Category: Attualità

  • Facilitazione di crescita per la Repubblica di Moldova

    Facilitazione di crescita per la Repubblica di Moldova

    Analisti e politici occidentali concordano sul fatto che la Repubblica di Moldova (ex sovietica, a maggioranza romenofona) sia il più fragile tra i vicini dell’Ucraina invasa dalle truppe russe. La presidente filo-occidentale Maia Sandu e il governo guidato da Dorin Recean riescono, tuttavia, a tenerla a galla, perserverando sulla strada, per nulla facile, dell’integrazione europea, obiettivo che, lo scorso anno, dopo un referendum, è stato incluso anche nella Costituzione.

    Bersaglio di una guerra ibrida, orchestrata da Mosca e condita da un’intensa propaganda bugiarda, sottoposta a ripetuti tentativi di destabilizzazione politica, ospitando, anche temporaneamente, numerosi rifugiati ucraini, ai quali deve garantire condizioni di vita, la Repubblica di Moldova non sarebbe riuscita a resistere negli ultimi tre anni senza il sostegno costante della confinante Romania e dell’Occidente in generale.

    Giovedì, le commissioni specializzate del Parlamento Europeo hanno adottato la relazione legislativa dell’eurodeputato romeno Siegfried Mureşan (PPE-PNL, nella squadra di governo a Bucarest) sulla Facilitazione per la crescita della Repubblica di Moldova, del valore di quasi due miliardi di euro. La relazione sollecita un aumento del prefinanziamento dal 7%, previsto nella proposta presentata dalla Commissione Europea, al 20% dell’importo totale. Secondo Mureşan, “è importante che questi fondi raggiungano la Repubblica di Moldova il prima possibile, per finanziare strade, ospedali, ponti e modernizzare la pubblica amministrazione”.

    Si tratta di misure che portano a un aumento del tenore di vita della popolazione e accelerano l’integrazione europea. Si tratta di misure che aiutano la Repubblica di Moldova a superare più facilmente la crisi economica ed energetica provocata dal nuovo ricatto sulle forniture di gas innescato dalla Federazione Russa”. “L’Unione Europea può essere sicura e stabile solo se anche la Repubblica di Moldova è sicura, stabile e indipendente dal punto di vista energetico. Ecco perché il nostro obiettivo, quello dell’Unione Europea, è quello di aiutare la Repubblica di Moldova a modernizzarsi, svilupparsi e liberarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia”, ha aggiunto l’eurodeputato romeno.

    “Dell’importo totale di 1,92 miliardi di euro, 420 milioni saranno destinati alla componente di sovvenzione non rimborsabile per la Repubblica di Moldova, mentre i restanti 1,5 miliardi rappresentano prestiti garantiti con il sostegno dell’Unione Europea”, spiega a sua volta, l’eurodeputato Dan Barna dell’USR, (all’opposizione a Bucarest), relatore RENEW per questo dossier. Il voto dell’Eurocamera apre la strada alla cosiddetta procedura di trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo, in cui verrà decisa la forma definitiva della legislazione a sostegno di Chişinău. L’inizio dei triloghi è previsto per febbraio e la plenaria dell’Eurocamera potrebbe dare il voto finale a marzo.

  • La Commissione Europea e la tutela delle elezioni nazionali

    La Commissione Europea e la tutela delle elezioni nazionali

    Alla luce dell’intensificazione degli sforzi per influenzare le elezioni negli stati membri, diversi paesi dell’Unione Europea, tra cui Francia, Germania e Romania, hanno chiesto alla Commissione di adottare misure per proteggere le elezioni nello spazio comunitario da interferenze da parte di attori stranieri. “I recenti incidenti richiedono l’adozione urgente di azioni comuni volte a proteggere le prossime elezioni nell’Unione Europea”, si legge nella lettera firmata dai 12 stati membri.

    I paesi firmatari richiamano l’attenzione sulla crescente minaccia che le interferenze esterne nel processo elettorale e nei dibattiti pubblici rappresentano per la stabilità e la sovranità dei paesi dell’UE. Invitano l’Esecutivo europeo a utilizzare le proprie attribuzioni ai sensi del Digital Services Act per proteggere i processi elettorali nei paesi membri. Questo documento obbliga le piattaforme dei social media a moderare e rimuovere i contenuti dannosi che includono incitamento all’odio, razzismo e xenofobia.

    Secondo quanto riportato dalla Reuters, i diplomatici europei hanno affermato che l’appello si riferisce in particolare a paesi come Russia e Cina, ma anche ad altri attori. A dicembre, la Commissione Europea ha avviato un’indagine nei confronti della piattaforma cinese TikTok, sospettata di non aver adottato misure per limitare le interferenze straniere nelle elezioni presidenziali svoltesi a novembre in Romania. D’altro canto, al termine del Consiglio Affari Generali di Bruxelles, il commissario europeo per la democrazia, la giustizia, lo stato di diritto e la tutela dei consumatori, Michael McGrath, ha sottolineato l’importanza di proteggere l’integrità delle elezioni, in particolare dalle ingerenze straniere.

    L’Esecutivo comunitario ritiene che affrontare questo problema sia una questione urgente e si impegna a rafforzare la resilienza dell’Europa di fronte alle minacce esterne ai processi democratici negli stati membri. Inoltre, ha aggiunto il commissario, l’Esecutivo comunitario terrà conto della questione dell’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania quando redigerà il rapporto del 2025 sullo stato di diritto.

    Di recente, la Commissione di Venezia ha pubblicato il rapporto sull’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania da parte della Corte Costituzionale alla fine dello scorso anno. Le raccomandazioni affermano che tale decisione non dovrebbe basarsi esclusivamente su informazioni classificate, che non garantiscono la necessaria trasparenza, ma dovrebbe indicare con precisione le violazioni e le prove. Inoltre, indica la Commissione di Venezia, il potere della Corte Costituzionale di invalidare le elezioni dovrebbe essere limitato a circostanze eccezionali e chiaramente regolamentato.

