Category: Incontro con la Romania

  • Carrozze food truck prodotte in Romania

    Carrozze food truck prodotte in Romania

    L’ente nazionale Romsilva è responsabile della gestione delle foreste pubbliche in Romania. L’istituzione si occupa principalmente della protezione delle foreste e del fondo forestale, del suo sfruttamento razionale e della lavorazione primaria del legno. Nella provincia di Bistriţa-Năsăud, nel nord della Romania, Romsilva è anche produttore di carrozze signorili e slitte. Il laboratorio di produzione è stato aperto nel 2004 per servire l’allevamento di cavalli di Beclean, che funziona dal 1955. Nel 1985, iniziò a sviluppare la razza Semigreu Românesc e, dal 1993, a migliorare i Lipizzani. Beclean è l’unico posto al mondo in cui viene sistematicamente allevato il Lipizzano con mantello nero e baio.

    Per diversificare la propria attività, le scuderie offrono ai turisti diversi hobby, come spiega Beita Barna, veterinaria presso l’allevamento di Beclean. Da agosto, organizziamo lezioni di equitazione, passeggiate a cavallo, gite in carrozza o visite alle scuderie. D’inverno, offriamo gite in slitta trainata da due o quattro cavalli. Per quanto riguarda il prezzo, mezz’ora di lezione di equitazione è di 36 lei (circa 8 euro) e la corsa in carrozza costa 18 lei (circa 4 euro) a persona, spiega Beita Barna.

    Perciò, la Romsilva ha iniziato a produrre più di 30 modelli di carrozze e slitte, testando, a partire dallo scorso anno, un altro tipo di veicolo, dice il direttore dell’Agenzia forestale provinciale Bistriţa-Năsăud, Ivan Gheorghe. Praticamente, si tratta di un rimorchio di legno, completamente attrezzato per costruire una carrozza ristorante, particolarmente richiesta, in particolare da Bucarest. Ma anche persone di Braşov e Sibiu l’hanno ordinata. Nel giro di due mesi, possiamo confezionare tre carrozze del genere, senza trascurare le nostre altre attività, spiega Ivan Gheorghe.

    Le roulotte che vendono cibo sono apparse per la prima volta negli Stati Uniti. Oggi, in testa alla classifica sta New York. Nella metropoli americana, i food truck sono diventati una vera competizione per i ristoranti classici. Anche se lo sviluppo di questo tipo di attività è stato piuttosto lento in Romania, le cose sembrano cambiare. Ivan Gheorghe aggiunge che Romsilva Bistriţa-Năsăud ha nella lista d’attesa 50 carrozze ordinate, particolarmente da imprenditori di Bucarest, visto che il principio è piuttosto semplice: si ferma da qualche parte in città e offre ai passanti piatti cucinati sul posto.

    Per quanto riguarda le richieste relative all’aspetto, ogni cliente è unico, aggiunge il direttore di Romsilva Bistriţa-Năsăud. Alcuni clienti desiderano una vetrina, altri chiedono una stanza separata per lo staff. Per noi è stato difficile trovare artigiani disposti a lavorare in questo settore e che hanno anche le competenze necessarie. Alcuni sono andati in pensione, ma siamo riusciti a sostituirli e continuare la produzione. Avremmo bisogno di più personale. Mancano in particolare tornitori e saldatori. Alcuni dipendenti riparano anche i nostri macchinari, spiega ancora il direttore.

    Il prezzo di una carrozza ristorante in legno può avvicinarsi a quello di un’auto. Per spostarla, è possibile utilizzare un veicolo o dei cavalli. E’ anche dotata delle attrezzature obbligatorie per circolare. Come dimensioni, può raggiungere sei metri di lunghezza, tre di larghezza e 2,8 di altezza. I veicoli prodotti da Romsilva sono realizzati con materiali riciclabili, hanno isolamento termico e vengono consegnati pronti per essere utilizzati. La dotazione standard comprende un piano di lavoro in melamina, due lavelli in acciaio inossidabile, una pompa elettrica per l’approvvigionamento idrico, illuminazione a LED interna ed esterna, tavoli situati su entrambi i lati del rimorchio.

    La Romsilva prevede addirittura di sviluppare la sua attività a livello internazionale. Anche se sono destinate di principio alla vendita del cibo, le carrozze possono essere adatte anche a un bar, una libreria, un negozio di fiori o qualsiasi altra attività.

  • Viaggio nelle tradizioni primaverili: Dragobete e Mărţişor

    Viaggio nelle tradizioni primaverili: Dragobete e Mărţişor

    Anche quest’anno il Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest invita i bambini ad un Viaggio nelle tradizioni. Ogni fine settimana, tra metà febbraio e metà marzo, i piccoli sono attesi a tanti workshop, per scoprire insieme agli artigiani come venivano confezionati i simboli della primavera: bambole, decorazioni, giocattoli e, ovviamente, i martisor – gli amuleti portafortuna legati da un filo bianco intrecciato a uno rosso, offerti alle donne all’inizio della primavera. Siamo accompagnati dalla ricercatrice Lia Cosma, etnologa presso il Museo del Villaggio di Bucarest.

    Abbiamo cominciato con festa romena dell’amore – il Dragobete, celebrato il 24 febbraio, pensando, ovviamente a ricreare l’atmosfera delle comunità tradizionali di una volta. Perciò, invitiamo degli artigiani che portano avanti quelle belle tradizioni legate a questi momenti. Per la Festa del Dragobete, i bambini hanno scoperto le usanze tipiche soprattutto nel sud del Paese, svelate da artigiani e artisti figurativi. Hanno imparato a confezionare da materiali tradizionali – ad esempio da un filo di lana – gli uccelli che vengono a cinguettare per annunciare l’arrivo della primavera, e tanti altri oggetti, spiega Lia Cosma.

    I bambini hanno imparato inoltre a portare avanti la bella usanza del martisor. Il nome deriva dal diminutivo del mese di marzo, che in romeno si chiama martie. Al solito, gli amuleti legati da un filo bianco intrecciato a uno rosso sono sempre simboli della fortuna, come il trifoglio a quattro foglie, il ferro di cavallo, lo spazzacamino o il cuore. A volte, venivano accompagnati da una monetina, come simbolo del Sole, che irradia sempre luce e calore.

    Nella tradizione popolare, soprattutto nella regione storica della Moldavia, erano le ragazze a offrire il martisor ai ragazzi. E viceversa nel resto del Paese. Era un’usanza carica di simboli. Veniva appeso al collo o alla mano, e dopo un paio di settimane o persino un mese, in alcune zone, venivano legati ai rami di alberi, in Transilvania persino alle corna degli animali o alle travi delle stalle, per rimuovere tutto quanto era rimasto di buio dall’inverno e portare salute e benessere in primavera. Il martisor è un’usanza comune dei Balcani, la ritroviamo anche in Bulgaria o Albania. Nel 2017, è stato inserito nel Patrimomio mondiale immateriale dell’UNESCO, quindi riconosciuto come significato, bellezza e soprattutto antica tradizione, aggiunge Lia Cosma.

