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  • Ristrutturazione delle istituzioni statali

    Ristrutturazione delle istituzioni statali

    Inizia la più grande riduzione delle spese di funzionamento nella storia del Governo, ha annunciato a Bucarest il primo ministro Marcel Ciolacu. Nella riunione dell’Esecutivo, il premier ha precisato che diverse istituzioni pubbliche verranno accorpate o soppresse, con una riduzione del personale, compresi gli incarichi di segretari di stato.

    Saranno eliminati circa 1.800 posti di funzionari pubblici e contrattuali in 32 istituzioni subordinate e coordinate dall’Esecutivo, ha precisato Marcel Ciolacu, spiegando che questo segnale è atteso sia dall’opinione pubblica, che soprattutto dall’ambiente imprenditoriale. “Eliminiamo e accorpiamo enti e istituzioni. Riduciamo il numero dei dipendenti e tagliamo alti incarichi. In totale, stiamo parlando di un massiccio calo dei posti del 13,5%”, ha detto Marcel Ciolacu.

    Per quanto riguarda le istituzioni che hanno un organigramma approvato dal Consiglio Supremo di Difesa, il capo della Cancelleria del primo ministro, Radu Oprea, ha spiegato che seguiranno decreti governativi per l’approvazione degli organigrammi, per l’organizzazione e il funzionamento delle rispettive istituzioni. Per quanto riguarda i posti vacanti, ha detto, si intende liberare coloro che sono soggetti alla decisione dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia con la quale è vietato il cumulo della pensione con lo stipendio.

    L’annuncio del primo ministro Marcel Ciolacu di ridurre il numero dei posti nelle istituzioni governative arriva dopo che sempre lui ha chiesto ai ministri, nella riunione del Governo del 10 gennaio, di avanzare proposte per la ristrutturazione dei posti nell’amministrazione e nelle compagnie statali. Le proposte di riduzione del personale, che il primo ministro Ciolacu ha dichiarato prioritarie, fanno parte dei calcoli di bilancio per il 2025. Misure simili sono state adottate anche dal Parlamento. La Camera dei Deputati ha votato, all’inizio di febbraio, una riduzione di 240 posti, mentre il Senato ha deciso di eliminare 178.

    Secondo gli esperti, però, non è chiaro quale sarà l’impatto della ristrutturazione sulla spesa pubblica. Il numero di posti occupati nelle istituzioni ed enti pubblici in Romania ammontava, a gennaio, a 1,3 milioni. Nel 2020, 1,25 milioni di persone erano impiegate dello stato, nel 2021 – 1,26 milioni, nel 2022 – 1,28 milioni e nel 2023 – 1,29 milioni. Per buona parte di questi anni, sono state bloccate le assunzioni nel sistema pubblico, avvenendo solo attraverso deroghe approvate dai ministri e dal premier.

    Alla fine dello scorso anno, il governo guidato da Marcel Ciolacu ha adottato un’ordinanza con la quale sono stati congelati gli stipendi dei dipendenti statali e le pensioni pubbliche. Sempre in nome del risparmio di bilancio, sono state eliminate anche le agevolazioni fiscali nel settore dell’IT, dell’edilizia o dell’agricoltura, la soglia fiscale di tassazione per le microimprese è scesa alla metà e l’imposta sui dividendi è salita al 10%.

  • La Romania alle consultazioni di Parigi

    La Romania alle consultazioni di Parigi

    La sicurezza del continente europeo è stato il tema del nuovo incontro organizzato mercoledì a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron, dopo quello svoltosi lunedì in formato ristretto. Questa volta è stata presente anche la Romania, attraverso il presidente ad interim Ilie Bolojan, ma anche i leader di Norvegia, Canada, Lituania, Estonia, Lettonia, Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Svezia e Belgio.

