Category: Attualità

  • Piani per la protezione dell’infanzia e la crescita della natalità

    Piani per la protezione dell’infanzia e la crescita della natalità

    Un anno fa, il Governo di Bucarest ha adottato la Strategia nazionale per la protezione dei diritti dell’infanzia, e ora il Parlamento ha adottato la legge che istituisce il 2025 come l’Anno del bambino in Romania. Le autorità annunciano che stanno preparando una serie di misure per sostenere i bambini e promuovere i loro diritti, soprattutto quelli provenienti da ambienti sfavoriti. La legge adottata dal Parlamento all’inizio di questo mese prevede diverse direzioni d’azione, tra cui l’organizzazione di eventi dedicati allo sviluppo sociale, educativo, culturale e civico dei bambini, nonché lo stanziamento di fondi specifici per sostenere queste iniziative e la priorità degli investimenti nelle infrastrutture destinate ai bambini.

    Sebbene esistano una legislazione nazionale specifica, una strategia chiara e un piano d’azione chiamato Garanzia europea per l’infanzia a livello di tutti gli stati membri dell’UE, con l’adozione di questa legge, dicono le autorità, la Romania sta compiendo un ulteriore passo avanti. Opinione condivisa dalla rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la lotta alla violenza contro i bambini, Najat Maalla M’jid, la quale, in una recente visita in Romania, ha apprezzato i significativi progressi compiuti nel campo della protezione e dei diritti dell’infanzia, nonché in materia di contrasto alla violenza sui minori negli ultimi due anni. Inoltre, ritiene che questa iniziativa sia un esempio di buone pratiche e suggerisce che un anno dedicato ai bambini in diversi paesi potrebbe stimolare gli investimenti globali nella protezione dell’infanzia.

    “La Romania ha ottenuto risultati chiave nella protezione e nel benessere dell’infanzia, con molteplici strategie, piani e riforme legislative in questo campo. Credo che la Romania sia in una posizione eccellente non solo per continuare a guidare questi sforzi a livello nazionale, ma anche per diventare un esempio a livello internazionale nella protezione dell’infanzia”, ha dichiarato Najat Maalla M’jid a Bucarest. Tuttavia, la rappresentante dell’ONU ha sottolineato che il paese deve ancora affrontare numerose sfide in questo campo.

    D’altra parte, ad una tavola rotonda svoltasi martedì a Bucarest, è stato affrontato anche il problema dell’aumento della natalità in Romania. I rappresentanti del Governo spiegano che l’infertilità è un tema che va incluso nell’agenda pubblica ed è necessaria una strategia nazionale per aiutare le donne e tutte le coppie che vogliono diventare genitori, per sostenerle attraverso misure fiscali ed economiche, nonché attraverso accesso adeguato a tutti i servizi sanitari.

    Secondo le statistiche ufficiali, l’infertilità colpisce, a livello globale, un sesto della popolazione adulta. In Europa, ad esempio, si stima che circa 25 milioni di coppie si confrontano con problemi di infertilità. Il basso tasso di natalità e l’elevata infertilità hanno effetti che, secondo le autorità, in mancanza di misure immediate, possono portare a fenomeni irreversibili. Ecco perché, promettono i rappresentanti dell’Esecutivo, la natalità è e continuerà ad essere una priorità. La ministra della Famiglia e della Gioventù, Natalia Intotero, ha informato che il programma di fecondazione in vitro è funzionale e sarà ampliato, perché risponde all’allarmante calo della natalità e ai problemi finanziari che affrontano le famiglie in Romania.

  • Campagna antidroga in Romania

    Campagna antidroga in Romania

    Accettate i vostri sentimenti, superate le vostre paure e canalizzate le vostre energie in modo costruttivo! Esistono tante alternative salutari per rimanere energici e “cool”, ma con la testa sulle spalle e i piedi per terra, permanentemente connessi ai vostri obiettivi e alla realtà! Questa, in sintesi, l’esortazione dell’Agenzia Nazionale Antidroga, che ha avviato la campagna ʺGroundʺ in diversi licei di Bucarest, con l’obiettivo di offrire ai giovani modalità sicure per gestire le proprie emozioni tipiche dell’adolescenza.

    Il messaggio della campagna è forte: non sono necessari artifici o compromessi per diventare un modello per la generazione a cui appartieni o per raggiungere il tuo potenziale. È fondamentale accettare le proprie imperfezioni, rispettare i propri principi e, quando ci si perde, chiedere aiuto. Questo messaggio viene inviato direttamente ai giovani, attraverso incontri e laboratori nelle loro scuole, ma anche attraverso un giornale rivolto alla generazione Ground, attraverso il sito web e le pagine social dedicate a questa campagna.

    Secondo Ramona Dabija, direttrice dell’Agenzia Nazionale Antidroga, oltre ai rischi derivanti dal consumo di droga, ai giovani vengono ricordate, in cambio, le numerose scelte salutari a loro disposizione. Mentre a coloro che hanno già ceduto alla tentazione di consumare sostanze proibite viene rafforzato il fatto che, quando si sentono sopraffatti o si trovano in situazioni rischiose, possono beneficiare di consulenza, in modo confidenziale e gratuito.

    Per dare più peso alla campagna ʺGroundʺ, gli studenti delle scuole superiori hanno potuto interagire e imparare dall’esperienza di successo di alcuni atleti romeni con risultati di carriera eccezionali, modelli di disciplina, ambizione e stile di vita sano. Tra le star che hanno aderito alla campagna ci sono Larisa Iordache – 16 volte medaglia d’oro ai Campionati Europei di ginnastica, Ana Maria Brânză – pluripremiata ai Giochi Olimpici, tre volte campionessa del mondo e sette volte campionessa europea di scherma, Ancuța Bodnar – medaglia d’oro olimpica a Tokyo 2020 e Parigi 2024 nel canottaggio, i calciatori Florin Gardoş e Ionel Danciulescu o il giocatore di basket Virgil Stănescu.  Anche il nuotatore David Popovici, campione dell’anno e idolo della sua generazione, ha scelto di impegnarsi attraverso un’intervista pubblicata sul quotidiano “Ground” o sul sito della campagna.