    Anche i genitori sono stati desiderosi di portare i piccoli a vedere come vengono creati tutti questi oggetti: fiori, bucaneve, ornamenti popolari. In questi giorni il Museo de del Villaggio ospita anche la Fiera del Martisor, che riunisce una rosa di artigiani autentici, creatori dei piccoli oggetti così amati dalla gente. Non manca il bucaneve – in ceramica o tessitura, e persino raffigurato su piccoli oggetti di legno, dice ancora Lia Cosma, spiegando che, nonostante la diversificazione dei modelli avvenuta negli ultimi anni, sono sempre quelli tradizionali a riscuotere successo, per eleganza, finezza e semplicità. La nostra ospite ha già anticipato che sono in corso i preparativi degli workshop per la Domenica delle Palme e Pasqua, quando i bambini impareranno a dipingere icone e uova.

  • La notte delle idee porta consiglio

    La notte delle idee porta consiglio

    Celebriamo insieme la libera circolazione delle idee: è l’invito lanciato ogni anno, nell’ultimo giovedì di gennaio, dall’Istituto Francese, a tutti gli enti culturali e scientifici di Francia e del mondo. Le quattro filiali dell’Istituto in Romania – Bucarest, Cluj-Napoca, Iaşi e Timişoara – hanno ospitato dibattiti, mostre, workshop creativi. All’iniziativa ha aderito anche l’Alleanza francese della città di Ploieşti, con numerosi dibattiti e seminari interattivi.

    Quest’anno, la Notte delle idee ha avuto come tema l’essere vivente, un’ambita ambiguità, poiché l’evento è soprattutto un invito alla riflessione, lontano dagli incontri tradizionali con esperti in possesso di verità da rivelare agli altri. Qual è il nostro posto nel mondo vivente? In che modo essere vivi ci costringe ad agire? Come può l’atto creativo salvaguardare l’ambiente?

    Natura e cultura vanno di pari passo; senza natura, non ci sarebbe cultura e viceversa. Secondo me, il modo in cui riusciamo a capire cosa sta succedendo ora è vitale per quello che succederà in seguito, spiega Cristian Neagoe, responsabile delle pubbliche relazioni di Greenpeace Romania.

    Si dice che dentro ogni essere umano si nasconda un artista. Suzana Dan, responsabile culturale della Residenza BRD Scena9, ha riformulato questa frase. Oggi ogni essere umano dovrebbe essere un attivista. Secondo me, che si tratti di un artista o di un attore in un altro campo di attività, è molto importante avere il coraggio di assumere una reazione, che in realtà è una forma di attivismo in relazione ai nostri problemi, che sono comuni. Gli artisti hanno davvero un vantaggio, quello di essere presenti e visibili. L’immagine ha una grande ricchezza e una capacità di comunicazione che trasmetterà un messaggio molto forte. Vorrei che fossimo il più reattivi possibile, è del parere Suzana Dan.

    Mihai Stoica, direttore esecutivo della 2Celsius Association, ha esteso l’attivismo ad altri attori di tutti i giorni. Ho un amico fotografo che si sta addottorando in biologia all’Università di Amburgo, dove studia gli algovirus e la trasmissione di virus da diversi organismi ospiti all’uomo. Di recente, ha affermato che i mutamenti climatici hanno iniziato a cambiare l’area di diffusione dei virus. E ha scelto di documentare la sua ricerca esibendo delle foto. È uno scienziato o un fotografo? Ha la responsabilità di comunicare? Le sue foto sono generalmente molto poetiche, non correlate al fatto che sia uno scienziato. Ma ha anche assunto questo ruolo, per dirci qualcosa anche sui virus e per dirlo in un modo che induca le persone a pensare ai cambiamenti climatici, spiega Mihai Stoica.

    Cristian Neagoe, responsabile delle pubbliche relazioni di Greenpeace Romania, ritiene che il grande problema dell’umanità è il fatto di non essersi mai considerata parte della natura. Solo agli occhi di tutti i nostri antenati, fino a cento anni fa, la natura doveva essere conquistata, sottomessa, sfruttata. Tutte le religioni, tutte le credenze ci dicono che la natura ci è data da Lui, per usarla, per svilupparci e moltiplicarci. Platone e Aristotele la vedevano immutabile, impossibile da distruggere e infinita. Bene, siamo arrivati al punto in cui scopriamo che è molto fragile e che ci siamo moltiplicati molto più del necessario. Inoltre, siamo diventati una società dal consumo eccessivo. Agli occhi di Greenpeace, i maggiori problemi sono la natura e la pace. Cerchiamo di proteggerli, proviamo a convincere anche gli altri a unirsi a noi, consiglia Cristian Neagoe.

    Presente in 55 paesi, Greenpeace combatte in Romania per la protezione delle foreste, il polmone verde dell’Europa. Il nostro Paese detiene due terzi delle foreste secolari del continente, ma i boschi vengono abbattuti a ritmo frenetico, ha ricordato Cristian Neagoe. L’arte riesce a rendere accessibili delle cose apparentemente molto lontane da noi. È quindi diversa dall’attivismo, che è più feroce; l’arte ci conquista dolcemente. Questo è anche il motivo per cui l’arte e l’attivismo, insieme, potrebbero fare miracoli in termini di protezione ambientale, conclude Cristian Neagoe.

    La notte delle idee non produce solo dibattiti. Lo scambio di idee può assumere anche altre forme: danza, fotografia, fumetti, pittura, caricature, installazioni artistiche. Quest’anno, la responsabilità ecologica ha tenuto il cartellone: i fumetti come manifesto, progetti innovativi nella protezione dell’ambiente e l’uso efficiente delle risorse, il coinvolgimento dei giovani nella tutela ambientale o impegno civico in tempi di emergenza climatica.

  • Le discoteche degli anni ’70-’80

    Le discoteche degli anni ’70-’80

    Oltre 200 persone hanno partecipato all’inaugurazione della mostra permanente dedicata alle discoteche negli anni ’70 e ’80, ospitata dal Museo Civico di Oradea, il capoluogo della provincia di Bihor. L’evento offre un viaggio nel tempo, nell’era dei mangianastri e dei giradischi, quando i giovani si divertivano e ballavano sotto lo sguardo vigile di una Commissione di visualizzazione e ascolto, che decideva quale musica doveva andare in onda.

    La museografa Cristina Puşcaş spiega che il progetto è nato in seguito alle donazioni fatte dal pubblico al museo, oltre a una continua attività di ricerca: A settembre 2016 abbiamo lanciato la campagna Non buttare via il passato, consegnalo al museo, dopo di che decine di abitanti delle città hanno iniziato a raccogliere vari oggetti risalenti agli anni del comunismo. Tra questi oggetti, abbiamo trovato molti dischi in vinile, registratori, giradischi, in breve, un intero patrimonio in grado di testimoniare come funzionavano le discoteche in quel periodo: e così è nata l’idea di questa mostra. All’inizio, non abbiamo trovato alcun regolamento sul modo in cui erano organizzate le discoteche sotto il regime di Ceausescu. Quindi, abbiamo cercato negli archivi, dove abbiamo trovato alcuni documenti del Comitato per la cultura e l’educazione socialista della provincia di Bihor, riguardanti alcune normative di funzionamento per le discoteche, la Commissione per la visualizzazione e l’ascolto, la censura e le restrizioni. Una volta ultimato questo lavoro di documentazione, siamo passati al passo successivo, vale a dire parlare con i DJ dell’epoca su come andavano le cose negli anni ’70 e ’80. Cosicchè la nostra discoteca non è solo una mostra ricca di oggetti e foto, ma anche uno spazio che dovrebbe ricreare l’atmosfera delle discoteche di quel tempo, spiega Cristina Puşcaş.