    Gli incontri seguono il radicale cambiamento di atteggiamento degli Stati Uniti d’America nei confronti dei paesi europei, dell’amministrazione di Kiev e di Mosca. Da un lato, il governo di Donald Trump critica l’Europa per non impegnarsi di più nella risoluzione del conflitto, definisce dittatore il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per non aver tenuto le elezioni in tempo, e lo ritiene in parte responsabile dello scoppio della guerra, nonostante la Russia abbia invaso l’Ucraina nel 2014, con l’annessione della penisola di Crimea.

    D’altro canto, Washington sembra aver ammorbidito i toni dei colloqui con il regime del Cremlino e, secondo i timori, potrebbe negoziare unilateralmente non solo una pace forzata in Ucraina, ma, scrivono le agenzie stampa, anche una ridistribuzione delle sfere di influenza sul modello della famigerata conferenza di Yalta del 1945, in seguito alla quale l’Europa orientale fu ceduta all’Unione Sovietica.

    In questo contesto, il presidente ad interim della Romania, Ilie Bolojan, ha dichiarato che la sicurezza dell’Ucraina è anche la sicurezza dell’Europa e della Romania. D’altro canto, la Francia aumenterà il suo sostegno alla Romania, ha dichiarato Ilie Bolojan, dopo discussioni separate con il leader francese.

    “Ci siamo assicurati ancora una volta che, proprio come la Francia è stata al fianco della Romania nei momenti molto importanti della storia del nostro paese, rimane al nostro fianco anche oggi. Abbiamo riconfermato il partenariato strategico con la Francia. Abbiamo anche riconfermato la stabilità della presenza militare francese in Romania. Su richiesta del nostro paese, questa presenza sarà consolidata nel successivo periodo”, ha detto Ilie Bolojan.

    Al termine dell’incontro, il presidente ad interim della Romania ha detto che gli stati dell’Europa orientale sono i primi a risentire delle conseguenze della guerra in Ucraina. Ha sottolineato che, ora più che mai, l’unità europea e la cooperazione con gli USA all’interno della NATO sono fondamentali per la risoluzione del conflitto.

    “Non siamo con l’Ucraina solo per un sentimento umanitario. Innanzitutto, per questo motivo e per l’ingiustizia, ma lo siamo anche per un interesse strategico per il nostro paese. E la seconda conclusione importante è stata che anche ulteriormente la collaborazione tra i paesi europei e gli Stati Uniti d’America può essere la formula migliore per risolvere questa crisi, in modo tale da avere non solo un cessate il fuoco, ma anche una pace giusta, in modo che negli anni a venire non ricominci un nuovo conflitto. E questa pace giusta e una pace equa non possono essere fatte senza la partecipazione dell’Ucraina e dell’Unione Europea alla chiusura di queste negoziazioni”, ha detto ancora Ilie Bolojan.

    Da parte sua, il presidente francese ha dichiarato di considerare la Russia e Vladimir Putin “una minaccia esistenziale per l’Europa”. Sia lui che il primo ministro britannico Keir Starmer sono stati invitati a Washington la prossima settimana per consultazioni sulla pace in Ucraina, ha annunciato il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump, Mike Waltz.

  • Romania prosegue percorso euro-atlantico

    Romania prosegue percorso euro-atlantico

    La politica estera della Romania manterrà il suo percorso naturale, in quanto membro dell’Unione Europea e della NATO, avendo un partenariato strategico con gli USA e restando aperta alla cooperazione con tutti i partner che condividono gli stessi valori e principi che sosteniamo anche noi. È questo uno dei messaggi importanti trasmessi martedì dal presidente ad interim Ilie Bolojan, durante l’incontro annuale con i capi delle missioni diplomatiche accreditati a Bucarest.

    Secondo il presidente, la Romania resta uno stato che crede fermamente nel futuro dell’Unione Europea, atlantista e alleato responsabile. Ilie Bolojan ha dichiarato che è giunto il momento che cessi l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, iniziata tre anni fa. Un cessate il fuoco, seguito il prima possibile da una pace giusta e duratura, è un obiettivo che deve essere perseguito non solo dalle parti in conflitto, ma anche dall’intera comunità internazionale, ha sottolineato.