    È impossibile misurare la reale dimensione del consumo di droga in Romania. Ma anche se le statistiche non possono riflettere con precisione la realtà, una cosa è certa: negli ultimi anni la situazione è peggiorata, tanto da spingere gli specialisti del settore e i fattori decisionali politici a lanciare l’allarme e cercare di trovare soluzioni per contrastare il fenomeno. Il 24 novembre, parallelamente al primo turno delle elezioni presidenziali, a Bucarest si svolgerà anche un referendum locale. Una delle tre domande rivolte ai cittadini riguarderà il coinvolgimento dei comuni nella prevenzione del consumo di droga nelle scuole e nei licei della Capitale.

  • I festival culturali dell’autunno

    I festival culturali dell’autunno

    Il teatro e i documentari dominano, in questo periodo, l’attualità culturale romena. A Bucarest prosegue il Festival Nazionale del Teatro (FNT), evento culturale giunto alla 34/a edizione e il cui tema quest’anno è “Le drammaturgie del possibile”. Fino al 28 ottobre gli amanti del teatro hanno la possibilità di assistere a spettacoli la cui selezione nel festival è intesa a esprimere “possibilità”, come dicono gli organizzatori.

    Nella selezione ufficiale dell’edizione sono presenti oltre 30 spettacoli, provenienti da Bucarest e dal Paese. Tra questi: “L’antologia della scomparsa” – con al sceneggiatura e la regia di Radu Afrim; “La dodicesima notte” di William Shakespeare, con la regia di Andrei Şerban; “Hedda Gabler” di Henrik Ibsen, la cui regia è firmata da Thomas Ostermeier. All’edizione di quest’anno partecipano anche spettacoli dall’estero, da Paesi quali Germania, Irlanda, Polonia e Belgio. L’evento è prodotto dall’Associazione UNITER – l’Unione Teatrale di Romania. Il FNT è un progetto culturale finanziato dal Ministero della Cultura.

    Domenica sera è iniziato a Sibiu il Festival Internazionale del Film Documentario Astra. Gli oltre 100 documentari inseriti nel programma dell’edizione saranno presentati nel corso di tutta la settimana, fino al 27 ottobre. Le proiezioni si svolgono in diversi spazi della città: cinema, sale di spettacolo e il New Cinema Dome, lo spazio allestito nella Piazza Grande di Sibiu, che offre agli spettatori, con l’aiuto delle tecnologie moderne, un’esperienza visiva speciale, in cui possono entrare a far parte del mondo artistico che sono invitati a osservare.

    I premi del Festival verranno assegnati da giurie composte da professionisti di spicco del cinema documentario, in quattro concorsi: “Europa centrale e orientale”, “Romania”, “Voci emergenti del cinema documentario” e “Concorso per studenti”. Anche quest’anno i giovani cineasti europei godono di opportunità uniche al Festival. Otto progetti di registi e produttori europei beneficeranno di sessioni di tutoraggio da parte di professionisti riconosciuti dell’industria cinematografica.

    Anche gli studenti beneficeranno di un programma speciale, DocStudent Hub, in cui parteciperanno a workshop, masterclass e attività pratiche nel campo dell’arte, della produzione e della distribuzione di film documentari. Vi parteciperanno studenti e professori di prestigiose università di Praga, Zagabria, Vilnius, Bratislava, Zlin, Cluj-Napoca e Bucarest – hanno annunciato gli organizzatori.

    Il Festival Internazionale del Film Documentario Astra Film di Sibiu, lanciato nel 1993 come progetto innovativo, è uno dei festival di cinema non-fiction più importanti d’Europa, inserito dalla European Film Academy nell’elenco degli aventi diritto a fare nomination dirette agli European Film Awards.

  • Candidati alle elezioni politiche in Romania

    Candidati alle elezioni politiche in Romania

    21 partiti e formazioni politiche hanno presentato le liste di candidati per le elezioni politiche dalle quali risulterà il futuro Parlamento di Bucarest. Il 17 ottobre è stato l’ultimo giorno in cui sono state accettate le registrazioni. La competizione più agguerrita è per i seggi di senatori e deputati nella Capitale, dove nelle liste figurano nomi di politici noti. La lista dei socialdemocratici al Senato viene aperta dal medico Adrian Streinu-Cercel, mentre alla Camera dei Deputati dal ​​capo della Cancelleria del primo ministro, Mihai Ghigiu.

    I liberali aprono le liste a Bucarest con l’ex ministro dell’Istruzione, Sorin Câmpeanu, al Senato, e con il ministro dell’Energia, Sebastian Burduja, alla Camera. L’Unione Salvate Romania vede in prima posizione al Senato la sindaca uscente del Rione 1 della Capitale, Clotilde Armand, e l’ex ministro dell’Economia, Claudiu Năsui, alla Camera dei Deputati. Per Forza della Destra, l’ex primo ministro Ludovic Orban apre la lista per la Camera dei Deputati, mentre il presidente del Partito del Movimento Popolare, Eugen Tomac, è il primo in gara per il Senato.

    Anche l’ex ministro dello Sport, Eduard Novak, si candida nella Capitale per l’Unione Democratica Magiari di Romania. L’Alleanza per l’Unione dei Romeni si presenta con il coordinatore del Dipartimento Analisi Economiche della Fondazione Universitaria del Mar Nero, Petrişor Peiu, in prima posizione al Senato, mentre il leader del partito, George Simion, e l’imprenditore Gigi Becali aprono la lista per la Camera dei Deputati.

    L’ex capo della Guardia Ambientale, Octavian Berceanu, apre la lista del partito REPER al Senato, mentre il parlamentare Cătălin Teniță è il primo alla Camera dei Deputati. L’ex giornalista Sanda Nicola è capolista del Partito Romania in Azione, che sostiene l’ex vicesegretario della NATO, Mircea Geoană, nella competizione presidenziale.

