionale di Musica George Enescu e professore di accompagnamento al pianoforte all’Università Nazionale di Musica. “Ho notato che siamo riusciti a trasmettere molta energia al pubblico e quando sul palcoscenico salgono cantanti cosi’ giovani l’energia è ancora più forte. Al centro del repertorio sono state le arie italiane, perchè immortali e amatissime dal pubblico di tutte le epoche. Io mi sono trovato benissimo a questo concerto e ho vissuto emozioni uniche accanto ai miei colleghi. Sul palcoscenico mi sento come se fossi io il compositore che dà vita al brano che sto interpretando e che insieme al cantante diventa un’unica forza che trasmette al pubblico il messaggio del rispettivo lavoro. Certo che la voce resta centrale, ma il mio ruolo, del pianista, e di sostenerla e metterla in risalto. Il pubblico ha ovviamente gradito moltissimo questo recital”, ci ha detto Roman.



    L’evento “Giovani voci in recital” ha goduto del sostegno del Governo romeno, tra il pubblico annoverandosi anche il sottosegretario di stato al Dipartimento per Relazioni Interetniche, Amet Aledin. “Il Dipartimento per Relazioni Interetniche presso il Governo romeno ha da sempre un’intensa collaborazione con tutte le minoranze nazionali, tra cui quella italiana, la cui rappresentante, la RO.AS.IT, è fortemente impegnata nello sviluppo della dimensione culturale, che conferisce continuità ad una comunità etnica. Il nostro Dipartimento promuove la conoscenza reciproca della storia e delle tradizioni delle varie etnie in Romania per favorire la comprensione della cultura dell’altro e una convivenza armoniosa. La comunità italiana in Romania è una comunità storica con tradizioni molto vive e la RO.AS.IT è impegnatissima nella promozione della sua identità culturale. Il bellissimo recital di stasera è stato ospitato da un edificio culturale importante della nostra capitale, la Biblioteca Nazionale Universitaria. È stato un piacere partecipare a questo evento con un messaggio di sostegno ai giovani artisti di talento in piena ascesa. Complimenti alla professoressa Bianca Luigia Manoleanu, quella che ha preparato questi stupendi giovani e ha ideato questo momento artistico. Il nostro Dipartimento continuerà a sostenere con entusiasmo simili eventi”, ha precisato Amet Aledin per RRI.



    Abbiamo chiesto impressioni sul recital anche ad uno degli spettatori, Adrian Rozei, grande amante della cultura italiana e dell’Italia e collaboratore della rivista “Siamo di nuovo insieme”, pubblicata dalla RO.AS.IT..



  • Brunch in Romania

    Brunch in Romania

    In un mondo in cui il turista è sempre più alla ricerca di esperienze autentiche, anzichè di semplici pacchetti turistici, puntare su esperienze al 100% locali, invitando gli ospiti a sedersi alla tavola delle persone del posto, appassionate delle proprie tradizioni culinarie, è un must per chi si occupa di turismo culturale ed enogastronomico. Una delle associazioni con una lunga tradizione nellorganizzazione di eventi gastronomici allinsegna del magiare locale è “My Transilvania”, diretta da Cristian Cismaru, appassionato di turismo e di cultura gastronomica, allinsegna dei prodotti autentici. Lassociazione, che ha aderito al movimento internazionale Slow Food e milita da anni per un cibo “buono, pulito e giusto”, svolge la sua attività principalmente in Transilvania, regione storica nel centro della Romania, in cui ricade Sibiu, che nel 2019 è “Regione Europea della Gastronomia”.



    Sin da 12 anni fa, lassociazione “My Transilvania” ha lanciato un progetto di turismo gastronoimco che invita gli ospiti a essere commensali, ossia a partecipare ad un pasto in un luogo particolare, contraddistinto da una specificità culturale, storica o paesaggistica, per fare loro vivere lesperienza di gustare le pietanze della tradizioni locali. Si chiama “brunch”, si svolge ogni anno e invita alla riscoperta dellidentita culturale e gastronomica locale. Per accedere a simili esperienze gastronomiche, organizzate tra aprile e novembre, si può acquistare unEat Local Card, ossia Tessera per mangiare locale.



    Se fino allanno scorso i “brunch” si svolgevano nei finesettimana, principalmente nei paesini di tre province nel sud della Transilvania (Sibiu, Brasov e Mures), adesso il progetto viaggia anche verso altre regione romene, come lOltenia e la Valacchia, il Banato o la Dobrugia. La tessera offre la possibilità di fare assaggi presso le famiglie dei piccoli produttori locali, di partecipare a vari eventi rurali organizzati dallassociazione, come i laboratori gastronomici con dimostrazioni culinarie dal vivo, e di fare passeggiata alla scoperta dei paesini. Il brunch porta alla ribalta il concetto di cibo biologico e di “slow food”.



    “È già la dodicesima stagione dei brunch nel sud della Transilvania perchè è da altrettanti anni che li organizziamo. Questanno abbiamo 46 eventi nelle tre province, Brasov, Mures e Sibiu, nel sud della Transilvania. La novità sono i brunch che organizziamo da questanno nel nord della Transilvania e dallanno scorso in altre regioni come Oltenia e Valacchia. E, sempre nel 2019, lanciamo tre nuovi brunch: a maggio, nel nord della Transilvania, nelle province di Cluj, Salaj, Bihor e Bistrita; a partire da giugno in Banato e, dal 5 maggio, in Dobrugia. Durante un brunch, oltre al momento culinario, che dura dalle 11 alle 13, e la visita nel villaggio che ospita il brunch, in programma dalle 13 alle 15, cè anche una piccola novità, ossia un workshop con cui proponiamo ai visitatori di approfondire la gastronomia e la cultura locale, di scoprire identità del villaggio”, ha raccontato a RRI il presidente dellAssociazione My Transilvania, Cristian Cismaru.



