Category: Attualità

  • Alleanza pro-europea nel futuro Parlamento

    Alleanza pro-europea nel futuro Parlamento

    Il Partito Socialdemocratico, il Partito Nazionale Liberale, l’Unione Salvate Romania, l’Unione Democratica Magiari di Romania e le minoranze nazionali diverse da quella ungherese, hanno firmato mercoledì una risoluzione comune in cui si impegnano a formare una coalizione nel futuro Parlamento risultato dalle elezioni del 1° dicembre.

    “Dobbiamo superare l’ondata di odio che ci tormenta da 20 anni e concentrarci, insieme, su un grande obiettivo nazionale – la continuazione del percorso di sviluppo europeo della Romania! E’ quello che aspettano da noi sia i romeni che vivono nel paese che quelli che vivono nell’Occidente e che ci hanno trasmesso, attraverso il loro recente voto, che dobbiamo continuare a costruire uno Stato forte e dignitoso, capace di lottare per i diritti dei romeni, ovunque vivano nel mondo”, ha dichiarato il leader socialdemocratico e primo ministro in carica, Marcel Ciolacu.

    La coalizione è per la stabilità e la modernizzazione della Romania, per il bene di tutti i cittadini, ha sottolineato anche il leader liberale ad interim Ilie Bolojan, ribadendo, a nome di tutti i partiti firmatari, che manterranno e rafforzeranno l’impegno della Romania verso i valori e i partenariati europei ed euroatlantici, come pilastri della sicurezza e della prosperità nazionale.

    A sua volta, il presidente dell’UDMR, Kelemen Hunor, ha dichiarato che questa coalizione mira anche a isolare quelle forze considerate estremiste, che hanno un’ideologia inadatta alla società romena. È rallegrante che nessun partito voglia associarsi con AUR e SOS, ha aggiunto Kelemen Hunor.

    Tutti gli occhi, ovviamente, sono ora puntati sul secondo turno delle presidenziali dell’8 dicembre, estremamente teso. Il capo dello stato è colui che, dopo aver consultato tutti i partiti parlamentari, designa la persona che formerà un governo. Il leader liberale ad interim, Ilie Bolojan, ha invitato tutti i cittadini romeni a votare in modo informato e razionale al secondo turno, a scegliere una Romania pro-europea, democratica e sicura e a respingere l’isolazionismo, l’estremismo e il populismo.

    “Andando avanti, facendo una radiografia dell’attuale situazione politica, vanno trovate quelle formule e, naturalmente, quei progetti pubblici attraverso i quali possiamo rispondere alle aspettative della società. Voglio credere che sia il PNL che il PSD abbiano capito il messaggio della gente e non vogliano continuare quello che hanno fatto nell’ultimo anno e mezzo”, ha aggiunto, a sua volta, il leader dell’UDMR, Kelemen Hunor.

    Partner del governo, sembrando di aver finalmente trovato quell’elemento comune che li univa, a scapito di quello che li aveva profondamente divisi nel passato, i due partiti, però, hanno messo in funzione il loro arsenale di battaglia politica accanita prima delle elezioni presidenziali e politiche. Anche tra USR e PSD persistono da anni molto rancore e risentimento. Ma attraverso la coalizione parlamentare concordata, tutte queste forze politiche affermano di voler inviare ora un messaggio importante alla società.

  • Dirigenti di TikTok in audizione al Parlamento Europeo

    Dirigenti di TikTok in audizione al Parlamento Europeo

    La piattaforma TikTok ha difeso martedì al Parlamento Europeo le misure adottate per combattere la disinformazione nel primo turno delle elezioni presidenziali in Romania e ha negato di aver favorito il candidato indipendente Călin Georgescu, classificato al primo posto. Di fronte alla Commissione per il Mercato interno e la tutela dei consumatori dell’Eurocamera, i rappresentanti dell’azienda hanno sottolineato che “tutti i candidati sono stati presi in considerazione nel sistema, senza fare distinzioni tra indipendenti e coloro che facevano parte di un partito”.

    La direttrice globale per Prodotto, Autenticità e Trasparenza della piattaforma, Brie Pegum, ha precisato che tra le reti bloccate negli ultimi mesi per contenuti politici illegali, solo una sosteneva Călin Georgescu e aveva molti meno follower di altre che sostenevano altri candidati. Ha inoltre sottolineato che la piattaforma ha rimosso in Romania più di 66.000 account falsi, circa sette milioni di “like” falsi, quasi dieci milioni di finti follower e 1.000 account che imitavano i profili dei candidati.

    Da parte sua, la direttrice delle Politiche Pubbliche e Relazioni Governative, Caroline Greer, ha spiegato che la piattaforma ha applicato le sue regole interne per i processi elettorali durante le politiche svoltesi in Romania. Allo stesso tempo, ha aggiunto che, nei mesi precedenti le elezioni, ha avuto incontri con autorità del paese, tra cui diversi partiti politici e l’Autorità Elettorale romena. Inoltre, ha aggiunto che TikTok ha 95 moderatori di contenuto romeni. “Il nostro sguardo è limitato strettamente a ciò che accade sulla piattaforma. Non sappiamo cosa succede al di fuori di essa, non conosciamo la capacità finanziaria dei candidati o cosa fanno altrove”, ha detto il rappresentante di TikTok.

    Gli eurodeputati precisano, invece, che le risposte fornite dall’azienda non chiariscono i punti interrogativi legati alla trasparenza del funzionamento della piattaforma o agli strumenti applicati per contrastare la manipolazione. L’eurodeputato romeno Dan Nica, leader della delegazione PSD al Parlamento Europeo, ha ribadito la richiesta di coinvolgimento della Commissione Europea nell’inchiesta. Dan Nica ritiene importante che le istituzioni europee intervengano per prevenire l’uso abusivo delle piattaforme online per scopi politici, che potrebbe incidere sul processo elettorale e sulla fiducia dei cittadini nella democrazia.

