Category: Raccontare Romania

  • Alla riscoperta dell’antica cucina romena

    Alla riscoperta dell’antica cucina romena

    Dopo tanti anni trascorsi tra le mura di un’agenzia pubblicitaria, a ritmi di lavoro troppo frenetici, il bisogno di evasione si fa sempre più forte. Lo stesso è accaduto con Mona Petre otto anni fa, quando ha lasciato il suo lavoro pubblicitario per avvicinarsi ai ritmi lenti e più propizi alla contemplazione della natura e alla cucina tradizionale. Il risultato è stata la scoperta o la riscoperta delle proprietà alimentari della vegetazione spontanea che la gente di una volta usava comunemente in cucina. E le scoperte di Mona Petre sono state condivise per primo attraverso il blog e il progetto online Erbe dimenticate, e più recentemente con il libro pubblicato presso l’editrice Nemira e intitolato Erbe dimenticate. La nuova vecchia cucina. Ma tutto ha preso lo spunto dalla voglia di tornare a un’infanzia più lenta, ricorda Mona Petre.

    Sono cresciuta in campagna – forse è molto da dire in campagna, insomma nella periferia di Bucarest, sulle rive del fiume Dambovita, quindi ricordo l’allora abbondante vegetazione della zona. Non posso necessariamente dire he ora sto comunicando delle cose che conosco dall’infanzia. Le informazioni su piante e funghi non venivano trasmesse allora come, purtroppo, neanche oggi, da una generazione all’altra. In generale, la flora spontanea è diventata un argomento di nostro interesse, forse anche perché i prodotti che acquistiamo oggi sono immediatamente disponibili nei negozi. Così il nostro rapporto con la natura è diventato più turistico, andiamo a scoprirla nei fine settimana in montagna o al mare o in campagna, ovunque possiamo. Ma il nostro rapporto con la natura in termini di cibo – parlo di gente di città – è piuttosto poco esplorato, spiega Mona Petre.

    L’esplorazione della natura è stata accompagnata, nel suo caso, dall’approfondimento del passato attraverso lo studio dei libri di cucina storici e l’approfondimento delle conoscenze botaniche. A poco a poco, ha iniziato a inventare i suoi piatti, aggiungendo fantasia nelle antiche ricette. Mona Petre ci racconta anche come le ha trovate.

    Ho raccolto informazioni su varie piante di cui sapevo molto poco. Poi abbiamo iniziato a indagare sulla storia locale, la storia romena di alcune piante che sono tornate nei negozi e nei supermercati. È stata una sorpresa scoprire che la maggior faceva parte della gastronomia locale prima di scomparire gradualmente per vari motivi. E qui mi riferisco ad asparagi, indivie e carciofi, per esempio, che sono scomparsi anche dalle edizioni successive del famoso libro di cucina di Sanda Marin. Sappiamo che pubblicò la prima edizione nel periodo tra le due guerre e poi le successive edizioni comuniste iniziarono gradualmente ad eliminare le ricette in cui usava questi ingredienti perché ormai non erano più disponibili sul mercato. Ho iniziato a raccogliere informazioni dai libri, andare in biblioteche e fare ricerche su Internet sulla gastronomia di altri paesi. È così che ho scoperto il concetto di ricerca del cibo, ossia l’attività di raccolta e utilizzo di cibo spontaneo o selvatico di un determinato territorio. Poi, leggendo molto su questo argomento e cercando esempi nella gastronomia dei varia angoli del mondo dove si utilizzano piante uguali o simili, ho iniziato a cucinare sempre di più. È vero che mi ha aiutato anche questo periodo di pandemia degli ultimi due anni, che in qualche modo mi ha spinto verso una vita domestica più isolata, e quindi ho passato molto tempo portando avanti questa passione e cucinando in una maniera sempre più esotica, conclude Mona Petre. In effetti, si tratta di un esotico locale, e Mona Petre è diventata la propria cavia con le ricette raccolte nel libro Erbe dimenticate. La nuova vecchia cucina.

    Il volume non è solo un ricettario, ma anche una storia della gastronomia e una guida alla cucina sostenibile senza teflon, microonde o plastica, solo con vasi tradizionali come la ceramica o la ghisa. Quindi un invito alla cucina lenta, sana ed ecologica.

  • Disegno, quindi esisto, Horaţiu Mălăele in mostra alla Galleria Rotenberg – Uzunov

    Disegno, quindi esisto, Horaţiu Mălăele in mostra alla Galleria Rotenberg – Uzunov

    Attore, regista, ma anche grafico, Horaţiu Mălăele presenta al pubblico una selezione dei suoi disegni e dipinti, nell’ambito della mostra Disegno, quindi esisto!, aperta alla Galleria Rotenberg – Uzunov di Bucarest. Riconosciuto come grafico professionista dall’Unione degli Artisti Figurativi, Sezione Grafica, l’artista ha presentato oltre 50 mostre personali sia nel Paese che all’estero. Le sue opere sono arrivate a Parigi, Monaco di Baviera, Buenos Aires, Toronto o New York. Horaţiu Mălăele ci ha spiegato perchè ha scelto di intitolare la mostra Disegno, quindi esisto!

    Io esisto da quando mi conosco e continuerò così. E anche disegno da quando mi conosco. Alla Galleria Uzunov incontriamo alcuni disegni e dipinti, in una mostra controllatamente eclettica, perché si tratta di disegni di periodi e stili diversi: oli, acrilici, china e tecnica digitale. È una mostra che amo molto e probabilmente la capisco alla meglio. Come dicevo una volta, molti guardano, ma pochi vedono. Però sono anche lusingato dal pensiero che forse un giorno mi farò capire, spiega l’artista.

    Una mostra priva di un vernissage propriamente detto, dal momento che il compianto attore Ion Caramitru era intervenuto al precedente. Horaţiu Mălăele ha deciso che nessuno parla più dopo di lui e ci spiega anche perchè. Ho sentito il bisogno di ricordarlo e lo faccio ogni volta che posso, perché era prima di tutto un mio grande amico, una persona di squisitissime doti, che ha aiutato tante persone. È scomparso all’improvviso. È vero che a 80 anni le persone posso anche andar via, ma lui era un tipo estremamente vivace e ho avvertito la sua partenza improvvisa come un grande dolore, dice Horaţiu Mălăele.

