Category: Raccontare Romania

  • Giardino del Paradiso al Museo Storck di Bucarest

    Giardino del Paradiso al Museo Storck di Bucarest

    In prossimità di Piazza Romana, uno dei punti di riferimento della capitale Bucarest, il visitatore scopre su una stradina tranquilla una delle più particolari case-studio di artisti di Romania: il Museo Frederic Storck e Cecilia Cuțescu Storck. Una casa rossa che ricorda gli inizi del Novecento, in cui hanno vissuto e lavorato lo scultore Frederic Storck, professore ed esponente di spicco dell’arte interbellica romena, e sua consorte, la pittrice Cecilia Cuțescu-Storck, docente anche lei, personalità che ebbe, a sua volta, una forte influenza sulla vita culturale interbellica in Romania.

    Frederic era figlio di Karl Storck, il fondatore della cattedra di scultura della Scuola di Belle Arti di Bucarest. Dal mese di maggio, la casa museo ospita la mostra temporanea Giardino del Paradiso, che riunisce pitture a pastello di Cecilia Cuțescu-Storck, che hanno preparato gli affreschi che ritroviamo all’interno. Radio Romania Internazionale ha parlato della mostra con la vicedirettrice del Museo della Città di Bucarest, Elena Olariu.

    La mostra ospitata dal Museo Storck è infatti del tutto particolare. In prima assoluta, esponiamo i disegni preparatori che Cecilia Cuțescu-Storck ha realizzato per gli affreschi dell’atrio della casa. Una pittura addirittura spettacolare e credo che poca gente sa che i dipinti sul muro di una casa o di un edificio richiedono un grandissimo lavoro preparatorio. Per primo si fanno le bozze, viene misurata e divisa la parete, dopo di che si procede al disegno e allo studio del colore. Praticamente, i disegni preparatori sono molto più elaborati delle bozze. Quindi, noi presentiamo in qualche modo la seconda e la terza tappa della preparazione, con disegni più elaborati, in cui si aggiunge anche il colore e che successivamente sono stati dipinti sulla parete. Sono quindi spettacolari, e l’artista ha adoperato la tecnica del pastello, conferendo loro una particolare pittoricità. Cecilia Cuțescu-Storck amava tanto questa tecnica. Siccome i disegni non sono mai stati esposti, abbiamo pensato che il pubblico vuole venire a vederli, per scoprire anche quanto lavoro sta dietro gli affreschi, spiega Elena Olariu, offrendo anche altri dettagli sul museo, sui due artisti e il loro retaggio.

    A mio avviso, si tratta di una delle più spettacolari case museo e atelier sia in Romania che nel sud-est europeo. E lo dico perchè si tratta di una casa che non ha un unico atelier, bensì due. Lo studio della pittrice è meravigliosamente affrescato, e un po’ dietro si trova quello del marito, lo scultore Frederic Storck. Entrambi hanno insegnato all’Accademia di Belle Arti di Bucarest. Cecilia Cuțescu-Storck fu ufficialmente la prima donna professore ad una cattedra d’arte in Europa, ma anche nel mondo, poichè era l’Europa a dare il tono. Era una donna di straordinaria personalità. Insegnava le arti decorative e questa casa è emblematica per la sua creazione. Ha affrescato le pareti, decorando la propria abitazione in una maniera spettacolare. In realtà, era come un biglietto da visita presentato a tutti quanti entravano in questa casa. Gli affreschi erano al solito l’appannaggio dei maschi, in quanto era difficile realizzarli, richiedevano tanta forza fisica. Si dovevano dipingere grandi superficie, quindi non era facile. La mostra si intitola Giardino del Paradiso perchè la casa ha infatti un giardino assolutamente impressionante e l’affresco dell’altrio raffigura precisamente il Paradiso, proprio perchè l’artista diceva: Voglio che le persone che entrano nella nostra casa si sentano come in un paradiso delle arti, ha concluso con la vicedirettrice del Museo della Città di Bucarest, Elena Olariu.

  • Restauro dei mulini ad acqua di Rudăria

    Restauro dei mulini ad acqua di Rudăria

    Andiamo a Rudăria!: un’iniziativa lanciata di recente a Timișoara, volta a rendere il comune di Eftimie Murgu, in provincia di Caraș Severin, una destinazione turistica accessibile, attraente e sostenibile per la comunità locale. I 22 mulini ad acqua di Rudăria sono unici nell’est europeo. L’iniziativa rientra in un progetto più ampio, portato avanti da parecchi anni dall’Associazione Acasă în Banat/ A casa nel Banato. Ed è per il secondo anno che l’associazione si impegna nel restauro dei mulini ad acqua in questa zona della Romania occidentale, tramite un approccio integrato. Una tappa presentata il 15 aprile, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Timișoara. Il presidente dell’Associazione Acasă în Banat, Radu Trifan, ci offre maggiori dettagli.

    La prima azione che vedrà coinvolti dei volontari si svolgerà dal 14 al 16 maggio. Praticamente, siamo assaliti dal gran numero di persone desiderose di aderire a questa iniziativa. Ma è in ugual misura una grande sfida, poichè dovremo rifare i mulini, pulire ed ecologizzare il fiume, ma anche allestire la zona con pannelli, macinare il grano per la farina, e quindi preparare il pane e la polenta tradizionale chiamata coleșă. Si tratta di una polenta cucinata con il granoturco macinato al mulino ad acqua, che ha un gusto del tutto particolare, spiega Radu Trifan.

    Interessante è il fatto che, pur chiamandosi dal 1970 Eftimie Murgu, per aver dato i natali al grande rivoluzionario del Banato, la località è nota alla gente sempre come Rudăria. Alcune voci si pronunciano per il ripristino dell’antico nome, però la decisione spetta alle autorità locali. Comunque venisse denominato, il posto è un autentico gioiello di architettura popolare contadina non ancora valorizzata come si dovrebbe. Coloro che la vogliono portare alla luce contano sulle tre tappe del progetto e sul gran numero di volontari. C’è tutt’un anno davanti, aggiunge il presidente dell’Associazione Acasă în Banat, Radu Trifan.

    Per il corrente anno, auspichiamo di rendere questa località una destinazione più attraente e meglio connessa al turismo dei nostri giorni, aiutando, naturalmente, la comunità locale ad inserirsi in questo circuito. Attualmente, manca un legame molto stretto tra il turismo e la vita quotidiana degli abitanti del villaggio. E noi vogliamo offrire loro la possibilità di meglio vendere i propri prodotti, e ai turisti un bel percorso. Ma non in macchina, bensì in cammino, per scoprire il posto e la sua gente brava e accogliente, come anche tutti i 22 mulini ad acqua, conclude Radu Trifan.

