Category: Incontro con la Romania

  • Il Festival degli involtini e della gelatina

    Il Festival degli involtini e della gelatina

    L’autunno è un’occasione di gioia, di celebrazione dei raccolti, perciò vengono organizzati tanti eventi per festeggiare la ricchezza e l’abbondanza. Così sono anche i festival gastronomici, volti a promuovere una zona o un’altra, attraverso lo specifico della cucina locale.

    Isabela Coară, dell’Associazione Discover Peștișani, ci ha parlato dell’edizione di quest’anno del Festival degli involtini e della gelatina, un abbinamento gastronomico inedito: “È uno dei festival gastronomici più importanti della provincia di Gorj. È cresciuto da un anno all’altro. Originariamente era intitolato il Festival della Gelatina di Carne. Con il passare del tempo, poiché da noi nella provincia di Gorj c’è l’usanza di servire gli involtini caldi con la gelatina di carne che in romeno si chiama piftie, ci siamo adattati e abbiamo trasformato il festival in uno dedicato agli involtini e alla gelatina, in memoria di Radu Ciobanu, l’ex presidente dell’ANTREC Gorj, che ha avviato inizialmente il festival. Voglio dirvi che sono pochissimi i posti nel Paese dove si possono mangiare involtini assieme alla gelatina di carne, la piftie. Quindi nel nostro Paese la gelatina di carne non si mangia come antipasto, ma insieme agli involtini come primo piatto.”

    Abbiamo appreso dalla nostra interlocutrice che nonostante avessero iniziato con questi due piatti principali, col tempo i ristoranti e gli agriturismi della zona, così come le massaie, hanno cominciato ad arricchire le loro tavole di presentazione con una crostata, una torta, o un panettone, cosicché si è arrivati a un festival gastronomico vero e proprio.

    Isabela Coară, dell’Associazione Discover Peștişani: “Ogni anno il festival debutta con un concorso gastronomico e vengono assegnati premi agli involtini e alle gelatine più squisite. Ci sono anche abbinamenti classici, ma ovviamente chi partecipa al concorso cerca di portare delle ricette originali e sorprendere sia la giuria che il pubblico. Ad esempio, in un anno, la gelatina di polpo si è piazzata al primo posto, poi chi ha inventato la gelatina di polpo, qui a Gorj, anche se non è proprio un piatto tradizionale, poiché il piatto tradizionale è a base di maiale, pollo, tacchino, ecc., l’anno successivo ha portato la gelatina di lenticchie. Quanto agli involtini, si cucinano tutti i tipi, in foglie di vite, con carne di maiale, tacchino, pollo. L’anno scorso abbiamo avuto anche involtini in foglie di ortica, quindi qui potete trovare tutte le varianti possibili, anche quelle senza carne, di magro.”

    E poiché il festival si è sviluppato da un anno all’altro, si è reso necessario cambiare sede, per poter accogliere sempre più partecipanti e visitatori. Isabela Coară: “Se qualche anno fa questa festa si teneva nel cortile di un agriturismo, 2 anni fa si è spostata nel cortile del Liceo tecnologico Constantin Brâncuși di Peștișani, che si è rivelato anch’esso insufficiente. Ed ecco che siamo arrivati in una radura, a Nucet, una zona molto bella, con tanti noci, ed è lì che svolgiamo tutte le attività del festival.”

    Isabela Coară ci ha assicurato che è una sensazione molto interessante mettere in bocca involtini molto caldi e gelatina freddissima, dal frigo, motivo per cui dobbiamo assolutamente andare ad assaggiare. E l’edizione di quest’anno ha portato anche delle novità: “È la prima volta che abbiamo avuto 60 bambini delle scuole della località di Peștişani, che insieme alle madri e alle nonne hanno partecipato anche loro al concorso gastronomico e ognuno è venuto con un piatto fatto in casa, uno più squisito dell’altro. Ed erano molto commossi ed entusiasti di partecipare al concorso! Accanto a loro c’erano, come ogni anno, i nonni della comunità di Peștişani. Alcuni anziani della località si incontrano nel club dei seniores di Peștişani e, oltre alle attività di socializzazione, partecipano a tutti i tipi di laboratori culinari e con quello che hanno fatto nei laboratori culinari e quello che hanno preparato a casa hanno allestito uno stand molto carino. Hanno pure vinto una delle edizioni precedenti. Oltre a loro, ovviamente, hanno partecipato ristoranti, agriturismi, hanno cominciato a venire anche le massaie della zona, ognuna con un pentolino, con un vaso di involtini, ognuna con quello che ha potuto cucinare, per parteciparvi e far vedere come sanno cucinare bene. Tutti hanno allestito i propri stand nel modo più bello possibile con frutta, verdura, oggetti tradizionali, brocche, prodotti in legno, ecc. L’atmosfera è stata da favola!”

  • Bacademia. Esame di maturità per tutti

    Bacademia. Esame di maturità per tutti

    L’esame di maturità 2024 ha avuto il tasso di superamento più alto degli ultimi 10 anni, pari al 76,4%. Tuttavia, il confronto con l’esame di maturità spaventa molti, per cui diverse studentesse di Cluj, dopo essersi diplomate con medie elevate e aver superato con successo il baccalaureato, hanno pensato di rendere questa esperienza più facile per gli studenti meno fortunati di loro. Bacademia è diventato il nome del progetto, lanciato con il motto: “Supera l’esame di maturità senza grattacapi!”.

    La fondatrice del progetto Bacademia, Bianca Ionescu, ci ha raccontato: “La nostra storia è iniziata, infatti, nel 2022. In quell’anno io ho fatto l’esame di maturità e ho ottenuto un voto di 10 in storia e di 9,80 in lingua e letteratura romena. Anche se avevo partecipato alla fase nazionale delle olimpiadi di romeno fin dalla scuola media e avevo continuato a gareggiare durante gli studi liceali, tuttavia ho sentito lo stress di qualsiasi studente del 12° anno man mano che si avvicinava l’esame di maturità. E poi, dopo aver superato l’esame, ho scelto di digitalizzare i materiali che avevo preparato. Avevo passato sei mesi a sistemare tutta la materia da sola. Nel 2022 ho iniziato ad aiutare alunni online. Ho condiviso quei materiali, gratuitamente, su un account Instagram e praticamente la generazione che ha fatto l’esame nel 2023 è stata la prima che ho aiutato. L’idea di Bacademia ha cominciato a prendere forma solo quando gli alunni mi hanno inviato i loro risultati all’esame di maturità. Ad esempio, su circa 3000 alunni che avevo aiutato, la maggior parte ha superato l’esame con un voto superiore a 9,50. Alcuni hanno addirittura ottenuto un 10 pulito. Anche le persone che hanno fatto l’esame dopo 10 o 20 anni hanno ottenuto ottimi voti! E praticamente in quel momento ho capito che i miei materiali avevano davvero avuto un impatto positivo.”

    Allieva fino a poco tempo fa, Bianca Ionescu ha aggiunto: “Gli alunni erano stanchi di libri pesanti, scritti in bianco e nero e pieni di dettagli che non sono richiesti all’esame di maturità, e io comprendevo la loro frustrazione perché ero stata anch’io nei loro panni. Siamo in un Paese dove si nota ancora che la situazione di fronte agli esami non cambia molto, non migliora rispetto agli anni precedenti. Sono passati 10 mesi da quando abbiamo fondato la Casa Editrice Bacademia e ci differenziamo, in qualche modo, per il fatto che il nostro team è composto solo da studenti che hanno ottenuto un voto di 10 all’esame di maturità, o in alcune materie. Inoltre tutte le nostre raccolte di materiali sono colorate e sintetizzate. Includono, ad esempio, anche consigli, temi risolti o a volte battute che l’attuale generazione capirebbe chiaramente.”

    Irina Selagea, è l’autrice del libro di geografia per Bacademia e responsabile dei video interattivi sui social media. Le abbiamo chiesto cosa significa per lei Bacademia: “Sono il tipo di persona a cui piace aiutare le persone e sono davvero interessata a portare una nuova prospettiva quando si tratta di studiare per la maturità, perché la maggior parte delle persone pensa che sia solo un test per il quale bisogna imparare cose a memoria. A me piacerebbe invece proporre l’idea che qualsiasi prova dell’esame di maturità possa essere superata molto facilmente tramite la comprensione, tramite scherzi e tramite un modo più divertente rispetto ad alcuni materiali molto costosi o lunghi. Ho trovato la soluzione per gli alunni della generazione Z, che capiscono in modo diverso come apprendere determinate materie. E, semplicemente, ho voluto portare una nuova variante per motivare lo studente, magari, a leggere la letteratura romena in un modo più anticonformista.”

    Come feedback, il team di Bacademia ha affermato che diversi studenti hanno detto loro che, con l’aiuto di questi materiali, sono riusciti a memorizzare in un minuto tutto il materiale di un’ora insegnata in classe. E la squadra continua il suo lavoro! Bianca Ionescu: “Ci mancano ancora le raccolte di informatica, chimica e fisica, e ci stiamo attualmente lavorando. Verranno pubblicati a settembre, speriamo verso la metà del mese. Il nostro successo è in gran parte dovuto alla piattaforma TikTok. È lì che siamo diventati popolari, ad esempio, con i video realizzati con l’intelligenza artificiale. Finora abbiamo accumulato quasi 1.000.000 di visualizzazioni.”

    Non c’è altro da dire che augurare successo a tutti quelli che studiano! Ora sembra più facile!

  • George Enescu e l’intelligenza artificiale        

    George Enescu e l’intelligenza artificiale        

    Il Concorso Internazionale George Enescu è in pieno svolgimento a Bucarest e allieta ogni sera il pubblico melomane con momenti artistici unici. E siccome ogni manifestazione culturale, per quanto fosse famosa, si augura di aumentare l’accesso di un pubblico sempre più largo, in occasione del 143/o anniversario della nascita del compositore George Enescu, l’ARTEXIM, l’istituzione che organizza il Festival e il Concorso Internazionale George Enescu, ha presentato quest’anno in prima assoluta al MINA – Museum of Immersive New Art, lo spettacolo immersivo “George Enescu – Poema Română: Immersive Experience”, che si materializzerà in una nuova serie di concerti nell’ambito del Festival Enescu 2025.