    La mostra preferita? Rimango con la mia prima mostra, che ho presentato quando avevo 16 anni e mezzo, a Târgu Jiu, nell’attuale sede del Teatro Elvira Godeanu, all’epoca la Casa della Cultura. E’ una mostra che amo ancora, perchè è stata bella, presentava anche qualche caricatura, ma soprattutto molti acquerelli. Sono in un certo qual modo soffocato da ciò che sta accadendo nella mia Galleria Horaţiu, nel Centro Storico di Bucarest, in Via Smârdan 37. Non ho avuto l’ispirazione di un altro nome e c’è qualcosa che mi entusiasma di nuovo, perché fa parte della mia casa. Ora ricado con grande piacere a Uzunov, perché è una galleria chic, situata nel cuore di Bucarest e lì sono cose che mi commuovono, perché conosco abbastanza bene la storia di questa strada, Calea Victoriei, che si chiamava Uliţa cea Mare, Calea lui Mogoş e così via, aggiunge Horaţiu Mălăele.

    E nonostante dichiari che il tempo è un nemico permanente, il Maestro riesce a dividersi tra tutti i progetti artistici, che ha voluto anche passare in rassegna insieme a noi. Stavamo parlando di Caramitru, quindi sempre in memoriam vogliamo riprendere lo spettacolo La cena dei cretini, proviamo una nuova versione di Una lettera smarrita, ho messo in scena uno spettacolo al Teatro Bulandra, di cui sono molto orgoglioso e vi invito a vederelo, Tache, Ianche e Kadîr, un adattamento a sé stante ed è uno spettacolo che tiene il cartellone a Bulandra. Vorrei riprendere la volontà di Caramitru al Teatro Nazionale, con lo spettacolo con La lezione di Eugène Ionesco. Continuo il mio ruolo nell’adattamento del Canto del cigno di Cechov , un autore che amo da sempre. Ho finito un film – il terzo come regista, dopo Funerali felici e Matrimonio silenzioso. Si tratta di Luca, purtroppo nato nell’epicentro di questa pandemia, ma che potete vedere su Netflix. Non ho avuto l’opportunità di presentarlo in prima, lo farò il 13 dicembre al Teatro Nazionale, dietro lo spettacolo Tache, Ianche e Kadir. Ho preparato qualcosa che amo enormemente, perché mi rappresenta, si chiama Tehomir. E’ un libro che amo molto, tradotto in Israele e ora anche in francese. Finora non ho avuto modo di organizzare una presentazione, che probabilmente farò appena questo morbo passerà, ha concluso Horaţiu Mălăele.

  • Nuove rotte e agevolazioni offerte dalle compagnie aeree

    La compagnia romena low-cost Blue Air lancia il nuovo assistente virtuale Nadia, basato sull’intelligenza artificiale. Il nome è ispirato alla ginnasta più famosa di tutti i tempi, la romena Nadia Comăneci, che il 12 novembre ha festeggiato il 60/o compleanno. Il servizio gratuito in romeno, italiano e inglese, offre informazioni generali sui voli, sulle condizioni di trasporto, assistenza speciale, modalità di pagamento, nonchè informazioni specifiche sulle restrizioni di viaggio nel contesto dalla pandemia, check-in, cancellazione volontaria o programmi fedeltà. I clienti potranno dialogare con Nadia sul sito e sulla pagina facebook di Blue Air. Nel successivo periodo, la compagnia aggiungerà nuove funzioni per migliorare i servizi offerti ai clienti. Gli aggiornamenti includeranno il trasferimento all’operatore Servizio Clienti e l’integrazione dell’assistente virtuale con il sistema di prenotazione.

    Intanto, la stessa Blue Air annuncia il primo volo diretto tra Iași (nord-est della Romania) e Dublino. Si tratta di tre voli settimanali, a partire dal 19 dicembre. Dal 22 giugno 2022, sarà aggiunto un quarto, in programma venerdì. Dublino è la seconda destinazione operata da Blue Air quest’anno dall’aeroporto di Iaşi, dopo Londra-Heathrow, con voli regolari lanciati da maggio. A partire dall’estate 2022, la Blue Air avrà una base permanente a Iaşi, che, oltre a Londra-Heathrow e Dublino, intende collegare direttamente anche con altre grandi città europee come Barcellona, Roma, Parigi (Charles de Gaulle).

    La compagnia di bandiera romena TAROM ha lanciato nella sua offerta commerciale la tariffa light, per i biglietti che non includono il bagaglio in stiva. Sono interessati i voli TAROM che collegano Bucarest ad Amman, Amsterdam, Atene, Barcellona, Belgrado, Bruxelles, Parigi, Roma, Francoforte, Londra, Madrid, Monaco di Baviera, Praga, Tel Aviv e Vienna. La differenza di tariffa tra le classi Light e Saver è di circa 25 euro.

    Novità anche dalla compagnia low-cost Wizz Air, che dal 2 dicembre lancia voli da Iași a Madrid, in programma giovedì e domenica. Dal 4 dicembre, la compagnia introduce anche voli diretti da Suceava (nord della Romania) a Bruxelles, martedì e sabato. Infine, dal 15 dicembre, la Wizz Air lancia una nuova rotta che collegherà la Romania alla città giordana di Aqaba, ogni mercoledì e sabato. Il primo volo partirà dall’Aeroporto Internazionale Henri Coandă di Bucarest. La rotta viene a completare i voli che già collegano gli aeroporti di Romania a destinazioni del Medio Oriente, attraenti per le vacanze per tutta la durata dell’anno.

  • Epidemie nella storia dei Principati Romeni, testimonianze documentarie

    Epidemie nella storia dei Principati Romeni, testimonianze documentarie

    La fine di ottobre e l’inizio di novembre hanno segnato anche al Museo Nazionale di Storia della Romania il 190/o anniversario dell’Archivio Nazionale del Paese. L’impegno congiunto delle due istituzioni ha proposto al pubblico una mostra con un tema scottante e attuale in ugual misura: Epidemie nella storia dei Principati Romeni, testimonianze documentarie. Ce la presenta Cristina Paiușan, ricercatrice scientifica presso il Museo Nazionale di Storia della Romania.