    A suo avviso, la pace per la quale si sta negoziando ora non sarà duratura se non rappresenterà il risultato di compromessi ugualmente accettabili per entrambe le parti e se gli attori internazionali non forniranno un ampio pacchetto di garanzie di sicurezza per l’Ucraina, a breve e lungo termine. I vantaggi della nostra appartenenza all’Unione Europea sono evidenti e la Romania sostiene qualsiasi processo a livello europeo che miri ad aumentare la coesione e la resilienza strategica dell’Unione e degli stati membri, ha assicurato il presidente ad interim.

    Dalla prospettiva strategica e di sicurezza, la Romania ha assunto un ruolo attivo nel rafforzamento della difesa e della deterrenza, nonché della presenza della NATO sul Fianco Orientale e sul Mar Nero, che ha definito come una regione di importanza strategica per la sicurezza euro-atlantica. Continueremo a coordinarci strettamente con gli alleati per garantire le misure della NATO di difesa e deterrenza, ha promesso fermamente Ilie Bolojan. Ha ringraziato tutti gli alleati e i partner per il contributo dato alla sicurezza della Romania e della regione del Mar Nero attraverso il dispiegamento di personale militare, equipaggiamenti e attrezzature militari sul territorio del paese.

    Il Partenariato Strategico con gli Stati Uniti è stato e rimarrà un pilastro della politica estera della Romania, ha ribadito Ilie Bolojan. Noi crediamo in questa relazione, che ha fatto notevoli progressi lungo il tempo, così come crediamo che possa essere consolidata ancora di più nella sua sostanza attraverso i nostri progetti comuni, che si tratti del campo della sicurezza, dell’energia, del commercio o degli investimenti in generale, ha detto ancora il presidente ad interim.

    Bolojan ha accolto con soddisfazione l’inclusione della Romania nel Programma Visa Waiver, che a suo avviso avrà un impatto cruciale sulle relazioni bilaterali, anche dal punto di vista degli scambi culturali e scientifici e dei rapporti tra cittadini. Condividiamo con gli Stati Uniti la convinzione che gli investimenti nella Difesa debbano essere consolidati, cosa che la Romania sta già facendo aumentando la quota della Difesa nel Prodotto Interno Lordo e attraverso progetti di dotazione, ha detto ancora Ilie Bolojan.

  • Rapporto della Banca Centrale sull’inflazione

    Rapporto della Banca Centrale sull’inflazione

    La Banca Centrale ha alzato le previsioni inflazionistiche per la fine di quest’anno al 3,8%, dal 3,5% precedente, secondo l’ultimo rapporto trimestrale dell’istituzione. Il governatore della Banca, Mugur Isarescu, ha affermato che nella prima metà di quest’anno non ci saranno particolari pressioni inflazionistiche, ma ci saranno influenze generate dagli shock passati. Egli ha ricordato l’aumento delle imposte indirette nel gennaio 2024 e le riduzioni dei prezzi del gas naturale e degli alimenti non processati nel 2° trimestre dello scorso anno.Per la fine del 2026, la Banca centrale prevede un livello del 3,1% del tasso inflazionistico annuo. Il governatore della Banca Centrale ha spiegato che, a partire dal primo trimestre di quest’anno, anche come impatto delle misure di consolidamento fiscale, la Romania entrerà in un periodo di deficit della domanda, un elemento positivo, dal punto di vista dell’evoluzione dell’inflazione, ma che potrebbe influenzare la crescita dell’economia.

    Mugur Isarescu: “Il Paese sta entrando in un periodo di deficit della domanda, quindi vediamo come funziona. L’importante è che, insieme alla politica fiscale, la politica monetaria, questa nuova situazione non porti alla recessione. Se la crescita economica si baserà principalmente sugli investimenti e soprattutto sull’assorbimento dei fondi dell’UE, riteniamo che ciò possa essere evitato e avremo un calo dell’inflazione. È una crescita economica – non grande, ma, comunque, crescita”.