    Durante il comunismo, le discoteche funzionavano nella cosiddette case di cultura, centri culturali, club educativi, bar, ristoranti o alberghi. Era d’obbligo rispettare standard operativi come, ad esempio, l’autorizzazione del Comitato provinciale per la cultura e l’educazione socialista, rilasciata ogni anno. Per ottenere questo documento, la Commissione di visualizzazione e audizione decideva per iscritto il programma musicale offerto al pubblico. Va notato che negli anni ’80, quasi tutta la musica ascoltata nelle discoteche del Paese era romena, dice Cristina Puşcaş, spiegando anche cosa scopre il visitatore, una volta lì.

    Il pubblico si trova in una vera discoteca illuminata da uno stroboscopio e tubi al neon. Una volta lì, i visitatori possono ammirare la collezione di vinili in voga in quegli anni, mangianastri, registratori o persino foto della collezione privata di uno dei DJ dell’epoca che ha voluto donarle al museo. Il pubblico potrà inoltre vedere una raccolta di canzoni, lettere d’amore o immagini tratte da riviste dell’epoca. Si tratta di materiali originali che formano un ricco patrimonio in questo settore, aggiunge la nostra ospite, rivolgendovi l’invito a visitare la mostra Discoteca 70-80.

    La mostra è ospitata dal Museo Civico di Oradea, in un edificio a due piani. Abbiamo allestito la discoteca al secondo piano, in una delle sale più belle e grandi. Ha riscosso successo fin dall’inaugurazione, praticamente la sala era troppo stretta per accogliere i 200 visitatori giunti a ballare con la musica degli anni ’70 e ’80: molti nostalgici, ma anche giovani curiosi di scoprire le canzoni dell’epoca. Alla fine, tutti si sono divertiti, ha concluso Cristina Puşcaş. E dato che all’epoca del comunismo le discoteche avevano un programma di apertura compreso tra due e quattro ore, nel giorno dell’inaugurazione la mostra di Oradea ha chiuso, secondo il regolamento, alle 20:00.

  • Costumi tradizionali, nuove tendenze

    Costumi tradizionali, nuove tendenze

    I costumi tradizionali romeni sono tornati di moda. Accollata o meno, semplice o riccamente decorata con ricami, la camicia tradizionale chiamata ie si annovera tra i più ricercati capi di abbigliamento.

    Nata nella provincia di Bistriţa-Năsăud, nel nord del Paese, Virginia Linul vanta una vera tradizione di famiglia nel confezionare queste camicette. Ha trasformato la sua casa in un museo del costume tradizionale e ha riunito una sessantina di donne insieme alle quali crea questi vestiti. Virginia Linul è diventata più fiduciosa nel suo lavoro in seguito alla partecipazione della Romania al Washington Smithsonian Folklife Festival nel 1999, con costumi tradizionali, prodotti gastronomici e creazioni popolari. È un lavoro che richiede grandi responsabilità, spiega Virginia.

    All’inizio ho creato dei costumi tradizionali della provincia natia di Bistriţa-Năsăud. Poi ho iniziato a lavorare su costumi specifici di altre regioni del Paese. La tecnica è quasi la stessa, ma i modelli sono diversi. Lavoro con molte applicazioni, dopo aver studiato sia nei musei che nei villaggi. Non lavoro all’improvviso, pensando che andrà bene. Non produco imitazioni di costumi tradizionali. Ho una grande responsabilità nei confronti delle generazioni future, perchè se vestiamo i nostri bambini di imitazioni, quando cresceranno, crederanno che è quello che è, una camicia e basta. Come genitori, abbiamo una responsabilità verso le generazioni più giovani, dobbiamo vestirle di costumi autentici, cuciti a mano, in modo che il bambino abbia una chiara idea di quale sia il costume tradizionale romeno, dice Virginia.

    La Romania ha 450 aree etnografiche ed è importante conservare le proprie specificità. In che modo il costume tradizionale romeno è diventato di tendenza? Nel 2011, un designer francese, Philippe Guiller, è arrivato in Romania, come addetto culturale presso l’Ambasciata francese a Bucarest. Ha visitato la Romania e si è innamorato del Paese e di tutte le sue bellezze. Ha lanciato la collezione 100%.ro, che sfida i pregiudizi, e che ha realizzato con l’aiuto di artigiani romeni. È venuto a casa nostra e ha lavorato con me. Qui è stato lavorato il 60% della sua collezione, con artigiani di Maramureş, Bucovina, Braşov, Oltenia, provenienti da tutto il Paese, mettendo in risalto l’arte tradizionale romena. Le televisioni hanno pubblicizzato questo evento, promuovendo il costume tradizionale. Le star hanno iniziato a indossare le camicette. Un anno dopo, Andreea Tănăsescu ha creato su Facebook la pagina Camicetta romena (La blouse roumaine) e ha iniziato a organizzare eventi ovunque, aggiunge Virginia Linul.

    Un’altra presenza di costumi tradizionali nello spazio virtuale è dovuta all’associazione Semne cusute – Motivi da cucire, che, dallo scorso giugno, offre su Google Arts and Culture, la mostra Vestiti da favola. Una mostra che svela l’arte di creare camicie tradizionali romene e spiega il significato dei colori e dei simboli usati per la loro decorazione. È un viaggio al confine tra arte e tradizione.

    Ioana Corduneanu, fondatrice dell’associazione Motivi da cucire, racconta l’arte di creare una camicetta romena. Spero che i tessuti economici vengano dimenticati e che inizieremo a cucire, come le nostre bisnonne, con lino, canapa, seta e lana, perchè queste fibre vegetali sono più sane per noi e per il pianeta. Sono anche più preziose, più nobili, come meritano le nostre camicette tradizionali. Le nostre donne indossano principalmente camicette e più raramente gonne tradizionali, coperte dal grembiule chiamato fota, tuttavia, alcune di loro vorranno completare la loro tenuta anche con questi pezzi, spiega Ioana Corduneanu.

    A dicembre, al Centre Pompidou di Parigi, in occasione della Festa Nazionale della Romania, tante giovani donne accompagnate da Ioana Corduneanu indossavano orgogliosamente le loro camicette tradizionali, completate da una gonna blu più chiara o più scura. Perchè questo colore? Per capirlo, bastava vedere il gran numero di visitatori che si affrettavano a scattare foto di queste donne romene che indossavano le loro camicette tradizionali e gonne blu accanto al dipinto La Blouse Roumaine di Matisse, che il famoso pittore completava ad aprile 1940.