    Nel 190/o anniversario, i colleghi dell’Archivio Nazionale di Romania ci hanno proposto la mostra Epidemie nella storia dei Principati Romeni che, secondo me, ha un messaggio di speranza. I documenti risalenti ai secoli XVII-XX indicano che i Principati e i romeni che vivevano in Valacchia e Moldavia sono riusciti a superare le epidemie all’epoca. Pensate che si trattava di peste e colera, le più terribili epidemie sul nostro continente, e la Valacchia e la Moldavia sono state per tantissime volte colpite più o meno da queste malattie con un altissimo tasso di mortalità. Dicevo che la mostra porta un messaggio di speranza. Attorno al 1650, anno al quale risale il primo documento relativo all’epidemia di peste, venne istituita la quarantena, le case dei malati erano pulite e sanificate, mentre le persone affette venivano isolate e curate con le terapie seicentesche. Tutti questi documenti conservati dall’Archivio Nazionale fanno parte del nostro patrimonio nazionale. In questo momento difficile che stiamo attraversando, dobbiamo ricordare che i nostri antenati si sono confrontati per secoli con simili epidemie. All’epoca il termine pandemia non esisteva. Per centinaia di anni, quando scoppiavano la peste o la colera, nei Principati Romeni, nelle città di Brăila e Galați, veniva istituita la quarantena per le persone in arrivo dal sud del Danubio, dall’Impero Ottomano. Cosa significava la quarantena all’epoca? Significava disinfettare tutte le grosse quantità di merci trasportate sul Danubio e un isolamento dei viaggiatori per un periodo compreso tra i 5 e i 14 giorni, entro i quali si riteneva che la malattia si sviluppasse. Sfortunatamente per loro, la storia ci indica che erano costretti a passare i giorni di isolamento sulla nave oppure in uno spazio messo a disposizione nei porti della Valacchia e della Moldavia, proprio per evitare il diffondersi delle epidemie, spiega Cristina Paiușan, che ha fatto riferimento anche all’ultima grande epidemia di colera avvenuta all’inizio del Novecento.

    L’ultima epidemia di colera, meno conosciuta, fu attraversata dai romeni durante la seconda Guerra Balcanica, vale a dire nel 1913, quando l’esercito romeno intervenne nel conflitto. Fu una campagna leggera, quasi una passeggiata come dicevano i soldati, fino al giorno in cui apparvero i primi casi di colera. In quel momento, le cose si complicarono, poichè le decine di migliaia di persone partite per il sud del Danubio potevano rientrare solo dopo accertamenti dettagliati e quarantena, in quanto la colera era un grande pericolo. Sono passati solo cent’anni da questa epidemia che ha fatto più vittime della guerra in sè. La seconda Guerra Balcanica non fu segnata da tanti combattimenti, anzi. Un ruolo particolarmente importante fu svolto dal responsabile della campagna contro la colera, il medico Ioan Cantacuzino. Anche il medico Victor Babeș ebbe un notevolissimo ruolo in quel periodo, di particolare rilevanza perchè furono somministrati 900.000 vaccini, conclude Cristina Paiușan, ricercatrice scientifica presso il Museo Nazionale di Storia della Romania.

  • Simboli in antitesi al Palazzo Șuțu di Bucarest

    Simboli in antitesi al Palazzo Șuțu di Bucarest

    Il Palazzo Șuțu di Bucarest invita il pubblico ad una mostra provocatoria: Simboli in antitesi. Quando l’Illusione vuole Potere, e la Conoscenza diventa Speranza. Una mostra particolarmente audace sotto profilo socio-politico e culturale. Il direttore del Museo del Comune di Bucarest, Adrian Majuru, ci ha offerto maggiori dettagli.

    In generale, qui al Museo del Comune di Bucarest, ci piacciono anche i temi di confine. Purtroppo non si ritrovano molto spesso nel lavoro degli storici che pubblicano libri, non necessariamente articoli di stampa, e quindi la narrativa museale ha avuto un supporto in più attraverso gli oggetti, ma, in mancanza di una concettualizzazione, sono praticamente usati poco. Abbiamo chiamato il tema Simboli in antitesi – simboli simili, ma che entrano in un certo conflitto ideologico, se volete. E abbiamo rispecchiato la sinistra e la destra, cioè il re Carlo II, che ha avuto anche un regime di autorità personale per due anni, e la cosiddetta età dell’oro del dittatore Nicolae Ceausescu, perché quello che pochi sanno è che anche Carlo II ebbe una sua piccola età dell’oro, come veniva definita dalla stampa. Di conseguenza, li vedrete entrambi mentre tagliano nastri, accolti da pionieri o guardie – le divise sono quasi identiche, salutati da bambini ‘ i falchi della patria nel regime comunista o arcieri in quello reale, o mentre tengono discorsi. Ovviamente il contenuto di questi discorsi è più conservatore o più progressista, ma in pratica l’idea è simile, spiega Adrian Majuru.

    Cos’altro si può vedere nella mostra e qual è la sua proposta ideologica e filosofica? Il cambio di regime è presente attraverso un oggetto interessante. E siccome i simboli si sovrappongono e si uniscono, ad esempio vedrete nella mostra che per qualche periodo nel 1948, i vecchi francobolli monarchici hanno funzionato, perché le persone dovevano corrispondere. Cosa hanno fatto? Molto rapidamente, sui francobolli con i ritratti di Re Michele e la Corona misero un timbro della Repubblica Popolare Romena, e una linea sopra la corona, così cancellarono praticamente un simbolo con una realtà non ancora ben definita istituzionalmente. I comunisti non erano riusciti a demolire monumenti o eliminare così tanto alcune cose in fretta. Cosa che abbiamo visto anche nelle prime emissioni filateliche a dicembre 1989, dopo la caduta del comunismo. Si passava dai francobolli connessi al XIV Congresso del Partito comunista romeno a quelli con una mano e due dita alzate, simbolo della vittoria della Rivoluzione anticomunista, e tricolore. È praticamente una mostra che ti chiede di riflettere, in modo che tu possa facilmente scoprire, attraverso associazioni di idee, che le antitesi possono esistere anche nella tua vita. E in generale sono un po’ infelici, perché entrano in conflitto non di interessi, ma peggio, sono totalmente contrari ai tuoi interessi. Tale frattura è stata vissuta da coloro che sono stati colti a 40 anni dalla Rivoluzione del 1989, perché non potevano più adattarsi, non a una situazione nuova e felice, ma a un periodo caotico, che ha destrutturato il modo di vivere di alcune persone che avevano avuto un posto di lavoro durante il regime e che poi non hanno avuto il tempo di riqualificarsi, perché nessuno ha chiesto loro della riprofessionalizzazione. …è di questo che stiamo parlando, ecco un’antitesi degli ultimi tempi, conclude il direttore del Museo del Comune di Bucarest.

  • Romantico e romanticismo, in mostra al Palazzo Șuțu di Bucarest

    Romantico e romanticismo, in mostra al Palazzo Șuțu di Bucarest

    Il Museo del Municipio di Bucarest propone al pubblico una mini-mostra dedicata agli incontri tra lui e lei e ai primi amori. Romantico e romanticismo. Diversi ma/solo insieme è aperta al Palazzo Șuțu nel cuore della Capitale, in prossimità del Centro Storico, dove i giovani si danno spesso il primo appuntamento. Il direttore del Museo, Adrian Majuru, svela il concetto di questa mostra dedicata al cuore e all’anima.

