Category: Incontro con la Romania

  • Il miglior viticoltore

    Il miglior viticoltore

    Nel secondo weekend di marzo è stata organizzata la prima edizione di un evento che sta per diventare una tradizione: il concorso “Il migliore viticoltore della Romania”. Si tratta di una competizione nazionale di potatura della vite. La competizione ha avuto il ruolo di portare in primo piano una categoria di specialisti, che è sempre più difficile trovare, ma il cui lavoro nei vigneti è fondamentale per ottenere un buon vino.



    Particolari sull’evento da Marinela Ardelean, ambasciatrice del Programma “Apriamo il Vino Romeno”, fondatrice di Wines of Romania e co-fondatrice del festival internazionali del vino, RO-Wine: “E’ un evento tramite il quale ci siamo proposti di celebrare e di festeggiare i viticoltori e, allo stesso tempo, la viticoltura, in Romania. Si parla spesso di vino, di enologia, ma si accenna meno a coloro senza i quali non riusciremmo a goderci i vini buoni che la Romania offre, ovvero i viticoltori. L’idea è nata proprio da qui, dal bisogno, da una parte, di mettere in risalto un mondo meno conosciuto, e, d’altra parte, perché ciascun’azione che contribuisce all’aumento della qualità del vino e dell’industria è molto importante. Quindi, mettendo in primo piano questi professionisti, si punta su un aspetto molto importante quando si parla di qualità, cioè la vite e il modo in cui viene lavorata, tenuto conto che il momento più importante dal punto di vista dei lavori nel vigneto è proprio questa potatura che si fa a inizio anno.”



    Marinela Ardelean ha continuato la storia: “A questa prima edizione abbiamo dato appuntamento a viticoltori di tutte le regioni della Romania. C’è stato un concorso cui hanno potuto partecipare i viticoltori che hanno avuto esperienza o che lavorano in una cantina che dispone di vite registrata all’Albo Nazionale delle Piantagioni di Vite della Romania. Quindi, 18 professionisti sono stati valutati da una giuria internazionale, con membri provenienti da Spagna, Italia e Romania. I viticoltori hanno avuto 20 minuti a disposizione per potare 10 ceppi di vite, secondo le istruzioni ricevute dai giurati.”



    La nostra interlocutrice ci ha detto che ci sono stati premi per un valore di 10.000 euro: “Abbiamo anche vincitori. Il gran premio, il primo premio è rimasto a Buzău, dove si è svolto il concorso, alla Cantina di Pietroasa, il secondo è andato in Dobrugea, mentre il terzo nel Banato. Ecco, quindi, tre regioni che sono state evidenziate. Al primo posto si è piazzato Dănuț Ploscaru, al secondo Constantin Udrea della Dobrugea, mentre al terzo Paul Micu Huiet, un professionista del Banato. È una grande gioia in primo luogo per i vincitori, ma anche per tutti i concorrenti, perché è stata un’ottima occasione per conoscersi, socializzare, scoprire, un’opportunità tramite cui sono stati messi in risalto professionisti locali, ma anche un’opportunità per la zona di Pietroasa. A Pietroasa sono venute circa 200 persone, da studenti a specialisti, a fornitori di attrezzi e di diversi materiali necessari ai produttori di vini, ai proprietari di cantine partecipanti. È stato un evento di una portata superiore alle nostre attese. Davvero!”



    E trattandosi di una tradizione che è agli inizi, gli organizzatori pensano già alle prossime edizioni. Marinela Ardelean: “L’anno prossimo ci siamo proposti di mantenere la stessa struttura ospitante, che è stata meravigliosa. Mentre all’inizio ci eravamo prefissi di spostarci e di andare ogni anno presso un’università diversa – perché la Cantina di Pietroasa appartiene all’Università di Scienze Agronomiche e Medicina Veterinaria di Bucarest -, poi abbiamo deciso di restare a Pietroasa, in primo luogo perché è abbastanza vicino Bucarest e perché ha una piantagione sufficientemente ampia da poter ospitare un concorso di una simile portata.”



    Un’occasione da non perdere per gli specialisti del settore, come ci ha detto Marinela Ardelean: “In futuro, invitiamo i viticoltori e gli agronomi a seguirci e ad aiutarci a far sviluppare il concorso. Quest’anno si sono iscritti 38 concorrenti per un numero massimo di 40 posti, che noi abbiamo allocato per quest’anno, ma l’anno prossimo ci proponiamo di averne di più e invito tutti coloro che sono attivi in questo settore, che fanno i viticoltori oppure curano i vigneti romeni, a farsi coraggio e a partecipare come hanno fatto anche i loro colleghi, perché è una straordinaria occasione di sviluppo professionale, ma anche un modo per conoscere colleghi di altre zone.”



    Wines of Romania, organizzatore dell’evento, è un progetto privato al 100%, punta sullo sviluppo sostenibile del successo locale e internazionale del vino romeno ed è un sostenitore attivo del settore viticolo, che promuove costantemente nell’intero mondo. Marinela Ardelean è una persona di importanza fondamentale per il mondo del vino, non solo in Romania, ma anche in tutto il mondo. La missione che si è assunta è di portare i vini romeni dappertutto a livello internazionale. Ha scritto 5 libri dedicati al vino romeno, è ambasciatrice del Programma “Apriamo il Vino Romeno”, fondatrice di Wines of Romania e co-fondatrice dei festival internazionali del vino, RO-Wine. Marinela Ardelean ha ottenuto il riconoscimento internazionale grazie all’attività nelle più importanti competizioni del mondo, ma anche grazie agli eventi tramite i quali ha fatto conoscere il vino romeno ad alcuni dei più influenti critici ed esperti di vini.

  • Storie di profumi

    Storie di profumi

    Dal 2014, BEAUTIK Haute Profumeria ha aperto le porte del primo Museo del profumo in Romania. Una collezione privata, unica in Romania, molto valorosa dal punto di vista storico, che mette insieme creazioni che vantano una lunga tradizione a livello mondiale, ma anche oggetti romeni, recipienti che testimoniano il periodo di gloria della profumeria romena interbellica.



    Georgian Gheorghe, responsabile delle pubbliche relazioni e della comunicazione presso il Museo del Profumo, ci ha raccontato la storia: “Tutto è iniziato nel 2006 con l’acquisto di una bottiglietta di profumo, molto speciale per noi ed emblematica per il museo, perché si tratta di una bottiglietta di profumo che usava la Regina Maria di Romania e che più tardi le è stato dedicato. In qualche modo è rimasto nella storia un legame molto forte tra il profumo e la nostra regina. Si tratta del profumo «Mon Budoir», della Casa Houbigant (Parigi). Però molto più tardi, nel 2014, è avvenuta l’inaugurazione del museo, a dicembre. Il museo include sia una parte di profumeria romena del periodo comunista, che una di profumeria internazionale di diverse zone dell’Europa, ma anche degli USA, Australia o Asia.”



    Georgian Gheorghe ha passato in rassegna la storia della profumeria in Romania: “Al momento non esiste una tradizione e non credo che ci possa mai essere quello che c’è stato una volta. Perché prima del periodo comunista, la Romania copiava tutto ciò che veniva creato all’estero, per avere una specie di industria anche qui. Più tardi sono apparse le fabbriche del periodo comunista, che hanno avuto una loro storia. C’erano vari marchi che esistevano in Romania nel rispettivo periodo: Macul Roșu, sono quelli di Miraj, che hanno preso in consegna la fabbrica di Macul Roșu, oppure la famosa fabbrica di Cluj-Napoca, Farmec. Ma prima di questo, nel periodo interbellico, la Romania è stata una dei più forti Paesi d’Europa per quanto riguarda l’industria della profumeria. Perché molti marchi di fama mondiale avevano all’epoca fabbriche o succursali in Romania, come Coty, Guerlain o Casa Lubin. Ma non esisteva un cosiddetto culto della profumeria come industria in Romania, il nostro Paese era piuttosto un hub importante per i grandi produttori internazionali.”



    Georgian Gheorghe ci ha raccontato della collezione del museo propriamente detto: “Nel Museo del Profumo, al momento sono esporti sui 400 oggetti, però la nostra collezione è impressionante, include circa 10.000 pezzi, e non mi riferisco solo a bottigliette di profumi. Sono esposti nella mostra anche codex sulla creazione dei profumi, tutta una serie di erbari in cui venivano presentati dettagliatamente i prodotti e gli ingredienti utilizzati, nonché i benefici dei profumi, ma anche prodotti complementari, come la cipria, prodotti di make-up, rossetti, ombretti, ecc.”



    La profumeria che questo Museo del profumo ospita conserva l’eleganza dei tempi passati e attrae clienti speciali. Georgian Gheorghe: “Tra i nostri clienti onorari si annoverano personalità del mondo artistico, del mondo culturale, ma anche membri della Famiglia Reale di Romania, perché siamo anche fornitori della Casa Reale. Quindi abbiamo e manteniamo uno stretto rapporto con la Famiglia Reale, compresa la custode della Corona, la principessa Margherita.”



    Più volte il Museo del Profumo si è associato a diversi eventi culturali, evidenziandosi ancora di più. Particolari da Georgian Gheorghe: “Abbiamo avuto diversi eventi al di fuori del museo. Si tratta di eventi in tutto il Paese, da mostre a Costanza, Iași, Cluj, Alba Iulia, a Sinaia, dove abbiamo partecipato a un evento esclusivo organizzato da noi e dalla Casa Reale di Romania, insieme al Museo Peleș. Abbiamo organizzato una mostra al Castello Pelișor, che fa parte del Complesso Museale di Sinaia, ma abbiamo avuto anche alcune mostre temporanee in spazi o edifici-chiave. Una di queste è stata organizzata a Oradea quattro anni fa, una mostra ospitata in uno spazio nuovo e ristrutturato. Abbiamo avuto una mostra ad Alba Iulia, dallo scorso dicembre finora, che evidentemente ha avuto come principale oggetto esposto il profumo della Regina Maria. C’è stata una collaborazione molto stretta con l’amministrazione della città, siamo riusciti a organizzare questa mostra e speriamo di avere anche in futuro altre mostre tematiche. Quindi, invito tutti i vostri ascoltatori a seguire i nostri social, perché troveranno maggiori informazioni aggiornate.”