    D’altronde, dopo il primo turno delle elezioni presidenziali del 24 novembre, la Romania ha chiesto alla Commissione Europea di avviare un’indagine ufficiale sulla piattaforma TikTok, sulla base delle regole comunitarie sui social media, le quali prevedono che le aziende debbano valutare e mitigare i rischi per l’integrità delle elezioni. Accuse simili a quelle arrivate dalla Romania sono state lanciate contro la piattaforma TikTok anche in relazione alle recenti elezioni politiche in Irlanda.

  • È morto l’eroe di Siviglia

    È morto l’eroe di Siviglia

    È morto all’età di 65 anni il leggendario portiere di calcio Helmut Duckadam, vincitore della Coppa dei Campioni Europei nel 1986 con la squadra Steaua Bucarest. Lo annuncia in lutto la stampa sportiva romena, riportando che, negli ultimi anni ha dovuto affrontare diversi problemi di salute e a settembre 2024 è stato sottoposto a un intervento a cuore aperto.

     

    Nato il 1 aprile 1959 a Semlac, in provincia di Arad, da una famiglia di svevi (etnia tedesca della Romania occidentale), Duckadam ha esordito nel 1978 nella Divisione A, con la squadra-ammiraglio della provincia, UTA. Dopo quattro stagioni, venne trasferito a Steaua Bucarest, club dipartimentale, patrocinato dal Ministero della Difesa, secondo un modello sovietico diffuso all’epoca in tutti i paesi dell’ex Cortina di ferro.

     

    Duckadam è stato soprannominato l’Eroe di Siviglia dopo che, il 7 maggio 1986, nella finale di Coppa dei Campioni con FC Barcelona, ​​ha parato tutti e quattro i calci di rigore eseguiti dai giocatori catalani. Il punteggio era rimasto 0-0 dopo 120 minuti di gioco. Ai rigori, Marius Lăcătuș e Gavrilă Balint hanno segnato per la squadra campione di Romania, e la finale è finita 2-0. Composta esclusivamente da calciatori romeni,  Steaua Bucarest è stata la prima squadra di un paese comunista a vincere il più importante trofeo continentale di calcio interclub.

     

    Tra gli autori di quella performance, unica nella storia del calcio romeno, sono venuti a mancare anche il centrocampista Lucian Bălan e il difensore Ilie Bărbulescu. La performance di Duckadam è entrata nel Guinness dei Primati. Ma, non appena raggiunto l’apice della gloria, i problemi di salute lo costrinsero a rinunciare definitivamente al calcio professionistico a soli 27 anni. Tre anni dopo la finale di Siviglia, nel 1989, Duckadam tornò in campo, per le ultime due stagioni, alla squadra Vagonul Arad di Divisione B. In totale conta 133 presenze nella Divisione A, 13 in Coppa di Romania e 9 in Coppa dei Campioni. Nel record – due titoli di campione nazionale, uno di campione continentale e una Coppa di Romania.

     

    C’è vita dopo il calcio e Duckadam ha lavorato alla Polizia di frontiera nella sua città natale di Semlac. E’ stato maggiore di polizia, ma andò in pensione sempre per malattia. Nel 2003, l’ex portiere vinse al Diversity Visa, ricevendo il diritto di emigrare legalmente negli Stati Uniti, ma tornò nel paese in breve tempo. Per un decennio, Duckadam ha ricoperto la carica di presidente per l’immagine del club FCSB della capitale. È stato dichiarato cittadino onorario di Bucarest e la Presidenza della Romania gli ha conferito l’Ordine al Merito Sportivo.

     

    Negli ultimi anni, Helmut Duckadam era diventato analista sportivo di una rete specializzata di Bucarest. Nelle trasmissioni, era sempre caloroso, loquace, con un una buona dose di umorismo, preferiva gli elogi alle critiche, non si arrabbiava mai ed era incapace di offendere qualcuno. Alla partenza finale di questo mite gigante, i suoi colleghi sul set hanno titolato, all’unisono con l’intero respiro del calcio romeno: Grazie, Helmut!

  • Dichiarazioni per la Festa Nazionale

    Dichiarazioni per la Festa Nazionale

    I romeni hanno celebrato domenica 1° dicembre la Festa Nazionale. Quest’anno ricorrono 106 anni da quando tutte le province con popolazione a maggioranza romena sono passate sotto l’autorità di Bucarest. Pertanto, la data del 1° dicembre 1918 segna la fondazione dello Stato nazionale unitario romeno. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, entrarono a far parte del Regno di Romania tutte le province abitate da romeni che fino ad allora erano sotto l’autorità degli imperi austro-ungarico e zarista: Transilvania, Banato, Bucovina e Bessarabia.

    Il presidente Klaus Iohannis, che ha ospitato l’ultimo ricevimento dedicato alla Festa Nazionale in qualità di capo dello Stato, ha trasmesso un messaggio di unità e solidarietà per superare la crisi e andare avanti con dignità. Il presidente ritiene che il popolo romeno sia forte e attaccato ai valori democratici e che continuerà a difendere questi valori. Klaus Iohannis ha invitato i romeni a guardare indietro con gratitudine ai sacrifici e alla lotta per l’unità e la sovranità, ma anche a guardare al futuro che deve essere costruito con saggezza. Klaus Iohannis: “Il 1° dicembre 1918 i nostri predecessori riuscirono a realizzare il loro sogno di avere un unico Paese, realizzando, ad Alba Iulia, la Grande Unione. Da allora abbiamo attraversato guerre, dittatura, rivoluzione, gravi crisi sanitarie ed economiche. Attraverso lo spirito di unità e solidarietà manifestato davanti agli obiettivi comuni, siamo sempre riusciti a superare queste crisi, ad adattarci e a rialzarci più forti di prima”.

    Da parte sua, il primo ministro Marcel Ciolacu ha affermato che la Festa Nazionale di quest’anno è più importante che mai, sottolineando la necessità di un Parlamento che “tenga la situazione sotto controllo” per non scivolare “su una via pericolosa”. “Questo 1° dicembre si tratta di scegliere tra stabilità e caos, tra sviluppo e austerità”, ha affermato il primo ministro Ciolacu. Secondo lui, c’è bisogno di equilibrio per preservare l’orientamento filoeuropeo della Romania, per continuare gli investimenti con fondi europei e affinché la gente mantenga i posti di lavoro e le pensioni.

