Category: Incontro con la Romania

  • Libreria mobile, alternativa a quella classica

    Libreria mobile, alternativa a quella classica

    Prima della pandemia, in Romania si contavano circa 200-250 librerie, vale a dire una per 9.300 abitanti, secondo le stime dell’Associazione degli Editori. Tutte nelle grandi e medie città, e nessuna in campagna. Lo stato di emergenza indetto in primavera e la chiusura temporanea di alcune imprese hanno fatto sparire completamente alcune librerie. Quindi, un opportuno momento di lanciare la libreria mobile Libro su ruote, spiega il direttore delle Librerie Humanitas, Ionuț Trupină, l’iniziatore del progetto.

    In realtà, avevamo pensato a questa iniziativa qualche anno fa. Però appena in primavera è diventato realtà. Abbiamo acquistato una roulotte, allestita per la vendita dei libri, con scaffali e illuminazione elettrica. Il progetto è partito ai primi di ottobre con il primo viaggio e la prima fermata nel villaggio di Scrioaștea, in provincia di Teleorman, dove abbiamo fatto anche una donazione. Dal 14 settembre, abbiamo iniziato un giro che include 30 località. In ogni posto ci fermiamo per parecchie ore, per vendere libri alla gente che viene a visitarci. Allo stesso tempo, in ogni singola località doniamo 100 libri alla biblioteca pubblica o a quella del liceo della zona, spiega Ionuț Trupină.

    Concepito inizialmente per sei settimane, il percorso del Libro su ruote include piccole città e villaggi, ma anche città medie o grandi collocate nelle regioni prive dell’accesso ai libri. Perciò, la roulotte attraversa la Romania dal sud al nord e dall’est all’ovest. Tentiamo di arrivare nelle località e nelle città in cui le librerie mancano o l’accesso è scarso, ma anche in quelle in cui i libri si vendono su pochi scaffali nei supermercati specializzati per altri prodotti. Si tratta di negozi in cui i libri in vendita coprono solo il 20% della superficie e il resto è solo cartoleria. Siccome in ogni città serve l’autorizzazione dell’amministrazione locale, abbiamo sollecitato il permesso di piazzare la roulotte nell’area centrale. Oppure, se non è possibile, metterci in prossimità di un liceo o di una scuola, per consentire ai ragazzi di venire a vedere almeno come si presenta una libreria e a sfogliare libri. Siamo stati ottimamente accolti, però abbiamo incontrato anche persone che entravano per la prima volta in una libreria. Certamente ritorneremo nelle città già visitate, visto che la gente ci ha chiesto gentilemente di andarci periodicamente, aggiunge Ionuț Trupină.

    Quindi, gli organizzatori del Libro su ruote pensano di prolungare il progetto o riprenderlo l’anno prossimo. Se il tempo ci aiuta, quindi se non pioverà troppo e se non nevicherà presto, tenteremo di portare avanti il progetto anche dopo le sei settimane previste. Quindi, se l’inverno non sarà duro, continueremo. Altrimenti si ripartirà di sicuro in primavera. E siccome a gente ce lo chiede sia per telefono che sulle reti sociali, tenteremo di delineare i percorsi a seconda delle loro sollecitazioni, conclude Ionuț Trupină.

    Dopo le visite in città della provincia di Valcea, il viaggio delle roulotte include tappe nella regione di Hunedoara, a Hațeg, Brad e Orăștie.

  • Giovani e fumetti

    Giovani e fumetti

    Mihai Ionuț Grăjdeanu è uno dei più gettonati fumettisti della giovane generazione romena. Pari a tutti gli altri produttori del campo culturale, anche lui è stato costretto a ripensare l’attività in contesto pandemico. E’ molto importante che l’ideatore di fumetti sia presente in ugual misura fisicamente agli eventi pubblici – mostre, vernissage, presentazioni o workshop – e virtualmente su Internet. Anch’io ho dovuto adattarmi a certe situazioni richieste tramite le ordinanze durante la pandemia. Da sette anni mi occupo anche della preparazione delle mostre di fumetti, sia personali che per altri autori, nonchè di vernissage, e soprattutto insegno lezioni di fumetti in scuole statali e private. Durante l’isolamento mi sono adattato, organizzando atelier online con i ragazzi, spiega il nostro interlocutore.

    Il progetto ideato durante la pandemia da Mihai Ionuț Grăjdeanu è stato ottimamente accolto dal pubblico. Come raffigura la vita durante l’isolamento? Il fumetto ideato e disegnato da me è come un catasto urbano presentato su una pagina, in cui le pareti diventano quadri. Un po’ si vede anche la strada fuori. E’ stata la mia scelta per la composizione della pagina. Attraverso il testo, ho inserito messaggi e informazioni. Ad esempio, nel primo quadro ho raffigurato me stesso sul balcone, guardando fuori mentre dico: Ma saranno venuti a fare la deratizzazione per la gente?! In un altro quadro sto a meditare in cucina: Zuppa cinese istantanea, senza COVID. Quindi, tanti esempi di dialoghi o battute umoristiche, aggiunge Mihai.

    I fumetti non sono solo volti a far sorridere, ma anche a evocare realtà sociali o ad offrire informazioni importanti. Tramite i progetti che sta promuovendo, il nostro interlocutore si propone di valorizzare le valenze educative di questo genere. Coordino due pubblicazioni. La prima – BD Revista Comics Didactic – racconta in fumetti opere classiche della letteratura romena quali Una lettera smarrita o Bubico di Ion Luca Caragiale o L’enigma di Otilia di George Călinescu, nella variante di romanzo grafico. Un altro progetto è la rivista BD Historia – Benzi Desenate Istorice – che presenta momenti di storia recente, come il periodo comunista in Romania, sempre come romanzo grafico. Questi esempi indicano che i fumetti diventeranno nel futuro un supporto per i maestri di scuola elementare e per gli insegnanti. In partenariato con il Comitato Olimpico Romeno e Internazionale, ho lanciato anche le Olimpiadi di Fumetti. Così, nel futuro, vedremo ancora piu chiaramente i benefici dei fumetti per l’istruzione, ha detto ancora il nostro ospite.

    Nel 2016, Mihai Ionuț Grăjdeanu ha rappresentato la Romania al Festival Internazionale del Fumetto, in Belgio, e un anno più tardi al Salone del Fumetto svoltosi in Macedonia, dove gli è stato conferito il premio degli organizzatori. Attualmente, Mihai tiene workshop di fumetti in festival, scuole, musei, biblioteche e teatri di Romania. E’ l’organizzatore delle mostre Artă la pachet (Arte da portare via) a Bucarest (2010-2011), e il fondatore del Club dei fumetti di Mangalia, Râșnov, del Collegio Nazionale Spiru Haret della capitale e dell’Opera Comica per i bambini, nella stessa Bucarest.

  • L’arte di strada, una passeggiata per Bucarest

    L’arte di strada, una passeggiata per Bucarest

    L’arte di strada si fa sempre più…strada nelle città della Romania. Sembra a portata di mano, ma non tutta la gente la osserva, per cui sono nate delle iniziative destinate alla sua promozione attraverso le passeggiate. Valentin Dobrin, l’organizzatore di un simile giro altermativo, ha raccontato a Radio Romania Internazionale che l’idea è nata nel 2018, dopo un city break a Berlino, un vero hot spot dell’arte di strada in Europa e nel mondo.