    Il progetto invita il pubblico a fare un inedito viaggio audiovisivo, esplorando la vita e l’opera di George Enescu, attraverso la “Poema Română”, la prima opera di Enescu composta quando l’autore aveva soli 16 anni. Sin dall’inizio la proiezione introduce il pubblico nell’atmosfera di una sala da concerto, dove l’orchestra inizia a interpretare la “Poema Română”. Su questo sfondo musicale, gli spettatori sono trasportati in paesaggi pittoreschi della Romania e i colori e i tessuti della natura vibrano in sincrono con le note musicali. Mentre la musica di Enescu sta avvolgendo gli spettatori, i paesaggi si fondono e si trasformano in diversi luoghi significativi della vista del compositore, creando un collage biografico visivo.

    Cristina Uruc, manager ARTEXIM, ha apprezzato la collaborazione con Les Ateliers Nomad, che hanno realizzato l’esperienza virtuale e ha dichiarato: “Sono artisti visivi che stanno utilizzando le più nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale, che impegnano l’intelligenza artificiale e elementi creati da loro per sovrapporli alla musica di Enescu e generare nuove immagini video. È proprio come è intitolato questo progetto, un’esperienza, una sperimentazione che abbiamo cercato di realizzare assieme ai membri de Les Ateliers Nomad. Stanno facendo dei progetti veramente straordinari!”

    Grazie alle tecnologie di ultima generazione, gli spettatori hanno potuto vedere per la prima volta foto di Enescu in diverse tappe della vita e della carriera, animate con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Il film abbina scene che presentano l’impatto durevole di Enescu sulla musica romena e internazionale, esplorando la sua influenza sulle future generazioni di musicisti e compositori. George Enescu – Poema Română: Immersive Experience rappresenta un’esperienza nuova che abbina la storia, la musica e la tecnologia per riportare alla vita il mondo e la creazione di George Enescu.

    Per l’occasione è stata annunciata anche una nuova serie di concerti – la settima – dedicata all’interdisciplinarietà artistica, che avrà luogo nell’ambito del Festival Internazionale George Enescu, a partire dall’anno prossimo, in un partenariato con la JTI – Immersive Experience. Gilda Lazăr, direttrice Corporate Affairs e Comunication JTI Romania, il principale partner del Festival, ha aggiunto: “Facciamo parte di questo evento e siamo partner affidabili di eventi culturali in Romania. Lungo gli anni abbiamo realizzato eventi e sostenuto eventi, progetti e istituzioni culturali. Quando ci è stato proposto questo progetto abbiamo ovviamente detto di sì. Perché? Perché Poema Română è l’opera numero 1 di Enescu, perché, in effetti, è stata scritta in gioventù e si rivolge ad un pubblico che non ha avuto accesso ad essa. È stata un’opera arrestata. Non è stata suonata per 43 anni e quando è stata interpretata per la prima volta, nel 1990, per qualche motivo non è stata ripresa. Solo dopo 10 anni siamo riusciti a riconciliarci con il nostro passato e con l’arte arrestata e ad avere un nuovo inizio. Sapete che l’opera Poema Română è dedicata alla regina Elisabetta. Ho immaginato come sarebbe stato per un giovane a quel tempo, a 16 anni, rendersi conto di vivere in un regno. Era come in una favola, era bellissimo, era normale emozionarsi. E lì, alla presentazione della Poema Română per la prima volta, a Parigi, è stato davvero un evento. Il Ministero degli Affari Esteri ha nel suo archivio le informazioni inviate dall’allora ambasciatore romeno a Parigi.” 

    Precisiamo che un frammento rappresentativo della Poema Română è stato utilizzato durante la Cortina di ferro come segnale per le trasmissioni di Radio Europa Libera, indirizzate ai romeni sotto il regime comunista. Gilda Lazăr ha elogiato la partnership di quasi 10 anni tra JTI e il Festival George Enescu annunciando: “Sotto il segno della novità, il prossimo anno, ci saranno quattro concerti, vari spettacoli, di artisti quali Gigi Căciuleanu o Ruxandra Donose, ogni giovedì e venerdì, al MINA, nell’ambito del Festival Enescu. E in questo modo continueremo una tradizione iniziata con la mostra immersiva Brâncuşi, che abbiamo organizzato sempre con la Fondazione Art Production, qualche anno fa.”

    La prossima edizione del Festival Internazionale George Enescu si svolgerà dal 24 agosto al 21 settembre 2025, sotto l’Alto Patrocinio del Presidente della Romania, un progetto culturale finanziato dal Governo romeno attraverso il Ministero della Cultura.

  • Leggere Timişoara!

    Leggere Timişoara!

    Ci piacciono le persone che leggono! E ci piacciono i progetti legati ai libri, per cui un’iniziativa nata a Timişoara non poteva sfuggirci: Leggere Timişoara, un progetto che consiste in incontri tramite cui promuoviamo scrittori di Timişoara e libri che parlano di questa città. Patricia Lidia è di Timişoara ed ha organizzato lungo il tempo diversi eventi culturali, come è stato il club di lettura al Penitenziario di Timișoara, che è stato il primo club del genere nel Paese, laboratori di scrittura creativa con bambini.

    Abbiamo chiesto a Patricia Lidia che cos’è “Leggere Timișoara”: “E’ un gioco di parole. Ci auguriamo di promuovere gli scrittori di Timișoara e i libri che parlano di Timișoara, perché spesso abbiamo questa sensazione che essendo a distanza e in una zona geografica diversa rispetto alla capitale, a volte si finisce in un cono d’ombra e gli scrittori di Timișoara non sono molto conosciuti proprio a casa loro. Perciò, quattro anni fa abbiamo avviato questa iniziativa. Ci sono alcuni incontri, in fin dei conti informali. Ci auguriamo che siano piuttosto delle discussioni, che delle presentazioni di libri, o semplici lanci, in cui vedere come si riflette la città di Timișoara negli scritti degli autori di Timișoara.”

    Di solito, i partecipanti sono, ognuno di loro anche scrittori, sebbene nella vita quotidiana abbiano anche altre professioni, ha aggiunto la nostra interlocutrice, che ci ha raccontato: “Noi tutti abbiamo scoperto la storia di Timișoara quando ci siamo documentati per i nostri libri e ci siamo resi conto che la Piazza della Libertà, gli edifici barocchi, i ristoranti eleganti di Cetate, Piazza Traian e Fabric hanno delle storie molto più accattivanti di quanto ci saremmo immaginati, o di cui non abbiamo saputo nulla, perché, in qualche modo, si ha la tendenza di glorificare le città in cui si va per una vacanza e di vedere solo la parte bella delle vacanze passate altrove, ma ci si dimentica di vivere in una bella città, che a suo turno ha una storia, un suo fascino, che, d’altronde, i turisti che vengono nella città notano subito. E abbiamo scoperto i tesori nascosti della città e ci ha uniti un desiderio di far vedere alla gente che questa città, piena di storia, meno conosciuta, non è soltanto una collezione di vestigia asburgiche, ingegneri annoiati, ma una destinazione culturale, un luogo in cui si sono svolti avvenimenti storici importanti, che non sono menzionati nella storia studiata a scuola e di cui dovrebbero saperne di più non solo gli adulti, le persone anziane che hanno vissuto in quei periodi, ma anche i bambini, per capire, infatti, il contesto in cui si è sviluppata Timișoara.”

    Un’iniziativa completamente apolitica, come ci ha assicurati Patricia Lidia: “Noi non facciamo politica, non abbiamo nulla da vendere. Vogliamo semplicemente incontrarci ogni tanto, scrittori e lettori di Timișoara, appassionati di questa città, discutere amichevolmente, senza preziosità, sulle parti di Timișoara che hanno richiamato la nostra attenzione e ascoltare brani dei libri ispirati a queste, letti proprio dagli scrittori che hanno scoperto questi luoghi meravigliosi. Abbiamo cominciato con un gruppo di amici, eravamo 6-8 persone che si incontravano, mentre all’ultimo evento siamo stati più di 35. È stata una sorpresa e ci ha rallegrato molto il fatto che, per la prima volta, abbiamo dovuto farci dare delle sedie dai vicini, perché erano così tante persone che non c’erano più posti. Svolgiamo le nostre attività in due spazi: a Cărturești Mercy nel centro e presso AmPm, un locale di Fabric, e di recente abbiamo avviato un’inedita collaborazione con un negozio di antiquariato di Timișoara, intitolato Queen, che avrà uno scaffale dedicato agli scrittori di Timișoara.”

    Abbiamo chiesto alla nostra interlocutrice che cose interessanti ha scoperto tramite queste letture: “Uno dei libri di base che ho scoperto adesso è quello di Cristian Vicol, “Una breve storia di Timișoara fino al 1716”, che non porta in primo-piano solo dati storici, come nelle lezioni a scuola, ma le abbina a storie e immagini accattivanti e offre una nuova prospettiva sulla storia e sui miti della città. Da questo libro ho saputo che, sebbene a scuola apprendiamo sulla famosa battaglia di Posada del 1330, in cui il re ungherese Carlo Roberto d’Angiò venne sconfitto e costretto a scapare, non ci si dice che lui aveva infatti la residenza a Timișoara, che all’epoca era parte integrante del Regno d’Ungheria e che l’operazione militare in sé era partita da qui.”

    Patricia Lidia è molto fiduciosa nel futuro, in merito alla lettura e agli scrittori di Timişoara, per un motivo che lei stessa ci ha svelato: “Oltre agli scrittori affermati che abbiamo a Timișoara, proviamo a coltivare la passione per la scrittura e per Timișoara anche tra i bambini. Di conseguenza, abbiamo anche piccoli scrittori. Sono molto orgogliosa del contributo che sono riuscita ad avere alla pubblicazione di un libro coordinato dalla professoressa Elena Manolache, che guida una classe meravigliosa presso la Scuola Ginnasiale numero 25 di Timișoara e che ha pubblicato un libro scritto dai bambini: “La vita quotidiana nella lettura”. Quindi, gli scrittori di Timișoara e le generazioni future di scrittori sono garantiti e sono certa che avremo delle sorprese meravigliose in futuro!”

    E visto che le vacanze si stanno avvicinando, non dimentichiamo di leggere!