    Anche il presidente del Senato, Nicolae Ciucă, ha sottolineato, in un messaggio in occasione della Festa Nazionale, il dovere di mettere al primo posto la stabilità, il dialogo e il rispetto dei cittadini, nel contesto dell’attuale periodo segnato da sfide e decisioni importanti. “È il momento in cui ricordiamo i sacrifici dei nostri antenati, che hanno gettato le basi di uno Stato unito e sovrano, ma anche la responsabilità che abbiamo di portare avanti questa eredità”, ha trasmesso il presidente del Senato, che ha fatto un appello all’unità. “Voglio che questa giornata ci unisca, a prescindere dalle nostre differenze di opinione, attorno ai valori che ci definiscono come nazione: unità, solidarietà e fede in un futuro migliore. La Romania ha le risorse e il potenziale per crescere, ma per questo abbiamo bisogno di lavoro, onestà e coraggio”, ha sottolineato Nicolae Ciucă.

  • Preparativi per la Festa Nazionale

    Preparativi per la Festa Nazionale

    In Romania si avvicina una domenica elettorale impegnativa. I cittadini sono attesi di nuovo alle urne per scegliere, questa volta, i senatori e i deputati. Inoltre, l’Ufficio Elettorale Centrale dovrebbe annunciare in serata il risultato del riconteggio dei voti del primo turno delle elezioni presidenziali del 24 novembre. Una tensione politica senza precedenti in 35 anni di democrazia romena post-comunista minaccia di eclissare un presunto giorno di concordia, quando si celebra quello che la storiografia ha consacrato come la Grande Unione di tutti i romeni.

    Come istituzione apolitica, l’Esercito va avanti con il suo lavoro. La prova generale per la Parata militare dedicata alla Festa Nazionale del 1° dicembre, inizialmente prevista per giovedì, è stata spostata a sabato – rende noto il Ministero della Difesa. Vi parteciperanno circa 2.500 militari e specialisti del Ministero della Difesa, del Ministero degli Affari Interni, del Servizio Romeno di Informazioni, del Servizio di Telecomunicazioni Speciali, dell’Amministrazione Penitenziaria e dell’Autorità Doganale Romena, con circa 190 mezzi tecnici e 45 aerei.

    Accanto ai militari romeni, sfileranno circa 240 colleghi stranieri, in distaccamenti dei paesi alleati: Albania, Belgio, Repubblica Ceca, Croazia, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Turchia. I distaccamenti stranieri comprendono circa 21 mezzi tecnici, compresi aerei da combattimento, precisa il Ministero della Difesa. Per la prima volta, passeranno sotto l’Arco di Trionfo di Bucarest le donne dell’Esercito della confinante Repubblica di Moldova (ex sovietica, a maggioranza romenofona).

    Anche le rappresentanze dell’Istituto Culturale Romeno all’estero hanno programmato eventi speciali in occasione della Festa Nazionale. L’ICR Varsavia, ad esempio, insieme al “Festival Internazionale del Film Watch Docs. I diritti umani nel cinema”, invita il pubblico a una retrospettiva romena nella sezione “Documentari di grande formato”, dedicata alle produzioni più importanti del genere. Quest’anno, la sezione è dedicata alla Romania e durerà fino al 1 dicembre. I documentari romeni ricordano alcune produzioni d’archivio degli anni ’60-’70-’80 dello scorso secolo, ma presenta in prima polacca anche una nuova creazione di Radu Jude, uno dei cineasti contemporanei più apprezzati in Polonia.

    Diventata festa ufficiale dopo la Rivoluzione anticomunista del 1989, il 1 dicembre segna il completamento, alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1918, del processo di costituzione dello stato nazionale unitario romeno. Fu allora che passarono sotto l’autorità di Bucarest tutte le province con popolazione a maggioranza romena che si trovavano sotto il dominio dei confinanti imperi multinazionali – zarista e austro-ungarico: Bessarabia (est), Bucovina (nord-est), Transilvania (centro), Banato, Crişana e Maramureş (ovest).

  • Romania, più libertà di movimento

    Romania, più libertà di movimento

    Il 2025 passerà alla storia come l’anno in cui i romeni hanno conquistato il diritto di viaggiare liberamente sia nell’Area Schengen che negli Stati Uniti d’America. I paesi membri dell’area di libera circolazione hanno dato ieri il parere favorevole all’ingresso di Romania e Bulgaria in Schengen anche con le frontiere terrestri a partire dal 1° gennaio 2025. La decisione è stata presa all’unanimità a Bruxelles dal COREPER. Secondo l’iter procedurale, si tratta della conferma del fatto che nessuno stato membro si oppone all’adesione dei due Paesi e che l’accordo sarà sottoposto all’approvazione formale del Consiglio Giustizia e Affari Interni alla metà del prossimo mese.

    L’adesione dei due paesi è stata fino a poco tempo fa bloccata dall’Austria, che ha annunciato recentemente a Budapest di non essere più contraria, ammettendo che la migrazione clandestina è diminuita. Il 31 marzo 2024, la Romania e la Bulgaria sono state ammesse a Schengen solo con i confini aerei e marittimi. Il presidente Klaus Iohannis ha accolto con soddisfazione la piena adesione della Romania e ha scritto su una rete sociale che si trattava di una decisione attesa da tempo, legittimamente, da tutti i cittadini romeni.

    “Congratulazioni ai cittadini di Bulgaria e Romania! Avete aspettato così a lungo! Appartenete all’Area Schengen. E dovreste beneficiare pienamente delle libertà offerte da Schengen”, ha detto la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. Anche il rappresentante permanente dell’Ungheria presso l’UE, l’ambasciatore Odor Balint, ha spiegato che “attraverso questa decisione, rafforzeremo l’unità, la libera circolazione e la resilienza in tutta l’Unione Europea. È una vittoria per Bulgaria, Romania e tutta l’Europa!”, ha aggiunto.