    Intanto, a Bucarest, il Governo ha adottato la decisione che stabilisce il calendario elettorale per le prossime presidenziali. Pertanto, il primo turno in Romania avrà luogo il 4 maggio 2025, mentre il voto all’estero si svolgerà nell’arco di tre giorni, dal 2 al 4 maggio. Se nessun candidato otterrà il sostegno di più della metà degli elettori, il 18 maggio si terrà il ballottaggio.

  • Calendario delle elezioni presidenziali

    Calendario delle elezioni presidenziali

    Il 6 dicembre scorso, dopo aver convalidato il primo turno, mentre il secondo era già in corso nei seggi all’estero, la Corte costituzionale della Romania ha annullato le elezioni presidenziali, invocando le interferenze di un attore statale, e ha deciso la ripresa integrale del processo elettorale. Quindi, meno di sei mesi dopo questa decisione, i romeni saranno nuovamente chiamati alle urne: il 4 maggio, per il primo turno, e – se necessario – il 18, per la tornata decisiva. Martedì il governo di coalizione PSD-PNL-UDMR ha adottato la decisione che stabilisce il calendario elettorale in vista del primo turno.

    Secondo quanto ha dichiarato il portavoce dell’Esecutivo, Mihai Constantin, il periodo elettorale inizierà il 18 febbraio, con l’annuncio pubblico della data in cui si terrà il sorteggio dei cinque giudici dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia che faranno parte dell’Ufficio Elettorale Centrale. La designazione dei cinque verrà effettuata entro il 20 febbraio, dando la possibilità della costituzione dell’Ufficio Elettorale Centrale entro e non oltre il 22 febbraio.

    Mihai Constantin ha offerto maggiori dettagli. ʺLa scadenza per la presentazione delle candidature all’Ufficio Elettorale Centrale da parte di partiti, alleanze politiche ed elettorali, organizzazioni di cittadini appartenenti a minoranze nazionali e candidati indipendenti è il 15 marzo 2025, ore 24:00. La campagna elettorale inizierà 30 giorni prima della data delle elezioni, vale a dire il 4 aprile 2025, e si concluderà il 3 maggio 2025 alle ore 7:00. Le votazioni sul territorio della Romania si svolgeranno il 4 maggio 2025, dalle ore 7:00 alle ore 21:00”, ha spiegato il portavoce del Governo.

    Nei 950 seggi elettorali organizzati all’estero, le votazioni si svolgeranno per tre giorni. Il 2 e il 3 maggio saranno aperti dalle 7:00 alle 21:00 locali. Se in chiusura ci saranno ancora persone nel seggio o in fila, il programma di votazione può essere prorogato fino alle 23:59. Tuttavia, il terzo giorno di voto all’estero – il 4 maggio – avrà una particolarità: inizierà alle 7:00 ora locale e terminerà quando in Romania saranno le 21:00. La decisione è stata presa per evitare un intervallo di tempo che possa influenzare il voto quando nel paese i seggi saranno chiusi, ma rimarranno aperti all’estero, a causa del fuso orario.

    Gli elettori romeni all’estero hanno anche la possibilità di votare per corrispondenza, registrandosi sul portale www.votstrainatate.ro. Sempre per le elezioni presidenziali di maggio, le autorità hanno imposto regole più severe per la campagna elettorale, soprattutto su internet. L’inosservanza delle stesse può comportare una multa fino a 50.000 lei (circa 10.000 euro), e, nel caso delle grandi piattaforme online, fino al 5% del fatturato.

  • 80 anni dalla liberazione di Auschwitz

    80 anni dalla liberazione di Auschwitz

    In Polonia, il paese con la più numerosa popolazione ebraica prima dell’Olocausto, il 27 gennaio si sono svolte cerimonie per ricordare gli otto decenni dalla liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz. Nella più famigerata delle fabbriche della morte create dal regime nazista perì quasi un sesto dei 6 milioni di ebrei vittime del genocidio.

    Il presidente polacco, Andrej Duda, ha affermato che il suo paese è custode della memoria dell’Olocausto affinché una simile catastrofe umana non si ripeta mai più. Alle cerimonie hanno preso parte 50 sopravvissuti, la maggior parte di età compresa tra 80 e 90 anni. Alcuni di loro sono tornati più volte ad Auschwitz e il loro messaggio è stato sempre quello di raccontare alla gente cosa è successo e che quegli orrori non devono mai più ripetersi.

    La Romania è stata rappresentata dal ministro della Cultura, Natalia Intotero. Stati come la Germania, la Gran Bretagna, la Francia o la Spagna sono stati rappresentati al massimo livello. A Bucarest, il presidente Klaus Iohannis ha trasmesso un messaggio in cui afferma che il 27 gennaio 1945 rimarrà per sempre il giorno in cui nella storia è stata segnata la fine del capitolo più buio, con la liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau.

    “Coloro che erano riusciti a sopravvivere, potevano testimoniare al mondo intero che l’inferno si era scatenato sulla terra, ma anche che, alla fine, la forza della vita ha sconfitto la morte. Una catastrofe senza pari, in cui sono stati uccisi 6 milioni di bambini, donne e uomini”, ha sottolineato Iohannis. Il presidente ha ricordato che il 27 gennaio è anche il giorno in cui la Romania commemora le sofferenze subite dalle vittime del pogrom di Bucarest nel 1941, quando migliaia di ebrei furono dati alla morte da bande di legionari (l’estrema destra).

    Il messaggio del presidente ha fatto riferimento anche al presente. Secondo Iohannis, a livello internazionale, il populismo, l’estremismo, gli atteggiamenti e le manifestazioni xenofobe e antisemite vengono mascherati perfidamente, con l’intenzione di erodere i pilastri fondamentali sui quali è costruito il mondo libero, in cui i diritti fondamentali svolgono un ruolo essenziale. E la diffusione dell’odio, gli attacchi, il linguaggio violento e la disinformazione indeboliscono le democrazie e rischiano di portare in derisione i diritti e le libertà conquistati con tanta fatica lungo il tempo.