     

  • I romeni visti da una prospettiva diversa

    I romeni visti da una prospettiva diversa

    Le tradizioni, i costumi e l’ospitalità dei romeni impressionano i visitatori stranieri, come anche le favolose zone pittoresche della Romania che attendono di essere scoperte. Di recente, è stato pubblicato un libro, prima in francese, e, dopo qualche anno, anche in romeno, in cui l’esperienza di Christine Colonna-Cesari, scrittrice francese stabilitasi in Romania, porta i lettori ad avere una conoscenza approfondita sul nostro Paese. “Ils sont fous ces roumains! L’Eldorado Roumain! – Mare de tot!”, oppure “Sono matti sti romeni! L’Eldorado romeno”, è il libro di cui abbiamo chiacchierato con l’autrice stessa. Si sa già anche a livello internazionale che la Romania è stata un Paese di rimpatrio per molti europei nel periodo tra le due guerre. Com’è vista dagli stranieri che decidono di stabilirsi qui, ce lo ha raccontato Christine Colonna-Cesari, stabilitasi nel nostro Paese dal 2018, l’anno in cui è andata in pensione: “Nel 2018 ho deciso di lasciare la Francia e di venire a vivere in Romania nel momento in cui mi sono pensionata, perché era un Paese con una cultura che apprezzavo e conoscevo da molto tempo. Avevo l’intenzione di continuare la mia vita di scrittrice e di editrice di libri in Francia e in Romania, perché ho dei libri venduti in Francia e da un po’ di tempo intendevo realizzare un bell’album in cui far vedere le bellezze della Romania, che è ancora poco conosciuta in Francia, dove continuano a persistere alcuni cliché stupidi, perciò ho scritto questo libro nel 2019, e poi sono riuscita a pubblicarlo anche in romeno.”

    Che cosa desta sorpresa per uno straniero quando arriva a Bucarest? “E’ sorprendente, in primo luogo. La prima cosa è che la segnaletica è completamente diversa da quella esistente in Francia. Perciò smarriamo spesso la strada. Non ci sono da nessuna parte nomi e numeri scritti con caratteri grandi. Noto però che per i romeni non è un problema. Sono abituati. Un’altra cosa che sorprende sono alcuni dettagli che fanno la differenza. Può sembrare un dettaglio. Si tratta del resto che il cliente deve ricevere quando fa degli acquisti. Se il venditore non ha monete per dare il resto, gli sembra normale non farlo. Confesso che in Francia non esiste una cosa del genere. Ad esempio, se vuoi comprare qualcosa e ti manca una parte delle monete che dovresti dare, al mercato, oppure i commercianti non ce le hanno, le monete non vengono date e tutto sembra normale. In Francia non accade una cosa del genere. La prima volta che mi è capitato di vedere che non mi davano il resto l’ho chiesto e il venditore mi è sembrato scocciato. Quindi mi ci è voluto un po’ di tempo per rendermi conto che fa parte dei costumi. Un altro aspetto è la gestione dello spazio e del tempo dei romeni, che è molto diversa da quella dei francesi. Qui, viviamo molto di più fuori dal tempo, quindi gli impegni presi, varie programmazioni, ore, giorni cambiano sempre all’ultimo minuto. E per i francesi, che non sono abituati a questo, è molto destabilizzante e irritante, ma arriviamo ad abituarci e ad accettare che qui succede così.”

    Tuttavia, una volta abituata a questi aspetti, la nostra interlocutrice non cessa di essere affascinata dal nostro Paese, per cui ha aggiunto: “Dopo, è molto facile adattarsi. Parlo l’inglese e i romeni lo parlano molto bene anche loro e ciò mi ha aiutato moltissimo. Poi sono brave persone, accoglienti. Non esiste la violenza sociale che c’è in Francia, quindi non ho avuto problemi ad adattarmi qui. Vorrei che le persone si ricordassero quello che ho cercato di trasmettere con questo libro: le profondità dell’anima romena, della sensibilità e della creatività romena. I romeni, per me, sono più propensi verso la spiritualità rispetto ai francesi. Sono anche un popolo molto artistico. Qui vediamo molti più colori che in Francia. Esiste un rapporto con la natura, con i fiori, i romeni hanno un rapporto fantastico con i fiori. Mi sorprende sempre imbattermi sulla strada in uomini con grossi mazzi di fiori, questo non succede quasi mai in Francia. Sono anche un popolo garbato, trovo nella vita quotidiana dei piccoli dettagli che potrebbero sembrare insignificanti, ma quando arrivi dalla Francia, ti rendi conto che le persone non ti spingono nella metropolitana, sulla strada, come accade in Francia. Gli spazi pubblici sono puliti, il che non è per niente così soprattutto a Parigi. Qui è come se tornassi nella Francia degli anni 60, quando c’erano una gentilezza, una qualità della vita, un rispetto e una civiltà che è andata persa in Francia, ma che ho ritrovato qui.”

    Abbiamo chiesto a Christine Colonna-Cesari come hanno accolto i lettori francofoni questo libro? “Con tanta meraviglia ed entusiasmo. Tutti mi dicono: non avremmo mai immaginato che la Romania fosse così. Grazie di averci fatto vedere la Romania da questa prospettiva. In generale, c’è molto entusiasmo, molta sorpresa e tanti complimenti. Vogliono venire e condividere le stesse esperienze, il che li ha anche determinati a venire qui e a scoprire. In più, ho degli amici francesi che mi hanno detto direttamente che sto parlando della Francia degli anni 60 in cui c’era ancora questo rispetto, questo modo di vivere mite e poi, se volete, tutti questi sono dettagli della vita quotidiana. Ma questo libro è molto più profondo. Sono una persona che osserva molto, pensa molto a quello che sta accadendo, alla storia. La gente dell’Europa Occidentale non si rende conto di quello che è l’Europa dell’Est e quali sono i suoi valori. Non si rende conto, quindi giudica in base ai propri criteri, e io vorrei far sì che questi valori superassero i confini, per far vedere alle persone quali sono le basi della cultura umana degli ultimi secoli.”

    Al di là delle esperienze romene dell’autrice, il libro contiene anche una seconda parte, dei reportage con fotografie bellissime, 220 foto che documentano incontri con persone eccezionali che fanno delle cose eccezionali.

  • “Sicurezza per le persone – Protezione per gli orsi”, alle Terme di Tuşnad

    “Sicurezza per le persone – Protezione per gli orsi”, alle Terme di Tuşnad

    La località Le Terme di Tușnad (Băile Tușnad) mira a diventare la prima città bear smart in Romania e un modello per tutta l’Europa. Perciò, nel mese di maggio è stato lanciato un nuovo progetto per migliorare il rapporto uomo-orso. In tal senso, nell’ambito del Progetto Pilota “Sicurezza per le persone – Protezione per gli orsi” sono stati acquistati e installati 16 contenitori anti-orso per la spazzatura. Cristian-Remus Papp, Coordinatore del Dipartimento per la Fauna Selvatica, WWF-Romania (World Wide Fund for Nature), ci racconta da dove è nata l’idea di questo progetto: “Stiamo parlando di una comunità che si trova proprio su un corridoio ecologico che viene utilizzato dagli orsi soprattutto per spostarsi, motivo per cui ci sono parecchie interazioni. E sappiamo benissimo che si tratta di un’area storicamente abituata alla presenza dell’orso, ma il numero dei danni è aumentato parecchio negli ultimi anni. Per questo motivo abbiamo concentrato la nostra attenzione su quest’area e vogliamo dimostrare che applicando misure concertate, con il pieno coinvolgimento delle parti interessate, possiamo ridurre il livello di questi conflitti e cercare di moltiplicare le soluzioni anche in altre comunità.”

    Imecs Istvan, ecologista, coordinatore della squadra del progetto alle Terme di Tuşnad, ha aggiunto quali novità sono emerse nella gestione del rapporto uomo-orso: “Una prima novità è che siamo riusciti ad attaccare un collare GPS a un orso che è ancora visibile in questi giorni sulla strada che porta al lago di Sant’Anna. È una femmina di 4 anni e ci siamo prefissi di poter seguire i suoi movimenti di notte o al mattino per vedere dove va, come influisce sulla presenza delle persone e per osservare il suo atteggiamento nei confronti degli umani. E studiare un po’ anche l’effetto dei turisti sull’esemplare. Parallelamente a questa attività, siamo riusciti a entrare in contatto con un’azienda slovacca, che ha prodotto vari tipi di contenitori anti-orso per la spazzatura. Un rappresentante del Parco Nazionale dei Tatra ha partecipato alla nostra conferenza dell’anno scorso, “Tuşnad Ecobear Fest”, una conferenza tematica, e durante la conferenza il rappresentante ci ha mostrato che questi contenitori vengono utilizzati nel Parco Nazionale dei Tatra e nelle aree attorno al parco. Ci siamo proposti di acquistarne alcuni tipi per la città di Tuşnad e di recente abbiamo capito che siamo i primi nel Paese a testare questi modelli. È una situazione interessante perché gli orsi potrebbero insegnarci come usare i bidoni della spazzatura al livello di una destinazione turistica.”

    Cristian-Remus Papp, Coordinatore del Dipartimento per la Fauna Selvatica, WWF-Romania (World Wide Fund for Nature), ha aggiunto: “Finora i risultati sono abbastanza promettenti. Se nel 2021 si sono registrati oltre 40 danni a livello comunitario, l’anno scorso è stato possibile ridurre a zero questi conflitti. La situazione si è ripetuta anche quest’anno, non è stato registrato alcun conflitto. Se facciamo riferimento alle statistiche, nel 2021 sono state registrate oltre 220 chiamate e l’anno scorso solo 8. Siamo riusciti a intervenire in tempo, anche attraverso un migliore monitoraggio degli orsi problematici e della loro posizione. La squadra d’intervento è stata appoggiata. D’altra parte, stiamo cercando di trovare altri componenti. Certo, è necessario investire in questa parte di monitoraggio degli orsi che potrebbero creare problemi, ma allo stesso tempo collaborare anche con la comunità. In tal senso, siamo riusciti ad acquistare una serie di contenitori anti-orso per la spazzatura, prodotti in Slovacchia, che sono stati testati lì e funzionano. È importante vedere come funzionano nel contesto delle Terme di Tuşnad, è chiaro che sono necessari anche altri modelli, fino a raggiungere quello stato in cui tutte le persone usano adeguatamente questi contenitori e gli orsi sono, dopo tutto, scoraggiati dall’entrare a cercare cibo dentro.”