    L’Associazione Acasă în Banat e i suoi volontari punteranno piuttosto sui mulini non inseriti nel patrimonio nazionale, in quanto sono i più vulnerabili. Non essendo ancora tutelati, rischiano di essere distrutti o demoliti. Alcuni necessitano di riparazioni urgenti, mentre altri sono stati riaggiustati con materiali nuovi e inadeguati al loro aspetto. Per cui l’Associazione impiegherà, come al solito, materiali e tecniche tradizionali.

  • Art Safari all’Aeroporto Internazionale Henri Coandă di Bucarest

    Art Safari all’Aeroporto Internazionale Henri Coandă di Bucarest

    I viaggiatori in partenza dall’Aeroporto Internazionale Henri Coandă (Otopeni) di Bucarest si godono anche un percorso museale particolare. A fine marzo, nell’area imbarchi è stato aperto l’Art Safari Museum. Gli aeroporti, così come le stazioni o la metropolitana, sono spazi particolarmente adeguati a tali progetti, in quanto raggiungono un ampio pubblico, spiega Ioana Ciocan, direttrice generale del Padiglione d’Arte Bucarest – Art Safari.

    E’ nostro intento cambiare le esposizioni ogni sei mesi. Quindi, vedrete sia nuovi lavori che mostre tematiche. La Compagnia Nazionale Aeroporti di Bucarest è il nostro partner nel progetto. La prima mostra, che rimarrà aperta per sei mesi all’Aeroporto Henri Coandă, è realizzata in partenariato con il Museo del Comune di Bucarest. Speriamo si portare avanti questa iniziativa anche insieme ad altri musei, per offrire al pubblico l’opportunità di scoprire o riscoprire i tesori della Romania, spiega Ioana Ciocan, offrendo maggiori dettagli su questa prima esposizione e sulle ulteriori intenzioni.

    Abbiamo selezionato le opere insieme ai nostri partner del Museo del Comune di Bucarest, che ha portato la metà dei lavori esposti all’aeroporto e che fanno parte del patrimonio della Pinacoteca della Capitale. Gli altri provengono da collezionisti privati, che hanno voluto offrire in prestito all’Art Safari Airport Museum importanti lavori di artisti contemporanei. Quindi, i visitatori potranno scoprire un mix di patrimonio e arte contemporanea in mostra fino al 30 settembre 2021. Art Safari non è una nuova invenzione. Con un ritardo di 30 anni, riusciamo anche noi a esporre arte in aeroporto, porta d’ingresso o d’uscita. Quasi tutti gli aeroporti internazionali hanno un’area dedicata all’arte autentica, in cui non vengono esposte riproduzioni, bensì opere originali. Troviamo simili musei da Atene a San Francisco o New York, in tutti i grandi aeroporti internazionali. In questo difficilissimo contesto attraversato dall’intero pianeta, il direttore dell’Aeroporto Henri Coandă, Cosmin Peșteșan, ha appoggiato la nostra iniziativa che vuole rasserenare un po’ le persone che viaggiano, ha detto ancora Ioana Ciocan, direttrice generale del Padiglione d’Arte Bucarest – Art Safari.

  • Nuovo itinerario turistico al Castello Peleş

    Nuovo itinerario turistico al Castello Peleş

    Un must delle visite a Sinaia, nel centro-sud della Romania, è assolutamente il Castello di Peleş. Questa volta lasceremo gli interni dell’imponente edificio, per invitarvi ad una camminata virtuale lungo i vicoli e i sentieri del dominio reale, che prossimamente potranno essere percorsi dai turisti in modo organizzato, grazie a un progetto guidato dall’Associazione per il Patrimonio Reale di Peleş. Un’associazione nata su iniziativa del professore Augustin Ioan dell’Università di Architettura Ion Mincu di Bucarest, diventato anche il suo presidente, e il professore Ion Stănică, rettore dell’Università di Scienze agrarie e Medicina veterinaria della Capitale.

    Il direttore esecutivo dell’Associazione per il Patrimonio Reale di Peleş, Ion Tucă, spiega che la ricchezza naturale, architettonica e culturale ricopre un posto speciale a Peleş e anche nella storia del nostro Paese. Infatti, il castello rimane la destinazione turistica più ambita della Romania.

    Questi vicoli reali si trovano nelle foreste dietro i castelli di Peleş e Pelişor. Attraversano l’intera tenuta, che parte dalla pensione Cuţitul de Argint, per poi dirigersi verso il lato di Hotel Bastion e salire nei pressi del vicolo Peleş, per raggiungere la zona del ponte Carmen Silva. Quindi, dai castelli, si arriva vicino all’area chiamata Vulpărie, nel mezzo della foresta sulla strada che portava al vecchio ovile reale. Questo complesso, con i suoi sentieri e vicoli, è stato donato dalla famiglia reale all’Associazione per il Patrimonio Reale di Peleş per poter svolgere attività di ricerca, ricreazione ed educazione ambientale destinate ai giovani e agli studenti di entrambe le università. Naturalmente, si tratterà di attività organizzate e gli studenti hanno già messo in cantiere parecchi progetti. Siamo in fase di valutazione perchè vogliamo farli diventare realtà il prima possibile. Ci prendiamo cura delle specie arboree che esistono nel dominio reale di Peleş, in particolare il faggio viola, il nocciolo turco, l’acero palmato, il cipresso, il frassino, il ciliegio giapponese e gli allori. Oltre agli alberi, i visitatori potranno ammirare tutti questi esemplari eccezionali, spiega Ion Tucă.

    I sentieri e i vicoli pavimentati sono per ora nascosti sotto strati di vegetazione, foglie e terra, accumulatisi nel tempo. Tutto ciò che facciamo è pulirli e restituirli al circuito turistico. Intendiamo inoltre mettere cartelli per indicare questi percorsi che si estendono su una distanza di sette chilometri. Gli indicatori mostreranno percorsi, distanze e livelli di difficoltà nonchè punti di interesse. Ci saranno dei punti panoramici per ammirare il monastero di Sinaia, il castello di Peleş, il castello di Pelişor e persino una parte del castello di Foişor. Non possiamo che rallegrarci di presentare questi alberi monumentali di inestimabile valore. Sulla piattaforma elettronica che vogliamo attivare presenteremo aspetti della storia di questi luoghi, immagini d’archivio, raffrontabili a quelle di oggi. La piattaforma potrà essere scaricata su dispositivi mobili e permetterà all’utente di sapere esattamente dove si trova sui sentieri e sui vicoli acciottolati che attraversano la tenuta di Peleş e che non sono ancora molto noti al pubblico. C’è tutt’una rete di sentieri e vicoli pavimentati, con gradini, allestite ai tempi di Re Carlo I e successivamente della Regina Maria. Sono stati mantenuti molto bene dopo il 1948 e ci sono ancora delle persone che ricordano come si prendevano cura del posto per garantire la loro preservazione, conclude il direttore esecutivo dell’Associazione per il Patrimonio Reale di Peles, Ion Tucă.

