Category: Incontro con la Romania

  • Semi dall’anima romena

    Semi dall’anima romena

    Nel suo giardino di Săhăteni, in provincia di Buzău, Rodica Meiroşu sta coltivando tante specie che si potrebbe dire che volesse far concorrenza agli orti botanici. E sempre lei gestisce il gruppo “Semi con cuore” e coordina gli eventi organizzati sotto lo stesso slogan.

    Rodica Meiroşu ci ha raccontato con grande piacere del gruppo che riunisce appassionati di specie di piante romene: “Questo gruppo è formato da persone appassionate di giardinaggio. Abbiamo cominciato con qualche amico, poi abbiamo allargato il gruppo, abbiamo cominciato con scambi di semi, tutto per pura passione. Ognuno di noi fa un mestiere diverso, ci sono membri che si sono laureati presso facoltà di agricoltura oppure presso altre facoltà in vari settori, ma ad accumunarci è stata la passione. Abbiamo intitolato questo gruppo “Semi con cuore” perché sono offerti dal nostro surplus, ci avanzano e li offriamo di tutto cuore, senza chiedere nulla in cambio. Siamo circa 700 membri nel gruppo, sparsi in tutte le zone del Paese, non ci siamo prefissi di essere numerosi, bensì pochi ma buoni. Quindi esattamente quelli che possono aiutare questo gruppo, che si impegnano, che possono essere donatori di semi e, ovviamente, sono tutti attivi.”

    L’unico requisito per poter prendere i semi è voler seminarli, coltivarli e prendersi cura di queste specie, ha detto ancora la nostra interlocutrice, aggiungendo: “Puntiamo in particolar modo sulle specie romene. Le raccogliamo da persone di varie zone del Paese. Noi viaggiamo molto per questi eventi e ovviamente facciamo scambi e cerchiamo di ottenere semi di quante più specie tradizionali, che venivano seminate dagli anziani dei villaggi. Oltre alle specie romene, coltiviamo ovviamente anche specie straniere, collaboriamo con molti giardinieri anche di altri Paesi, perché organizziamo dei festival. Ad esempio, il Festival dei Pomodori, al quale partecipiamo con centinaia di specie di pomodori.”

    Abbiamo chiesto a Rodica Meiroşu che specie coltiva nel suo giardino: “Tantissime! Perché, con questa mia grande passione, quasi non ho più spazio nel giardino per seminare e coltivare così tante piante! Io abito nella provincia di Buzău, qui da noi la è una zona piuttosto viticola, ma io ho nel giardino molte verdure, molte piante con fiori, aromatiche, medicinali, arbusti da frutto, tantissime piante!”

    Qualche centinaio di specie di pomodori, qualche centinaio di specie di peperoni, cui si aggiungono la menta, il peperoncino, l’insalata, le patate, le melanzane, i broccoli, la cipolla, decine di piante ornamentali e spezie, tutto questo si trova nel bellissimo giardino dell’appassionata Rodica Meiroşu. Perché è importante coltivare specie romene? Rodica Meiroşu: “E’ importante, perché con il passare del tempo, da un anno all’altro, queste specie coltivate in passato dai nostri genitori, con quel sapore genuino di pomodoro, con la buccia molto sottile e delicata, erano succose, le raccoglievi dal giardino e le mangiavi come se fossero frutta, sono in gran parte scomparse. Questo perché i coltivatori che hanno solarium preferiscono le specie ibride, mentre quelle tradizionali sono state lasciate da parte. E io ritengo sia importante mantenerle, perché altrimenti si perderebbe il sapore dei pomodori di una volta. In secondo luogo, queste specie possono essere conservate tenendo i semi e coltivandoli anno dopo anno. In tal mondo, sicuramente non andranno persi.”Rodica Meiroşu, appassionata coltivatrice e amministratrice del gruppo “Semi con cuore”, nonché coordinatrice degli eventi organizzati sotto lo stesso slogan, ha trasmesso un messaggio ai coltivatori: “Vorrei tanto che la maggior parte delle persone che vivono in campagna puntassero sulle specie romene, le mettessero in risalto, cercando di conservarle anno dopo anno, per la loro salute, per la salute dei loro figli. Mi auguro che questo gruppo di donatori di semi diventi un gruppo di volontari, che a proprie spese si spostano e si propongono di fare qualcosa: vogliamo conservare queste specie e diffonderle ancora di più affinché non vadano perse. E mi auguro che questo gruppo di donatori diventi sempre più grande, arricchendosi di persone che dispongono ancora di specie tradizionali, coltivate nei loro giardini.”

    Abbiamo inoltre saputo che i suoi viaggi alla ricerca dei semi romeni di una volta hanno portato la nostra interlocutrice in tutto il Paese, anche in vari monasteri, dove esistono molti coltivatori appassionati di specie rare.

  • “L’alfabeto dei piatti” con il pubblicista Vlad Macri

    “L’alfabeto dei piatti” con il pubblicista Vlad Macri

    Unendo i ricordi agli ingredienti, Vlad Macri ha scritto un libro gustoso come le produzioni culinarie descritte nelle sue pagine. Tutto è partito dal ricordo della sua giovinezza trascorsa negli anni ’80 a Bucarest, testimonia Vlad Macri stesso.

    “Non ero un ghiottone. Allora come mai i ricordi gastronomici mi sono diventati così affezionati? Paradossalmente, proprio perché non ero un ghiottone negli anni ’80, quando c’era davvero una carenza di cibo difficile da immaginare oggi. Non avendo un appetito molto forte, ho dovuto stimolarlo. E per completare il piatto un po’ banale e povero degli anni ’80, non avendo, ripeto, un appetito troppo forte, avevo delle riviste di cucina francesi e avevo iniziato a leggere ricette per stuzzicare l’appetito. E pian piano, pian piano, da un piatto un po’ povero e letture gustose, è nata anche la mia passione per la gastronomia. C’è stato un tempo in cui si doveva improvvisare, ma era un po’ difficile. Si raggiungevano tutti i tipi di estremi che oggi sono difficili da immaginare, come: bologna sausage o salame di soia impanato, e cose del genere. Ma, ripeto, cose difficilmente immaginabili per chi non ha vissuto quell’epoca”, spiega Vlad Macri.

    L’autore riesce, tuttavia, a ricreare con umorismo le situazioni alimentari poco piacevoli durante il comunismo in quello che definisce “un libro sulla cucina, non di cucina”. “Penso che si tratti della differenza che almeno io faccio tra quelli che chiamerei libri sulla cucina e libri di cucina. Ad esempio, una ricetta semplice come il pesce alla griglia, in un libro di cucina contiene un elenco di ingredienti e alcune istruzioni per il loro utilizzo. Ma in un libro sulla cucina, quella ricetta è, se volete, contestualizzata dalla memoria. Ad esempio, immaginiamo una spiaggia! Siamo in riva al mare, è il tramonto, ma la sabbia è ancora calda, e stiamo grigliando un pesce. La brace è un po’ rinforzata dalla brezza marina. Ebbene, leggendo in un libro di gastronomia una ricetta presentata così come un’esperienza soggettiva, il sapore del testo è semplicemente in modo esponenziale più accentuato, è fantastico. Per questo penso che i ricordi siano necessari, soprattutto se possono essere legati a piatto in sè”, aggiunge Vlad Macri.

    Al giorno d’oggi, non soffrendo più della scarsità del passato e dopo il caos dei recuperi e delle ricerche degli anni ’90, la cucina romena e alcuni ristoranti preferiscono ricette cosmopolite, offrendo al pubblico piatti deliziosi e nuovi, il che è molto positivo secondo Vlad Macri. “Penso che ci sia spazio per tutto. La cucina tradizionale, la cucina ancestrale, come si suol dire, non morirà mai. Al contrario, è in ripresa. Oggi è sempre più valorizzata. C’è una nuova ondata di autoctonismo che ritorna, quindi non c’è assolutamente da lamentarsi per quanto riguarda la cucina romena classica, tradizionale. Non morirà mai. Il problema è che c’è spazio anche per il gioco, per l’inventività, per l’innovazione, soprattutto nelle cucine di ognuno di noi o, perché no, anche nei ristoranti. I ristoranti tradizionali romeni andranno avanti. Non ho mai provato a dire che non c’è una nostra cucina che si possa promuovere, nel senso che anche gli stranieri scoprano quello che facciamo. Ma c’è spazio anche per il gioco. Ad esempio, ho un capitolo dedicato ai formaggi. A questo punto, è assolutamente noto che i nostri formaggi, almeno per varietà e diversità, sono infinitamente in meno e più poveri, oserei dire, di quelli francesi, ad esempio. E in quel capitolo ho provato a riprendere alcune ricette in cui i francesi cucinano i loro formaggi e ho utilizzato formaggi romeni. E ci sono ricette con caciocavallo affumicato o “brânză de burduf”. Oppure, ad esempio, le mele farcite con un po’ di brânză de burduf e costata e preparate al forno. Quindi possiamo giocare molto utilizzando tutti i nostri ingredienti romeni. Ma non ho voluto mettere i gamberetti nella “zacuscă”, non sono arrivato a eccentricità del genere. Quindi penso che siano possibili sia l’una che l’altra: cucina tradizionale romena, che verrà mantenuta nei suoi parametri, ma la possibilità dell’invenzione, del gioco”, conclude Vlad Macri.

  • La Giornata dell’Orso, festeggiata allo zoo

    La Giornata dell’Orso, festeggiata allo zoo

    Secondo la tradizione popolare, all’inizio di febbraio, quando l’orso esce dalla sua tana, se il tempo è soleggiato e l’orso vede la sua ombra, torna al riparo e va in letargo per altre tre settimane e il tempo si raffredda nuovamente, ma se non c’è il sole e non vede la sua ombra, non va più in letargo, il clima si riscalda e arriva davvero la primavera.

    Macaveiul Ursului oppure la Giornata dell’Orso nel folklore romeno è una celebrazione ancestrale dal significato complesso, portando in primo piano il legame tra l’uomo e la natura, ma anche l’evoluzione ciclica della vita. Sebbene le tradizioni e i costumi siano cambiati nel tempo, questa festa rimane un elemento importante dell’identità culturale ed etnografica romena. Il culto dell’orso era estremamente diffuso in molte culture indoeuropee, compresa l’area romena, essendo un animale considerato sacro e associato alle divinità della natura e della fertilità.