    Dopo un tour alternativo a Berlino, l’idea mi è piaciuta tantissimo e quando sono tornato a casa mi sono chiesto se era fattibile anche da noi, visto lo sviluppo dell’arte di strada negli ultimi anni. Ho appreso che ce n’erano due simili giri, destinati perlopiù ai turisti. Cosicchè ho voluto farne uno accessibile in ugual misura agli abitanti di Bucarest e non solo ai turisti, spiega Valentin Dobrin, aggiungendo che la maggior parte della gente conosce generalmente due o tre giri alternativi di questo tipo.

    Il suo giro parte dal centro di Bucarest, percorrendo la Piazza della Rivoluzione, Calea Victoriei, e attraversando il Parco Cismigiu. Il tour va avanti su Calea Grivitei per arrivare a Piazza Romana, tutto sommato quasi tre ore e mezzo.

    Intanto, la comunità degli artisti di strada sta crescendo. Gli artisti arrivano da vari ambienti. C’è chi prima amava i graffiti, un passaggio assolutamente naturale, ma anche coloro che disegnavano dei fumetti. Ultimamente questa comunità si allarga in uno sviluppo bellissimo, direi, poichè l’arte di strada non significa esclusivamente arte murale, ma anche sticker da attaccare sui muri o sulle insegne stradali, oppure paste-up incollati di corsa, e in ugual misura anche altri generi, aggiunge il nostro ospite, al quale abbiamo chiesto se esiste anche un universo tematico di questi lavori.

    Sono molto differenti e riguardano aspetti sociali o politici, a seconda delle esperienze di ogni singolo artista. Alcuni fanno addirittura delle figurine in ceramica, che poi incollano negli spazi pubblici, ma in posticini nascosti, cosicchè se non te li indica qualcuno, non te ne accorgi. Per di più, io tento anche di chiarire un po’ l’eterna domanda: arte o vandalismo? Tanta gente non sa fare la differenza tra graffiti e arte di strada. I graffiti sono scritti su un muro o sono un disegno di qualcuno per farsi pubblicità. Mentre l’arte di strada è diversa per il fatto che, pur trattandosi di una cosa scritta o di un disegno, porta un messaggio. Quando un disegno desta una reazione della persona che lo guarda, allora, dal mio punto di vista, si tratta di arte stradale, ha detto ancora Valentin Dobrin.

  • Pandemia tra storie e immagini

    Pandemia tra storie e immagini

    La vita è, in fin dei conti, una catena di storie. Alquanto piacevoli o difficili, ricche di significato o piuttosto banali, le storie sono simili o diverse, come lo sono gli esseri umani stessi. Non sorprende quindi che, di fronte all’isolamento, la gente dell’intero mondo abbia cercato di sapere quali storie condividono i simili. A Oradea, Cristina Liana Puşcaş, ricercatrice presso il Museo della Cittadella, andata in cassa integrazione, ha voluto documentare questo periodo, perchè la sua esperienza di dottore di ricerca le dice che, lungo il tempo, avremo bisogno di informazioni, immagini e testimonianze sulla pandemia del 2020. Cristina Liana Puşcaş ha quindi intrapreso una ricerca scientifica interdisciplinare intitolata Vivere in tempi di pandemia.

    Lo studio supponeva un questionario comprendente 25 domande che ho lanciato nello spazio pubblico. Ero particolarmente interessata al modo in cui gli abitanti della città di Oradea e della provincia di Bihor o i romeni che vivono all’estero hanno percepito questo incidente della storia. Il questionario lanciato il 22 aprile scorso sembra aver suscitato grande interesse. Finora ho ricevuto 321 risposte. Ovviamente, per vari motivi, i questionari compilati non saranno tutti convalidati, ma credo che 200 lo saranno sicuramente. L’unico aspetto negativo di questo progetto è che il questionario doveva essere compilato online, il che escludeva le persone che non avevano accesso a Internet. Gli intervistati sono perlopiù persone con un’istruzione universitaria, connesse all’Internet, spiega Cristina Liana Puşcaş.

    Le risposte sono arrivate dalle province di Bihor, Satu Mare, Sălaj, Cluj, Timiş, Arad e dalla capitale Bucarest, ma anche da Vienna, Amburgo e New York. Cristina Liana Puşcaş indica alcune domande e le risposte ricevute: Al quale progetto hai dovuto rinunciare al momento dell’isolamento? Molte persone affermano di essere state costrette a rinunciare a vacanze, ristrutturazione dell’abitazione, lavoro, spettacoli teatrali o alle messe in chiesa. Le persone rimaste a casa in telelavoro, rispettando rigorosamente l’isolamento, si sono sentite particolarmente affette. Invece, le persone che hanno continuato ad uscire di casa per andare al lavoro non sembrano aver subito la stessa frustrazione, aggiunge la ricercatrice.

    Un’altra domanda riguardava le difficoltà delle persone ad adattarsi alle nuove condizioni imposte dall’isolamento. Le persone che hanno risposto al questionario sembrano aver trovato più difficile adattarsi alla mancanza di socializzazione, all’assenza di membri della loro famiglia allargata, ai loro amici e persino ai loro colleghi di lavoro. L’isolamento è stato particolarmente difficile per alcune donne che dovevano essere madri, dipendenti in telelavoro, mogli, insegnanti, badanti, medici, psicologi a tempo pieno, massaggiatrici, parrucchieri, pedagoghi, insegnanti di tedesco e inglese, ecc. Gli intervistati hanno dichiarato di aver trovato molto difficile adattarsi ai nuovi rituali: disinfettare, compilare i moduli di autocertificazione, rinunciare alle passeggiate e alla libertà di movimento, spiega ancora Cristina Liana Puşcaş.

    Molte persone hanno affermato che la loro vita di coppia non è stata lesa, anche se hanno dato delle risposte tipo: Non mi piace dover preparare tre pasti al giorno, Non capisco perchè mia moglie stia cercando di impormi un programma , Ovviamente abbiamo ritmi biologici diversi. Trascorrere del tempo in isolamento fa sì che le persone si rivolgano al loro mondo interiore. Ecco perché Cristina Liana Puşcaş ha aggiunto la domanda: Quali piccole soddisfazioni hai scoperto in questi giorni di isolamento? Alcuni hanno approfittato di questo periodo, scoprendo il sole, il sapore di un caffè che prendi il tempo di sorseggiare, il pane fatto in casa, il piacere di cucinare, il giardinaggio, la famiglia.

    Un’immagine vale più di mille parole – dice un proverbio cinese. Ecco perchè Cristina Liana Puşcaş ha sviluppato in contemporanea il progetto Foto scattate durante la pandemia. Cosa ha osservato nelle immagini? Sono tutte scattate all’interno della casa o da una finestra dalla quale era possibile vedere il cortile. Una signora mi ha inviato una sua foto dopo essersi rasa la testa. Un signore di Satu Mare mi ha inviato l’immagine di una donna inginocchiata sui gradini di una chiesa. Quasi tutte le foto, tuttavia, rappresentano la vita all’interno della casa e molto poco all’esterno, ha detto ancora Cristina Liana Puşcaş.

    I suoi progetti sono ancora in corso. L’ottimismo certamente ci ispira a sognare giorni migliori, ma il realismo ci spinge a valutare ciò che conta davvero per noi. E, secondo Cristina Liana Puşcaş, le persone sembrano aver capito l’importanza della natura e la presenza dei propri cari.