    Il 26 marzo 2021, sono ricorsi 140 anni dalla dichiarazione del Regno di Romania. Inoltre, il 25 ottobre prossimo, ricorreranno 100 anni dalla nascita di Re Michele.

  • L’Ordine dei narratori, rivista letteraria da giovani per giovani

    L’Ordine dei narratori, rivista letteraria da giovani per giovani

    Tra le iniziative romene volte a stimolare nei bambini e nei giovani il desiderio di leggere si annovera una che abbina la lettura alla scrittura. Si tratta della rivista semestrale L’Ordine dei narratori, pubblicata dall’editrice per bambini Arthur a partire dal 2015. Le sue pagine accolgono racconti scritti da alunni delle medie inferiori e superiori dell’intero Paese. I loro testi non solo dimostrano fantasia e talento per la scrittura, ma anche la propensione verso la lettura, poichè ogni numero della rivista prende lo spunto da un argomento che riguarda l’opera di un certo scrittore. I ragazzi che vogliono aderire a questa iniziativa devono per primo superare una sorta di concorso, spiega la responsabile del progetto, Adina Popescu.

    E’ una rivista di scrittura creativa e altre forme di magia, come le chiamiamo noi. Per ogni singolo numero viene organizzata una gara nazionale che lanciamo un mese o due mesi prima della pubblicazione. Ogni concorso ha un determinato tema, che parte generalmente dai libri scritti da autori romeni e pubblicati dall’editrice Arthur. Riceviamo dei testi da ragazzi di tutte le scuole del Paese e la nostra giuria seleziona i migliori che poi vengono pubblicati sulla rivista. E’ solo l’inizio, poichè segue anche un’altra tappa, con un campo estivo organizzato dall’editrice. Praticamente, è l’unica rivista in Romania scritta integralmente dai bambini, spiega Adina Popescu.

    Non è mica facile selezionare i testi, visto che moltissimi concorrenti scrivono molto bene e alla fine la giuria deve designare una quindicina di vincitori. Oltre ai ragazzi interessati alla scrittura creativa, l’Ordine dei narratori incoraggia anche gli appassionati di disegno, poichè la rivista è illustrata integralmente sempre dai bambini. Ma cosa scoprono Adina Popescu e la giuria composta di scrittori in questi testi e disegni?

    Lanciamo degli argomenti che prendono lo spunto da libri scritti da autori romeni per inviare automaticamente i ragazzi ai rispettivi libri. Ma, in generale, i bambini che scrivono e ci mandano i loro testi, sono anche bambini-lettori. Anzi, alcuni leggono molto di più di tanti adulti che conosco. Ad esempio, il più recente tema era dedicato al pinguino Apollodoro creato dallo scrittore Gellu Naum, che tutti conoscono. Abbiamo proposto ai ragazzi di continuare le sue avventure: cosa farebbe se venisse in vacanza in Romania nei nostri giorni? E abbiamo ricevuto testi simpaticissimi, che immaginavano Apollodoro visitando la vetta Moldoveanu e i Vulcanetti di fango. Insomma, tutto viene adattato alle realtà e ai tempi che stiamo vivendo. E ciò mi piace tanto, poichè, in realtà, prendiamo dei personaggi in un certo qual modo classici per i bambini, per portarli in attualità. Cosicchè anche Apollodoro si è confrontato con problemi a causa della pandemia, e ha dovuto indossare la mascherina, come ci ha scritto una ragazzina di Bucarest. Apprezziamo tantissimo il senso dell’umorismo, che, accanto all’originalità, rappresenta uno dei principali criteri di selezione. Preferiamo i testi segnati da umorismo scritti da bambini che forse non sono tra i più bravi alle lezioni di lingua romena a scuola o che non vanno alle Olimpiadi, piuttosto che quelli cosparsi di parole belle che tutti conosciamo – le composizioni che anche la nostra generazione scriveva quando andava a scuola, aggiunge Adina Popescu.

    In questo periodo di restrizioni, per i soci dell’Ordine dei narratori non è stato possibile incontrarsi nel campo a loro dedicato, ma la responsabile del progetto ha mantenuto il contatto con loro via internet. Ho avuto tanti incontri con i ragazzi sulle piattaforme online. All’inizio, temevo un po’ di non poter comunicare altrettanto bene come negli incontri faccia a faccia, perchè è molto importante vedere uno scrittore in carne e ossa. In realtà, è questa la nostra chiave degli incontri tra gli scrittori per bambini e i bambini. Ma è andata bene anche online. Alla fine siamo riusciti a stabilire un dialogo abbastanza simpatico, anche se i ragazzi erano stufi di didattica a distanza e incontri online. Ormai non hanno più la pazienza. Ma d’altra parte, il fatto di poter incontrare virtualmente gli scrittori appare come un’idea interessante per loro. Insomma, dista solo un click, conclude Adina Popescu.

    Per tradizione, l’Ordine dei narratori va in campo nel comune di Alma Vii, in provincia di Sibiu. Se nel 2020 l’incontro non è stato possibile, gli organizzatori auspicano un miglioramento della situazione nel 2021, affinchè i piccoli appassionati di lettura, scrittura e illustrazione si possano dare quest’anno appuntamento in mezzo alla natura.

  • Il Lago Bâlea

    Il Lago Bâlea

    Collocata nel cuore del massiccio di Făgăraş, nei Carpazi Meridionali, l’area del lago Bâlea fa parte dell’omonima riserva naturale, che si stende su 180 ettari. C’è un tipico rilievo glaciale con morene, terrazze e una valle a forma di U, dominata da creste merlate. Il documento più antico che attesta l’ascesa di questo massiccio risale al 1700, nella regione di Bâlea-Valea Doamnei. Secondo un’altra menzione documentaria, anteriore al 1750, il capitano Jacob Zultner vi si recò per studi geografici e attività legate al tracciamento del confine.