    Nonostante l’utilizzo di questi contenitori sia semplice e intuitivo, gli specialisti coinvolti nel progetto hanno voluto assicurarsi che le istruzioni per l’uso fossero comprese da tutti. Perciò hanno preparato una serie di istruzioni dettagliate per chi li utilizzerà, gente del posto e turisti. Imecs Istvan, ecologista, coordinatore della squadra del progetto alle Terme di Tuşnad, ha precisato: “Quello che sappiamo per certo è che, se i rifiuti sono ben chiusi, gli orsi non riusciranno a raggiungere. Quello che non sappiamo è se la popolazione li utilizzerà come previsto o accetterà questo cambiamento, perché i cambiamenti sono molto difficili da accettare. Ed è per questo che ne abbiamo presi solo alcuni pezzi, per vedere se le persone li usano correttamente e, in tal caso, ci siamo proposti di cambiare l’intera gestione dei rifiuti nella località. Crediamo che se sono stati efficaci in un parco nazionale, saranno adatti anche per noi, ma dobbiamo dare il tempo alle persone di familiarizzarsi con il loro utilizzo e poi speriamo di avere buoni risultati.”

    Altri tre collari dovranno essere applicati ad altri esemplari di orso, e Imecs Istvan ci assicura che da settembre non c’è stato nemmeno un Ro-Alert in città, anche se la cittadina si trova in una zona boscosa.

    È una buona occasione per comprendere e trasmettere al pubblico le sfide della convivenza uomo-orso e le modalità con cui le parti interessate si preoccupano di superarle.

     

  • L’olimpiade dei sorrisi nei villaggi

    L’olimpiade dei sorrisi nei villaggi

    Siamo abituati a rallegrarci e a essere orgogliosi dei successi dei nostri olimpici. Gli adolescenti romeni sembrano molto abili nel vincere medaglie alle olimpiadi di matematica, fisica, chimica e informatica nel Paese e all’estero, il che è davvero gratificante. Nel nostro programma di oggi, invece, parleremo di un progetto intitolato “L’olimpiade dei sorrisi”, attraverso il quale l’organizzatrice si propone di portare gioia e normalità nella vita dei bambini dei villaggi, che vivono in condizioni disagiate. Simona Grigoraş Olaru, presidente fondatrice dell’Associazione Topolino TA e dell’Associazione “Oggi bambino, domani adulto”, ci ha raccontato la sua storia e la storia dei suoi progetti: “La storia è forte e ha guidato i miei passi verso tanti altri progetti. Topolino nasce nel 2017, in seguito alla vicenda medica di mio figlio, nato con una malformazione congenita, e da lì le cose hanno assunto un significato diverso nella mia vita. Ufficialmente, dal 2017 mi occupo di bambini con difficoltà mediche e sociali e anche dei casi più particolari dei villaggi, dove non si arriva molto spesso, tranne a Natale o a Pasqua. E ci vado sempre, perché negli anni ho scoperto tanti casi di bambini soli, cresciuti solo dai nonni, o solo dai fratelli più grandi. E in qualche modo, man mano, molte cose hanno assunto un significato diverso nella mia vita e ho una motivazione più forte con ogni caso che incontro.”

    Inoltre, la storia personale di vita l’ha preparata ad affrontare le sfide ed è così che è nato il progetto “L’olimpiade dei sorrisi nei villaggi”, di cui ci ha parlato Simona Grigoraş Olaru: “È un progetto a cui tengo molto, l’ho avviato nel 2018, ho iniziato nella località di Dor Mărunt, in provincia di Călăraşi, dove con la direttrice della scuola di Dor Mărunt abbiamo riunito bambini con situazioni sociali più particolari provenienti da famiglie monoparentali, ad alto rischio di abbandono scolastico, bambini con patologie. E abbiamo pensato a come far ridere questi bambini con un destino forse un po’ più triste degli altri, a farli avere bei ricordi e degli esempi di vita, di modo che possano dire di voler diventare anche loro così quando saranno più grandi. E partendo da quest’idea di portare sorrisi dove c’è tristezza, abbiamo creato il concetto di “olimpiade dei sorrisi”, dove facciamo tantissime attività, a partire dall’educazione e dalla consapevolezza sull’alimentazione, sezioni in cui insegniamo a questi bambini dei villaggi perché fa bene mangiare cibo più pulito e non solo biscotti e succhi, cercare di non mangiare solo dolci, ma anche un peperone sano dall’orto, un formaggio di mucca o di capra, a seconda degli animali che hanno nei dintorni. Al di là di questo aspetto educativo, siamo andati in un’area giochi, perché “L’olimpiade dei sorrisi” significa giocare molto e abbiamo avviato tutti i tipi di giochi di squadra, perché mi interessa la coesione tra di loro. Alla fine, di solito, finiamo con un picnic, sul campo sportivo o sull’erba, e lì ci sediamo e raccontiamo storie. Parliamo di ciò che ognuno ha a casa: una nonna, un cucciolo, un gatto, una sorella.”

    Abbiamo saputo che i partecipanti fanno gare di puzzle, collegano punti su un foglio di carta scoprendo indizi di altri giochi, oppure partecipano all’aperto a prove a staffetta ingegnosamente progettate. La ricompensa per tutto questo è rappresentata, poi, da cibi che loro, in generale, vedono solo nelle foto e da prodotti d’igiene. Simona Grigoraş Olaru ha accennato anche ad un altro progetto: “Il primo giugno ci recheremo all’Insediamento “Madre e Figlio” di Giurgiu, che tutela madri e figli sottratti alla violenza domestica. Si tratta di un insediamento parrocchiale, I Santi Michele e Gabriele, a circa 5 km dalla città di Giurgiu, dove vivono madri e bambini tutelati proprio per garantire loro un transito verso la tranquillità e la protezione. Il 1° giugno, andiamo a ridere tanto, a giocare e a portare loro le cose di cui hanno bisogno: cibo, vestiti, giocattoli, giochi, mobili”.

    E come un’esortazione a tutti noi, Simona Grigoraş Olaru, presidente fondatrice dell’Associazione Topolino TA e dell’Associazione “Oggi bambino, domani adulto”, ha aggiunto: “Non dimentichiamo mai da dove siamo partiti e restiamo buoni, perché non si sa mai in che direzione ci porterà la vita. Nel corso della mia vita e del mio viaggio, questo è ciò che ho imparato! Ho molti progetti che hanno tanto bisogno di sostegno, attraverso volontari, attraverso partenariati, perché è così semplice cambiare in meglio la realtà intorno a noi, dobbiamo solo volerlo.”

    Suggerimenti ai quali non c’è più nulla da aggiungere!

  • I preziosi custodi del folklore della Dobrugea

    I preziosi custodi del folklore della Dobrugea

    L’ensemble “Dobrogeanca” della Casa della Cultura di Sulina è stato fondato nel 2010 ed è composto da giovani amanti del folklore che con molta energia ed entusiasmo mettono in risalto le danze popolari della Dobrugea, ma anche di altre zone del Paese. Con passi veloci e precisi, con una coreografia versatile, questo ensemble riempie di gioia il cuore degli spettatori, perché esprime salute e vivacità, ma anche apprezzamento per i valori tradizionali, cosa sempre più rara tra le giovani generazioni. C’è ancora più allegria nel vedere giovani uomini e donne tra i 13 e i 19 anni che sono felici di sviluppare le proprie capacità in questo modo.

    Florentina Dunaev, referente culturale presso la Casa della Cultura di Sulina, ci ha parlato dei ragazzi che compongono l’ensemble “Dobrogeanca”: “I ragazzi collaborano con la Casa della Cultura dall’età di 3-4 anni, si inizia con piccoli balli, più leggeri, con giochetti, e a poco a poco si arriva all’ensemble più grande, “Dobrogeanca”. Qui le coreografie sono un po’ più difficili. Le coreografie sono realizzate dal maestro coreografo Roman Jora, io sono la coordinatore e facciamo tutto il possibile per dimostrare che anche a Sulina si può fare cultura. In autunno ci sarà un festival internazionale e speriamo di partecipare anche noi.”

    Pioara Andreea Maria ha 19 anni e ha condiviso con noi la sua storia: “Faccio parte di questo ensemble da circa 7 anni. Sono membro dell’ensemble “Dobrogeanca” della Casa della Cultura da molto tempo, credo da più di 10 anni. E cosa significa? Tutto, onestamente, la musica, la danza, è così che ci esprimiamo, ci liberiamo da tutto lo stress. È piuttosto complicato, ma lavoriamo molto e cerchiamo di correggerci ogni giorno. Ci impegniamo molto, è quello che ci piace, è quello che facciamo. Nelle gare e negli spettacoli, a volte, siamo piuttosto emozionati, ma siamo molto sicuri di noi stessi, cioè sappiamo di esserci preparati, diamo il massimo e cerchiamo di puntare più in alto possibile.”

    Serbov Alexandru Mihail ha 15 anni e balla con passione in questo ensemble: “Faccio parte di questo ensemble da circa 5 anni. Collaboro con la Casa della Cultura di Sulina da molto tempo, da più di 10 anni. Per me ballare è una passione e significa tutto. Inoltre, nelle competizioni immagino che tutti proviamo emozioni. Ma una volta che inizia la musica, ti liberi di tutte le emozioni e sei nel tuo mondo.”

    Alla domanda su cosa vogliono fare in futuro, questi giovani appassionati ci hanno detto che non possono immaginare la loro vita futura senza la danza: Serbov Alexandru Mihail: “Qualunque cosa faccia in futuro, la danza rimarrà sempre una parte di me e ovunque vada voglio cercare di ballare.”

    Pioara Andreea Maria: “Attualmente frequento l’università, sto studiando all’Accademia Navale, ma come ha detto il mio collega, il mio partner in questo ensemble, ballerò indipendentemente dall’età che avrò, voglio che la danza rimanga una parte di me.”