    Il governatore della Banca Centrale, Mugur Isarescu, ha sottolineato che la Romania non è stata il campione dell’inflazione l’anno scorso, come è stato affermato, anzi, ha avuto le cifre più basse rispetto a tre Paesi simili: Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria. L’inflazione più alta è stata in Ungheria, quasi il 25%, come picco, poi in Polonia e noi siamo stati anche leggermente al di sotto della Repubblica Ceca, ha detto il governatore della Banca Centrale, spiegando che la diminuzione dell’inflazione nel caso della Romania è stata, tuttavia, più lenta.

    Per quanto riguarda i rischi per la traiettoria prevista del tasso inflazione, Mugur Isarescu ha avvertito che ci sono molte incertezze, tra cui ciò che sta accadendo in Arabia Saudita, vale a dire le discussioni sull’Ucraina della delegazione dell’amministrazione Trump con la Russia, ma anche il vertice dei Paesi europei a Parigi sull’Ucraina.

    Secondo il governatore, le misure adottate dall’attuale coalizione governativa per ridurre il deficit di bilancio porteranno a un periodo di deficit della domanda. In questo contesto, egli ha spiegato che è importante che, insieme, la politica fiscale e monetaria aiutino a evitare la recessione. Mugur Isarescu ha anche annunciato che la Banca concederà una maggiore flessibilità al tasso di cambio quest’anno. Ecco perché, ha detto lui, è possibile che il leu si deprezzi leggermente e superi persino la soglia di 5 lei per un euro. Mugur Isarescu ha sottolineato, tuttavia, che dopo che le tensioni politiche interne saranno superate, il leu rimarrà un’ancora di stabilità e la Banca lascerà maggiore flessibilità per il tasso di cambio.

  • Energia elettrica, possibile proroga price cap in Romania

    Energia elettrica, possibile proroga price cap in Romania

    Dopo la liberalizzazione del mercato energetico, avvenuta il 1° gennaio 2021, nel pieno della pandemia di Covid-19, la Romania è stata tra i paesi europei più duramente colpiti dai prezzi record dell’elettricità e del gas naturale. Per sei mesi, il caos generato dalla comunicazione inefficiente delle autorità in quel momento ha sconvolto sia i consumatori domestici che le aziende.

    La situazione si è ulteriormente complicata dopo l’invasione russa in Ucraina, situazione che ha scosso profondamente l’intero mercato europeo, e la Romania non ha fatto eccezione. Tuttavia, gradualmente, la situazione a livello nazionale si è calmata, anche a seguito delle decisioni del Governo di limitare i prezzi. Grazie al price cap per l’energia e il gas naturale, privati e agenti industriali sono stati messi al riparo di fronte ai prezzi esorbitanti.

    Dal 1° aprile prossimo, almeno in teoria, il price cap dovrebbe cessare. Alcuni consumatori domestici hanno già ricevuto comunicazioni scritte in tal senso dai loro fornitori di energia. In un contesto di inflazione galoppante che per molti si è tradotta in un calo del tenore di vita, bollette notevolmente più elevate (alcune addirittura doppie) per l’elettricità o il gas rappresenterebbero un duro colpo per il budget delle famiglie.

    In questo contesto, il Governo di Bucarest potrebbe prendere una decisione questa settimana in merito alla proroga dell’attuale sistema del price cap. La soluzione verrebbe attuata tramite un’ordinanza d’urgenza. Il ministro dell’Energia, Sebastian Burduja, si è tuttavia espresso a favore di un migliore orientamento di questo sostegno verso quei consumatori vulnerabili per i quali pagare le utenze energetiche rappresenta un onere troppo pesante.

    ʺCi aspettiamo di avere una decisione definitiva al Governo, quindi un atto normativo, un’ordinanza di emergenza che stabilisca esattamente come sarà il periodo successivo al 1° aprile: questo scenario di base e lo stesso regime di compensazione – tetto massimo per un periodo di tempo, diciamo, fino alla fine dell’anno, come ha indicato anche il primo ministro, oppure una formula per orientare meglio il sostegno ai romeni vulnerabiliʺ, ha detto il ministro.