    Sempre mercoledì, il Dipartimento di Stato americano ha annunciato che la Romania è scesa al di sotto della soglia del 3% imposta dalla legislazione americana per accedere al programma che consente i viaggi senza visto negli Stati Uniti. Nonostante la reticenza di alcune voci riguardo all’avvicinarsi del momento dell’abolizione dei visti per gli Stati Uniti, quest’anno i cittadini romeni hanno presentato circa 80.000 richieste e le rappresentanze diplomatiche americane hanno accettato il record di oltre 78.000.

    L’annuncio è stato accolto con soddisfazione dal Governo di Bucarest, secondo il quale il raggiungimento di questo obiettivo contribuirà a rafforzare le relazioni tra la Romania e gli Stati Uniti. Dal 2025, i romeni potranno recarsi negli Stati Uniti senza visto, dando a questa generazione la chance di rafforzare ancora di più l’amicizia con il popolo americano, ma anche l’opportunità di costruire un partenariato ancora più prospero, ha detto l’ambasciatore della Romania negli USA, Andrei Muraru.

    “L’annuncio riguardo al momento in cui la Romania entrerà effettivamente nel programma Visa Waiver è imminente. Anticipiamo che l’annuncio verrà fatto all’inizio di gennaio e l’ingresso effettivo nel programma avverrà tra la fine di marzo e l’inizio di aprile”, ha precisato Andrei Muraru. Da Bucarest, il Ministero degli Affari Esteri ha espresso il proprio impegno riguardo al completamento dell’attuazione delle misure necessarie, sia nel periodo fino all’adozione della decisione di inclusione nel programma Visa Waiver, sia successivamente, in un contesto di sicurezza in continua evoluzione.

  • Sostegno europeo alla Repubblica di Moldova

    Sostegno europeo alla Repubblica di Moldova

    “Lavoriamo insieme, con fiducia e amore per la patria, per trasformare la Repubblica di Moldova in uno stato europeo, prospero e sicuro”. Così Maia Sandu, la presidente dello stato ex sovietico, a maggioranza romenofona, nel corso della decima edizione del Forum sull’Integrazione Europea organizzato a Chişinău. Maia Sandu ha sottolineato che il suo Paese segna un nuovo capitolo nella storia: l’inserimento nella Costituzione dell’obiettivo di aderire all’UE.

    A marzo 2022, la Repubblica di Moldova ha presentato domanda per essere accettata nell’Unione, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione russa nella confinante Ucraina. In tempi record, a giugno 2022, il Consiglio Europeo ha riconosciuto la prospettiva europea, decidendo di concedere alla Repubblica di Moldova lo status di paese candidato all’adesione. In seguito ai progressi compiuti da questo stato, i leader dell’Unione hanno deciso di avviare i negoziati di adesione, invitando il Consiglio ad adottare rapidamente il progetto di quadro negoziale.

    “Nonostante la propaganda contro l’Unione Europea e i tentativi del Cremlino di allontanarci, i cittadini moldavi hanno dimostrato che i valori europei sono anche i loro valori”, ha detto Maia Sandu. La presidente ha fatto riferimento al referendum costituzionale di ottobre, a seguito del quale è stata modificata la Costituzione, nella quale il percorso europeo è stato inserito come obiettivo strategico. “Siamo in una corsa contro il tempo. La finestra di opportunità potrebbe chiudersi ad un certo punto. Il desiderio del Cremlino di trasformare la Moldova in una zona grigia o in un governatorato è forte. Se non agiamo adesso, tra 10 anni saremo ancora qui a discutere dell’integrazione europea”, ha dichiarato Maia Sandu.

    La presidente ha aggiunto che la riforma della giustizia, lo sviluppo economico e la sicurezza sono le principali priorità nazionali per preparare lo stato all’integrazione europea entro il 2030. La settimana scorsa, il Regno Unito e la Romania hanno offerto il loro sostegno alla Repubblica di Moldova nella lotta contro gli effetti dell’invasione russa in Ucraina, avviata oltre 1.000 giorni fa, e Londra ha firmato un nuovo accordo di partenariato in materia di sicurezza e difesa con Chişinău. Secondo una dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri a Londra, il partenariato con Chişinău nel campo della sicurezza mira a “costruire sulla base della cooperazione estesa tra i due paesi e rafforzare la resistenza della Repubblica di Moldova contro le minacce esterne”.

    I ministri degli Esteri britannico e romeno, rispettivamente David Lammy e Luminița Odobescu, hanno visitato la Repubblica di Moldova due settimane dopo la rielezione della presidente filoeuropea Maia Sandu. Il capo della diplomazia di Bucarest, Luminiţa Odobescu, ha accolto con soddisfazione il risultato delle elezioni presidenziali nella Repubblica di Moldova e ha dichiarato che l’incontro trilaterale ha evidenziato “la risolutezza della Romania e del Regno Unito di lavorare insieme per il fermo sostegno alla Repubblica di Moldova”.

  • Referendum per Bucarest

    Referendum per Bucarest

    Il 24 novembre, giorno del primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, i cittadini di Bucarest sono stati chiamati alle urne anche ad un referendum promosso dal sindaco generale Nicusor Dan. Gli iscritti nelle liste elettorali dovevano rispondere a due domande proposte dal sindaco e, su iniziativa del PSD (al governo), a una terza domanda, che faceva riferimento alla lotta al consumo di droga nelle scuole. Alla prima domanda, i bucarestini dovevano rispondere se sono d’accordo che la distribuzione dei soldi tra il Comune della Capitale e il Governo debba essere effettuata dal Consiglio Generale e non dal Governo e dal Parlamento come finora. La seconda domanda era se sono d’accordo che il Comune della capitale conceda tutti i permessi di costruzione della città e i documenti di pianificazione urbana. L’ultima domanda chiedeva agli abitanti di Bucarest se vogliono che il Comune si occupi della prevenzione del consumo di droga nelle scuole.

     

    Secondo i dati forniti dall’Autorità Elettorale Permanente, hanno votato al referendum 731.990 cittadini, ovvero il 40,96% del numero degli iscritti nelle liste elettorali. La consultazione popolare ha quindi superato la soglia di convalida del 30% e, come mostrano i risultati, ha ottenuto la maggioranza dei voti a favore delle tre proposte. Secondo l’indagine CURS, il 97% degli elettori ha votato SÌ alla centralizzazione dei permessi di costruizione nella Capitale, il 64% è d’accordo con la proposta di distribuzione dei soldi tra il Comune Generale e quelli dei rioni, mentre l’82% ha votato a favore del programma di prevenzione del consumo di droga nelle scuole. Il voto deve essere confermato dal Parlamento.