    E poiché è noto che le ragazze sono più spesso interessate alla danza rispetto ai ragazzi, abbiamo chiesto ai giovani ballerini come mai abbiano scelto di ballare e non di “andare in palestra”, una cosa di cui i giovani di oggi sono molto orgogliosi: Serbov Alexandru Mihail: “Mi piace essere attivo, mi piace molto muovermi, e nella danza mi sono ritrovato, mi ha acceso una fiamma nel cuore.”

    Mentre Pioara Andreea Maria ha aggiunto: “Possiamo dire che è un altro tipo di sport, ancora più divertente, orientato alla squadra e armonioso.”

    L’ensemble è diventato, grazie al talento e alla perseveranza dei partecipanti, un nome noto attraverso la partecipazione a vari festival folcloristici. L’obiettivo principale del gruppo è la promozione delle danze tradizionali, essendo i giovani artisti amanti della bellezza e dell’armonia. Nel corso degli anni, attraverso la bellezza e la vivacità delle danze, attraverso la particolare presenza scenica, l’ensemble è stato invitato a spettacoli e festival del Paese dove ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. I più importanti sono: il Trofeo del Festival Nazionale delle Minoranze al Festival “Le feste del Delta” (Sulina, 2017); il primo premio, alla sezione danza etnica del Festival “Lină Chiralină” (Brăila, 2018); il premio al miglior spettacolo musicale coreografico al Festival “Le feste del Delta” (Sulina, 2019). Per quanto riguarda i progetti futuri, fino al Festival Internazionale dell’autunno, abbiamo saputo che ci sono già due partecipazioni certe: a maggio alla Festa dello Sgombro di Maliuc e a giugno, al Festival Concorso delle Minoranze Nazionali, Le Feste del Delta a Sulina. Ma appaiono sempre nuovi inviti a partecipare a diversi eventi e i nostri giovani non esitano ad accettarli!

  • Le forme delle bottiglie di vino

    Le forme delle bottiglie di vino

    Un romeno consuma in media 2,5 bottiglie di vino al mese, ovvero 23,5 litri all’anno. Le cifre sono relativamente stabili negli ultimi anni, in crescita rispetto al 2015-2017, come indicano i calcoli dell’Organizzazione Internazionale del Vino. La Romania si piazza al 13/o posto nel mondo dal punto di vista del consumo di vino pro capite, con poco più di 23 litri all’anno, 30 bottiglie all’anno, 2,5 al mese. In testa alla classifica, a grande distanza dagli altri Paesi, c’è il Portogallo, produttore e consumatore importante, con 52 litri a testa all’anno (6 bottiglie al mese). Ai seguenti posti si piazzano la Francia e l’Italia, dove esiste una vera e propria cultura del vino. In Francia, quasi non esiste pranzo o cena senza un bicchiere di vino.

    In Romania ci sono grandi differenze tra urbano e rurale. Negli ambienti rurali sono preferite altre bevande, oppure il vino prodotto in casa. Tuttavia, per i consumatori di vino imbottigliato, la forma e il colore delle bottiglie hanno un significato speciale, come ci ha raccontato George Ignat, conosciuto nel mondo degli specialisti con il soprannome di George Wine, docente presso la Scuola Superiore di Sommelier, filiale di Romania, membro dell’Associazione Wine Lover Romania: Nel momento in cui siamo al ristorante oppure, meglio, al reparto vini di un negozio, siamo circondati da una molteplicità di bottiglie, di diversi colori, con etichette che ci incantano la vista. Dal punto di vista coloristico, le bottiglie coprono una gamma variegata. Le più comuni sono quelle bianche o trasparenti, utilizzate il più delle volte per i vini bianchi e rosé, quelle marroni, usate soprattutto per i vini rossi e quelle verdi, in cui vengono imbottigliati sia vini bianchi, che vini rossi. Di recente, per motivi di marketing, si usano per il vino anche bottiglie blu o di altri colori non-convenzionali. Dal punto di vista della dimensione, le cose diventano ancora più interessanti. La dimensione standard è di 750ml oppure 75cl. Cercherò di elencare i principali tipi di bottiglie con una capacità atipica e dirò qualcosa su ognuna di esse. Abbiamo una bottiglia più piccola. Infatti, ce ne sono di più, però voglio menzionare solo quella da 375ml, quindi la metà della quantità standard utilizzata per i vini dolci da dessert della regione Soter. Perché? Mentre per i vini normali il rendimento è del 65%, per questi vini dolci, a causa dei metodi di ottenimento, il rendimento è del 12%, la produzione è più ridotta, ed è per questo che è stato adottato questo tipo di bottiglia. La bottiglia standard, come ho già detto è di 750ml, ma normalmente ha un contenuto di 770ml a causa del tappo e dello spazio di ossigeno tra il liquido e il tappo.”

    George Ignat ha attirato la nostra attenzione anche sulle dimensioni di altre bottiglie atipiche: “Segue la bottiglia da 1,5 litri, che è la più utilizzata. Ricordate che ogni volta abbiamo un molteplice di 750ml in questa scala della misura delle bottiglie. Segue la bottiglia da 2,25 litri, l’equivalente di tre bottiglie standard, chiamata di solito Marie Jeanne, quella da 3 litri, Jeroboam, la bottiglia da 4,5 litri, Reoboam, quella da 6 litri, Matusalem, la bottiglia da 9 litri, Salmanazar, quella da 12 litri, Balhtazar, la bottiglia da 15 litri, che equivale a venti bottiglie standard, detta anche Nabuccodonosor. Per memorizzare l’ordine di queste bottiglie, le più importanti, viene proposta una procedura mnemotecnica. Pensate a Abracadabra, abbiamo ma-je-ma-sal-ba-na: ma di Magnum, je di Jeroboam, re di Reoboam, ma di Matusalem, sal di Salmanazar, ba di Balthazar, na di Nabuccodonosor.”

    Anche la forma delle bottiglie ha un significato, come ci ha detto sempre George Ignat: Dal punto di vista della forma, abbiamo tre standard. La prima è la bottiglia borgogna detta anche Bourguignon, destinata ai vini di Borgogna, che compare alla fine del 17/o secolo. Ha il collo molto fine e il corpo leggermente conico. Nella parte superiore ha un anello che l’artigiano che fabbrica la bottiglia aggiunge. La bottiglia Bourguignon è il modello di bottiglia francese per eccellenza. Quasi tutti i vini Chardonnay del mondo vengono imbottigliati in bottiglie di questo tipo. Con la bottiglia bordolese, torniamo nuovamente in una zona famosa produttrice di vini francesi. È abbastanza alta, ha il collo relativamente sottile, perché i tappi di sughero avevano un diametro molto più piccolo agli inizi: 18 millimetri, anziché i 24 di oggi, le spalle sporgenti e il corpo conico. Le spalle erano concepite appositamente per aiutare a decantare il vino. La bottiglia alsaziana fine, elegante, detta anche Flute d’Alsace, è la più alta delle bottiglie. È protetta per legge dagli anni 55. EE’ riservata esclusivamente ai vini dell’Alsazia. Diverse zone in Francia hanno le proprie bottiglie. Vi faccio un esempio: in Provenza, la Casa Haute, oggi famosa per aver creato il proprio modello di bottiglia, adottato da molti produttori di rosé di Provenza, questo modello a forma di anfora è stato brevettato nel 23.

    Anche se esistono infatti centinaia di tipi di bottiglie di vino, la maggior parte dei produttori di vino usano ancora oggi queste tre forme estremamente familiari: la bottiglia riesling (alsaziana), quella bordolese e quella borgogna, tutte si ritrovano sugli scaffali dei negozi. Ma non dimenticate, consumare vino con moderazione, a prescindere dalla forma e dalla misura della bottiglia!

  • In volo, è tutto diverso

    In volo, è tutto diverso

    Il volo più lungo è stato verso e dalla Corea, un volo di 40 ore andata e ritorno, per un trasporto di equipaggiamenti medici. Un volo che l’ha fatta pensare è stato uno, con il massimo di visibilità, sopra il deserto di Sahara. Parliamo della tenente comandante Simona Maierean: la prima donna in Romania ad aver volato con un aereo supersonico; la prima donna in Europa ad aver ottenuto la certificazione di pilota comandate di aeronave del Gruppo di Trasporto Aereo Strategico della SAC (Strategic Aircraft Capability), nell’ambito dell’Unità Multinazionale di Trasporto Strategico della NATO, della Base Aerea di Papa in Ungheria. Tutta una serie di prime che hanno avuto come punto di partenza il sogno di una giovane che, fino a frequentare i corsi dell’Accademia delle Forze Aeree non aveva volato nemmeno con un aereo di trasporto passeggeri. La tenente comandante Simona Maierean ci ha parlato degli inizi della sua carriera: “Sono entrata nel sistema militare 20 anni fa, anzi di più. Volevo tanto volare e allora ho cercato una variante a portata di mano, per così dire, poiché è molto meno cara, da una parte, e d’altra parte è del tutto diverso volare un aereo da caccia o un aereo militare in generale, rispetto a un aereo di linea. Questo mi ha spinto a cercare soluzioni per far avverare questo mio sogno.”

    La tenente comandante Simona Maierean ha detto a Radio Romania che l’addestramento ti aiuta a non sentire la paura: “Nell’aviazione sentirete parlare di farsi nella mente “immaginarsi un video del volo”, ovvero immaginarselo non so quante volte prima di metterlo in atto. Così fanno anche i piloti acrobatici, è una cosa normale. Hai un piano, di non salire a bordo dell’aereo senza un piano di riserva. Hai il piano pronto, lo applichi, hai un back-up plan e così via, non hai tempo per pensarci troppo, diciamo, fra virgolette.”