    Il Museo del Profumo può rappresentare un’attrattiva anche per chi è interessato a oggetti storici. Perché nella sua collezione ci sono anche oggetti rari, di grande valore a livello mondiale, come un profumo apprezzato da Re Carlo I di Romania. Si tratta di un famoso profumo, prodotto dalla più antica fabbrica del mondo, a Colonia: l’Acqua di Colonia. Fu inventato da Johann Maria Farina, il primo fornitore della Casa Reale. Il suo nome compare nei documenti che attestano le consegne alla Casa Reale di Romania, a cominciare dall’anno 1889.

  • La storia dei cani da soccorso

    La storia dei cani da soccorso

    Il disastro causato dal terremoto in Turchia ha determinato nuovamente una straordinaria solidarietà. La Romania ha partecipato con due squadre di soccorritori, alcune con coppie formate da uomini e cani da soccorso, i cani da ricerca essendo i più efficaci per trovare persone tra le macerie. Oana Ciora, presidente dell’Associazione per i Cani da Soccorso Transilvania, è stata in Turchia con una delle squadre di soccorritori e ci ha raccontato la storia di questi cani: “La storia dei cani inizia con le persone, che sono i loro partner. In pratica, la nostra organizzazione, che è una di volontariato, riunisce volontari che vogliono addestrare i propri cani per la ricerca e il salvataggio. Ognuno dei nostri volontari viene con il suo cane. Alcuni dei cani hanno cominciato gli addestramenti dalle sette-otto settimane, altri dopo, dal momento in cui i loro partner umani hanno contattato la nostra associazione. Per esempio, per il cane con cui sono andata in Turchia, Dino, tutto è iniziato dal momento in cui è arrivato a casa nostra. Aveva circa sette settimane e ovviamente sapevamo cosa volevamo fare con lui. Ce lo aveva regalato un altro compagno di squadra ed era molto ovvio che questa sarebbe stata la sua carriera, purché adatto alle attività di ricerca e soccorso”.



    Abbiamo chiesto a Oana Ciora come deve essere un cane per essere adatto alle attività di ricerca e soccorso: “Non si tratta necessariamente di una razza specifica, ma di un tipo di cane. Ad esempio, se facciamo un paragone con chi lavora in situazioni di emergenza, con i vigili del fuoco, anche loro devono soddisfare alcuni criteri fisici, di concentrazione, motivazione, per poter partecipare a questo tipo di attività. E i cani, dal punto di vista delle capacità olfattive, diciamo, quasi tutti i cani possono soddisfare questi criteri, ma ci sono anche alcuni criteri legati al tipo di cane, alla sua mobilità e agilità. Se consideriamo la ricerca tra le macerie, dobbiamo avere un cane agile che si muova con sicurezza su superfici difficili. Deve essere un cane con un buon temperamento, fiducioso, in grado di essere facilmente motivato, quindi interessato a qualcosa che possiamo dargli, che si tratti di un giocattolo o di cibo. Il cane deve avere uno scopo per cui cerca. E allora ogni cane sta cercando la persona scomparsa per ottenere la ricompensa che sa che arriverà dopo tale attività. E con questo in mente, il cane cerca luomo che è la chiave per ottenere la ricompensa”.



    Lunghi turni, condizioni impreviste, volare con un aereo militare erano solo alcune delle sfide affrontate dalle squadre di soccorso. Torna con particolari Oana Ciora: “Dalla partenza di casa fino al ritorno, tutto è stato una dura prova per tutti, che si trattasse di persone o di cani. Sia dal punto di vista emozionale che da quello delladattamento a tutti gli ostacoli e a tutte le situazioni in cui ci siamo trovati. Poi c’è stato, ovviamente, il lavoro vero e proprio, ma penso che quello sia stato la cosa più gestibile. Una volta che sapevi esattamente cosa dovevi fare, ti sembrava familiare. Le altre cose hanno avuto un impatto maggiore, quelle per cui non siamo riusciti a prepararci in particolare. Compreso il trasporto su aerei militari, che ovviamente non sono paragonabili a quelli commerciali, laspetto delle aree di ricerca, il fatto che dovevi stare costantemente attento a dove parcheggi lauto, dove scendi dallauto, dove porti fuori il cane, perché poteva saltare fuori da sotto qualsiasi macchina un cane da guardia che probabilmente stava tenendo d’occhio la rispettiva macchina. Dopodiché ti accorgevi che c’erano delle persone che abitavano in quella macchina e che il cane faceva la guardia alla sua famiglia. Ci sono state moltissime cose che non dipendevano effettivamente da noi e che normalmente non si fanno negli addestramenti.”



    Oana Ciora ci ha raccontato quanto tempo ci vuole per preparare un cane da soccorso e comè laddestramento specifico: “Un cane da soccorso che possa raggiungere il livello operativo, cioè che ti permetta di usarlo in una missione di ricerca e soccorso anche più facile rispetto a quella di adesso in Turchia, che era una missione estrema, viene addestrato in tre, quattro anni. Dipende però molto dalluomo, dalla sua serietà, dalla sua costanza. Il cane non arriva ad allenarsi da solo, e poi luomo deve mantenere questa disciplina e costanza per quanto riguarda gli addestramenti. Noi, ad esempio, come organizzazione, abbiamo tre allenamenti a settimana, con la squadra, il che significa da tre a quattro ore ciascuno. E a parte questo, ovviamente, ognuno dei nostri volontari deve lavorare individualmente con il cane, sia che si tratti di lavorare sulla motivazione, o sulla disciplina, oppure sulla condizione fisica, un altro aspetto estremamente importante per un cane da ricerca. Un cane in buone condizioni fisiche può svolgere una missione ancora più difficile, ma se la sua condizione fisica non è ottima, e compaiono anche altre componenti psicologiche che lo influenzano, il suo lavoro potrebbe non essere eccezionale”.



    Sebbene sia stata unesperienza molto impegnativa e triste, Oana Ciora trova anche un motivo di ottimismo: “La cosa più impressionante in Turchia è stata quella di vedere la solidarietà che questo avvenimento triste ha determinato e come i soccorritori di tutto il mondo, proprio di tutto il mondo, si sono mobilitati e sono andati lì per dare una mano. Nessun Paese, non importa quanto sia ben preparato in questo campo, è in grado di gestire internamente un avvenimento del genere e, in effetti, sono stati impressionanti la mobilitazione e il fatto che sappiamo che se, per caso, qualcosa del genere accadesse nel nostro Paese — che Dio ci protegga! -, di sicuro beneficeremmo dello stesso identico supporto e della professionalità di tutte le squadre che erano presenti in Turchia. Ne sono sicura e, in tutto questo disastro, c’è un conforto, c’è una sicurezza che si può avere”.

  • Infanzia e colore

    Infanzia e colore

    Sebbene abbia solo 12 anni, Giulia Pintea non gioca quando dipinge! Anzi, a inizio febbraio ha inaugurato al Centro Internazionale di Conferenze, nella Sala mostre Constantin Brâncuși del Palazzo del Palamento, la sua prima mostra personale in Romania, intitolata “Sinfonia a colori”. La pittrice di origine romena, stabilita sulla Riviera Francese, di nazionalità canadese e italiana, ha attirato l’attenzione dell’ambiente artistico del Paese che ha regalato al mondo alcuni dei più importanti pittori nella storia delle belle arti. Giulia Pintea ha avuto mostre personali sulla Costa d’Avorio, in Inghilterra, Germania e Spagna.



    E’ stata allieva del noto pittore francese contemporaneo José Curti, che si è fatto notare per le sue creazioni astratte, semi-figurative, che rendono omaggio all’immaginario mescolando colori sempre sorprendenti, il quale è stato anche presente all’vernissage della giovane artista. La mostra “Sinfonia a colori” di Giulia Pintea offre a chi guarda l’accesso a un segreto: quello della sincronizzazione tra due mondi allo specchio, l’immaginario e il reale. Le creazioni di Giulia Pintea fanno già parte di collezioni private sia in Francia, che in Inghilterra, Irlanda, USA, Francia e Nuova Zelanda. Giulia Pintea parla quattro lingue: romeno, italiano, francese e inglese e ci ha raccontato dei suoi inizi nella pittura, ma anche della mostra in Romania: Sin da piccola mi è piaciuto creare, dipingere. Ho ereditato questa passione da mio padre e il destino ha fatto sì che incontrassi il pittore José Curti, che mi ha ispirato a creare opere in stile astratto in acrilico. Ho raccolto 55 quadri, molto colorati e vivaci. C’è “Sinfonia a colori”, il quadro che dà anche il titolo della mostra, c’è “L’incontro degli angeli”, il primo quadro che ho dipinto, c’è “Il Chitarrista” che è il mio quadro preferito e c’è “Le Voyage vers le Lumière”, apprezzato da moltissime persone. Il mio professore è stato molto orgoglioso di me e mi ha detto che è molto bello. Io dipingo perché mi piace e mi rende felice e voglio trasmettere questa gioia tramite i quadri. Dipingo 2-3 ore. Per fare un quadro più grande ci metto tra 2 e 5 ore, per uno piccolo circa 2 ore.”



    L’incontro fra Giulia e l’artista 73enne José Curti ha avuto luogo quando Giulia aveva 6 anni, a maggio 2016. Era andata con sua madre «Sulle tracce di Picasso» e si era fermata davanti alla tela alla quale lavorava l’artista José Curti nella Piazza degli Artisti di Antibes e, meravigliata da quello che faceva, ha cominciato a parlare con lui. Si è prodotta una specie di sinergia tra i due e da allora José Curti è diventato il suo mentore. Poco dopo, motivata da Curti, Giulia ha esposto per la prima volta insieme a lui a soli 6 anni. All’età di 8 anni ha inaugurato la sua prima mostra personale in Francia, a febbraio 2019, poi in Inghilterra, a ottobre 2019 e in Germania, a dicembre 2019. Lo slancio del suo successo è stato interrotto dalla pandemia, periodo in cui ha esposto solo in Spagna, a maggio 2021 e nell’ambito del Campeggio Romano organizzato dalla MAI Academy.



    Abbiamo chiesto a Giulia Pintea se vorrebbe essere come un artista conosciuto e cos’altro fa a parte la pittura: Voglio essere come Giulia Pintea. Faccio nuovo, balletto, teatro, circo acrobatico, pallacanestro, canto, equitazione, aikido, piano. Sono abituata sin da piccola ad avere molte attività. I miei colleghi sono molto carini con me, mi sono fatta amici molto facilmente e loro mi sostengono nella mia passione.”