  • Stufe d’arte a Mediaş

    Stufe d’arte a Mediaş

    Più di 100 anni fa, nel 1906, il sassone Gref Iulius fondava la fabbrica di terracotta a Mediaș, in Transilvania. Tra il 1938 e il 2015, la fabbrica ha cambiato proprietario diverse volte, arrivando anche nelle mani dello Stato romeno. Dal 2015 appartiene nuovamente a un imprenditore sassone, Uwe Draser. Dopo 111 anni, l’azienda produce, secondo la ricetta tradizionale, le stesse piastrelle dipinte utilizzate nella costruzione di stufe in terracotta di molto tempo fa. Sono stati conservati i vecchi forni, la stessa tecnologia e lo stesso numero di dipendenti, nonchè la ricetta originale per le miscele di terra utilizzate come materia prima. Oltre ai cinque elementi importanti che compongono l’esterno di una stufa, vengono prodotti anche pezzi rigorosamente ornamentali – pilastri, portici, medaglioni, mensole, bordi, frontoni – che un tempo adornavano le stufe dei manieri o delle case dei boiardi.

    Il direttore dell’azienda di Mediaş, Radu George Stelian, ci racconta la storia di questo antico mestiere, riproposto oggi. Cerchiamo di portare avanti la tradizione. Oggi usiamo la stessa miscela della materia prima del 1906 e gli stessi forni. Facciamo un lavoro artigianale, le piastrelle sono realizzate con pressatura manuale, a differenza di quella meccanica adoperata da altri produttori. È stata una scommessa folle perchè, in queste condizioni, è difficile affrontare la concorrenza sul mercato. Per darvi un’idea delle differenze tra le due tecnologie, vi dirò che un nostro lavoratore produce mediante pressatura manuale circa 800 piastrelle al mese, mentre con la pressatura meccanica avremmo raggiunto 7-8.000 piastrelle al giorno. La differenza è enorme!, spiega il direttore.

    L’arte di fabbricare piastrelle in terracotta a mano fu quasi dimenticata all’inizio del Novecento, quando le stufe vennero sostituite da sistemi di riscaldamento moderni. Nonostante i numerosi vantaggi, questi sistemi non sono riusciti a sostituire la bellezza delle stufe o dei caminetti in terracotta dipinta o l’atmosfera speciale che creano in una casa. Radu George Stelian ci racconta come sono riusciti a resistere sul mercato.

    Volevamo fare qualcosa di diverso; avevamo dei clienti che volevano contribuire alla costruzione della loro stufa, mettere qualcosa di proprio nelle piastrelle. Per cui abbiamo offerto loro la possibilità di premere le piastrelle stesse e dipingerle. Se una famiglia composta da madre, padre e tre figli arriva a costruire una stufa molto speciale, possiamo premere e verniciare le piastrelle, che possono dipingere da soli nella nostra fabbrica. Abbiamo molti clienti che scelgono di farlo. Alcuni portano il disegno di una piastrella su un foglio di carta, che noi incidiamo negli stampi in gesso, quindi la loro stufa sarà un pezzo unico. Possiamo anche restaurare vecchie stufe, per coloro che desiderano mantenerle – e questa è un’altra differenza rispetto ad altri produttori. È la nicchia che abbiamo trovato per affrontare la concorrenza. Non è facile, ma abbiamo avuto ottime collaborazioneicon partner di Bucarest, Viscri, il Museo Astra di Sibiu, il Museo della città di Mediaş. Abbiamo aperto una mostra nella chiesa fortificata di Viscri, per cercare di mostrare alla gente che una stufa in terracotta non è solo un oggetto di utilità, ma può anche essere un vero un oggetto d’arte, aggiunge Radu George Stelian.

    L’archivio dell’azienda custodisce piastrelle e stampi provenienti dalla Transilvania, tra cui riproduzioni di vecchie stufe esposte al Museo Astra di Sibiu.

    I nostri archivi includono più di 300 modelli di piastrelle. La nostra collega Iulia Costescu sta facendo un master in pittura, quindi produciamo le nostre piastrelle, così come le repliche di vecchie piastrelle del Museo Astra o di altri musei del Paese. Quindi l’offerta è molto varia. Il cliente può scegliere in base alla regione in cui vive. Ai nostri clienti della Bucovina, ad esempio, offriremo piastrelle antiche specifiche di questa regione, oltre a quelle della Transilvania. In Transilvania, le piastrelle sono bianche, con dipinti blu, in Bucovina, gli ornamenti sono più carichi e sono rossi, verdi e persino gialli. Se il cliente desidera piastrelle moderne, possiamo offrire un tale design. Va detto che ora una stufa in maiolica non è più quella di una volta. Ad una stufa che vendiamo possono essere collegati da 10 a 15 termosifoni, quindi è una vera mini caldaia, spiega ancora il direttore Radu George Stelian.

    Ogni mese, l’azienda di Mediaş vende circa 30 stufe grandi e circa 100 preassemblate. Ha una trentina di lavoratori ed è aperta anche alle visite del pubblico. Oltre al seguire dal vivo la produzione, i turisti possono anche prendervi parte e premere piccole piastrelle da portare via.

  • Giornata Cultura Nazionale, una rosa di eventi in Romania e all’estero

    Giornata Cultura Nazionale, una rosa di eventi in Romania e all’estero

    Spettacoli, recital di poesia, concerti, mostre o presentazioni di libri: in tante le iniziative che l’Istituto Culturale Romeno organizza anche quest’anno nel Paese e all’estero, in occasione della Giornata della Cultura Nazionale, celebrata il 15 gennaio, il giorno di nascita del sommo poeta Mihai Eminescu, di cui si festeggia il 170/o anniversario.

    Il 15 gennaio, dalle ore 19.00, l’Accademia di Romania in Roma invita il pubblico al Teatro Flavio, allo spettacolo di poesia e musica Eminescu: Rimango quel che sempre fui, romantico, i cui protagonisti saranno il grande attore Ion Caramitru, direttore del Teatro Nazionale Ion Luca Caragiale di Bucarest e presidente dell’Unione dei Teatri di Romania, e il clarinettista Aurelian Octav Popa.

    Per lo stesso giorno, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia ha scelto Una triade simbolica: Eminescu, Vieru e Calinescu per la serata letteraria festiva. Verranno evocate tre delle figure più importanti della letteratura romena: i poeti Mihai Eminescu e Grigore Vieru, accanto alla personalità dello storico e critico letterario, poeta e narratore George Calinescu, il cui romanzo L’enigma di Otilia è uscito lo scorso anno in Italia.

    Intanto, l’Istituto Culturale Romeno di Parigi invita il pubblico ad un gioco-concorso su Facebook: il post di una foto personale che raffiguri anche la statua di Mihai Eminescu, che si trova su Rue des Écoles a Parigi, o un video in cui i partecipanti leggono o recitano una poesia di Eminescu, come precica l’ICR di Bucarest in un comunicato. L’Istituto Culturale Romeno di Londra racconta le storie degli artisti romeni del programma Twelve Months, Twelve Creators e inaugura la mostra di pittura The Need for Belonging dell’artista Anca Ștefănescu.

    La rappresentanza dell’ICR a New York mette in campo Il pianoforte dei poemi, che avrà come protagoniste l’attrice Daniela Nane, la quale reciterà in romeno e inglese versi di Mihai Eminescu, George Coșbuc, Alexandru Macedonski o Ana Blandiana, accompagnata al pianoforte da Ioana Maria Lupașcu, in una mini-tournée a New York, Washington e Philadelphia.