    La Giornata dell’Orso viene festeggiata in Romania e presso altri popoli europei il 2 febbraio, nella stessa data del Giorno della Marmotta, celebrato in zone degli Stati Uniti d’America e del Canada. Entrambi hanno in comune l’elemento delle previsioni del tempo per il periodo successivo. L’orso bruno è una specie protetta sia in Romania che nell’Unione Europea. Abbiamo appreso da Mihail Milea, coordinatore programmi educativi, come è stata celebrata la Giornata dell’Orso allo zoo di Braşov: “Abbiamo svolto diverse attività. L’evento in sé ha avuto l’obiettivo di esplorare l’affascinante vita degli orsi e, naturalmente, abbiamo offerto l’opportunità di comprendere meglio questi animali impressionanti. Ci sono stati discorsi dei custodi, storie sugli orsi, curiosità sul mondo di questi animali e abbiamo voluto mettere in risalto aspetti riguardanti il ​​comportamento, l’ambiente e, allo stesso tempo, sottolineare l’importanza della conservazione e della tutela dell’habitat degli orsi.”

    Abbiamo appreso dal nostro interlocutore che allo zoo di Braşov si celebrano, durante l’anno, il giorno del leopardo delle nevi, il giorno del panda rosso e il giorno della scimmia. Mihail Milea ha parlato della tutela degli ecosistemi: “Nelle attività che abbiamo svolto, abbiamo iniziato con un indovinello, attraverso il quale abbiamo fatto partecipare i bambini, ma anche gli adulti al nostro gioco, dopodiché abbiamo organizzato un’attività che abbiamo chiamato nuovi “regali deliziosi”, in cui i partecipanti sono stati divisi in gruppi, sono state preparate delle scatole ben confezionate, con carta colorata, poi i bambini hanno colorato e aggiunto messaggi sulle scatole già predisposte. Abbiamo messo nelle scatole pesci, pasticcini, panettone, mele, il nostro personale di servizio ha distribuito i regali negli spazi degli orsi ed è stato un momento molto piacevole per i visitatori, quando gli orsi si sono imbattuti nei regali e li hanno aperti, li hanno strappati.”

    Mihail Milea ha aggiunto: “Poi abbiamo raccontato una fiaba, “L’imperatore degli orsi” dalla quale i bambini hanno potuto imparare diverse lezioni. La favola stessa è un racconto popolare, tramandato di generazione in generazione, e che mostra le avventure di un orso e le lezioni che possiamo imparare a proposito della vita degli orsi. I bambini sono stati in grado di imparare il rispetto per la natura, il coraggio e la saggezza dell’orso, i legami nella comunità, perché l’orso usa la sua forza e le sue capacità per difendere e aiutare i membri della comunità e il rispetto per gli anziani e per i loro insegnamenti. Si tratta di una famiglia di orsi, in cui l’Imperatore degli orsi è un individuo molto maestoso e imponente, ha una famiglia composta dalla regina degli orsi, a sua volta molto attenta ai bisogni della foresta, hanno anche tre cuccioli, due dei quali, sfortunatamente, sono stati cacciati, e da qui risulta l’idea che la caccia non porta alcun beneficio”.

    I circa 120 partecipanti alla Giornata dell’Orso organizzata dallo zoo di Braşov quest’anno hanno avuto anche altre sorprese. Mihail Milea: “Abbiamo svolto anche un’altra attività “Il bosco incantato” e abbiamo raccontato ai visitatori varie leggende e curiosità sul mondo degli orsi. Ad esempio, come una curiosità, abbiamo raccontato ai bambini che esistono variazioni nelle dimensioni degli orsi, ci sono orsi di piccole dimensioni, come il piccolo panda, che pesa intorno ai 100 chili, fino all’orso Kodiak, che può pesare fino a 900 chili. Abbiamo presentato ai bambini la resistenza alla fame, perché si sa che, prima di entrare in letargo, gli orsi accumulano una notevole quantità di grasso per nutrirsi durante l’inverno. Abbiamo raccontato ai bambini anche della dieta variata degli orsi, oppure della loro capacità di nuotare. Poi abbiamo ricordato loro delle leggende legate agli orsi, raccontando la Leggenda dell’Orso Polare e dell’Aurora Boreale, L’Orso e La Grande Costellazione, La Leggenda dell’Orso Bianco.”

    E visto che il 2 febbraio, in Romania, il tempo era nuvoloso, direi che, secondo la tradizione, dovrebbe arrivare la primavera!

  • Il nido di Florentina

    Il nido di Florentina

    Florentina Baloş, la presidente dell’Associazione Butoiaşul cu zâmbete / Il barilotto dei sorrisi è un’amica di vecchia data di RRI. Abbiamo seguito molte delle sue iniziative di beneficenza e non solo. Oggi attira la nostra attenzione con un progetto lungimirante inteso a offrire sostegno a giovani disabili, che non sono più beneficiari di servizi di scolarizzazione, a prepararli per la vita ed, eventualmente, ad aiutarli a trovare una professione.



    Florentina ci ha raccontato la storia di questo progetto: “Il progetto si intitola la Casetta di Florentina, oppure il Nido di Florentina e ci siamo prefissi di portarlo a compimento nella prima metà dell’anno. Ci rivolgiamo principalmente ai ragazzi che hanno frequentato le prime 10 classi. I ragazzi speciali beneficiano di istruzione fino alla decima classe, dopo di che alcuni possono frequentare una scuola post-liceale, ma tutto dipende dalle attitudini, dalle possibilità che i ragazzi hanno. Poi ci sono i genitori che rimangono con i bambini. E la Casetta di Florentina si rivolge a coloro che non hanno soluzioni per i bambini. Sono adulti, ufficialmente hanno 18 anni, ma in pratica non sono abbastanza maturi e sufficientemente sviluppati per potersi prendere cura di sé stessi da soli. E allora hanno bisogno di assistenza. E i genitori non hanno alternative: come continuare la vita professionale, la vita sociale? È molto difficile. E allora noi offriamo la possibilità di questa casetta, dove il bambino può essere lasciato durante il giorno.”



    E poiché è sempre più difficile frequentare la scuola per i ragazzi degli ambienti svantaggiati, Florentina non si ferma qui: “Ma non ci limitiamo a questi aspetti. È vero che l’80% dell’azione punta su questo settore, ma avremo anche la Camera Magica, come mi piace chiamarla, in cui offriremo sostegno ai bambini che hanno bisogno di lezioni private, ai bambini provenienti da ambienti svantaggiati. Perché quando abbiamo iniziato la nostra attività ci siamo proposti di fermare l’abbandono scolastico. Nel senso che non siamo tutti geni e dobbiamo per forza avere tutti due lauree, ma ognuno deve portare a termine gli studi e apprendere un mestiere. Ed è molto importante che sappiano che non sono soli e che non devono abbandonare la scuola. E andare fino in fondo, per poter guadagnare uno stipendio nel momento in cui saranno adulti.”



    È un processo di lunga durata, che a volte non porta risultati concreti già da subito, ci ha spiegato Florentina, che sa sostenere le cause scelte: “Per i ragazzi che arrivano al termine della decima classe non abbiamo limite di età, perché sarebbe anche abbastanza difficile. Saranno tutti i benvenuti. Per quanto riguarda l’altra categoria, i ragazzini provenienti da ambienti svantaggiati, noi cercheremo di starli vicini fino a quando terminano almeno 12 classi. Devono arrivare alla fine della 12/a classe! Oppure frequentare una scuola di mestieri e continuare su questa strada. Perciò staremo accanto a loro fino nel momento in cui terminano 12 o 13 classi. E ripeto, per i ragazzi speciali non c’è un limite di età, perché in fin dei conti quel adulto sarà in qualche modo un bambino che avrà bisogno di sostegno.”



    Abbiamo chiesto a Florentina Baloş se prende in considerazione una collaborazione più stretta con il sistema pubblico d’istruzione, nell’idea che iniziative come quella proposta da lei possano essere ampliate: “Cominciamo con piccoli passi. Abbiamo una splendida collaborazione con la Scuola speciale del sesto settore della capitale, dove abbiamo incontrato insegnanti molto impegnati, innamorati della propria professione e molto attenti ai ragazzi di cui si occupano quotidianamente. Così abbiamo sviluppato e ideato moltissime azioni l’anno scorso e quest’anno. E con piccoli passi creeremo anche le attività in questo settore.”



    Come quasi tutte le iniziative di Florentina Baloş anche questa riguarda in primo luogo una migliore consapevolezza delle sfide. Per risolvere un problema, in primo luogo, la devi conoscere in profondità e questo nuovo progetto mira ad aiutare le famiglie che si prendono cura di un giovane disabile o quelle che non si permettono di sostenere un giovane che frequenta la scuola, tenuto conto che sono ben note le esigenze in aumento del sistema d’istruzione. Ma l’accanimento di Florentina ci dà speranza, come al solito!

  • La tradizione dello spumante romeno

    La tradizione dello spumante romeno

    Ogni momento importante della nostra vita è celebrato con un bicchiere di spumante. Le famose bollicine sono apparse nella Francia nel 1531, quando attraverso un metodo “ancestrale” venne ottenuta la Blanquette de Limoux, questo divenendo il più antico metodo documentato al mondo per ottenere vini spumanti. Lo spumante, come hanno sottolineato gli specialisti, è lunico vino che percepiamo con tutti e cinque i sensi fondamentali: tatto, vista, olfatto, gusto e udito. Non sorprende quindi che sia associato ai momenti in cui vogliamo goderci l’allegria nel modo più completo possibile.