    Alexandra Pintea, la madre di Giulia, ci ha detto perché sua figlia ha scelto la Romania per la sua mostra: “Perché le sue origini sono romene e perché, sin da piccola, Giulia è venuta in vacanza in Romania, ha partecipato a campeggi in Romania e ha voluto molto condividere con i romeni la gioia che rispecchia nei suoi quadri. Sono grata a tutti coloro che hanno presenziato al vernissage di Giulia. Sono venute moltissime persone da tutte le parti del Paese. Sono venuti da Satu Mare, mia nonna con il mio fratello, tutti, cugine. Mi ha impressionato questa loro mobilitazione, sono venuti anche ex colleghi di facoltà, di Bucarest e di Craiova. Anche dall’estero hanno partecipato suo padre con la madrina di Giulia, dall’Italia, sono venute cugine dalla Germania, dalla Francia, il suo mentore, José Curti è stato presente all’inaugurazione con un gruppo di sei artisti che adorano e appoggiano sempre Giulia. Siamo riconoscenti a tutta la gente bella che è stata presente, tra cui il gruppo Miniton che ha aperto l’evento e la presentatrice Roxana Ioana Gavăr Iliescu.”



    Giulia Pintea dona una parte delle sue opere per cause umanitarie, a favore di bambini svantaggiati. E’ appassionata anche di teatro, balletto, pianoforte, arte del circo e canto, campi artistici in cui è stata anche insignita di premi. Giulia Pintea si affianca a molti altri bambini di origine romena, che vengono riconosciuti per il loro genio a età molto giovani.

  • A testa in giù

    A testa in giù

    Ho allevato tre bambini e l’immagine di una casa “sottosopra” mi è molto conosciuta. Certo, mi riferisco a quegli spazi piccoli in cui niente sembra avere un posto suo. Lungo il tempo, gli spazi in cui ho abitato hanno visto giocattoli sparpagliati per terra, oggetti capovolti, spazi pieni di vita, come dicevano, cortesemente, le persone che avevano il coraggio di venire a visitarci. Forse sempre in questo modo hanno vissuto anche i fondatori di un parco romeno, creato attorno a una casa costruita, letteralmente, con la testa in basso: Brambura Park, della località di Avrig, in provincia di Sibiu. Ci ha raccontato la storia di quest’iniziativa Adrian Onţică, manager del Brambura Park: “I developper hanno visto una casa simile in Germania e hanno detto perché no? Costruiamo una anche noi sulla Valle dell’Avrig e facciamo un parco giochi. E’ un progetto pensato a più tappe. Brambura Park si propone di offrire ai visitatori di ogni età una sana risata e un momento di divertimento tramite la visita a una casa capovolta, realizzata con la testa in giù, ma conforme alla realtà. Abbiamo dei veri e propri spazi giochi, dedicati ai bambini, scivoli gonfiabili, un trampolino enorme. Abbiamo anche un mini zoo, spazi per mangiare e bere e, certo, molte altre sorprese. La creazione del progetto, della casa, è stata una vera sfida, sia per i costruttori, che per tutte le equipe che hanno curato i dettagli degli interni. Ci sono circa 200 metri quadri, da noi si sale al pianterreno e si scende al primo piano. Ci sono circa 10 stanze e tutto quello che si trova in una casa normale, noi abbiamo messo a testa in giù. E’ un po’ strano, diciamo, la casa offre anche un piccolo senso di vertigine per due motivi: in primo luogo, c’è un dislivello di qualche grado, ma allo stesso tempo il cervello fa fatica a rendersi conto che tutto è messo al contrario.”



    Adrian Onţică ci ha detto cosa colpisce in questa casa: “Ci sono così tanti dettagli che dopo i sei mesi in cui abbiamo costruito la casa, io noto ancora alcune sorprese che non avevo visto finora. Quando si entra nella casa, il vestibolo essendo capovolto, troviamo uno specchio, diverse paia di scarpe, un appendiabiti e molti altri dettagli. La maggior parte si trova in cucina, compresi il tavolo, il frigo, la lavastoviglie, il forno, tutto è messo al contrario, compresi i prodotti che stanno dentro. Cioè chi desidera prendere dei condimenti normali, non c’è nulla di falso, può prendere tranquillamente un condimento messo al contrario. Ovviamente sono attaccati con diversi tipi di adesivi, e ciò che pesa di più è fissato con pezzi di resistenza.”



    Le banane in un cestino per la frutta, le tazze di tè stanno su un tavolo che pende dal soffitto in cucina, il tappetto sta sul soffitto, uno sgabello è messo accanto alla stufa per poter sistemare meglio i carboni. E, non dimenticate, tutti questi dettagli vi aspettano da sopra! E siccome gli organizzatori promettono che una volta arrivati qui, ci rilasseremo e alla fine vedremo il mondo in maniera un po’ diversa, abbiamo chiesto a Adrian Onţică cosa dicono le persone quando visitano questa casa: “Molti restano di stucco perché è qualcosa di unico in Romania, di queste dimensioni e che si può anche visitare dentro. Sono abbastanza contenti e allegri, perché oltre a visitare la casa possono assaggiare il cibo, i piatti del nostro ristorante. Il feedback dei clienti è molto positivo, per fortuna. Il parco si stende su una superficie di 6 ettari, è abbastanza grande. Dentro la casa, abbiamo un limite di 25-30 persone, perché è un peccato non entrare e godersi tutti i dettagli. Come numero di visitatori, in un giorno di punta, abbiamo avuto anche 1700, forse persino 2000 turisti in un solo giorno, ma la media è di 200 – 300 turisti al giorno.”



    Oltre alla casa capovolta che sembra sfidare la gravitazione e ti fa sentire di vivere nell’imponderabilità, i visitatori si possono fermare al mini zoo, che ospita alcune alpaca, un capriolo, delle caprette e alcuni coniglietti. Un invito a giocare, per grandi e piccoli, come afferma Adrian Onţică: “Nel Brambura Park ci auguriamo che vi divertiate dal più piccolo al più grande, che veniate a passeggiare con la famiglia, a mangiare, evadere, ridere, a non fare i bravi e a fare rumore. A Brambura Park tutta la famiglia si diverte.” Le rime accompagnano ad ogni passo l’invito a giocare lanciato dagli organizzatori, creando uno spazio che ricorda “Alice nel Paese delle Meraviglie” o altre favole.

  • La tradizione delle croci dipinte con epitaffio di Săpânţa continua

    La tradizione delle croci dipinte con epitaffio di Săpânţa continua

    Sebbene la morte sia accolta con tristezza, nella provincia di Maramureş, a Săpânţa, nel 1935, iniziò la tradizione di quello che sarebbe diventato il Cimitero allegro. Al 1935 risale il primo epitaffio e dagli anni ’60 l’intero cimitero è stato popolato con più di 800 croci del genere, scolpite in legno di quercia, diventando un museo all’aperto unico, ma anche un’attrattiva turistica. Il visitatore può notare che alcune croci sono dipinte su entrambi i lati. Da un lato viene descritta la vita del defunto e dall’altro il motivo della sua morte. La maggior parte delle croci sono scritte con errori di ortografia e in una lingua arcaica. Oggi siamo alla terza generazione di creatori popolari che hanno realizzato le croci.



    A raccontarci la storia di questo mestiere è Ana-Maria Stan, figlia di Dumitru Pop-Tincu, apprendista di Stan Ioan Pătraș, il primo creatore di queste croci e moglie di colui che oggi continua la tradizione, nipote dell’iniziatore di quest’opera aperta: Mio padre è stato l’apprendista di Stan Pătraș dall’età di 9 anni. Poi ha continuato i suoi studi, è partito per Timișoara ed è tornato dopo la morte di Stan Pătraș nel 1977. Da allora ha continuato fino a quando si è spento anche lui, purtroppo, all’età di 67 anni. Mio padre è stato nominato apprendista di Stan Pătraș e incaricato a portare avanti la tradizione. Gli piaceva molto anche il villaggio, essendo nato a Săpânța, lavorando ed essendo allievo di Stan Pătraș. Probabilmente questo mestiere gli è entrato nel cuore e lo ha continuato. Stan Pătraş, con le croci, ha praticamente aiutato noi locali a superare più facilmente la morte e questo fenomeno, perché in fondo fa parte della nostra vita. Per noi è una cosa normale. Io sono giovane, è così che l’ho trovato, così l’ho visto ed è così che è rimasto fino ad oggi per noi, la gente della zona, è una cosa normale.



    È stata avanzata addirittura l’ipotesi che Stan Ioan Pătraș (1908-1977) si sarebbe ispirato alla cultura dei daci, di cui si ritiene che considerassero la morte come un evento gioioso. Comunque, i creatori hanno insegnato a tutti i loro discepoli la consapevolezza del passaggio del tempo. Ana-Maria Stan: Papà, come Stan Pătraș, ha avuto 2 figlie. Nel corso degli anni ha formato diversi allievi. Io mi sono sposata nel 2011 e mio marito ha lavorato con papà, ma non sempre. Dopo che ci siamo sposati lo ha aiutato in varie cose qui nella bottega ed è così che ha imparato anche lui il mestiere. Ha un figlio, ma se qualcuno lo vorrà e gli piacerà questo mestiere, glielo insegnerà.



    Abbiamo chiesto ad Ana-Maria Stan se c’è un epitaffio preferito dai visitatori: “L’epitaffio più ricercato nel Cimitero allegro è quello della suocera, che ha fatto mio padre e dice: “Sotto questa croce pesante / Giace la mia povera suocera / Se fosse vissuta tre giorni in più /Giacerei io e sarebbe lei a leggere. / Tu che passi di qui / Per favore cerca di non svegliarla / Perché se torna a casa / Mi rimprovera ancora. / Ma mi comporterò sicuramente bene / Così non ritornerà dalla tomba. / Tu che leggi qui / Che trovi una buona suocera / E che viviate bene insieme!



    Le croci del Cimitero allegro rappresentano valori che possono essere affiancati a qualsiasi grande creazione e capolavoro, sono una testimonianza di una nazione dotata di tanta grazia, di un popolo con una vera vocazione creativa. Nel realizzare le croci, i creatori si sono ispirati alla vita quotidiana delle persone, ai loro sentimenti ed esperienze. Riflettono praticamente l’intera vita delle persone andate nellal di là. La croce è lo specchio del defunto, tutta la sua vita è su quell’opera. Le croci che hanno reso famoso il villaggio di Săpânţa sono uniche sia per il colore blu in cui sono dipinte, sia soprattutto per gli epitaffi, per lo più buffi, che descrivono la vita del defunto. Tutti sono scritti utilizzando la lingua specifica della zona. Dumitru Pop Tincu affermava che sebbene non usasse più lo stesso linguaggio nella sua vita quotidiana, questo viene mantenuto rigorosamente sulle croci, rispettando la tradizione iniziata dal primo creatore.