    Per quanto riguarda i seggi parlamentari per la diaspora, sono in lizza 18 partiti e due indipendenti. I liberali avranno candidati solo al Senato e Forza della Destra solo alla Camera dei Deputati, dopo che la giustizia ha respinto alcune candidature in seguito alle contestazioni.

    L’ordine nelle schede elettorali per i romeni all’estero, deciso dall’Ufficio Elettorale Centrale, vede ai primi posti i candidati di USR, Forza della Destra e UDMR. Per quanto riguarda il voto per corrispondenza, l’Autorità Elettorale Permanente ha riferito che 6.839 romeni all’estero hanno optato per questa modalità, la maggior parte provenienti da Gran Bretagna, Germania e Svizzera.

    Le elezioni politiche si terranno quest’anno il 1° dicembre, Festa Nazionale della Romania, e saranno affiancate dalle due tornate presidenziali, rispettivamente il 24 novembre e l’8 dicembre. All’estero, il voto per le elezioni politiche si svolgerà nell’arco di due giorni, rispettivamente il 30 novembre e il 1° dicembre.

  • Nuova crescita del salario minimo

    Nuova crescita del salario minimo

    La Romania si allinea così ai requisiti relativi al salario minimo europeo. In un post su Internet, il primo ministro Marcel Ciolacu afferma che il paese raggiunge un livello pari al 47% del salario minimo a livello europeo e rispetta la direttiva comunitaria secondo la quale questo valore deve essere compreso tra il 47 e il 52%. Il presidente del Blocco Nazionale Sindacale, Dumitru Costin, si è detto solo parzialmente soddisfatto dell’aumento.

    “Questo incremento non basta, è un passo avanti. Recentemente il Senato ha votato un emendamento al disegno di legge approvato dal Governo, che prevedeva un minimo di 50 e un massimo di 52, una spiaggia negoziale per Governo, datori di lavoro, sindacati. L’ambiente imprenditoriale ha avuto il sostegno politico proprio dalla coalizione di governo, perché nel corso del dibattito ci siamo resi conto che il minimo 50 – massimo 52 è passato a minimo 47. Comunque, nei giorni prossimi seguono i dibattiti e il voto finale sulla legge alla Camera dei Deputati”, ha detto Dumitru Costin.

    Il leader sindacale ritiene che questo incremento del salario minimo porterà ad altri aumenti degli stipendi in alcune aziende o istituzioni perché bisognerà fare una differenziazione in base alla responsabilità, alla complessità del lavoro in questione e all’anzianità di servizio. A suo avviso, circa un milione di persone beneficeranno di questo aumento. Dumitru Costin ritiene che l’ambiente imprenditoriale possa supportare il nuovo valore.

    Invece, il segretario generale del Consiglio nazionale delle PMI, Sterică Fudulea, precisa che l’aumento del salario minimo richiede alle aziende di stanziare 350 lei (70 euro) in più per ogni dipendente, il che rappresenta uno sforzo finanziario importante nel caso delle piccole imprese. “Non avrebbe dovuto aumentare perché è già il secondo incremento in sei mesi. Parliamo di un aumento di un altro 12% rispetto a quello di metà anno, pari all’11%. Tuttavia, ho proposto che l’agevolazione di 300 lei rimanga in questo aumento del salario minimo”, ha detto Sterică Fudulea.

    Si tratta di mantenere l’esenzione dal pagamento di tasse e contributi sociali per un importo di 300 lei dal salario minimo lordo, ugualmente concordata dal Governo e dai partner sociali.

  • Romania – prospettive per la ricostruzione dell’Ucraina

    Romania – prospettive per la ricostruzione dell’Ucraina

    Il costo stimato della ripresa postbellica dell’Ucraina ha superato i 486 miliardi di dollari in un decennio e Kiev è alla ricerca di nuove fonti di entrate, sia a livello nazionale che internazionale, per soddisfare queste urgenti necessità. Le stime non coprono le regioni ancora sotto occupazione russa, che non sono state accessibili. Dopo più di due anni e mezzo di guerra, i russi hanno distrutto buona parte delle infrastrutture stradali, scuole, ospedali e molte abitazioni. Alcuni progetti di riabilitazione sono già iniziati e nel paese sono sempre più numerosi gli investitori stranieri, romeni compresi, che mettono sù affari.

    Recentemente si è svolto a Bucarest il Forum per la ricostruzione di questo paese, organizzato dalla Camera di Commercio bilaterale Romania-Ucraina. La Romania può svolgere il ruolo di hub logistico nel processo di ricostruzione dell’Ucraina, ha dichiarato Nasty Vlădoiu, presidente dell’Unione delle Camere di Commercio Romania-Ucraina. Gli esperti presenti alla riunione hanno offerto maggiori spiegazioni sull’argomento, affinché il nostro Paese venga riconosciuto come tale dal Governo di Kiev. Questo aspetto è considerato importante nel futuro partenariato strategico tra Romania e Ucraina, ha spiegato Nasty Vlădoiu.

    “Per la Romania, la ricostruzione dell’Ucraina significa, in effetti, anche una ricostruzione della Romania stessa, di tutta l’area, dell’intera regione del Mar Nero, significa un ripristino di nuovi flussi, di una nuova visione, di nuovi approcci. E allora, sicuramente, io sono convinto del fatto che, alla fine, la Romania svolgerà, insieme ad altri paesi e all’Ucraina, il ruolo di locomotiva della trasformazione di questa visione nella regione del Mar Nero, avrà un ruolo estremamente importante di stabilità e di sviluppo”, ha detto Nasty Vlădoiu.

    Da parte sua, l’ambasciatore dell’Ucraina in Romania, Ihor Prokopchuk, ha auspicato che i soldi per la ricostruzione del suo Paese provengano dagli assets russi congelati, che, solo nell’UE, ammontano a circa 350 miliardi di dollari. I paesi che ora solidarizzano con l’Ucraina saranno i benvenuti nel successivo processo di ricostruzione, ha aggiunto il diplomatico ucraino.