    Molte delle regioni che ospitano i brunch sono dei veri mosaici etnici e culturali, la Dobrugia essendo casa di ben 14 minoranze nazionali. “Se in Banato ci sono influssi storici dei serbi, magiari, cechi, slovacchi e persino bulgari, mentre in Transilvania abbiamo influssi dei landler, quindi degli austriaci, e dei sassoni, arrivati dal sud della Germania, dei magiari, degli ebrei e degli armeni, in Dobrugia ci sono più influssi dal sud, i più forti essendo quelli turchi e tartari, ma anche quelli dei russi di antico rito ortodosso. Quindi, oltre ai piatti tipici romeni, ci sono anche tantissimi piatti etnici, grazie agli influssi delle varie etnie sulla cultura gastronomica di ciascuna regione, che vanno valorizzati. Il progetto-pilota in Dobrugia partirà il 5 maggio, in un paesino della provincia di Costanza. Si tratta di un brunch organizzato insieme al Convivium Slow Food Dobrugia, perchè noi lavoriamo nellintera Romania con le comunità Slow Food locali. Quindi, il brunch sarà ospitato dal luogo dove è predominante la comunità turca e insieme a essa porteremo alla ribalta le pietanze tipiche turche della zona. Tutto coronato dalla musica, dalle dimostrazioni culinarie dal vivo, davanti agli ospiti, pensate, allo stesso tempo, come un atelier gastronomico, e condito con le storie degli anfitrioni, accompagnate da passeggiate nel villaggio e visite presso le attrattive locali. Nel nord della Transilvania iniziamo, invece, a maggio, vicino a Cluj. Cerchiamo di collaborare moltissimo con i produttori locali, nella loro maggioranza piccoli produttori. A settembre, ad esempio, nel paesino Margău, ci sarà un brunch dedicato alle patate, vicino a Cluj, dove assieme al Club Gastronomico Transilvano organizzeremo un piccolo concorso a squadre intorno a questo prodotto-emblema del posto”, ci ha raccontato sempre Cristian Cismaru.



    A fine marzo, lassociazione “My Transilvania” è stata co-organizzatrice della prima “Conferenza Slow Food in Romania”. “Per onorare il titolo di Sibiu – regione europea della gastronomia 2019, abbiamo pensato che il primo incontro di ampia portata delle comunità Slow Food in Romania si dovesse svolgere a Sibiu. Ci sono 13 comunità Slow Food in Romania diffuse in tutto il Paese, da Slow Food Dobrugia fino a Slow Food Bucarest – la Valacchia dei gusti e moltissime comunità nel resto del Paese e tutte queste comunità si sono incontrate per la prima volta a Sibiu. Il programma ha incluso una conferenza sul concetto di Slow Food e sul legame con il turismo gastronomico, un Mercato Slow Food dove ciascuna comunità locale ha presentato i suoi prodotti portabandiera e il lancio dellAlleanza degli Chef Slow Food in Romania. Con questa alleanza puntiamo a creare una comunità degli chef che cucinano con prodotti locali e, a fine marzo, a Sibiu, abbiamo messo a punto il regolamento dellalleanza e i principi di funzionamento. Abbiamo stabilito, ad esempio, che percentuale di prodotti locali deve adoperare uno chef per poter far parte di questa equipe. Un simile chef deve usare prodotti iscritti nellArca del Gusto Slow Food, un catalogo di prodotti appartenenti alla cultura e alle tradizioni di tutto il mondo a rischio di scomparire, ideata dallorganizzazione Slow Food, nonchè nel programma dei Presidia Slow Food. In Romania ci sono due presidia, uno del Formaggio Branza de burduf, nella zona di Bran, e laltro del Maiale di Bazna, nellomonima zona. Se uno vuole aderire allalleanza, deve adoperare le ricette e i prodotti tutelati da queste presidia e dallArca del Gusto. I piatti dei 26 chefs membri dellAlleanza si possono assaggiare nelle zone in cui ci sono comunità Slow Food, come le grandi città, Iasi, Brasov, Fagaras, Sibiu, Targu-Mures, Cluj, Timisoara, Bucarest e Costanza.”



    Abbiamo chiesto a Cristian Cismaru cosè cambiato nella mentalità dei produttori e, allo stesso tempo, dei consumatori dopo 12 anni di promozione dei prodotti e produttori locali, allinsegna del magiare lento e sano e delle tradizioni gastronomiche locali.



    “Credo sia nato un piccolo trend di consumo di prodotti locali. I consumatori cercano sempre di più i produttori delle proprie zone. La gente è contenta che sia siano ancora dei piccoli produttori nei villaggi. E cè anche una tendenza dei piccoli produttori a riunirsi per creare cooperative affinchè la distribuzione dei loro prodotti avvenga più facilmente. E allora, soprattutto nelle grandi città, sono nati dei cosiddetti food hub, oppure luoghi dove sono raccolti i prodotti locali per essere ridistribuiti, nel rispetto del principio della filiera corta, quindi senza intermediari”, ha sottolineato Cristian Cismaru.