    Oltre alla narrazione, il concetto di romantico e romanticismo è una vicenda raramente focalizzata su un linguaggio museografico. Gli oggetti non sono completamente estranei, non è che siano cambiati granchè negli ultimi 200 anni, forse sono stati raffinati solo dalla tecnologia oppure, lungo il tempo, ce ne sono apparsi altri ai quali i nostri bisnonni non ci pensavano. La mostra non scende troppo nel tempo. Praticamente, descrive una possibile storia tra due persone dopo l’inizio del Novecento, in ambiente urbano. Noi abbiamo pensato a Bucarest, ma poteva accadere ovunque. Secondo me, questo rituale della captatio benevolentiae ha subito delle modifiche negli ultimi 200 anni. Se nel passato ci volevano parecchi mesi per accattivarsi la simpatia della ragazza, oggi credo che tutto si risolva in meno di mezza giornata. Nel rituale maschile, quello che noi chiamiamo flirt significava praticamente tutt’uno sforzo di presentare davanti alla donna che volevi come partner per il resto della vita, l’intero bagaglio di qualità, abilità, intenzioni, pur essendo giovane. Tutta questa successione di relazioni e vicende è raggruppata in uno spazio ristretto, con tutti gli oggetti afferenti: prendersi un tè o ascoltare musica insieme, oppure uscire per un caffè. E’ una rimembranza interessante, per ricordarci in maniera molto pragmatica che alcune cose non vanno tolte completamente dalla nostra vita, in fin dei conti rispettiamo l’altro tramite tutti i suoi dettagli affettivi. Il percorso della mostra si conclude con una mappa del Centro Storico di Bucarest, e i visitatori sono invitati a segnare con un cerchietto rosso il luogo in cui hanno avuto uno dei primi appuntamenti, visto che si sono moltiplicati nei nostri giorni rispetto a 150-200 anni fa, spiega Adrian Majuru.

    Tira ancora aria di romanticismo in questi tempi? Il direttore del Museo del Municipio di Bucarest ci dà una risposta inaspettata. Romanticismo digitale: i più inventivi acquistano i diritti su una stella che intitolano alla ragazza che amano e così il suo nome resta in cielo. Il romanticismo fa parte della natura umana. Io credo che sin dal Paleolitico sia apparsa questa storia, forse prima ancora, ma le prove archeologiche indicano che in certe comunità le risorse erano più ricche, il che ha reso possibile lo sviluppo di un affetto che, ovviamente, ha significato anche un consumo di creatività, conclude Adrian Majuru.

  • Usanze per la Festa di Santa Parascheva

    Usanze per la Festa di Santa Parascheva

    Il 14 ottobre, i cristiani ortodossi celebrano Santa Parascheva, nata nell’XI secolo in un paesino sul Mar di Marmara, nei pressi di Costantinopoli. E’ la protettrice della Moldavia, regione storica dell’est della Romania. Le sue reliquie sono custodite dalla Cattedrale Metropolitana di Iași, capoluogo dell’omonima provincia della Romania orientale. La festa di Santa Parascheva è una delle grandi celebrazioni dei romeni ortodossi. Nell’Ottocento e Novecento, vennero costruite moltissime chiese a lei consacrate. Inoltre, nella tradizione popolare romena, questa festa si sovrappone a un’altra più antica, dedicata alla Santa del Venerdì autunnale. Sembra che questa antica entità del popolo romeno abbia le origini nella dea Venere, spiega l’etnologo Florin-Ionuț Filip Neacșu.

    Nell’immaginario popolare romeno, Santa Parascheva è rappresentata come un’anziana che può punire gli errori della comunità, per ripristinare l’equilibrio, ma anche come protettrice. Perciò, la gente rispettava strettamente la festa, aggiunge Florin-Ionuț Filip Neacșu. In questo giorno, i contadini non lavoravano nè i campi nè in casa. Gli anziani non accendevano il fuoco, mentre le ragazze e le donne non facevano il bucato e non cucivano, in quanto temevano di avere poi dei problemi alle mani e alle gambe. Inoltre, sempre in quel giorno, si anticipano le previsioni del tempo per il successivo periodo, dice ancora l’etnologo.

    Alla vigilia del 14 ottobre, si credeva che le ragazze che pregavano a Santa Parascheva avrebbero visto nel sogno il futuro marito. Inoltre, si credeva che le piante avessero maggiori poteri terapeutici in quel giorno, così come anche le acque.

    Santa Parascheva è celebrata anche in Grecia, Bulgaria e Serbia. Centinaia di migliaia di pellegrini dalla Romania, ma anche da altri Paesi ortodossi del sud-est europeo, si recano ogni anno a Iași, per rendere omaggio alle sue reliquie. Quest’anno, nel contesto della pandemia, il pellegrinaggio si è svolto in condizioni eccezionali, come anche nel 2020.

  • Affitti e prezzi delle case a Bucarest

    Affitti e prezzi delle case a Bucarest

    I prezzi delle case in affitto a Bucarest sono saliti a partire dal terzo trimestre del corrente anno, dopo oltre un anno e mezzo di costante calo, generato dalla pandemia di coronavirus. E’ quanto emerge dallo studio di una compagnia di consulenza immobiliare. Praticamente, i prezzi per affittare un bilocale erano del 14% più elevati nel terzo trimestre del 2021 rispetto al secondo, mentre per un trilocale la crescita era indicata all’8%.

    Gli analisti spiegano che i prezzi delle case in affitto nella Capitale nello stesso terzo trimestre dell’anno sono, comunque, più bassi del 22% rispetto al corrispondente periodo del 2019, quando chi prendeva in affitto un bilocale o un trilocale pagava rispettivamente 410 euro o 570 euro, scesi attualmente ai 320 e 420 euro. Le aree centrali, comprese tra Calea Victoriei, Piazza Romana, Piazza dell’Unione e Piazza dell’Università, si confermano le più care, seguite dalla zona nord. All’estremità opposta si piazzano i comuni circostanti Bucarest, come Chiajna-Roşu e Popeşti-Leordeni.

    I costi elevati sono generati dalla prossimità alle fermate di metropolitana e altri mezzi pubblici, alle università, ma anche al Centro storico e ai negozi, cioè i punti forti ricercati dagli studenti e dai giovani, in generale. Le zone fuori città non hanno questi vantaggi, ma, in compenso, offrono un gran numero di abitazioni nuove, più spazi verdi e tranquillità, per cui sono adeguate piuttosto ai nuclei familiari, spiegano gli specialisti del settore.