  • Scarpe anticoronavirus made in Romania

    Scarpe anticoronavirus made in Romania

    Ultimamente, la gente ha trovato varie risposte alla crisi provocata dalla pandemia di COVID-19. Ma un artigiano romeno ha escogitato le calzature allungate, che favoriscono il distanziamento tanto richiesto nei tempi che stiamo vivendo. Dalla sua bottega della città di Cluj-Napoca, nella Romania nord-occidentale, Grigore Lup ci ha raccontato come gli è venuta in mente quest’idea originale.

    L’idea è nata dopo la comunicazione che annunciava la proclamazione dello stato di emergenza. Nella mia bottega lavora una decina di dipendenti e abbiamo visto come tutto si è bloccato all’improvviso. Ho mandato tutti in cassa integrazione, però ogni volta passavo a vedere la bottega. Una volta, mentre ero da solo, mi sono ricordato come qualche anno fa avevo fatto delle calzature in cuoio un po’ allungate per i teatri. E siccome ho visto in tv che il distanziamento sociale non veniva sempre rispettato, ho pensato di mettere quelle scarpe allungate sulla mia pagina facebook per fare uno scherzo e vedere cosa succede. E così ho messo le foto delle calzature che ho chiamato scarpe per il distanziamento sociale, racconta Grigore Lup, il quale ci ha spiegato anche come vengono confezionate.

    E’ abbastanza difficile, poichè servono stampi speciali e i tagli si fanno a mano. Lo stampo è la mia invenzione, praticamente da due devi farne uno che va poi levigato e allungato. Vi faccio l’esempio del grande giocatore di pallacanestro, Ghiţă Mureşan, il più alto nella storia di NBA, con i suoi 2,31 metri, oriundo da Cluj, che richiede la misura 53. Queste scarpe anticoronavirus sono invece del numero 75. Lunghissime e tutto lavorato a mano, da materiali molto leggeri, per poter essere anche indossati, aggiunge l’artigiano.

    Il 55enne Grigore Lup lavora scarpe da 39 anni. All’età di 16 anni, arrivato nell’impossibilità di continuare gli studi, in quanto proveniva da una famiglia con 8 figli, è andato a imparare un mestiere. Nel giro di tre mesi, al posto dei sei necessari per i corsi di calzolaio, Grigore Lup ha creato il primo paio. E da allora non ha rifiutato mai nessun ordine, come ci ha raccontato, spiegando anche quanto tempo ci vuole per creare un paio di scarpe per il distanziamento sociale.

    Una scarpa si fa in due giorni. Una volta messa sullo stampo, deve starci un po’ per l’essicazione. Ora che la gente è tornata al lavoro, potrei farne di più. Ho tante idee, dice ancora Grigore Lup, orgoglioso di aver confezionato delle scarpe per interpreti celebri di musica folcloristica romena, per ensamble di danze popolari, ma anche delle ciocce per gli stranieri che arrivano a Cluj per imparare le danze romene.

    Ma una volta arrivata sui social, l’idea di queste scarpe che tengono le persone a distanza, per evitare i contagi da coronavirus, ha portato a Grigore Lup la fama mondiale. Sono arrivato laddove non avrei mai pensato di arrivarci! Vi racconto una breve storia: cent’anni fa, mio nonno era partito per l’America, insieme ad altri contadini della Transilvania. Andava per fare soldi e tornava per acquistare terreni nella nostra località. Ecco che dopo tanto tempo anche la storia delle mie scarpe è arrivata su New York Times, negli Stati Uniti. Tramite parecchie agenzie che mi hanno promosso nell’intero mondo, mi chiamano dal Canada, dall’Australia, dall’America, dove ho anche dei nipoti, come anche da Russia, Germania, Italia. Sono arrivato anche sulle pagine del grande giornale spagnolo El Mundo, su quelle di The Telegraph. Ultimamente sono stato contattato dalla più grande agenzia del Sudamerica, che mi sta promuovendo in Argentina e Brasile. E fantastico!, conclude Grigore Lup.

    Ovviamente, questa pubblicità gli ha procurato numerosi ordini dalla Romania e da tanti altri Paesi del mondo. Se la mascherina va tanto di moda, perchè non anche le scarpe per il distanziamento sociale?

  • Scarpe d’oro in Romania

    Scarpe d’oro in Romania

    La Scarpa d’oro è uno dei più prestigiosi trofei calcistici europei. Viene concessa ai migliori calciatori delle stagioni europee, in base a un punteggio calcolato a seconda delle reti messe a segno e del coefficiente di difficoltà del campionato. Quando il riconoscimento cominciò ad essere conferito, negli anni ’60 dello scorso secolo, veniva preso in considerazione solo il numero di segnature. Il primo ad essere premiato nel 1968 fu il celebre calciatore portoghese di origini mozambicane Eusébio di Benfica Lisabona, che aveva segnato 43 reti. Nel 1975 e 1977, la Scarpa d’oro arrivò anche in Romania, indossata dall’attaccante della Dinamo Bucarest, Dudu Georgescu.

    Nato il 1 settembre 1950, Dudu Georgescu ha iniziato l’attività calcistica con la squadra Progresul Bucarest, insieme alla quale ha disputato a soli 18 anni le prime partite di Divizia A. Successivamente, è passato a CSM Reşiţa, per arrivare poi alla Dinamo e segnare 21 reti in 33 partite solo nella prima stagione 1973 – 1974. Nell’anno successivo, mise a segno 33 reti, diventando il primo marcatore dell’Europa. Dopo due anni, altre 47 reti gli portarono la seconda Scarpa d’oro.

    Da allora, sono passati altri dieci anni fino al punto in cui il prestigioso riconoscimento stava per tornare in Romania, sempre alla Dinamo Bucarest, grazie alla performance dell’attaccante Rodion Cămătaru, che aveva segnato 44 reti, superando l’austriaco Toni Polster, che ne contava solo 39. La performance di Cămătaru fu, però, contestata, in quanto ritenuta da alcuni un arrangiamento al vertice. Però se contiamo che il calciatore della Dinamo aveva segnato 20 reti nelle ultime sei tappe del campionato, già si delinea un’idea sul come sono andate le cose.

    Ma la Scarpa d’oro vinta nel 1989 da un altro calciatore della Dinamo Bucarest – Dorin Mateuţ – con 43 reti, non è stata più contestata. La Dinamo era una squadra forte nel campionato interno, superata solo da Steaua, che nel 1986 vinceva la Coppa dei Campioni d’Europa e che nello stesso 1989 era arrivata anche a giocare la finale della prestigiosa gara calcistica.

    Comunque, la Scarpa d’oro ha continuato a provocare parecchie polemiche, per cui L’Équipe ha rinunciato di assegnare il trofeo dal 1991 al 1996. Dal 1997, il riconoscimento viene conferito in base ad un nuovo sistema di punteggio che consente ai calciatori dei campionati meglio piazzati di vincere, pur segnando meno reti di un calciatore che gioca in un campionato più debole.

  • Pandemia e arte contemporanea

    Pandemia e arte contemporanea

    Dopo più di due mesi di lockdown, anche i musei romeni stanno riaprendo i battenti, nella più stretta osservanza delle regole sanitarie. Ospite a Radio Romania Internazionale è il direttore del Museo Nazionale d’Arte Contemporanea di Bucarest (MNAC), Călin Dan.