  • Pasqua in Romania

    Pasqua in Romania

    La Pasqua, celebrata quest’anno il 28 aprile dagli ortodossi, maggioritari in Romania, è un’occasione per stare insieme, per ritrovarsi in famiglia o con gli amici, e mangiare insieme piatti tipici come, le uova pasquali dipinte, l’arrosto di agnello, il panettone e la tipica torta pasquale di pasta frolla, farcita con ricotta e uva sultanina o frutta candita, chiamata in romeno pască. La tradizione ortodossa vuole che in Romania, a Pasqua, vengano consumate uova sode colorate o dipinte in casa con diversi colori oppure alle quali vengono appiccicate sagome di carta o foglioline di verdura di solito a forma di croce, prima di essere avvolte nella buccia di cipolla che conferisce al guscio un color marroncino e messe a bollire. Una regione famosa per l’arte della decorazione delle uova pasquali è la Bucovina, nel nord-est del Paese. Qui, i disegni sulle uova – uccelli, animali e simboli e scene bibliche – si realizzano con la cera calda mescolata a colori vegetali.



    Se andate a visitare la Bucovina, vi scopriete addirittura una Strada delle uova dipinte, che attraversa località come Brodina de Sus, dove le uova vengono decorate con dei caratteristici motivi su sfondo rosso, Paltinu, le cui uova dipinte tipiche sono contraddistinte dal mix di rosso e arancione, e Ciocanesti, con le uova dallo sfondo cromatico nero su cui prevalgono i motivi rossi e gialli. I colori tipici della Bucovina – marrone, ocra, verde scuro, rosso e nero – li scoprirete a Ciocanesti anche sulle case, decorate con motivi geometrici, floreali e zoomorfi ispirati ai costumi popolari.



    Sempre in Bucovina, terra multietnica, in cui convivono romeni, polacchi, russi di antico rito ortosso e aromeni, ciascuna etnia con le proprie tradizioni e usanze, nel periodo delle feste pasquali, potete sentire concerti di canti religiosi e musica sacra suonata con strumenti tradizionali in legno, potete vedere dimostrazioni di decorazione delle uova, potete passare dei bei momenti intorno ai falò e a spettacoli di musica folcloristica, e potete partecipare alle messe nelle chiese nei villaggi o nei monasteri dei dintorni, a pranzi pasquali tipici o al rito religioso del cestino pasquale, e acquistare ricordini o delizie gastronomiche ai tradizionali mercatini di Pasqua, dove potete vedere anche gare di abilità nel decorare le uova tra gli artigiani popolari.



    Se le uova pasquali vengono decorate, per tradizione, in casa, nel Giovedi’ Santo, gli artigiani popolari si sono messi al lavoro ancor prima della Festa dell’Annunciazione. Dopo la messa di Pasqua, si va in chiesa con il cestino pasquale per la benedizione delle uova rosse, simbolo del sangue del Redentore, del panettone, della pască e dell’arrosto di agnello, e la benedizione è seguita da una gara dei cestini pasquali. Una gara famosa è quella di Gura Humorului, che si svolge davanti al Museo delle Usanze Popolari della Bucovina. Attesissima a Pasqua la rituale battitura delle uova, cui sono dedicate addirittura gare nei villaggi.



    Oltre a ospitare vivissime tradizioni pasquali, la Bucovina, ospita anche le famose chiese ortodosse affrescate all’esterno, siti Unesco, dei monasteri della provincia di Suceava, contraddistinte da colori specifici: Voronet, dall’azzurro, Humor dal rosso, Sucevita dal verde, Moldovita dal giallo dorato, e Arbore, dal mix di ocra e verde marino. Se volete abbinare il turismo religioso a quello culturale, dovreste partire dal capoluogo di provincia Suceava, che ospita una chiesa patrimonio Unesco, continuare verso Gura Humorului, che vanta altre due chiese nella lista del patrimonio dell’umanità Unesco, Gura Humorului e Sucevita, fermarvi poi a Vama e Ciocanesti, che ospitano ciascuno un Museo delle Uova Dipinte. Dovreste proseguire verso Sucevita e verso Marginea, famoso centro ceramistico, e poi verso il monastero Putna. Una sosta d’obbligo è Dragomirna, con la sua Foresta secolare di faggi. A Falticeni, soprannominata la città dei musei, potete visitare il Museo dell’Acqua, il Museo d’arte Ion Irimescu, la Galleria delle Personalita, la strada Ion Creanga, dove si trovano le case in cui vissero e scrissero diversi letterati romeni. Bucovina è anche terra dei musei etnografici, che scoprirete sia in piccole località, che nelle grandi città. Vanno ricordati il Museo del Villaggio di Suceava, il Museo delle Usanze Popolari di Gura Humorului o il Museo dell’arte degli intarsi in legno di Campulung Moldovenesc.



    Un’altra regione con delle vivissime tradizioni pasquali, dove potete andare alla ricerca di itinerari turistici culturali e religiosi nel periodo delle feste in Romania e non solo, è il Maramures, nel nord del Paese, che vanta anch’esso delle bellissime chiese. Si tratta di opere collettive, spesso anonime, con influssi gotici, costruite in legno. 8 sono siti Unesco dal 1999. Il Maramures è noto, del resto, come Contrada del legno, grazie ai suoi tanti piccoli e pittoreschi villaggi, quasi tutti in legno, circondati da montagne. Qui si sviluppò una vera civiltà del legno, grazie al ricco patrimonio forestale della regione, e i suoi abitanti sono noti come veri maestri dell’intarsio del legno. Ne sono prova i bellissimi e monumentali portoni in legno intarsiato e le chiese in legno dagli altissimi campanili, emblematiche per la regione romena. Tra le tappe indimenticabili di un percorso di turismo culturale-religioso in Maramures, la chiesa La nascita della Madonna del paesino Ieud, risalente al 1718, rappresentativa per il cosiddetto gotico del Maramures e soprannominata la cattedrale in legno del Maramures, che custodisce una stupenda collezione di icone su vetro, e la chiesa I Santi Arcangeli del paesino Şurdeşti, del 1766. Fiore all’occhiello della gastronomia tipica del Maramures sono i primi e i secondi a base di funghi. In primavera si può anche andare a funghi, perchè gli agriturismi locali organizzano giornate nella natura, con visite guidate per la raccolta dei funghi nei boschi. E non lasciatevi sfuggire, se giungete in Maramures, terra di secolari attività di pastorizia e allevamento di pecore, il balmoş- la polenta tipica con formaggio di pecora, latte e burro.