    Invece, i prezzi delle case in vendita in Romania si avvicineranno ai valori dei Paesi dell’Unione Europea, spiega il presidente della Federazione dei Patronati delle Imprese Edili, Cristian Erbaşu. A suo avviso, i prezzi delle case diminuiranno solo in caso di dura crisi economica. Un’analisi condotta da un sito specializzato indica che, ad agosto 2021, i prezzi degli appartamenti in vendita disponibili a Bucarest sono aumentati complessivamente del 2%, dai 1.538 euro mediamente al metro quadrato ai 1.569 euro/mq.

    Da notare che, nelle condizioni in cui i romeni non hanno ancora una cultura consolidata delle assicurazioni casa, il numero delle polizze assicurative obbligatorie è aumentato ad agosto 2021 di circa il 4%, arrivando a quasi 1,82 milioni, rispetto alle 1,76 milioni attive a fine agosto 2020. Il 75% delle polizze attive a livello nazionale interessava case degli ambienti urbani e il 25% di quelli rurali. Come regioni, il 22% si riscontra in Transilvania, seguita dalla capitale Bucarest, indicata a quasi il 20% e la Valacchia (18,5). All’estremità opposta si trovano le regioni del Maramures (3,15%) e della Bucovina (3,4%).

  • Art Safari 2021

    Art Safari 2021

    A settembre, il centro di Bucarest ha ospitato Art Safari, uno degli eventi espositivi più attesi dell’anno, che ha invitato il pubblico a scoprire lavori di pittura classica, scultura, arte contemporanea, installazioni o graffiti. L’edizione 2021 ha proposto quattro grandi esposizioni con altrettanti temi: la prima retrospettiva mai realizzata dei lavori del pittore impressionista Samuel Mützner (1884-1959), un’ampia retrospettiva del pittore e disegnatore Constantin Piliuță (1929-2003), una mostra dedicata alle donne artiste di Romania, intitolata Seduzione e trionfo nell’arte e, non in ultimo, il padiglione di arte contemporanea Supereroi/Antieroi. La direttrice di Art Safari, Ioana Ciocan, riassume i superlativi dell’edizione 2021.

    Art Safari si è veramente estesa quest’anno. Sembra difficile crederlo, però siamo molto più grandi rispetto allo scorso anno. La prima sede si è trovata in Via Lipscani, dietro la Banca Centrale, nel Palazzo Dacia-Romania, e la seconda in prossimità, presso Arcub – Osteria Gabroveni. Al Palazzo Dacia-Romania, i visitatori sono stati accolti proprio all’ingresso da una scultura bronzea firmata da Virgil Scripcariu, dopo di che hanno potuto ammirare un’altra scultura monumentale, opera di Costin Ioniță, collocata su un supporto per specchio, che riflette la bellezza dell’atrio centrale del palazzo. Abbiamo voluto metterlo in risalto, visto che Art Safari si soffermerà in questo edificio anche nei prossimi anni, grazie al nostro partenariato con il Museo del Municipio di Bucarest. Il direttore Adrian Majuru si è proposto di riportare in vita questo splendido palazzo finchè diventerà la sede della Pinacoteca di Bucarest. Insieme all’Art Safari, il Museo del Municipio di Bucarest allestirà una serie di mostre, almeno due all’anno, proprio per valorizzare grandi artisti. Si tratterà di mostre d’arte contemporanea e, naturalmente, di arte internazionale, spiega Ioana Ciocan.

    La nostra ospite ci ha parlato anche dell’arte contemporanea presentata dall’Art Safari, del valore dei lavori esposti quest’anno, come anche delle due grandi mostre retrospettive. Al Palazzo Dacia-Romania, abbiamo visto anche centinaia di metri quadrati dipinti da artisti che non usano i pennelli, bensì gli spray per fare i graffiti. Ricordo la scala Fashion Days, realizzata da Oku – una scalinata immersive, in bianco e nero, che sicuramente si trova in tutti i post su Instagram. Il valore totale dei lavori presentati all’Art Safari supera i 9 milioni di euro. Si tratta di 800 lavori. La mostra d’arte contemporanea da sola ha riunito oltre 120 artisti, in età tra i 18 e i 90 anni. L’opera più pregevole esposta all’Art Safari 2021 è sicuramente quella firmata da Samuel Mützner, alunno di Claude Monet, e realizzata a Kyoto tra il 1911 e il 1913. Il capolavoro Cortigiane di Shimabara impressiona per la fenomenale pennellatura, ma anche perchè ritrae un’epoca che non esiste più, un’epoca fiabesca, con costumi impressionanti e una coloratura molto giapponese. Constantin Piliuță – la grande retrospettiva firmata dal direttore del Museo Nazionale d’Arte di Romania, Călin Stegerean, ha incluso l’intera serie di lavori del grande artista. Praticamente, Călin Stegerean ci ha invitato ad una passeggiata attraverso Bucarest boema, con tanti paesaggi, e, naturalmente, ci ha fatto innamorare dei meravigliosi fiori del grande Piliuță, spiega ancora Ioana Ciocan.

    Una delle attrattive di Art Safari 2021 sono stati i giri notturni privati, in cui le guide hanno svelato ai visitatori tutti i segreti nascosti dalle pitture. Particolarmente attraenti anche i concerti serali live tenuti dal gruppo romeno Toulouse Lautrec.

  • Grand Prix Europa Nostra alla Chiesa di legno di Urși

    Grand Prix Europa Nostra alla Chiesa di legno di Urși

    Se lo scorso anno L’Ambulanza per i monumenti si aggiudicava un Grand Prix e il Public Choice Award, nel 2021 tocca ad un altro progetto romeno ad essere insignito dei riconoscimenti Europa Nostra. La Fondazione Pro Patrimonio si annovera tra i vincitori di Europa Nostra Awards 2021, la massima onorificenza europea nel settore, grazie al restauro della chiesa di legno settecentesca del villaggio di Urși, che si trova in provincia di Vâlcea, nel sud della Romania.

    Oltre alla giuria di esperti, circa 7.000 cittadini da tutta Europa hanno votato per il Public Choice Award online attraverso il sito web di Europa Nostra. Quindi, la notevole riabilitazione della Chiesa di legno di Urși è il grande vincitore del 2021: ha ricevuto un Grand Prix ed il pubblico l’ha selezionato come il progetto del patrimonio culturale preferito in Europa.

    I vincitori sono stati celebrati recentemente a Venezia, nell’ambito del Vertice sul patrimonio culturale europeo 2021. Messaggi di congratulazioni sono arrivati dal Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, e dal Commissario UE per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù, Mariya Gabriel.