    Liviu Gheorghe, membro dellAssociazione Wine Lover, ha passato in rassegna la storia di oltre un secolo e mezzo dello spumante romeno: “Il creatore del primo vino spumante in Romania fu il professor Ion Ionescu de la Brad, che dopo un periodo di formazione in Francia, al suo ritorno nel Paese nel 1841 ottenne uno spumante per il principe della Moldavia, Mihail Sturdza, dai suoi vigneti a Socola. In questo modo la Romania è diventata il quarto Paese al mondo, con una produzione interna di vino spumante mediante fermentazione naturale in bottiglia. In Transilvania, allora parte dellImpero austro-ungarico, è documentata la produzione di vino spumante a Satu Mare. Seguono Timişoara, Cluj, Azuga e Brăila. Nel 1892, ad Azuga, su un terreno appartenente alla tenuta di re Carlo, furono inaugurate le Cantine Rhein, un investimento dei fratelli Rhein, la cui famiglia era stabilita a Braşov da centinaia di anni. Le cantine costruite in superficie, con muri spessi 1,2 metri, sono utilizzate ancora oggi.”



    Un tedesco, proveniente da una famiglia di produttori di vino, arrivò a lavorare in Romania intorno al 1900 e dodici anni dopo aprì uno stabilimento. Liviu Gheorghe, membro dellAssociazione Wine Lover, continua a raccontarci la storia: “Nel 1912 Wilhelm Mott fondò una piccola fabbrica di spumante a Bucarest. In pochi anni Mott sviluppò la propria capacità produttiva e iniziò ad esportare ingenti quantità di vini spumanti. Nel periodo tra le due guerre la stampa era piena di pubblicità dello champagne Mott, divenuto un marchio europeo, e oggi i collezionisti pagano somme talvolta esorbitanti per oggetti dantiquariato con il logo di questa bevanda. Nel 1934, con labolizione della proibizione negli Stati Uniti dAmerica, Mott aprì una propria filiale a New York. Nello stesso periodo Mott diventò fornitore delle navi passeggeri della compagnia navale romena ed era presente anche nei menù dei transatlantici. Nel 1948, le capacità produttive della Mott furono nazionalizzate insieme a quelle dei produttori di spumanti Doctor Basilescu e Rhein, fabbrica che ricevette la denominazione di Zarea. Nel 1969, il famoso enologo l’ingegnere dottore Ioan Pușcă creò in Vrancea il famoso spumante classico Panciu e nel 1974 fu lanciata la gamma di spumanti Jidvei.



    Analizzando i metodi e i tipi di uva utilizzati nella produzione dello spumante romeno, Liviu Gheorghe ha precisato: “Abbiamo regioni vinicole che sono molto simili a quelle francesi o italiane, quindi la nostra offerta di spumanti è molto buona. I vini spumanti vengono prodotti secondo il metodo tradizionale, ma anche secondo il metodo convenzionale, Peter Charmat (n.r. prevede due fermentazioni in autoclave ed è una soluzione più accessibile e veloce per ottenere lo spumante), compreso il metodo Asti (n.r. con ununica fermentazione in autoclave del mosto proveniente da uve aromatiche). Vengono utilizzate sia varietà internazionali, Chardonnay, Pinot Noir o Pinot Meunier, sia varietà nazionali come Crâmpoşie, Frâncuşă Fetească Regală, Fetească Albă, Mustoasa de Măderat, Novac o Fetească Neagră. Importanti investimenti nelle vigne e nella tecnologia ci permettono di produrre spumanti che coprono tutte le categorie di stili, prezzo e qualità. Abbiamo spumanti bianchi e rosati, con residuo zuccherino da brut, naturale a dolce, abbiamo blanc de blanc, abbiamo blanc de noir, abbiamo vini perlati, vini frizzanti (petillant in francese, che sono vini leggermente effervescenti e perlati). Tra i nostri spumanti, che si avvicinano molto alla qualità di quelli della regione Champagne, ci sono quelli ottenuti esattamente secondo le stesse procedure dello champagne originale, utilizzando sia varietà internazionali, apprezzate per gli spumanti, sia varietà locali, che esprimono il terroir dalla zona di provenienza. Questi vini attraversano un periodo di autolisi che arriva fino a 48 mesi, conferendo al vino fini note di pasta, pane fresco o brioche. I vini si distinguono per l’acidità intensa, il perlage fine e persistente, l’equilibrio, la complessità, la struttura e l’eleganza. Molti di essi hanno un notevole potenziale di invecchiamento.”



    Liviu Gheorghe ha precisato che gli spumanti romeni sono conosciuti anche a livello internazionale: “Da diversi anni, gli spumanti romeni sono presenti sui podi ai concorsi internazionali, il Campionato Mondiale di Champagne, di vini spumanti, come il Concorso Internazionale del Vino di Bucarest. Gli spumanti sono considerati tra i vini più versatili, dal punto di vista delle associazioni culinarie, potendo essere serviti sia con aperitivi, primi piatti, ma anche con dolci, o semplicemente per socializzare. Uno spumante bianco con residuo zuccherino grezzo si associa idealmente a piatti come: uova di pesce, vongole, frutti di mare, piatti a base di pesce, formaggi cremosi pregiati o piatti a base di pollo. Uno spumante rosato della stessa categoria di residuo zuccherino può essere abbinato a piatti a base di salmone, pesce affumicato, paté di fegato danatra o doca, piatti a base di pollame o vitello e persino alla cucina tailandese. Gli spumanti dolci si accompagnerebbero idealmente a dessert a base di panna, crostate di frutta, torta al cioccolato e perfino al gelato.”



    Qui si conclude la nostra storia di oggi. Che lo spumante romeno ci accompagni in tanti momenti felici della nostra vita!

  • Il Galà dei Genitori – Educazione per il Futuro

    Il Galà dei Genitori – Educazione per il Futuro

    Le statistiche rilevano che oltre il 50% dei bambini di Romania sono sopraffatti dalla depressione e dall’ansietà, rimangono per ore davanti agli schermi, erodendo la propria empatia, motivazione e rendimento accademico e diventando prigionieri della propria incertezza.



    Di fronte a questa realtà, “Il Galà dei Genitori — Educazione per il Futuro” è stato non solo un evento di beneficenza, tramite il quale il denaro riscosso in seguito alla vendita dei biglietti è andato a sostegno dei bambini provenienti da ambienti svantaggiati al fine di poter continuare il loro percorso educativo, ma anche un catalizzatore del cambiamento.



    Răzvan Vasile, l’organizzatore di quest’evento ci ha raccontato come si è svolto il Galà: Tutto è stato assolutamente fantastico! Sapevo che sarebbe andata così, ma mi sembra che abbia superato le nostre attese. E posso dire anche perché: in primo luogo, i genitori insieme a noi e a tutti i partner abbiamo imparato quel è il maggiore problema di un bambino. Cosa credono i bambini, l’88% di loro: che non sono abbastanza bravi, che non meritano, quindi di conseguenza che non possono, che è difficile e che non è una cosa per loro. E tutto ciò è determinato dal fatto che noi genitori, che non ci siamo occupati della nostra educazione, non ci siamo preparati, non per mancanza di amore, ma per mancanza di risorse e di tempo, abbiamo rubato il loro maggiore potere, che è l’unicità. L’unicità dei bambini è il potere più grande, perché nella vita, se sei il migliore o se tendi a esserlo, ci sarà sempre qualcuno migliore di te. Invece se sei unico, sei rimasto unico sulla tua strada, non hai concorrenza da affrontare!”



    Come prepariamo i nostri bambini per un futuro di successo, come li incoraggiamo a scoprire il loro vero potenziale interiore, a guardare con fiducia al futuro? Răzvan Vasile: I genitori si sono rapporti al futuro. Abbiamo detto che l’85% dei lavori del 2030 non esistono oggi, abbiamo detto che rubiamo invano il loro potere di cui parlavamo e li paragoniamo, li critichiamo per i voti che prendono, ma i lavori del futuro saranno completamente diversi. E allora, abbiamo portato sul palco anche un robot, dotato di intelligenza artificiale, che ha stretto le mani a tutti, ha accolto le persone sul palco, le ha accompagnate a scendere dal palco e abbiamo capito che il futuro è qui e che noi dobbiamo allenare i bambini sia per il presente, che per il futuro. E i bambini si sono rapportati ai genitori così come si deve: come se fossero dei professori. I bambini scelgono i genitori come insegnanti. E cosa sono i genitori per i bambini? Gli specchi dei bambini!”



    900 genitori, accanto a personalità, esperti e specialisti rinomati hanno partecipato insieme al Galà, per imparare dalle storie piene di consigli sentiti. Un modello fantastico, che si è affiancato al Galà è stato Costel, come ci ha raccontato Răzvan Vasile: “Costel è stato un bambino abbandonato all’orfanotrofio fino all’età di 4 anni, poi è stato preso dalla madre, che ha pensato che forse insieme a lui sarebbe riuscita a prendersi una casa. Nel periplo alla ricerca di quell’appartamento, Costel ha dormito solo in case che stavano per crollare, ha subito incidenti e il problema più grave è che è caduto dal tram ed è rimasto senza entrambe le gambe e senza la mano destra. Gli è successo questo all’età di 12 anni. Chi è adesso Costel, a 38 anni? Un uomo ricco, psicologo, che ha conquistato le cime di Kilimanjaro, Machu-Pichu, Everest, un uomo che suona il flauto di Pan, facendo concorrenza a Damian Drăghici, che speriamo non si offenda, un uomo che ha costruito una casa da solo e ha due figli eccezionali. Se io, ha detto Costel, che sono metà uomo, senza le gambe e senza la mano destra ce l’ho fatta, ho parlato con me stesso, ho parlato con Dio e ce l’ho fatta, voi? Voi che problema avete? Tutta la nostra lotta è solo nella nostra mente! Il nostro cervello è l’unico campo di battaglia. È là che dobbiamo vincere!”