  • 2 Women Chef – Due donne chef a Viscri

    2 Women Chef – Due donne chef a Viscri

    Il 10 marzo partirà a Viscri, paesino sassone in Transilvania, nel centro della Romania, un progetto gastronomico di riscoperta delle prelibatezze tipiche che vede come protagoniste due donne chef. Organizzata dal Convivium Slow Food La Contrada di Barsa e dal Convivium Slow Food Viscri, l’iniziativa 2 Women Chef – Due donne chef – porterà alla ribalta le ricette transilvane con l’aiuto dei prodotti da stagione e dei produttori locali, all’insegna dei principi buono, pulito e giusto del movimento che punta sul rispetto del gusto, della salute, dell’ambiente e dell’economia equosolidale, Slow Food.



    Il primo evento che si svolge nell’ambito del progetto Due donne chef si chiama Dieci tipi di papară – Brunch transilvano di primavera ed è ospitato dal paesino sassone Viscri, che vanta una chiesa fortificata inserita nel patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco. Ma cos’è la papară? È, infatti, la parola usata per la frittata in Transilvania. Ma una frittata ricca di ingredienti, tra cui ritroviamo la carne fritta e conservata nell’unto, il burro, le verdure fritte e il formaggio, e che si mangia assieme alla foccaccia o alla polenta. Tutto ciò che verrà usato nell’ambito dell’evento Dieci tipi di papară – Brunch transilvano di primavera, di Viscri, per preparare le frittate è stato raccolto con cura dalle colline circostanti dalla chef Oana Coantă e dall’ospite dell’evento, la chef Mara Elena Oană, insieme alle abitanti del paesino sassone. Il Brunch transilvano di primavera sarà ospitato da un pittoresco ristorantino di un agriturismo di Viscri, allestito in una stalla bianca, contraddistinato da bellissimi portoni in legno, con panchine in legno e decorato con tessuti fatti a mano, vecchi dipinti e i costumi tradizionali dei nonni dei due proprietari. Si tratta di un’avvocatessa e un designer di Bucarest che si sono trasferiti dalla città in campagna per ristrutturare questo bellissimo agriturismo nel rispetto dell’architettura rurale tipica.



    Nel ristorantino che sorge su una piccola collina, gli ospiti possono assaggiare prelibatissime specialità transilvane, come la minestra di patate con dragoncello, con panna, la minestra alla Viscri, di faggioli con carne affumicata, dragoncello e prugne secche, la specialità transilvana con zucchine e uova fritte in padella, ma anche la confettura di peperonicini di Saschiz oppure il dolce da stagione alle uova e allo yogurt, con frutta di Saschiz, un altro paesino sassone.



    2 Women Chef – Due donne chef è un progetto itinerante a lungo termine che attraverserà montagne, vallate e colline, alla ricerca dei gusti autentici e dei piccoli produttori che meritano di essere scoperti e promossi. I brunch, un mix tra piccola colazione e pranzo, di tradizione anglosassone, che hanno preso piede anche in Romania, saranno ospitati sia da ristoranti fine dinning, che da spazi particolari come le stalle o i fienili adibiti a ristoranti oppure si svolgeranno all’aperto, sulle colline. In generale, sono le massaie dei paesini a cucinare e rispolverare in questa occasione vecchie ricette della loro infanzia.



    La Transilvania è una terrà multietnica e multiculturale e la chef Oana Coantă, rappresentante del Convivium Slow Food la Contrada di Barsa, da sempre appassionata della raccolta di ricette romene, sassoni e ungheresi, contadine o nobili, dirige un ristorante il cui menù punta proprio sulle ricette scoperte lungo il tempo e reinterpretate in chiave moderna, con ingredienti locali, lavoro che considera una vera sfida. Ospite a RRI, Oana Coantă ci ha parlato di questa iniziativa.



    Due donne chef è un progetto di riscoperta dei gusti locali, degli ingredienti e delle persone che cucinano per passione piatti locali. Con esso cerchiamo di unire le nostre forze per poter continuare le nostre ricerche e scoperte in campo gastronomico. A questo primo evento abbiamo invitato una donna appassionata di cucina e ingredienti locali locali, Mara Elena Oană. È un progetto che si terrà, a seconda della stagione, all’interno o all’aperto, in tutta Romania. In questo viaggio in due si va alla riscoperta non solo dei gusti autentici, ma anche dei piccoli produttori che non riusciranno a sopravvivere se non diamo loro una mano. Perciò andiamo in giro per le fattorie, visitiamo i piccoli produttori, ascoltiamo le loro storie, li scopriamo a casa loro, nel loro ambiente naturale. È cosi’ che arricchiamo la nostra base dati, ha detto Oana Coantă.



