Category: Attualità

  • Aerei F-35 per l’Esercito romeno

    Aerei F-35 per l’Esercito romeno

    In conformità con la strategia militare del Paese e le decisioni del Consiglio Supremo di Difesa sul graduale rafforzamento della capacità di difesa aerea, il Parlamento di Bucarest ha approvato con la procedura d’urgenza il disegno di legge riguardante l’acquisto da parte della Romania di 32 aerei F-35 degli Stati Uniti. Il Governo aveva inviato il documento al Parlamento la settimana scorsa. Martedì è stato approvato dalla Camera dei Deputati e il giorno dopo ha ricevuto anche il via libera del Senato, con ruolo decisionale.

    Si tratta dell’acquisto più costoso nella storia dell’Esercito romeno: 6,5 miliardi di dollari, un acquisto che comprende pezzi e motori di ricambio, supporto logistico, servizi di addestramento per piloti e personale, simulatori di volo, nonché munizione aria-aria e aria-terra. Il denaro necessario a questo investimento verrà fornito dal bilancio statale o attraverso prestiti o garanzie sui prestiti offerti dal Governo americano. A causa della complessità della fase di addestramento, i primi aerei F-35 arriveranno in Romania solo nel 2030. F-35 è il multiruolo più performante del momento.

    L’aereo è dotato di tecnologia stealth, scarsamente percettibile dai radar nemici: dalla costruzione – le forme della fusoliera e i materiali utilizzati – e le vernici che hanno la capacità di assobire le onde elettromagnetiche – l’F35 spesso può operare senza essere “visto” dal nemico. Il velivolo dispone inoltre dell’integrazione di sensori all’avanguardia, dei sistemi avanzati di trattamento delle informazioni, essendo la prima piattaforma aerea di quinta generazione in produzione e disponibile per l’acquisto, che dovrebbe diventare l’aereo standard di quinta generazione a livello NATO. In Romania, i 32 F-35 sostituiranno gradualmente gli F-16 di seconda mano acquistati nell’ultimo decennio dal Portogallo e dalla Norvegia. In una seconda fase, Bucarest acquisterà altri 16 aerei F-35, con l’obiettivo finale di costituire 3 squadroni completi di aerei da combattimento.

    Secondo il ministro della Difesa, Angel Tîlvăr, l’equipaggiamento militare di ultima generazione acquisito attraverso la collaborazione con gli Stati Uniti negli ultimi anni, ha cambiato il profilo dell’Esercito romeno a livello di capacità di azione e di interoperabilità con gli eserciti alleati. “I sistemi missilistici Patriot e HIMARS, i veicoli corazzati Piranha V, gli aerei multiruolo F-16, i missili antinave NSM e ora anche gli aerei F-35 di quinta generazione, forniscono alla Romania una posizione strategicamente rafforzata nella regione, dove agiamo come pilastro di stabilità della NATO, e garantiscono forti ancore di interoperabilità con i nostri alleati”, ha affermato il ministro Tîlvăr.

  • La pace, non più una certezza in Europa

    La pace, non più una certezza in Europa

    Tra meno di due settimane, in Romania si terrà il primo turno delle presidenziali, e la campagna elettorale continua a svolgersi in tono minore, con discorsi e attacchi prevedibili tra gli aspiranti alla carica suprema. Analisti e commentatori deplorano la quasi totale assenza dall’agenda dei candidati di questioni importanti, come la guerra nella confinante Ucraina e il modo in cui il Paese si sta preparando a qualsiasi tipo di sfida in materia di sicurezza. I militari non sono in campagna elettorale e temi talmente delicati sono alla loro portata di mano. Non in ultimo, l’istituzione che rappresentano è, a differenza dei partiti politici, nel top della credibilità pubblica.

    Relativamente di recente, il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Gheorghiţă Vlad, ha attirato l’attenzione sul basso numero di riservisti che potrebbero essere chiamati in una situazione di conflitto, nonché su alcune lacune legislative che limitano la capacità di reazione delle forze armate in certe situazioni. Un’apparizione pubblica utile, perché le autorità hanno messo in moto le cose laddove il generale segnalava problemi.

    Martedì, in occasione dell’anniversario dello Stato Maggiore della Difesa, il generale Vlad ha lanciato un serio segnale d’allarme: gli indicatori dell’attuale situazione di sicurezza ci ammoniscono che la pace non è più una certezza sul continente europeo. Il generale ha ricordato che, in dissonanza con le norme del diritto umanitario internazionale, le azioni della Federazione Russa alimentano la progressione negativa delle potenziali minacce e dei rischi per la sicurezza. Stando al generale, nella regione del Mar Nero, area di interesse strategico della NATO, abbiamo una situazione di crisi nel campo della difesa.

    L’Esercito della Romania, ha sottolineato Vlad, ha riconfigurato la sua architettura difensiva. Le procedure sono state adattate, la capacità di reazione delle forze è stata ricalibrata e le strutture destinate al servizio di combattimento permanente, alla polizia aerea e al rafforzamento della vigilanza sono state rafforzate. Allo stesso tempo, sono state migliorate le capacità di conoscere la situazione e le capacità di allerta precoce. La nostra capacità difensiva, le relazioni euro-atlantiche e di Partenariato Strategico con gli Stati Uniti, rimangono i vettori della posizione nazionale di deterrenza e difesa nella regione del Mar Nero, e allo Stato Maggiore della Difesa spetta un ruolo sostanziale nel consolidare questa posizione, ha affermato Vlad.

    A metà settembre, i leader militari della NATO, presenti alla riunione del Comitato Militare dell’Alleanza a Praga, hanno analizzato lo stato di attuazione dei piani di difesa adottati al vertice del 2023. In quell’occasione, il generale Gheorghiță Vlad ha dichiarato che, tenendo in considerazione l’evoluzione della situazione nella guerra intrapresa dalla Russia contro l’Ucraina, diventa sempre più chiara la necessità di una presenza alleata consistente nella regione del Mar Nero e il mantenimento, con priorità, nell’agenda della NATO, della rilevanza del Mar Nero per garantire la stabilità di questa regione. Una deterrenza credibile ed efficace si traduce nella fornitura di forze e mezzi, nella flessibilità dei Battle Groups per organizzarsi velocemente, se necessario, a livello di brigata, ha insistito il capo di Stato Maggiore.