    Da parte sua, il 17 gennaio, l’ICR di Tel Aviv invita il pubblico ad un incontro con Grandi attori romeni sul palcoscenico israeliano, per una conferenza e un recital di poesia. Un appuntamento con nomi di spicco – Sandra Sade, Tatiana Canelis Olier e Nicu Nitai – che avrà come ospite d’onore Lia Koenig, unanimemente considerata la grande signora del teatro israeliano, insignita dei prestigiosi Israel Prize ed Emet Prize, come precisa l’Istituto Culturale Romeno.

    Nella confinante Moldova, l’Istituto Culturale Romeno di Chișinău invita il pubblico ad un recital di musica e poesia e a presentazioni di libri, mentre il 14 gennaio la rappresentanza di Istanbul ospita la première del concerto tenuto dall’Ensemble Violoncellissimo, diretto dal maestro Marin Cazacu. La Giornata della Cultura Nazionale sarà celebrata anche dalle rappresentanze di Lisbona, Madrid, Budapest, Stoccolma, Varsavia o Vienna.

    In occasione di questa festa, il vicepresidente dell’Istituto Culturale Romeno, Dan Bela Krizbai, ha rivolto un saluto agli amici di Radio Romania Internazionale. Voglio salutare tutti gli ascoltatori e rivolgere i migliori auguri per la Festa della Cultura Nazionale, assicurando tutti che l’Istituto Culturale Romeno sta anche quest’anno in prima fila per promuovere la cultura romena nel mondo, tramite le attività e i progetti svolti dalle sue rappresentanze all’estero, ha detto il vicepresidente dell’ICR.

    Gli appuntamenti con la cultura romena all’estero si sono moltiplicati negli ultimi mesi anche grazie alla presenza della Romania come Paese ospite del Festival Internazionale d’Arte Europalia, con oltre 250 eventi organizzati nel Belgio, ma anche in Francia, Germania o Gran Bretagna dal 2 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020, per promuovere le arti visive e dello spettacolo, la musica, il cinema o la letteratura. Anche il direttore artistico di Europalia Romania, Horia Barna, ha voluto trasmettere un messaggio per la Giornata della Cultura Nazionale.

    E’ una nuova occasione di spiegare innanzitutto a noi stessi, agli stranieri che vivono in Romania, al corpo diplomatico, agli istituti di cultura di altri Paesi – ma in primo lugo ai romeni – che dobbiamo tirare fuori la nostra intera dote culturale e artistica, farla presente e conosciuta. Tramite gli eventi organizzati per questa occasione, dobbiamo dimostrare di essere connessi e sincronizzati con la cultura universale, ha detto Horia Barna a Radio Romania Internazionale.

  • La biblioterapia

    La biblioterapia

    Anche se la lettura sembra attrarre sempre meno persone, la biblioterapia inizia a suscitare interesse. E’ una nuova offerta sul mercato del libro romeno, anche se l’idea è nata parecchio tempo fa. Ospite a Radio Romania Internazionale è l’editrice e biblioterapeuta Alexandra Rusu.

    La biblioterapia non è un’idea che ci appartiene. La pratica è apparsa per la prima volta negli Stati Uniti negli anni ’20 come un ramo della psicoterapia. La biblioterapia consiste nel raccomandare a una persona la lettura di determinati libri, in base alle sue caratteristiche psicologiche. E ci sono studi che dimostrano che funziona. Negli Stati Uniti, questo tipo di terapia è stato usato tempo fa per aiutare i veterani della guerra del Vietnam, affetti dallo stress post traumatico. Sembra che abbiano letto molto Jane Austen. E così iniziò la terapia in biblioteca. Lungo il tempo, la pratica è passata dalla psicoterapia agli editori e soprattutto alle librerie. Ad un certo punto, i librai iniziarono a praticare questa terapia, in varie forme, in particolare con la raccomandazione personalizzata di alcune letture. In effetti, secondo me, la pratichiamo tutti, in un modo o nell’altro, quando raccomandiamo un libro a qualcuno per un certo scopo, conoscendo bene la struttura psicologica della persona, spiega Alexandra Rusu.

    Se il concetto è vecchio, il progetto lanciato dalla nostra ospite è nuovo. Tutto è iniziato con incontri – ora faccia a faccia – con persone, proprio come in una seduta di psicoterapia, ma senza essere correlate. Praticamente, si tratta di sedute di sviluppo personale, e io sono psicologa ed editrice. I miei consigli si basano sulla mia esperienza di lettore professionista e li faccio seguendo un’intervista gratuita con una persona – uomo o donna – che intende raggiungere determinati obiettivi, che desidera ottenere qualcosa di specifico dalle sue letture, ad un certo punto della sua vita. Va detto che, finora, a queste riunioni in biblioteca sono venute solo delle donne, aggiunge la nostra ospite. Perchè e quando si sceglie la biblioterapia? Alexandra Rusu. Ci sono molte ragioni. Per la maggior parte, si tratta di donne che stanno vivendo una crisi esistenziale – una crisi di mezza età, sono diventate madri per la prima o la seconda volta, o attraversano un momento di rottura con il passato o un passaggio a qualcos’altro. E cercano risposte nei libri. A volte accolgono i consigli degli amici, ma sembrano aver bisogno di leggere libri su determinati argomenti di loro interesse e che hanno già formulato in un certo modo. Io sono pronta ad aiutare quella persona a scoprire l’argomento che la riguarda, però molte lo sanno già chiaramente. Ci sono poi altre persone, meno numerose, che vengono perchè desiderano orientare la loro vita professionale verso un determinato campo e hanno bisogno di leggere libri specializzati. Ovviamente, sono loro gli esperti e non io, ma hanno bisogno di libri che aprano i loro orizzonti, spiega ancora Alexandra Rusu.

    In generale si ritiene che alcuni libri siano appropriati per un’età e meno per un’altra. Alexandra Rusu non ci crede. A proposito di bambini e adolescenti, ho avuto una discussione su queste etichette utilizzate da case editrici e librerie: libri per bambini, libri per adolescenti e così via. E ricordo che, in effetti, i libri della nostra adolescenza erano in gran parte libri per adulti, che oggi troviamo collocati su scaffali lontani da quelli riservati ai libri per bambini. Trovo che queste etichette siano in qualche modo artificiali. Hanno la loro efficacia, sono utili quando hai fretta o quando cerchi qualcosa scritto secondo un certo modello. Tuttavia, quando la nostra ricerca è profonda, queste etichette non sono di grande aiuto, nemmeno per scegliere un libro per un bambino. Molti libri per bambini sono scritti da adulti per adulti, hanno una doppia chiave di lettura e il loro umorismo è rivolto piuttosto agli adulti che ai bambini. D’altra parte, alcuni libri per adulti contengono molta poesia e i bambini hanno un sacco di poesia dadaista, per esempio. Queste categorie sono quindi intercambiabili e devi assaggiare tutto per trovare qualcosa di rilevante per te stesso, ritiene la nostra ospite.