    L’uscita dall’inverno è sempre difficile e il brunch segna proprio il passaggio alla primavera, perchè le frittate, grazie ai loro ingredienti, aiutano a spianare la strada verso questa bellissima stagione, afferma Oana Coantă. Al centro della prima edizione sarà un piatto tipico della Transilvania, la papară, una specie di frittata con formaggio, verdura o carne fritta e conservata nell’unto, la più semplice forma di piccola colazione, che si può preparare in tantissimi modi. Nella Contrada del Fagaras, ad esempio, una simile frittata si prepara con 20 uova, è praticamente un pasto in sè. Le frittate saranno preparate, tra l’altro, su un disco conico che ha la forma ideale per preparare questo piatto, in quanto simile al wok. È infatti una componente dell’attrezzo con cui viene lavorata la terra, e simboleggia il passaggio dall’inverno alla primavera, quando si comincia a lavorare la terra. Le nostre frittate saranno con un occhio all’inverno e l’altro alla primavera, come piace dire a me. Sono frittate con cipolla verde o aglio orsino, tipiche per la primavera, o con carne nell’unto o formaggio stagionato, tipiche per l’inverno, ha precisato Oana Coantă.



    Abbiamo chiesto alla chef Oana Coantă qual è stata la maggiore sfida nel suo lavoro di riscoperta di vecchie ricette locali. La sfida c’è stata, ma non necessariamente per quanto riguarda gli ingredienti o le ricette, perchè ce ne sono tantissime. La maggiore sfida è stata l’educazione del cliente, cui si deve raccontare la storia del piatto per invogliarlo ad assaggiarlo. Secondo me, il fiore all’occhiello della cucina romena sono la minestra acida e la zuppa. Ci sono oltre 2000 ricette di zuppe e minestre in Romania che vanno assolutamente riscoperte. I turisti che ci visitano amano sentire le storie dei piatti che consumano. Il movimento Slow Food io l’ho scoperto 20 anni fa, quando ho capito che già facevo istintivamente le cose per cui esso milita. Il 23 marzo prossimo parteciperemo ad un evento importantissimo: sarà lanciata la Chef Alliance Romania, per cui proporranno chefs tutti i convivia Slow Food romeni, ha detto Oana Coantă a RRI.




  • Progetti della Fondazione Mihai Eminescu Trust nei paesini sassoni

    Progetti della Fondazione Mihai Eminescu Trust nei paesini sassoni

    I paesini sassoni della Transilvania, nel centro della Romania, insediati nei primi secoli del secondo millennio da coloni provenienti dalla Sassonia e costruiti intorno a chiese fortificate, alcune incluse nella lista del Patrimonio Mondiale dellUmanità dellUnesco, rappresentano una delle più gettonate destinazioni di turismo culturale in Romania. Negli anni 80, il dittatore comunista Nicolae Ceausescu avviava la politica di demolizione di 8000 villaggi romeni, cui caddero vittime anche i paesini sassoni. A circa un anno dal crollo del comunismo in Romania, nel 1990, cominciava lesodo degli etnici sassoni della Transilvania, che tornarono in Germania, momento in cui i paesini sassoni corsero il rischio di spopolamento. Nel 1987 nasceva in Gran Bretagna la Fondazione “Mihai Eminescu Trust”, che, allinizio, offrì sostegno a distanza, soprattutto agli intellettuali dissidenti. Dopo la Rivoluzione anticomunista, simpegnò attivamente nel sostenere le comunità rurali tradizionali in Transilvania, tramite la rivitalizzazione dei paesini sassoni con diversi progetti di valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale e naturale. Il principe Carlo dInghilterra, affascinato dalla Transilvania rurale, in cui ha messo piede nel 1997, è stato patrono spirituale della fondazione dal 2000 al 2014.



    “Mihai Eminescu Trust” è stata selezionata, di recente, dal Comitato della principale organizzazione in Europa per la tutela del patrimonio culturale – Europa Nostra – per condividere la sua esperienza nel campo delleducazione e dellimplicazione pubblica per il patrimonio culturale. Il progetto “Il villaggio a sè stante” della fondazione è stato designato come modello di successo per il coinvolgimento delle comunità nella salvaguardia del patrimonio culturale. Michaela Tuerk, manager di progetto della MET, ha parlato a RRI di questa selezione, che è un importante riconoscimento del lavoro della fondazione, ma anche dei progetti in Romania.



    “MET ha risposto allapello del Comitato Europa Nostra nel desiderio di condividere la propria esperienza per quanto riguarda i suoi progetti sviluppati in Transilvania. MET è stata creata a Londra dallattuale presidente Jessica Douglas-Home e ha avuto come missione allepoca di sostenere gli intellettuali in Romania che non avevano accesso a certi libri o eventi o dare loro lopportunità di incontrare altri intellettuali europei. Poi, la fondazione è venuta a sapere del piano del dittatore Ceausescu di distruggere i villaggi e sradicare le comunità locali, quindi di cancellare una parte della storia della Romania. Allora Jessica Douglas-Home ha deciso di implicarsi nella salvaguardia di questi paesini e ha ottenuto anche il sostegno del principe Carlo, assieme al quale ha fatto un appello pubblico. Dopo il crollo del comunismo in Romania, nel 1989, si è decisa la creazione di una filiale della fondazione in Romania con la missione di salvaguardare il patrimonio culturale e incentivare lo sviluppo sostenibile delle comunità locali, tramite la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale e di tutte le risorse locali.”