    Tante sorprese per il pubblico. Al solito, ospitiamo due grandi vernici all’anno, ripensando praticamente l’intera impostazione. Si tratta di 5-6 mostre nuove all’anno, che si uniscono alla collezione permanente, parzialmente cambiata ad ogni vernice di stagione. Quest’anno puntiamo sul periodo difficile che abbiamo attraversato e che stiamo ancora vivendo. Sarà un esperimento per noi, dal momento che si tratta di una mostra all’aperto, spiega il direttore del Museo.

    Un esperimento tipo rivisitazione di tutto quanto significa l’avvicinamento tra l’arte e la gente, nella misura in cui viene consentita in questo momento. D’altronde, la nuova stagione espositiva del MNAC ha come parole d’ordine L’arte come legame sociale. Le mostre potranno essere visitate su prenotazione, spiega ancora Călin Dan.

    All’ingresso è allestita una gigantesca installazione pittorica dell’artista Petru Lucaci, professore universitario e presidente dell’Unione degli artisti figurativi. Nella Sala di marmo, i visitatori potranno ammirare un’enorme installazione dell’artista Radu Comşa di Cluj, meno noto di Adrian Ghenie, ad esempio. Ma sono sicuro che riscuoterà successo. Al primo piano Storia in vista, la mostra basilare della collezione, svela anche lavori nuovi, quindi ve la consiglio vivamente. Al terzo piano è collocato il secondo pannello della retrospettiva Iulian Mereuţă, il compianto artista romeno-francese, che offrirà al pubblico l’opportunità di conoscere il suo straordinario talento. Al quarto piano sarete accolti da una mostra personale dell’artista lussemburghese Filip Markiewicz. Infine, la nostra simpatica galleria del caffè vi aspetta con una rosa di progetti grafici, che praticamente personalizzano le tazzine. Dal quarto piano fino al pianoterra, la scala di sicurezza si articola in Urban Steps, come abbiamo intitolato la mostra di graffiti dei più celebri e in ugual misura i più giovani artisti del genere in Romania, aggiunge il direttore del MNAC.

    Petru Lucaci è presente con Material-Scapes. Influenzato dalle letture della sua area di competenza, legate alla postmaterialità e alla sociologia, Petru Lucaci rilegge la simbolica degli oggetti circostanti, proponendo e costruendo nuovi paesaggi materiali. Da ricilaggi e conversioni fino alla traslazione di oggetti apparentemente insignificanti, l’artista rimette insieme lo spazio, conferendogli significati e connotati diversi da quelli attribuiti inizialmente.

    Discussione riduzionista a 4 colori si intitola, invece, la mostra firmata Radu Comşa, che prende lo spunto da uno studio approfondito delle teorie del colore, cercando piuttosto di svelare la verità attraverso metodi empirici, come osserviamo nella sua presentazione al MNAC.

    Il quarto piano accoglie i visitatori con il progetto Ultraplastik Rhapsody di Filip Markiewicz, che continua a sviluppare un linguaggio artistico polimorfo, che evoca la complessità e l’assurdità malinconica del mondo dei nostri giorni. Mentre l’Europa e il mondo (digitale) sono intrappolati in contraddizioni interne, in cui la crescita economica e il progresso tecnologico appaiono ancora come unica traiettoria per l’umanità, l’universo di segni e immagini di Filip Markiewicz punta sulla mancanza di fondamento dei discorsi globali e incoraggia la coscienza individuale e la resilienza personale davanti ai regimi della paura.

    Tutto completato da una retrospettiva-laboratorio Iulian Mereuță e dalla mostra Metamorfosi di Julian. Iulian (Julian) Mereuță (1943 – 2015) si è formato negli ambienti della terza ondata del surrealismo romeno, nell’équipe della Rivista Arta ed esponente del movimento dell’arte concettuale di fine anni ’60, prima di emigrare in Francia nel 1978. Una mostra viva, con un concetto dinamico, che porterà dei mutamenti nell’arco di tempo in cui rimarrà aperta.

    Semplice e giovanile è il progetto Go to MNAC, una mostra di illustrazione contemporanea nata in seguito ad un concorso dedicato ai giovani. I 20 lavori esposti presentano i finalisti e la vincitrice del concorso, che verrà stampata in oltre 50.000 copie sui bicchieri e sulle tazzine del caffè del museo. Infine, Urban Steps esprime 20 anni di arte urbana in Romania, in altrettante voci dello street-art romeno e un graffitti di 500 mq sulle scale interne del MNAC.

  • Giornata Internazionale dei Musei 2020

    Giornata Internazionale dei Musei 2020

    Il 18 maggio, in tutto il mondo si celebra la Giornata Internazionale dei Musei, istituita dall’International Council of Museums nel 1977 per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di queste istituzioni nelle nostre società. In Romania, gli eventi dedicati a questa ricorrenza si svolgono, normalmente, per più giorni. Appena usciti dallo stato di emergenza, i musei romeni stanno riaprendo proprio in questi giorni. Anche il Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest, che nel 2020 festeggia l’84/o anniversario, ricomincia ad accogliere i visitatori, nel rispetto delle misure di distanziamento sociale.

    In questo periodo particolarmente difficile per noi, abbiamo visto quanto sia importante e presente la cultura nella nostra società, nelle nostre città e nella vita di ognuno di noi. La cultura porta ispirazione, creatività e speranza, per cui sarà essenziale il ripristino della normalità in Romania e nell’intero mondo. Fino a due mesi fa, l’accesso al museo ci sembrava una cosa assolutamente normale. Dobbiamo apprezzare queste istituzioni di storia, ma anche di educazione, poichè i musei sono dei veri protettori del passato e, in ugual misura, delle prospettive per il futuro, autentici rimedi contro l’oblio. Mi auguro di essere riusciti a destare la curiosità tra coloro che non sono più entrati in un museo dall’infanzia o forse non l’hanno mai fatto. Spero che il « rumore » della riapertura dei musei attiri nuovi visitatori, desiderosi di passare il tempo libero in una maniera sana. La cultura, in tutte le sue forme, è anche una terapia per l’anima, soprattutto in questi momenti in cui siamo messi a dura prova », ha detto il ministro della Cultura, Bogdan Gheorghiu, nel corso di una conferenza stampa che ha preceduto la riapertura del Museo.

    Ogni anno, il Comitato consultivo dell’International Council of Museums, fondato nel 1946-1947, sceglie un determinato tema per la Giornata Internazionale – da globalizzazione e popolazioni indigene fino alla riduzione dei divari culturali e la tutela dell’ambiente. Il ministro della Cultura, Bogdan Gheorghiu, ha fatto riferimento all’argomento scelto per il 2020. Quest’anno, la Giornata Internazionale dei Musei si svolge all’insegna dell’eguaglianza, della diversità e dell’inclusione. Aggiungerei anche la solidarietà, poichè stiamo vivendo insieme questi tempi che sempre insieme supereremo. Cosicchè vi invito a venire ai musei, certamente rispettando le regole di sicurezza e pubblica sanità, la prova migliore del mutuo rispetto », ha detto ancora il ministro della Cultura.