    La Romania, ha sottolineato Iohannis, ha compiuto passi importanti per onorare la memoria delle vittime dell’Olocausto e per lottare contro l’antisemitismo, adottando una legislazione solida in materia e sviluppando progetti commemorativi ed educativi che contribuiscono a una cultura basata sui valori europei fondamentali.

    Da parte sua, il primo ministro Marcel Ciolacu ha ribadito il fermo impegno del Governo romeno nella lotta al flagello dell’antisemitismo e nella promozione della memoria delle vittime della Shoah. Il premier ha affermato che è dovere delle autorità assicurarsi che la società romena conosca e non ripeta gli errori della storia.

    Marcel Ciolacu ha partecipato lunedì, presso il Tempio Corale di Bucarest, il più grande luogo di culto mosaico della Capitale, alla cerimonia dedicata alla Giornata Internazionale della Memoria dell’Olocausto e alla commemorazione delle vittime del pogrom antiebraico dei legionari nella Capitale.

  • S&P declassa la Romania

    S&P declassa la Romania

    Per la Romania e le sue prospettive economiche e finanziarie, l’anno 2025 inizia nello stesso modo in cui si è concluso quello precedente: l’agenzia di valutazione finanziaria Standard & Poor’s ha confermato il rating della Romania a BBB-, l’ultimo gradino della categoria raccomandata agli investitori, ma ha rivisto l’outlook da stabile a negativo. Alla fine dello scorso anno, anche l’agenzia Fitch aveva rivisto a negativo l’outlook della Romania per i prestiti a lungo termine in valuta estera, mantenendo, però, il livello precedente di BBB-.

    Standard & Poor’s segnala come possibile che il contesto politico frammentato e incerto ritardi il programma di consolidamento fiscale del Governo. Tutte le grandi spese effettuate prima delle elezioni hanno fatto salire il deficit a quasi l’8,7% del PIL, ricordano gli esperti dell’agenzia, ben al di sopra delle aspettative, il che segnala sfide in termini di controllo dei costi in un’economia in rallentamento. Gli esperti affermano inoltre che politiche fiscali più accomodanti manterranno elevati i deficit delle partite correnti e saranno sempre più finanziate da flussi che generano debiti, il che esporrà il paese a shock legati alla fiducia degli investitori esteri.

    In una prima reazione, il ministro delle Finanze, Tánczos Barna, ha detto che il cambiamento dell’outlook dell’agenzia di rating da stabile a negativo dimostra che sono necessarie misure per ridurre il deficit di bilancio, un bilancio prudente e uno stato più flessibile. “La Romania continua ad essere raccomandata agli investitori come sicura. Le decisioni assunte dal Governo per ridurre il deficit di bilancio e consolidare la crescita economica devono essere implementate a ritmo accelerato, nella forma già concordata con i nostri partner europei”, ha scritto il ministro su Facebook. Ha sottolineato che il bilancio di quest’anno, che sarà trasmesso al Parlamento per l’approvazione a breve, rafforza questa visione prudente della gestione del denaro pubblico.

    Se l’evoluzione dell’economia dovesse confermare i timori delle agenzie di rating e la perdita del rating stabile dovesse effettivamente verificarsi, ciò comporterebbe un aumento dei costi di indebitamento della Romania. Secondo gli analisti, lo scetticismo persiste tra investitori e agenzie di rating, a causa dell’instabilità politica e del ritardo nelle riforme strutturali. Tuttavia, alla fine dell’anno scorso, il neocostituito governo di coalizione PSD – PNL – UDMR ha adottato un’ordinanza di emergenza che riflette la volontà di ridurre drasticamente tutte le spese non necessarie, soprattutto in ambito amministrativo, centrale e locale, al fine di ridurre i deficit.

    L’Esecutivo ha anche congelato stipendi e pensioni, la cui indicizzazione avrebbe fatto precipitare pericolosamente il bilancio. Le misure hanno già creato un’ondata di insoddisfazione tra alcune categorie di dipendenti pubblici, pertanto il Governo di coalizione sarà sottoposto a un duro test sociale. Inoltre, il 2025 è diventato anche, per forza di cose, un anno elettorale, come il 2024. A maggio, i romeni voteranno per un nuovo presidente, dopo che, lo scorso dicembre, la Corte Costituzionale ha annullato le presidenziali, con la motivazione che il processo elettorale sia stato viziato.

  • Il Ministero della Difesa smantella le disinformazioni della Russia

    Il Ministero della Difesa smantella le disinformazioni della Russia

    Il Ministero della Difesa ha denunciato una nuova campagna di disinformazione condotta dalla stampa russa nei confronti della Romania. Questa volta, i giornalisti russi hanno affrontato il tema degli attacchi condotti nella notte tra il 16 e il 17 gennaio dalle forze della Federazione Russa, con l’impiego di droni contro infrastrutture portuali civili in Ucraina, nei pressi del confine con la Romania. I giornalisti russi scrivono che l’attacco sarebbe avvenuto il giorno dopo, nella notte tra il 17 e il 18 gennaio.

    Secondo lo scenario, l’obiettivo dell’aggressione sarebbe stato un’operazione volta a trasportare soldati romeni o mercenari romeni in imbarcazioni, dalla costa romena a quella ucraina. Durante l’attacco, scrivono ancora i giornalisti russi, le forze dell’Esercito romeno avrebbero aperto il fuoco contro i droni russi con mezzi collocati sul territorio della Romania. Il materiale propagandistico mostra che l’attacco con i droni sarebbe stato ordinato dai vertici dell’esercito russo e che avrebbe provocato numerose vittime nella parte romena, morti e feriti. Nello scenario del Cremlino appaiono anche elicotteri delle Forze Aeree Romene, che sarebbero intervenuti per evacuare i cosiddetti feriti e fornire supporto di fuoco all’intervento delle forze ucraine sull’altra sponda.

    La reazione della parte romena è stata dura. Il Ministero della Difesa definisce come assurdità quello che ha presentato la stampa russa, “aberrazioni prive di qualsiasi riscontro nella realtà”. Il Ministero della Difesa spiega che, nella notte tra il 16 e il 17 gennaio, i sistemi di monitoraggio e sorveglianza dell’Esercito della Romania hanno segnalato violazioni dello spazio aereo nazionale, il che ha richiesto l’invio di messaggi di allarme alla popolazione nella provincia di Tulcea e l’attivazione di due caccia F-16 delle Forze Aeree Romene.