    Răzvan Vasile ha trasmesso un messaggio anche ai bambini e ai loro genitori: Voglio trasmettere loro che il futuro, il successo consiste non necessariamente nell’imparare per forza qualcosa di nuovo, ma liberarsi dalle cose che sai e che sono sbagliate. Voglio trasmettere loro che noi, uomini, e tutti i bambini, io sono stato bambino e lo siamo stati tutti, e anche loro, bambini, saranno genitori, noi abbiamo più di 90 mila pensieri al giorno, di cui il 90% sono negativi. Dobbiamo puntare sulle soluzioni, sulle cose positive, anziché sugli ostacoli e sulle cose negative. Dobbiamo capire che se vogliamo cambiare qualcosa, dobbiamo agire! Cosa diceva Einstein? Ci aspettiamo che accadano cose nuove, ma facciamo anche oggi quello che abbiamo fatto ieri e sempre? Voglio dire ai bambini adesso che bisogna avere coraggio! Liberatevi dalla vergogna, dalla colpa, dalla paura e dal dolore! Sono tutte invenzioni della mente. Devono pensare sempre con gratitudine, andare di pari passo con la vita, non opporsi, perché ogni crisi presuppone un salto, sia per un bambino, sia per un genitore, un salto in cui ognuno diventa una persona migliore. E se capisci di essere stato tu il creatore di questa piccola crisi e se questa crisi arriva con un messaggio, che ti solleva, allora sei uscito da quel triangolo illusorio, in cui le persone sono vittime, c’è un abusatore e un salvatore.”



    L’organizzatore del “Galà dei Genitori — Educazione per il futuro”, Răzvan Vasile, ha aggiunto: Vorrei aggiungere una cosa molto importante: pensate che tutte le forme di vita lottano per raggiungere il loro massimo potenziale. Un albero, un gatto, un piccolo insetto, un fiore, tranne noi, esseri umani. Un fiore non dice che oggi fa freddo o caldo, che oggi non fa fotosintesi, mentre l’uomo ha il potere di scegliere, è dotato di libero arbitrio. Voglio sottolineare che noi decidiamo se vogliamo avere successo o insuccesso! Chi lo decide? Il nostro libero arbitrio. Dobbiamo essere molto sicuri che il nostro libero arbitrio sia veramente libero! E dobbiamo sapere che niente è gratuito. Se vogliamo avere successo, dobbiamo pagare un prezzo. Niente è facile, dobbiamo pensare in maniera diversa, essere diversi e agire diversamente, essere unici!”



    Con un maggior impegno dei genitori nell’educazione dei figli e con una maggiore apertura nel capire cosa vuol dire educazione, dando spazio anche alle emozioni, il futuro sembra più promettente!

  • Uno spettacolo di danza inedito

    Uno spettacolo di danza inedito

    Il folclore rappresenta la carta d’identità di un popolo, e mantenerlo vivo è sempre più difficile in questi tempi, quando le tradizioni sono conosciute da sempre più poche persone e le influenze globali si fanno sentire in tutti i settori. Perciò ogni tentativo di riportare il folclore all’attenzione del pubblico è benvenuto, tanto più quando, oltre a riportare alla vita una tradizione, ci godiamo anche uno spettacolo, oppure iniziamo a fare un’attività fisica.



    Parliamo dell’iniziativa di Anca Niţă, istruttrice di danza e coreografa dello spettacolo Hora Sânzienelor / La danza delle fate, di portare all’attenzione del pubblico giovane i valori romeni autentici: “La danza delle fate è uno spettacolo di musica, danza e acrobazie, in cui la danza tradizionale si abbina a quella contemporanea e ad altri stili di danza. Tutto è espresso in una storia unica, e la musica è creata appositamente per questo spettacolo, è un mix di vari stili diversi. Abbiamo come invitati speciali Costel Enache, che suonerà il flauto di pan e Oana Sterie, che suonerà il flauto e canterà a voce. L’idea mi è venuta quando mi sono resa conto che abbiamo bisogno di qualcosa di unico, di moderno, che attiri sia il pubblico di età media, sia il pubblico giovane, verso il folclore romeno. Così si abbina l’autenticità del folclore romeno, al moderno dei nostri giorni e ci sarà uno spettacolo unico, al quale abbiamo aggiunto anche alcuni movimenti di danza acrobatica. In tal modo questo spettacolo è diventato una visione moderna e originale.”



    E siccome c’è stato anche un altro spettacolo “Hora Sânzienelor” qualche anno fa, Anca Niţă ci ha offerto alcuni chiarimenti: “Lo spettacolo Hora Sânzienelor ha avuto luogo anche nel 2019, proprio prima della pandemia, però, purtroppo, proprio quando il progetto aveva preso il sopravvento, è apparsa improvvisamente la pandemia. Ci siamo prefissi di riprenderlo adesso in una forma molto più ampia. La gente è stata affascinata da questa novità, siamo stati invitati anche in altri Paesi, per presentarlo alle comunità romene della diaspora, solo che il progetto non si è più potuto concretizzare a causa delle restrizioni di quel periodo.”



    Sempre in contatto con il mercato di fitness e ginnastica aerobica del nostro Paese, Anca Niţă è anche creatrice di un nuovo stile di danza o di attività fisica: il Fetno. Cos’è il Fetno e da dove è arrivato? “IL Fetno è un nuovo approccio al folclore romeno. Ho pensato di abbinarlo a movimenti della ginnastica aerobica classica, per dare un più di sapore e di allegria alle classi di ginnastica aerobica, e, allo stesso tempo, per riuscire ad abbinare il bello alla salute, al piacevole e a qualcosa di tipico romeno. Perché questo era un mio desiderio molto forte. Sono stata in Italia per 7 anni e mi mancava molto il mio Paese e, lavorando in questo campo, ho pensato di cambiare qualcosa, di portare qualcosa di fresco anche a livello internazionale. E così è nato il Fetno, che è ETNO con movimenti di ginnastica aerobica, che ha attecchito molto al pubblico romeno. Ci sono oltre 100 istruttori nel Paese che insegnano questo stile di ginnastica aerobica ed esistono moltissime persone interessate. Abbiamo organizzato persino un concorso al quale hanno partecipato più di 700 persone, adulti e bambini. Credo che sia qualcosa di inedito, che promuove i valori romeni anche oltre confine.”



    Una forma di danza che ha 8 anni e si sta sviluppando costantemente, come ci ha detto Anca Niţă: “Il Fetno è apparso nel 2016, quindi è passato un po’ di tempo, ma continua ad essere un concetto abbastanza fresco e moderno, secondo me. Ogni volta portiamo qualcosa di nuovo, abbiamo anche alcuni elementi che aiutano a far diventare tutto più intenso, più divertente, si tratta dei bastoni della danza Căluşarii utilizzati intensamente nelle sale. Ne sono molto affascinati sia i ragazzi che gli adulti. In futuro intendiamo continuare a sviluppare questo settore, sia la parte di aerobica-fitness, sia la parte di danza, perché adesso ritroviamo il Fetno anche nei concorsi di danza e ci sono moltissime persone interessate, quindi è apparso un nuovo stile, il Fetno dance.”



    Lo spettacolo “Hora Sânzienelor / La danza delle fate” si svolgerà il 20 gennaio presso la Sala Dalles di Bucarest ed è quasi sold out, essendo il primo spettacolo di questi tipo dopo la pandemia, presentato in una nuova forma. È prevista una nuova replica nel mese di aprile! Se abbiamo suscitato la vostra curiosità, potete cercare e partecipare alle classi di Fetno, in cui il folclore si abbina all’allegria delle attività fisiche!

  • Retrospettiva 2023

    Retrospettiva 2023

    È diventato già una tradizione iniziare un nuovo anno passando in rassegna i più interessanti argomenti toccati nel precedente. Quindi nel nostro programma di oggi ci siamo proposti di intrattenervi con alcune delle storie sorprendenti accadute nel 2023.



    Nel mese di gennaio ci siamo fermati nel primo parco educativo aperto nel nostro Paese e Ana-Maria Pascaru, direttrice marketing e comunicazione ci ha presentato l’offerta per bambini e ragazzi con età comprese tra i 4 e i 14 anni: “Se ricordate, tempo fa venivano organizzate visite al posto di lavoro dei genitori. Ora so che queste cose succedono ancora, ma non in tutte le aziende. Ma qui, al Destiny Park, è praticamente il luogo dove i bambini vengono per la prima volta, la maggior parte, come dicevo, per certi mestieri. Cioè si va dallarea informatica, alla medicina, allagricoltura, allindustria, al laboratorio chimico, al pilota daereo, al pilota dauto. È tutto molto attraente per loro perché stanno giocando e imparano”.



    In primavera abbiamo saputo che si era svolta la prima edizione di un evento che potrebbe diventare una tradizione: il concorso “Il migliore viticoltore della Romania”. Si tratta di una competizione nazionale di potatura della vite. La competizione ha avuto il ruolo di portare in primo piano una categoria di specialisti, che è sempre più difficile trovare, ma il cui lavoro nei vigneti è fondamentale per ottenere un buon vino, come abbiamo saputo da Marinela Ardelean, ambasciatrice del Programma “Apriamo il Vino Romeno”, fondatrice di Wines of Romania e co-fondatrice del festival internazionale del vino, RO-Wine: “Si tratta di un evento tramite il quale ci siamo proposti di celebrare e di festeggiare i viticoltori e, allo stesso tempo, la viticoltura, in Romania. Si parla spesso di vino, di enologia, ma si accenna meno a coloro senza i quali non riusciremmo a goderci i vini buoni che la Romania offre, ovvero i viticoltori. L’idea è nata proprio da qui, dal bisogno, da una parte, di mettere in risalto un mondo meno conosciuto, e, d’altra parte, perché ciascun’azione che contribuisce all’aumento della qualità del vino e dell’industria è molto importante. Quindi, mettendo in primo piano questi professionisti, si punta su un aspetto molto importante quando si parla di qualità, cioè la vite e il modo in cui viene lavorata, tenuto conto che il momento più importante dal punto di vista dei lavori nel vigneto è proprio questa potatura che si fa a inizio anno.”