    Ana Chiricuţă, esperta di restauri presso la Fondazione Pro Patrimonio, ci racconta come ha accolto il Premio la squadra romena. Siamo particolarmente orgogliosi e molto grati sia al pubblico che ci ha votato che a tutti quanti ci hanno sostenuto. Infatti, abbiamo avuto moltissimi sostenitori e collaboratori, soprattutto nella comunità del villaggio. E ciò ha fatto la grande differenza: la collaborazione continua con la gente della comunità, che ha lavorato insieme a noi, sostenendoci con tutte le forze. Tutti gli sforzi degli esperti di restauro non sarebbero nulla senza la comunità che conserva il monumento e continua a valorizzarlo. Perciò abbiamo coinvolto anche gli abitanti del posto e siamo molto felici che siano diventati i nostri amici e collaboratori. Praticamente, hanno lavorato sul cantiere. Abbiamo guidato alcuni giovani addirittura nei lavori di restauro della pittura. Oltre al lavoro propriamente detto sul cantiere e al sostegno, ci hanno offerto supporto anche con cibo e trasporto in tutti gli anni in cui abbiamo lavorato lì. Ci hanno aiutato anche con l’alloggio, un aspetto importantissimo, in quanto si trattava di volontariato e fondi privati provenuti da donazioni, spiega Ana Chiricuţă.

    In questo modo, gli abitanti di Urși hanno scoperto il valore patrimoniale della piccola chiesa del loro villaggio. La Chiesa di Urși è abbastanza piccola come dimensioni. Fu costruita nel 1797 e affrescata nel 1843. Ed è questa la sua particolarità. Quasi tutte le chiese di legno del Paese sono dipinte a secco, ma in alcuni luoghi, soprattutto nel nord della regione dell’Oltenia, alcune sono affrescate. E la Chiesa di Urși è l’unica che conserva ancora in gran misura gli affreschi interni ed esterni. Per la Fondazione Pro Patrimonio, questo aspetto è stato determinante per andare oltre l’intervento urgente, al fine di portare avanti il progetto di conservazione. La Fondazione ha lavorato strettamente con il Dipartimenento di Conservazione e Restauro dell’Università Nazionale di Belle Arti di Bucarest, che ha preso in carico il restauro della pittura, mentre la Pro Patrimonio si è occupata del restauro architettonico e ha coordinato l’intero processo, aggiunge Ana Chiricuţă.

    A Urși, la squadra Pro Patrimonio ha restaurato i dipinti murali e l’iconostasi. Tutto grazie ad una collaborazione interdisciplinare tra esperti di chimica, biologia e storia dell’arte, un aspetto apprezzato dalla giuria Europa Nostra. Sono stati adoperati attrezzi, tecniche e materiali tradizionali, con artigiani dell’Oltenia, ma anche del Maramures.

    I Premi Europei per il Patrimonio Culturale / Europa Nostra Awards sono stati lanciati dalla Commissione Europea nel 2002 e da allora sono stati gestiti da Europa Nostra – la voce europea della società civile impegnata nel patrimonio culturale e naturale. I premi hanno il sostegno del programma Europa Creativa dell’Unione europea. Nel 2021, i quattro insigniti Grand Prix e il vincitore del Premio del Pubblico sono stati selezionati tra 24 iniziative provenienti da 18 paesi europei.

  • Corneliu Baba Atélier in mostra al Palazzo Șuțu di Bucarest

    Corneliu Baba Atélier in mostra al Palazzo Șuțu di Bucarest

    La Pinacoteca di Bucarest, ospitata dal bellissimo Palazzo Șuțu, edificio storico ottocentesco in stile neogotico, ha aperto i battenti ad una mostra del tutto particolare: Corneliu Baba Atélier. Ritenuto uno tra i più rappresentativi pittori romeno del Novecento, Corneliu Baba (1906 – 1997) è noto per i suoi ritratti, ma anche per le illustrazioni di libri.

    Docente presso l’Istituto di Belle Arti Nicolae Grigorescu di Bucarest, maestro emerito delle arti, ha dipinto i ritratti di grandi personalità dell’epoca, tra cui lo scrittore Mihail Sadoveanu, il compositore George Enescu, l’attrice Lucia Sturdza-Bulandra, rimanendo noto al pubblico per il suo colorismo, ma anche per il gioco delle ombre e delle luci dei suoi quadri.

    La mostra ospitata dal Palazzo Șuțu invita il pubblico a cogliere l’atmosfera della bottega dell’artista, presentando il processo creativo che sta dietro ai suoi grandi lavori. Siamo accompagnati dalla vicedirettrice del Museo del Municipio di Bucarest, Elena Olariu.

    Si tratta di una mostra più particolare. Ci ho tenuto tanto ad una mostra-atélier, che svela tante cose sulla bottega di un artista: numerosi abbozzi, il lavoro che sta dietro ad un capolavoro, insomma l’atélier di un grande maestro. Vediamo abbozzi di paesaggi e ce ne sono tanti di Venezia, ma anche natura morta. Forse le gente è meno abituata alle nature morte in Baba, dal momento che la sua opera è incentrata sull’essere umano. Ha tanti ritratti – femminili, maschili, autoritratti che analizzano, pure lui analizza se stesso psicologicamente. Anche qui ce ne sono degli abbozzi importanti. La seconda sala ci svela alcuni – chiamiamoli tentativi – di addentrarsi più profondamente sotto profilo psicologico, nell’indole umana, con la serie dei celebri Re folli. Baba ci spiega, in realtà, che si tratta dell’orgoglio umano, di quello che crediamo noi: ad un certo momento, arriviamo a crederci sovrani, ma la realtà della vita non è proprio così come la immaginiamo. Abbiamo in vetrina anche i manichini con l’aiuto dei quali calcolava le proporzioni del corpo umano. A volta li utilizzava anche come personaggi, ad esempio nella sua opera psicologica, dei Re folli, con persone che sembrano diventare manichini e i loro volti esprimono sentimenti particolarmente profondi, conclude Elena Olariu.

  • Settembre all’insegna della Croce al Museo del Contadino Romeno

    Settembre all’insegna della Croce al Museo del Contadino Romeno

    Asse del mondo, simbolo della vitalità e della forza rigeneratrice, pilone votivo della casa e testimonianza del sacrificio, la Croce è il simbolo più importante della Cristianità. Il mese di settembre è dedicato alle valenze di questo simbolo, e la mentalità tradizionale le riprende per metterle in evidenza attraverso le icone e i crocifissi in legno. Dopo il 1 settembre, che segna l’inizio del nuovo anno liturgico ortodosso, il 14 settembre viene celebrata l’Esaltazione della Santa Croce. Ogni anno, in prossimità di questa Festa, il Museo Nazionale del Contadino Romeno di Bucarest dedica tre giorni alla Croce e alle icone contadine, con l’intento di portare avanti mestieri sempre più rari.