    Successivamente, squadre di specialisti del Ministero della Difesa, del Servizio Romeno di Informazioni e del Ministero degli Interni hanno individuato due aree in cui sono caduti detriti di droni di provenienza russa. Il Ministero della Difesa romeno sottolinea che, sebbene assurde e inverosimili, le informazioni inventate nei laboratori di propaganda del Cremlino rientrano nel modello delle operazioni di influenza e manipolazione russe attualmente condotte nello spazio pubblico romeno e alleato.

    Secondo il Ministero della Difesa, il loro obiettivo è quello di creare la falsa percezione che la NATO stia cercando di entrare in guerra con la Russia e che la Romania sia spinta in questo conflitto. Questa narrativa propagandistica, precisa la parte romena, mira anche ai russi, che vengono alimentati dal mito della fortezza assediata, manipolati a credere che la Russia sia in pericolo di essere attaccata dalla NATO e che in Ucraina i militari russi delle forze d’invasione stiano combattendo contro la NATO, nella cosiddetta “operazione militare speciale”.

    Secondo Bucarest, la realtà che la propaganda del Cremlino sta cercando di nascondere è che la Russia, in totale disprezzo delle norme internazionali, ha militarizzato il Mar Nero, ha invaso l’Ucraina e ha annesso illegalmente la Crimea nel 2014, e dal 2022 è impegnata in una guerra illegale di aggressione contro un vicino sovrano.”

    Non in ultimo, il Ministero della Difesa richiama l’attenzione sul fatto che è prevedibile che le false informazioni presentate in questo materiale siano riprese anche dai vettori della propaganda russa che operano nello spazio pubblico romeno e amplificate, in particolare, sulle piattaforme digitali.

  • Sondaggio, i romeni e la direzione Ovest

    Sondaggio, i romeni e la direzione Ovest

    Sebbene la Romania stia attraversando un periodo di profonda insoddisfazione e frustrazione sociale, queste non sono legate all’attaccamento dei cittadini alla NATO e all’Unione Europea. Uno studio INSCOP, pubblicato martedì, indica che il 90% dei romeni respinge l’idea di uscire dalla NATO, un livello record di adesione all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.

    Secondo la ricerca, basata sui dati raccolti alla fine del 2024, negli ultimi tre anni si è registrato un aumento del 10% dell’adesione dei romeni alla direzione occidentale in termini di alleanze politiche e militari. Ma oltre la metà si sente esposta a disinformazione e fake news attraverso i canali televisivi e le reti sociali. Allo stesso tempo, più di tre quarti degli intervistati affermano che le loro opzioni di voto nelle ultime elezioni sono state influenzate da questo fenomeno.

    Riferendosi ai dati dell’indagine, il direttore dell’INSCOP, Remus Ştefureac, ritiene che ciò che sta accadendo ora in Romania “non ha nulla a che fare con una diminuzione dell’adesione dei romeni al mondo euro-atlantico, ma è invece legato a problemi interni, problemi economici, sociali, a problemi legati alla mancanza di fiducia nella classe politica, all’integrità, alla mancanza di professionalità, alla sensazione di assestamento delle partite in modo che vinca un certo schieramento”.

    Secondo Remus Ştefureac, si tratta di “questioni interne, attinenti al nostro dibattito interno, non sono argomenti legati al modo in cui i romeni si rapportano al mondo euro-atlantico”. L’indagine mostra inoltre che l’appartenenza della Romania all’Unione Europea è vista come un vantaggio in termini di implicazioni sulla vita economica e sociale, familiare e personale da quasi tre quarti degli intervistati. Tre anni fa, solo il 55% dei romeni lo credeva.

    Allo stesso tempo, l’88% ritiene che la Romania debba rimanere nell’UE e il 78% considera che il futuro economico del paese dipenda dall’appartenenza all’Unione. Tre anni fa, un quarto della popolazione riteneva meglio per la Romania lasciare l’Unione. Attualmente, oltre la metà dei romeni considera che il paese debba mettere al primo posto gli interessi nazionali, anche se ciò significa violare le norme dell’UE.

    Il sondaggio rileva inoltre che più della metà dei romeni ritiene che le autorità agiscano piuttosto nell’interesse di altri paesi, che l’economia sia controllata dagli stranieri, che lo stato aiuti le multinazionali più delle aziende romene o che esista un accordo tra i paesi più ricchi per mantenere la Romania in povertà. Allo stesso tempo, oltre il 60% dei romeni ritiene di essere considerati cittadini di rango inferiore in Europa, ma che la Romania sia culturalmente superiore ai paesi occidentali.

    Infine, la ricerca conclude che il 69% degli intervistati voterebbe per un partito nazionalista o per un candidato nazionalista alle elezioni presidenziali. La ricerca è considerata una delle più rilevanti pubblicate dall’INSCOP negli ultimi anni, poiché fornisce una chiara comprensione delle insoddisfazioni sociali e dei fattori che influenzano le percezioni dei romeni nell’attuale contesto geopolitico.

  • Preparativi per il Festival George Enescu 2025

    Preparativi per il Festival George Enescu 2025

    Il Festival Internazionale George Enescu si terrà quest’anno dal 24 agosto al 21 settembre. “Ogni festival e la creazione del festival stesso sono stati volti a inserire ad un livello globale più importante e più visibile la musica e il genio di Enescu, e noi continuiamo a farlo. Quest’anno abbiamo molte composizioni di Enescu. Al festival saranno presentate anche delle novità tratte dalle composizioni di Enescu”, ha sottolineato il direttore artistico del festival, Cristian Măcelaru. Secondo il celebre direttore d’orchestra, gli organizzatori si propongono che gli eventi culturali e i concerti della 27a edizione arrivino il più possibile in tutta la Romania e a tutti i romeni.