  • Deficit commerciale in crescita

    Deficit commerciale in crescita

    Il deficit della bilancia commerciale registrato dalla Romania nei primi nove mesi del corrente anno è aumentato del 15%, rispetto allo stesso periodo del 2023, fino al valore di circa 23,5 miliardi di euro, secondo i dati pubblicati lunedì dall’Istituto Nazionale di Statistica. Nell’intervallo menzionato, le esportazioni hanno superato i 69 miliardi di euro, diminuendo dell’1,4%. Le importazioni sono arrivate a quasi 93 miliardi, in aumento del 2,3%.

    Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, nei primi nove mesi di quest’anno, quote importanti nella struttura delle esportazioni e delle importazioni sono detenute dai gruppi di prodotti: macchine ed equipaggiamenti di trasporto (quasi il 47% delle esportazioni e oltre il 36% delle importazioni) e altri prodotti manifatturieri. Il valore degli interscambi intra-UE ha superato i 50 miliardi di euro nelle spedizioni e più di 67 miliardi di euro nelle entrate.

    Il valore degli scambi extra-UE ha superato i 19 miliardi di euro in esportazioni e i 25 miliardi di euro in importazioni. Sempre lunedì, la Banca Centrale di Romania ha rivisto al rialzo le previsioni sull’inflazione per la fine dell’anno al 4,9%, dal 4% stimato ad agosto. In sostanza, è tornata alle previsioni del rapporto trimestrale sull’inflazione pubblicato a maggio.

    Il governatore Mugur Isărescu ha sottolineato che la Banca Centrale basa le sue previsioni solo su dati certi e che il modo in cui verrà effettuata la correzione fiscale e di bilancio per ridurre i deficit influenzerà anche l’evoluzione reale dell’inflazione. Il governatore ha dichiarato di aspettarsi ad un programma di correzione macroeconomica coerente con un forte sostegno politico.

    “Ecco cosa stiamo aspettando. Un programma di correzione macroeconomica credibile da parte del nuovo governo, che sia sostenuto politicamente, accettato socialmente ed efficace da un punto di vista macroeconomico, in modo che possiamo connetterci. Possiamo concepire, intendo noi romeni, un programma di aggiustamento graduale, 0,7 all’anno, significativamente inferiore ad una crescita economica, che pensiamo al 2% annuo, che possa essere abbinato all’evitare il calo del tenore di vita, ma non con aumenti del 16% dei redditi lordi o netti o reali, cosa che non si può più fare”, ha detto Mugur Isărescu.

     

    La Banca Centrale prevede che l’inflazione scenderà al di sotto del 3,5% annuo solo nel 2026. Mugur Isărescu ha sottolineato che l’evoluzione dei prezzi è caratterizzata da una serie di rischi e incertezze. Questi riguardano sia la politica fiscale e gli incrementi salariali, sia fattori esterni, come l’evoluzione delle economie europee con le quali la Romania intrattiene la maggior parte delle sue relazioni commerciali, la dinamica del prezzo del petrolio, alla luce delle crescenti tensioni geopolitiche, ma anche il modo in cui si evolveranno i conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente.

    Nel più recente rapporto “World Economic Outlook”, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso all’1,9% le stime relative alla crescita dell’economia romena quest’anno, dal 2,8% previsto ad aprile.

  • Rapporto sull’inflazione

    Rapporto sull’inflazione

    Alla fine della scorsa settimana, il Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale di Romania ha approvato il più recente rapporto sull’inflazione. Secondo le previsioni, i prezzi aumenteranno leggermente fino alla fine dell’anno e l’inflazione resterà elevata. Sullo sfondo della grave siccità di quest’anno e dell’aumento delle quotazioni di alcuni beni che fanno salire i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, nel 2025 il tasso di inflazione subirà una forte oscillazione e rimarrà al di sopra dei valori anticipati – stima la BC. Solo nel 2026, indica il rapporto, l’inflazione riprenderà il suo declino e scenderà al di sotto dell’obiettivo proposto dalla Banca Centrale, del 3,5%.

    Gli specialisti della BC sottolineano che incertezze e rischi notevoli derivano dalla futura condotta della politica fiscale e delle entrate, considerando le misure fiscali e di bilancio che potrebbero essere attuate a partire dal prossimo anno, ma anche dalle condizioni del mercato del lavoro e dalla dinamica salariale nell’economia. Allo stesso tempo, continuano a essere associate significative incertezze all’evoluzione dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, nonché alla traiettoria futura del prezzo del greggio, in un contesto di tensioni e conflitti geopolitici.

    Nel rapporto, la Banca Centrale sottolinea inoltre che, nel secondo trimestre di quest’anno, la crescita economica della Romania ha ripreso a crescere grazie all’aumento dei consumi della popolazione, mentre gli investimenti hanno ridotto la loro dinamica annuale positiva e il deficit della bilancia commerciale si è aggravato. Tuttavia, la dinamica delle esportazioni si è ripresa nel periodo luglio-agosto, sottolineano gli esperti della BC.

     

    Nell’ultima riunione di politica monetaria di quest’anno, la Banca Centrale ha inoltre deciso di mantenere il tasso di interesse di politica monetaria (tasso di riferimento) al 6,5% annuo, nonché il tasso di interesse al quale le banche commerciali possono prendere in prestito dalla BC al 7,5%. Sono rimasti invariati anche gli attuali livelli dei tassi di riserva minima obbligatoria per le passività in lei e in valuta estera degli istituti di credito, cioè gli importi che le banche commerciali sono obbligate a tenere nei conti della Banca Centrale.