    Ana-Maria Stan, figlia di Dumitru Pop Tincu, ci ha raccontato come si realizzano le croci e ci ha invitato nella bottega in cui lavora suo marito: Ci trovate qui, a Săpânţa, alla Casa Memoriale di Ioan Stan Pătraș, dove potete visitare e vedere cosa ha fatto Stan Pătraș durante la sua vita, ma anche mio padre, che a sua volta ha lasciato alcuni dipinti e, naturalmente, la bottega in cui si lavora ancora oggi. Potete vedere di persona come viene lavorata una croce. Ci sono diverse fasi, dal taglio del legno che viene poi lavorato e preparato. Per la lavorazione viene asciugato per circa 7 anni e poi la realizzazione della croce dura circa 3-4 settimane dall’ordinazione. Qui la croce non viene messa proprio quando qualcuno muore. Dopo circa un anno, la famiglia viene e la ordina. La lavorazione della croce dura 3-4 settimane, a seconda del numero di ordinazioni precedenti.



    Il Cimitero allegro di Săpânţa, uno dei luoghi più famosi al mondo che parlano della tradizione e della cultura romena, attira ogni anno migliaia di turisti.

  • “L’ottagono confessionale”

    “L’ottagono confessionale”

    Otto luoghi di culto collocati su unarea di otto chilometri quadri, nella parte storica della città di Costanza, situata in riva al Mar Nero, raccontano la storia millenaria della convivenza di più etnie e confessioni religiose da queste parti. Abbiamo invitato Valentin Coman, guida turistica, a raccontarci la storia di questi monumenti: “Quest’ottagono racconta, infatti, la storia della città di Constanța dal momento in cui il sultano decise di costruire una linea ferroviaria (n.r. nel 1860) e un villaggio vicino a pescatori e pastori diventa una comunità esuberante, ottimista e che sviluppa fiducia nel futuro. Così apparvero a Costanza le comunità greca, armena ed ebraica. Successivamente, dopo la fine della Guerra dIndipendenza e l’insediamento di unamministrazione romena, è ovvio che la comunità romena si è sviluppata. Certamente, ciascuna delle comunità menzionate aveva il proprio luogo di culto. Il più antico è la chiesa greca Metamorfosis, costruita verso la metà del XIX secolo, durante il regno di un sultano molto aperto. Si dice, infatti, che il terreno su cui è stata costruita questa chiesa, in altre parole un luogo di culto cristiano, sia stato donato dal sultano Abdul-Aziz (n.r. il 32° sultano dellImpero Ottomano). Inoltre, quasi allo stesso periodo risale anche la Geamia Hunkiar, il più antico luogo di culto musulmano di Costanza, che ha una storia alle spalle, perché è stata costruita sul sito di unaltra ancora più antica.”



    Seguendo la successione cronologica degli avvenimenti, Valentin Coman ha aggiunto: “La maggior parte degli altri luoghi di culto che troviamo in questo momento nella Città Vecchia, in quella Costanza bella, colorata, diversa, cosmopolita, creata tra il 1860 e linizio della Seconda Guerra Mondiale, appartiene alle comunità che si sono radicate in questo periodo. Purtroppo abbiamo perso la comunità bulgara quando tra gli stati romeno e bulgaro è stato firmato il Trattato di Craiova, legato a una storia più antica del Quadrilatero, e la comunità bulgara ha lasciato quasi del tutto la Dobrugea. Abbiamo la Grande Sinagoga, ancora in piedi oggi, purtroppo gravemente danneggiata e probabilmente è arrivata in questa situazione perché la bella comunità ebraica di mercanti di Costanza si è gradualmente diminuita, mentre il periodo buio della Seconda Guerra Mondiale la fece diminuire ancora di più. Le quasi 40-50 persone che oggi formano la comunità ebraica non hanno più avuto la forza di prendersi cura del loro luogo di culto, il secondo della città. Perché la Grande Sinagoga, pur danneggiata comè, racconta la storia di una sinagoga ancora più antica, la Sinagoga Ashkenazita, il cui luogo non è stato più occupato, anche se scomparsa, è stato lasciato così come ricordo, accanto alla Grande Sinagoga. Abbiamo anche la Chiesa armena che anch’essa racconta una storia, perché, infatti, la chiesa che vediamo oggi è lex scuola armena. Si tratta della chiesa di questa bella comunità di mercanti, che ha lasciato anche alcuni edifici eccezionali, tra i quali vale la pena menzionare La Casa con i Leoni, probabilmente il terzo edificio di patrimonio più bello e rappresentativo di Costanza. Questa comunità aveva anche una piccola chiesa di legno, distrutta da un devastante incendio. Allora la comunità decise di trasformare in chiesa metà della scuola. Così all’edificio fu attaccato un piccolo e bel campanile di pietra e quindi continuò a perseguire la sua missione spirituale.



    E ci sono ancora storie da raccontare, perché, come ci ha assicurato il nostro interlocutore, sotto questi edifici ci sono le antiche basiliche di Tomi. Valentin Coman: “Ovviamente abbiamo due luoghi di culto probabilmente i più imponenti qui a Costanza, la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, il primo luogo di culto ortodosso in lingua romena, costruito verso la fine dell’Ottocento, che vanta anchesso una storia favolosa e che è riuscito ad affrontare il duro periodo delle guerre e, ad un certo punto, è stato gravemente danneggiato durante un bombardamento. Però abbiamo anche la Moschea Carlo I, lunica moschea conosciuta che reca il nome di un cristiano, il re Carlo I. Infatti, è chiamata anche la Moschea del Re, un gesto che, all’epoca della monarchia, il re Carlo I fece per la popolazione della Dobrugea, ricordandole che siamo tutti cittadini, fratelli, uguali, tolleranti, comprensivi gli uni con gli altri e più disposti piuttosto a vivere felicemente insieme che a dividerci. La moschea è il primo edificio in cemento armato costruito in Romania su richiesta del re e fu donata alla comunità musulmana della Dobrugea. E’, infatti, un luogo di culto che è sempre stato aperto ai visitatori. Non possiamo non aggiungere la stupenda chiesa cattolica, la cattedrale Romano-Cattolica SantAntonio da Padova, eretta sul posto di una chiesa cattolica più antica. Perché, come dicevo, intorno al 1860 qui vennero gli inglesi che iniziarono a costruire una linea ferroviaria tra Costanza e Medgidia per poi estenderla fino a Cernavodă. Questa cattedrale cattolica venne costruita con molta difficoltà, con tanti sforzi, grazie a moltissime donazioni. Nonostante ciò, la sua storia è ancora più bella. Durante la Seconda Guerra Mondiale, quest’edificio era considerato così solido, bello e protettivo, che le truppe sovietiche che conquistarono la città decisero di adibirlo a deposito di munizioni. Oggi è una bellissima cattedrale che segue la sua missione spirituale”. Sono racconti affascinanti, sulla storia e sulla pacifica convivenza, intrisi dellodore salato del Mar Nero.

  • Modi per “ballare” col burnout

    Modi per “ballare” col burnout

    Vivono allo stesso ritmo come la maggior parte di noi. Sperimentano la vita con le sfide che tutti noi affrontiamo. Ma con un grado di sensibilità in più, le tre donne di cui parleremo oggi hanno pensato di esplorare in modo diverso il fenomeno del burnout e di trovare soluzioni alternative per interromperlo, se non addirittura per uscirne. Il risultato sono state delle residenze che esplorano il fenomeno, diverse esibizioni e molte esperienze indimenticabili che continuano ancora. Ma entriamo più nei dettagli. La coreografa Andreea Novac è stata allorigine del progetto artistico intiotolato “Burnout”: “Burnout è partito da una necessità o da una realtà con cui mi sono confrontata l’anno scorso. Sono reduce di alcuni anni che mi hanno “bruciato” parecchio. E lanno scorso ero proprio a un punto in cui, anche se sapevo di dover continuare, in un modo o in un altro, a fare quello che stavo facendo, sentivo di non averne più le risorse e la capacità. Allora ho scritto questo progetto sul burnout. E unaltra cosa importante: sentivo dire la stessa cosa da persone intorno a me o nella cerchia di persone più o meno vicine. Soprattutto professionalmente. Ogni volta che facevo questa domanda, come stai, mi dicevano: sono esausta o sono esausto! Non ne posso più, non voglio più. E ho scritto questo progetto che ho presentato allAFCN (Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale) e ho ottenuto un finanziamento. Volevo davvero esplorare il burnout da diverse prospettive, cioè non solo da una prospettiva artistica. Volevo capire il burnout in un contesto sociale leggermente più ampio, perché si verifica, perché non possiamo riposare, per esempio, o perché non possiamo permetterci di riposare. Volevo capire che effetti ha su di me il burnout, e ora parlo di effetti psicologici, e volevo vedere cosa mi fa, anche fisicamente, perché le manifestazioni del burnout non sono solo psichiche, ma anche fisiche, cioè alcune trasformazioni avvengono anche a livello del corpo. Così è iniziato il progetto, da quest’idea, che poi si è sviluppata in 3 diverse direzioni. Perché siamo state 3 artiste coinvolte”.




    Abbiamo anche parlato con Alina Uşurelu, artista visiva e performer, la quale ci ha raccontato la sua esperienza in questo progetto: “Il progetto “Burnout” è stato avviato dalla coreografa Andreea Novac che, l’anno scorso, ha invitato me e Irina Marinescu ad aderire all’iniziativa e a collaborare ciascuna di noi con un ricercatore e specialista che esplora il fenomeno del burnout da diverse prospettive. Ognuna di noi ha avuto un periodo di residenza in una città della Romania. Per me è stata la città di Cluj. Ho studiato il fenomeno del burnout a Casa Tranzit a Cluj, insieme a Roxana, che è un medico, e in qualche modo ho guardato a questo fenomeno del burnout anche dal punto di vista degli ultimi 3 anni di pandemia e guerra. E, in qualche modo, tutto questo flusso di informazioni fortissimo ci ha colpito a livello emotivo e ci ha portato, senza che noi lo volessimo necessariamente, a un sovraccarico d’informazioni. Per me è stata unesperienza in cui mi sono resa conto come operatore culturale e come artista, che, per entusiasmo, aderisco a molti progetti contemporaneamente e finisco per “bruciarmi” da sola. E, in qualche modo, è stata unesperienza molto importante per me potermi autoregolare in questo contesto. La società in cui viviamo ci impone di assumere molti ruoli e non siamo più in grado di filtrarli e scegliere i ruoli che vogliamo. E non abbiamo più la capacità di discernere se possiamo svolgere il ruolo che ci viene chiesto dallesterno. Per me, è un progetto che vorrei portare avanti. Ho già avuto lesperienza di spazi completamente diversi vicino a Cluj. Lho presentato anche allAREAL (spazio coreografico nel centro di Bucarest) e anche alla Galleria Suprainfinit, ed è stata unesperienza molto interessante e la mia intenzione è di portarlo in luoghi quanto più diversi possibile e più stimolanti per me e per il pubblico”.