    Fondata a Sibiu nel 1880, la Società dei Carpazi della Transilvania (SKV), conosciuta anche con il nome tedesco Siebenbürgischer Karpatenverein, ha svolto un ruolo importante nella promozione del turismo in questa regione. L’azienda costruì diverse strade di accesso alle montagne, tracciando anche percorsi e organizzando salite estive e invernali. Nel 1975, venne installata una funivia per facilitare l’accesso allo chalet e ai sentieri di cresta. D’altronde, è anche l’unica via di accesso d’inverno. Affiancato da maestose montagne, il Lago Bâlea si trova a un’altitudine di 2.034 m, in un paesaggio pittoresco. Le condizioni climatiche rendono la zona un luogo ideale per gli sport sulla neve, a volte persino durante i mesi estivi.

    Infatti, mentre i vacanzieri si dirigono verso il mare, gli appassionati di sport invernali possono ancora sciare o fare snowboard lì. Viorel Turcu, direttore operativo dell’impianto di risalita di Bâlea Lac, ci spiega perchè vale la pena scoprire questo posto. Qui è tutto bello. Prima di tutto ci sono le maestose montagne del Făgăraş. D’inverno, tutto è coperto di neve immacolata, è bello anche quando c’è vento, cosa non priva di problemi per il funzionamento della funivia. Abbiamo anche una pista da slittino per i bambini. Si può sciare, ma non c’è pista battuta. Gli sciatori più esperti scendono dalla vetta alla cascata. Alcuni raggiungono le creste con la funivia, altri scalano la montagna con gli sci. Si scende anche con lo snowboard. Allo chalet semi-lacustre Bâlea, i turisti possono anche scoprire i gustosi piatti proposti dal ristorante, spiega Viorel Turcu.

    Spinti dalla curiosità, abbiamo dato uno sguardo al menù del ristorante: funghi porcini, montone, trota al forno, stufati, zacusca o crema di melanzane sono solo alcune delle sue tentazioni culinarie. Fino a due anni fa, i visitatori potevano soggiornare al famoso albergo di ghiaccio, con l’afferente ristorante. Abbiamo chiesto al nostro interlocutore, Viorel Turcu, se anche quest’anno ai turisti sono state offerte queste sorprese. Quest’anno non è stato possibile, perchè a dicembre faceva molto caldo, nemmeno il lago è ghiacciato. Lo scorso anno abbiamo costruito solo quattro igloo, con ristorante. Com’è noto, prima avevamo un hotel di ghiaccio, una chiesa di ghiaccio e tanti igloo, particolarmente richiesti dai turisti, ricorda il nostro ospite.

  • Festival Internazionale del Film O’Clock

    Festival Internazionale del Film O’Clock

    La prima edizione del Festival Internazionale del Film O’Clock è nato come un partenariato tra i Paesi che condividono lo stesso fuso orario e l’amore per il cinema. Il primo appuntamento, in programma dal 27 febbraio al 3 marzo, ha riunito Lituania, Romania, Grecia, Egitto e Sudafrica, con proiezioni online sulla piattaforma Festival Scope e in presenza al Cinema del Museo del Contadino di Bucarest. La particolarità del progetto consiste nella programmazione delle pellicole a ore in punto. Le sessioni di domande e risposte con ospiti speciali sono state trasmesse sulla pagina Facebook dell’evento.

    Il Festival Film O’Clock è partito su iniziativa di Mirona Radu, professionista con un’esperienza decennale nella produzione e distribuzione cinematografica, presente anche in varie rassegne internazionali.

    Il progetto nasce da un grandissimo amore per il cinema, una passione che ho abbracciato da parecchi anni. Lavoro in questa industria da oltre 10 anni, i festival internazionali compresi, e ho sviluppato una rete di contatti, quindi confido tanto nei rappresentanti dei Paesi inclusi quest’anno nel festival. Sono – come me – giovani professionisti appassionati, sempre impegnati in vari eventi locali nei Paesi di origine, quindi conoscono ottimamente il cinema e il pubblico. Cosicchè sono stata molto lieta quando hanno aderito a questa rete internazionale proposta da Film O’ Clock Festival. Negli ultimi anni, in Lituania si vedono ottimi film, e inoltre si è delineata anche una nuova ondata egiziana particolarmente interessante. E allora sarebbe un peccato non avere anche noi accesso a simili pellicole e portarle nel nostro spazio. Perciò, il festival è stato concepito come una specie di dialogo, nell’idea di presentare, oltre ai film romeni di cui siamo orgogliosi, anche pellicole meno note. Quanti di noi hanno visto film del Sudafrica, ad esempio? Ora abbiamo la chance di farlo, spiega Mirona Radu.

    La selezione del programma Film O’Clock International Festival è stata condotta da una squadra di cinque curatori e cineasti in rappresentanza di ogni Paese partecipante. Si tratta di film prodotti esclusivamente nei rispettivi stati, nuovi e coraggiosi, lanciati o premiati nei grandi festival del mondo, ma anche di film classici, che fanno parte della propria eredità culturale, aggiunge Mirona Radu.

    Siamo particolarmente lieti per la selezione finale. Ognuno ha proposto una preselezione, ma per la selezione finale abbiamo interloquito tutti in un dialogo molto interessante. Vogliamo essere vicinissimi al pubblico e offrire un qualcosa di audace, per accompagnarci in questo viaggio interessante. Naturalmente, ci sono delle differenze culturali, però noi siamo stati molto orgogliosi del programma finale, particolarmente ricco e diverso. Per quanto riguarda le pellicole romene, abbiamo scelto La bilancia diretta nel 1992 da Lucian Pintilie. Si tratta di un film emblematico, recentemente restaurato. Nell’ambito del festival, abbiamo proposto anche un dialogo dedicato al restauro del patrimonio cinematografico. Abbiamo deciso di presentare anche tre cortometraggi: Controindicazioni di Lucia Chicoș, premiato lo scorso anno a Cannes nella Sezione Cinefondation, Bucarest vista dall’alto diretto da Andrei Răuțu, come anche un’animazione alla quale io ci tengo tanto – My father’s Shoes/ Cioce, diretta dai fratelli Anton e Damian Groves. Sono davvero contenta che i colleghi curatori hanno apprezzato questi film che abbiamo integrato nel programma, conclude Mirona Radu.

  • Color the Village, un festival dei buoni gesti

    Color the Village, un festival dei buoni gesti

    Color the Village/ Colora il villaggio ossia il Festival dei buoni gesti, arrivato alla terza edizione, si terrà quest’anno dal 17 al 19 giugno a Ilidia, in provincia di Caraș-Severin, nella Romania sud-occidentale. Nonostante i ritardi provocati dalla pandemia, l’iniziativa ha riscosso successo nel 2020, e quest’anno volontari di tutto il Paese andranno a Ilidia per ristrutturare 30 case in soli tre giorni, rispettando lo stile e la specificità del posto, spiega con ottimismo il presidente dell’Associazione A casa nel Banato, Radu Trifan.