    Abbiamo lanciato ad Alexandra Rusu la sfida di raccomandare un libro adatto a tutti noi. Ci consiglia La vita segreta degli alberi di Peter Wohlleben. Perchè? Perchè è un libro molto interessante per i romeni di circa 35 anni, quindi per le persone della mia età. È un libro molto interessante sulla vita segreta degli alberi, sulle foreste, nelle condizioni in cui siamo bombardati da tutte le parti con ogni tipo di informazione. È sorprendente, ma in realtà le foreste sono delle comunità di cui sappiamo molto poco. Gli alberi comunicano tra loro. C’è un’intera storia sugli alberi che ottengono più sole e altri che vivono all’ombra. Si racconta come alcuni perdono le loro foglie o rami, in modo che possano arrivare i raggi benefici e nutrienti del sole agli alberi che soffrono. Vi consiglio questo libro, penso che si possa imparare molto leggendolo. Non è solo un libro di biologia, anzi riguarda la comunità e la convivenza, conclude Alexandra Rusu.

  • Feste invernali in Bucovina

    Feste invernali in Bucovina

    Collocata nel nord della Romania, la regione storica romena della Bucovina è ormai da tempo un brand Paese: monasteri affrescati patrimonio dell’UNESCO, rarissimi nel mondo, usanze e tradizioni, artigianato, ma anche paesaggi stupendi e gente ospitale. Tutte queste ricchezze hanno reso possibile lo sviluppo del turismo culturale, ecologico, balneare o d’affari.

    Un soggiorno per le feste natalizie si prenota con tanto di anticipo, spiega Claudiu Bradatan, il responsabile del Dipartimento turistico del Consiglio Provinciale di Suceava. Il tasso di occupazione degli alberghi e degli agriturismi sfiora il 100%. Praticamente, negli agriturismi che offrono ottimi servizi è tutto esaurito già dalla primavera o dall’estate. Sotto questo profilo, c’è un grandissimo potenziale per fare investimenti in una struttura ricettiva in Bucovina. Tutto è in pieno sviluppo, e alla fine del 2019 siamo arrivati ad una capienza di circa 16.000 posti in 770-780 strutture. Ma c’è ancora spazio di sviluppo, spiega Claudiu Bradatan.

    Sicuramente un Veglione in Bucovina è del tutto particolare, in quanto va di pari passo con le visite a mete turistiche rinomate. L’esperienza degli ultimi dieci anni ci ha fatto vedere un programma che include visite ai monasteri, alle botteghe artigianali o gite sulla slitta trainata da cavalli. Tutto nello spirito delle nostre usanze e tradizioni. Sempre nella nostra provincia, gli amanti degli sci hanno a disposizione nove piste di bassa e media difficoltà, conclude Claudiu Bradatan.

    Vi invitiamo, quindi, nuovamente in Bucovina, per (ri)scoprire l’autentica Romania a casa sua. Buon viaggio e Buon Anno!

  • Simona Halep, l’atleta del 2019 a Radio Romania Internazionale

    Simona Halep, l’atleta del 2019 a Radio Romania Internazionale

    Il torneo di Wimbledon viene considerato il più raffinato concorso del tennis professionale mondiale. In ugual misura, è il più vecchio torneo al mondo e si gioca sull’erba. Lungo gli oltre 140 anni trascorsi dalla prima edizione, il torneo è cambiato radicalmente, mantenendo, però, parecchi elementi del regolamento originale. Oggi, il montepremi ammonta a decine di milioni di euro, ma viene ancora applicato un dress code particolarmente stretto, che richiede ai tennisti di vestire quasi interamente di bianco.

    Il 2019 ha portato al tennis romeno la prima vittoria al torneo di Wimbledon nel singolare. Simona Halep ha superato in finale l’americana Serena Williams, ritenuta la più grande tennista di tutti i tempi, sconfitta per 6-2, 6-2 in un match durato meno di un’ora. Sono in tanti gli amanti dello sport romeno che ritengono questo clamoroso successo sull’erba londinese come la maggiore performance dell’anno, per cui l’Atleta del 2019 a Radio Romania Internazionale non può essere che Simona Halep.

    Tra i romeni, solo Ilie Nastase era arrivato così vicino alla vittoria a Wimbledon: nel 1972, quando era stato sconfitto da Stan Smith dopo cinque set, e nel 1976, superato da Björn Borg. Da allora, fino a Simona, solo Virginia Ruzici si era avvicinata alle fasi superiori della gara, arrivando nei quarti di finale nel 1978 e 1981.

    Attualmente, Simona Halep si piazza al quarto posto nella graduatoria mondiale. Nata il 27 settembre 1991 a Costanza, ha debuttato nel grande tennis nel 2006, con le sue prime sei partite ITF. Nel 2010 entrava nella Graduatoria 100. Ha raggiunto dei progressi impressionanti nel 2013, quando ha vinto sei tornei WTA. Ad agosto 2014 è salita per la prima volta al secondo posto nella classifica mondiale, in quel momento la massima posizione mai raggiunta da una tennista romena.

    Da ottobre 2017, è salita al primo posto della graduatoria mondiale, fino a gennaio 2018, per riprendere il mese successivo la stessa prima posizione e riconfermarsi leader fino all’inizio del 2019, dopo gli Australian Open. Complessivamente, è stata la numero 1 nella graduatoria WTA per 64 settimane. Lungo la sua carriera, ha vinto 19 tornei WTA, di cui due Grande Slam.

  • Adotta un tiglio!

    Adotta un tiglio!

    Per la città di Iaşi, i tigli sono un autentico riferimento storico. Nel Parco Copou, il più vecchio della città, collocato sull’omonima collina, oltre all’Obelisco dei leoni, c’è anche un vero albero-monumento. Si tratta del Tiglio di Eminescu, che vanta 540 anni. Associato storicamente al poeta nazionale Mihai Eminescu, è anche un simbolo della città. La sua sopravvivenza lungo i secoli è dovuta ad un raro fenomeno biologico, quello delle radici avventizie, che si formano da parti della pianta diverse dalla radice. Oltre all’albero intitolato al sommo poeta romeno, sin dall’Ottocento il Parco Copou e l’arteria principale che attraversa la città vantano centinaia di tigli. Cosicchè sono nate parecchie iniziative civiche volte ad accrescere il numero di questi alberi. Ad esempio, l’Ateneo di Iaşi e l’Associazione Mihai Eminescu di Vienna hanno lanciato la campagna Adotta un tiglio!.

    Il direttore dell’Ateneo Nazionale di Iaşi, Andrei Apreotesei, ha presentato questa iniziativa a Radio Romania Internazionale. Praticamente, si tratta di un cumulo di idee, in quanto l’inquinamento è normale in una città in pieno sviluppo. Altrettanto normale deve essere anche il suo contrasto. Per cui, l’Ateneo ha pensato di piantare un centinaio di tigli. Perchè i tigli? Perchè non si può parlare di Iaşi senza parlare di tigli, che rappresentano uno dei più importanti simboli della città. Perchè 100? Perchè quest’anno l’Ateneo Nazionale di Iaşi celebra il suo 100/o anniversario, al quale abbiamo voluto dedicare anche la nostra campagna. Dopo la tournée nazionale Unità tramite cultura, che ha coinvolto oltre 100 località di tutte le province del Paese, quest’anno, insieme all’Associazione Mihai Eminescu, stiamo lavorando a questo progetto meraviglioso per Iaşi, spiega Andrei Apreotesei.