    Ci accompagna Lila Passima, responsabile della Sezione Educazione Museale e coordinatrice della Fiera degli artigiani che lavorano icone e crocifissi. In primo luogo, è una scomessa del Museo con la civiltà urbana nel celebrare una tradizione. Naturalmente, parliamo di Cristianesimo in dialogo con la civiltà contadina per quanto riguarda l’icononografia e le raffigurazioni della Croce. Questa iniziativa è partita come una fiera, diventata lungo il tempo un atto culturale che replichiamo ogni anno, grazie alla nostra ostinazione di far vedere al pubblico da dove trae l’icona contadina la sua forza e vitalità. Parliamo dell’icona contadina poichè quasi tutti gli artigiani presenti recuperano temi iconografici e raffigurazioni delle scuole di pittura su vetro degli antichi nuclei di questo mestiere in Romania, spiega Lila Passima.

    Quando due legni si fanno croce, succede una cosa straordinaria. Nasce un segno con risorse inesauribili, sempre nuovo, carico di qualcosa che supera la somma dei dati fisici degli oggetti che entrano nell’incrocio, notava Horia Bernea, uno dei più grandi pittori romeni contemporanei, che ha ridato l’identità al Museo del Contadino Romeno nei primi anni 1990.

    L’artigianato è ormai un mestiere di nicchia. Siamo quasi un’oasi, un’isola in mezzo al mare del consumismo che ha inondato negli ultimi anni la società urbana. Ci auguriamo vivamente di resistere, poichè sono sempre in meno gli artigiani che lavorano icone. Forse le raffigurazioni dell’icona bizantina sono più vicine alla gente che vive in città, quindi speriamo bene che questo mestiere porti avanti la tradizione, visto che abbiamo anche la Facoltà di Teologia, come anche quella di Restauro presso l’Università Nazionale di Belle Arti, conclude Lila Passima.

    Questo atto culturale marchio del Museo del Contadino Romeno si propone di ricordare al pubblico quanto sia importante conservare e rivitalizzare la pittura delle icone su vetro, ma anche l’arte dei crocifissi.

  • Il Club sportivo delle arti

    Il Club sportivo delle arti

    Vi invitiamo ad accompagnarci in un’istituzione culturale privata, aperta nel 2018: il Museo di Arte Recente di Bucarest (MARe). Da maggio ospita Lo sport nell’arte romena dal 1900 ad oggi, una mostra inedita, che ci viene presentata dallo storico dell’arte Erwin Kessler, direttore e fondatore del Museo. La mostra, che ripercorre il panorama molto variegato dell’interesse artistico per lo sport e l’educazione fisica nella cultura visiva del nostro Paese, raccoglie 53 opere firmate da 48 artisti romeni (pittura, disegno, scultura, fotografia, video, installazione), provenienti dalle collezioni di 12 musei del Paese, il MARe compreso, nove collezioni private e quattro gallerie d’arte, spiega Erwin Kessler. Si tratta della più estesa collaborazione che abbiamo svolto fino ad oggi. Tra le opere esposte si annoverano alcune incluse nel patrimonio nazionale, e portarle al Museo di Arte Recente è stato per noi uno sforzo enorme. La mostra abbraccia un ampio periodo, dal 1900 al 2021. L’abbiamo preparata in circa 14 mesi e ad un certo punto mi sono reso conto che ci sarebbe stata una sovrapposizione quest’anno tra due eventi sportivi, le Olimpiadi e gli Europei di calcio. E abbiamo pensato che se la Romania non è più comunque una forza sportiva, era bene mostrare quali risultati ha ottenuto la società romena nello sport nel secolo scorso, spiega Erwin Kessler.

    Un’associazione meno comune tra arte e sport, quindi. Sinceramente sono rimasti tutti sorpresi. Sembra una contraddizione: perché occuparsi di sport quando ci si occupa di arte? Ebbene, l’arte si è occupata dello sport, il che chiunque può vedere anche senza venire alla mostra – perché abbiamo fatto anche un catalogo, un catalogo molto speciale come aspetto. È uno stadio, dove non ci sono solo foto, ma anche introduzioni alla storia dell’arte romena legata allo sport. È istruttivo per capire un intero processo che inizia verso la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, quando, con l’arte, elemento essenziale nello sviluppo della società romena, i primi club sportivi cominciavano ad acquisire anche maggiore visibilità. Arte e sport sono nella stessa barca della modernizzazione. Queste sono virtù, aggiunge il nostro ospite.

    Tra gli artisti famosi che hanno rispecchiato i campi sportivi d’élite, Erwin Kessler ha citato Ştefan Luchian, Nicolae Grigorescu, riferendosi all’equitazione – ma anche Victor Brauner o Hans Mattis-Teutsch, con riguardo al pugilato. La mostra illustra anche la seconda metà del Novecento, quando gli artisti che riflettono lo sport nell’arte sono più dipendenti dalla propaganda comunista. Dopo il 1989, i giovani artisti in particolare, artisti critici, vedono improvvisamente lo sport in una luce completamente diversa, ed è ciò che mette in risalto la nostra mostra. Un approccio che trasforma lo sport da virtù in vizio nell’era comunista, che manipola lo sport – tutto ciò è una questione di coscienza oltre che di pratiche di educazione fisica. La critica diventa una leva nelle mani dei giovani artisti, nell’abolire gli elementi positivi dello sport. La seconda ala della nostra mostra, dedicata al dopo-1989, è illuminante a questo proposito: lavori duri, che mostrano la commercializzazione dello sport, dice ancora Erwin Kessler, presentando alcune delle opere più provocatorie. Tra le opere più provocatorie che presentiamo, potrei parlarvi di una raccolta davvero eccezionale e, finora, inedita. Contiene tutte le tessere di legittimazione di Gheorghe Dinu, ex Stephan Roll, sportivo di sinistra dal periodo tra le due guerre. Sorprendiamo il percorso di questa avanguardia con le tessere, che sono carte borghesi, fino a quelle dei circoli comunisti. Ciò mostra una certa continuità ideologica: lo sport propugnato dalle avanguardie è uno sport che prepara il corpo dell’artista-atleta al confronto vero, quello con la polizia, per l’attuazione della rivoluzione. Questo è l’aspetto essenziale della preparazione sportiva delle avanguardie: la capacità di resistere alla repressione, di preparare un corpo valido alla rivoluzione proletaria. È un pezzo importante che può passare inosservato, ma storicamente è molto evocativo, aggiunge Erwin Kessler, che prosegue con altri dettagli.