    Da parte sua, la direttrice del Museo del Villaggio, Paula Popoiu, ha spiegato come sono andati i preparativi. Si dice che le donne siano più attive. Noi ci siamo preparati in questi mesi. E’ stato un periodo triste, in quanto, all’inizio della primavera, eravamo abituati con tante attività e il museo pieno di gente. Ad esempio, a me sono mancati tanto i bambini che riempivano i viali del Museo e che ci fornivano i pareri più veri su quello che facciamo qui. Praticamente, noi stiamo dirigendo un villaggio intero », ha detto la direttrice del Museo.

    Ottimista il consigliere presidenziale Sergiu Nistor. I musei riprenderanno subito l’attività. Vorrei rivolgere una parola di incoraggiamento ai protagonisti del campo culturale, che non possono ancora godersi nuovamente il contatto diretto con il pubblico. Verrà anche quel momento. Abbiamo il modello di George Enescu, nato nelle nostre terre, che, da giovane, ha attraversato il difficilissimo periodo della Grande Guerra, quando suonava nelle trincee e confortava i feriti negli ospedali da campo. Eppure, dopo la fine della Grande Guerra, quando l’unità nazionale fu compiuta, Enescu diceva : La cultura vivrà! E’ impossibile che sparisca tutto quello che è stato creato nel giro di centinaia di anni. L’umanità ha attraversato anche altri periodi difficili e ce l’ha fatta. Dobbiamo crederci e allora vinceremo ! E lo dico con la convinzione che quello che fa oggi il Museo del Villaggio è più di semplici preparativi alla riapertura. E’ un richiamo all’ottimismo, alla creatività e alla collaborazione tra le istituzioni culturali, per trovare le più adeguate misure per incontrare nuovamente il pubblico, ha detto il consigliere presidenziale Sergiu Nistor.

    La direttrice del Museo del Villaggio, Paula Popoiu, ha presentato anche le misure prese per offrire visite sicure. Naturalmente, prenderemo tutte le misure di cautela al museo, come lo facciamo anche nella nostra vita privata. Vi devo confessare che in tutto questo periodo, dietro le porte chiuse del museo la vita professionale non si è mai fermata. Un giorno, al mio arrivo, ho trovato i colleghi che piantavano dei fiori davanti alle case del museo. Hanno continuato a lavorare in una maniera ancora più appassionata di prima. Abbiamo ottenuto centinaia di mascherine e proposto ad alcuni grandi negozi di fare anche dei partenariati: noi mettiamo le loro insegne in vari posti del museo e loro ci forniscono mascherine e disinfettanti. Avremo una serie di regole per gli spazi interni del museo e un’altra per gli esterni. Per le mostre temporanee e ogni singola casa che rappresenta, praticamente, una mini-mostra, abbiamo limitato l’ingresso delle persone. A mio avviso, non dobbiamo arrenderci davanti ai problemi, bensì trovare le soluzioni », ha concluso la direttrice del Museo del Villaggio, Paula Popoiu.

    In Romania, oltre ai musei, anche le biblioteche, le librerie e le mostre d’arte aspettano i visitatori.

  • Costruiamo insieme la Vita nel dopo COVID-19

    Costruiamo insieme la Vita nel dopo COVID-19

    La pandemia del COVID-19 ha cambiato notevolmente l’organizzazione delle compagnie e delle istituzioni. Da cessazione o riconversione della produzione fino a telelavoro o chiusura temporanea, le compagnie sono state costrette non solo a trovare delle soluzioni, ma anche a ripensare il modello di business. Dal 31 marzo al 18 aprile, la piattaforma Ingenius HUB, attraverso la rete Ingenius NET, ha lanciato una ricerca sull’impatto del nuovo coronavirus. I dati raccolti faranno da fondamento ad un memorandum contenente misure necessarie al sostegno delle organizzazioni romene, che sarà inoltrato alla Presidenza, al Governo e alle autorità locali.

    Rodica Lupu, fondatrice della piattaforma Ingenius Hub, ha presentato il progetto a Radio Romania Internazionale. Sin dall’inizio dello scorso anno, tramite Ingenius Hub, abbiamo fondato una rete di stakeholder in materia di innovazione e trasferimento tecnologico, poichè siamo particolamente interessati all’innovazione. Alla rete hanno aderito le grandi università, compagnie, patronati e, generalmente, l’ambiente associativo, associazioni di piccole e medie imprese, ma anche autorità pubbliche locali. Si tratta dei quattro punti della spirale quadrupla dell’innovazione che noi abbiamo rispettato e, quindi, crediamo che, grazie a questa rete, possiamo andare ad un livello superiore. (…) Credo che siamo riusciti a capire abbastanza le difficoltà affrontate dalle varie organizzazioni, in generale, ma oltrettutto in un periodo di crisi, spiega Rodica Lupu.

    Ingenius Hub è uno spazio di co-working e sviluppo per i giovani imprenditori, creato nel 2014-2015 insieme all’Accademia di Studi Economici di Bucarest. Finora, Ingenius Hub ha finanziato oltre 200 business. Ma anche questa organizzazione si è dovuta adattare, dice Rodica Lupu. In questo momento di crisi senza precedenti, riteniamo assolutamente necessario consultare le organizzazioni attive in questi settori, in quanto non possiamo rischiare di basare le nostre decisioni sulle precedenti esperienze. Gli effetti sulle organizzazioni sono abbastanza eterogenei, la problematica è diversa e non credo che l’esperienza precedente sia sufficiente. Senza una ricerca e una consultazione pubblica di portata, non possiamo prendere le misure efficienti di cui abbiamo bisogno per una ripresa quanto più rapida, spiega ancora Rodica Lupu, precisando che Ingenius Hub si rivolge a tutte le industrie, servizi, tecnologia o IT.

    Ci rivolgiamo a tutti i tipi di organizzazioni, che possono proporre delle soluzioni con impatto consistente. Ciò non presuppone investimenti sproporzionati o che lo Stato non è in grado di sostenere. Il nostro obiettivo è quello di capire con questa ricerca lanciata il 31 marzo la diversità dei problemi e l’impatto preciso di questa crisi, così come lo capiamo adesso. Sicuramente, è difficile calcolare l’impatto, poichè non sappiamo cosa seguirà e tutto è imprevedibile non solo per noi, ma per tutti i Paesi. Perciò, abbiamo incluso nel questionario anche domande riguardanti le stime relative ai prossimi tre mesi. Sicuramente queste stime ci offriranno piuttosto una radiografia dello stato d’animo degli imprenditori che dell’impatto propriamente detto. L’impatto potrà essere calcolato fra sei mesi, quando forse riprenderemo questa iniziativa. In terzo luogo, abbiamo fatto riferimento anche ad un pacchetto di misure orientative. Si tratta di esempi di misure che possiamo proporre, con particolare riguardo alle industrie colpite in primo luogo e chiuse, anche tramite una normativa. Ma non ci rivolgiamo solo a queste industrie. Le misure sono concepite in generale per tutti i tipi di compagnie e organizzazioni, aggiunge Rodica Lupu.

    Questa iniziativa di Ingenius Hub ha preso lo spunto dalla preoccupazione crescente in tutti i settori rilevanti dell’economia romena: compagnie, organizzazioni non-profit, istituzioni pubbliche o di ricerca. Abbiamo chiesto a Rodica Lupu come vede la ripresa. E’ difficile dirlo. Noi consideriamo che vadano prese delle misure sotto più profili in contemporanea. Servono misure immediate e dirette per i settori più colpiti: Horeca, turismo, formazione, eventi, educazione privata, particolarmente importanti nel tessuto sociale. D’altra parte, servono misure generali, facilitazioni fiscali. Riteniamo essenziale che le compagnie non chiudano i battenti o almeno di vedere un numero quanto più basso in questa situazione. Ugualmente, servono misure sociali per le vittime collaterali. Già vediamo tantissime persone disoccupate, ha concluso Rodica Lupu.