    Da parte sua, la presidente dell’Associazione Mihai Eminescu di Vienna, Laura Hant, ha fatto riferimento all’impegno della comunità in questa iniziativa. Abbiamo pensato di aiutare insieme la città di Iaşi, partendo dall’idea di piantare 100 tigli. Siccome abbiamo voluto coinvolgere la comunità, abbiamo lanciato anche una campagna di raccolta di fondi, assunta e avviata dall’Associazione Mihai Eminescu. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi nel vedere un grande impegno da parte della comunità. E’ stata raccolta una bella somma che sarà devoluta all’acquisto di una parte dei tigli. L’altra parte delle spese sarà coperta dal Comune di Iaşi, ha detto Laura Hant.

    Iaşi è una delle più inquinate città della Romania. In un anno, un tiglio maturo può assorbire tra 28 e 67 chili di diossido di carbonio e generare nel contempo tra 20 e 50 chili di ossigeno. Inoltre, può trattenere quantità notevoli di polvere che, lavata dalla pioggia, arriva nel suolo. Inoltre, i tigli generano le fitoncidi – sostanze organiche complesse, che distruggono il bacillo della tubercolosi, gli agenti infettivi che provocano la dissenteria o certe malattie polmonari.

    Pochi giorni prima di mettersi a piantare gli alberi, il direttore dell’Ateneo Nazionale di Iaşi ha spiegato che si tratta di un progetto molto più complesso. Adotta un tiglio non significa solo piantarlo, ma anche accudire questi meravigliosi alberi finchè non cresceranno e saranno loro ad accudirci. Perciò ci siamo appellati alla popolazione, alla società civile, per trovare degli spazi nella varie zone della città per piantare i tigli. Il Comune ha rilasciato le autorizzazioni necessarie. I tigli verranno piantati nel quartiere Tatarasi, dove si trova anche l’Ateneo Nazionale, nonchè sull’asse Tatarasi-Copou. Numerose istituzioni appoggiano la nostra iniziativa, ha detto ancora Andrei Apreotesei.

    Quindi, Iaşi vuole essere una città per la gente e non per gli edifici. La presidente dell’Associazione Mihai Eminescu di Vienna, Laura Hant, ha rivolto un appello a tutti. Noi, la comunità, ovunque fossimo, nel Paese o all’estero, dobbiamo amare la Romania ogni giorno e impegnarci attivamente, in quanto il cambiamento può iniziare anche da noi!, ha detto Laura Hant.

    Sicuramente i giovani tigli faranno accrescere anche il valore degli edifici storici della zona, offrendo in ugual misura un esempio di buone pratiche da seguire nell’intero Paese.

  • Romania nel XX secolo, libro del prof. Francesco Guida lanciato a Gaudeamus

    Romania nel XX secolo, libro del prof. Francesco Guida lanciato a Gaudeamus

    Una storia complessa quella della Romania: così il prof. Francesco Guida, già preside della Facoltà di Scienze Politiche dellUniversità Roma Tre, in unintervista a Radio Romania Internazionale, alla presentazione del suo volume “La Romania nel XX secolo”, lanciato il 23 novembre alla Fiera del Libro Gaudeamus, organizzata da Radio Romania. Il libro è stato pubblicato dallEditrice Cartier, con la traduzione romena di Dragoș Cojocaru. In Italia, il volume è già uscito in due edizioni col titolo “Romania”, nella collana “Storia dellEuropa nel XX secolo” di Unicopli.



    Nel Novecento, la Romania ha avuto i classici problemi sociali ed economici di qualsiasi società, che, però, ha dovuto coniugare con il serio problema del contesto geografico, il che ha portato anche al cambiamento delle frontiere più di una volta nellarco di un secolo, ha spiegato il prof. Francesco Guida, insignito di recente della Laurea Honoris Causa della prestigiosa Università “Babeş-Bolyai” di Cluj-Napoca, per il contributo alle ricerche sul passato dellEuropa centrale e sud-orientale, e della Romania in particolare, di cui lex preside della Facoltà di Scienze Politiche dellUniversità Roma Tre si occupa sin dagli anni 70.



  • Il più potente laser al mondo, presentato alla Fiera Gaudeamus Radio Romania

    Il più potente laser al mondo, presentato alla Fiera Gaudeamus Radio Romania

    Una novità portata nel 2019 dalla Fiera del Libro Gaudeamus, organizzata da Radio Romania, è lincontro con il più potente laser al mondo, che sfrutta fino a 10 petawatt e che si trova a Măgurele, nei pressi della capitale romena Bucarest. ELI – NP – Extreme Light Infrastructure – Nuclear Physics è stato concepito per sviluppare il 10% della potenza del Sole, con specchi laser unici al mondo. Il valore del progetto avviato nel 2013 supera i 350 milioni di euro, di cui l80% finanziamento europeo e il 20% proveniente da fonti governative. Quindi, un progetto di particolare rilevanza sia per la Romania che per lUnione Europea.



    In visita allo stand che mette insieme ELI – NP, Magurele High Tech Cluster (MHTC) e lIstituto Nazionale di Fisica e Ingegneria Nucleare “Horia Hulubei” (IFIN-HH), siamo stati accolti dal direttore esecutivo del cluster di Magurele, Dragoş Şeuleanu, che dirige anche il Dipartimento Trasferimento Tecnologico e Comunicazione.





  • Il Museo della Stampa

    Il Museo della Stampa

    Jimbolia è una città con 10.000 abitanti, che si trova in provincia di Timiş, nell’estremità occidentale della Romania. Vanta tre case museo dedicate al pittore svevo Stefan Jäger, allo scrittore romeno Petre Stoica, e al medico Karl Diel, ma anche tre musei: delle ferrovie romene, dei vigili del fuoco e della stampa – unico nel Paese, intitolato al politico e giornalista Sever Bocu.

    Cristina Dema, la coordinatrice del Museo della Stampa, presenta questo posto unico in Romania. Il Museo della Stampa è nato su iniziativa dello scrittore e giornalista Petre Stoica, collezionista di giornali sin dall’infanzia. All’inizio, voleva aprirlo nella località natia di Peciu Nou, ma le autorità locali hanno bocciato l’idea. Tutto a favore di Jimbolia, dove, nel 1994, Petre Stoica bussò alla porta del sindaco per spiegargli che aveva una montagna di valori che voleva donare alla città. Il sindaco ebbe la buona idea di accogliere la proposta, offrendogli alloggio, e dopo tutt’una rosa di eventi culturali, nel 2007 visse questo sogno avverato: un museo della stampa fondato a Jimbolia, unico in Romania e tra i pochi in Europa, spiega Cristina Dema.