     

    “Voglio ringraziare i cittadini di Bucarest che sono venuti così numerosi al referendum, ringrazio loro per aver compreso l’enorme posta in gioco per la città di questo esercizio democratico”, ha dichiarato in una conferenza stampa il sindaco generale Nicușor Dan. Il sindaco ha detto che, attraverso la loro volontà, la città sta tornando alla normalità e alla ragione da cui i giochi politici fatti 20 anni fa l’hanno deviata, portando l’organizzazione della città all’assurdo. Allo stesso tempo, il sindaco ha avvertito i cittadini di Bucarest che i grandi lavori di cui la città ha bisogno richiedono tempo per le procedure amministrative.

     

    Dopo aver appreso i risultati, il sindaco generale Nicușor Dan ha dichiarato che i partiti politici non possono ignorare la volontà di 500.000 abitanti di Bucarest e ha chiesto che la loro volontà venga trasposta nella legislazione. “Nel dibattito che avremo tra qualche settimana sulla legge di bilancio dello Stato, va incluso il risultato del referendum. Nel dibattito che avremo nella prima metà del 2025 sul Codice Urbanistico, va incluso il risultato del referendum e il Codice Fiscale dovrebbe essere modificato in base all’esito del referendum nella prima metà del 2025”, ha dichiarato Nicușor Dan, sostenendo che, dopo il referendum locale, i soldi verranno assegnati meglio e, in termini di pianificazione urbana, le autorizzazioni verranno rilasciate legalmente.

  • Schengen, sempre più vicino alla piena adesione

    Schengen, sempre più vicino alla piena adesione

    I ministri dell’Interno di Romania, Ungheria, Austria e Bulgaria hanno raggiunto venerdì a Budapest un accordo storico sull’allargamento dell’Area Schengen, aprendo la strada alla piena adesione di Romania e Bulgaria a partire dal 1° gennaio 2025. La decisione finale, che richiede però l’accordo di tutti i ministri degli Interni dell’Unione Europea, verrà adottata il 12 dicembre al Consiglio GAI a Bruxelles. “Ho sempre ritenuto che la situazione attuale sia ingiusta nei confronti della Romania, che ha compiuto numerosi sforzi negli ultimi anni e da tempo ha soddisfatto tutte le condizioni per entrare a far parte dell’area Schengen” – ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orbán, il cui Paese detiene, fino alla fine dell’anno, la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.

    D’altronde, tutte le istituzioni europee hanno sostenuto negli ultimi anni l’adesione dei due Stati all’area di libera circolazione e hanno salutato il risultato positivo dell’incontro di Budapest. “Nel 2025 l’Area Schengen diventerà più forte”, ha scritto su un social network la leader della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Anche la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha accolto con favore lo “sviluppo positivo riguardo alla piena adesione di Romania e Bulgaria all’Area Schengen. Da parte sua, il ministro degli Interni austriaco, Gerhard Karner, il cui Paese si è finora opposto all’adesione della Romania e della Bulgaria allo spazio di libera circolazione, ha riconosciuto che “l’immigrazione clandestina è diminuita, ma dobbiamo continuare a rafforzare le frontiere esterne dell’Unione Europea”. Accennando al veto sull’adesione completa di Romania e Bulgaria, egli ha sottolineato: “non è solo una mia decisione, è la decisione di tutta la cancelleria”.

    A Budapest, il ministro Cătălin Predoiu ha salutato l’accordo ed ha sottolineato che l’obiettivo raggiunto da Bucarest va a beneficio di tutti. Egli ha affermato che la Romania è un vero fornitore di sicurezza nell’Area Schengen. Catălin Predoiu: “Abbiamo raggiunto un accordo. L’incontro è un successo. L’obiettivo della Romania in questo incontro è stato quello di creare le condizioni per una decisione positiva al Consiglio GAI di dicembre. Si trattava di creare le condizioni affinché il veto austriaco potesse essere revocato, in modo da poter ottenere una decisione quest’anno. E penso che sia stato un obiettivo comune anche del mio collega e amico Gerhard Karner. Era importante che tutti si sentissero a loro agio, poiché l’ottimo lavoro svolto dalla polizia di frontiera romena e bulgara, insieme ai colleghi provenienti da Serbia, Ungheria, Austria, questo ottimo lavoro che è stato alla base dell’iter che abbiamo percorso, continuerà anche dopo l’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’Area Schengen con le frontiere terrestri”.

    Ricordiamo che l’Austria si oppone dal 2022 all’ampliamento della zona di libera circolazione in segno di protesta contro i numerosi ingressi illegali sul suo territorio. Nel marzo di quest’anno ha accettato l’adesione parziale a Schengen per i due Stati dell’Europa orientale, con le frontiere aeree e marittime, e ha stabilito una road map per una possibile estensione alle frontiere terrestri.

  • Strategia nazionale per l’energia

    Strategia nazionale per l’energia

    Il Governo di Bucarest ha adottato la Strategia Energetica Nazionale per i prossimi 10 anni, fino al 2035, con la prospettiva del 2050. Si tratta del primo documento programmatico di questo tipo approvato dal Governo negli ultimi 17 anni.

    “Siamo in un nuovo momento critico, in cui ci troviamo ad affrontare grandi fluttuazioni del mercato, crisi geopolitiche e di sicurezza, nonché difficoltà economiche. La nostra risposta è ambiziosa: utilizzo delle risorse proprie e riduzione delle importazioni, massicci investimenti nelle capacità di produzione energetica e nella rete di trasporto e distribuzione, produzione locale di equipaggiamenti, digitalizzazione e tecnologie all’avanguardia, tutto al servizio di un settore energetico che offra energia sicura, economica e pulita”, ha sottolineato il ministro dell’Energia, Sebastian Burduja.