    Gli analisti economici ritengono che le incertezze, l’inflazione, il periodo elettorale e gli sviluppi internazionali siano alcuni degli elementi alla base delle decisioni della BC. “Penso che la prudenza sia l’unica a parlare adesso. La Banca Centrale non potrebbe fare diversamente, dato che, da un lato, l’inflazione tende a scendere, almeno in Europa, dall’altro abbiamo ancora l’inflazione più alta nell’Unione Europea, e quindi non avrebbe potuto abbassare il tasso di interesse e neanche aumentarlo, perché anche quest’anno la crescita economica è molto bassa”, ha spiegato l’analista Dragoş Cabat.

    Va anche ricordato che quest’anno la Banca Centrale ha deciso due volte di abbassare il tasso di riferimento, a luglio dal 7% annuo al 6,75% e ad agosto al 6,5%. Il tasso di interesse della politica monetaria è rimasto invariato dal mese di gennaio dello scorso anno.

  • Romania, dai salari alla disoccupazione dei giovani

    Romania, dai salari alla disoccupazione dei giovani

    I dati dell’Ufficio Statistico Europeo rilevano che lo stipendio medio annuo corretto a tempo pieno dei romeni è il quarto più basso dell’Unione Europea. Secondo Eurostat, i dati indicano un aumento annuo di circa 2.500 euro per il 2023. Tuttavia, l’importo totale rimane inferiore alla metà della media del blocco UE. L’anno scorso, lo stipendio medio annuo rettificato per il blocco comunitario era di 37.900 euro, mentre in Romania era di circa 17.700 euro, quindi meno della metà. D’altro canto, sempre i dati pubblicati da Eurostat mostrano che il tasso di disoccupazione nell’eurozona a settembre si è attestato al 6,3%, stabile rispetto al mese precedente, mentre nel caso dell’Unione Europea il tasso di disoccupazione è rimasto al 5,9%.

    Anche in Romania il tasso di disoccupazione a settembre si è attestato al 5,5%, stabile rispetto ad agosto. L’Istituto Nazionale di Statistica della Romania ha annunciato che il tasso di disoccupazione a settembre è stato, a livello nazionale, al 5,5%, simile a quello di agosto, che era leggermente aumentato rispetto al mese precedente. La maggior parte dei disoccupati nel Paese sono adulti di età compresa tra 25 e 74 anni. L’analista finanziario Adrian Codirlașu è del parere che il leggero aumento della disoccupazione dopo la metà dell’anno sia stato determinato da un maggiore rallentamento della crescita.

    Track:”In qualche modo, il tasso di disoccupazione è tornato ai valori dell’anno precedente. Se a metà anno abbiamo notato una diminuzione del tasso di disoccupazione, successivamente, a partire da agosto, è tornato al livello di 5,5, quindi è leggermente aumentato. Lo inserirei nel contesto in cui vediamo che l’economia ha rallentato e questo si riflette nella creazione di meno posti di lavoro. È vero, è cresciuto molto facilmente, quindi in qualche modo direi che si inserisce nel margine di errore, non possiamo ancora dire “sì, si genera disoccupazione”, ma vediamo comunque un leggero aumento del tasso di disoccupazione”.

    Adrian Codirlașu ha aggiunto che il tasso di disoccupazione dipenderà, in futuro, dall’andamento dell’economia, però stima che rimarrà elevato e addirittura aumenterà leggermente, perché non vede un miglioramento significativo nell’economia rispetto a questo anno, ma al contrario. In un contesto di aumento della tassazione è possibile che si generino ancora più licenziamenti nell’economia, ha avvertito l’analista finanziario. L’Istituto Nazionale di Statistica richiama l’attenzione, come al solito, sul livello di disoccupazione tra i giovani di età compresa tra i 15 ei 24 anni, che supera il 23%, ma Adrian Codirlaşu ritiene normale che la cifra sia molto più alta per questa categoria. “I giovani devono imparare, devono andare a scuola per imparare. Staranno molto meglio, in seguito, accumulando quelle conoscenze. C’è poi l’università, che sarebbe l’ideale per il maggior numero possibile di giovani, perché un lavoro basato sull’istruzione porta i redditi più alti”, è del parere l’analista finanziario.

  • Farmers e Politica Agricola Comune

    Farmers e Politica Agricola Comune

    Il ministro dell’Agricoltura, Florin Barbu, e il commissario europeo Janusz Wojciechowski hanno partecipato alla Conferenza Nazionale del Club dei Farmers Romeni, svoltasi a Bucarest. Nei prossimi quattro anni, la Romania beneficerà di 1,5 miliardi di euro per la trasformazione di prodotti, il che la renderà leader nell’Europa sudorientale per materie lavorate, ha sottolineato Florin Barbu. Allo stesso tempo, il ministro romeno ha spiegato che, alla luce della guerra in Ucraina e dei suoi effetti sull’agricoltura europea, ha chiesto nuovamente, nell’ultimo Consiglio Agricoltura e Pesca, l’estensione dell’applicazione del Quadro temporaneo di crisi e transizione nel settore, nonché l’aumento del massimale individuale di aiuto da 280.000 euro a 560.000 euro per impresa.

    Il ministro ha ricordato che è stata approvata un’importante ordinanza per gli operatori del settore agricolo in Romania, che possono prendere prestiti con l’interesse dell’1,95%, e tutto ciò che significa ROBOR e commissioni a carico del Governo e del Ministero dell’Agricoltura. Florin Barbu ha assicurato che resterà in dialogo permanente con tutte le forme associative e ha sottolineato che ha bisogno di un mandato chiaro da parte loro riguardo alla posizione nei confronti della Politica Agricola Comune (PAC).

    Ciò richiede un bilancio separato, e i farmers devono essere sicuri che riceveranno i soldi senza discussioni sullo stato di diritto o altre condizioni non legate alla PAC, ha dichiarato a sua volta il commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski. Questo è l’accordo tra l’UE e i farmers: se adempi ai tuoi obblighi, ricevi i soldi. Se si arriverà al concetto di includere tutti i soldi in un unico budget per tutte le politiche, tale fatto è pericoloso per i farmers, ha spiegato il commissario europeo. Attualmente spendiamo solo lo 0,4% del PIL dell’UE per gli agricoltori e assicurare l’aumento del bilancio della PAC rappresenta una sfida enorme e una questione assolutamente cruciale, ha aggiunto.