    La campagna Construiamo insieme la Vita nel dopo COVID-19 si è prefissa di ottenere un apporto reale, attraverso proposte fattibili. I partecipanti allo studio hanno avuto accesso ai risultati e potranno fare a loro volta delle proposte da includere nel memorandum che verrà elaborato.

  • Caffetteria virtuale

    Caffetteria virtuale

    Sicuramente gli artisti non si trovano bene in questo periodo di isolamento. Una variante di socializzazione online è la Caffetteria virtuale, lanciata in Romania dalla scrittrice e artista Roxana Donaldson e un gruppo di amici. Roxana ha voluto presentarla anche alla nostra emittente. La Caffetteria virtuale è stata aperta nel tentativo di mantenere viva la comunicazione. E’ un momento difficile di massimo isolamento, lo spazio reale è diminuito considerevolmente. Invece, quello virtuale si è dilatato ad altissima velocità. Insieme ai miei amici della Caffetteria virtuale, ho pensato che era l’ora di riempire in un certo qual modo questo tempo dilatato, attraverso il digitale. E ci è venuta in mente l’idea della caffetteria perchè abbiamo bisogno di conversazione, dal momento che si va in questo posto anche per scambiare idee. C’è tutt’un’antica tradizione del caffè artistico, dello scambio di idee e della comunicazione intellettuale. Ed è proprio quello che stiamo tentando di fare », spiega Roxana Donaldson, aggiungendo che la caffetteria è aperta a tutti.

    Ognuno viene da un campo diverso: arti visive, letteratura, affari, freelancing, marketing e relazioni pubbliche, ma tutti siamo collegati dal desiderio di comunicare. Ad ogni appuntamento, ognuno parla delle cose che ama. Propone temi da discutere, porta un ospite, lancia domande… Insomme, siamo aperti a tutte le persone che vogliono parteciparvi e seguire le conversazioni sulle nostre pagine Facebook », dice ancora Roxana. La nostra ospite ha ricordato anche gli inizi di questi incontri. « Al primo appuntamento, abbiamo chiacchierato un po’ dei limiti del digitale, di telescuola e telelavoro, perchè eravamo proprio all’inizio del periodo di isolamento. Cosicchè abbiamo « sorseggiato » i primi caffè virtuali con domande e risposte sul modo in cui ognuno affrontava l’isolamento, come sembrava il digitale come primo « assaggio », nelle condizioni in cui stava diventando l’unica modalità di comunicazione. Certo, si tratta di una soluzione eccezionale, è imperfetta, ma allo stesso tempo ci permette di andare avanti, svelandoci, in ugual misura, anche i suoi limiti. Quindi, abbiamo capito che certe cose si possono fare online, ma sono fondamentalmente diverse dalla realtà. Quanto tempo il digitale rimane una soluzione di emergenza, non si svilupperà al potenziale massimo. Il lato positivo è che abbiamo imparato che ce la possiamo cavare anche in questo modo », aggiunge Roxana.

    Nonostante sia ben chiaro che questo trasferimento della vita online ha colto tutti di sorpresa, l’alternativa degli incontri alla caffetteria virtuale è stata gradita dai partecipanti. Sì, l’idea ci è piaciuta. Abbiamo poi avuto come ospite dei nostri incontri l’attore Axel Mustaş del Teatro Nazionale, il quale ci ha spiegato cosa significa non poter più salire sul palcoscenico in questo momento. E’ stato particolarmente interessante, poichè abbiamo fatto anche un’improvvisazione online che è andata benissimo. Generalmente, quando stiamo attraversando momenti di crisi, ognuno pensa agli effetti nei suoi confronti. Nel momento in cui si ha la possibilità di vedere le cose anche da altri punti di vista, allora arrivi a valutare in una maniera più obiettiva quello che accade e renderti conto di quanto siano profondi tutti questi cambiamenti in tutte le direzioni sociali », spiega ancora Roxana Donaldson.

    Perfect strangers – isolati tra realtà e digitale, tentando di resistere, è stato un altro tema discusso alla Caffetteria virtuale: arte, progetti, corona, archivi, foto e ricordi. Ospite dell’incontro è stata Cristina Irian, presidente dell’Associazione Omnia Photo. Come ospite della caffetteria, ho raccontato un po’ quello che stiamo facendo come associazione, il cui nome deriva da due studi fotografici del periodo interbellico. Accanto al mio collega di Craiova, Dorin Delureanu, abbiamo trovato, ognuno per conto suo, foto degli anni ’30-’40 di Photo Omnia Craiova e Photo Omnia Bucarest. Abbiamo cominciato a farci delle domande su questi studi meno conosciuti e così è nata anche l’idea di questa associazione, che tenta di recuperare archivi, fotografie, collezioni di foto private », spiega Cristian Irian.

    La Caffetteria virtuale è « aperta » una volta alla settimana e i suoi ospiti si propongono di « visitarla » anche quando si uscirà dall’isolamento.

  • Adotta una biblioteca!

    Adotta una biblioteca!

    In questi giorni, la gente si confronta con sfide inaspettate, ma riesce in ugual misura a rivisitarsi e a concedersi tempo per passioni da tempo messe in disparte. L’Associazione Re-Start Romania sta promuovendo alcuni progetti, presentati a Radio Romania Internazionale dalla sua consulente di comunicazione, Alina Stoian. Abbiamo promosso parecchie iniziative e alcune hanno riscosso grande successo. In questo momento, anche se non usciamo di casa, è interessante parlare del nostro progetto « Biblioteca aperta », nato quasi due anni fa, quando l’Associazione Re-Start Romania ha pensato di promuovere nuovamente la lettura dei libri stampati e incoraggiare l’accesso alla cultura, di modo che la gente possa trovare dei titoli che, forse, non riescono più a trovare in libreria. Quindi, sono state selezionate delle biblioteche in cui la gente donava dei libri. Praticamente, noi allestiamo degli scaffali in queste biblioteche, che riempiamo di libri. Quando qualcuno vuole leggere un libro della nostra biblioteca, deve, a sua volta, offrire un libro in cambio. E’ questa l’idea », spiega Alina Stoian.

    L’associazione di prefigge di offrire uno spazio di espressione e azioni per tutti i cittadini romeni motivati, impegnati, fiduciosi, ambiziosi, a prescindere da età, genere, religione o idée politiche, come si legge sul sito dell’associazione. Alina Stoian mette in risalto proprio l’impegno della gente. Finora, dal nostro punto di vista, il progetto si è sviluppato in una maniera inaspettata. In meno di un anno, abbiamo allacciato 12 partenariati, sia a Bucarest che in altre città del Paese, come Costanza e Piteşti, dove troviamo simili biblioteche che, in base ai partenariati, si prendono cura degli scaffali, li tengono sempre pieni di libri e incoraggiano la gente a venire a portare altri. L’impegno è stato massimo. Per di più, negli ultimi tre mesi abbiamo avviato un mini-progetto destinato alla promozione degli autori romeni attraverso mini-interviste, che ora vogliamo fare online. Praticamente, prima ci incontravamo con gli autori che presentavano i libri che poi donavano. E questa iniziativa ha attirato tanta gente interessata a fare volontariato e « adottare », come diciamo noi, una simile biblioteca, prendendosi cura dello scaffale che mettiamo a disposizione. Quindi, un progetto che si è sviluppato più velocemente delle nostre aspettative, il che ci rende particolarmente lieti, aggiunge Alina Stoian.