    Il 13 marzo 2009, Simona Maierean ha pilotato un MiG-21 LanceR. La prima donna in Romania ad aver volato un aereo supersonico ci ha offerto particolari: “Se fai una svolta troppo stretta a un’inclinazione molto grande, ad alta velocità, puoi arrivare ad accelerazioni abbastanza grandi, non c’è bisogno di volare un supersonico per farlo. Nel supersonico rompi la soglia sonica, ma non è qualcosa che senti a livello del corpo, non si sente come un’accelerazione gravitazionale in più. La senti piuttosto al livello dell’apparecchiatura. Almeno questo vale per il MIG 21, non so com’è con l’F16, quindi parlo dai ricordi. Quando si passa dal subsonico al supersonico, attraversando la fase trans-sonica, c’è un momento in cui l’apparecchiatura può indicare dati erronei, per un breve periodo, a causa delle onde che si formano e delle pressioni e così via. Ma non è così impegnativo per il corpo. Comunque il volo con un aereo da caccia è impegnativo di per sé. Pensate che a ogni uscita si vola per un’ora o due, dipende dal raggio di ogni aereo, mentre gli aerei di trasporto fanno voli di diverse ore, 4, 5, 6, 10. Nessuno potrebbe volare per 10 ore consecutive con un aereo da caccia, perché è tutt’un’altra cosa.”

    Dal 2012 non vola più i MIG, è passata agli Spartan di trasporto militare. Com’è stato il passaggio? “Non devi ricominciare da zero, perché hai già alcune nozioni di aviazione, invece si tratta del volo in equipaggio e allora tutta questa comunicazione, così come anche il cosiddetto “crew resourse management”, com’è definito nel linguaggio specialistico, la gestione dell’equipaggio, è, infatti l’elemento di novità, perché l’aereo uno lo impara. Si fa il passaggio a un’altra categoria di aereo, si impara a volare il rispettivo aereo. Questo va fatto, però la gestione dell’equipaggio è un’arte. Devi sapere anche ascoltare ordini e ubbidire, non solo darli.  Sono stata comandante, sono stata anche trainer su un C17 Globemaster, nell’ambito del Distaccamento di Papa, dell’aviazione di trasporto strategico, sono rientrata nel Paese e sto riprendendo le cose. Sono copilota su un aereo Spartan e mi sto preparando per fare il comandante. Come dicevo prima, non si può portare a termine una missione di ogni tipo, senza le persone. E allora conta molto come riesci a mantenere l’equilibrio tra avere una missione di successo e anche avere intorno persone contente, con un mindset corretto: che ti aiutino e che le cose si svolgano in condizioni di sicurezza.”

    Lavorando così tanto con piloti stranieri, la tenente comandante Simona Maierean ha potuto raccontarci quali sono le sfide dei piloti romeni: “C’è stato un periodo in cui c’erano pochissime ore di volo, per tutte le categorie. Soprattutto i più giovani, che avevano appena finito gli studi, volavano poco. Le cose sono cambiate, soprattutto dopo il 2014. E le differenze sono cominciate a farsi vedere. Le ore di volo sono state più numerose e si è visto il cambiamento per quanto riguarda il modo in cui ci percepivano dall’estero, perché facevamo delle cose straordinarie con il poco che avevamo a disposizione. Ma facevamo sforzi per tenere il passo con qualcuno che aveva già alle spalle migliaia di ore di volo. Ricordo che io stessa, quando ho fatto il passaggio al C-17, negli Stati Uniti, avevo volato solo 10 ore quell’anno, mentre il mio partner di addestramento, perché c’erano gruppi di due persone, era un olandese che aveva volato per 700 ore. Sono stati 4 mesi in cui ho imparato 12 ore al giorno per poter arrivare a un certo livello. Ce l’ho fatta, ma è stato uno sforzo costante!”

    Sebbene abbia volato in tutto il mondo, la tenente comandante Simona Maierean afferma che niente si può paragonare alla sensazione che ha quando atterra a casa.

  • Fiere d’aprile

    Fiere d’aprile

    Che abbiano o meno a che fare con le feste pasquali o che siano solo effetto del bel tempo che invita a socializzare all’aperto, nel mese di aprile si organizzano varie fiere in tutto il Paese. Nel nostro programma di oggi, vi invitiamo a fermarci in alcune di esse e goderci i loro sapori. Il primo weekend di aprile ha debuttato con Fashing – la Festa delle crepe di Prejmer, evento giunto alla 17/a edizione, che ha superato ufficialmente quest’anno i confini della provincia di Braşov, essendo inserita, per la prima volta nell’offerta di alcune agenzie turistiche. Oltre alla principale attrattiva, che resta la mostra di crepe in vendita, i turisti hanno potuto assistere alla carovana fashing, una tradizione che ha il ruolo di allontanare gli spiriti malvagi e di portare la primavera.

    Anche a Bucarest si organizzano fiere. Tradizionalmente ad aprile si svolge la “Fiera del Prier” (prier sarebbe la denominazione popolare del mese di aprile). Particolari da Corina Berariu, dell’Associazione Urban Event, che organizza eventi: “E la decima edizione della Fiera del Prier, che organizziamo presso il Museo Nazionale del Contadino Romeno, nel mese di aprile. Vi parteciperanno artigiani popolari di tutto il Paese, artisti, produttori di dolci e collezionisti che vendono oggetti contadini di antiquariato. Presenteranno insieme tutto quello che hanno lavorato di più bello lungo il tempo, con tematica primaverile, ci saranno artisti con quadri raffiguranti fiori, con quadri con fiori pressati, artigiani che dipingono uova, ceramica, marocchineria tradizionale, gioielli, fasce tradizionali per i capelli, giocattoli ricamati oppure di lana infeltrita, icone su legno o vetro, oggetti scolpiti in legno e altri giovani artisti con vari oggetti di decorazione, lavanda, alberi da frutta, talee di rosa, abbiamo un produttore che arriva dalla provincia di Dâmboviţa, con una vasta gamma di piante aromatiche, fiori, alberi, che si possono piantare in questo periodo.”

    Corina Berariu ha aggiunto: “E’ diventata già una tradizione e il Museo Nazionale del Contadino Romeno è un’istituzione molto accogliente. Le persone si sono abituate, aspettano le fiere del week-end. È una fiera di famiglia, dove le persone vengono a passeggiare, a sentirsi bene, a guardare e ad ammirare gli artisti mentre lavorano. Quando c’è bel tempo si fanno anche dimostrazioni, la gente può venire con i bambini a vedere come si realizzano gli oggetti tradizionali. È una fiera dove le persone vengono ad approvvigionarsi con prodotti stagionali, frutta fresca, verdure, confetture, zacusca (una specie di capponata di melanzane, peperoni e cipolla con sugo di pomodoro), sciroppi, a mangiare qualcosa sul posto, dai tradizionali Kürtőskalács, ai langoş, alle crepe, oppure ai prodotti preparati alla Terrazza Tradizionale, in provincia di Dâmboviţa. È un mondo speciale, molto bello, di conoscitori e per chi se ne intende. Sono persone che vengono a chiacchierare e a cercare piccoli tesori. La Pasqua Cattolica è passata, segue la Domenica delle Palme ortodossa, che sarà celebrata sempre con una fiera degli artigiani organizzata presso il Museo Nazionale del Contadino Romeno. In qualche modo, le persone cominciano a entrare nell’atmosfera delle feste, si preparano per la Domenica delle Palme ortodossa, per la Pasqua Ortodossa, appaiono gli artigiani che dipingono uova e le persone vengono per degustare, per ordinare prodotti per le feste pasquali, oppure semplicemente per godersi il bel tempo e incontrare altre belle persone che visitano la fiera.”

    Florentina Dunaev, referente culturale, presso la Casa della Cultura di Sulina, ci ha parlato della Festa dello Sgombro, arrivata già alla settima edizione quest’anno e che si svolgerà a fine aprile: “Il Festival è dedicato alla vita che si svolge sulle rive dei fiumi. L’evento punta sulla migrazione dei banchi di sgombri, a monte del Danubio, verso i luoghi in cui depongono le uova. La vita degli abitanti di queste località è stata influenzata lungo il tempo da questa migrazione, che ha rappresentato un indizio annuo dell’arrivo della primavera, essendo una fonte di cibo, ma anche un motivo di festa per noi, del Delta del Danubio. Si svolge ogni anno in primavera. Quest’anno lo organizziamo nella Domenica delle Palme quando si può mangiare pesce (è permesso a chi ha osservato la Quaresima mangiare pesce in quel giorno, una settimana prima della Pasqua Ortodossa). Allora anche chi mangia di magro può venire alla festa e assaggiare lo sgombro cucinato in diversi modi al festival: alla griglia e marinato. Però ci saranno anche altri piatti a base di pesce, non solo lo sgombro. Ovviamente, lo sgombro sarà il protagonista del festival, come ci piace dire ogni anno.”

    Florentina Dunaev, referente culturale presso la Casa della Cultura di Sulina, ci ha offerto anche altri particolari: “L’evento presuppone il mantenimento e la valorizzazione della gastronomia a base di ricette tradizionali del Delta, la promozione del potenziale turistico del Delta del Danubio, la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni. All’evento parteciperanno anche ensemble e squadre di cuochi del Delta del Danubio. Ci saranno piatti a base di pesce, pesce in scatola, zacusca di pesce, pesce marinato, pesce fritto, alla griglia, probabilmente anche carpa di Prussia e siluro. Ogni stand avrà un’offerta variegata di pesce, e le persone più esigenti, che non mangiano pesce, potranno assaggia un “mititel” alla griglia (polpette cilindriche di carne di manzo spesso mista a carni di maiale e di pecora e aromatizzate con pepe nero, aglio, santoreggia, coriandolo e altre spezie della tradizione locale).

    Tramite queste fiere si cerca di promuovere le usanze tradizionali, in una forma quanto più accessibile alla gente di oggi che ha sempre fretta.

  • Cioccolato con benefici 

    Cioccolato con benefici 

    I creatori del brand “Cioccolato con benefici” si sono prefissi la missione di cambiare il motivo per cui le persone comprano e mangiano cioccolato, dalla gioia di consumare un alimento, a un’esperienza indimenticabile. E poiché, come dichiarano loro stessi, sono appassionati delle cose semplici, hanno scelto di produrre ricette di cioccolato usando chicchi di cacao premium provenienti dall’America del Sud, soprattutto dal Peru, ai quali aggiungono ingredienti prodotti esclusivamente nell’agricoltura biologica, per ottenere un effetto benefico netto per la salute. Constantin Joiţescu, il fondatore del brand “Cioccolato con benefici”, ci ha raccontato: “Il cioccolato con benefici è un cioccolato funzionale, in cui utilizziamo chicchi di cacao puro e che abbiamo arricchito con altri ingredienti prodotti nell’agricoltura biologica, a seconda del beneficio al quale abbiamo pensato quando abbiamo creato ogni ricetta. Ad esempio, abbiamo specialità di cioccolato per la concentrazione e la memoria, per il rilassamento, per un più di energia e anche cioccolato afrodisiaco.”