    In estate vi abbiamo proposto di fare una sosta a Oradea, per raccontarvi del Campionato Europeo dei Conduttori di Tram. Adrian Revnic, il direttore generale della Compagnia di Trasporto Locale Oradea, ci ha raccontato: “A Oradea si è svolta la X edizione di questo Campionato europeo dei conduttori di tram e noi siamo del parere di aver già lanciato una tradizione con questo campionato. È iniziato come uno sforzo delle compagnie di trasporto dell’Europa, per promuovere il trasporto pubblico urbano e per creare dei legami tra le città dell’Europa. Quest’anno, a Oradea hanno partecipato 25 squadre, 24 dell’Europa e una di Oradea: Barcellona, Basilea, Berlino, Bordeaux, Bruxelles, Debrecen, Dresda, Dublino, Firenze, Göteborg, Hannover, Kosice, Kiev, Lipsia, Malaga, Oslo, Oradea, Praga, Norimberga, Rotterdam, Stoccolma, Szeged, Viena, Varsavia, Zagabria. Come potete notare si tratta di molte capitali europee, molte metropoli, città bellissime!”



    Verso la fine dell’anno abbiamo conosciuto Alexandru Benchea, l’alpinista romeno non vedente che si propone di salire sull’itinerario “Seven Summits” (“Sette Cime”), di cui ha già conquistato tre. Con una storia di vita affascinante, Alexandru Benchea ci ha raccontato come ha imparato a camminare sulla montagna: “Ho imparato gradualmente come affrontare la montagna. Vorrei dirvi che all’inizio non è stato per niente facile. Quando sono partito le prime volte sulla montagna, non sapevo neanche utilizzare i bastoncini da trekking. Ho imparato a utilizzarli prima dell’arrampicata sul Monte Bianco e mi hanno aiutato moltissimo. Molti mi chiedono come me la cavo in montagna, come riesco a orientarmi. Se il sentiero è largo, cammino accanto alla guida, la tengo per il braccio, mentre con l’altra mano studio il terreno con l’aiuto del bastoncino da trekking. È diventato già un automatismo, prima si mette il bastoncino, si sente che c’è il sentiero, che c’è qualcosa di stabile e dopo si mette anche il piede. Se il sentiero è stretto, cammino dietro la guida, mi aggrappo al suo zaino e con l’altra mano uso il bastoncino per mantenermi in equilibrio. Sul ghiacciaio, la guida cammina davanti a me, a 2-3 metri, siamo legati con la corda e, in questo caso, uso entrambi i bastoncini per camminare sul sentiero.”



    Abbiamo scoperto anche i canali youtube più apprezzati e vlogger che parlano della Romania, profumi tradizionali romeni, ma anche sapori speciali di prodotti tradizionali come il babic di Buzău.

    Vi invitiamo a restare accanto a noi anche quest’anno per scoprire altre storie interessanti!

  • Consigli sulla Via Transilvanica da Christine Thϋrmer

    Consigli sulla Via Transilvanica da Christine Thϋrmer

    Christine Thϋrmer è appassionata di viaggi e dopo che è venuta a sapere della via Transilvanica ha dedicato un libro a questo progetto: “Viaggi di lunga strada”. Christine Thϋrmer e Alin Uşeriu hanno parlato a Radio Romania di questo progetto, di viaggi e di cooperazione.



    Durante una notte di insonnia, Christine Thϋrmer ha scoperto che esiste la Via Transilvanica e si è incamminata da sola a scoprirla, così come fa’ di solito senza paura. Della lingua romena, anziché imparare, come si usa quando si arriva in un luogo, come chiedere qualcosa e come ringraziare, ha imparato le parole “sola” e “orso”. Ha percorso l’itinerario quando non era ancora tracciato e ha fatto amicizia con Alin dopo due bottiglie di palinca: “Quando sono venuta qui non sapevo neanche una parola. Pensavo che ogni rotta ti insegnasse qualcosa strada facendo. C’era una signora che mi ha accolto sulla Via Transilvanica e aveva cucinato per quattro persone e ho dovuto dirle, no, io sono sola, posso mangiare per due persone, ma non per quattro. La seconda parola che ho imparato è stata orso, perché c’è questo pericolo. Cosicché per me il romeno suonava così “sola? Orso?” “bla, bla, bla, sola, orso, orso.”



    Alin Uşeriu, coordinatore dell’Associazione Tăşuleasa Social, promotore del progetto Via Transilvanica, chiamato anche “la strada dove non ci si smarrisce mai”, ci ha raccontato della gioia di aver incontrato Christine: “Io sono innamorato di Christine per tutta la vita, perché il progetto che abbiamo coordinato e implementato negli ultimi cinque anni ha avuto bisogno di un ambasciatore, quasi dal cielo, e Christine è quell’ambasciatore. Praticamente è la prima donna ad aver percorso completamente la Via Transilvanica, e siamo stati molto sorpresi quando abbiamo visto che voleva percorrere la Via Transilvanica, perché lei ha alle spalle oltre 60 mila chilometri già percorsi a piedi, dappertutto nel mondo. E poi ha scritto un intero capitolo sulla Via Transilvanica in un suo libro. Se nei miei più bei sogni avessi desiderato un migliore ambasciatore internazionale, non sarei riuscito ad averlo! Perché il suo messaggio arriva proprio alle persone che devono venire sulla Via Transilvanica, anche lei è sulla Via Transilvanica, siamo contenti che le sia piaciuto, che continua a tenere questa strada viva all’attenzione del suo pubblico molto numeroso, e in più anche lei è molto generosa. Ci ha regalato un libro, il suo primo libro che abbiamo tradotto, perché ci auguriamo di costruire anche in Romania quel ceto sociale che si metta a camminare, per ritrovare se stessa e sulla Via Transilvanica è sicuramente possibile farlo! Quindi abbiamo un libro di Christina che presentiamo!”



    Alin Uşeriu ci ha detto perché vale la pena leggere il libro di Christine: “Christine arriva adesso dal Giappone e dice che il fratello della nostra via si trova in Giappone, in questo momento. Voglio dire che non c’è stata alcuna decisione migliore nella mia vita di quella di incamminarmi su un viaggio di lunga strada. Ho percorso il Camino de Santiago, ma dopo aver incontrato Christine, mi sono reso conto che non ero andato come dovevo. Avevo alle spalle un bagaglio da 17 chili, ho cercato di superare tutti coloro che ho incontrato sulla strada, dunque in pratica non ero io sul cammino. Lei mi ha detto: il tuo bagaglio deve pesare 5 chili, al massimo 6. Devi lasciare a casa tutta la roba, quella che porti in testa e sulle spalle. E allora mi sono incamminato e sono diventato un errante sulla Via Transilvanica ed è stata davvero un’esperienza profondamente spirituale per me.”



    L’incontro con te stesso è il più importante, ha detto ancora Alin, aggiungendo: “Un viaggio lungo fa proprio questo: ti fa incontrare te stesso, ad un certo momento. Sono arrivato a Caraş Severin e ad un certo momento mi sono reso conto che la mia pianta preferita è l’edera. Perché mi sono reso conto che se questa pianta rampicante non avesse un albero, un edificio sul quale arrampicarsi, sarebbe una pianta tappezzante. Mi sembra che questa nostra fede, la Via Transilvanica, abbia fatto possibile questo cammino in cinque anni, e sono stato molto sano a creare questo sentiero, i 1400 chilometri, e incontrare quasi in ogni villaggio delle persone che dicono “che bello che è accaduto questo per la nostra località!” Christine ha una pietra miliare nella città di Cugir, è una pietra molto bella scolpita dal bulgaro Ivan Ivanov, e rappresenta una donna che se ne sta sul globo terrestre, così com’è lei che lo ha già circondato una volta e mezzo! Io credo che la parola più importante sia alla fine la cooperazione, quindi se vogliamo avere un mondo migliore, dobbiamo cooperare gli uni con gli altri e trovare soluzioni e noi facciamo proprio questo su Via Transilvanica in un modo così bello e questo è un progetto che attrae in Romania persino Christine, che ha tanta esperienza. Perché noi abbiamo preso molto sul serio questo slogan di Via che unisce e cooperiamo per avere un sentiero sul quale non perderci.”



    Christine Thϋrmer si propone di incoraggiare le donne a partire in questo viaggio, perché loro sono quelle che aspettano sempre il momento adatto: quando sono meglio preparate, risparmiare soldi, essere più in forma, e perdono in questo modo l’allegria di percorrere questa strada. Il messaggio di Christine è che se lei, che non è né atletica, né magra, indossa occhiali, ha il piede piatto e qualche chilo in più ha potuto farlo, noi tutte siamo capaci, basta solo decidere di farlo.

  • Lo spirito delle feste c’è sempre dentro di noi

    Le feste natalizie presuppongono preparativi di vario tipo. Per alcune persone è importante però portare allegria agli altri. Organizzazioni o persone fisiche si attivano in occasione delle feste per fare dei regali a bambini provenienti da ambienti svantaggiati. L’online abbonda di messaggi motivazionali di tipo: “Ti aspettiamo a regalare calore ai bambini anche quest’anno donando un cappotto o un paio di stivali a piccoli e grandi. I cappotti e gli abiti devono essere puliti, nuovi o indossati con cura”, oppure “La più grande allegria la danno ai bambini i giocattoli. Per quanto la loro vita fosse difficile, giocare è fondamentale per il loro sviluppo mentale e per mantenersi ottimisti e allegri”. Sono raccolti anche materiali di cancelleria e prodotti di igiene, ma in particolare oggetti che possono essere associati alla visita di Babbo Natale.



    Tuttavia, lo slogan “A Natale sii migliore” andrebbe esteso anche lungo l’anno. E’ stato anche l’argomento di cui abbiamo discusso con Florentina Baloş, presidente dell’Associazione “La botte dei sorrisi”, che cercava di portare a compimento i suoi piani per questo Natale: “A Natale siamo migliori, io spero che lo siamo non solo a Natale, ma seguire il proprio esempio che noi stessi diamo a dicembre e continuare a essere migliori anche lungo l’anno, da gennaio a dicembre! Per questo Natale avremmo voluto riunire più ragazzi nello stesso luogo, di modo che Babbo Natale potesse portare loro i regali, ma ci sono tanti che sono a casa, quindi questo dicembre ci siamo concentrati sulla consegna dei regali a domicilio. Ci auguriamo che nei pacchi ci sia anche qualcosa che li aiuti ad andare a scuola a gennaio, perché di solito a gennaio fa freddo e allora per forza devono avere un cappotto adatto, stivaletti. Questo dicembre puntiamo quindi sui regali, ci auguriamo che nessun bambino ne rimanga senza.”