    Allo stesso tempo, il commissario ha ammonito che un bilancio unico significa meno soldi per i farmers, a causa dell’inflazione, e che una convergenza esterna sarà politicamente impossibile. Le dichiarazioni fanno seguito ad alcune informazioni apparse nello spazio pubblico, secondo le quali la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, intende riorganizzare completamente la politica di bilancio dell’UE, dando agli stati membri maggiore autonomia nella gestione dei fondi. Tuttavia, il controllo finale sullo stanziamento e sull’utilizzo delle risorse rimarrebbe nelle mani della Commissione Europea.

    Una delle principali novità proposte è la concentrazione di tutti i fondi UE in un unico bilancio nazionale per ciascuno dei 27 stati membri. Il nuovo sistema sarà attuato a partire dal 2028. In questo contesto, il bilancio destinato all’agricoltura potrebbe essere integrato in uno più ampio, insieme alla politica strutturale e di coesione. Gli analisti sottolineano che questo cambiamento potrebbe diminuire la specificità e l’importanza dei fondi per l’agricoltura, una delle principali priorità di bilancio dell’UE, almeno fino ad ora.

  • Investimenti giapponesi in energia e tecnologia

    Investimenti giapponesi in energia e tecnologia

    Importanti aziende giapponesi hanno manifestato in questi giorni a Bucarest il loro interesse ad investire in Romania, nelle infrastrutture di trasporto, nell’energia, nella digitalizzazione e nell’alta tecnologia. Il premier Marcel Ciolacu ha incontrato martedì una delegazione di investitori giapponesi dai settori dell’energia, della ricerca e della tecnologia, dell’industria, delle infrastrutture e del settore bancario, guidata dal viceministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria, Shinji Takeuchi.

    Il Governo precisa in un comunicato che il primo ministro ha espresso apprezzamenti per il livello delle relazioni bilaterali sviluppate sulla base del Partenariato strategico, dei valori comuni promossi dai due stati e delle opportunità economiche offerte dall’attuale contesto internazionale. Marcel Ciolacu ha dichiarato che il ruolo della Romania come fattore di stabilità in Europa e nella regione, così come i suoi vantaggi geostrategici, economici e politici qualificano il paese come una destinazione per gli investitori.

    Il premier ha menzionato anche gli aiuti statali, così come gli investimenti nelle nuove tecnologie, affinché la Romania diventi un polo tecnologico nel centro e nel sud-est dell’Europa. Marcel Ciolacu ha ricordato l’interesse della Romania di sviluppare il porto di Costanza sul Mar Nero, nonchè di appoggiare i progetti di interconnessione regionale.

    Da parte sua, la delegazione economica giapponese ha mostrato il suo interesse a rafforzare il sostegno finanziario alla Romania in progetti delle infrastrutture dei trasporti, dell’energia, della digitalizzazione e dell’alta tecnologia. “Le opportunità di investimento offerte dalla Romania sono particolarmente importanti e offrono nuove prospettive per lo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali”, ha dichiarato il viceministro giapponese.

    In precedenza, durante la prima edizione del Forum dell’Energia Romania-Giappone, svoltosi lunedì e martedì a Bucarest, il Ministero dell’Energia ha firmato un Memorandum d’intesa con la compagnia giapponese Itochu per il progetto della centrale idroelettrica di Tarniţa-Lăpuşteşti, in provincia di Cluj (Romania nord-occidentale). Stando al Ministero, si tratta di un progetto di importanza strategica per l’equilibrio del sistema energetico nazionale.

    L’azienda giapponese parteciperà, precisa il competente ministro, Sebastian Burduja, alla revisione della documentazione tecnica per lo sviluppo della centrale idroelettrica in Romania, ma anche alle fasi seguenti: studio di fattibilità, progettazione tecnica ed esecuzione del progetto. Inoltre, ELCEN (Compania Statale Electrocentrale Bucarest) e Panasonic stanno lavorando a un progetto congiunto riguardante un complesso sistema di pannelli fotovoltaici, stoccaggio di batterie e produzione di idrogeno verde, un passo simbolico in quella che chiamiamo transizione verde del settore energetico, ha dichiarato Sebastian Burduja.

    Inoltre, il programma nucleare civile romeno beneficerà del sostegno del Giappone, ha assicurato il ministro, che ha discusso con gli imprenditori nipponici anche di una possibile collaborazione nella produzione dell’ammoniaca blu. “Attraverso i nostri partenariati, la Romania assume il ruolo di leader regionale nell’energia rinnovabile e nucleare. Abbiamo fatto un passo concreto nella direzione di una Romania più sicura, più competitiva e più sostenibile dal punto di vista energetico”, ha aggiunto Sebastian Burduja.

  • NATO resterà unita

    NATO resterà unita

    La NATO lavorerà con il vincitore delle elezioni americane, chiunque sia, e farà di tutto per rimanere unita. Così il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, in dichiarazioni a Berlino, dove ha incontrato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Lavoreremo con Kamala Harris, lavoreremo con Donald Trump e faremo in modo che l’Alleanza resti unita”, ha sottolineato l’olandese Mark Rutte, successore del norvegese Jens Stoltenberg alla guida dell’Alleanza Nord-Atlantica. “Non ho dubbi, perché è nel nostro interesse e in quello degli Stati Uniti”, ha aggiunto il segretario generale della NATO.

    Da quando ha assunto l’incarico, il 1° ottobre, Mark Rutte, che è stato per 14 anni primo ministro del Regno dei Paesi Bassi, ha affermato di non essere preoccupato per l’esito delle elezioni americane, spiegando che conosce molto bene entrambi i candidati e che ha lavorato con Donald Trump per quattro anni. Secondo lui, gli Stati Uniti rimarranno impegnati all’interno nell’Alleanza Nord-Atlantica. “Loro sanno che, se Putin ce la fa in Ucraina, una Russia incoraggiata si troverà sul nostro fianco orientale e rappresenterà una minaccia diretta al territorio della NATO”, ha aggiunto Mark Rutte, sottolineando che questo è il motivo per cui Washington è impegnata in Ucraina e nella NATO.