    Abbiamo saputo dal nostro interlocutore che questa compagnia esiste dal 2014 e che molti anni fa, per una giornata di San Valentino, aveva lanciato un’edizione limitata di cioccolato afrodisiaco, che ha attecchito molto. È stato anche il motivo per cui, un anno fa, quando hanno pensato a una riorganizzazione, hanno deciso che quella potrebbe essere una ricetta innovativa, e, siccome la cartella in cui si lavorava era intitolata “cioccolato con benefici”, questa è diventata, alla fine, anche la denominazione del brand. Constantin Joiţescu, fondatore del brand „Cioccolato con benefici”, ha aggiunto: “Il consumo di cioccolato nero fa bene alla salute, contiene più di 400 sostanze nutrienti. Non è quello che mangiavamo da bambini, perché quello ha più del 60% di latte e zucchero e, infatti, non è molto sano. Il cioccolato nero fatto di chicchi di cacao puro è molto sano, ha più di 400 nutrienti dimostrati. L’Unione Europea raccomanda il consumo di almeno 10 grammi di cioccolato nero al giorno. Noi, praticamente, abbiamo aggiunto altri ingredienti, che sono o afrodisiaci, o per il cervello. Per la concentrazione e la memoria, abbiamo aggiunto dei funghi, praticamente è l’unico cioccolato prodotto in Romania che contiene funghi.”

    Constantin Joiţescu ci ha offerto particolari: “Utilizziamo tre tipi di funghi, Chaga, Cordyceps e Hericium, che sono conosciuti da migliaia di anni per le loro proprietà che migliorano la concentrazione, la memoria, danno uno stato di benessere, contengono antiossidanti e si mescolano molto bene con il cioccolato, ne risulta un prodotto squisito. Il mio gusto preferito è quello per il rilassamento, che contiene Passiflora, Ashwagandha, Rhodiola Rosea, oppure quello al Ginseng Siberiano e Brahmi, che crea uno stato di benessere e ha un sapore meraviglioso. Il nostro cioccolato è una categoria nuova di prodotto, perché non è proprio un cioccolato nero, non ha il gusto tipico del cioccolato nero, ma allo stesso tempo non è neanche il cioccolato al latte che mangiavamo da bambini. Ha un sapore e un gusto speciali. Se li paragoniamo, tutti i tipi hanno gusti completamente diversi e si distinguono tra di loro. Noi abbiamo detto che è il migliore cioccolato al mondo.”

    E poiché “Siamo quello che mangiamo!”, come dice un noto slogan, i creatori del “cioccolato con benefici” mettono al primo posto la salute. Il cliente può godere di un prodotto naturale al 100%, sempre con benefici e di un’esperienza di acquisto online notevole. Abbiamo chiesto a Constantin Joiţescu se ci sono abbastanza clienti educati in modo da voler provare esperienze del genere. Ecco la sua risposta: “Rapportato al numero della popolazione, no. Siamo riusciti a venderlo a oltre 5 mila clienti, in meno di quattro mesi, il che è un ottimo risultato nell’online. Se avete notato, sul sito abbiamo delle review, filmati, tutta una serie di cose e abbiamo cercato di arrivare a quante più persone possibile. L’esperienza culinaria è proprio unica, i benefici sono comprovati, gli ingredienti essendo conosciuti da migliaia di anni per le loro proprietà.”

    Il nostro interlocutore ci ha garantito che, se forse ha esagerato a definire questo cioccolato il migliore al mondo, sicuramente è il migliore prodotto in Romania, almeno per il fatto che non esistono produttori di cioccolato da queste parti.

  • Il piano dei designer romeni

    Il piano dei designer romeni

    Alina Gavrilă ha cominciato a cucire vestiti sin dall’adolescenza. La sua passione si è sviluppata nel tempo e, oggi, la creatrice di moda si propone di sostenere designer romeni debuttanti, tramite il concetto che ha creato: “il piano dei designer romeni”, un piano vero e proprio di un edificio di Bucarest, ma anche un negozio online. Alina Gavrilă, fondatrice del concetto “Il Piano dei Designer romeni” ci ha detto: “Non è stata necessariamente tanto una necessità, quanto una passione, la mia passione sin dall’adolescenza per la creazione di vestiti. Ho cominciato a creare indumenti all’età di 14-15 anni. Praticamente ho seguito la mia passione, il mio hobby dall’adolescenza. L’idea si è materializzata agli inizi degli anni ‘90, quando ho creato un piccolo atelier di creazione e produzione di capi di abbigliamento. Allora producevo le mie proprie creazioni e le vendevo nei negozi partner. Per sfortuna, il mio sogno non si è materializzato per un lungo periodo. Dopo tre anni, sono stata costretta, per motivi finanziari, a chiudere l’affare, ma poiché il mio spirito imprenditoriale e la mia passione per la moda erano rimasti vivi, dopo molti anni sono tornata nel mondo degli affari e ho aperto un negozio, che vende molte creazioni di designer romeni, cioè ho preferito promuovere e sostenere i creatori di moda romeni.”  

    La fondatrice del concept, Alina Gavrilă ci ha spiegato cos’è infatti “Il Piano dei Designer Romeni”: “Il Piano dei Designer Romeni è un’oasi di bellezza, di stile, di eleganza, è il luogo in cui le donne trovano non solo abiti da indossare in varie occasioni, a diversi eventi, ma anche consulenza se desiderano un cambiamento vestimentario, oppure se non sanno cosa sarebbe meglio indossare in certe situazioni, oppure a determinati eventi. È più che un negozio, è un luogo in cui ci si riempie di energia positiva e dal quale si va via non solo con un vestito o un abito, ma con uno stato di benessere, di fiducia, con un atteggiamento positivo.”

    Al di là della ricca offerta dei negozi e dei centri commerciali, “Il Piano dei Designer Romeni” si propone di offrire delle esperienze. Alina Gavrilă: “Ho un negozio fisico, che si trova a Bucarest, vicino alla Piazza Romana, in via Dacia 39, al primo piano. Abbiamo anche un negozio online, etajuldesignerilorromani.com e, in generale, le persone che desiderano visitarci, ci chiamano, ci scrivono un messaggio, poiché gli incontri si fanno su programmazione.”

    Cappotti, vestiti, camice, mantelli, ma anche scarpe e altri accessori si possono trovare sul sito e si possono ordinare. La consegna si fa entro un periodo compreso tra 5 e 15 giorni. Tuttavia, la cosa più stimolante mi è sembrata quella di poter ricorrere a uno stilista per cambiare il proprio stile di vestirsi. Abbiamo chiesto alla nostra interlocutrice come si può fare un cambiamento di stile: “La seduta di cambiamento di stile si fa proprio al negozio e allora tutte le donne che lo desiderano ricevono le informazioni necessarie. A seconda della forma del corpo, delle preferenze sullo stile, ricevono tutte le informazioni necessarie per avere un outfit perfetto, adatto allo stile e al tipo di corpo che hanno.”

    Alina Gavrilă ha scelto di non elencare i designer che espongono le loro creazioni al “Piano dei Designer Romeni”, per paura di non dimenticare qualcuno, però ci ha assicurato: “Sono designer di grande talento, molti a inizio carriera o che cercano di farsi conoscere sul mercato, non sono necessariamente designer molto conosciuti, anche perché questi ultimi non hanno bisogno di essere promossi. Ogni mese organizziamo incontri, che abbiamo chiamato “I Rendez-vous delle donne chic”, proprio nell’idea di aiutare le donne a scegliere uno stile adatto. Offriamo loro consulenza su come abbinare vestiti e scarpe, accessori, su che colori scegliere. Questi incontri sono mensili o bimensili e vengono pubblicati sulla nostra pagina Facebook, dove sono creati questi eventi. Nell’ambito di questi eventi, le signore ci possono visitare e possono incontrare anche altre donne, possono socializzare, si possono sentire bene e passare un pomeriggio piacevole insieme a noi.”

    “Negozio con creazioni vestimentarie, scarpe, borse e gioielli realizzati da designer romeni di talento!” è il messaggio di promozione che compare sulla pagina Facebook del “Piano dei Designer Romeni”, sulla quale vengono pubblicate anche storie degli incontri miracolosi tra le clienti e i vestiti. Veniamo a sapere di donne che qualche volta si sono innamorate a prima vista di un abito, diciamo. Una cosa positiva che abbiamo notato nel modo in cui i capi di abbigliamento vengono presentati è il fatto che si rivolgono a tutti, non solo alle modelle, il che è una cosa molto importante!

  • Il progetto Eco-Sensoriality e i suoi obiettivi

    Il progetto Eco-Sensoriality e i suoi obiettivi

    La primavera è un momento della rigenerazione, della rinascita della natura, per cui non sorprende affatto che un gruppo di artisti e di creatori pluridisciplinari, assieme a un gruppo di allievi abbiano creato l’evento “Eco-Sensoriality. Paths for communities of the future”, partendo dall’idea di costruire insieme delle comunità alternative del futuro.

    L’evento si è svolto contemporaneamente a Petroșani e a Bucarest. A Petroşani, presso l’ex sede dell’associazione Urban Lab, i partecipanti hanno avuto l’occasione di essere parte attiva dell’esperienza immersiva di un’installazione eco-sensoriale che mette in moto tutti i sensi, di partecipare a tutti i momenti performativi e di esplorare l’universo visivo del pianeta tramite la realtà virtuale. Nell’installazione è stato possibile vedere anche i lavori della squadra di robotica della Valle del Jiu, formata da giovani premiati a livello nazionale e internazionale per i loro contributi al campo della robotica.

    In occasione del progetto, si è svolta anche una conferenza a cura delle tre associazioni coinvolte, l’Associazione Macaia (tramite Plastic Art Performance Collective), Urban Lab e Creatorium (Norvegia) intitolata “Riconnessione con la natura” / “Å gjenopprette kontakten med naturen”. L’argomento è stato discusso da molteplici prospettive, a livello locale ed europeo. Sono stati esaminati temi quali la tutela ambientale e l’importanza del coinvolgimento attivo delle comunità, nonché il ruolo della cultura e dell’attivismo in vista della rivalorizzazione di uno spazio, rurale oppure urbano.