    Si tratta di un festival programmato ogni anno. Nel 2020, tutto è slittato di qualche mese a causa della pandemia, ma grazie alla nostra tenacia ce l’abbiamo fatta, nella piena osservanza di tutte le misure di sicurezza. Abbiamo scelto il villaggio di Ilidia in provincia di Caraș Severin. Ci siamo proposti di alternare l’iniziativa – un anno in provincia di Timiș e nel successivo in quella di Caraș Severin. Ci limitiamo alla regione del Banato, in quanto è la zona culturale che abbiamo scelto sin dall’inizio. Naturalmente, l’augurio è che il nostro messaggio superi i confini formali e informali del Banato, spiega Radu Trifan.

    A giudicare dal numero di volontari che aderiscono ai progetti dell’associazione, il messaggio si fa davvero sentire. Si è già formato un nucleo di base, che attira sempre più persone desiderose di affiancare queste imprese. Altrettanto bene funziona anche la collaborazione con le autorità e le comunità locali. L’associazione pensa ai costi principali, attirando sponsorizzazioni e donazioni dai cittadini e da entità giuridiche. Le autorità e le comunità locali mettono a disposizione vitto e alloggio nella zona. Cosicchè i progetti dell’Associazione A casa nel Banato diventano sempre più attendibili da un anno all’altro. Il paesino Ilidia fa parte del comune Ciclova Română e vanta un notevole potenziale turistico. Si trova in prossimità di Oravița, una volta città industriale, definita dalla diversità e multiculturalità della sua gente.

    Li c’erano grandi comunità di tedeschi, ungheresi, ebrei, il cui retaggio si articola in un richissimo patrimonio non solo nella città di Oravița, ma anche nei villaggi circostanti. E’ anche il caso di Ilidia, che custodisce un patrimonio architettonico assolutamente considerevole per un villaggio relativamente piccolo. Noi impariamo strada facendo e credo che quest’anno siamo preparati ancora di più per i lavori raffinati. Le case di Ilidia sono costruite per la maggior parte su fondamenta in pietra, con le mura in tufo calcareo, e sono circondate da altissimi recinti, sempre in pietra. E’ veramente un villaggio particolare, che, se si trovasse in Italia, Spagna o Germania, sarebbe probabilmente pieno di turisti in tempi privi di restrizioni. Ilidia è un posto non ancora scoperto. Dovremo puntare sulle facciate delle case, affascinanti per la varietà di stili e decorazioni. Anche le finestre e i portoni sono da vedere e ammirare. Come dire, questo villaggio riunisce innumerevoli elementi che rendono ancor più bello il paesaggio costruito, conclude il presidente dell’Associazione A casa nel Banato, Radu Trifan.

    Anche la natura è stata generosa con questa zona, che offre tanto anche agli appasionati di storia. Ilidia fu menzionata nei documenti sin dal 1223. Le scoperte archeologiche confermano l’antica tradizione del villaggio e l’esistenza di un fiorente centro-politico amministrativo nei secoli X-XIV. Dalle colline che lo circondano sono stati portati alla luce vasi in ceramica, oggetti in bronzo e ferro, fondamenta di chiese e persino i ruderi di un castello.

  • Dragobete, la festa romena dell’amore

    Dragobete, la festa romena dell’amore

    Dopo la Festa di San Blasio di cui la Chiesa fa memoria l’11 febbraio e dedicata per tradizione alla fine dell’inverno, il calendario popolare prosegue le celebrazioni primaverili con una festa riscoperta dai giovani di Romania soprattutto grazie al parallelismo con la celebre ricorrenza di San Valentino del 14 febbraio. Il Dragobete, la festa dell’amore sia in Romania che nell’intero spazio balcanico, celebrata il 24 febbraio, porta in primo piano riti di fertilità.

    Entità mitologica identificata con il dio dell’amore greco o romano (Eros – Cupido), Dragobete proteggeva i giovani sposi, ma anche le coppie di animali. Era sempre lui a facilitare la riproduzione all’inizio della stagione calda. Nella tradizione romena, il 24 febbraio era ritenuto il giorno in cui gli uccelli si fidanzavano.

    Questa festa è antichissima e particolarmente interessante. Il Dragobete si rifà ad antichi riti primaverili, poichè si credeva che questa stagione già comincia dopo il 15 febbraio. Cosicchè la festa si manifesta attraverso riti di fertilità e rinascita della natura, ma anche dell’uomo. Siccome la rinascita della natura e dell’uomo sta all’insegna dell’amore, questa festa del Dragobete riunisce tutti questi elementi ed offre un trasferimento di potenza sul nuovo anno e sulla nuova stagione, come promesso dalla rinascita, spiega l’etnologa Delia Suiogan dell’Università del Nord di Baia Mare.

    Secondo l’antica usanza, nel giorno del Dragobete le giovani donne si lavano il viso con neve, per restare belle e sane per tutto l’anno. Queste tradizioni sono andate in un certo qual modo perdute lungo il tempo, per cui gli etnologi tentano di farle rivivere oggi. Noto nell’intero Paese, nella regione storica del Maramureș il Dragobete conserva anche altri nomi, aggiunge Delia Suiogan. Nella regione del Maramures, è chiamato anche Capo di Primavera o Dragomir, personaggio che assume tutti i compiti del Dragobete, tranne la sua doppia natura, zoomorfa e antropomorfa. All’esterno dell’arco carpatico, il Dragobete, come personaggio mitico, è raffigurato con testa di uomo e gambe di montone. Quindi, si tratta di un’antica raffigurazione, di origine tracica, dice ancora Delia Suiogan.

    Una rappresentazione che si ritrova anche in altre mitologie del mondo, associata nello spazio occidentale al dio Pan, come simbolo della fertilità. Festa dell’armonia e dell’allegria, il Dragobete impone tuttavia regole strette, che vanno osservate da tutti quanti si augurano un anno bello e tranquillo. Nelle masserie tradizionali, il 24 febbraio, quando la Chiesa fa memoria anche al primo e al secondo ritrovamento della testa di San Giovanni Battista, è vietato sacrificare animali e cucire e, naturalmente, si evita di litigare.