    Dopo quasi 2 decenni di attività in Romania, la fondazione vanta oltre 1200 progetti sviluppati in Transilvania: di restauro delle vecchie case e chiese dei paesini sassoni, di formazione degli abitanti a mestieri tradizionali, di rivitalizzazione delle tecnologie tradizionali, e di sostegno alle comunità locali per avviare progetti ed affari che li aiutassero a svilupparsi e a promuovere il turismo locale. La fondazione ha ricevuto nel 2006 il Premio dellUe per la conservazione del patrimonio culturale – Europa Nostra-, per aver salvato e restaurato centinaia di edifici storici e aver formato centinaia di artigiani locali a mestieri tradizionali. Caroline Fernolend, presidente della filiale romena della Fondazione Mihai Eminescu Trust, nata nel villaggio sassone Viscri, si è impegnata a creare assieme allequipe della fondazione una piccola economia di mercato nei paesini della Transilvania per offrire una ragione agli abitanti per continuare a viverci, invece di migrare verso le città, nonchè per valorizzare il proprio patrimonio e adoperarsi a conservare per le future generazioni il retaggio del passato e lautenticità dei paesini. La fondazione ha praticamente aiutato alla rinascita delle comunità rurali in Transilvania.



    “Siamo giunti a 1235 progetti in 50 villaggi e città della Transilvania cui si aggiungono oltre 100 località incluse in un progetto di rimboscamento. Quindi ci occupiamo non solo del patrimonio costruito, ma anche di quello naturale. Abbiamo un progetto in cui abbiamo piantato oltre 2 milioni di alberi in tutta Romania”, ha precisato Michaela Tuerk per RRI.



    Sin dalla sua creazione, nel 2000, la filiale romena della fondazione ha sviluppato con successo in Romania il progetto di pionierato “Villaggi a sè stanti”, per cui ha vinto, nel 2010, il Gran Premio del Galà della Società Civile romena. Il premio è stato assegnato non solo per la salvaguardia degli edifici con valore storico, ma anche per la formazione professionale delle comunità locali, il sostegno alla piccola imprenditoria e lo sviluppo della zona come destinazione turistica rurale. Si chiama “Paesini a sè stanti” perchè si è proposto di affrontare i problemi economici, sociali e culturali assieme comunità locali e a stimolarle a rinascere con le proprie forze. Il progetto mira a salvaguardare lorganizzazione tradizionale dei villaggi e a rinvigorire il senso di comunità, abbinando la conservazione storica alla rinascita economica dei paesini. Nei progetti di restauro dei vecchi edifici, di cui molti sono dichiarati patrimonio nazionale, la fondazione punta sullutilizzo di vecchi materiali, adoperati originariamente nella costruzione degli edifici tipici.



    Di questo progetto ci ha parlato sempre Michaela Tuerk. “Il villaggio a sè stante” si è evoluto, dal 2000, quando la MET è partita con il restauro di facciate, quindi del patrimonio costruito. Strada facendo, ci siamo resi conto che gli abitanti erano molto fieri di ciò che facevamo e che tramite la loro implicazione nei progetti di restauro questi avrebbero avuto un maggiore impatto a lungo termine e la comunità stessa si sarebbe assunta la missione di salvaguardia del patrimonio locale. Il villaggio a sè stante valorizza le risorse umane e i materiali locali e punta su alcuni principi chiave: coinvolgere gli abitanti e scegliere assieme a loro i progetti, cosicchè rispondano a delle esigenze reali. E la cosa più importante, abbiamo il sostegno delle autorità locali. Lobbiettivo principale è di salvaguardare e proteggere il patrimonio culturale materiale e immateriale, coagulare e consolidare la comunità affinchè diventi una voce ascoltata dalle autorità. E, allo stesso tempo, sostenere leconomia locale. Quindi, i risultati sono stati il restauro di case, masserie e chiese, la rivitalizzazione dellartigianato locale, lorganizzazione di corsi di formazione professionale, visite di studio, scambi di esperienza, attività educative per le giovani generazioni. Cerchiamo di motivare tutti a fare volontariato per la propria comunità al fine di uno sviluppo sostenibile.”



    La fondazione Mihai Eminescu Trust ha restaurato tra laltro alcuni dei più pregiati affreschi in Transilvania, quelli della Chiesa evangelica di Malancrav, nonchè la chiesa fortificata di Viscri. Michaela Tuerk ci ha raccontato che il punto di forza di una vacanza nei paesini sassoni è la riscoperta della vita semplice in campagna, il cui fiore allocchiello è la cucina contadina, basata su prodotti freschi e biologici. Uno dei prodotti portabandiera dei paesini sassoni, promosso dalla MET, è il saporitissimo succo di mela biologico di Malancrav, paesino che vanta un grandissimo frutetto di mele di oltre 100 ettari, con specie di meli molto antichi. Viscri è unaltra gettonatissima destinazione dove si può riscoprire la vita contadina autentica. È anche un esempio di buone pratiche della MET. Il paesino vanta case risalenti a 3 secoli fa e una chiesa inserita nella lista del Patrimonio dellUmanità dellUnesco nel 1999.



    “Viscri è stato il villaggio in cui la MET ha iniziato la sua attività. Lattuale presidente, Caroline Fernolend, vive a Viscri. È stata lei ad aver convinto Jessica Douglas-Home della necessità di salvaguardare il retaggio del passato a Viscri. E il concetto di villaggio a sè stante è iniziato con il restauro delle facciate e limplicazione e la formazione di mastri locali. Viscri è un piccolo villaggio, di 390 abitanti, che, allinizio, negli anni 2000, si sentivano isolati, sconnessi dal mondo, mentre, adesso, nel 2019, è una destinazione di turismo culturale nota nellintera Romania e anche nel resto del mondo. Il sostegno concesso dal principe Carlo è stato fondamentale per i progetti della MET in Romania, ci ha aiutato a divulgarli. Nei paesini ci siamo proposti di far scoprire agli ospiti la vita rurale genuina. Le case degli abitanti, adibite a case per gli ospiti, sono sprovviste di tv, internet, telefono, sono arredate con arredi tradizionali e tappeti tessuti a mano al telaio. Viscri è un invito ad un ritorno nel tempo, ai tempi dellinfanzia nella casa dei nonni. È un paesino in cui troverete ancora il fabbro, il mattonaio, contadine che tessono calze e pantofole di feltro, potete assaggiare prelibatissime confetture preparate con frutta dai propri frutteti, pane casereccio, caponata biologica, lardo, salsicce caserecce, a seconda della stagione. Quindi, quelle risorse locali che noi ci adoperiamo a promuovere”, ha detto Michaela Tuerk a RRI.