    D’altra parte, si annuncia un’edizione di anniversari e commemorazioni: 50 anni dalla morte di Shostakovich, 150 anni dalla nascita di Maurice Ravel, 100 anni dalla nascita del direttore d’orchestra Marin Constantin, creatore del Coro Madrigal, 100 anni anni di attività dell’Orchestra Simfonica Nazionale della Danimarca, 45 anni dalla fondazione della Filarmonica da Camera di Bremen e 70 anni dalla creazione dell’Orchestra Filarmonica Transilvania a Cluj-Napoca.

    Il Festival Internazionale George Enescu rappresenta un punto di riferimento internazionale per l’eccellenza artistica, ha detto, a sua volta, il ministro della Cultura, Natalia Intotero. Lei considera che il Festival George Enescu sia molto più di un semplice evento artistico: è un simbolo del valore culturale romeno, un’occasione per celebrare l’eredità di un genio della musica classica, George Enescu. Il ministro della Cultura ha espresso soddisfazione per il sostegno alle attività educative rivolte a studenti, alunni e giovani artisti, attraverso programmi di tirocinio, sessioni di formazione e masterclass anche nell’edizione di quest’anno.

    Il sindaco della Capitale, Nicuşor Dan, ha dichiarato che è una grande gioia per Bucarest ospitare questo festival. “Uno dei nostri interessamenti è quello di stimolare eventi culturali, accademici e sportivi, affinché Bucarest diventi un marchio per questo tipo di eventi. Il Festival Enescu è necessario nel panorama culturale romeno perché impone uno standard e obbliga, in rapporto a questo standard, gli altri operatori culturali”, ha dichiarato il sindaco della Capitale.

    La 27a edizione del Festival Enescu si annuncia come una delle più impegnative dal punto di vista organizzativo. A Bucarest e nel paese arriveranno 80 ensemble sinfonici, cameristici, corali, strumentali, provenienti da 28 paesi, di cui 18 dalla Romania, 9 dalla Germania, 6 sono ensemble di progetti europei, seguiti da ensemble di Francia, Gran Bretagna, Italia, Svizzera, Spagna, Polonia, Austria, Danimarca, Estonia, Lituania o Lettonia. Nell’ambito del festival si terranno anche circa 50 concerti e recital nel Paese.

  • Banca Mondiale, previsioni al ribasso per la Romania

    Banca Mondiale, previsioni al ribasso per la Romania

    L’economia romena crescerà del 2,1% quest’anno, rispetto al 3,8% stimato alla metà del 2024. Lo rileva il più recente rapporto sulle Prospettive economiche globali, pubblicato dalla Banca Mondiale, indicando un calo anche nelle previsioni per l’anno prossimo, dal 3,8 al 2,6%. Secondo la Banca Mondiale, la crescita nell’Europa centrale dovrebbe riprendersi al 2,8% nel 2025 e al 3% nel 2026, alla luce delle robusta domanda privata. Tuttavia, si prevede che l’aumento delle esportazioni dall’Europa Centrale rimanga modesto, indietro a quello, a sua volta in calo, dell’eurozona. Secondo le previsioni degli esperti dell’istituzione internazionale, il livello degli investimenti, soprattutto in Polonia e Romania, dovrebbe migliorare grazie alle riforme strutturali e ai fondi europei in ritardo.

    Secondo il rapporto, a questi paesi sono stati erogati rispettivamente il 19% e il 33% dei fondi nella Facilitazione di Ripresa e Resilienza, con circa il 13% degli obiettivi raggiunti e valutati positivamente. Nonostante l’afflusso di finanziamenti forniti dall’Unione Europea, le misure di consolidamento fiscale recentemente annunciate hanno contribuito da giugno a una significativa revisione al ribasso delle prospettive della Romania, secondo le stime della Banca Mondiale.

    All’inizio di febbraio, una missione del Fondo Monetario Internazionale si recherà a Bucarest per incontrare i rappresentanti del nuovo Governo romeno e della Banca Centrale. La visita mira ad analizzare i recenti sviluppi economici e finanziari e ad aggiornare le prospettive macroeconomiche. Alla fine dello scorso anno, l’agenzia di rating Fitch ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del PIL della Romania per il 2025 e il 2026, rispettivamente all’1,4 e al 2,2%, data una ripresa meno pronunciata nell’eurozona. La Banca Mondiale prevede infatti che nell’eurozona il PIL crescerà solo dell’1% nel 2025, dopo aver stimato a giugno un aumento dell’1,4%.

    Il peggioramento delle prospettive si inserisce in un contesto di riduzione dei consumi, bassi investimenti aziendali e debole evoluzione industriale. La Banca Mondiale richiama l’attenzione sugli effetti che potrebbero avere i problemi della Germania, responsabile di quasi il 30% del PIL dell’eurozona. Inoltre, la Banca Mondiale ha ammonito che eventuali dazi aggiuntivi del 10% imposti dagli Stati Uniti potrebbero ridurre di 0,3 punti percentuali la già fragile crescita economica globale, se i partner commerciali degli USA imponessero i propri dazi. Potenziali tasse doganali aggiuntive ridurrebbero dello 0,9% la crescita economica degli Stati Uniti, stimata al 2,3% nel 2025. Gli investimenti diretti esteri nei paesi in via di sviluppo sono ora la metà di quelli del 2000, e le restrizioni commerciali globali sono cinque volte superiori rispetto alla media del 2010-2019, stima la Banca Mondiale.

  • Stagione delle infezioni virali respiratorie

    Stagione delle infezioni virali respiratorie

    Il numero di infezioni virali respiratorie rilevato nell’ultima settimana nella provincia di Arad, nella Romania occidentale, è triplicato rispetto alla precedente. Secondo la Direzione provinciale di pubblica sanità, sono state registrate 1.414 infezioni respiratorie, rispetto alle 548 della settimana precedente o alle 513 dell’ultima settimana del 2024.