    Nell’arte contemporanea, direi che uno dei pezzi più forti che abbiamo è il film del 1977 di Ion Grigorescu, che si chiama Boxing. Un film d’artista, con attrezzature in gran parte realizzate dall’artista stesso, un film estremamente robusto, in cui l’artista è picchiato dalla propria ombra. E’ stato girato contemporaneamente in due ipostasi, che si sovrappongono. Prima del 1977, quest’idea di aver paura della propria ombra era un fenomeno diffuso nella società comunista. Come arte contemporanea, credo che meriti attenzione uno dei dipinti più interessanti che presentiamo – Palestra di Ştefan Constantinescu, ritratto da una foto ritrovata negli anni ’80. Una palestra tipicamente comunista, dipinta negli anni ’90, una stanza come una cattedrale dedicata alle nuove pratiche semireligiose, in cui i giovani praticano sport allineati come per distaccamenti. E parlerei ancora di un’opera molto interessante, questa volta tratta da una collezione privata – un pugile di Hans Mattis-Teutsch, un’opera straordinaria degli anni Cinquanta, in cui l’artista cerca di far convivere sia il carattere elitario degli sport tra le due guerre, e abbiamo un pugile dai pantaloncini quasi inamidati, che virtù proletarie, conclude il nostro ospite.

    La mostra Lo sport nell’arte romena dal 1900 ad oggi rimarrà aperta presso il Museo di Arte Recente di Bucarest (MARe) fino al 19 settembre.

  • Here’s To Life! Concerto jazz in presenza di pubblico a Radio Romania

    Here’s To Life! Concerto jazz in presenza di pubblico a Radio Romania

    Here’s To Life! Una vera ode alla gioia della vita e al ritorno del pubblico in sala, dopo tanti eventi spinti dalla pandemia nel mondo virtuale, in un concerto che chiude il 10 giugno la serie Jazz Evenings della stagione 2020-2021 a Radio Romania. Accanto ai protagonisti della rosa di concerti – il pianista George Natsis e il trombettista Sebastian Burneci, sul palcoscenico della Sala concerti di Radio Romania saliranno il sassofonista Paolo Profeti, il contrabbasista Adrian Flautistu, il batterista Laurenţiu Zmău e il percussionista Adrian Cojocaru, che suonerà anche il trombone, in rappresentanza delle quattro sezioni della Big Band di Radio Romania.



    Sono stati sempre loro a dare il via a questa serie di concerti, sin da quando le restrizioni della pandemia hanno reso impossibile l’attività dell’intera orchestra jazz. Il programma della serata include brani inediti quali Strasbourg St. Denis di Roy Hargrove, Mr. Clean di Weldon Irvine, Jive Samba di Nat Adderley, The Blessing di Ornette Coleman, The Jody Grind di Horace Silver, come anche Mercy, Mercy, Mercy di Joe Zawinul e tanti altri.



    Il concerto, che si svolgerà a capienza ridotta, nel rispetto di tutte le regole sanitarie, sarà trasmesso in diretta su Radio Romania Cultural e Radio Romania Muzical, în streaming live su Internet (www.radioromaniacultural.ro e www.romania-muzical.ro), nonchè sulle pagine Facebook delle Orchestre e dei Cori Radio e di Radio Romania Muzical.



    Il concetto del progetto e la direzione musicale sono di Paolo Profeti, che ha anticipato a Radio Romania Internazionale l’evento che si terrà il 10 giugno alla Sala concerti di Radio Romania.




  • Il Museo dell’Ambra di Colţi

    Il Museo dell’Ambra di Colţi

    Radio Romania Internazionale vi invita in provincia di Buzău, nel sud-est della Romania, a Colţi, l’unica località del Paese in cui sono esistite miniere di sfruttamento dell’ambra di vari colori. Siamo accompagnati da Diana Gavrilă, guida presso il Museo dell’Ambra.

    L’iniziativa risale al 1973, quando furono avviati i lavori di costruzione di un edificio in stile architettonico specifico della zona. Venne elaborato uno studio riguardante lo sfruttamenro e la lavorazione dell’ambra e, in ugual misura, cominciarono ad essere raccolti pepite, strumenti e attrezzi adoperati dagli abitanti del posto e documenti storici sulla zona. La collezione venne riallestita parecchie volte, e più recentemente nel 2019-2020, per essere riaperta al pubblico il 21 agosto 2020. La nostra collezione custodisce, in un ambiente espositivo nuovo, pepite di varie dimensioni, gioielli in ambra, attrezzi per l’estrazione e la lavorazione, valorizzando in ugual misura anche altri reperti importanti, spiega Diana Gavrilă.

    Sicuramente l’attrattiva è la collezione permanente di ambra. Il Museo di Colţi è unico non solo in Romania ma anche nel mondo, grazie alla sua collezione di ambra chiamata rumanit.

    Si tratta di una varietà che si contraddistigune per la qualità della composizione e per la ricchezza coloristica. La più preziosa è l’ambra nero-verde. L’ambra nera diventava un simbolo della Romania dopo la sua presentazione alla Grande Esposizione Universale di Parigi nel 1867, insieme al famoso tesoro La chioccia dai pulcini d’oro di Pietroasele. In quella occasione, la Romania si aggiudicava la medaglia d’oro. Nel 1882, all’Esposizione Internazionale di Vienna, i pezzi di ambra di Colţi fecero una forte impressione tra gli specialisti, e ne sono una prova gli apprezzamenti espressi dai geologi, aggiunge la nostra ospite, presentanto le particolarità della collezione.

    Il più grande reperto di rumanit del mondo, che pesa 3480 grammi, è conservato al Museo provinciale di Buzău. Ma il nostro fiore all’occhiello è una palla di ambra di 1840 grammi. Accanto a questo reperto e agli altri oggetti, sono esposti anche dei gioielli offerti a Elena Ceauşescu, la moglie dell’ex dittatore romeno, in occasione di una sua visita a Buzău nel 1987, dice ancora Diana Gavrilă.

    Al solito, nei musei è vietato toccare gli oggetti. Invece, a Colţi tale fatto è possibile grazie ai recenti investimenti in tecnologia di punta. La nostra vetrina smart, l’unica del genere in un museo romeno, consente questa cosa. Poi, c’è una rete di monitor che presentano immagini e video, accompagnati da una musica piacevole. Un filmato degli anni 1930 riporta il visitatore nell’atmosfera degli inizi dell’attività di sfruttamento avviata a Colţi, a partire dal 1920, dall’ingegnere geologo Dumitru Grigorescu, conclude la nostra guida.

    Al negozio di souvenir, i visitatori trovano oggetti personalizzati con immagini delle collezioni del museo e di monumenti storici della provincia di Buzău.