    Sin dall’inizio del mandato, ha avuto una serie di incontri politici, incentrati sulla guerra in Ucraina. La settimana scorsa, Mark Rutte e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen hanno annunciato a Bruxelles che l’Alleanza e l’Unione creeranno gruppo operativo per rafforzare la cooperazione tra le due organizzazioni. I due hanno ammonito che il dispiegamento di soldati nordcoreani in Russia rappresenta una significativa escalation della guerra in Ucraina, nonché una grave minaccia alla sicurezza europea e alla pace mondiale.

    Lo scorso mese, Mark Rutte ha incontrato i ministri degli Esteri dei paesi alleati. Il segretario generale dell’Alleanza ha affermato in quell’occasione che la guerra in Ucraina ha dimostrato che l’instabilità in Europa ha conseguenze globali e che paesi distanti migliaia di chilometri, come la Cina, l’Iran o la Corea del Nord, possono diventare sabotatori della sicurezza europea.

    “I nostri mondi sono interconnessi e lo stesso vale per la sicurezza”, ha sottolineato Mark Rutte, precisando che gli alleati si attengono alla promessa di fornire 40 miliardi di euro in aiuti militari all’Ucraina quest’anno, e i dati mostrano una spesa di quasi 21 miliardi per la prima parte del 2024. A loro volta, i partner del Pacifico hanno annunciato nuove forniture, e un esempio è l’Australia, che invierà carri armati a Kiev. D’altro canto, gli alleati stanno aumentando i loro investimenti anche all’interno della NATO, e una delle priorità è la difesa aerea, soprattutto alla luce della guerra con droni che violano lo spazio della NATO.

  • Campagne elettorali in Romania

    Campagne elettorali in Romania

    La campagna elettorale per le politiche è iniziata la scorsa settimana, a mezzanotte tra giovedì e venerdì, e si concluderà il 30 novembre. Durante questo periodo, i partiti, le alleanze o gli indipendenti in gara per un seggio nel nuovo Parlamento bicamerale devono convincere l’elettorato a concedere loro il voto il 1° dicembre. Attualmente, la Camera dei Deputati conta 330 membri, mentre il Senato 136. Anche nei prossimi quattro anni, i seggi parlamentari da occupare dovrebbero essere sempre 466.

    Nel Paese, il voto per le politiche si terrà proprio nel giorno della Festa Nazionale, tra le 7:00 e le 21:00 locali. Si potrà votare al seggio dove gli elettori sono iscritti nelle liste permanenti. Se al momento della chiusura delle urne ci saranno elettori in fila o all’interno, il presidente del seggio elettorale può disporre la proroga della votazione fino alle 23:59, quando il sistema si chiuderà automaticamente. I cittadini romeni con domicilio o residenza all’estero possono votare sia per corrispondenza, se hanno scelto questa opzione, sia in qualsiasi seggio organizzato fuori confine.

    Il presidente dell’Autorità Elettorale Permanente, Toni Greblă, ha offerto maggiori dettagli. ʺSono stati istituiti 950 seggi, affinché i romeni che si trovano fuori del territorio della Romania possano esercitare il loro diritto di voto. All’estero, il periodo di voto è più lungo, cioè sabato e domenica, dalle ore 7:00 alle 21.00, con la stessa possibilità che domenica, ripeto, solo la domenica, se ci sono ancora cittadini all’interno del seggio elettorale, possano esercitare il loro diritto di voto fino alle 23:59 locali”, ha spiegato Toni Greblă.

    Sempre 950 seggi elettorali saranno allestiti all’estero anche per le presidenziali, il cui primo turno si svolgerà il 24 novembre, seguito l’8 dicembre dal secondo. Questo calendario elettorale fa sì che, attualmente, le due campagne per il Parlamento e per la carica più alta dello Stato si sovrappongano.

    Iniziata il 24 ottobre, la campagna per il primo turno delle elezioni presidenziali si concluderà il 23 novembre. I 14 candidati – 10 proposti dai partiti politici e 4 indipendenti – cercheranno di massimizzare le loro chances di accedere al secondo turno. Alla fine della giornata dell’8 dicembre, dopo tre domeniche consecutive di chiamate alle urne, i romeni chiuderanno la serie di tutti i tipi di elezioni che hanno segnato il 2024. A giugno, in Romania si sono svolte in contemporanea anche le amministrative e le europee.

  • Repubblica di Moldova, finale decisiva

    Repubblica di Moldova, finale decisiva

    Il 3 novembre, i cittadini della Repubblica di Moldova potranno scegliere, per la carica di capo dello stato, tra la filoeuropea Maia Sandu, candidata alla propria successione, e il filorusso Alexandr Stoianoglo, sostenuto dai socialisti. La Sandu, la favorita delle cancellerie occidentali, ha vinto il primo turno svoltosi il 20 ottobre con oltre il 42% dei voti, mentre Stoianoglo è arrivato secondo, con il 26%.

    Per la maggior parte degli analisti, il voto di domenica è tutto o niente: la guerra avviata dalla Russia contro il regime di Kiev ha causato nel piccolo stato situato tra l’Ucraina e la Romania molteplici crisi – energetica, economica e, non in ultimo, una profonda crisi di sicurezza. Gli stessi analisti spiegano che non ci sarebbero più spazio e tempo per passi sbagliati, se Chisinau vuole davvero staccarsi definitivamente dal passato di vassallaggio a Mosca ed entrare nella famiglia europea.

    Oleksii Arestovici, ex consigliere del capo dello stato ucraino, Volodymyr Zelensky, ha recentemente ammonito che la Repubblica di Moldova verrà coinvolta nella guerra se le elezioni presidenziali saranno vinte dal candidato filo-russo e, inoltre, che il paese potrebbe trasformarsi in un avamposto russo per attaccare l’Ucraina e la Romania, se dalle elezioni politiche del prossimo anno risulterà un governo vicino alla Russia. Oleksii Arestovici ha esortato i moldavi a votare per la candidata filo-europea.