    Questo aumento si è verificato anche perché i medici di famiglia non hanno lavorato durante le feste invernali, periodo in cui è stato registrato un numero minore di diagnosi, che sono state effettuate principalmente negli ospedali, spiegano i rappresentanti della Direzione di pubblica sanità di Arad. Il numero di polmoniti ha registrato un calo insignificante, da 160 a 159 nuovi casi negli ultimi sette giorni. Nel caso delle infezioni da virus influenzale, se nella prima settimana di gennaio si sono verificati quattro casi confermati, nella seconda settimana sono stati 23.

    Gli specialisti precisano che Arad non è un’eccezione, bensì un campione rappresentativo per l’intero paese. L’ospedale provinciale di emergenza di Satu Mare (nord-ovest) ha introdotto restrizioni di accesso, proprio a causa dell’aumento del numero di casi di influenza e infezioni respiratorie. Il reparto di malattie infettive dell’Ospedale provinciale di emergenza di Slatina (sud) è quasi pieno, ha precisato il direttore sanitario della struttura.

    La maggior parte dei casi si verifica a Bucarest. Solo presso l’Ospedale clinico per le malattie infettive “Victor Babeş” della Capitale vengono visitate ogni giorno tra 150 e 200 persone affette da varie forme di infezioni virali respiratorie. In breve, sempre più romeni si presentano agli studi dei medici di famiglia e ai reparti di pronto soccorso degli ospedali con sintomi acuti di raffreddore o influenza.

    La presidente della Commissione epidemiologica del Ministero della Salute, la professoressa universitaria Doina Azoicăi, ha dichiarato a Radio Romania che sono oltre 200 i virus respiratori che, durante la stagione fredda, possono causare infezioni. A seconda delle caratteristiche dell’individuo e del tipo di agente patogeno, le infezioni possono variare da semplici raffreddori a forme gravi di malattie respiratorie acute. La dott.ssa Azoicăi afferma che la pandemia di COVID-19, avvenuta 4-5 anni fa, avrebbe dovuto insegnare molte cose alla gente. Innanzitutto, evitare gli assembramenti e il contatto con persone che presentano già sintomi.

    La vaccinazione antinfluenzale resta comunque il metodo più semplice, sicuro ed efficace per proteggersi dalle malattie stagionali – ha inoltre precisato l’esperta, sottolineando che, con l’aumento della percentuale della popolazione vaccinata, diminuisce anche la diffusione del virus influenzale nella comunità. La stampa nota, però, che, dal punto di vista del calendario, l’inverno è già alla metà e i romeni che si sono vaccinati o che si dichiarano disposti a farlo sono una minoranza.

  • Banca Centrale mantiene tasso di riferimento

    Banca Centrale mantiene tasso di riferimento

    La Banca Nazionale della Romania mantiene l’atteggiamento prudente e ha deciso di mantenere invariato il tasso di interesse di riferimento al 6,5% annuo, alla luce delle incertezze interne e internazionali. Dopo due ribassi successivi, il tasso di riferimento non è stato modificato da agosto, nell’ambito degli sforzi per ridurre l’inflazione. Secondo la Banca Centrale, nell’ultimo trimestre dell’anno scorso la crescita è stata maggiore di quanto previsto in precedenza. È stato inoltre deciso di mantenere i tassi di interesse ai quali le banche commerciali possono prendere in prestito dalla Banca Nazionale o che ricevono per gli importi tenuti nei suoi conti rispettivamente al 7,5% e al 5,5% annuo.

    Allo stesso tempo, gli attuali livelli dei tassi di riserva minima per le passività in lei e in valuta estera degli istituti di credito sono rimasti invariati. Gli specialisti avevano anticipato queste decisioni e ritengono che la Banca Nazionale continuerà ad agire con cautela per non far sfuggire l’inflazione al controllo, ma anche per non compromettere la crescita economica, già piuttosto bassa.

    L’analista finanziario Dragoş Cabat ha fornito maggiori dettagli. “La decisione è del tutto normale, considerando che si tratta di un periodo di grandi incertezze interne e internazionali. Al momento non abbiamo ancora una Finanziaria, non abbiamo ancora un piano per ridurre il deficit di bilancio. Il debito pubblico cresce continuamente, da un mese all’altro, proprio per coprire questo deficit di bilancio. Abbiamo anche un deficit commerciale. Non si sa se le tasse aumenteranno o meno, se e in quale forma la spesa pubblica diminuirà”, spiega l’analista. L’inflazione è aumentata negli ultimi mesi del 2024. La crescita economica è molto bassa, la guerra in Ucraina continua e nell’UE ci sono incertezze politiche in alcuni paesi importanti, aggiunge Dragoş Cabat.

    L’analista ritiene che le possibilità che la Banca Centrale abbassi il tasso di interesse della politica monetaria quest’anno siano piuttosto scarse. La Banca Nazionale attribuisce l’inflazione più alta del previsto principalmente all’aumento dei prezzi del carburante, soprattutto a seguito dell’apprezzamento del dollaro statunitense sui mercati internazionali, e in misura minore al rincaro dei prezzi dei generi alimentari, a seguito della grave siccità della scorsa estate. Secondo i più recenti dati, il tasso d’inflazione annuo diminuirà nel primo trimestre del 2025, ma registrerà valori più elevati di quanto precedentemente previsto.

    Gli esperti della Banca Centrale sottolineano che significative incertezze e rischi legati all’evoluzione dell’inflazione derivano dalla condotta della futura politica fiscale e di entrate, nel contesto dell’attuazione del pacchetto di misure fiscali e di bilancio recentemente approvato ai fini del consolidamento fiscale, ma anche dalla situazione del mercato del lavoro e dalla dinamica salariale nell’economia. Allo stesso tempo, notevoli incertezze continuano ad essere associate all’evoluzione dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, nonché alla futura traiettoria della quotazione del greggio, alla luce delle tensioni geopolitiche. La Romania ha chiuso il 2024 con un’inflazione del 5,1%.