    La chiesa fortificata di Alma Vii, paesino sassone fondato centinaia di anni fa, che vanta un patrimonio culturale e naturale ben conservato, è la più recente chiesa restaurata dalla MET, ci ha racconta sempre Michaela Tuerk.



    “Allinterno della chiesa di Alma Vii abbiamo anche fondato un Centro di Promozione della Cultura Tradizionale, la prima destinazione di questo tipo conferita ad una chiesa fortificata in Transilvania. Abbiamo restaurato le 4 torri e la cinta muraria, in cui abbiamo allestito spazi espositivi. Ciascuna torre ha una certa tematica: la Torre del Lardo, dove veniva conservato il lardo degli abitanti, la Torre del Ghiaccio, verso il nord, in cui fa più fresco, dove si conservavano il ghiaccio e la carne Affumicata, poi la Torre dei Cereali, la Torre con Orologio, quella dellingresso. In ciascuna sono esposti oggetti tipici delle masserie di Alma Vii e non solo. La Torre del Ghiaccio labbiamo adibita anche a Torre delle Minoranze, per illustrare le arti artigianali dei sassoni e dei magiari della Transilvania, dei rrom e dei romeni. Ad Alma Vii, i turisti possono partecipare a dimostrazioni culinarie, di intrecciature di vimini, di intagli del legno, possono fare passeggiate in carrozze trainate da cavalli. Ci sono ancora dei carbonai, un mestiere in via di estinzione. Non lasciatevi perdere neanche le degustazioni di formaggi nelle malghe e unimmersione nel paesaggio tipico della Transilvania, con colline verdi e pascoli pieni di fiori che invogliano alle passeggiate”, ha concluso il suo invito Michaela Tuerk.




  • Sibiu – Regione Europea della Gastronomia 2019

    Sibiu – Regione Europea della Gastronomia 2019

    La Provincia di Sibiu, in Transilvania, nel centro della Romania, ha, nel 2019, loccasione di far conoscere al mondo, con la parola dordine “ricchezza culinaria e sapori da favola”, la sua cultura gastronomica, contraddistinta dai prodotti locali, naturali e genuini. Nel 2019, la Provincia di Sibiu condividerà il titolo di “Regione Europea della Gastronomia” con la regione lEgeo Meridionale della Grecia. Il riconoscimento delleccellenza gastronomica del territorio è stato assegnato in seguito ad una selezione avvenuta a Sibiu, con il parere positivo di una giuria europea formata di un pool di esperti designati dallIstituto Internazionale per la Gastronomia, la Cultura, lArte e il Turismo, che hanno assaggiato i prodotti tradizionali delle regioni candidate. Liniziativa intende promuovere la provincia di Sibiu, puntando sul connubio tradizione enogastronomica locale e patrimonio artistico e naturalistico.



    Sono numerose le iniziative in programma nel 2019, tra festival gastronomici, percorsi del sapore, sagre e fiere destinate a illustrare il potenziale culinario della provincia. La Provincia di Sibiu, quindi, come terra da favola, dove si possono rivivere le esperienze culinarie tipiche della cucina della nonna, dellinfanzia felice, e riscoprire i suoi sapori, sapori dei boschi, delle montagne o sapori cittadini, in altre parole unavventura dei sensi a 360 gradi.



    Ospite a RRI, Daniela Campean, presidente del Consiglio Provinciale Sibiu, uno dei partecipanti al progetto “Sibiu-Regione Europea della Gastronomia 2019” ci ha raccontato come si è aggiudicata la provincia romena questo prestigioso titolo.



    “A settembre 2016, una giuria di specialisti europei è venuta a Sibiu per valutare il suo potenziale e a gennaio 2017, ad Atene, le è stato assegnato il titolo di Regione Europea della Gastronomia 2019. La candidatura era stata inoltrata nel 2016 da un consorzio formato del Consiglio Provinciale Sibiu, il Comune di Sibiu, il Comune di Medias, lUniversità Lucian Blaga di Sibiu, la Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Sibiu e lAssociazione provinciale di turismo Sibiu. È un progetto europeo con un ingente potenziale, non solo per il capoluogo di provincia Sibiu, ma anche per la provincia di Sibiu e per lintera Romania, dopo che Sibiu ha gestito un altro progetto europeo importante, nel 2007, quando è stata designata Città Europea della Cultura. Si tratta, innanzittutto, di un programma di sviluppo economico sostenibile. Il titolo di Regione Gastronomica Europea è stato assegnato dallIstituto Internazionale di Gastronomia, Cultura, Arte e Turismo che gestisce la rete europea delle regioni gastronomiche. Sono 8 le regioni europee che si sono aggiudicate finora questo titolo tra cui anche la Lombardia. Nel 2018, il titolo è stato detenuto da Galway, in Irlanda, e dal Brabante del Nord, in Olanda”, ha detto a RRI Daniela Campean.