    Ai consumatori insoddisfatti, Burduja trasmette che possono cambiare fornitore in qualsiasi momento. ʺI consumatori hanno pieno potere nelle loro mani. Questo potere significa poter cambiare fornitore ogni volta che lo si desidera. Non ci sono contratti che li tengano prigionieri. Quindi, quando ricevono un’offerta dal loro fornitore che non conviene, vanno sul sito dell’ANRE (Autorità Nazionale per la Regolamentazione dell’Energia) e in pochi minuti, online, possono cambiare il fornitore con quello che, secondo loro, offre il prezzo più basso o le condizioni migliori”, ha aggiunto Sebastian Burduja.

  • Priorità del presidente ad interim

    Priorità del presidente ad interim

    Presidente della Romania per 100 giorni, Ilie Bolojan, ha firmato mercoledì, nel primo giorno del suo breve mandato, il suo primo decreto in questa veste, nominando l’ex ministro degli Esteri, Luminița Odobescu, nell’incarico di consigliere presidenziale.

    L’attesa della stampa e della società nel suo complesso, che desideravano vedere anche un programma di lavoro, è durata poco: giovedì l’ex leader del Partito Nazionale Liberale ed ex presidente del Senato ha presentato le sue priorità nella sua nuova veste di capo dello stato ad interim.

    “Avremo elezioni corrette e trasparenti”, ha promesso, riferendosi alle presidenziali in programma il 4 e il 18 maggio, dopo le quali la Romania avrà un presidente a pieno titolo per 5 anni. Fino ad allora, garantire la stabilità sarà al primo posto nell’agenda di Ilie Bolojan, come spiegato da lui stesso in un messaggio.

    ʺInnanzitutto, garantire la stabilità economica, sociale e politica del paese. Non abbiamo tempo da perdere e il rischio di trovarci di fronte a una grande crisi è reale. Un altro livello importante è quello della politica estera. Il nostro paese sarà ben rappresentato all’estero, con dignità e serietàʺ, ha detto il presidente ad interim, aggiungendo che vuole ripristinare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche.

    ʺIndipendentemente da dove svolgiamo l’attività, non c’è alternativa se non quella di essere al servizio della gente e mi aspetto che ogni istituzione e ogni dipendente lavorino per i cittadini. Il mio obiettivo, come presidente ad interim, è ripristinare la fiducia nelle istituzioni pubbliche e, alla fine di questo periodo, poter guardarvi negli occhi, sapendo che ho lavorato nel vostro interesse e convinto di aver agito con integrità, dignità e cura per i romeni”, ha detto Ilie Bolojan.

    Il presidente ad interim ha inoltre precisato di aver svolto colloqui con responsabili della Difesa, degli Affari Esteri e della Sicurezza nazionale, al fine di familiarizzarsi con i problemi e le urgenti esigenze in queste aree.

    Dall’opposizione, l’USR, attraverso la sua presidente Elena Lasconi, si augura che i 100 giorni di mandato ad interim del nuovo presidente romeno siano “una boccata d’aria fresca”. Sempre l’USR propone che Ilie Bolojan inizi la sua attività, tra le altre cose, declassificando le spese dell’Amministrazione presidenziale.

    Ilie Bolojan ha assunto la carica di presidente ad interim dopo le dimissioni di Klaus Iohannis, il cui mandato era scaduto il 21 dicembre scorso, ma è stato esteso dalla Corte Costituzionale in seguito all’annullamento delle elezioni presidenziali svoltesi verso la fine del 2024.

  • Cambio alla presidenza della Romania

    Cambio alla presidenza della Romania

    Ilie Bolojan, autosospeso dalla guida del Senato e del Partito Nazionale Liberale – per diventare -almeno dal punto di vista formale, politicamente neutrale – ha assunto la carica di capo dello stato ad interim. Lunedì la Corte Costituzionale ha constatato la vacanza della carica di presidente della Romania con le dimissioni di Iohannis, e ha stabilito che il presidente del Senato svolgerà le funzioni ad interim.