    E perché sappiamo che l’associazione di Florentina ha già una lunga tradizione nel raccogliere e consegnare regali di Natale, abbiamo chiesto alla nostra interlocutrice dove arrivano i regali quest’anno: Ripetiamo l’azione e ci piace ripeterla. Siamo orgogliosi del fatto che da un anno all’altro miglioriamo quello che offriamo e facciamo di tutto per questo. Quest’anno io sono la Signora Natale e, insieme agli elfi, aiuto Babbo Natale ad arrivare a più bambini speciali. Il Babbo arriva ai ragazzini della scuola speciale del sesto rione di Bucarest e a molti bambini dei villaggi. Riceveranno regali anche 200 ragazzi del Palazzo dei Bambini perché li vogliamo molto bene! Apprezziamo molto coloro che lavorano per raggiungere i propri obiettivi, e i ragazzini che saranno premiati vanno a scuola, alle prove, partecipano a concorsi e noi siamo orgogliosi di poter essere loro partner e dei loro insegnanti.”



    Florentina Baloş, presidente dell’Associazione La botte dei sorrisi”, ci ha detto che mentre qualche anno fa andavano loro a cercare le zone in cui operare o i casi sui quali vegliare, adesso le sollecitazioni arrivano direttamente all’associazione: Adesso non siamo più noi a cercarli, sono loro a venire da noi. E’ vero, tutti i casi sono verificati, perché è una questione di fiducia reciproca. Ci sono tanti casi, in questo momento siamo al limite! Puntiamo sulla qualità, non ci assumiamo più bambini di quanti possiamo sostenere, sono bambini ai quali Babbo Natale arriva sicuramente.



    Le feste passano, la loro allegria si spegne nel tempo, il bisogno di aiuto permane però, così come si può mantenere anche la gioia di poter offrire sostegno, come ci ha confessato, piena di speranza, Florentina Baloş, presidente dell’Associazione La botte dei sorrisi”: Mi piacerebbe tanto che quanta più gente potesse capire che non importa quanto e che cosa stai offrendo. Puoi offrire soldi, tempo, idee. Oppure, la cosa più semplice, offrire sorrisi! E riceverai indietro mille volte di più!



    Lanciamo anche noi un messaggio a tutti coloro che desiderano contribuire a fare un mondo migliore, li invitiamo a proporsi sempre di contribuire, almeno con sorrisi da regalare a chi ne ha bisogno e non solo per le feste!

  • Al mercato dell’arte!

    Al mercato dell’arte!

    Anche se siamo abituati che nel periodo delle feste invernali si ponga il problema dell’approvvigionamento con prodotti tradizionali, oggi vi proponiamo un altro tipo di tentazioni. Parliamo con Laurențiu Victor Săcui, storico dell’arte e gallerista, delle tendenze del mercato dell’arte in Romania. La prima domanda che gli abbiamo fatto è se esiste veramente un mercato dell’arte nella Romania di oggi e che possibilità hanno gli appassionati e i collezionisti d’arte per soddisfare le proprie aspettative nel nostro Paese: “Tenuto conto che esiste una grave crisi sul mercato degli investimenti finanziari, problema con cui si confrontano in ugual misura gli investitori romeni e quelli di altre parti del mondo, dobbiamo ammettere che l’investimento nell’arte resta una delle più stabili e sicure opportunità che gli investitori hanno a portata di mano in questo momento. A un investitore che non è familiarizzato con il fenomeno dell’arte sembra abbastanza difficile acquistare opere d’arte senza avere un’esperienza in questo campo. Tuttavia questo problema si può risolvere con l’aiuto di un consulente finanziario specializzato nel mercato dell’arte, che introdurrà il futuro collezionista in quello che l’investimento nell’arte presuppone. Lungo il tempo si è dimostrato che il valore degli oggetti d’arte può aumentare in modo spettacolare e può offrire grandi soddisfazioni a coloro che osano investire in questo settore. Vi faccio l’esempio che è più a portata di mano, ovvero la pittura romena, il cui valore è aumentato negli ultimi 30 anni, in maniera addirittura esponenziale nel caso di determinati autori. Il mercato delle opere d’arte continua a svilupparsi e lo dimostra sufficientemente il fatturato delle case d’asta di tutto il mondo negli ultimi anni.”



    Il nostro interlocutore ci ha assicurati in questo modo che possiamo ricorrere alle case d’asta e alle gallerie romene, che sono già di livello europeo, e ci ha detto che cosa cercano i collezionisti: “Ovviamente, opere firmate da artisti famosi, ma per l’acquisto di opere del genere vanno fatti sacrifici finanziari su misura. Però ne vale la pena, perché le opere d’arte sono dei valori perenni che sono stati e saranno ancora ammirati e apprezzati da intere generazioni. E siccome “La bellezza salverà il mondo, come diceva Dostoevskij, confido che l’investimento nel bello rappresenta anche per noi una soluzione salvatrice.”



    Abbiamo chiesto a Laurențiu Victor Săcui quali artisti pensa che possano avere un potenziale di crescita delle quote di mercato nei prossimi anni: “In primo luogo i pittori contemporanei, che possono creare le maggiori sorprese. Un esempio è Adrian Ghenie, che ha dimostrato che si può. Chi ha investito nella pittura di Ghenie prima che lui diventasse un pittore famoso, ha fatto un investimento di cui può essere orgoglioso oggi. In secondo luogo, credo che la pittura romena d’avanguardia non ha ancora detto la sua ultima parola sul mercato delle opere d’arte, essendo in questo momento molto sottovalutata. Secondo me, ha delle potenzialità di crescita in futuro. Pensate che l’arte dell’avanguardia nell’Europa occidentale è arrivata a prezzi stellari. Si parla persino di decine e addirittura di centinaia di milioni di euro per un’opera d’avanguardia. Nel nostro Paese i prezzi sono ancora molto bassi. Vi faccio l’esempio della pittura del Paese confinante, l’Ungheria. Là, i pittori d’avanguardia hanno quote molto maggiori rispetto a quelle dei nostri, in Polonia pure e la lista potrebbe continuare.”



    Abbiamo invitato il nostro interlocutore a dirci a quali pittori romeni d’avanguardia ha fatto riferimento: “Sono nomi già molto conosciuti al pubblico romeno appassionato d’arte. Artisti come: Max Hermann Maxy, Corneliu Mihăilescu, Victor Braunner, Milița Petrașcu, Merica Rîmniceanu o Hans Mattis-Teutsch, sono pittori famosi nella storia dell’arte romena. Il Museo Nazionale d’Arte ha organizzato, nella primavera del 2023, sotto il patrocinio del direttore Călin Stegerean, una mostra retrospettiva eccezionale dedicata al pittore Max Hermann Maxy, importante personalità dell’arte d’avanguardia in Romania. L’evento ha avuto un grande successo, il che mi fa pensare che in seguito a questa mostra è aumentato molto l’interesse degli appassionati d’arte di avere un’opera di Maxy nella propria collezione. I collezionisti sono interessati anche ad altri settori dell’arte: la scultura, la ceramica, la porcellana, l’arte popolare, i tappetti orientali l’arte dell’Estremo Oriente e tanti altri. Queste opere, oltre al fatto che abbelliscono i nostri interni creando un’atmosfera piacevole nelle nostre case, rappresentano anche un investimento molto importante per il futuro.”



    E visto che si avvicinano le feste e c’è l’usanza di comprare un oggetto nuovo all’inizio del nuovo anno, perché non pensare forse all’acquisto di un’opera d’arte? Per non parlare del vantaggio che anche se non compriamo ancora niente, almeno ci lasciamo affascinare dal bello, di cui abbiamo così tanto bisogno!

  • Alpinismo per non vedenti

    Alpinismo per non vedenti

    Il suo primo contatto con la montagna è avvenuto solo cinque anni fa, assieme a un amico di Cluj. Poi ha continuato assieme ai colleghi di facoltà di Cluj. L’anno scorso è stato premiato dal Club Alpino Romeno, essendo insignito del trofeo Zsolt Torok per aver conquistato le cime Elbrus, Kilimanjaro e Monte Bianco. Si tratta di Alexandru Benchea, un giovane non vedente, che si propone di scalare l’itinerario “Seven Summits” (“Sette Cime”), di cui ne ha già superate tre. Quindi dovrà ancora arrampicarsi su quattro vette, Everest, McKinley, Mount Vinson e la Cima Carstenzs. Alexandru Benchea ci ha raccontato com’è iniziata la sua storia con la montagna: “Il mio primo contatto con la montagna è avvenuto cinque anni fa. Allora è iniziato tutto. È successo grazie a un amico di Cluj, con il quale sono salito sulla montagna per la prima volta. Lui mi ha incoraggiato, mi ha fatto vedere allora cosa significa la montagna. E proprio il fatto che si è fidato di me, pensando che sarei riuscito, mi ha spinto in avanti. Mi ricordo ancora oggi una nostra gita avventurosa: siamo stati colti dalla pioggia, abbiamo dormito in un rifugio, siamo scesi, è stata un’esperienza molto profonda per me. Lui ha fatto scatenare in me la passione e l’amore per la montagna. Dopo, sono continuato ad andare in montagna, con i colleghi della facoltà, con i professori, perché ho insegnato geografia a Cluj. Successivamente, ho scoperto l’Associazione Club Sportivo Climb Again, accanto alla quale sono riuscito a portare a compimento questi itinerari montani. Ce l’ho fatta accanto a loro, grazie a loro. Mi hanno offerto tutto il supporto di cui ho avuto bisogno, dal punto di vista finanziario, logistico, degli equipaggiamenti.”