    E’ giunto il momento di trasformare le nostre risorse e la nostra intelligenza in forza economica, sicurezza e competitività, ha aggiunto il ministro. La Romania sta costruendo un futuro in cui nessun romeno soffrirà la povertà energetica e nessuna azienda dovrà chiudere i battenti a causa degli alti costi energetici, ha aggiunto Burduja.

    La Strategia Energetica Nazionale stabilisce direzioni chiare per lo sviluppo del settore, ovvero sicurezza energetica, energia pulita, efficienza energetica, accessibilità e competitività economica, mercati efficienti, innovazione e digitalizzazione. Secondo il Ministero dell’Energia romeno, questi obiettivi sono guidati da principi chiari, come la priorità della sicurezza dell’approvvigionamento, lo sviluppo dell’economia circolare e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

    Adottando questa strategia, la Romania dimostra un impegno chiaro per un futuro energetico sicuro, accessibile e pulito. Si tratta di un passo importante per trasformare il settore energetico in un pilastro di sviluppo economico e in un fattore di stabilità regionale, afferma il Ministero competente. Secondo il documento, la Romania si impegna a proteggere le infrastrutture critiche, a ridurre la dipendenza dalle importazioni utilizzando le proprie risorse e a digitalizzare il settore.

    Allo stesso tempo, la sicurezza energetica della Romania include il sostegno alla Repubblica di Moldova. Un altro punto di riferimento della strategia riguarda la garanzia dei prezzi più bassi possibili per i consumatori, sia domestici che industriali, prevenendo così la povertà energetica e sostenendo la competitività economica.

    La Romania continua ad essere un leader europeo nella riduzione delle emissioni di gas serra, mantenendo l’equilibrio tra sicurezza, prezzi accessibili e transizione verde, sottolineano i responsabili del settore energetico. Secondo loro, la Romania deve far fronte a pressioni globali e regionali, comprese le fluttuazioni del mercato, i cambiamenti climatici e gli effetti della guerra in Ucraina, e la Strategia offre soluzioni attraverso investimenti in tecnologie moderne, rafforzamento della catena di approvvigionamento, digitalizzazione e innovazione.

  • 13 per la Romania

    13 per la Romania

    In Romania, le elezioni presidenziali suscitano, in generale, il massimo interesse e generano passioni. Inoltre, quest’anno – speciale perché si presenta, dopo due decenni, con tutte le elezioni possibili – i due turni per la massima carica vengono organizzati prima e dopo le politiche, aumentando così la posta in gioco elettorale. In gergo commerciale, la domanda da parte dell’elettorato è alta, ma l’offerta, non numericamente, perché ci sono 13 candidati, ma qualitativamente, è molto debole, forse la più debole degli ultimi 35 anni, dicono all’unisono commentatori e analisti. E hanno argomenti: la maggior parte degli aspiranti non ha un profilo professionale ben definito, anche se ha esperienza politica, ha poca carisma o affatto, e alcuni sono stati sfiorati da scandali con tocchi di corruzione; dall’altro canto, ci sono anche candidati la cui competenza nel campo della politica estera e della sicurezza, che dominano l’agenda presidenziale, è provata ed incontestabile, ma soffrono in termini di sostegno politico, perché sono entrati in gara come indipendenti.

    Queste elezioni presidenziali soffrono anche sotto un altro aspetto: uno dei candidati è dato come qualificato per il turno decisivo dell’8 dicembre, ma almeno due personaggi, se non tre, lottano per il secondo posto, il che diluisce, paradossalmente, la tensione della competizione. Nella memoria collettiva sono rimasti gli scontri tra Ion Iliescu ed Emil Constantinescu del 1992 e del 1996, quello tra Traian Băsescu e Adrian Năstase del 2004, o quello del 2014 tra Klaus Iohannis, l’attuale presidente, e il suo avversario all’epoca, Victor Ponta. Erano tutte dispute tra i principali schieramenti politici, sinistra e destra, quest’ultima vincente negli ultimi due decenni alle presidenziali. Con un’unica eccezione, durante l’attuale campagna presidenziale si è svolto un solo dibattito televisivo, che, però, non ha riunito tutti i candidati.

    Dal punto di vista ideologico, nella competizione sono rappresentate tutte le correnti, da quella socialdemocratica a quella liberale, dai filo-europei centristi ai nazionalisti populisti e sovranisti. In Romania, la maratona elettorale si è aperta il 9 giugno, quando si sono svolte contemporaneamente le amministrative e le europee. Il 24 novembre e l’8 dicembre si terranno i due turni delle elezioni presidenziali e in mezzo, il 1° dicembre, Festa Nazionale, si svolgeranno le politiche. Gli elettori romeni con domicilio o residenza all’estero potranno votare al primo turno delle presidenziali per 3 giorni, venerdì, sabato e domenica. Le autorità hanno organizzato fuori confine 950 seggi elettorali, un numero record. Secondo l’Autorità Elettorale Permanente, circa 7.000 cittadini romeni all’estero hanno optato per il voto per corrispondenza.

  • Mille giorni di guerra in Ucraina

    Mille giorni di guerra in Ucraina

    Rappresentanti di diversi stati, politici e diplomatici hanno inviato messaggi di sostegno in occasione dei mille giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, mentre i leader delle istituzioni europee hanno parlato della bravura e del coraggio di Kiev. Il Parlamento Europeo promette all’Ucraina che l’Unione resterà al suo fianco finché sarà necessario per raggiungere una pace giusta. L’Eurocamera ha organizzato a Bruxelles una sessione plenaria alla quale ha partecipato in videoconferenza anche il presidente Volodymyr Zelensky.

    Il leader di Kiev ha dichiarato che, senza l’aiuto europeo, l’Ucraina sarebbe finita sotto l’occupazione russa. Ha ringraziato l’UE per il suo aiuto, che ha reso possibile la resistenza a Mosca, invitando il mondo a dare una forte risposta alle nuove minacce di Vladimir Putin, dopo che il presidente russo ha approvato le modifiche alla dottrina militare del paese, che prevede ora una risposta nucleare in caso di attacco con armi convenzionali se sostenuto da una potenza nucleare.