    Un collegio dell’ex liceo industriale è stato allestito a tale meta, e da 12 anni accoglie i suoi visitatori. Sin dall’ingresso, possiamo vedere le macchine usate per stampare i giornali, così come una vecchia macchina fotografica. Sulle pareti della prima sala si trovano diverse pubblicazioni o locandine di eventi passati. In ugual misura, la multiculturalità della zona si esprime attraverso varie pubblicazioni in tedesco, ungherese e romeno. Ci spostiamo nella sala espositiva, per ammirare le pubblicazioni più antiche e importanti che abbiamo raccolto in una mostra permanente. La pubblicazione più vecchia sarebbe Albina românească (L’ape romena), risalente al 1837. La stanza successiva custodisce una raccolta di calendari e almanacchi, nonché di biglietti da visita. Ma il reparto più importante del museo è la biblioteca, dove si trovano gli archivi e che fa anche da sala lettura. Abbiamo anche una caffetteria, dove i visitatori sfogliano i giornali mentre si godono il caffè, aggiunge Cristina Dema.

    Il Museo della Stampa Sever Bocu è l’ambiente ideale per arricchirsi la cultura generale. Ospita numerosi eventi ed è, in ugual misura, uno spazio destinato al relax. Abbiamo visitatori di tutte le età. Moltissimi alunni ci vengono a trovare nell’ambito del programma Scuola diversa. Ma siamo visitati anche da studenti e professionisti interessati a condurre delle ricerche. C’è chi viene a vedere il museo dopo averlo scoperto su internet, ritenendolo una cosa straordinaria. Evidentemente, gli eventi non mancano mai. Petre Stoica aveva carisma, per cui vi venivano organizzati eventi di vario tipo. E noi stiamo cercando di portare avanti ciò che lui ha raggiunto. Ultimamente, abbiamo organizzato anche eventi dedicati ai bambini, solo per far vedere che un museo non è uno spazio immateriale, ma un posto dove sentirsi a proprio agio e a casa. Cosicchè, con queste attività, abbiamo voluto stuzzicare il loro appetito alla lettura, ha detto ancora la nostra ospite.

    Il museo è aperto dal lunedì al venerdì, tra le 8:00 e le 16:00, ma anche fuori programma, previa prenotazione sulla pagina Facebook, via sms o con una semplice telefonata. La sua collezione è costantemente arricchita sia da acquisti – da negozi di antiquariato, librerie o dal primo numero di nuovi periodici, sia da abbonamenti a pagamento o gratuiti, offerti da pubblicazioni culturali del Paese (Bucarest, Satu Mare, Pitesti). La donazione più importante ricevuta dal Museo della Stampa, che ha notevolmente arricchito la sua collezione, è stata offerta dalla Biblioteca Astra di Sibiu e consiste in pubblicazioni dal XIX secolo ad oggi. La svariata collezione è stata ampliata da giornali e riviste dal Paese e dall’estero (cronologicamente ordinati per quattro periodi – XIX secolo, 1900-1950, 1951-1989, dopo il 1990), almanacchi, calendari, tessere, biglietti da visita, fotografie, fogli, buste e cartoline intestate, monografie, libri di storia della stampa, volumi dedicati alla regione del Banato.

  • Lezioni di calligrafia al Museo Nazionale Cotroceni di Bucarest

    Lezioni di calligrafia al Museo Nazionale Cotroceni di Bucarest

    Con l’inizio dell’anno scolastico, il Museo Nazionale Cotroceni di Bucarest ha ripreso le Lezioni di calligrafia. Avviato tre anni fa, il progetto attira numerosi bambini che, insieme a personalità di vari campi, discutono dell’importanza della calligrafia, scrivendo a mano brevi testi.

    Quest’anno, i bambini sono stati affiancati dal filosofo Mihai Șora, grande personalità culturale, dal giocatore di pallamano Cristian Gațu, membro della squadra nazionale di Romania che ha vinto l’argento alle Olimpiadi di Montreal nel 1976 e il bronzo a Monaco di Baviera nel 1972, nonchè dall’allenatore della squadra olimpica di ginnastica, Octavian Bellu, dalla ginnasta Larisa Iordache, vincitrice del bronzo nella gara a squadre alle Olimpiadi del 2012, di quattro medaglie mondiali e 12 europee, nonchè dalla scrittrice Ana Barton.

    Questa volta, la Lezione di calligrafia è stata dedicata allo sport che gli alunni dovrebbero praticare senza trascurare, però, l’istruzione. Il messaggio inviato agli studenti è che lo sport e la scuola devono andare di pari passo molto bene.

    L’allenatore Octavian Bellu ha spiegato di aver organizzato al Centro di preparazione olimpica della città di Deva un sistema di istruzione speciale, grazie al quale le ginnaste non trascuravano i corsi. Come sapete molto bene, la ginnastica richiede allenamenti intensi, che durano parecchio. Non voglio fare esempi adesso, ma mi viene in mente Lavinia Milosovici, che è venuta a Deva in prima classe e se ne è andata a 20 anni. I due aspetti si sono intrecciati. Praticamente, a Deva, abbiamo concepito un programma in cui la scuola si piegava sulle esigenze dei due allenamenti quotidiani. Abbiamo tenuto in considerazione gli studi condotti da certi psicologi, i quali indicano che uno studente non può rimanere concentrato sulla lezione più di 30 minuti. Per cui, nel giro di tre ore, percorrevano cinque o sei materie di studio. Non hanno mai avuto dei problemi con l’esame di maturità. Quindi, erano preparate intellettualmente e riuscivano a raggiungere performance del tutto eccezionali, ha detto Octavian Bellu.

    Alla lezione di calligrafia era presente anche la ginnasta Larisa Iordache. Lungo il tempo, ho partecipato alle grandi competizioni e penso ai Giochi Olimpici. I grandi campioni hanno sempre saputo trasmettere le proprie emozioni. Nello sport di alta performance, è la forma mentis a fare la differenza, ha detto Larisa Iordache, ricordando con nostalgia la lezione di calligrafia che amava tanto.

    In età di quasi 103 anni, il filosofo Mihai Şora ha raccontato lo sport della sua infanzia. Era più confortante. In ogni caso, dopo tanto tempo passato fermi in panchina, potevamo muoverci ed essere contemporanei con la nostra stessa età. La cosa che amavo di più era quella di arrampicarmi. Stavo salendo molto velocemente, mi ero formato persino il proprio metodo e spesso arrivavo il primo. È una questione di intelligenza, non solo di forza, ha detto Mihai Şora, spiegando agli studenti che la scrittura dovrebbe mostrare rispetto per coloro che la leggono.

    Da parte sua, il giocatore di pallamano Cristian Gațu ha raccontato ha convinto i suoi genitori a lasciarlo praticare lo sport. Mia madre era contraria allo sport, invece papà ne era favorevole. Alla fine, ho negoziato con loro e ho detto che sarei andato a scuola, a condizione che mi permettessero di praticare lo sport. Fin dalla prima classe ho iniziato a praticarlo e, naturalmente, dovevo studiare come si deve, poichè, altrimenti, venivo escluso dallo sport, il che mi ha dato uno stimolo. E sono riuscito ad abbinare scuola e sport, ha detto Cristian Gațu.

    Questo progetto promuove la scrittura a mano e l’istruzione, nel contesto in cui, in Romania, la calligrafia è stata rimossa dal programma scolastico.