    Irina Marinescu, coreografa e performer, ha aggiunto: “Per me è stato un progetto molto rivelatore e mi ha indicato anche molte direzioni su cui lavorare in futuro. È qualcosa su cui sto lavorando sia personalmente, per non finire più in una situazione di esaurimento, perché tutte e tre abbiamo iniziato questo progetto con un sincero desiderio e bisogno di esplorare qualcosa che ci colpisce periodicamente e non colpisce solo noi. È qualcosa di rilevante per molte persone in diversi campi. Per me ha significato anche un rimedio personale. Ed è ancora qualcosa su cui sto lavorando, nel senso che dallanno scorso dopo un periodo di residenza, mi sono rimaste 2 direzioni di ricerca, nel senso di laboratori di danza per il recupero dall’esaurimento e come posso portare le informazioni che ho nel contesto della formazione per la terapia tramite la danza che sto seguendo. E voglio dedicare tempo alla performance e al “work in progress” che ho fatto lanno scorso per portarli ancora più lontano e in più luoghi. Ci sono state due parti: quella che punta su cosa sono il burnout e i suoi effetti, e unaltra sul recupero. Ho avuto una residenza vicino alle Gole del Nera. Io e i miei colleghi abbiamo esplorato cosa significa riposo, cosa significa recupero, e in questo quadro le performance che abbiamo tenuto si sono svolte in natura o in spazi pubblici. Sia a Socolari che a Bucarest ho lavorato sullidea di comfort, relax e ninna nanna. Ho scoperto la ricchezza di ciò che significa la ninna nanna. Mi è sembrato che questa performance avesse un grande potenziale in uno spazio diverso da quello scenico. Infatti, crea una connessione diversa, soprattutto perché mi piace lavorare con questo tipo di installazioni performative che coinvolgono le persone, in realtà portano le persone insieme, in questo caso, con la ninna nanna e luncinetto e il portare un filo che tengono tutti coloro che partecipano a uno spettacolo. Mi è sembrato che portasse anche una sorta di azione simbolica, contro la cultura del multitasking in cui ci troviamo più o meno volontariamente “.



    Tra le naturali conclusioni della ricerca, segnaliamo limportanza di concederci del tempo, almeno 10 minuti allinizio della giornata, o di tanto in tanto durante la giornata, per non fare nulla in particolare, ma per connetterci solo con il nostro proprio corpo, scoprendo esattamente di cosa abbiamo bisogno quel giorno e a cosa possiamo rinunciare, anche se sembra impossibile rinunciarci.


  • Su il Cuore! Un nuovo esempio per la società civile europea

    Su il Cuore! Un nuovo esempio per la società civile europea

    Lo scorso dicembre il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) ha assegnato premi a sei organizzazioni della società civile per i loro progetti eccezionali, che rappresentano degli esempi significativi dellimpegno della società civile a creare un futuro migliore per i giovani europei e per alleviare le sofferenze degli ucraini causate dalla brutale invasione del loro Paese da parte della Russia. In modo eccezionale, nel 2022 sono state premiate due serie di vincitori, rientranti in due categorie tematiche: la motivazione dei giovani e la società civile accanto allUcraina.



    Lassociazione romena “SUS, INIMA” (Su il Cuore), ha vinto il Gran Premio della Società Civile Europea 2022, alla categoria “Società civile europea accanto allUcraina” per il suo progetto “Rapida integrazione dei rifugiati ucraini nella società romena — Focus sulla provincia di Sibiu”. Particolari da Lu Knobloch, direttore per lo sviluppo: “Lassociazione è nata nel 2015 a sostegno dei pazienti oncologici e dei loro familiari e del loro bisogno di avere accesso a informazioni, terapie complementari e tradizionali. Piano, piano ci siamo sviluppati. Ogni anno abbiamo aperto unaltra casa Su il Cuore, dove i pazienti oncologici possono abitare durante le cure, perché in Romania non ci sono centri terapeutici in tutte le grandi città. Persone di varie province arrivano, per esempio, a Bucarest o a Sibiu, e hanno bisogno di un posto dove alloggiare per non dover rinunciare alle cure solo perché non possono permettersi di stare in un albergo o in un agriturismo. Poi è arrivata la pandemia e abbiamo iniziato a collaborare con la Fondazione Comunitaria di Sibiu, con la Croce Rossa e con tutte le altre istituzioni impegnate nell’offrire servizi alla società civile. Poi è iniziata la guerra in Ucraina. Restando in questa rete, abbiamo praticamente iniziato a sviluppare iniziative di sostegno, di integrazione e inclusione dei rifugiati ucraini nella società romena.”



    Cosa significa il premio della società civile per lAssociazione Su il Cuore? Lu Knobloch: “È un grandissimo onore, proprio perché è uno straordinario riconoscimento del nostro lavoro. È un lavoro molto bello, ma molto duro. Siamo un team numeroso, di 48 persone, di cui 28 sono rifugiati ucraini, perché non si può lavorare per loro senza di loro. È un riconoscimento dello sforzo gigantesco ed è anche una spinta per andare avanti e sviluppare ulteriori iniziative”.



    Finora questa ONG ha aiutato decine di migliaia di rifugiati ucraini. Su il Cuore ha sviluppato una serie di iniziative per aiutare gli ucraini, da attività scolastiche e trovare un posto di lavoro, alle cure e al supporto psicologico. Ciò ha permesso alle famiglie ucraine di integrarsi più facilmente nella società romena, perché ha dato loro un senso di appartenenza e di sicurezza, sia fisica che mentale. Particolari da Lu Knobloch: “Abbiamo cominciato subito dopo linizio della guerra, ci siamo impegnati nella parte relativa alle trasferte, agli alloggi, allaccesso a servizi sanitari, sociali, terapeutici, tutto. Abbiamo sviluppato un centro educativo, nella primavera dello scorso anno, di modo che i genitori possano avere accesso al mercato del lavoro. È emersa una necessità molto maggiore per questi bambini di avere accesso a un sistema educativo, di avere accesso a lezioni nella loro lingua madre. Così abbiamo creato una scuola primaria, una scuola media, una scuola superiore, 3 asili, 2 asili nido, per coprire questo bisogno senza il quale non può esserci un’integrazione economica e sociale. Perché stiamo parlando di rifugiati, un gruppo di rifugiati che è composto di madri e bambini. Se una madre non ha un posto dove portare suo figlio, non può neanche lavorare. Quindi stiamo cercando di trattare con buon senso i bisogni di cui siamo consapevoli e sviluppare soluzioni adeguate. Non abbiamo cercato di reinventare cose già esistenti, ma ci siamo occupati man mano delle situazioni apparse e abbiamo trovato le soluzioni adeguate.”



    Il Premio della Società Civile Europea ammonta a 60 mila euro ed è stato suddiviso tra i sei progetti vincitori. LAssociazione romena Su il Cuore è stata insignita del primo premio, per un valore di 14 mila euro. È anche uno dei motivi per cui ha fatto domanda, come ha confessato Lu Knobloch, per avere soldi da investire in progetti futuri. Abbiamo scoperto anche quale sarà il prossimo progetto: “Il prossimo progetto direttamente correlato allinclusione a medio e lungo termine è “Su il cuore place”, un progetto attraverso il quale bambini ucraini e romeni potranno giocare insieme attraverso laboratori creativi, performance-art, musica, danza, teatro con l’aiuto di professionisti nazionali e internazionali. Il nostro obiettivo è di essere in grado di dimostrare che la cultura è un legame che può unire le persone indipendentemente dalle nostre differenze, dall’ambiente da cui proveniamo e persino dalla lingua che parliamo.”



    Il 2° premio alla categoria in cui Su il Cuore ha vinto il 1° premio è stato assegnato alla Fondazione spagnola Villavecchia. Tramite il fondo di emergenza “You are in a Safe Place”, la fondazione spagnola ha fornito assistenza ai bambini malati di cancro e ai loro genitori. Bambini ucraini gravemente malati sono stati allontanati dagli orrori della guerra con laiuto di organizzazioni internazionali e portati in luoghi sicuri per riprendere le cure. Al terzo posto si è piazzata lAssociazione degli scout e delle guide della Polonia (ZHP), la più grande organizzazione di educazione giovanile non formale in questo Paese, che si è mobilitata per aiutare gli ucraini non appena è iniziata la guerra. I volontari ZHP sono sempre stati presenti ai valichi di frontiera, indirizzando le persone verso luoghi sicuri, fornendo informazioni, raccogliendo e trasportando donazioni e organizzando alla frontiera delle “pattuglie” con esperienza nell’offrire pronto soccorso.

  • Che mestiere farai da grande?

    Che mestiere farai da grande?

    Da diversi mesi un parco di edutainment aperto a Bucarest invita i bambini a imparare attraverso il gioco, in uno spazio concepito come una città dei bambini. Qui possono scoprire quale lavoro potrebbe interessarli, un’iniziativa assolutamente necessario purché, in generale, abbiano accesso a informazioni più teoriche che pratiche nel processo educativo. Abbiamo parlato di questa idea con Ana-Maria Pascaru, direttore marketing e comunicazione: “Destiny Park è il primo parco di edutainment in Romania. Abbiamo aperto il 2 settembre, quindi sono già passati 4 mesi dallapertura. Siamo lieti di essere arrivati ​​sul mercato romeno con un tale concetto, perché lapprendimento attraverso il gioco è un concetto relativamente nuovo per i romeni e in qualche modo si presenta come un complemento a tutto ciò che riguarda lapprendimento non formale che i bambini possono avere al di fuori del curriculum scolastico. Ci rivolgiamo ai bambini dai 4 ai 14 anni. È una fascia d’età piuttosto ampia. E il nostro obiettivo principale è, come abbiamo detto, educare attraverso il gioco. È praticamente una città in miniatura. Diciamo che è una città gestita da bambini. Abbiamo una zona industriale, luoghi in cui i bambini entrano e apprendono, ad esempio, il processo di produzione del latte o il processo di produzione di mobili o sullagricoltura e come sarà lagricoltura del futuro. Abbiamo unarea dedicata alla medicina. Abbiamo una clinica odontoiatrica, ma anche un ospedale che ha diversi reparti, uno di neonatologia, uno di chirurgia e uno di emergenza e pronto soccorso. In tutte queste nuove aree insegniamo ai bambini certi mestieri. È vero, stiamo solo gettando le basi. Vengono impartite delle conoscenze, ma tutto attraverso il gioco, e questo fa sentire bene i bambini e accumulare conoscenze molto più facilmente”.