    A fine settembre, l’UE e oltre 30 altri paesi hanno adottato a New York una Dichiarazione congiunta sull’assistenza alla ripresa dell’Ucraina. Gli alleati dell’ex repubblica sovietica ribadiscono gli impegni già assunti per sostenere l’economia e contribuire alla sua ripresa nel dopoguerra, anche attraverso prestiti che saranno rimborsati con i proventi dagli assets russi congelati.

    Le distruzioni provocate dalle guerra avviata dalla Russia a febbraio 2022 hanno colpito in particolare il commercio, l’energia, l’agricoltura, le infrastrutture di trasporto. I danni maggiori sono stati registrati nelle regioni di Donetsk, Kharkiv, Luhansk, Zaporozhye, Kherson e Kiev. I dati indicano che almeno il 10% del patrimonio immobiliare ucraino è stato distrutto o danneggiato, prolungando lo sfollamento degli ucraini dalle loro comunità.

  • Ingerenze della Russia nelle elezioni nella Repubblica di Moldova

    Ingerenze della Russia nelle elezioni nella Repubblica di Moldova

    Quasi tre decenni e mezzo dopo la dichiarazione di indipendenza, per la Repubblica di Moldova si avvicina una domenica elettorale che potrà plasmare in modo decisivo il suo futuro. Il 20 ottobre, i cittadini del piccolo stato confinante a ovest con la Romania, con popolazione a maggioranza romenofona, si recano alle urne per eleggere il loro presidente ed esprimere l’opinione in un referendum sull’inclusione dell’adesione all’Unione Europea nella Costituzione. Ad aver convocato il referendum è proprio la presidente in carica, Maia Sandu, aspirante a un nuovo mandato e grande favorita delle elezioni, politica rispettata a livello internazionale per il coraggio e la determinazione con cui ha fatto incamminare il piccolo stato sul percorso europeo.

    Consapevole del rischio che l’ex vassallo dell’era sovietica lasci definitivamente la sua sfera d’influenza, la Russia sta cercando in tutti i modi – lo dicono i partner occidentali della Moldova – di influenzare l’esito delle elezioni presidenziali e del referendum. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a diverse entità e individui di Russia per aver interferito nelle elezioni nella Repubblica di Moldova, accusando le persone prese di mira di aver orchestrato una campagna per comprare voti e sostenere i candidati pro-Cremlino.

    Lunedì, anche l’Unione Europea ha adottato misure simili. Il Consiglio dell’Unione ha imposto restrizioni contro cinque persone e un’entità responsabili di azioni destabilizzanti a Chisinau. “La Moldova – ha dichiarato in un comunicato il capo della diplomazia UE, Josep Borrell – si sta confrontando con massicci tentativi diretti da parte della Russia di destabilizzare il paese, e con sfide derivanti dalla guerra di aggressione intrapresa dalla Russia contro l’Ucraina”. “Questa è una minaccia diretta a un paese sovrano, alla sua vita democratica, al suo percorso verso l’Unione Europea. L’UE continuerà a fornire tutto il sostegno alle giustificate aspirazioni del popolo moldavo”, ha sottolineato Borrell.

    Tra le persone sanzionate c’è Evghenia Guţul, governatrice dell’unità territoriale autonoma della Gagauzia, ritenuta responsabile di promuovere il separatismo in quella regione, attraverso il quale tenta di rovesciare l’ordine costituzionale e minaccia la sovranità e l’indipendenza della Repubblica di Moldova. Altre tre alte cariche della Gagauzia figurano nell’elenco delle persone sanzionate. Sanzionate anche un’associazione non governativa con sede in Russia, il cui obiettivo è promuovere gli interessi di Mosca all’estero, e la sua direttrice. Le persone nei confronti delle quali sono state decise le sanzioni, saranno soggette al congelamento dei loro assets nell’UE e al divieto di ricevere fondi o risorse economiche, direttamente o indirettamente. Il numero delle persone prese di mira dal regime di misure restrittive ha ormai raggiunto 18 – 16 persone e due entità.

    La Romania, attraverso il ministro degli Affari Esteri, Luminiţa Odobescu, ha accolto con favore l’adozione delle nuove sanzioni e ha ricordato l’importanza di proseguire gli sforzi dell’UE per consolidare la resilienza della Repubblica di Moldova, alla luce dell’intensificazione della disinformazione e delle azioni ibride della Russia contro questo stato.

  • Elezioni fondamentali nella Repubblica di Moldova

    Elezioni fondamentali nella Repubblica di Moldova

    Nella Repubblica di Moldova, a maggioranza romenofona, confinante con la Romania, domenica sono previste le elezioni presidenziali e un referendum attraverso il quale l’adesione all’UE potrà essere inserita nella Costituzione. Radio Chişinău riferisce che l’attuale presidente, la filoeuropea Maia Sandu, è la favorita nei sondaggi, ma la Repubblica di Moldova si trova ad affrontare un’ampia campagna di influenza e disinformazione della Russia, volta ad allontanare il Paese dall’Europa.

    Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha recentemente avvertito che Mosca cercherà di manipolare i risultati delle elezioni presidenziali e del referendum, anche attraverso la televisione di propaganda “Russia Today”, che coordinerebbe la sua attività con i servizi segreti russi. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a diverse entità e persone dalla Russia per aver interferito nelle elezioni nella Repubblica di Moldova. Le persone prese di mira sono accusate di aver orchestrato una campagna per comprare voti e sostenere i candidati pro-Cremlino, e pochi giorni fa anche il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione tramite cui sostiene la Repubblica di Moldova nella lotta contro l’ingerenza della Russia nel dirottamento dei processi democratici nazionali, nel contesto in cui sono iniziati i negoziati di adesione all’UE.