    Ilie Gavrilă Bolojan è nato nel 1969 nella provincia di Bihor (ovest, al confine con l’Ungheria). Ha studiato meccanica e matematica. E’ entrato a far parte del PNL nel 1993. È considerato uno dei migliori specialisti romeni di pubblica amministrazione locale. Tra il 2008 e il 2020, è stato sindaco di Oradea, eletto tre volte. Dal 2020, è presidente del Consiglio provinciale Bihor, carica che ha ricoperto fino all’anno scorso, quando è diventato senatore.

    Ad interim, Bolojan avrà attribuzioni limitate: non potrà rivolgere al Parlamento messaggi in merito alle principali questioni politiche della nazione, non potrà avviare la procedura di scioglimento del Legislativo e non potrà indire un referendum nazionale.

    Membro della minoranza tedesca di Romania, ex sindaco di Sibiu (centro), Klaus Werner Iohannis è stato eletto presidente nel 2014 e ha ottenuto un secondo mandato cinque anni dopo. Il 21 dicembre 2024, avrebbe dovuto andarsene, ma la sua permanenza alla presidenza è stata estesa dopo che la Corte Costituzionale ha annullato l’intero processo elettorale per l’elezione del nuovo presidente. Le presidenziali riprenderanno a maggio, con il primo turno il 4 e quello decisivo il 18.

    Il bilancio dei due mandati di Iohannis è stato pubblicato sul sito web dell’Amministrazione Presidenziale. Secondo il documento, che conta oltre 1.500 pagine, durante il suo primo mandato avrebbe costantemente sostenuto la necessità di rafforzare i meccanismi democratici e di combattere la corruzione. Ha avviato il progetto “Romania istruita”, concretizzato nel suo secondo mandato con la promulgazione di nuove leggi in materia.

    Secondo lo stesso bilancio, negli ultimi cinque anni, Iohannis ha avuto la missione essenziale di guidare il paese in mezzo a crisi senza precedenti: la pandemia di COVID-19 e la guerra nella confinante Ucraina. Secondo le ricerche sociologiche, solo il 5% dei romeni si fida ancora di Iohannis. Cittadini, giornalisti e analisti affermano che, nei suoi dieci anni alla guida dello stato romeno, in realtà non ha ottenuto successi degni di nota.

    Gli rimproverano anche la sua arroganza, la sua comodità, la sua inclinazione all’opulenza, i suoi innumerevoli e inutili viaggi all’estero e le sue scarse capacità comunicative. Lungi dai mutevoli stati d’animo della stampa locale nei confronti di una figura politica che ora glorificava ora demonizzava, lo storico britannico Tom Gallagher, un ottimo conoscitore della Romania, scrive che Iohannis è stato, in effetti, “un capo di stato quasi inutile”.

  • Indice corruzione 2024

    Indice corruzione 2024

    Preoccupante per il 2024 è il fatto che il grado di corruzione a livello globale è ancora molto alto, mentre gli sforzi per contrastare questo fenomeno stanno diminuendo, trasmette l’organizzazione non governativa Transparency International. La mancanza di misure forti contro la corruzione ha gravi ripercussioni a livello globale in settori essenziali, come la difesa della democrazia, la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici, la promozione e la protezione dei diritti umani.

    Secondo l’Indice di Percezione della Corruzione 2024 condotto da Transparency International, si osserva una tendenza alla stagnazione o addirittura al declino degli sforzi anticorruzione nei paesi dell’UE, il che contribuisce in modo decisivo a compromettere lo stato di diritto, eludere l’accesso alla giustizia e diminuire il grado di integrità pubblica.

    Tutti questi aspetti hanno un impatto negativo sulla vita quotidiana dei cittadini, che si tratti della scarsa qualità dei servizi pubblici, dell’esposizione alla corruzione o dei danni ambientali causati da pratiche illegali, sostiene Transparency International. L’UE ha punteggi molto alti nella classifica IPC, che si basa su dati provenienti da 13 fonti indipendenti, tra cui la Banca Mondiale e il Forum Economico Mondiale.