    Cambiando la dottrina nucleare, ritiene il leader di Kiev, il presidente russo dimostra che non desidera la pace e che vuole distruggere l’Ucraina e il mondo intero. Anche le Forze Armate dell’Ucraina hanno pubblicato un messaggio indirizzato al popolo ucraino, in cui ricordano che, da esattamente 1.000 giorni, l’esercito nazionale “protegge la casa europea, le città, le famiglie, gli amici e il futuro dei nostri figli dall’aggressione su vasta scala della Federazione Russa”.

    Sempre in occasione dei mille giorni di guerra, a Bruxelles si è svolta anche una riunione dei ministri della Difesa europei, alla quale è stato invitato anche il segretario generale della NATO, Mark Rutte. Le autorità hanno discusso degli aiuti militari all’Ucraina, alla luce dell’annuncio fatto dagli Stati Uniti, che hanno permesso a Kiev di utilizzare le armi donate per attaccare obiettivi all’interno della Russia.

    Dall’inizio della guerra, gli stati europei hanno aiutato l’Ucraina con 130 miliardi di euro, di cui 45 miliardi rappresentano il sostegno militare. Finora, nell’Unione Europea sono stati addestrati 67.000 militari ucraini. Per dimostrare il proprio sostegno a Kiev, mille giorni dopo la guerra in Ucraina, gli edifici delle principali istituzioni europee – Commissione, Consiglio e Parlamento – sono stati illuminati lunedì sera di giallo e blu, i colori della bandiera ucraina.

    Anche a Bucarest, il Palazzo del Parlamento è stato illuminato di giallo e blu e all’ingresso principale è stata issata la bandiera dello stato confinante. L’Ucraina resta imbattuta, dopo mille giorni di guerra devastante, ha dichiarato in un messaggio inviato a Radio Romania, l’ambasciatrice degli Stati Uniti a Bucarest, Kathleen Kavalec.

    Secondo l’ONU, il bilancio dell’aggressione russa in Ucraina ammonta a 11.000 civili, tra cui oltre 600 bambini, ha precisato l’ambasciatrice, aggiungendo che Mosca continua a commettere crimini di guerra scioccanti, inclusa la tortura di civili e prigionieri di guerra, e che le bombe russe hanno distrutto scuole, ospedali e monumenti della storia, della cultura e dell’identità ucraina. Nel messaggio, Kathleen Kavalec ha ringraziato Bucarest per sostenere Kiev e ha ricordato che la posta in gioco della guerra va ben oltre i confini dell’Ucraina, e un esempio sono gli incidenti sul territorio della Romania.

  • Visita del primo ministro a Bruxelles

    Visita del primo ministro a Bruxelles

    La NATO accoglie con soddisfazione gli sforzi continui della Romania e il suo significativo contributo al rafforzamento dell’Alleanza e della sicurezza euro-atlantica: questo è il messaggio rivolto dal segretario generale, Mark Rutte, durante i colloqui svolti con il premier Marcel Ciolacu, in visita di lavoro lunedì a Bruxelles.

    La Romania è determinata a dimostrare di essere un alleato affidabile e un fornitore di sicurezza nella regione e non solo, ha detto il primo ministro romeno, precisando che, oltre a destinare il 2,5% del PIL alla difesa, gli investimenti in questo campo continueranno. Marcel Ciolacu ha aggiunto che la presenza consistente dell’Alleanza in Romania è la garanzia che ogni centimetro del territorio del paese è pienamente difeso.

    “Le violazioni dello spazio aereo alleato e la postura aggressiva della Russia nel Mar Nero mostrano quanto sia importante aumentare le forze nella zona e offrire una risposta solida e unita dell’Alleanza. In questo contesto, ho detto al segretario generale che la Romania comprende e rispetta i suoi impegni ed è solidale con i nostri alleati e partner”, ha dichiarato Marcel Ciolacu.

    La Romania contribuisce non solo al rafforzamento del fianco orientale, ma molto di più, poiché i suoi militari partecipano attivamente alle missioni della NATO in diverse aree, ha sottolineato il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, accogliendo allo stesso tempo con soddisfazione il fermo sostegno fornito da Bucarest all’Ucraina. “Avete investito più del 2,5% del PIL nella difesa. Inoltre, i militari hanno contribuito alle missioni della NATO, soprattutto in Kosovo, Iraq e altrove”, ha detto Mark Rutte.

    A Bruxelles, il primo ministro romeno ha discusso anche con il presidente eletto del Consiglio Europeo, António Costa, e con la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola. Durante l’incontro, Marcel Ciolacu ha valutato che serve più che mai un’agenda europea ambiziosa, di coerenza e solidarietà tra gli stati membri, nonché l’azione nell’interesse dei cittadini.

    La Romania condivide l’interessamento dell’Unione Europea a ridurre il divario tra regioni e gruppi sociali, nonché a garantire una transizione verde giusta per tutti. Questi obiettivi dovrebbero essere finanziati dal bilancio pluriennale post-2025, ha sottolineato il premier romeno.

    Allo stesso tempo, Marcel Ciolacu ha detto alla presidente Metsola che l’obiettivo della completa adesione della Romania all’Area Schengen quest’anno rimane fondamentale, mentre un’altra grande priorità è l’avanzamento dei progetti strategici di connettività al Mar Nero.

  • 35 anni dalla caduta del muro di Berlino

    35 anni dalla caduta del muro di Berlino

    La caduta del muro di Berlino, 35 anni fa, ha rappresentato per i romeni un incoraggiamento nella lotta per la libertà, e l’eliminazione della cortina di ferro ha permesso alla Romania di ritornare nella famiglia delle democrazie europee, ha dichiarato a Berlino il presidente Klaus Iohannis. In visita in Germania, il capo dello Stato ha tenuto un discorso al Parlamento federale, nell’ambito di una cerimonia organizzata in occasione della Giornata di Commemorazione delle Vittime della Guerra e della Dittatura. In questo contesto, il presidente ha sottolineato che la Romania è un Paese libero da 35 anni, in seguito alla Rivoluzione del dicembre 1989.