    Ana-Maria Pascaru, direttrice marketing e comunicazione, ha aggiunto lelemento di novità che le esperienze accumulate in questo spazio portano nella vita dei bambini: “Se ricordate, tempo fa venivano organizzate visite al posto di lavoro dei genitori. Ora so che queste cose succedono ancora, ma non in tutte le aziende. Ma qui, al Destiny Park, è praticamente il posto dove i bambini vengono per la prima volta, la maggior parte, come dicevo, per certi lavori. Cioè si va dallarea informatica, alla medicina, allagricoltura, allindustria, al laboratorio chimico, al pilota daereo, al pilota dauto. È tutto molto attraente per loro perché stanno giocando e imparano”.



    Gli iniziatori del progetto hanno pensato di insegnare ai bambini anche la responsabilità sociale, quindi ci sono già progetti in corso, a cui i bambini sono incoraggiati a contribuire: “Stiamo sviluppando alcune campagne, come ECSR – Environmental Corporate Social Responsibility, ovvero Responsabilità Sociale Ambientale dImpresa. Abbiamo iniziato ancor prima di aprire il parco, persino durante la pandemia abbiamo avuto alcune attività con lospedale pediatrico Grigore Alexandrescu, poi ad agosto, prima dellapertura, abbiamo avuto 2 settimane in cui abbiamo ricevuto quasi 2500 bambini in visita, bambini provenienti da ambienti svantaggiati o con varie disabilità e che hanno avuto l’acceso gratuito. E questo progetto continua. In pratica, a dicembre abbiamo iniziato a raccogliere “soldi magici”. Il “denaro magico” è la valuta della nostra piccola città. I bambini che entrano nel parco, in base al biglietto pagato, ricevono un assegno e poi soldi magici. La prima lezione è la cosiddetta lezione di economia, perché nel momento in cui ricevono i soldi magici, li possono usare per entrare in certe attività, e in altre attività più divertenti devono pagare, mentre in quelle in cui lavorano ricevono uno stipendio. Quindi “il denaro magico” è la valuta del Destiny Park e abbiamo pensato che sarebbe bello incoraggiare i bambini a donare, imparare cos’è lo spirito civico e imparare che regalare è qualcosa di bello e regalare a bambini che potrebbero non avere altre opportunità è qualcosa che abbiamo iniziato a fare. Di conseguenza abbiamo cominciato a raccogliere denaro magico dai bambini, in pratica se i bambini rimangono con denaro magico alla fine dellesperienza, quando il tour del parco è finito, possono donarlo o portarlo a casa e quando tornano possono usarlo ancora. E così abbiamo iniziato a raccogliere soldi magici, e la nostra fondazione, attraverso questo gesto simbolico dei bambini, trasforma i soldi magici in biglietti omaggio per bambini svantaggiati”.



    I bambini che vengono qui si divertono, ma imparano anche che il lavoro è molto importante. Ana-Maria Pascaru: “Alcuni lavorano, altri cercano solo di divertirsi, ma come dicevo, a un certo punto i soldi finiscono e poi devono andare a lavorare. Non è possibile chiedere soldi ai genitori, perché tutto accade solo con denaro magico. Abbiamo 2 tipi di biglietti: per 3 ore e 30 e per un giorno. La maggior parte dei genitori, soprattutto per le prime visite, viene per 3 ore e mezza. In 3 ore e mezza i bambini non possono fare tutte le esperienze nel parco, perché unesperienza dura tra i 15 e i 20 minuti. Allingresso i bambini possono fare un giro del parco, che di solito è quello che consigliamo loro di fare con i genitori e vedere cosa vorrebbero fare. Quindi, in pratica, una volta entrati, scelgono a quali attività vogliono partecipare, dove vogliono andare, e di solito molti di loro sono contenti di lavorare, perché sono orgogliosi di essere pagati”.



    Ana-Maria Pascaru ci ha raccontato cosa scelgono di fare i ragazzi più grandi: “I più grandi, cioè quelli tra i 10, gli 11 e i 14 anni, vanno verso attività più divertenti o che trovano molto interessanti. Ad esempio, lAccademia di Aviazione è unarea molto popolare per i bambini più grandi perché abbiamo 2 simulatori di aviazione che sono reali e dove anche gli adulti vorrebbero giocare. E poi questa è una zona molto ambita dai più grandi, così come lo è, del resto, la zona dellospedale o quella dei simulatori di Formula 1″.



    Abbiamo scoperto che la maggior parte delle guide del parco conosce linglese, ma molte di loro parlano anche russo e francese, quindi il parco si rivolge ai bambini indipendentemente dalla nazionalità.

  • Retrospettiva del 2022

    Retrospettiva del 2022

    Vi proponiamo una retrospettiva dei più inediti eventi dell’anno scorso. Tra le iniziative che hanno attirato la nostra attenzione allinizio dellanno, c’è una che si merita il primo posto perché unisce lamore per lo sport a quello per le pari opportunità: si tratta dellAssociazione Kayac Smile che ha realizzato dei monosci, dispositivi creati appositamente per le persone con disabilità locomotorie, con laiuto dei quali i disabili possono fare delle discese leggere. Ci ha raccontato tutta la storia Ionuţ Stancovici, il presidente dellassociazione Kayac Smile: “Abbiamo creato il club dellAssociazione Caiac Smile per promuovere lo sport performante del kayak slalom e quando abbiamo messo più bambini in kayak, mi sono ricordato di un video che ho visto qualche anno fa negli Stati Uniti, con una persona con disabilità che parlava molto bene del kayak. Diceva che è lunico sport in cui si sente perfettamente normale, perché in kayak si usa di più la parte superiore del corpo, e la parte inferiore non è visibile perché è in kayak. E allora ho pensato a queste persone e le ho messe in kayak, per vedere come si sentono. Ne abbiamo messe una, due, dieci, si sono sentite molto bene, e così hanno iniziato a diventare i nostri atleti, a far parte del club. Dopo di che è arrivato linverno e siamo andati con i bambini a sciare in montagna. Allo stesso tempo, non volevo interrompere la loro attività sportiva che amavano tanto. Cosicché ho studiato un po cosa si poteva fare per dare alle persone con disabilità la possibilità di sciare. Abbiamo visto questi sci, che erano piuttosto costosi e non potevamo permetterci di comprarli, per cui abbiamo tolto le rotelle di una sedia, mettendo le gambe di ferro e collocandola sugli sci. È così abbiamo dato anche alle persone con disabilità la possibilità di sciare”.



    Di un registro diverso, ma non di minore interesse, è il Club di lettura femminile “Mujeres Livres”. Il club ha iniziato la sua attività a Iaşi, nel 2020, riunendo donne di diversi campi di attività attorno ai libri. E siccome si stavano incontrando in un ristorante spagnolo, la denominazione che hanno trovato per il club è stato un gioco di parole: donne, libere, libri… Mujeres Livres. Lavinia Popescu, una delle partecipanti, ci ha raccontato: “È proprio un circolo di lettura, ci riuniamo per discutere di libri, perché un libro non finisce dopo che hai letto tutte le pagine, continua la sua vita attraverso le discussioni che suscita, e in questo modo senti di onorare l’autore per quello che ti ha regalato, vuoi discutere con gli altri di quello che hai provato. Può essere il piacere del testo, la tenerezza della storia o la scoperta di sé che hai avuto. Quando leggi un libro non ti senti solo. Senti di voler condividere le tue esperienze con gli altri e, soprattutto, vuoi scoprire cosa hanno provato anche gli altri. Proprio per questo è nata la necessità di questo club di lettura. È molto naturale voler far parte di una comunità che ti offre uno spazio sicuro in cui esprimerti e che ti fa sentire parte di esso. E’ proprio per questo che abbiamo questo gruppo di donne, una specie di gruppo di supporto e ci piace ascoltarci a vicenda ogni volta”.



    A ottobre, il presidente Klaus Iohannis ha promulgato la legge con la quale la peonia è stata dichiarata Fiore Nazionale della Romania. In occasione della Giornata della Peonia Romena, il 15 maggio, abbiamo parlato con il Prof. dr. Florin Stănică, professore presso la Facoltà di Orticoltura dellUniversità di Bucarest, vicerettore dellUniversità di Scienze Agronomiche e Medicina Veterinaria, membro corrispondente dellAccademia Romena, proprio di quest’iniziativa di sostenere la peonia, il simbolo dei veterani dellesercito romeno, per diventare il fiore nazionale: “Dal 2013, il nostro collega e professore Florin Toma, titolare della Cattedra di Floricoltura, ha proposto nell’ambito di una manifestazione intitolata “Le Giornate dell’Orticoltura di Bucarest” che tradizionalmente organizziamo ogni anno nel mese di maggio, di fare della peonia il fiore nazionale della Romania. A sostegno di questa proposta, il nostro collega ha portato una decina di motivi importanti, tra cui il fatto che in Romania ci sono 5 varietà autoctone di peonie che crescono naturalmente sul nostro territorio. Si trovano sulla costa del Mar Nero, in Dobrugea, nel Banato o nel sud della Moldavia, ma anche in Transilvania, persino nella provincia di Bihor. Fioriscono durante la seconda metà di maggio e sono davvero molto belle. Coprono interi prati, come a Zau de câmpie, dove fioriscono le “peonie delle steppe”. Ci sono zone in cui le peonie ricoprono lintera superficie della foresta, dando luogo a numerose feste tradizionali locali dedicate a questo fiore meraviglioso “.