    In questo modo, tramite iter non-politici, l’associazione ha voluto stimolare il coinvolgimento dei romeni nella vita delle proprie comunità, ha aggiunto la nostra interlocutrice. Nelle 12 biblioteche del genere, i libri cambiano da un giorno all’altro, e si arriva a circa 200 titolo in ciascuna. Ora tutto si svolge online. Abbiamo individuato delle soluzioni temporanee, con le interviste agli autori romeni. Quanto tempo facciamo le interviste, la biblioteca non scomparirà. E anche se in questo periodo le cose sono peggiorate e tutto il mondo sta in isolamento, abbiamo ricevuto il maggior numero di proposte di « adozione ». Supereremo bene questo periodo ! Vi prego, restate a casa e dateci una mano ! », ha concluso Alina Stoian, consulente di comunicazione dell’Associazione Re-Start Romania.

  • Ambasciatore di comunità

    Ambasciatore di comunità

    Anche se il tempo sembra essersi fermato, ogni giorno arrivano sempre più iniziative rivolte a studenti, genitori e insegnanti, per aiutare tutti a meglio adattarsi alla crisi generata dalla pandemia di COVID-19 e ai suoi effetti a lungo termine. In tal senso, l’Associazione Proacta EDU in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e della ricerca, la Federazione dei Sindacati Liberi nel campo dell’istruzione e la Federazione delle associazioni dei genitori nell’istruzione pre-universitaria, ha lanciato il primo servizio di teleconsulenza psicologica durante la pandemia di coronavirus, che sarà disponibile anche dopo la crisi.

    La psicologa Nicoleta Larisa Albert, presidente fondatrice dell’Associazione Proacta EDU, presenta questo progetto intitolato Ambasciatore di comunità. Si tratta di un progetto più ampio. Oltre alla campagna di sensibilizzazione, siamo una squadra di insegnanti e genitori coinvolti in un progetto concreto. Offriamo consulenza psicologica agli insegnanti e ai genitori insieme ai colleghi psicologi che collaborano con la nostra associazione. Praticamente, gli insegnanti diventano messaggeri per la comunità. Nell’attuale contesto generato da COVID-19, crediamo fortemente nell’utilità di questa missione. Fondamentalmente, gli insegnanti diventeranno i nostri alleati, segnalandoci quelle famiglie che sono a rischio e alle quali noi forniamo consulenza psicologica, assistenza sociale e giuridica, a seconda della situazione. D’altra parte, gli insegnanti possono unirsi a noi nel trovare alternative di comunicazione assertive per varie situazioni, spiega Nicoleta Larisa Albert.

    La psicologa confida di poter aiutare le persone a distanza per ritrovare l’equilibrio emotivo. Da quando abbiamo lanciato l’associazione e fino ad oggi abbiamo ricevuto e-mail, messaggi, telefonate, persone che chiedevano consulenza psicologica. Reindirizziamo queste persone agli psicologi con cui lavoriamo. Abbiamo ricevuto domande da studenti dell’ultima classe liceale e richieste da insegnanti che volevano trasmettere messaggi alle istituzioni con cui lavoriamo. Volevano raccomandazioni sul contesto attuale. Abbiamo fornito a tutti materiale educativo e psicologico. La gente hanno capito il nostro messaggio, il fatto che siamo una comunità e abbiamo ricevuto richieste di amicizia sul nostro gruppo Facebook, Ambasciatore di comunità. La porta è aperta a tutti e insieme ad altre ONG e psicologi risponderemo a tutte le loro richieste, aggiunge Nicoleta Larisa Albert.

    Quali sono le più frequenti domande rivolte dagli studenti dell’ultimo anno liceale? Il 12/o anno di studio rappresentava, comunque, una sfida per i nostri adolescenti anche prima di COVID-19. A parte la meta principale che è l’esame di maturità, molte domande riguardano ciò che sta per accadere nella vita sociale ed economica, quindi in qualche modo si sentono un po’ insicuri. Questo contesto ha un po’ aumentato l’incertezza. E le loro domande sono come la punta dell’iceberg: cosa succederà con il diploma di maturità, che ne sarà di me, cosa dovrei scegliere, quale direzione prendere e cose del genere. Alcuni alunni hanno confessato di aver pensato all’inizio di avere più tempo a disposizione per studiare, ma poi sono imbattuti nell’ansia. Non riescono a capire cosa sta succedendo, come possono controllare le proprie emozioni, quindi sentivano il bisogno di parlare con un consulente, aggiunge la presidente dell’Associazione Proacta EDU, offrendo anche alcuni suggerimenti.

    Secondo me, la la cosa importante è quella di migliorare la nostra adattabilità. Penso che, comunque, sia la risorsa più importante a portata di mano, e l’unica che i robot non possono copiare da noi. Naturalmente, in questi momenti stiamo andando sempre di più verso l’online, mantenendo ovviamente anche l’offline, in quanto abbiamo bisogno del contatto umano, di incontrare persone, ma loro rimangono lì, nel nostro mondo interiore, come le ancore. Verrà il giorno in cui ci torneremo, ma nessuno sa quando. Ecco perchè siamo qui. Siamo una squadra e, come squadra, impariamo ad affrontare ogni giorno così come è e ad adattarci alle circostanze. L’attuale contesto significa cose diverse per persone diverse, conclude la psicologa Nicoleta Larisa Albert.

  • La storia della prima medaglia olimpica romena

    La storia della prima medaglia olimpica romena

    Era ai Giochi Olimpici svoltisi a Parigi nel 1924 che la Romania si aggiudicava la sua prima medaglia in queste prestigiose competizioni. Il nostro Paese competeva in quattro discipline: calcio, tennis, tiro a segno e rugby. I risultati dei romeni furono piuttosto modesti. Nel tiro a segno, si piazzarono al 13/o posto nella prova del fucile a squadre, mentre nel tennis non sono riusciti a superare neanche il secondo turno, nè nel singolo nè nel doppio. Insuccesso anche sul fronte del calcio: la squadra romena fu sconfitta per 0-6 dai Paesi Bassi nella sua unica partita disputata.

    Invece, nel rugby, erano presenti in gara solo le squadre di Francia, Stati Uniti e Romania. E furono proprio i romeni ad aprire la competizione il 4 maggio 1924, allo Stadio Olimpico di Colombes, sfidando il Paese ospitante. La Francia ha vinto per 59-3. I punti della squadra romena furono dovuti dall’estremo Teodor Florian, che ha segnato un calcio di punizione. Invece, alcune fonti sostengono che, in realtà, Florian avesse marcato una meta.

    Seguì la partita con gli Stati Uniti. Il pubblico francese tifò freneticamente per la Romania, ritenendo gli americani i principali rivali del loro Paese nella gara per il titolo olimpico. Ma la tifoseria francese non fu di grande aiuto: la Romania venne sconfitta per 39-0 dalla squadra che si aggiudicò l’oro dopo aver superato in finale anche il Paese ospitante (17-3). Cosicchè la Romania si piazzò al terzo posto, portando a casa il bronzo, la prima medaglia nella storia della sua presenza ai Giochi Olimpici.