    Secondo la stampa, il governo di Chişinău stima che Mosca abbia versato almeno 100 milioni di euro nell’ex repubblica sovietica per influenzare le elezioni e il referendum pro-UE del 20 ottobre. Maia Sandu, ex funzionaria della Banca Mondiale, è stata eletta presidente nel novembre 2020, sull’onda della sua popolarità come riformatrice anti-corruzione con un programma europeista. Lei ha sostenuto uno stile di vita modesto – in netto contrasto con i politici che hanno dominato a lungo la politica in questo Paese. In una recente intervista, la presidente ha affermato che condivide con sua madre un appartamento con due vani, mentre il suo estratto conto patrimoniale del 2023 indicava il suo saldo bancario a 600 dollari. Nel 2021, il partito filo-occidentale di Maia Sandu, PAS, ha ottenuto la maggioranza alle elezioni politiche del Paese, conferendole un potere senza precedenti per attuare riforme e spingere il Paese verso l’Occidente. Ma, tre anni dopo, la Repubblica di Moldova rimane impantanata nell’instabilità economica e politica.

    L’ex repubblica sovietica è precipitata in una crisi energetica quando Gazprom, controllata dal Cremlino, ha tagliato di un terzo le forniture di gas al Paese e ha chiesto più del doppio delle tariffe precedenti per mantenere il flusso, in quella che molti hanno visto come una vendetta politica da parte di Mosca per la posizione filo-occidentale della presidente Maia Sandu. Successivamente, la guerra della Russia contro l’Ucraina ha spinto la Repubblica di Moldova in una crisi finanziaria più ampia. Situata a poche ore di macchina da Odessa, la Repubblica di Moldova ha accolto il maggior numero di rifugiati ucraini pro capite, mettendo a dura prova il suo sistema sanitario, i servizi pubblici e le infrastrutture. L’inflazione è aumentata fino al 40%, mentre gli scambi commerciali con Mosca e Kiev sono diminuiti drasticamente.

  • 14 candidati alle elezioni presidenziali in Romania

    14 candidati alle elezioni presidenziali in Romania

    La competizione più avvincente dell’anno elettorale più intenso che la Romania abbia vissuto negli ultimi due decenni, punta alla poltrona presidenziale. Il primo turno delle elezioni per la massima carica si svolgerà il 24 novembre, mentre il round decisivo si terrà due settimane dopo, l’8 dicembre. Esattamente come 5 anni fa, dopo la convalida arrivata dalla Corte Costituzionale, sono rimasti in gara 14 candidati, 10 sostenuti dai partiti politici e 4 indipendenti.

    L’eurodeputata Diana Şoşoacă, capo di S.O.S Romania, rappresentante radicale della corrente sovranista, antioccidentale e filorussa, non ha superato il filtro della CCR. La sua candidatura è stata invalidata con la motivazione che Şoşoacă avrebbe colpito, attraverso dichiarazioni e gesti, i pilastri costituzionali che fanno riferimento all’appartenenza del Paese alle strutture europee ed euro-atlantiche. La decisione ha provocato un’ondata di reazioni nello spazio pubblico, la maggior parte critiche, anche se la suddetta figura politica è considerata tossica, a causa della violenza del linguaggio e delle idee che propaga.

    La corrente sovranista e nazionalista non resta però priva di esponenti, perché tra i candidati c’è il leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni, George Simion.

    Il candidato più importante della sinistra politica è l’attuale primo ministro e capo del Partito Socialdemocratico (PSD), Marcel Ciolacu. I sondaggi lo indicano con grandi chances di vincere il primo turno. È fiducioso di vincere la battaglia finale, anche se l’esperienza degli ultimi vent’anni ha dimostrato che, nella fase decisiva, è stato eletto il candidato della destra. D’altra parte, quest’anno, sulla “corsia” destra, le cose sono complicate.

    L’aspirante proposto dal Partito Nazionale Liberale, il principale partito di destra, è il suo leader poco carismatico, l’ex primo ministro Nicolae Ciucă. È indietro rispetto al partito in termini di intenzioni di voto e il suo ingresso al secondo turno è incerto. Il PNL e il suo candidato “rimborsano”, secondo i sondaggi, il matrimonio governativo con il PSD. Il loro attuale tentativo di prendere politicamente le distanze dai socialdemocratici, senza lasciare il governo, non sembra credibile.

    Sulla “corsia” destra c’è anche la presidente dell’Unione Salvate Romania, Elena Lasconi, sindaca di una piccola città del sud. È convinta che passerà al secondo turno e si pronuncia per la riunificazione della destra.

    L’indipendente Mircea Geoană, fino a poco tempo fa vicesegretario generale della NATO, è tra i primi cinque candidati con possibilità di accedere alla fase decisiva. Geoană dice di aver imparato dagli errori del passato, alludendo a come, da leader del PSD, ha perso drammaticamente la corsa presidenziale nel 2009, parla della necessità di cambiamento e pretende di essere il candidato più competente in settori che l’attuale contesto geostrategico rende ancora più rilevanti.

     

    Nella lista dei candidati figurano, tra gli altri, anche l’ex ministro della Giustizia e degli Esteri, l’indipendente Cristian Diaconescu, come pure l’ex primo ministro e leader liberale Ludovic Orban. Il secondo turno delle presidenziali conclude la maratona elettorale di quest’anno, iniziata a giugno con le amministrative e le europee. Le elezioni per il Parlamento nazionale si terranno il 1 dicembre, Festa Nazionale della Romania.

  • La Romania e la sicurezza regionale

    La Romania e la sicurezza regionale

    Il consolidamento della cooperazione nel campo della sicurezza regionale, con particolare attenzione alla missione EUFOR Althea, nella quale la Romania ha assunto un ruolo significativo, è stato inserito all’ordine del giorno dei colloqui svolti ieri a Sarajevo dal ministro della Difesa romeno, Angel Tîlvăr, con il suo omologo della Bosnia ed Erzegovina, Zukan Helez. Alla luce delle sfide alla sicurezza sempre più complesse nella regione dei Balcani occidentali, il ministro Tîlvăr ha ribadito il fermo impegno di Bucarest a contribuire attivamente agli sforzi per il mantenimento della pace e della stabilità nella regione.