    Fino ad affrontare le sfide offerte dalle cime montane che superano 4000 metri, parliamo del Monte Bianco (4805 metri) e di Matterhorn (4478 metri), che richiedono una tecnica matura, equipaggiamento performante e una buona resilienza, Alexandru Benchea ha cominciato con prudenza: ” Ho imparato gradualmente come affrontare la montagna. Vorrei dirvi che all’inizio non è stato per niente facile. Quando sono partito le prime volte sulla montagna, non sapevo neanche utilizzare i bastoncini da trekking. Ho imparato a utilizzarli prima dell’arrampicata sul Monte Bianco e mi hanno aiutato moltissimo. Molti mi chiedono come me la cavo sulla montagna, come riesco a orientarmi. Se il sentiero è largo, cammino accanto alla guida, la tengo per il braccio, mentre con l’altra mano studio il terreno, con l’aiuto del bastoncino da trekking. È diventato già un automatismo, prima si mette il bastoncino, si sente che c’è il sentiero, che c’è qualcosa di stabile e dopo si mette anche il piede. Se il sentiero è stretto, cammino dietro la guida, mi aggrappo al suo zaino e con l’altra mano uso il bastoncino per mantenermi in equilibrio. Sul ghiacciale, la guida cammina davanti a me, a 2-3 metri, siamo legati con la corda e in questo caso uso entrambi i bastoncini per camminare sul sentiero.”



    Conosciuto come “l’alpinista dagli occhi bianchi”, Alexandru Benchea ha raccontato a Radio Romania come si allena: “Dipende dall’obiettivo prefisso. Se abbiamo in piano una montagna alta, essendo alpinista, il principale allenamento è incentrato su sessioni cardio, corsa, più arrampicate sulla montagna oppure quei test-climbing, esercizi su un attrezzo che simula la salita delle scale. Ho fatto anche nuoto per un determinato periodo e questo aiuto molto per gli esercizi cardio. Invece se ci sono esigenze più tecniche, mi alleno moltissimo nella sala d’arrampicata, sulla parete artificiale. L’arrampicata mi aiuta a esercitarmi tutti i muscoli. Lo stesso vale per la parte di esercizi cardio, perché le montagne hanno terreno misto, ci sono sezioni di arrampicata, ma anche di camminata.”



    Che prova quando arriva sulle cime che ha sognato tanto? Alexandru Benchea: “Sento di più allegria e soddisfazione! È un sentimento troppo profondo, troppo interiore, qualcosa di umano! Non è come se avessi vinto alla lotteria o qualcos’altro. E una cosa che rimane là tutto il tempo e, nel mio caso, il più delle volte è la riuscita comune, il successo di esser riuscito a toccare gran parte del mio obiettivo, perché c’è anche la discesa, ma mi rallegra molto questo fatto, di essere arrivato lassù e penso al momento in cui tornerò nel Paese o tra le persone e avrò l’occasione di condividere con loro la mia esperienza.”



    Con una volontà straordinaria, Alexandru Benchea ha dedicato la sua vita a questo desiderio: di salire, di superare limiti fisici e mentali, di scalare le più alte vette del pianeta. Non vedente sin dalla nascita, lui ha compensato questa mancanza sviluppando gli altri organi, in modo da poter cavarsela come ognuno di noialtri che abbiamo tutti i sensi intatti. Un uomo per il quale la parola impossibile è priva di senso.

  • 78 anni di teatro dei pupazzi

    78 anni di teatro dei pupazzi

    Il Teatro dei Pupazzi e delle Marionette Țăndărică è stato fondato nel 1945, e la sua prima sezione, quella delle marionette è stata diretta dall’attrice Lucia Calomeri, aiutata dagli scenografi Elena Pătrăşcanu, Alexandru Brătăşanu, Lena Constante e Ileana Popescu. Nel 1949, Margareta Niculescu, la nuova direttrice dell’istituzione, ha gettato le basi della sezione di pupazzi del teatro. Molti registi famosi, conosciuti sui palcoscenici degli altri teatri e nel cinema, hanno messo in scena spettacoli qui: Radu Penciulescu, Silviu Purcărete, Cătălina Buzoianu, Cristian Pepino, Victor Ioan Frunză, Ildiko Kovacs, Irina Niculescu, Felix Alexa, Ion Caramitru e altri.



    Arrivato a 78 anni, il Teatro di Animazione ha festeggiato tramite Il Galà Anniversario ImPuls Țăndărică”, svoltosi nella prima parte del mese di novembre. Miruna Simian, consulente artistica del Teatro Ţăndărică, ci ha raccontato: “Dopo una pausa di quattro anni, abbiamo organizzato il “Galà anniversario ImPuls Ţăndărică”, un evento-concorso, di tipo festival, con invitati romeni e stranieri, con una sezione di teatro per adolescenti, presentazioni di libri. Ci esibiremo anche in ospedali dove saranno organizzati momenti di animazione. Ci sono molti eventi di questo tipo all’interno di questo Galà anniversario.



    Con l’intento di attirare persone di varie età, durante il Galà sono stati presentati anche spettacoli con e sugli adolescenti: Miruna Simian: “Ci sono tre compagnie di adolescenti: l’Accademia di Teatro Contrappunto, che presenta uno spettacolo sul tema antidroga, gli alunni del Collegio Nazionale Spiru Haret, con lo spettacolo “La cantante calva”, progetto vincitore al Festival La Voce del Teatro Liceale di Bucarest, un festival-concorso di teatro per adolescenti. Gli alunni del Collegio Nazionale Spiru Haret sono stati coordinati dalla squadra del Teatro Ţăndărică. La Compagnia teatrale Victory of Art, con la quale abbiamo una collaborazione permanente, nel senso che li ospitiamo, con lo spettacolo “La lezione”. Si tratta di teatro interpretato da adolescenti dedicato agli adolescenti.



    E siccome abbiamo saputo che sono stati programmati anche lanci di libri, abbiamo chiesto alla nostra interlocutrice con chi hanno avuto partenariati: Con le case editrici Corint e Curtea Veche Publishing. Avremo presentazioni di libri per bambini, adolescenti e di parenting, che rappresentano le categorie di pubblico a cui ci rivolgiamo. Ogni giorno abbiamo presentazioni di libri o laboratori del genere, partendo da alcuni titoli delle case editrici menzionate.



    Miruna Simian ci ha detto come riesce il Teatro Ţăndărică a rimanere sempre giovane a 78 anni: “Facendo ricerca! Moltissima ricerca in cui è impegnata l’intera squadra del teatro Ţăndărică. Siamo sempre al corrente con quello che appare di nuovo nel settore, cerchiamo di applicarlo, di adattarci anche noi alle necessità dei bambini di oggi, adattare i valori ai nuovi tipi di istruzione. Siamo in una continua ricerca, perché dobbiamo essere un passo in avanti rispetto a tutte le tendenze, per poterci rivolgere in un linguaggio facilmente comprensibile per i bambini. I bambini di oggi sono molto più attivi, hanno più fretta, forse hanno meno pazienza, tutto deve accadere in un ritmo molto più allerto affinché non perdano l’interesse. Cerchiamo di inserire moderatamente anche elementi di tecnologia, ma sempre per attirarli ai nostri spettacoli. Parliamo di light design, mapping, intermapping, che sono alcuni progetti futuri. Ci adattiamo al linguaggio dei bambini di oggi. Siamo alla ricerca di valori contemporanei, che sono importanti per i bambini del 2023.



    Il Teatro ha consolidato una strategia repertoriale a livello di contenuto, una serie di titoli della grande letteratura classica romena e universale: Păcală, La capra e i tre capretti, Il Gatto con gli Stivali, Il Barone Münchausen, I Tre Porcellini, Biancaneve. Un’altra coordinata della strategia manageriale è il sostegno ai debutti artistici dei giovani creatori attori, registi, scenografi, compositori, coreografi, etc. Per attirare anche il pubblico adulto è stato creato uno studio sperimentale “AnimArt” dove vengono messe in scena pièce del repertorio classico, tra cui Faust, Candid, etc, adattamenti liberi delle omonime opere.



    Miruna Simian ci ha parlato anche degli spettacoli ai quali sono attese persone adulte: “Abbiamo anche alcuni spettacoli con pupazzi per adulti, “Il Re muore”, di Matei Vişniec, “Migraaanţiii!”. Vengono messi in scena abbastanza raramente all’interno di festival e nell’ambito di eventi speciali come i Galà. Uno dei nostri spettacoli, “Il Re muore”, con la regia di Eliza Păuna, è risultato vincitore ad un concorso per giovani creatori di teatro di animazione e si è aggiudicato premi quasi a tutti i festival ai quali ha partecipato.



    Il Teatro viene quasi costantemente insignito di prestigiosi premi a competizioni nazionali e internazionali.

  • MNAC20BIS

    MNAC20BIS

    Fino all’anno prossimo, più esattamente fino al 29 ottobre 2024, il Museo Nazionale di Arte Contemporanea (MNAC) si propone di celebrare tramite eventi mensili i suoi 20 anni di esistenza nella sede al Palazzo del Parlamento. Quest’autunno sono stati annunciati l’apertura ufficiale della nuova stagione espositiva e il lancio dell’anno anniversario MNAC 20BIS. Particolari dal direttore del MNAC, Călin Dan: “Come al solito, abbiamo un gran numero di nuove mostre, connesse a una mostra permanente intitolata Leviatan, esposta al secondo piano del museo. È un’occasione per il pubblico di visitare la nostra collezione, allestita in modo da far avere al pubblico un contatto intelligente, trasparente, con quello che significa l’arte contemporanea presso il nostro museo. Al pianterreno, vorrei ricordare la mostra di Alma Redlinger, un’artista che si è formata nel periodo compreso tra le due guerre mondiali e che, fino alla fine della sua vita, ha portato avanti una ricerca sui grandi temi del modernismo storico nella pittura. Accanto, nella Sala di Marmo, spazio generico del museo, che definisce le ambizioni curatoriali della nostra istituzione, è esposta l’installazione di Eugen Raportoru, che reca il titolo — molto ispirato — di Patrimonio e che richiama l’attenzione sulla distruzione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, storico, del centro storico di Bucarest, della zona Uranus-Bateriilor, distruzione che ha avuto luogo in preparazione della costruzione della Casa del Popolo, l’attuale sede del Palazzo del Parlamento, dove d’altronde anche noi svolgiamo la nostra attività. È un’installazione che, in qualche modo, guarda al passato da un presente immediato.”