    Alina Tofan, direttrice artistica del progetto e performer, ci ha parlato della scelta della città di Petroșani come punto centrale di svolgimento del progetto sia come spazio effettivo di lavoro, sia come punto d’ispirazione nello svolgimento artistico del progetto: “L’estrazione mineraria spaziale tende ad essere una delle tendenze del futuro. Purtroppo, tendiamo a colonizzare anche altri pianeti, nuove forme di vita che stiamo cercando con accanimento. Nel frattempo, la Valle del Jiu rimane il territorio in cui, dopo lo sfruttamento delle risorse, sembra che non sia rimasto più niente, oltre a numerose possibilità di riconnessione con quello che abbiamo ancora: la Natura. Perciò, già da due anni proponiamo dei progetti qui, sulla Valle del Jiu. Stavolta ci fa piacere avere come invitati due artisti stranieri, dalla Norvegia, e credo sia un modo in cui anche noi riscopriamo veramente la natura, le storie delle persone che stanno qua. E l’arte può aprire dei mondi, può portare luce anche laddove ci sono state molte sofferenze e buio”.

    Per Vladislav Calestru (Italia/Norvegia), creatore di esperienze sensoriali / installazione sensoriale, coinvolto nel progetto artistico: “Questo progetto ci connette con la comunità locale, con l’ambiente locale e con l’eredità di questo luogo. Visitare Petrila è stata un’esperienza molto forte, mi ha fatto vivere delle sensazioni molto forti. La storia dell’estrazione mineraria mi ha impressionato molto. Quando sono venuto, avevo dei dubbi e delle domande, come, ad esempio, quanto sia difficile per un essere umano integrarsi in un sistema locale e quanto possa essere difficile questa connessione. E sono molto contento di far parte di questo progetto artistico, che mescola più media nell’idea di ricreare realtà sensoriali diverse. Siamo commossi di vedere il risultato finale e aspettiamo anche altre future collaborazioni con Plastic Art Performance Collective e con l’organizzazione Macaia.”

    “Eco-Sensoriality. Paths for communities of the future” immagina un pianeta non toccato dall’uomo e, di conseguenza, non sfruttato. Un pianeta in cui le specie vegetali, animali, minerali, crescono e si sviluppano fuori dalle conseguenze portate dal riscaldamento globale e dall’inquinamento. L’allieva Dana Codrea, della squadra di robotica partecipante al progetto ha trasmesso: “L’evento presenta l’idea di costruire insieme comunità alternative del futuro. Il progetto rappresenta l’iniziativa di abbinare la creatività e l’immaginazione ai diversi concetti sul legame tra uomo e natura. Per me, il progetto rappresenta l’opportunità di formare connessioni con persone e luoghi nuovi, mentre per la squadra vuol dire nuove connessioni con la comunità e un’opportunità di includere la tecnologia, attraverso modi inusuali, nello sviluppo della nostra comunità.”

    Jørgen J. Jenssen, trainer per workshop eco-comunitari, ci ha parlato della sua esperienza nel progetto: “La bellezza di questo progetto è che posso andare in luoghi in cui si possono realizzare progetti sperimentali molto facilmente. Abbiamo quest’approccio trasversale in cui esploriamo i passati, andando verso tipi di futuro possibili dell’umanità e in connessione con la natura, e come ci trasformano, come siamo ibridi. L’ambiente perfetto per esplorare come si potrebbero trasformare le persone in futuro è, da molte prospettive, Petroşani, perché è legata all’estrazione mineraria. Quindi quale altro posto potrebbe essere più adatto? Le persone hanno lavorato da sempre nel campo dell’estrazione mineraria e probabilmente scaveremo per asteroidi sul Marte, arriveremo nello spazio e continueremo ad occuparci di estrazione mineraria. E ciò perché abbiamo bisogno di risorse. Ma cosa diventeremo quando saremo nello spazio? Questa è la domanda che esploriamo.”

    Possiamo definire il ruolo e la posizione dell’uomo in rapporto all’ambiente, ad altri regni e specie? Ci possiamo immaginare un mondo in cui la narrativa dell’uomo sul mondo non dominasse, ma dialogasse, in armonia con tutte le altre percezioni, affetti e sentimenti non-umani? Ecco alcune domande alle quali sono state cercate risposte nell’ambito di questo progetto.

  • Il Mărţişor. Tradizione, arte o commercio

    Il Mărţişor. Tradizione, arte o commercio

    È passato molto tempo da quando i giovani si legavano intorno al polso fili bianchi e rossi intrecciati in segno dell’amore che sentivano. Nel frattempo, al filo intrecciato sono stati aggiunti diversi ciondoli e la tradizione si è diversificata. La tradizione del “Mărţişor” è inclusa, dal 2017, sulla lista del patrimonio immateriale dell’UNESCO, in seguito alla richiesta congiunta di Romania, Bulgaria, Macedonia e Repubblica di Moldova, Paesi in cui si conserva questa antica festa. A fine febbraio e nei primi giorni di marzo, nelle zone considerate più circolate delle grandi città della Romania, si dà la possibilità ai creatori di ciondoli portafortuna chiamati “mărţişor” di vendere i loro prodotti, che vengono poi offerti alle signore e alle signorine a inizio primavera.

     

    Anche quest’anno, al Museo del Contadino Romeno di Bucarest è stato organizzato il Mercatino del Mărţişor. Abbiamo parlato del tema del mărţişor con diversi creatori e venditori, nel tentativo di vedere quanto sia ancora tradizione, quanto modo di vita e quanto un semplice oggetto commerciale. Dalla provincia di Mehedinţi, da Bârlogeni, è venuto al mercatino organizzato nella capitale Teodore Adrian Negoiţă, che ci ha raccontato: “Mărţişor sotto forma di cucchiai in miniatura, con motivi popolari romeni e con una parola in romeno, perché è molto bello ricordarci la nostra lingua prima delle altre lingue che parliamo. Parliamo il romeno e ho pensato che un bel ricordo per il mărţişor potessero essere i motivi tradizionali accompagnati da una parola in romeno. Un secondo modello che abbiamo portato sono le scarpe tradizionali, le opincuţe, sempre in miniatura, con una parola romena e con vari modi in cui si possono attaccare. Sono fatti a mano libera, tutto è prodotto manualmente e alla fine si imballa in una bustina, pronta per essere regalata. Il terzo modello che abbiamo avuto sono state le croci con messaggini, in cui c’è la denominazione della croce, una spiegazione della stessa, in pratica un’iniziazione nell’arte tradizionale romena e nella cultura del villaggio.”

     

    Teodore Adrian Negoiţă ci ha parlato di come si assume il ruolo di mantenitore della tradizione: “La tradizione e il suo mantenimento spetta a noi, perciò ognuno deve fare quello che si deve, cioè il gesto corretto di tornare alle origini. Ad esempio, i miei mărţişor non hanno alcun sistema per attaccarli, così si facevano. Anche alcuni clienti più anziani dicono: “la nonna li faceva così! Venivano cuciti sugli abiti, oppure erano attaccati al polso. Questi sono i mărţişor tradizionali.”

     

    Panaitescu Ioana, rappresentante del marchio Pasărea Măiastră Design, ci ha parlato invece della diversificazione dei modelli: “Sono venuta alla fiera per esporre le mie creazioni, la nuova collazione, ispirata in gran parte dalla cultura giapponese. Abbiamo delle spille ispirate alle bambole tradizionali giapponesi, le cosiddette Kokeshi. Quelle sono di legno, queste di porcellana, per dare un tocco personale. Sono di porcellana, dipinte a 1220 gradi, manualmente, hanno dettagli di oro e platino. Il processo è complesso, dura circa due settimane. È una tradizione giapponese abbinata a quella romena. Ed è anche una fonte di reddito.”

     

    Ruxandra Berde, di Zuluf, ci ha detto: “Produciamo mărţişor e spille anche durante l’anno, e le vendiamo nelle librerie e nei negozi di fiori. È un momento in cui la gente cerca oggetti carini per regalarli e questi rimangono e si possono utilizzare anche dopo. Le persone mettono queste spille sugli zaini, sugli abiti e di solito rappresentano la persona che le indossa, perché sono simboli con cui si identifica. Possono rappresentare un hobby, una passione, oppure un animaletto preferito. È vero che abbiamo diversificato la nostra tematica di mărţişor, forse per il desiderio di fare qualcosa di più universale e che si possa utilizzare anche dopo il 1° marzo, perché se facessimo solo fiorellini o coccinelle, verrebbero indossati solo un giorno e noi vogliamo creare qualcosa che abbia anche uno scopo più utile. Si vendono molto bene, soprattutto in questo mercatino, perché è molto conosciuto, ha già una sua tradizione.

     

    Răzvan Supureanu, di atelieruldecarte.ro, ci ha raccontato che i suoi mărţişor reinterpretati hanno fatto nascere bei progetti: “Infatti, all’“Atelierul de carte”, noi produciamo carta manualmente, stampiamo manualmente e leghiamo libri, e da molti anni, all’arrivo della primavera, abbiamo creato il mărţişor che si pianta, ovvero carta riciclata manualmente, in cui introduciamo, nella massa della carta, non sopra, semi di piante che si possono piantare. Si coprono con uno strato finissimo di terra e bisogna curarli come si fa con qualsiasi seme.

     

    Il patrimonio immateriale include tradizioni, espressioni orali, pratiche sociali e rituali. La Romania ha, al momento, sette elementi inseriti sulla Lista del Patrimonio immateriale dell’Umanità: “Il Rituale del Căluş”, la “Doina”, la “Ceramica Tradizionale di Horezu”, il “Colindat in gruppo degli uomini”, la “Danza dei giovani ragazzi di Romania”, le “Tecniche tradizionali di realizzazione di tappetti” e il “Mărţişor”. Al momento, il Comitato di Valutazione dell’UNESCO sta esaminando l’inserimento di altri due elementi: “La tradizione dell’allevamento dei cavalli lipizzani” e l’“Arte della camicia ricamata detta cămaşa cu altiţă”.