    “La Romania è sempre stata un fermo sostenitore della sicurezza nei Balcani occidentali e del percorso europeo della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, e la missione EUFOR Althea, alla quale attualmente contribuiamo con il contingente più importante, rappresenta un pilastro centrale negli sforzi internazionale a questo livello. Siamo orgogliosi del nostro costante contributo e siamo pronti ad assumere il comando dell’EUFOR nel 2025, un impegno che riflette la nostra determinazione in questa direzione”, ha dichiarato Angel Tîlvăr.

    L’accordo bilaterale di cooperazione in materia di difesa, firmato a giugno 2024, è stato un altro tema importante discusso dai due ministri. Il documento stabilisce il quadro per l’approfondimento della collaborazione militare tra i due stati, compresi gli aspetti di addestramento congiunto, scambio di esperienze e supporto logistico. Allo stesso tempo, Angel Tîlvăr ha inviato un messaggio di solidarietà alle popolazioni colpite dalle recenti inondazioni in Bosnia ed Erzegovina e ha informato che gli aiuti inviati dal Governo della Romania a questo paese, a titolo di sostegno umanitario, saranno seguiti da altri.

    In precedenza, il ministro Angel Tîlvăr si è recato in Kosovo, dove ha incontrato la squadra di comando NATO per il mantenimento della pace – KFOR, alla quale la Romania fornisce un importante contributo con militari in missione in questo teatro operativo. L’Alleanza Nord Atlantica svolge l’operazione multinazionale di mantenimento della pace KFOR dal 1999, quando è stata decisa la presenza internazionale di sicurezza in Kosovo.

    “Come membro della NATO e dell’Unione Europea, la Romania è pronta ad onorare i suoi obblighi e ad appoggiare gli sforzi alleati per mantenere la sicurezza e promuovere la pace nella regione dei Balcani occidentali”, ha sottolineato il ministro romeno. Angel Tîlvar ha incontrato anche i militari romeni schierati nelle basi Camp Film City e Camp Novo Selo a Pristina. Il ministro ha sottolineato l’eccellente cooperazione tra le forze romene e quelle degli alleati nell’operazione KFOR. “La lezione appresa dalla Romania negli ultimi tre decenni in cui ha contribuito alle missioni e alle operazioni volte a imporre e a mantenere la pace, è che la sicurezza si ottiene contrastando le sfide laddove si manifestano, per non permettere all’instabilità di arrivare a casa”, ha concluso il ministro Angel Tîlvar.

  • Radar Sentinel per la Romania

    Radar Sentinel per la Romania

    Il Dipartimento di Stato americano ha approvato la vendita di radar di ottimo livello di sorveglianza aerea alla Romania. Sentinel è un sistema all’avanguardia e aumenterà significativamente la capacità di deterrenza e difesa da potenziali minacce. Il programma di acquisizione comprende fino a quattro radar, compreso supporto logistico, servizi di formazione, apparecchiature di comunicazione, assistenza tecnica e servizi di trasporto, per equipaggiare i battaglioni di difesa aerea da terra delle Forze Terrestri Romene. I radar contribuiranno a migliorare la sorveglianza dello spazio aereo, in particolare contro le più recenti minacce degli aeromobili a pilotaggio remoto.

    Sentinel è un radar tridimensionale: può misurare la distanza, la direzione e l’elevazione di oggetti aerei con e senza pilota, dati che trasmette automaticamente ai sistemi di comando e controllo della difesa aerea da terra. Questo sistema supporta più interfacce di comando e controllo, fornendo dati consistenti di sorveglianza aerea. Può rilevare, identificare e tracciare gli aeromobili a pilotaggio remoto (UAV), missili da crociera e velivoli ad ala fissa e rotante. Costruito per la prima volta nel 1995, il radar Sentinel viene utilizzato nelle unità di difesa aerea nelle aree avanzate dell’esercito americano. Montato su piattaforma trainata, può essere posizionato a distanza dal resto dell’unità.

    Con un valore totale iniziale di circa 90 milioni di dollari, i primi due sistemi saranno finanziati principalmente attraverso sovvenzioni del fondo Foreign Military Financing del Dipartimento di Stato americano. “L’acquisizione da parte della Romania del sistema radar Sentinel evidenzia il partenariato a lungo termine tra i due paesi nel campo della sicurezza. Questi sistemi radar aumenteranno considerevolmente il grado di allerta precoce per potenziali minacce alle città e alle infrastrutture critiche in Romania e proteggeranno meglio il territorio e i cittadini della Romania. L’acquisizione di Sentinel migliora la sicurezza della Romania, nostro alleato NATO e forza importante per la stabilità politica ed economica in Europa”, ha dichiarato l’ambasciatrice americana a Bucarest, Kathleen Kavalec.

    Da parte sua, il ministro della Difesa romeno, Angel Tîlvăr, ha sottolineato che l’equipaggiamento militare all’avanguardia, acquistato grazie alla collaborazione con gli Stati Uniti, ha cambiato in modo essenziale il profilo dell’Esercito della Romania a livello di capacità di azione nella regione del Mar Nero e ha rafforzato l’interoperabilità con gli eserciti alleati e partner. Radar all’avanguardia completeranno le capacità di difesa aerea del Paese, soprattutto in termini di rilevamento precoce di aeromobili a pilotaggio remoto, che funzionano a basse velocità e hanno un’impronta radar ridotta, minacce che si manifestano in prossimità dei confini nazionali, alla luce della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, ha aggiunto il ministro della Difesa.

  • Vertice sul patrimonio culturale europeo

    Vertice sul patrimonio culturale europeo

    La Romania è presente in prima linea nel patrimonio europeo e universale attraverso la ricchezza della diversità culturale e attraverso la passione e la professionalità di numerosi specialisti, ha affermato il presidente Klaus Iohannis nel messaggio al Summit Europeo sul Patrimonio Culturale, svoltosi a Bucarest dal 6 all’8 ottobre. Organizzato da Europa Nostra, la più grande federazione di ong professionali del continente, il vertice è l’evento più importante dedicato alla preservazione del patrimonio culturale europeo. Specialisti del settore hanno discusso delle priorità di politiche pubbliche a livello europeo, nonché nei rapporti con le autorità romene.