    Domenica scorsa, Maia Sandu ha affrontato Alexandr Stoianoglo in un dibattito televisivo, accusandolo di essere l’uomo di Mosca e di aver permesso la fuga dal paese di alcuni oligarchi moldavi in conflitto con la legge, mentre lui era procuratore generale della Repubblica. D’altronde, Maia Sandu ha revocato Stoianoglo da questa carica. Dopo il primo turno delle elezioni presidenziali e il referendum per l’integrazione europea, passato al limite, contrariamente alle ottimistiche aspettative, Maia Sandu ha accusato l’ingerenza nel processo elettorale di alcuni gruppi criminali che avrebbero agito al fianco di forze straniere ostili agli interessi del paese.

    Le presidenziali e il referendum sono stati ben organizzati, ma la campagna elettorale è stata segnata da ingerenze straniere e disinformazione, osservava il rapporto dell’OSCE. Anche la missione di osservazione dell’International Republican Institute, un’organizzazione non governativa americana, ha evidenziato significative ingerenze straniere nel processo elettorale, manifestate attraverso acquisto di voti, manipolazione di massa, propaganda e falsificazioni. Mosca ha categoricamente negato qualsiasi interferenza nelle elezioni e nel referendum.

    Per il turno decisivo del 3 novembre, è importante il posizionamento dei candidati usciti dopo il primo. Il leader della formazione populista Partidul Nostru (Il Nostro Partito), Renato Usatîi, arrivato terzo, ha annunciato che non sostiene nessuno dei candidati. Com’era prevedibile, i filorussi hanno invitato i loro sostenitori a votare contro Maia Sandu, durante il cui mandato la Repubblica di Moldova ha ricevuto lo status di paese candidato all’Unione Europea e ha aperto i negoziati di adesione.

  • La legge sui latitanti, costituzionale

    La legge sui latitanti, costituzionale

    La Corte Costituzionale di Romania (CCR) ha respinto la segnalazione dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia in relazione alla cosiddetta “Legge sui latitanti” e ha stabilito che l’atto normativo è costituzionale. La legge contestata, adottata dalla Camera dei Deputati quasi un anno fa, prevede che le persone condannate in via definitiva che non si presentano alla Polizia per essere incarcerate saranno considerate evase e rischiano una pena compresa tra 6 mesi e 3 anni. All’unanimità dei voti, i giudici costituzionali hanno respinto, in quanto infondata, l’obiezione di incostituzionalità formulata dalla Corte Suprema secondo cui la legge violerebbe il diritto ad un giusto processo e alla libertà individuale.

    La pena applicata per il reato di evasione si aggiunge alla pena rimasta non scontata alla data dell’evasione, prevede l’atto normativo. “In sostanza, la Corte ha ritenuto che il legislatore, secondo la sua politica penale, ha adottato una norma di penalizzazione di un atto assimilato a quello di evasione, consistente nel fatto che la persona si sottrae all’esecuzione del mandato di esecuzione, mediante il passaggio di sette giorni dalla data di efficacia della decisione con la quale è stata disposta l’esecuzione della sentenza”, precisa la CCR.

    Allo stesso tempo, la Corte Costituzionale indica che le disposizioni della legge criticata non violano il principio di irretroattività, poiché si applicheranno a partire dalla data della sua entrata in vigore. Il ministro della Giustizia, Alina Gorghiu, ha accolto con favore la decisione del CCR e ha ricordato che, solo l’anno scorso, lo Stato romeno ha pagato oltre 10 milioni di lei (circa 2 milioni di euro) per riportare definitivamente nel Paese alcune persone condannate in via definitiva.

    Riguardo alla situazione dei latitanti che lamentano, attraverso i loro avvocati, l’inadeguatezza e le condizioni delle carceri in Romania, Alina Gorghiu ha precisato che “chi va in carcere non immagina di andare in un albergo a cinque stelle, di avere condizioni lussuose e che al mattino va in sauna, e a pranzo ad un pasto di cinque portate, ecc.”

    Il costo per il rientro nel Paese di ciascun latitante varia tra poche migliaia e 25.000 euro, e il fenomeno si estende di anno in anno, ha aggiunto il ministro della Giustizia. Sono state così pagate ingenti somme per portare in Romania latitanti da Brasile, Repubblica Dominicana o Costa Rica, paese in cui, per un certo periodo, si erano rifugiate per sfuggire al carcere anche l’ex ministro del Turismo, Elena Udrea, o l’ex capo della DIICOT (Procura antimafia), Alina Bica.

    L’ex sindaco di Bucarest, Sorin Oprescu, o il figlio del capo della Lega Calcio Professionistica, Mario Iorgulescu, sono ancora nell’elenco delle persone condannate in via definitiva in Romania, che sono riuscite a lasciare il Paese per sfuggire al carcere. Italia e Grecia sono i Paesi preferiti dai latitanti condannati. Attraverso la sua decisione, il CCR sottolinea il rafforzamento della politica penale e cerca di dissuadere gli atti di evasione dall’esecuzione delle pene.

  • Romania, il più grande produttore di gas nell’UE

    Romania, il più grande produttore di gas nell’UE

    La Romania è diventata il più grande produttore di gas dell’Unione Europea, grazie alla produzione di 2,3 miliardi di metri cubi ottenuta nel secondo trimestre, “detronizzando” i Paesi Bassi, che hanno registrato 2,2 miliardi di metri cubi. Secondo il ministro dell’Energia, Sebastian Burduja, rispetto allo scorso anno, la produzione romena di gas è aumentata dell’1%. Lui ha sottolineato che il merito principale è di Romgaz, compagnia nel portafoglio del Ministero dell’Energia, che ha registrato in sei mesi una produzione di gas superiore del 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il ministro ha sottolineato che, nello stesso periodo, i romeni hanno beneficiato del quarto prezzo del gas più economico, secondo i dati Eurostat.