  • Museikon, arte e libri antichi al Museo Nazionale dell’Unione di Alba Iulia

    Museikon, arte e libri antichi al Museo Nazionale dell’Unione di Alba Iulia

    Radio Romania Internazionale vi invita nella città di Alba Iulia, a scoprire un museo unico nel Paese. Dichiarata Capitale della Grande Unione con la legge del 27 dicembre 2018, la città riveste un significato importantissimo nella storia del popolo romeno, poichè, il 1 dicembre del 1918, alla fine della Grande Guerra, in questo luogo fu proclamata l’unione della Transilvania al Regno di Romania. Rappresentativa per la città è la Fortezza Alba Carolina, la più grande del sud-est europeo, eretta in stile Vauban all’inizio del Settecento. Ma Alba Iulia vanta anche il Museo Nazionale dell’Unione, che ha come particolarità la sezione di icone e libri antichi, intitolata Museikon. Ce la presenta la sua responsabile, la museografa Ana Dumitran.

    Dal primo piano, dove sono allestite quattro sale, andiamo innanzitutto a scoprire la storia dell’icona, com’è nata, chi la dipinge, e vedere poi la sua evoluzione storica e cosa succede prima di essere esposta in un museo. E’ sempre un oggetto sacro, una volta arrivata qui? Sono aspetti che scopriamo ammirando i reperti, leggendo le didascalie, guardando i filmati e le immagini del laboratorio di restauro. La seconda sala illustra la modalità diversa di percezione dell’immagine nei tre rami principali del Cristianesimo – Ortodossia, Cattolicesimo e Protestantesimo, con un particolare riguardo alla presenza comune del libro e dell’icona nella vita dei cristiani della Transilvania, visto che in questa regione tutte e tre le confessioni ebbero una parola da dire nell’evoluzione dell’arte religiosa. La terza sala svela le radici dell’arte della Transilvania, che cercheremo in Moldavia e Valacchia. Dalla Moldavia, abbiamo in mostra le più antiche icone datate in Transilvania, nel 1539, le icone di Urisiu, plasmate in una bottega della Moldavia, ma anche icone risalenti ai tempi del principe della Valacchia, Constantin Brâncoveanu, dipinte dagli artigiani che hanno addobbato anche le numerose chiese da lui fondate, spiega Ana Dumitran, accompagnandoci anche al pianoterra del Museo, dove siamo accolti da un’altra rosa di lavori portati a compimento nel Settecento e Ottocento.

    Rivedremo tutti gli autori importanti di icone su legno e vetro e potremo provare noi stessi a dipingerne una nella bottega di pittura e incisione destinata ai visitatori. Il nostro giro si conclude in una sala-remember dell’icona quotidiana – dal battesimo al funerale, dove è esposta una delle più belle iconostasi conservate in Transilvania, proveniente da un paesino che si trova nelle vicinanze di Blaj, conclude la nostra ospite.

  • La  città di Sibiu, tra le migliori 20 destinazioni turistiche nel 2021

    La città di Sibiu, tra le migliori 20 destinazioni turistiche nel 2021

    Per il secondo anno di seguito, la città di Sibiu, che si trova nella Romania centrale, è stata inserita nella lista delle migliori 20 destinazioni turistiche europee dalla European Best Destinations. La presentazione mette in risalto i pregi del centro storico, le modalità di passatempo all’aperto, la gastronomia locale e le gite nella regione. Nel 2020, Sibiu si è classificata al sesto posto, superando destinazioni come Parigi, Roma o Cork.

  • La dimora Komaromi

    La dimora Komaromi

    In Romania si contano oltre 300 antiche residenze nobiliari, alcune inserite nella lista del patrimonio culturale nazionale, che negli ultimi anni stanno destando un grande interesse. Che si tratti dei turisti che attraversano il Paese alla ricerca di antiche dimore o di imprenditori che desiderano riportarle al loro splendore di una volta, stiamo assistendo ad una vera e propria riscoperta di queste residenze nobiliari erette in campagna. Una di queste dimore si trova a Otomani, in provincia di Bihor, a una sessantina di chilometri dalla città capoluogo Oradea, nella Romania occidentale.

    La villa venne costruita nel XVII secolo dal figlio dell’uomo più ricco di Debrecen, una delle città più grandi dell’Ungheria. Si tratta di un enorme edificio, con annessi e scuderie, circondato da decine di ettari di terreno, un vero gioiello nel cuore di una foresta. Ce lo presenta la guida turistica Adrian Şimen. Questo vero castello si trova sulla valle del fiume Ier, una zona del tutto particolare della regione Crișana. Era di proprietà di György Komaromi, figlio del pastore riformato che tradusse la Bibbia in ungherese. Dopo il 1700, il palazzo divenne un importante centro economico per il nord-ovest del Paese. Negli anni ’20, un’altra famiglia nobile entrò in possesso della dimora, che venne poi venduta allo stato romeno, spiega la nostra guida.

    Abbandonato a lungo dopo la caduta del comunismo, l’edificio era quasi crollato. Grazie ad un progetto finanziato da fondi europei, per un valore di quasi mezzo milione di euro, che ha reso possibile il suo restauro, il vecchio palazzo è tornato in vita. Ospita mostre tematiche che illustrano l’identità economica della regione, dove le principali occupazioni sono l’agricoltura e la pesca, come anche la sua identità religiosa (riformata e cattolica). A Komaromi si possono anche vedere cesti di vimini, a testimonianza di uno dei principali mestieri praticati nella zona. Vicino al palazzo c’è un tunnel risalente al Medioevo, ottimamente conservato. È lungo 87 metri e conduce a una sorgente che alimenta una fontana che fornisce acqua alla villa e ai suoi annessi.

    La villa ha anche un parco dendrologico i cui alberi sono stati portati dai proprietari persino dall’America. Il villaggio di Otomani, dove sorge il palazzo Komaromi, fa parte del comune di Sălacea, noto come la località delle mille cantine. Fin dai tempi più antichi, lecantine furono scavate ai piedi della collina, ai lati della strada, creando una sorta di viuzza. Attualmente a Sălacea si conoscono 970 cantine tra quelle scavate in collina, sulla cosiddetta via delle cantine, per la maggior parte costruite nello scorso secolo. La più antica risale al 1803. Dato il loro numero elevato, in un’area così piccola, le cantine sono anche diventate il simbolo del territorio.