    Secondo il capo dello stato, l’evento ospitato da Bucarest si è svolto in un contesto segnato da una serie di crisi con un grave impatto globale sulla pace, sulla sicurezza e sullo sviluppo delle comunità e dell’umanità nel suo insieme. Klaus Iohannis ha sottolineato che, in un periodo così complicato, i monumenti, i musei, le case commemorative, le tradizioni e i loro custodi diventano ancora più importanti da mantenere come punti di riferimento culturali dei valori fondamentali.

    “L’Europa che abbiamo ereditato è una costruzione e uno spazio di memoria. L’Unione in cui ci troviamo oggi, con la prosperità e la sicurezza che ci aspettiamo da essa, si basa sempre più fortemente sull’educazione, sull’interculturalità e sulla valorizzazione della diversità”, ha sottolineato il capo dello stato. Iohannis ha inoltre affermato che il patrimonio culturale è diventato una risorsa insostituibile di prosperità e di sviluppo durevole e che, per il futuro dell’Europa, la cultura è fondamentale perché alimenta la libertà e la democrazia.

    Lunedì sera, i vincitori di quest’anno dei Premi Europa Nostra, il più alto riconoscimento per il patrimonio in Europa, sono stati celebrati in un evento di alto livello ospitato dall’iconico edificio dell’Ateneo Romeno a Bucarest. Cinque premiati sono stati selezionati tra i 26 vincitori di quest’anno, provenienti da 18 paesi europei, sulla base della raccomandazione di una giuria indipendente di esperti: la Miniera storica di Ignacy in Polonia, la Chiesa Sassone Alma Vii in Romania, il sistema di edifici agricoli tradizionali in Irlanda, la riabilitazione dei cittadini della Torre di Tsiskarauli in Georgia e la Società degli Amici delle Antichità a Dubrovnik, in Croazia.

    Il progetto dalla Romania è stato premiato nella categoria Conservazione e Riutilizzo Adattivo. Questo progetto ha restaurato un punto di riferimento culturale che rappresenta secoli di storia e artigianato nella pittoresca località Alma Vii in Transilvania. Il restauro ha preservato l’integrità architettonica e storica della chiesa e, allo stesso tempo, ha rafforzato la comunità locale e promosso lo sviluppo del turismo sostenibile.

  • Un anno dagli attacchi del 7 ottobre

    Un anno dagli attacchi del 7 ottobre

    Israele commemora un anno dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, il più sanguinoso nella storia del Paese e che ha innescato la guerra in corso nella Striscia di Gaza. Allora, nel giorno di una festa religiosa ebraica, commandos del movimento islamico palestinese Hamas, sono penetrati nel sud di Israele, utilizzando esplosivi e bulldozer per oltrepassare la barriera che circonda il territorio palestinese, uccidendo alla cieca persone nei kibbutz, nelle basi militari e nel luogo dove si svolgeva un festival musicale. Gli attacchi a sorpresa non erano diretti contro un esercito, come in una guerra convenzionale. I militanti di Hamas hanno sfogato la loro rabbia sui civili. In quel fatidico giorno, centinaia di persone innocenti sono morte massacrate nelle loro case, per strada o nelle automobili.

    I terroristi non hanno tenuto conto e hanno sparato a tutto ciò che si muoveva intorno a loro. Quasi 1.200 israeliani sono stati uccisi in un solo giorno. La brutalità mostrata da Hamas non ha precedenti. Era solo l’inizio del disastro. Migliaia di razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza in un breve periodo di tempo e il famoso scudo antiaereo “Iron Dome” non è riuscito a far fronte alla cadenza degli attacchi. Città come Ashkelon, Ashdod o Tel Aviv hanno subito l’impatto degli obici. Di conseguenza, l’esercito israeliano ha lanciato un intervento violento per eliminare il pericolo. Sebbene sia riuscito a fermare l’incursione di Hamas, l’esercito non è riuscito a salvare in tempo i 251 civili presi in ostaggio.

    Successivamente, l’esercito israeliano ha lanciato una forte offensiva contro il territorio palestinese, con l’obiettivo di distruggere Hamas, al potere dal 2007, organizzazione designata come gruppo terroristico dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. È ancora inspiegabile la paralisi della capacità dell’esercito israeliano di rispondere all’aggressione, il 7 ottobre 2023, per più di otto ore. L’operazione è stata preparata segretamente per due anni e i servizi segreti israeliani affermano di non essere stati a conoscenza dell’esistenza di un simile piano. Per ritorsione, Israele ha promesso di annientare l’organizzazione Hamas. Dall’inizio della guerra ad oggi centinaia di soldati israeliani hanno perso la vita. L’obiettivo di Israele di distruggere Hamas ha avuto un impatto enorme sui civili e sulle infrastrutture dell’enclave palestinese, una delle aree più densamente popolate del mondo.

    Questa guerra ancora in corso ha ucciso più di 41.000 persone, per lo più civili, secondo Hamas, e ha generato una grave crisi umanitaria. L’espansione delle colonie israeliane nei territori palestinesi, l’isolamento della popolazione araba in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza tramite la costruzione dei muri di separazione, l’esclusione sociale fortemente accentuata nella società israeliana nei confronti dei palestinesi, la segregazione etnica nelle istituzioni governative e la mancanza di pari opportunità hanno alimentato il conflitto interetnico. La portata dell’attacco del 7 ottobre 2023 sta alimentando le divisioni e l’odio in tutto il mondo: manifestazioni virulente, polarizzazione estrema ed un’esplosione di atti antisemiti, al punto che funzionari europei e americani hanno recentemente evocato all’ONU “uno tsunami di antisemitismo” avvenuto nell’ultimo anno.