    Nel suo discorso al Bundestag, Klaus Iohannis ha affermato che dopo la seconda guerra mondiale i valori democratici europei e il modello economico europeo sono stati fonte di ispirazione per i partner internazionali. Egli ha però attirato l’attenzione sul fatto che, purtroppo, si nota che la paura “di certi regimi totalitari dell’attrattiva dei valori europei” fa sì che l’Unione venga percepita come “una minaccia”, sottolineando che la Romania ha avvertito per tempo sul rischio alla sicurezza dell’Europa rappresentato dall’aggressività dei regimi dittatoriali. Klaus Iohannis: Purtroppo oggi i meccanismi di propaganda e disinformazione si stanno diffondendo di nuovo, perché i regimi dittatoriali si basano sul fatto che una bugia detta abbastanza spesso diventi verità. Vediamo questa realtà rivoltante nell’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Restiamo dalla parte del popolo ucraino, che si è opposto coraggiosamente ed eroicamente all’invasione dettata dal Cremlino, sfidando la forza e la brutalità dell’imperialismo russo. Il sostegno dei nostri Stati e della comunità internazionale è vitale per garantire finalmente una pace giusta e durevole, in pieno accordo con la Carta delle Nazioni Unite e il Diritto internazionale.

    Questi rischi, afferma Klaus Iohannis, sono anche un motivo importante per cui sosteniamo il rafforzamento della resilienza della Repubblica di Moldova, lo Stato più colpito da questa guerra, dopo l’Ucraina. “Rimaniamo inoltre fermamente impegnati accanto all’Ucraina e alla Repubblica di Moldova nel percorso di adesione all’Unione Europea”, ha sottolineato il presidente. Secondo il capo dello Stato, preservare la memoria delle vittime delle guerre e del totalitarismo, così come dei perseguitati per la loro fede, per la ricerca della giustizia e della libertà, è “un dovere e una forma di giustizia”. “Dobbiamo sempre tenere presente che dimenticare il passato porta alla ripetizione degli errori della storia o alla perpetuazione dell’ingiustizia. Questa dimenticanza rappresenta un pericolo sempre maggiore”, ha affermato Klaus Iohannis.

    Allo stesso tempo il presidente ha espresso la sua ammirazione per la cura con cui lo Stato tedesco si preoccupa di un’adeguata conoscenza della storia, soprattutto da parte delle generazioni più giovani. Egli ha affermato che “anche in Romania stiamo facendo seri sforzi perché i giovani studino nelle scuole gli errori del passato e ne siano consapevoli, per non ripeterli”. D’altro canto, Klaus Iohannis ha assicurato la Germania che continuerà a trovare nella Romania un partner profondamente dedicato ai valori europei, “pronto a lavorare per il rafforzamento dell’Unione Europea e affinché questi valori di libertà e democrazia siano tutelati e accettati, sia nel vicinato che a livello globale”.

  • L’integrazione europea, nella Costituzione della Repubblica di Moldova

    L’integrazione europea, nella Costituzione della Repubblica di Moldova

    La Repubblica di Moldova ha adottato l’integrazione nell’Unione Europea come obiettivo strategico, modificando la Costituzione. La decisione, approvata con il referendum del 20 ottobre, è stata pubblicata mercoledì sulla Gazzetta Ufficiale. I magistrati della Corte Costituzionale hanno confermato il 31 ottobre il risultato del referendum, dopo che la Commissione Elettorale Centrale ne aveva deciso la validità, con un’affluenza alle urne poco superiore al 50%. Il referendum è stato organizzato su iniziativa della presidente Maia Sandu, che ha vinto un nuovo mandato dopo le elezioni dello scorso mese.

    Nella nuova formula, la Legge Fondamentale prevede che l’integrazione nell’Unione Europea è un obiettivo strategico dello stato, il percorso europeo è irreversibile e l’identità del popolo della Repubblica di Moldova è europea. La nuova variante della Costituzione prevede inoltre che il romeno è la lingua ufficiale dello stato nella Repubblica di Moldova. Gli analisti sostengono che, anche se le forze filo-Cremlino potrebbero tentare di sabotare l’integrazione europea dello stato confinante, che ora è diventata un obiettivo strategico, è difficile credere che riusciranno a costituire una maggioranza nel tempo rimanente.

    “È chiaro che le forze filo-Cremlino opteranno per una campagna dura. Potremmo avere sabotaggi in vari aspetti legati all’attuazione del quadro dei negoziati con l’Unione Europea attraverso manifestazioni pubbliche, comizi, proteste che possono diventare violente, per dimostrare anche alle autorità di Bruxelles che la Repubblica di Moldova, in realtà, non è così pro-europea e che la modifica della Costituzione non cambia sostanzialmente la situazione del Paese”, spiega l’analista politico Andrei Curăraru.

    Da parte sua, l’ex presidente della Corte Costituzionale di Chişinău, Alexandru Tănase, ritiene che la modifica della Costituzione con i provvedimenti votati al referendum sia una decisione e una disposizione esclusivamente della Corte Costituzionale. “Dato che la Corte Costituzionale, in quanto unica autorità di giurisdizione costituzionale, che ha la competenza di verificare la costituzionalità degli emendamenti alla Costituzione, ha deciso che questa modifica è legale e legittima, non vedo chi fosse leso dal punto di vista del Cremlino o di qualcun altro. Si faranno sempre delle speculazioni, essi cercheranno sempre di compromettere tutto ciò che riguarda il percorso europeo della Repubblica di Moldova, ma ciò non significa che ciò abbia un impatto pratico o possa mettere in discussione il processo di modifica della Costituzione”, ha detto Alexandru Tănase.

    Nel frattempo, Chişinău annuncia una serie di misure e riforme dopo che, affermano le autorità moldave, è stata bersaglio di un’operazione di disinformazione e acquisto di voti alle elezioni presidenziali e al referendum sul percorso europeo dello stato. Lunedì, la presidente Maia Sandu si consulterà con i partiti politici sul tema della riforma della giustizia e della lotta alla corruzione elettorale, dopo che, una settimana fa, il Consiglio Supremo di Sicurezza ha discusso di frode elettorale.