  • Teatro virtuale e pandemia

    Teatro virtuale e pandemia

    E’ importante individuare nella cultura un punto di sostegno, soprattutto perchè gli artisti si sono mobilitati e hanno scoperto nuove modalità di rimanere accanto al pubblico nello scorso anno, segnato dall’emergenza pandemica. Lo spiega il critico teatrale Oana Cristea Grigorescu del Teatro Nazionale Radiofonico – Radio Romania, ricordando che gli spettacoli concepiti esclusivamente per i palcoscenici hanno indossato i vestiti virtuali. Uno sguardo sul 2020 lo conferma pienamente.

    Cronologicamente, il primo evento teatrale di riferimento dello scorso anno è stato il Festival Internazionale del Teatro di Sibiu – FITS 2020#online. La 27/a edizione del prestigioso appuntamento era il primo grande festival dedicato alle arti dello spettacolo dell’Europa centro-orientale a svolgersi esclusivamente in digitale, dal 12 al 21 giugno scorso. All’insegna della Forza di credere/ Empowered, l’edizione 2020 ha proposto oltre 14.000 minuti di teatro, danza, musica, circo contemporaneo, conferenze, dibattiti, spettacoli-lettura e spettacoli per i bambini, trasmessi a titolo gratuito sul sito ufficiale del FITS www.sibfest.ro, sulla pagina Facebook e sul canale YouTube, accompagnati dalle raccomandazioni speciali dell’attore Constantin Chiriac, direttore generale del Teatro Radu Stanca di Sibiu e del Festival.

    Lo stesso Constantin Chiriac metteva in risalto i notevoli e lodevoli sforzi della sua squadra, che ha dato una volta in più la prova della sua professionalità ed efficacia, adattando in sole due settimane la variante classica del festival a quella virtuale, conferendo una portata impressionante. Sono seguiti anche altri progetti che potrete scoprire alla pagina Facebook del FITS. Il più recente esempio è arrivato il 23 dicembre 2020, quando il Teatro Nazionale Radu Stanca ha rilanciato gli abbonamenti per le produzioni online del 2021: 30 spettacoli, di cui 22 premières, con suoni e immagini high-definition, saranno disponibili quest’anno sul sito www.scena-digitala.ro.

    Tornando all’estate del 2020, ci soffermiamo al progetto Cultură’n Șură (Cultura nel Fienile), che porta il teatro nelle masserie contadine. Un investimento nel futuro del villaggio, spiegano gli organizzatori, dopo otto anni di avventura. Il regista Victor Olăhuț, l’attrice Florentina Năstase e il drammaturgo Flavius Lucăcel sono riusciti a coinvolgere anche altre persone entusiaste: attori, artisti figurativi, bibliotecari e altri partner e collaboratori, nonchè sponsor. L’iniziatore e il manager del progetto, Victor Olăhuț, spiega come sono andate le cose nel 2020.

    La scorsa estate, abbiamo avuto una capienza fissa, nell’osservanza delle misure di distanziamento. Cosicchè non è stato possibile invitare l’intera comunità contadina al teatro. Ma l’esperienza è stata ugualmente bella, come negli anni scorsi. Noi siamo stati lieti di incontrare il pubblico, e il pubblico si è goduto un teatro di qualità. Tenendo presenti le condizioni in cui sono stati organizzati gli eventi culturali nel 2020, posso dire che siamo contentissimi. E’ vero che non abbiamo fatto nulla tra marzo e maggio, ma siamo ripartiti proprio in quarta. Un’altra bella esperienza è che, per la prima volta, abbiamo girato un film con un gruppo interetnico di bambini, a Someș-Odorhei, in provincia di Sălaj. Per due mesi, questi meravigliosi ragazzi hanno partecipato ad workshop attoriali. Anche il titolo del film è particolarmente suggestivo, si chiama Pandelia. Parallelamente, siamo riusciti a portare lo spettacolo Esperimento in 12 villaggi. Complessivamente, un centinaio di performance negli ambienti rurali che ci danno la convinzione che la gente apprezza quello che facciamo. Altrimenti, forse avremmo mollato, conclude Victor Olăhuț.

    La seconda metà dello scorso anno ha visto altri due eventi teatrali di portata. Programmato in primavera e rinviato per l’emergenza pandemica, il Gala dell’Unione Teatrale di Romania ospitato all’aperto dal Parco Nicolae Romanescu di Craiova, città della Romania meridionale. Un altro riferimento è stato il Festival Nazionale di Teatro di Bucarest, la cui 30/a edizione si è svolta, per la prima volta, in formato online.

  • Usanze di Capodanno in Romania

    Usanze di Capodanno in Romania

    Il passaggio nel Nuovo Anno rappresenta, senza dubbio, uno dei più importanti momenti nelle nostre vite. In Romania, le antiche usanze si conservano quasi immutate da generazioni intere, e il cenone di Capodanno rappresenta un rituale di per sè, spiega Sabina Ispas, la direttrice dell’Istituto di Etnografia e Folclore Constantin Brăiloiu di Bucarest. L’Anno Nuovo è caratterizzato da tutt’una rosa di usanze cerimoniose e festose, tra cui la più nota è quella della Sorcova, praticata soprattutto dai bimbi. Un’altra è l’usanza del Piccolo Aratro (Pluguşor), praticata sempre dai bambini, ma anche quella del Grande Aratro (Plugul Mare), praticata dagli adulti, dagli uomini sposati, con famiglia. Il significato iniziale del Grande Aratro era quello di protezione e benedizione. Chi praticava l’usanza della Sorcova e quella dell’Aratro segnava, quindi, l’Anno Nuovo, e l’intera cerimonia si conclude con i canti augurali per la Festa di San Giovanni Battista, spiega Sabina Ispas.

    Nelle comunità tradizionali, la notte tra gli anni agevola il contatto con la Divinità. Nella tradizione popolare, i messaggi trasmessi in occasione delle feste importanti e al passaggio tra il vecchio e il Nuovo Anno sono considerati gli unici veramente importanti sia per la rispettiva comunità, che per ogni singolo individuo, aggiunge Sabina Ispas. Il Natale e il Capodanno sono legati alla tradizione dell’apertura dei cieli. Si tratta, infatti, della percezione, della comprensione e dell’atto di Teofania. La Divinità cala sulla terra e sulla gente e i cieli si aprono, cosicchè Dio comunica direttamente con il Creato, con l’uomo. In questi momenti speciali, quando si aprono i cieli, la gente può apprendere cosa potrebbe succedere durante l’anno che sta per iniziare. Non si tratta di indovinare, come si potrebbe pensare, bensì di un messaggio che Dio trasmette agli esseri umani in un momento in cui può avere un conttato diretto, ravvicinato con loro, spiega la direttrice dell’Instituto di Etnografia e Folclore Constantin Brăiloiu di Bucarest.