    “Dal 2027, grazie al gas di grande profondità del Mar Nero, raddoppieremo di fatto la produzione di gas romeno. Avremo un prezzo ancora migliore per il gas, attireremo ancora più investimenti nell’economia e aiuteremo l’intera regione a ridurre la sua dipendenza dal gas russo”, anticipa il ministro. George-Sergiu Niculescu, presidente dell’Autorità Nazionale di Regolamentazione nel campo dell’energia, ha offerto maggiori dettagli a Radio Romania.

    “Innanzitutto, ciò non poteva avvenire senza uno sforzo sostenuto in materia di investimenti da parte delle aziende che producono gas naturale in Romania, perché sappiamo tutti che i giacimenti di gas naturale registrano ogni anno un calo naturale della produzione. Man mano che si sfrutta un giacimento per un periodo più lungo, esso si svuota e diventa più difficile portare in superficie il gas naturale rimasto nel giacimento. Ma Romgaz, l’azienda statale romena, si è impegnata e, attraverso uno sforzo sostenuto da investimenti, è riuscita a mantenere inizialmente la produzione di gas naturale, cioè a ridurre praticamente il declino naturale attraverso gli investimenti, ed ecco che in questo momento è riuscita, grazie agli investimenti, ad aumentare la produzione di gas naturale. Non dobbiamo dimenticare che dal 2022, da giugno, abbiamo un miliardo di metri cubi in più che entrano nel sistema nazionale di trasporto, attraverso l’investimento della compagnia Black Sea Oil&Gas, che estrae gas dal Mar Nero. Cosa significano queste cose per noi? Innanzitutto la posizione di leader regionale e, soprattutto, di maggior produttore di gas naturale a livello UE”, ha spiegato George-Sergiu Niculescu.

    Questo status permette alle politiche energetiche della Romania di influenzare la regione e, in questo modo, i fabbisogni dell’economia romena e dei consumatori domestici in Romania possono essere meglio soddisfatti, ha sottolineato Niculescu. D’altra parte, le autorità hanno assicurato che i prezzi del gas e dell’elettricità non saranno più alti quest’inverno rispetto allo scorso inverno. Fino al 31 marzo del prossimo anno è in vigore un sistema di compensazione che limita i prezzi di queste risorse per i consumatori domestici.

  • Moldova: faccia a faccia per la corsa presidenziale

    Moldova: faccia a faccia per la corsa presidenziale

    Un faccia a faccia insolito nella forma, ma prevedibile nei contenuti, ha avuto come protagonisti, ieri, i due candidati rimasti in corsa per le presidenziali nella Repubblica di Moldova: la presidente in carica, l’europeista Maia Sandu, e il suo sfidante, sostenuto dai socialisti filorussi, Alexandr Stoianoglo. Sandu ha vinto il primo turno delle elezioni con oltre il 42% dei voti, mentre Stoianoglo ha ottenuto quasi il 26%.

    In assenza di un moderatore imparziale, che si è rivelato introvabile, sono stati i candidati a farsi domande, in un confronto elettorale senza mezzi termini. Maia Sandu ha accusato Stoianoglo di essere l’uomo dei russi e di avere legami con alcuni oligarchi moldavi fuggiti dal Paese per evitare pene detentive per vari reati. La presidente in carica ha chiesto al suo sfidante perché, durante il suo mandato di procuratore generale, un controverso uomo d’affari è stato lasciato fuggire dal paese, mentre erano in corso procedimenti penali, e non è stato indagato il caso noto come “La borsa nera”, in cui un altro uomo d’affari ha offerto soldi all’allora presidente socialista, Igor Dodon. Come può convincere i cittadini che sarà un presidente migliore di quanto sia stato procuratore generale? – ha chiesto Maia Sandu, che aveva licenziato Stoianoglo dal rispettivo incarico.

    Il suo sfidante ha risposto che è stato un pubblico ministero esemplare e che molti fascicoli legati a frodi bancarie sono stati aperti durante il suo mandato. Poi ha contrattaccato, affermando che il referendum sull’integrazione europea della Repubblica di Moldova organizzato il 20 ottobre, in concomitanza con il primo turno delle elezioni presidenziali, sarebbe stato indetto da Maia Sandu a proprio vantaggio. Stoianoglo ha affermato di essere un convinto sostenitore dell’integrazione europea, anche se ha boicottato il referendum. Egli ha criticato invece le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia, affermando che colpiscono la Repubblica di Moldova. Nella sua risposta, Maia Sandu ha sottolineato l’importanza delle sanzioni come mezzo per fermare la guerra. Stoianoglo ha detto che promuoverà buoni rapporti con i vicini della Repubblica di Moldova, Ucraina e Romania, ma Maia Sandu ha risposto che sia Bucarest che Kiev sanno che lui è l’uomo di Mosca. Sandu ha descritto il socialista Alexandr Stoianoglo come il “cavallo di Troia” attraverso il quale gli altri vogliono governare il Paese.

    Domenica 3 novembre si svolgerà il secondo turno delle elezioni presidenziali nella Repubblica di Moldova, che potrebbe rappresentare una pietra miliare nel percorso europeo del piccolo stato confinante con la Romania. Il referendum per l’integrazione europea è passato al limite, stemperando l’entusiasmo di chi immaginava che la Repubblica di Moldova fosse pronta a staccarsi definitivamente dal passato. È vero che Maia Sandu ha accusato l’ingerenza nel processo elettorale di alcuni gruppi criminali che hanno agito al fianco di forze straniere ostili agli interessi del Paese. La partita non si giocherà a favore degli europeisti nemmeno nel caso della vittoria di Maia Sandu, ammirata per la sua costanza e il suo coraggio da tutte le cancellerie occidentali. Andrebbe completata dalla vittoria degli europeisti alle politiche del prossimo anno.