  • L’arte che sfida il tempo: il Museo Alexandru Simu

    L’arte che sfida il tempo: il Museo Alexandru Simu

    Nel 1910, su una stradina nel centro di Bucarest, veniva ultimato un edificio costruito in stile ionico, ispirato ai templi greci. È qui che Anastasie Simu fondò il museo a lui intitolato, un museo privato che vi funzionò fino al 1927, quando il suo creatore lo donò allo Stato romeno. Ma chi era Anastasie Simu? Membro dell’Accademia Romena, con un dottorato di ricerca in scienze politiche e amministrative, collezionista d’arte, segretario della Legazione romena a Berlino, nacque il 25 marzo 1854 e lasciò questo mondo il 28 febbraio 1935. La collezione del museo era divisa in cinque sezioni: arte antica, arte romena, arte francese, arte bizantina e, infine, arte grafica e in miniatura. Custodiva molte opere di pittori e scultori francesi settecenteschi e ottocenteschi, riproduzioni italiane del XVI secolo e icone bizantine. Questo museo privato era il secondo del genere aperto a Bucarest all’inizio dello scorso secolo. Oggi, l’edificio non esiste più, in quanto venne venne demolito sin dal 1960, durante il regime comunista, per far posto al grande magazzino Eva.

    Tuttavia, la collezione d’arte di Anastasie Simu non è stata dimenticata e può essere scoperta in un museo virtuale, come spiega Mihai Guţanu, direttore dell’Amministrazione dei musei e dei beni turistici del Comune di Bucarest. I nostri ringraziamenti vanno all’Università di Architettura Ion Mincu. Lì, nel seminterrato della facoltà, lo scorso anno è stato creato un museo virtuale. Ma l’idea era di andare oltre, cioè di portare questo museo fuori dal seminterrato della facoltà e installarlo in uno spazio pubblico. Ovviamente, come posto migliore è stato scelto l’Ufficio informazioni turistiche di Bucarest, situato nel Sottopassaggio dell’Università, dice Mihai Guţanu.

    Il museo vive, quindi, una nuova vita, frutto della collaborazione tra l’Università di Architettura e Urbanistica Ion Mincu, il Museo Nazionale d’Arte della Romania, l’Archivio Nazionale della Romania e la comunità Manifesto culturale. È stato ricreato in base ai piani di archivio e alle fotografie, scansionati in 3D. Tutti questi sforzi sono stati compiuti per ricostruire il più fedelmente possibile uno dei più importanti musei interbellici di Bucarest. Possiamo, così, scoprire l’esterno dell’edificio iniziale e la sua prima sala, dedicata all’antichità. In questo mondo virtuale, tutti gli oggetti sono stati esposti secondo le fotografie originali. Come possiamo visitare questo museo? Da casa, si entra nella piattaforma Sketchfab per accedere alla variante virtuale.

    Questa mostra suscita la curiosità dei visitatori, osserva Mihai Guţanu. Il museo vero e proprio aveva la forma di un tempio greco, in realtà era una copia del Tempio di Giove Olimpio. Anastasie Simu era un grande collezionista, che nella prima metà del XX secolo riuscì a raccogliere una serie sensazionale: opere risalenti agli inizi della fotografia, opere grafiche, dipinti firmati da famosi artisti romeni come Theodor Aman, Alexandru Severin o Rudolf Schweitzer – Cumpăna o stranieri come Camille Pissarro. È una collezione riconosciuta a livello globale. Oggi, tutta questa ricchezza è da scoprire solo nel mondo virtuale, aggiunge il nostro ospite.

    Complessivamente, la collezione del museo Anastasie Simu conta 1200 reperti. Fu un pioniere di collezioni d’arte private, infatti il primo in Romania a proporre la costruzione di un vero tempio dedicato alle arti per educare gli abitanti della città secondo lo slogan Non solo per noi, ma anche per gli altri. Un primo esempio dell’idea che l’arte non è riservata all’l’élite e dovrebbe essere accessibile a tutti.

  • Bicentenario della nascita del principe Alexandru Ioan Cuza

    Bicentenario della nascita del principe Alexandru Ioan Cuza

    Viene chiamato semplicemente Cuza anche nel bicentenario della sua nascita, il 20 marzo del 1820, o 161 anni dopo la sua storica doppia elezione come principe della Moldavia e della Valacchia. Nato due secoli fa a Bârlad, in una vecchia famiglia di boiardi della Moldavia, Alexandru Ioan Cuza cominciò gli studi a Iași e conseguì la maturità a Parigi. Rientrato in Patria, scelse la carriera militare e partecipò attivamente in prima fila alla Rivoluzione del 1848. Venne arrestato, ma riuscì a fuggire in Transilvania, dove partecipò all’assemblea dei romeni di Blaj. Tornò in Moldavia e ricoprì l’incarico di prefetto di Galați.

    A gennaio 1859, secondo quanto avevano deciso dalle potenze garanti, sia a Iași che a Bucarest andava eletto un principe in Moldavia e Valacchia. La tensione politica era enorme, tutto era possibile, e in gioco c’erano anche tanti interessi esterni. Alla fine, l’elezione di Alexandru Ioan Cuza fu la soluzione accettata sia a Iași che a Bucarest. Tutto grazie alla piena sintonia e al buon coordinamento di certi politici progressisti, che oltre un decennio addietro erano stati i protagonisti della Rivoluzione del 1848 nei due principati romeni.

    La doppia elezione di Cuza avverava il sogno dell’unione che i romeni moldavi e valacchi avevano sempre avuto, e, sullo sfondo dell’entusiasmo patriottico generale, avviava la modernizzazione della società romena e il consolidamento della nuova statalità. Seguì una graduale unificazione delle istituzioni essenziali dello stato e la creazione di strutture nuove e moderne. Vennero fondate le università di Iași e Bucarest, e il sistema di insegnamento si sviluppò notevolmente. Fu adottato il Codice Civile, e alla guida della Chiesa Ortodossa (maggioritaria) venne insediato un metropolita, il primo passo verso l’autocefalia.

    Nel 1863, la stessa Chiesa venne intaccata dalla legge che prevedeva la secolarizzazione dei beni dei monasteri. Un quarto della superficie agricola dei Principati Uniti era di proprietà dei monasteri, alcuni anche all’estero. Il principe Alexandru Ioan Cuza volle persino coniare la propria moneta – romanat, ma l’iniziativa affrontò l’opposizione decisiva dell’Impero Ottomano. Una volta unificati i due principati romeni e create le istituzioni moderne di uno stato forte, vennero avviate delle riforme in tutti i campi e varate leggi importanti, lungamente attese.

    Però molte riforme, come quella agraria, erano troppo audaci per quell’epoca, cosicchè la nuova classe politica, i partiti che stavano nascendo, cominciarono ad opporsi alle politiche promosse dal principe Alexandru Ioan Cuza. A febbraio 1866, una coalizione che riuniva molti di coloro che avevano sostenuto la sua doppia elezione, rimasta nella storia come la mostruosa coalizione, lo costrinse ad abdicare e andare in esilio. Non si oppose e non rivendicò mai il trono. Visse e Parigi, Vienna, Firenze e Heidelberg, dove si spense nel 1873, a soli 53 anni.