    L’anno che sta per finire veniva cacciato via nel passato con colpi di frusta nelle viuzze dei villaggi, sostituiti ai giorni nostri dai fuochi d’artificio. Il cenone di Capodanno che riunisce la famiglia e gli amici ha conservato il suo valore simbolico. Molte usanze di Capodanno sono collegate ai canti augurali. Tra Natale e Capodanno, i gruppi di giovani che fanno gli auguri indossano spesso delle maschere popolari. La maschera è molto importante nella mentalità tradizionale romena, perchè è una rappresentazione immaginaria dell’Aldilà. Gli antenati, gli animali-totem o le piante-totem sono destinati ad aiutare l’uomo a reintegrarsi, ad appartenere di nuovo al mondo dei vivi o al mondo bianco, come viene chiamato nel linguaggio etnologico. L’usanza delle maschere dei vecchi tipica del Maramures rappresenta un cerchio magico, si batte in terra con il bastone, e si colpiscono simbolicamente gli altri partecipanti al rituale, che ha significati antichi. E’ legato al vecchio culto degli antenati, che possono sempre rimediare qualsiasi squilibrio nel mondo. C’è la maschera della capra, anch’essa molto antica. La capra ha un ruolo fondamentale, perchè muore e rinasce. È il simbolo del vecchio anno, che è morto, e del nuovo anno, che deve rinascere all’insegna del bene, spiega Delia Suiogan, etnologo all’Università del Nord di Baia Mare.

    La Festa di Capodanno ha un doppio significato e la morte dell’anno che sta per finire rappresenta il momento della rinascita cosmica. Se le maschere dei danzatori hanno un ruolo protettore contro gli spiriti maligni, ci sono anche auguri di Capodanno che provengono da antichi riti della fertilità. In Bucovina, nel nord della Romania, nella notte tra gli anni, i mascherati’ cominciano a girare per le viuzze dei villaggi. Vestiti come vari personaggi o creature fantastiche, essi sono accompagnati da musicanti e destano la curiosità dei contadini, che spesso li seguono. La sfilata, che passa prima per il centro del villaggio, si ferma presso tutte le case.

    Anche se in questo fine 2020 le misure speciali imposte dall’emergenza sanitaria cambiano notevolmente le celebrazioni di Capodanno e non consentono gli assembramenti, i significati conferiti dalla tradizione autentica restano immutati nel tempo.

  • Usanze di Natale in Romania

    Usanze di Natale in Romania

    La grande Festa della Natività del Signore, celebrata dall’intero mondo cristiano, porta tutt’una serie di rituali specifici nello spazio romeno. Naturalmente, l’attuale emergenza pandemica impone alcune restrizioni, però si tratta di usanze tramandate da centinaia di anni e rimaste quasi immuntate in certe comunità. Radio Romania Internazionale vi presenta alcune insieme a Ileana Morariu, la proprietaria del Museo della Pastorizia di Jina, in provincia di Sibiu.

    La più bella e antica tradizione è quella dei gruppi di giovani auguratori, formati una volta da 20enni che avevano compiuto il servizio di leva e non si erano ancora sposati. I preparativi cominciavano dal 6 dicembre, quando si celebra la Festa di San Nicola. Alla vigilia della Natività del Redentore, vanno a fare gli auguri in tutte le masserie del Paese, e sono accolti dalla gente con tanta gioia. Sempre a Natale vanno a fare gli auguri anche i gruppi dei principini, composti da giovanni delle scuole medie, come anche le ragazze che portano la Stella di Natale. Sempre in questa occasione, era compito dei giovani portare ai padrini o ai testimoni di nozze un’enorme ciambella, spiega Ileana Morariu.

    La regione storica del Maramures e la Contrada di Oas sono due delle zone etnofocloristiche in cui lo spirito natalizio si è conservato immutato per secoli, fatto confermato pienamente anche in questi giorni, come spiega la direttrice del Museo della Contrada di Oas, Natalia Lazar.

    Il Natale è una festa cristiana molto importante nella provincia di Maramures e nelle aree etnografiche che la compongono. Le usanze che si sovrappongono su uno sfondo pagano o precristiano sono molti importanti, e ricordo quella dei canti natalizi interpretati da auguratori maschi, inserita nel patrimomio culturale immateriale dell’UNESCO. Inoltre, gli spettacoli drammatici i cui protagonisti indossano delle maschere, fanno in ugual misura riferimento, da una parte, alla componente religiosa e dall’altra al substrato pagano. E’ noto che le maschere si ritrovano in quasi tutti i Paesi dell’Europa centro-orientale. La storia delle maschere popolari romene comincia con quelle primitive e con i giochi delle maschere, che ricordavano le attività di base come quelle di cacciatore e raccoglitore, ma anche le abitudini della vita di famiglia, la nascita, le nozze, la morte o le feste lungo l’anno, spiega Natalia Lazar.

    I canti natalizi interpretati dagli auguratori annunciano la Natività del Signore. Riti precristiani, sovrapposti sulla grande festa si sono conservati perfettamente nelle zone etnofolcloristiche del nord della Romania, aggiunge la direttrice del Museo della Contrada di Oas. Tra le usanze vivissime nel Maramures, ricorderei quella dei giovani mascherati che vanno in giro accompagnati da raffigurazioni della capra, o quella del Viflaim, una forma di teatro popolare cristiano, conservata ancora perfettamente sulle Vallate di Iza e Mara e nella contrada di Oas, nel Maramures. Mi riferirei anche a due usanze meno conservate, eppure vive nella memoria collettiva. Si tratta della Danza dei Babbi Natale, come riferimento ad un tempo sacro, in cui i cieli si aprono e agevolano la comunicazione tra i due mondi. E poi gli auguratori di Cavnic chiamati Brondosi, che ricordano le invasioni tartare. Secondo la leggenda, nel 1717 i Brondosi salvarono la località dalla distruzione, spaventando i tartari. Le usanze natalizie si conservano anche nelle sagre, come quella che si svolge a Sighet ogni anno nei due giorni successivi al Natale, e quella di Negresti – Oas, spiega ancora Nataliza Lazar.

    E se negli antichi villaggi il Natale era un’occasione per rifare l’equilibrio nella comunità, oggi il periodo che precede la festa diventa, soprattutto nelle città, una maratona delle spese: regali, abeti, addobbi e prelibatezze gastronomiche sono indispendabili. Anche se la situazione eccezionale di quest’anno impone misure di protezione senza precedenti, il Natale rimane per tutti un momento di gioia e speranza in un nuovo inizio. Buon Natale da Radio Romania Internazionale!