    E anche se è inverno, segnaliamo uniniziativa speciale, ovvero la preparazione del gelato in botte, di cui abbiamo parlato a novembre con Adrian Mengheş, il creatore di questo marchio: “È stato molto difficile perché non conoscevamo i segreti del gelato in botte. Abbiamo girato per i villaggi romeni per scoprire le ricette, la storia, ma chi lo faceva ancora non voleva condividere la ricetta con noi. Siamo poi arrivati a incontrare il signor Ion di Vâlcea, che ci ha raccontato i segreti del gelato in botte. Era arrabbiato perché suo figlio non voleva portare avanti la tradizione della famiglia e fare il gelato in botte. E gli ha detto: “ecco, figlio mio, è arrivato uno sconosciuto a cui dirò tutto se tu non lo vuoi fare”. Abbiamo partecipato alle tre edizioni di “Uomini in via Mătăsari”, solo che questa è la prima volta che vi abbiamo fatto anche dimostrazioni di preparazione del gelato. In generale, venivamo con il gelato già pronto, ma su richiesta dellorganizzatore, abbiamo accettato e devo ammettere di essere stato accolto molto bene al festival. Non ci aspettavamo di vendere così bene in un giorno di ottobre”.

  • Caldo nel focolare

    Caldo nel focolare

    Piccole case di terra e paglia, rudimentalmente dipinte o addirittura non dipinte, continuano a esistere qua e là nei villaggi romeni. Sono case che sembrano abbandonate, ma in cui vivono ancora degli anziani. Forse non hanno più figli o nipoti con loro, ma hanno ancora tante storie da raccontare. In una zona del genere, nei pressi di Oneşti, lanno scorso sono state avvolte dalle fiamme ben 196 case. Nella metà dei casi la causa dellincendio sono stati i camini non ripuliti. Considerando questa situazione, lAssociazione Zi de Bine insieme allAssociazione SufletEȘTI ha preso liniziativa di pulire i camini e fornire legna alle famiglie anziane che vivono in questi villaggi dimenticati. Il desiderio che sta alla base dell’iniziativa: che faccia caldo nel focolare!



    Claudia Udrescu, del team di comunicazione dell’Associazione Zi de bine, ci ha raccontato: “Caldo nel focolare” è il nostro progetto per il mese di dicembre e ci porta direttamente col pensiero ai nonni, perché ci prendiamo cura di 31 nonni, dei villaggi intorno a Onești, come Dumbrava, Brătești, Mănăstirea. Praticamente, nell’ambito di questo progetto, puliamo e mettiamo in sicurezza i camini nelle case di questi anziani, che quasi nessuno aiuta più, e poi portiamo loro legna in modo che possano passare in sicurezza anche questo inverno. Come sappiamo, d’inverno fa freddo di solito, ma ora siamo in piena crisi economica e c’è anche una crisi del legno. Torneremo poi tra circa due settimane e porteremo loro qualcosa da mangiare, perché anche loro hanno bisogno di riserve di cibo da mettere in dispensa, per riuscire a cavarsela bene in questo inverno complicato”.



    Quando pensa ai nonni in campagna, la gente ricorda le persone gentili che raccontavano delle fiabe, alla luce della legna che scoppiettava sul fuoco. Per molti degli adulti di oggi, la casa dei nonni è rimasta una casa con il portico o la tettoia, con dei cespugli di rose, con un cane di nome Grivei e lodore del caldo nella stufa. Il tempo è passato e molte cose sono cambiate. Quello che resta, invece, sono i nonni, che aspettano pazientemente anche adesso un segno che esistono ancora per qualcuno in questo mondo grande.



    Claudia Udrescu ha aggiunto: “Caldo nel focolare” è un progetto che ho avviato insieme a Mihai Zarzu. Mihai è luomo che partecipa con tutta la sua anima alle attività dell’Associazione SufletEşti, come ci piace chiamare lassociazione di Onești. Mihai già dallanno scorso ha iniziato a pulire i camini nelle case degli anziani, dei nonni come li chiamiamo noi, che lui conosceva o di cui era venuto a sapere in occasioni di altre sue azioni nella zona. E si è messo a pulire i camini perché, non so se lo sapete, ma in campagna scoppiano molti incendi a causa di camini mal puliti o difettosi. Allora questanno abbiamo iniziato l’azione insieme a Mihai di SufletEști e a un team di veri spazzacamini. È stato molto, molto bello vedere i veri e propri spazzacamini in azione. Abbiamo promesso a noi stessi di ripulire i camini degli anziani e di fare scorta di legna per farli passare bene questo inverno ed evitare incendi nella zona, incendi che purtroppo sono aumentati di numero. Il problema è che la povertà fa sì che le persone mettano sul fuoco tutto ciò che trovano, anche rifiuti. E appare un circolo vizioso perché è così che le canne fumarie si intasano e rischiano di prendere fuoco, soprattutto di notte, quando le persone entrano in casa, si scaldano e di solito quando succede vengono avvertite dai vicini”.



    In questa zona linverno è gelido, e se il cielo è pieno di stelle, è un segno che sta arrivando il gelo, come dice la gente della zona. Claudia Udrescu ha aggiunto: “I nonni che raggiungiamo allinterno di questo progetto hanno storie di vita diverse, hanno una pensione o meno, hanno pensioni molto basse, di circa 1000 lei perché, in generale, hanno lavorato nelle cooperative agricole dell’epoca comunista, o nell’agricoltura, o semplicemente non hanno lavorato, si sono presi cura degli animali e hanno vissuto finora con quello che avevano. Hanno figli, o non ne hanno più, oppure i figli vivono lontano, hanno storie di vite estremamente diverse e vivono tutti la loro vecchiaia con molta, molta dignità”.



    Secondo il piano, gli anziani riceveranno legna per un anno. La nonna più longeva che gli amici delle associazioni Zi de bine e SufletEşti hanno visitato a dicembre ha già compiuto 93 anni. I volontari vogliono che i nonni si sentano avvolti dal calore, in segno di riconoscenza e amore, anche se non sono i loro nonni biologici. Claudia Udrescu: “Queste persone di diversi villaggi della Moldavia di cui vi abbiamo parlato e di cui ci occupiamo nellambito del progetto “Caldo nel focolare” ci ricordano in qualche modo i nostri nonni, perché molti di noi abbiamo già unetà in cui, purtroppo non ce li abbiamo più e allora abbiamo agito in modo da farli diventare i nostri nonni, anche se non sono i nostri nonni biologici. Vi invitiamo ad unirvi a noi nella campagna “Caldo nel focolare”! Troverete tutti i dettagli sul sito zidebine.ro e vi ringraziamo tanto! Ci auguriamo semplicemente di avere i nonni sani anche lanno prossimo, ci auguriamo che possano accendere il fuoco in sicurezza e superare bene anche questo inverno.”



    Se festeggiate il vostro compleanno in questo periodo, avete lopportunità di fare un regalo speciale: donare il proprio compleanno a questo progetto. Se non è il vostro compleanno, ma volete comunque aiutare a raccogliere tutte le provviste necessarie, potete fare una donazione direttamente sulla pagina zidebine.galantom.ro/fundraising.

  • Laboratorio virtuale di studio e altri racconti

    Laboratorio virtuale di studio e altri racconti

    Negli ultimi due anni, la vita si è spostata molto nell’online. Non è, quindi, una grande sorpresa che anche la danza abbia dovuto imparare a esistere online, anche se sembra più difficile capire come fare una cosa del genere. Oggi segnaliamo un progetto unico, un partenariato strategico nel campo dellistruzione e della formazione professionale, cofinanziato dal Programma Erasmus+ dellUnione Europea: “Teachers for SwanZ”. Un progetto avviato dalla Scuola Superiore di Coreografia “Floria Capsali”, di Bucarest, in collaborazione con la Scuola Nazionale dArte “Prof. Vesselin Stoyanov”, di Ruse, Bulgaria, la Compagnia “Attitude”, di Vienna, Austria e lUnione Ellenica dwlla Romania.



    Il progetto è partito il 1° dicembre 2020, con un focus sulla cosiddetta generazione Z, di cui ci ha parlato Alina Munteanu, psicologa presso il Liceo di Coreografia e il Liceo di Musica Dinu Lipatti: “La generazione Z è composta dai bambini nati tra il 1996 e il 2010. In generale sono un po diversi, perché hanno attraversato un millennio, quindi hanno alcune delle caratteristiche che abbiamo noi, la generazione X, ma adesso si basano sulla connessione con la tecnologia. Si adattano molto bene ai dispositivi e li usano nel loro lavoro, sono molto ben orientati a fare più cose simultaneamente. Ad esempio, i nostri studenti fanno i compiti e, contemporaneamente, ascoltano musica, inviano messaggi su tiktok, mettono un “mi piace”. E’ affascinante vedere bambini che riescono a parlare, come avete sentito, molto bene in inglese, che riescono ad esprimere la cultura romena attraverso la danza, attraverso il loro modo di comportarsi, ballando insieme ai greci le loro danze popolari, con i bulgari, conoscendo la cultura austriaca e promuovendo la cultura romena nel mondo. È stata unesperienza affascinante e sono convinta che è un inizio per il liceo di coreografia.”



    Denitsa Krastanova, vicedirettore della Scuola Nazionale d’Arte “Prof. Vesselin Stoyanov”, di Ruse, ci ha parlato della partecipazione al progetto: “Permettetemi di presentare brevemente la nostra scuola: offre istruzione in materie generali a livello primario e secondario, oltre alla formazione professionale artistica, per le seguenti specializzazioni – Strumenti Musicali, Canto Classico, Canto Popolare, Canto Pop e Jazz, Danza Classica, Danze Popolari Bulgare, Arti Visive, Design Pubblicitario e Recitazione per Spettacoli Teatrali. Come scuola vocazionale, abbiamo ritenuto molto attraente la proposta del Liceo di Coreografia Floria Capsali di affiancarci al progetto “Teachers for SwanZ” nellambito di Erasmus+ per diversi motivi. Dopo esserci familiarizzati con gli obiettivi e lessenza del progetto, abbiamo anticipato i benefici a lungo termine e il suo impatto positivo. “Teachers for SwanZ” è stato un modo alternativo per migliorare le competenze professionali, scambiare buone pratiche e stimolare la creatività nel campo della pedagogia della danza e delle abilità sociali.”