  • Crisi energetica nella Repubblica di Moldova

    Crisi energetica nella Repubblica di Moldova

    La metà dell’elettricità consumata nella Repubblica di Moldova, sulla riva destra del fiume Dniester, proviene da fonti interne, compreso il rinnovabile, mentre l’altra metà è importata dalla Romania. Lo ha annunciato ieri in una conferenza stampa la presidente dello stato confinante, Maia Sandu, la quale ha convocato una riunione del Consiglio Supremo di Sicurezza per discutere della situazione nel settore energetico e delle misure di assistenza alla popolazione. Maia Sandu ha accusato la Federazione Russa di voler provocare una crisi politica nella Repubblica di Moldova, interrompendo la fornitura di gas naturale alla regione separatista della Transnistria.

    Maia Sandu ha ribadito che, nonostante stia attraversando una crisi umanitaria, l’amministrazione della regione separatista ha rifiutato gli aiuti e ha posto delle condizioni per accettare le soluzioni proposte. Ad esempio, Chişinău ha proposto l’acquisto di gas dal mercato europeo per la riva sinistra del fiume Dniester e, insieme ai partner dell’Ucraina, fornire carbone alla regione della Transnistria per la produzione di energia elettrica. Tutte queste forme di sostegno sono rimaste senza alcuna reazione da Tiraspoli, ha sottolineato Maia Sandu.

    “Chişinău ha detto molto chiaramente che, se ci sono pazienti in condizioni complicate, possono essere trasferiti negli ospedali sulla riva destra. Anche questa offerta è stata rifiutata e alle ambulanze della riva destra non è ancora consentito accedere alla riva sinistra per aiutare le persone in difficoltà. Lo scopo di questa crisi umanitaria provocata dal Cremlino sulla riva sinistra è quello di generare una crisi politica sulla riva destra e di aggravare la situazione”, ha dichiarato Maia Sandu.

    Di recente, le autorità della Transnistria hanno annunciato che le misure di conservazione dell’energia hanno consentito loro di attenuare le restrizioni causate dalla cessazione delle forniture di gas russo, con una prevista riduzione della durata delle interruzioni di corrente. La Transnistria, separatasi dalla Repubblica di Moldova alla fine del regime sovietico, ha finora fatto affidamento al gas russo trasportato attraverso l’Ucraina. Dopo quasi tre anni di guerra con la Russia, le autorità ucraine si sono rifiutate di estendere l’accordo sul transito del gas anche per il 2025.

    Il colosso russo Gazprom ha annunciato che non invierà gas alla Repubblica di Moldova attraverso rotte alternative, invocando “arretrati” dei moldavi pari a oltre 700 milioni di dollari. Chişinău, che condanna l’invasione russa in Ucraina, contesta questa cifra. La presidente Maia Sandu ha detto che Gazprom potrebbe fornire gas alla Transnistria attraverso una via alternativa – il gasdotto Turkstream, attraverso Turchia, Bulgaria e Romania.

    Da Bucarest, il ministro dell’Energia, Sebastian Burduja, ha assicurato ancora una volta che la Romania non ha problemi di approvvigionamento energetico per tutta la stagione fredda, che ci sono scorte sufficienti e che il fabbisogno interno di gas naturale non è influenzato dalle esportazioni giornaliere verso la Repubblica di Moldova, che avvengono in condizioni commerciali. In questo contesto, ha nuovamente fatto riferimento alla necessità che l’Europa riduca la sua dipendenza dal gas proveniente dalla Russia.

  • NATO: l’UE non può disconnettersi dagli USA

    NATO: l’UE non può disconnettersi dagli USA

    Ascoltato per la prima volta dalle commissioni Affari Esteri e Difesa del Parlamento Europeo, il segretario generale della NATO ha dichiarato che l’Europa non può permettersi di disconnettersi dagli Stati Uniti nel campo della difesa. Mark Rutte ha detto agli eurodeputati che, al momento, gli Stati Uniti sostengono circa il 60% di tutta la spesa della NATO e che, senza gli USA, gli europei dovrebbero quadruplicare il contributo per la difesa. In queste condizioni, ci vogliono 10-15 anni per raggiungere la sicurezza militare, ha spiegato il segretario generale dell’Alleanza, che ha anche suggerito la semplificazione delle procedure di acquisizione e fornitura di armi. Mark Rutte ha esortato gli europei a stanziare più fondi di prima al bilancio della difesa.

    Il 2% del PIL si rivela decisamente troppo poco nel contesto della guerra in Ucraina, ha sottolineato il segretario generale della NATO, aggiungendo che la sicurezza è la cosa più importante per preservare ciò che la democrazia europea ha finora realizzato. Propone, allo stesso tempo, che d’ora in poi gli attacchi ibridi di cui si parla da circa 15 anni, vengano chiamati “campagna di destabilizzazione”. Stiamo parlando della Russia che, dice Mark Rutte, sta attaccando l’Europa in varie forme.

    “La guerra della Russia continua a provocare danni. Allo stesso tempo, la Russia sta accelerando la sua campagna di destabilizzazione contro i nostri paesi, con attacchi informatici, tentativi di assassinio, atti di sabotaggio e molto altro ancora. Di solito le chiamiamo azioni ibride, ma voglio rinunciare a questo termine e chiamarle campagne di destabilizzazione. E la Russia non agisce da sola. È aiutata da Cina, Corea del Nord, Iran. Nel frattempo, persistono altre minacce: il terrorismo, la proliferazione nucleare, la disinformazione e, naturalmente, i cambiamenti climatici. I paesi della NATO hanno aumentato la spesa per la difesa. Due terzi di loro spendono ormai almeno il 2% del PIL per la difesa. Ciò è positivo e apprezzo i loro sforzi. Ma, onestamente, il 2% non è affatto sufficiente. La nostra industria continua ad essere troppo piccola, frammentata e, francamente, troppo lenta. Accolgo con soddisfazione e sostengo le azioni intraprese dall’UE per raddoppiare gli sforzi volti a rimediare e ampliare la nostra base industriale della difesa. Con questo programma dell’UE, abbiamo ora l’opportunità di rafforzare la nostra sicurezza comune”, ha detto Mark Rutte.