  • Romania, aiuti per danni da siccità

    Romania, aiuti per danni da siccità

    Si tratta di fondi per un valore di 400 milioni di euro, che saranno concessi per le perdite del periodo settembre 2023 – agosto 2024. In seguito all’analisi effettuata, l’Esecutivo di Bruxelles ha constatato che il piano è necessario e adeguato per risarcire gli agricoltori romeni per le perdite subite a causa di questo fenomeno climatico estremo. Inoltre, la Commissione ha stabilito che il sistema è proporzionato poiché è limitato al minimo necessario e ha un impatto limitato sulla concorrenza e sul commercio tra Stati membri.

    Sulla base di queste considerazioni, la Commissione ha approvato il regime per la Romania in conformità con le norme UE sugli aiuti di stato. È destinato ai produttori agricoli che hanno subito perdite per uno o più dei trentanove tipi di colture selezionati dalla Commissione. Si tratta, ad esempio, di grano, segale, orzo, avena o colza, piselli, girasoli o mais, colture colpite da una grave siccità dopo l’autunno del 2023.

    Per poter beneficiare di questo tipo di aiuto, i produttori agricoli devono dimostrare che hanno perso più del 30% dei loro raccolti e il sostegno finanziario sarà ottenuto attraverso sussidi diretti. L’importo massimo dell’aiuto è di 200 euro per ettaro per una perdita del 100%, e i pagamenti verranno effettuati entro il 31 dicembre. In Romania, le autorità hanno già informato gli agricoltori che fino al 29 ottobre potranno presentare le richieste e i verbali di valutazione dei danni ai dipartimenti provinciali per l’agricoltura.

    D’altra parte, due settimane fa, le autorità di Bucarest hanno stabilito che gli agricoltori colpiti dalla siccità che hanno sottoscritto contratti di credito o di leasing potranno richiedere la sospensione dei pagamenti dei debiti e delle rate bancarie fino al 1° agosto 2025, se adempiono cumulativamente a due condizioni. La persona che richiede la sospensione deve avere verbale dal quale risulti che ha subito un grado di calamità pari ad almeno il 50%, e che gli interessi addebitati dal creditore sono superiori al 2,5% + ROBOR per i prestiti in lei e al 2% + EURIBOR per i prestiti in valuta estera. Inoltre, gli agricoltori potranno ottenere prestiti interamente garantiti dallo Stato a condizioni favorevoli per ripagare i debiti restanti.

    Purtroppo la situazione è critica. Solo per quest’anno, ad esempio, il Governo di Bucarest stima che circa due milioni di ettari siano stati colpiti dalla siccità e tiene presente compensi finanziari per i proprietari. Si annunciano perdite anche per i farmers che sono riusciti a raccogliere i raccolti, perché alcune quantità di mais sono già state rifiutate per l’esportazione, a causa delle malattie comparse nel contesto della siccità. I calcoli indicano anche che la Romania perde ogni anno mille ettari di terreno coltivabile a causa della desertificazione. Il Ministero dell’Ambiente teme una desertificazione totale nel sud del Paese, nei prossimi 50 anni.

  • Gas per l’inverno, depositi pieni in Romania

    Gas per l’inverno, depositi pieni in Romania

    Il ministro dell’Energia, Sebastian Burduja, ha assicurato che i depositi di gas sono strapieni e che la Romania potrà superare l’inverno senza ricorrere alle importazioni. Il ministro ha aggiunto che il paese non importa affatto il gas russo e, quando necessario, si rivolge alla Turchia e all’Azerbaigian. La Romania, infatti, segue l’andamento dell’intera Unione Europea. Un rapporto della Commissione Europea indicava recentemente che la dipendenza dell’Unione dal gas russo è scesa dal 45% nel 2021 a solo il 15% nel 2023. E la tendenza al ribasso di questa dipendenza è continuata anche quest’anno.

    Per quanto riguarda la situazione nel paese, Sebastian Burduja ha spiegato a Radio Romania che “oggi abbiamo scorte di 3,280 miliardi di metri cubi di gas nei nostri depositi, il che significa un grado di riempimento del 103,29%. Disponiamo quindi di tutta la capacità necessaria per poter superare l’inverno senza ricorrere al gas importato. Anche in condizioni di un inverno più severo, sono convinto che siamo preparati ad avere abbastanza gas e a fornirlo ai romeni”, ha detto il ministro, aggiungendo che le persone che hanno difficoltà a pagare le bollette continueranno ad essere protette. “I romeni non dovranno temere quest’inverno né la paura delle bollette, né il freddo, né la temperatura. Avranno il gas e il price cap per le bollette continuerà, esattamente come lo scorso inverno”, ha aggiunto il ministro.

    Intanto, l’Associazione Energia Intelligente (AEI) ha lanciato mercoledì, in partenariato con il Ministero dell’Energia, la seconda edizione del progetto “Case riscaldate”, attraverso il quale mira a distribuire durante l’inverno legna da ardere alle famiglie in difficoltà. In Romania 3,5 milioni di famiglie utilizzano la legna per il riscaldamento. A Bucarest e nella confinante provincia di Ilfov si trovano 80.000 simili case, di cui oltre 7.000 abitate da famiglie vulnerabili, secondo i dati del Registro delle case senza calore, elaborato dall’Associazione Energia Intelligente.

    Il direttore generale della Croce Rossa Romena, Adrian Halpert, ritiene che questo programma sia tanto più importante in quanto i prezzi dell’energia e delle risorse energetiche sono saliti. “Il comfort energetico non deve essere un lusso per nessuno. Un minimo di comfort energetico è una questione basilare, che tutti dobbiamo avere e che, alla fine, se non lo si ha, lede la dignità umana. I prezzi dell’energia hanno continuato a salire anche per le risorse, come il legno. Spero di raggiungere diverse migliaia di famiglie quest’inverno”, ha detto Adrian Halpert.

    Secondo le statistiche ufficiali, il 39% dei romeni rientra nella categoria della povertà dal punto di vista energetico. Le autorità assicurano che, anche dopo il 1 aprile 2025, fino a quando sono in vigore i price cap per il gas naturale e l’elettricità, ci saranno misure di sostegno per le persone vulnerabili.