    La Provincia di Sibiu è caratterizzata dalla multiculturalità, che ha lasciato la sua impronta anche sulla cucina. Terra multiculturale, ricca di tradizioni, chiese fortificate sassoni, miniere di sale, pastori e formaggi e paesaggi mozzafiato, la provincia vanta bellissime città come il capoluogo di provincia Sibiu – “Capitale europea della cultura nel 2007” -, o Medias, e la famosa microregione Mărginimea Sibiului, con paesini con una lunga tradizione pastorale e casearia. Mărginimea Sibiului è protagonista di una “Strada dei formaggi”, lungo la quale si possono fare degustazioni casearie nelle malghe, visite ai musei etnografici con specifico pastorale oppure gite nei Monti Cindrel sulle tracce dei pastori. Tra i più pregiati formaggi locali, il branza de burduf, prodotto tipico delle malghe di fine estate, stagionato in rami di pino, e il telemea, che a Sibiu simangia solo stagionato, ambedue fatti con latte ovino.



    Abbiamo chiesto a Daniela Campean cosa significa questa seconda sfida dopo quella di Sibiu – capitale europea della cultura del 2007? “Il titolo vinto da Sibiu, di Capitale Europea della Cultura nel 2007, è stata linizio di uno sviluppo culturale senza precedenti per la città. Sibiu – regione europea della gastronomia sarà, invece, il punto di partenza per uno sviluppo economico senza precedenti, questa volta, per la regione, che include anche le zone rurali, anche la città di Medias e altre città importanti. Il programma è stato lanciato ufficialmente, a Bucarest, alla fine dellanno scorso, alla presenza del presidente romeno Klaus Iohannis e degli ambasciatori stranieri in Romania. Per loccasione abbiamo organizzato assaggi di ricette tradizionali e reinventate, adatatte ai gusti attuali, una componente importante del programma. Al di là degli eventi gastronomico-culturali, ci auspichiamo che questo programma generi crescita economica a lungo termine, grazie alle opportunità offerte ai piccoli e grandi produttori locali. Uno dei principali obiettivi è proprio il rafforzamento del legame tra le zone urbane e rurali, il sostegno dei produttori locali e delle PMI. I ristoranti, gli agriturismi, gli alberghi sono messi in contatto con i produttori locali e incoraggiati a portare valore aggiunto allindustria dellospitalità, riportando alla ribalta ricette tradizionali a base di prodotti locali, promosse nellambito del programma la “Carta dei gusti” che include oltre 60 operatori, una lista che resta aperta. Un altro evento nel calendario di Sibiu – regione europea della gastronomia è Piccola colazione alla Sibiu, con cui gli alberghi e agriturismi della provincia propongono ai visitatori di assaggiare formaggi, latticini e confetture, tutti prodotti localmente. Nellambito di Sibiu-regione europea della gastronomia siamo riusciti a ottenere nuove opportunità di sbocco per i produttori locali anche nei supermercati, i quali hanno lanciato La Settimana di Sibiu, proponendo, ad esempio, ai consumatori, la nostra birra artigianale. Si tratta, quindi, di uno sviluppo economico sostenibile della nostra provincia tramite la gastronomia. Al centro del progetto sono i prodotti genuini, proposti dai produttori locali, cui offriamo un canale di sbocco, mentre i consumatori hanno la chance di scoprirli e assaggiarli.”



    Sempre Daniela Campean sfoglia brevemente per noi il calendario degli eventi gastronomici ospitati dalla Provincia di Sibiu. “Sono numerosi gli eventi in programma questanno nellambito del programma Sibiu – Regione Europea della Gastronomia 2019. Sibiu ha già una lunga tradizione nellorganizzare eventi gastronomici, tra cui il Festival Astra Multiculturale, ospitato dal Museo ASTRA di Sibiu, il maggiore museo allaperto in Europa, oppure i gettonatissimi “brunch alla transilvana”, organizzati da anni nei paesini della provincia dallAssociazione “La mia Transilvania”. Poi, a Marginimea Sibiului, dichiarata “Destinazione europea di eccellenza” nel 2015, i turisti possono fare tour gastronomici con degustazioni nelle malghe e presso gli agriturismi, come quelli a Rasinari, Gura Raului ecc. Svilupperemo anche city-break a Sibiu, avvalendoci dellesistenza dellaeroporto internazionale della città, che la collega ad altre 11 città europee, tra cui Londra, Madrid, Vienna, Francoforte, Monaco di Baviera o Tel Aviv. Lofferta gastronomica è completata dalla ricchezza paesaggistica e dalle attrattive culturali della provincia e dei dintorni. Tra cui spiccano le chiese fortificate sassoni, alcune nella lista del Patrimonio dellUmanità dellUnesco, come Biertan e Valea Viilor. La provincia ha sviluppato negli ultimi anni una collaborazione con la Francia, la Svezia, la Svizzera, la Polonia, la confinante Moldova e in tutti gli accordi con regioni di questi Paesi sono previsti anche scambi turistici e di promozione della gastronomia. In altre parole, puntiamo su uno sviluppo turistico ed economico che vada oltre il 2019. E ci auguriamo che la vocazione europea di Sibiu sia uno spunto dispirazione per altre regioni romene, perchè lEuropa è la nostra casa e vale la pena di avvalerci pienamente di questa opportunità. Il calendario degli eventi di Sibiu – regione europea della Gastronomia è consultabile sul sito sibiugastronomia.ro. Esso resta aperto a tutti coloro che operano nellindustria dellospitalità e che vogliono aderire alliniziativa per mostrare ai visitatori che la provincia di Sibiu vanta veramente sapori da favola.”