  • Summit RePatriot a Bucarest

    Summit RePatriot a Bucarest

    I rappresentanti delle autorità hanno sottolineato, durante il vertice dedicato ai romeni all’estero, svoltosi giovedì a Bucarest, l’importanza dei connazionali che vivono e lavorano in altri Paesi, esortandoli a tornare in patria. “Lo sviluppo della Romania dipende dagli investimenti e dall’iniziativa, e il nostro Paese ha bisogno di persone con un atteggiamento occidentale nei confronti del lavoro” – ha affermato il primo ministro Marcel Ciolacu, presente al Summit RePatriot. Il capo dell’Esecutivo ha precisato che solo tra il 2008 e il 2022 sono emigrati più di 3 milioni di romeni, sottolineando che l’anno scorso è stata la prima volta che 190.000 romeni sono tornati nel Paese. Egli ha anche espresso la fiducia che quest’anno torneranno ancora più romeni. Secondo lui ora hanno una grande chance, dato che la Romania è uno dei paesi più sicuri d’Europa.

    In questo contesto il primo ministro ha menzionato anche i progetti volti allo sviluppo uniforme della Romania. Egli ha fatto riferimento agli investimenti nelle infrastrutture stradali, nella sanità, nell’istruzione, nonché alla riforma fiscale e ha sottolineato che il termine per l’attuazione di questi investimenti è breve, di un massimo di 2 anni, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Presente al vertice, il presidente del Senato, Nicolae Ciucă, ha dichiarato di desiderare vivamente il ritorno in patria dei romeni all’estero, menzionando che il coinvolgimento dello stato nel facilitare il loro ritorno nel Paese è “assolutamente necessario e importante”. Lo stato – ha sottolineato egli – deve assicurare credibilità e garantire prevedibilità. E ha sottolineato che i romeni all’estero devono scegliere se continuare a lavorare all’estero o tornare in patria. Durante l’evento di Bucarest sono stati premiati simbolicamente 100 romeni che vivono all’estero che si sono distinti in campi come l’imprenditoria, il management, la salute, l’arte, la scienza o lo sport.

    Nella categoria dei servizi pubblici e legali tra i premiati c’è anche Alexandra Chiribeş, esperta di diritto europeo, la quale ha affermato che i romeni in Germania cominciano a tornare in patria: “Almeno dalla Germania, dal land del Nord Rhein-Westfalen, solo quest’anno ho ricevuto 464 fascicoli di famiglie che tornano in patria”.

    Da parte sua, Ştefan Grigore de Fay, console onorario della Romania a Nizza, ha sottolineato i principi secondo i quali si è guidato nella vita, anche dopo aver lasciato il Paese: “Sono cresciuto da bambino tra due slogan: non dimenticare la tua lingua e cultura e il dovere verso il paese che ti hanno dato. Questo è il primo, imparato dai genitori. Il secondo è di un grande scrittore inglese: Non sapevano che non si poteva fare e allora l’hanno fatto.”

    Va anche menzionato che al Senato di Bucarest, come primo organo consultato, è in discussione un progetto di legge per i romeni che tornano in patria. Secondo il documento, i romeni all’estero che sceglieranno di ritornare nel paese e di contribuire allo sviluppo dell’ambiente imprenditoriale beneficeranno di diverse agevolazioni finanziarie attraverso i programmi statali.

  • Disoccupazione, foto del momento in Romania

    Disoccupazione, foto del momento in Romania

    Il numero delle persone di età compresa tra 15 e 74 anni senza lavoro è stato stimato in 452.300, in aumento anche rispetto ad agosto 2023. Per gli adulti, cioè quelli nella fascia di età 25-74 anni, il tasso di disoccupazione è stato stimato al 4,4% ad agosto. Anche se questo indicatore rappresenta più di tre quarti del numero totale dei disoccupati, la Romania non si trova ancora in una situazione urgente come quelle attraversate alcuni anni fa, sottolinea l’analista economico Aurelian Dochia, ritenendo, però, che si tratta di un avvertimento, perché i dati annunciano un rallentamento dell’attività economica.

    “Anche se tutti si aspettano che l’abbassamento dei tassi di interesse, avviato da qualche tempo dalla Banca Centrale, porti ad una ripresa dell’attività economica, ci sono molti fattori, direi soprattutto di carattere esterno, ciò che accade nelle economie europee, innanzitutto, ciò che accade nel mondo, le tensioni geopolitiche e le guerre, che hanno un impatto fortissimo sull’economia. Penso che tutte queste cose possano causare preoccupazione per l’economia. Vediamo che già in Romania ci sono varie aziende e compagnie straniere o nazionali che annunciano di rinunciare ai loro piani di investimento o di rinviarli, il che conferma questa tendenza dell’economia a rallentare e questa preoccupazione per la prospettiva di fine anno e del 2025”, ha precisato Aurelian Dochia.

    Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, ad agosto ha raggiunto il 23,2%, quasi il 2% in più rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. L’analista economico ha evidenziato che una delle cause è il fatto che molti giovani si concedono un periodo di inattività, in cui valutare le proprie prospettive, che tipo di lavoro dovrebbero intraprendere e quali attività sono compatibili con i loro talenti.

    “È qualcosa che riguarda, purtroppo, anche la qualità della formazione professionale dei giovani. Non sempre c’è adeguatezza della struttura formativa professionale dei giovani con quanto richiesto dal mercato del lavoro, e allora sono molti i giovani che terminano un percorso formativo e, di fatto, non trovano lavoro per la rispettiva formazione. Anche qui occorre impegnarsi e migliorare la situazione, sia a livello del sistema educativo, ma anche dell’orientamento dei giovani, perché bisogna aiutarli ad orientarsi verso i mestieri e le professioni che il mercato richiede”, aggiunge Aurelian Dochia.

    I dati sulla disoccupazione registrati in Romania sono sensibilmente influenzati anche dall’elevato numero di romeni che scelgono di lavorare all’estero. Il vuoto da loro creato sul mercato del lavoro viene colmato da stranieri, soprattutto da paesi extracomunitari, come Nepal, Turchia, Repubblica di Moldova, Sri Lanka e India. Secondo uno studio condotto dalla Fondazione per lo Sviluppo della Società Civile, nel 2023 oltre 200.000 stranieri lavoravano in Romania. Circa l’80% svolgeva lavori non qualificati nell’edilizia, nei servizi, nel settore alberghiero-ristorazione e nel commercio al dettaglio.