    Laura Cristinoiu, insegnante di danza classica e direttrice degli Attitude Ballet Studios di Vienna, ci ha raccontato come vede questo progetto adesso che è arrivato alla fine: “Sono molto felice dopo i 2 anni di attività, di cui uno online, un fatto molto strano per un progetto di danza. Stiamo parlando di danza, di insegnanti di danza classica, di danza tradizionale, danza di carattere, danza moderna. Sono felice che abbiamo 3 prodotti intellettuali, intendo una mini-guida per i docenti che insegnano romeno, matematica, e tutte le altre materie nei licei statali di balletto. E il risultato più significativo che abbiamo è la piattaforma virtuale teacherforswanz.eu, dove potete trovare tutti i workshop e tutto ciò su cui abbiamo lavorato negli ultimi 2 anni, soprattutto perché è un mezzo per avere un accreditamento da parte di questo progetto per i futuri insegnanti di danza classica e di danza in generale.”



    Diana Zăvălaș, insegnante di pianoforte e accompagnatrice presso il Liceo di Coreografia Floria Capsali e coordinatrice del progetto, ci ha spiegato perché questo progetto era necessario: “Gli insegnanti hanno accesso a metodologie obsolete, non ci sono corsi di formazione continua per insegnanti di danza e abbiamo pensato di dare loro una mano, offrire alcuni laboratori di comunicazione e relazione, dialogo interculturale e coaching per migliorare i loro rapporti con studenti, colleghi e genitori. Ho fatto domanda per il programma Erasmus+ avendo in mente l’idea che ho appena esposto e ho trovato 3 partner che avevano anche loro lo stesso obiettivo, volevano le stesse cose, migliorare le metodologie e sviluppare le competenze degli insegnanti. Incontrare altre culture, altri tipi di metodi è importante e ti arricchisci quando partecipi a un’esperienza internazionale del genere.”



    Un’iniziativa unica, soprattutto per il suo carattere internazionale, come segnalato anche da Ileana Racoviceanu, responsabile della comunicazione presso lagenzia romena di Erasmus: “E’ un progetto finanziato dal programma Erasmus dellUnione Europea. Il progetto è stato approvato per il finanziamento nel 2020, poi abbiamo lavorato online sui 2 prodotti intellettuali, ovvero il manuale per licei coreografici e scuole pubbliche e private. La cosa importante è che i bambini sono stati in grado di andare a lavorare in altri Paesi, con bambini della loro età, per vedere cosa sta succedendo lì e posizionarsi, per convalidare in qualche modo la formazione che hanno ricevuto in Romania.”



    Oltre al pubblico specializzato, “Teachers for SwanZ”, rispettivamente il “Laboratorio virtuale di studio” si rivolge anche agli amanti della danza in generale, a coloro che sono interessati a perfezionarsi in diversi tipi di danza: balletto classico, danza di carattere, tradizionale, contemporanea.

  • L’Opera Comica per bambini, pronta per le feste

    L’Opera Comica per bambini, pronta per le feste

    Anche se per alcuni le vacanze possono sembrare lontane, lOpera Comica per bambini di Bucarest è pronta ad aprire il tradizionale Mercatino “Racconto di Natale”, nel cortile delledificio in Calea Giuleşti, numero 16. E anche se linverno non arriva in città con la neve come in altri anni, e i più piccoli non possono più godere delle attività specifiche, ci sono luoghi che riscrivono la storia di una volta, ma, forse, con ancora più fascino. Il soprano Felicia Filip, direttrice dellOpera Comica per bambini di Bucarest, ci ha raccontato in che cosa consistono i preparativi: “Ci sono sorprese, attività stagionali. Tutte queste cose attendono i bambini. Si tratta di eventi che si svolgono tra il 25 novembre e il 29 dicembre secondo un programma variegato. Qui ci sono delle attrattive favolose: pattinatoio, pista da slittino, trenino e giostra, la pista da slittino riservata esclusivamente ai bambini di tutte le età, e le altre, ovvero il pattinatoio, il trenino e la giostra, possono essere utilizzati anche dagli accompagnatori dei bambini, ovvero genitori, nonni, bisnonni, amici e così via. Inoltre, il 5 dicembre, iniziano già ad essere organizzati dei corsi di pattinaggio per bambini al nostro pattinatoio dell’Opera Comica per bambini. Poi, una delle attività uniche sarà il volo in slitta per i visitatori più coraggiosi, coloro che hanno il piacere di sentirsi allaltezza sia in senso letterale che figurato.”



    E siccome non ci sono feste senza Babbo Natale, quest’ultimo si è segnato in agenda che si deve fermare anche qui. Felicia Filip: “E a partire dal 2 dicembre, non dimenticate dal 2 dicembre, Babbo Natale si ferma al nostro mercatino! Babbo Natale in persona, Babbo Natale nella casa di Babbo Natale per incontrare tutti i bambini che vorranno vederlo e trasmettergli i propri desideri. Per la prima volta, la contea di Maramureș sarà presente alla fiera con le botteghe degli artigiani popolari e naturalmente con i piatti tradizionali, che si possono trovare solo nella provincia di Maramureș. Questo è un primo programma attraverso il quale viene presentata unattrativa turistica romena al mercatino di Natale, in collaborazione con il Consiglio Provinciale di Maramureș e lOrganizzazione per la Gestione della Destinazione Provinciale di Maramureș. Poi in questo nostro mercatino di Natale ci sono anche i mercatini dei regali, i mercatini delle golosità. Ciò significa che i visitatori possono cercare regali inediti, piatti tradizionali e fermarsi a mangiare con la famiglia presso la Locanda da Favola (Hanul de Poveste)”.



    Latmosfera è completata dalla musica. Il soprano Felicia Filip, direttrice dellOpera Comica per bambini di Bucarest: “Poi cè unaltra sorpresa: il palco dei canti natalizi, dove si esibiranno i cori delle voci bianche del programma nazionale Cantus Mundi. Immaginate questa fiera circondata dalle voci assolutamente meravigliose di questi bambini! Ma ci sono anche le botteghe dei folletti, per i bambini che vorranno esercitare la propria creatività e realizzare palline o altre decorazioni, ghirlande, giocattoli in feltro, o altri tipi di giocattoli, da mettere sullalbero di Natale. E poi cè la libreria di Babbo Natale. E, dopo che hai comprato o costruito, dopo che hai realizzato questi regali, andiamo alla fabbrica di confezioni regalo e tutte queste cose meravigliose rimarranno immortalate al foto corner”.



    LOpera Comica per bambini offre spettacoli di grande successo durante tutto lanno e la fine dellanno non fa eccezione. Felicia Filip: “In questo periodo, ci sono 121 spettacoli e 25 notti degli elfi, fino alla fine dellanno. I biglietti ai nostri spettacoli sono già in vendita, ma il nostro pubblico si lamenta e chiede più posti agli spettacoli di modo che ci siano più spettacoli. Abbiamo già integrato gli spettacoli e non è ancora sufficiente. A queste 121 recite di 6 spettacoli diversi sono attesi più di 15 mila spettatori. E ricordiamo “Lo Schiaccianoci”, “Bubu e le Stagioni”, “Notte a Venezia”, lo spettacolo che andrà in scena il 27, 28, 29 dicembre, cioè tra Natale e Capodanno e, ovviamente, fino ad allora, il 17-18 ci sono gli spettacoli “Racconto di Natale”, in cui gli artisti e tutto il collettivo dellOpera Comica per bambini, vengono applauditi e amati.



    Un programma meraviglioso che gli interessati possono consultare sulla pagina Facebook dellOpera Comica per bambini oppure sul suo sito. Alla fine della nostra chiacchierata, Felicia Filip, direttrice dellOpera Comica per bambini di Bucarest, ci ha rivolto un invito: “Vi ringraziamo e vi vogliamo bene e vi aspettiamo con tutto laffetto per poter godere insieme di ciò che il Mercatino di Natale dellOpera Comica significa per i bambini!”

  • Festa Nazionale della Romania: eventi in Italia – tra musica, danze e degustazioni di vini

    Festa Nazionale della Romania: eventi in Italia – tra musica, danze e degustazioni di vini

    Ogni anno, il 1 Dicembre si celebra la Festa Nazionale della Romania. Sono tanti gli eventi celebrativi in programma questi giorni anche in Italia, dove vive la più numerosa comunità di romeni allestero. Tra le città che ospitano, questi giorni, eventi artistico-culturali dedicati alla Festa Nazionale della Romania, organizzati dalle istituzioni e dalle associazioni culturali romene nella Penisola, sotto il patrocinio dellAmbasciata della Romania in Italia e con il sostegno del Dipartimento per i Romeni allEstero del Governo romeno, Roma, Milano, Torino e Genova. A Roma, il 27 novembre, lassociazione “Villaggio Romeno” ha organizzato levento “Uniti sotto il Tricolore”, una maratona di musica tradizionale che ha avuto come ospiti prestigiosi rappresentanti del folklore romeno, ma anche artisti romeni che vivono in Italia. Il 28 novembre, la sede del Consolato Generale di Romania a Torino ospita una mostra di costumi tradizionali romeni, allestita dallAssociazione “Vatra” di Torino. Nei giorni successivi, il gruppo di danza tradizionale “Vatra” di Torino porterà alla ribalta le danze tradizionali romene a Torino, Milano, Giaveno e Cuneo. Sempre a Torino, il 1 dicembre, sulla Mole Antonelliana saranno proiettati il tricolore romeno e il logo che celebra i 160 anni di diplomazia romena moderna, nellambito del quarto appuntamento celebrativo di “Torino Omaggia il Mondo”, con cui la città onora le feste nazionali dei Paesi a cui è legata da affinità e fratellanza, vicinanza e cooperazione. Anche a Genova e Roma, il 1 dicembre, saranno illuminati due monumenti simbolo: la Fontana di Piazza De Ferrari e la Fontana del Tritone.Il 2 dicembre, la Biblioteca “Raffaele Mattioli” di Vasto ospiterà la presentazione del volume “Elogio alla latinità, dai romani ai romeni”, con precedenti a Milano e Roma, che avrà come ospite lautore Ioan Aurel Pop, presidente dellAccademia Romena. A Guidonia si svolgeranno, invece, un programma artistico e unesposizione artigianale romena, eventi organizzati dallAssociazione “Identità romena”. Sempre Roma ospiterà il 29 novembre, nella bellissima cornice di Palazzo della Cancelleria, un evento musicale che si concluderà in bellezza con una degustazione di vini romeni pregiati, già presentati in Italia questautunno, alla “Milano Wine Week”. La degustazione sarà curata dalla sommelier Marinela Ardelean, ambasciatrice dei vini romeni e autrice di una “Guida ai vini romeni”, la quale ci ha cortesemente parlato dellevento che riporterà alla ribalta nella Penisola le eccellenze dellenologia romena.