    Attualmente, solo 23 dei 32 stati membri della NATO, tra cui anche la Romania, raggiungono l’obiettivo del 2% del PIL per i bilanci della Difesa assunto all’interno dell’Alleanza. Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha invitato gli stati europei membri della NATO ad aumentare i loro bilanci per la difesa almeno al 5% del PIL, un obiettivo considerato irrealistico nell’UE. Una possibile decisione relativa alla crescita di questo target è attesa al prossimo vertice NATO, che si terrà all’Aia a giugno 2025.

  • Viaggi senza visti per i romeni negli USA

    Viaggi senza visti per i romeni negli USA

    Dal 31 marzo, i cittadini romeni potranno recarsi negli Stati Uniti attraverso una procedura semplificata, dopo che le autorità americane hanno concesso alla Romania lo status di paese partecipante al Programma Visa Waiver. L’abolizione dei visti per i cittadini romeni è stata ufficializzata venerdì presso la sede del Dipartimento della Sicurezza Interna a Washington.

    “È un momento importante e felice per tutti i romeni, e la decisione degli Stati Uniti dimostra quanto forte sia diventato lungo il tempo il legame tra la Romania e gli Stati Uniti”, ha dichiarato in questa occasione l’ambasciatore romeno a Washington, Andrei Muraru, spiegando anche cosa comporta questo iter.

    “Oltre agli evidenti vantaggi economici e di sicurezza, i romeni che vogliono viaggiare in America ora possono farlo in modo molto più semplice, più veloce e più economico. I romeni non devono più aspettare mesi per un appuntamento, non devono più superare un colloquio e non devono più pagare una tassa considerevole. Da oggi, la strada per l’America è più breve. La Romania diventa il primo paese della regione del Mar Nero ad entrare in questo programma selettivo, e ciò è nell’interesse della promozione della cooperazione bilaterale e regionale in materia di sicurezza”, ha dichiarato l’ambasciatore.

    Prima di intraprendere il viaggio negli Stati Uniti, i cittadini romeni dovranno registrarsi nel Sistema Elettronico per l’Autorizzazione al Viaggio (ESTA). Le persone che non otterranno l’approvazione tramite questo sistema non potranno imbarcarsi su nessuna compagnia aerea per gli USA. L’autorizzazione di viaggio sostitutiva del visto sarà valida per due anni, con un numero illimitato di ingressi o uscite dagli Stati Uniti.

    Secondo l’Ambasciata degli USA a Bucarest, l’autorizzazione può essere utilizzata per visite fino a 90 giorni e il costo è di 21 dollari americani. In un’intervista a Radio Romania, l’ambasciatore Andrei Muraru ha precisato che vengono sostituiti solo i visti di tipo B, cioè i visti per turismo e affari. Per qualsiasi altra destinazione di viaggio, sia per lavoro, studio o per motivi e trattamenti medici, ci sono altri visti per i quali il sistema rimane lo stesso, con richiesta.

    Allo stesso tempo, i romeni potranno continuare a richiedere il visto americano, con il vantaggio che ha una validità di 10 anni e la durata massima del viaggio è di sei mesi. “Si tratta di un successo che determinerà lo sviluppo ancora più dinamico delle nostre relazioni bilaterali, a tutti i livelli”, ha dichiarato a Bucarest il presidente Klaus Iohannis, congratulandosi con tutti coloro che hanno contribuito all’inclusione della Romania nel Programma Visa Waiver.

  • La Romania e le industrie strategiche

    La Romania e le industrie strategiche

    Visitando la Romania nell’ambito di un tour europeo, il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Stéphane Séjourné, responsabile per la prosperità e la strategia industriale, ha promesso di sostenere importanti settori dell’industria locale, dalla produzione di batterie al settore dell’acciaio. Stéphane Séjourné ha annunciato che il mese prossimo la Commissione pubblicherà un piano strategico che semplificherà il quadro normativo nel campo della reindustrializzazione e includerà tutte le questioni del settore delle batterie, tra cui la decarbonizzazione e la competitività delle aziende. Ha visitato, insieme al ministro dell’Economia, Bogdan Ivan, l’azienda romena Prime Batteries Technology, che produce accumulatori agli ioni di litio all’avanguardia e sistemi di stoccaggio di energia personalizzati.

    Il commissario europeo ha incontrato le autorità di Bucarest e ha visitato anche l’Istituto Nazionale di Ricerca e Sviluppo Aerospaziale, il principale centro di ricerca nel campo delle scienze aerospaziali del Paese. Stéphane Séjourné ha apprezzato il fatto che la Romania è uno degli stati più industrializzati dell’Europa e ha affermato che sosterrà il proseguimento di questo processo. “Abbiamo bisogno della Romania in questi momenti di incertezza economica e di reindustrializzazione”, ha dichiarato il vicepresidente della CE.

    Da parte sua, il ministro Bogdan Ivan ha sottolineato l’importanza di questa visita, come un messaggio chiaro che l’Unione sostiene la Romania nel diventare un attore chiave nei nuovi settori industriali. “Quando parliamo dello sviluppo industriale dell’Europa e della riduzione della dipendenza da altri continenti, parliamo di sfruttare al meglio le risorse che abbiamo qui, e la Romania ha enormi risorse di materiali critici. D’altro canto, ha una posizione geostrategica estremamente importante”, ha dichiarato Bogdan Ivan, aggiungendo che si punterà su progetti complementari tra gli stati membri dell’Unione, evitando la concorrenza interna e allineando gli obiettivi nazionali alla visione europea.

    Si stima che il valore del mercato globale delle batterie raddoppierà nei prossimi anni, alla luce della crescente domanda di accumulatori agli ioni di litio, considerati le soluzioni di stoccaggio di energia più efficienti per l’industria automobilistica ed energetica. Attualmente l’Europa dipende in larga misura dalle importazioni di metalli rari e produce molte meno batterie del necessario richiesto dal mercato. Per ridurre questa dipendenza, l’Unione Europea punta a diventare il secondo più grande produttore di batterie al mondo, dopo la Cina. Per quanto riguarda l’industria dell’acciaio in Romania, il commissario europeo ha affermato che si tratta di un settore essenziale per batterie, automobili ed energia eolica, motivo per cui sarà un argomento prioritario nella sua prossima visita a Bucarest.