    Călin Dan, il direttore del MNAC, ha continuato la presentazione: “Al primo piano la mostra Plus 21 rappresenta una sintesi delle opere più significative acquistate dal museo negli ultimi tre anni. Il titolo è una metafora di quello che significa l’energia del XXI secolo nell’arte contemporanea, in Romania, nelle arti visive di Romania. Il terzo piano, con Le cronache dei futuri supereroi, offre una mostra molto interessante, speciale, creata con un gruppo di artisti giovani o di età media di vari Paesi dell’Europa e dell’Asia, una mostra curata dalla talentuosa Anca Mihuleţ, che d’altronde vive a Seul e porta dalla Corea del Sud un certo tipo di estetica molto particolare, ben diversa da ciò che siamo abituati a vedere qui in Romania e che è molto apprezzata dalle giovani generazioni, questa specie di Corean Pop.”



    Maria Pop Timaru, una delle artiste in mostra ha condiviso con noi la sua esperienza nella creazione degli oggetti esposti: Le cronache dei futuri supereroi è intitolata la mostra curata da Anca Verona Mihuleţ. È la seconda edizione della mostra, la prima è stata ospitata a Timişoara, presso la Kunsthalle Bega e le mie opere esposte in questa mostra sono: La nave madre, un’opera di grandi dimensioni, che ho ricondizionato da una più vecchia, l’ho riciclata, partendo dal concetto di Lego, di viaggio attraverso il gioco. L’opera può essere decomposta e ricomposta in vari modi e io ho pensato all’anticipazione del Viaggio e alla Costruzione mentale che si può fare con il Lego, ad esempio, in cui non si ha paura di sbagliare e allora si prova in qualche modo una disinvoltura tipica dell’infanzia. Ho anche una serie di opere in ceramica, un bestiario, opere di piccole dimensioni, alcune fatte in collaborazione con i miei figli. È un gioco in cui ci scambiamo i fogli di carta, qualcuno disegna la testa, riceve il foglio dall’altro, ne disegna il corpo e in questo modo vengono fuori dei personaggi sorprendenti. Ho utilizzato quest’idea quando ho realizzato le opere.”



    Ruxandra Demetrescu, curatrice della mostra di Victoria Zidaru, ha aggiunto: “Vedrete un’installazione che, dal punto di vista tecnico, è tessile-olfattiva, perché l’artista impiega un elemento tessile, la tela tessuta in casa, spesso ricamata, che viene presentata sotto forma di rilievi e cordoni riempiti di erbe aromatiche. Da qui deriva anche la dimensione olfattiva, che è molto importante per l’artista. Victoria Zidaru è scultrice di mestiere, è stata allieva di Paul Vasilescu, un nome importante della scultura dagli anni 60 fino ad oggi. Nell’attività artistica di Victoria Zidaru è avvenuta una mutazione 7 anni addietro, in cui non è scomparso l’oggetto tridimensionale, ma l’oggetto tridimensionale è fatto di materiale tessile e vegetale. Questo è ciò che si può vedere. È un’installazione impressionante, che valorizza lo spazio al quarto piano, dotato di un pannello trasparente spettacolare, molto bene messo in valore dal punto di vista tecnico. Dal punto di vista concettuale, la mostra è intitolata Il primo giorno, e quindi allude in modo evidente alla Creazione, però vista in un senso originario: la creazione artistica, il momento princeps dell’ispirazione. E quello che io spero che i visitatori possano vivere come esperienza in questa mostra è una specie di assalto dei sensi: c’è la dimensione visiva, quella tattile, la dimensione olfattiva e, non in ultimo, quella sonora. Victoria Zidaru pratica le collaborazioni, per cui nella mostra si ascolta musica.”



    L’Auditorium ospita la mostra dell’artista di Iași Felix Aftene, intitolata I Baffi di Dalì e altri colori, una collaborazione pluridisciplinare. Il MNAC resta più che un museo, è un’esperienza di vita in sé!

  • La via che unisce

    La via che unisce

    Street View è un servizio popolare offerto da Google Maps, disponibile in più di 85 Paesi, compresa la zona dellArtica e dellAntarctica. Su Street View, le persone possono vedere immagini a 360° da numerosi luoghi del mondo. Il servizio è disponibile anche su Google Earth e nellapplicazione Google Maps per i telefonini. Il servizio Street View è disponibile in Romania a partire dal 2010, quando sono state pubblicate le prime immagini delle più importanti città su Google Maps. La copertura Street View a livello dellintero Paese è stata realizzata nel 2012, quando sono state riprese immagini di 40.000 chilometri di strade, 39 città e centinaia di obiettivi turistici. E se tutto questo sembra già una storia passata, vi possiamo dire che a cominciare da questautunno la Via Transilvanica, El Camino romeno, può essere visitata, virtualmente anche su Street View, una strada che unisce.



    Elisabeta Moraru, Country Manager Google Romania, ci ha raccontato la storia della scelta di questo itinerario da esplorare: Siamo qui perché esiste Street View. Ci sono luoghi che potete vedere e, dopo, potere andare anche a visitare di persona: il Museo Nazionale Bruckenthal di Sibiu, il Castello Bran, la Fortezza di Alba Iulia, sono luoghi emblematici per noi e per il turismo che speriamo di generare. Street View vuol dire anche innovazione per noi. Ci sono pochi luoghi in Europa di cui esistono immagini anche dal sotterraneo e questanno, abbiamo avuto il piacere di organizzare un evento anche nella miniera di sale di Turda. Abbiamo partecipato al lancio delle immagini del Delta del Danubio, abbiamo avuto lonore di organizzare il lancio proprio accanto alla location del signor Patzaichin. Non ci è stato permesso di entrare con la macchina, perché si tratta di una Riserva naturale, e abbiamo innovato, utilizzando la carrozza, perciò si chiama Carrozza View.



    Per la ripresa delle immagini panoramiche su Via Transilvanica è stato utilizzato un triciclo dedicato a progetti del genere, di tipo recumbent bike, dotato di un impianto sul quale viene installata una macchina fotografica panoramica. Tutto il processo di ripresa è durato circa un mese e si è svolto dallagosto al settembre 2023.



    Il capo della Rappresentanza della Commissione Europea a Bucarest, Ramona Chiriac, ha parlato molto bene del progetto, dei premi ottenuti e non solo: “Allinizio di questestate abbiamo promosso attivamente due progetti in Romania: Via Transilvanica e le Vie delle acque. Sono stati inseriti sulla lista dei 30 progetti di 91 Paesi che hanno vinto il premio al Patrimonio Culturale. Questi premi sono concessi dal 2002, sono un progetto dellUnione Europea, tramite Europa Nostra e tramite cui ci proponiamo di individuare e di promuovere le migliori pratiche di tutela del patrimonio culturale. Una buona notizia è stata che, di recente, Via Transilvanica ha vinto il Premio del Pubblico dellUE, il che vuol dire che 27 mila cittadini europei hanno votato questo progetto che è stato in gara assieme ad altri 29. Complimenti allo staff di Tăşuleasa Social, per tutti questi premi, per il lavoro e la passione dimostrati, nonché per la promozione di questo El Camino romeno.



    Alin Uşeriu di Tăşuleasa Social ha raccontato: Sono molto contento di essere arrivato qui! Ho abitato per più di dieci anni in Germania e spero che nel frattempo le cose siano cambiate, ma tutto il tempo in cui ho vissuto lì non ho visto nemmeno un articolo o un programma che parlasse in termini positivi della Romania. E mi sono prefisso di fare qualcosa per questo. Così è nato il progetto Tăşuleasa Social. Sono passati 18 anni e credo di aver raggiunto un secondo obiettivo molto importante: ideare un progetto nella società romena che non sia basato su paure e catastrofi. Abbiamo avuto dei soldi imprevisti e abbiamo segnato con andesite la Via Transilvanica. È stato come uno tsunami, in quattro anni e mezzo abbiamo messo oltre 400 tonnellate di andesite.



    Lavvertenza è adesso che bisogna lavorare per mantenere ed ampliare uninfrastruttura nazionale. Perché è un progetto regalato alla Romania, come ha detto Alin Uşeriu, invitando poi il fratello, Tibi Uşeriu, a esprimere la sua gioia per la crescita del progetto: Voglio tornare un po indietro di cinque anni. Mi ricordo molto bene doveravamo con questo itinerario: su un sentiero, cercando di eliminare le erbacce e ci chiedevamo se incamminarci su quella strada o su unaltra. E oggi vedo che ci sono persone che parlano di questo progetto e, non in ultimo, lo staff di Street View, il che è impressionante: fare un paragone fra la situazione di cinque anni fa e questa di adesso! Sono molto contento delliniziativa di Google Street View perché la tecnologia va avanti e credo sia un invito straordinario per chi non è molto appassionato di passeggiate, ma è molto informato sulla parte tecnica. Le persone possono vedere su Street View quanto sia bello in digitale, magari diventano incuriosite e vorranno vedere anche con i loro occhi quelle zone! Credo che sia un invito straordinario e che porterà sicuramente un valore aggiuntivo a questo progetto!



    Ana Pădurariu, della squadra Google, ha offerto particolari su questa gita delle gite: Quello che abbiamo fatto noi, oltre a comunicare informazioni sulla Romania su Google Street View, è stato, infatti, di comunicare sulla Romania con tutti i nostri colleghi del mondo. Questestate abbiamo cominciato a fare riprese dellitinerario, percorrendo 900 chilometri sugli oltre 1.400 della Via Transilvanica, e abbiamo caricato le immagini su Street View. Vi chiederete forse come abbiamo scelto che cosa fotografare e vi posso dire che a guidarci è stato lo staff di Tăşuleasa Social, così abbiamo coperto le sette regioni in cui è diviso litinerario: Bucovina, Ţinutul de Sus, Terra Siculorum (verso Sovata), Terra Saxonia (da Copșa Mică), Terra Dacica, Terra Banatica e Terra Romana.



    Litinerario Via Transilvanica parte dalla Bucovina, da Putna, percorre la Transilvania e si ferma a Drobeta-Turnu Severin, sulla riva del Danubio e una prima visita si può fare anche su Google Street View.