    Nel 2024, la media è di 62 punti, in calo di due punti rispetto agli anni precedenti. In cima alla classifica ci sono Danimarca (90 punti), Finlandia (88 punti) e Lussemburgo (81 punti). A livello dell’UE, il calo maggiore nell’ultimo anno è stato registrato da paesi come Germania (75 punti, meno 3 rispetto al 2023), Austria e Francia (67 punti, meno 4 rispetto al 2023), Slovacchia (49 punti, meno 5 rispetto al 2023) e Malta (46 punti, meno 5 rispetto al 2023).

    Sebbene sia tra i pochi paesi ad aver mantenuto un punteggio stabile nella classifica CPI, la Romania è ben al di sotto della media comunitaria. Si colloca, per il terzo anno consecutivo, tra gli stati con “i più scarsi” risultati nella lotta alla corruzione, ottenendo 46 punti su 100 possibili, pari a Malta. Transparency International Romania sottolinea l’importanza della cooperazione tra tutti gli attori sociali, dal mondo accademico, istituzioni pubbliche e classe politica, fino al settore privato e alla società civile. Allo stesso tempo, è essenziale il loro costante coinvolgimento nella formazione di una società integra, poiché ciascuno ha il proprio ruolo e la propria responsabilità nella lotta alla corruzione.

    A livello nazionale, Transparency International Romania raccomanda misure quali il rafforzamento della consapevolezza dei cittadini sull’importanza dell’applicazione della legge sulla protezione degli informatori nell’interesse pubblico, l’aggiornamento della legislazione in materia di integrità pubblica, l’impegno governativo in un programma anticorruzione in grado di far salire la Romania ad almeno 50 punti nella classifica IPC entro il 2027 oppure lo sviluppo di programmi educativi non formali e informali dedicati ad alunni e studenti.

  • Reazioni alle dimissioni del presidente Klaus Iohannis

    Reazioni alle dimissioni del presidente Klaus Iohannis

    Klaus Iohannis ha annunciato lunedì le sue dimissioni dalla carica di presidente della Romania, precisando di aver preso questa decisione per non far precipitare il paese in una crisi politica. In una dichiarazione stampa, ha definito l’azione dei parlamentari dell’opposizione di sospenderlo dall’incarico come inutile, infondata e dannosa. Iohannis ha detto che non ha mai violato la Costituzione e ha richiamato l’attenzione sul rischio di una Romania in crisi se l’iter relativo alla sua rimozione dall’incarico fosse stato avviato.

    “All’interno del paese, la società sarà divisa, non si discuterà delle prossime elezioni presidenziali, non si parlerà su come la Romania andrà avanti. Sotto profilo esterno, gli effetti saranno duraturi e molto negativi. Assolutamente nessuno dei nostri partner capirà perché la Romania sta dimettendo il suo presidente, dopo che, di fatto, ha già avviato la procedura per eleggerne uno nuovo. Per risparmiare alla Romania e ai cittadini romeni questa crisi, questa evoluzione inutile e negativa, mi dimetto dalla carica di presidente della Romania”, ha dichiarato Klaus Iohannis.

    I leader della coalizione di governo hanno dichiarato di non essere stati a conoscenza dell’intenzione di Klaus Iohannis di dimettersi, ritenendo, però, che questo approccio fosse preferibile alla sospensione, che avrebbe complicato la situazione politica. “Non lo sapevo. Non sono un grande fan del presidente Klaus Iohannis. Non ho mai votato per lui”, ha detto il premier Marcel Ciolacu.

    Klaus Iohannis è ormai il passato, sostiene il leader dell’UDMR, Kelemen Hunor, aggiungendo che 10 anni fa era stato eletto con enormi speranze e ora lascia dietro di sé una società tesa. “È stato eletto con grandi speranze e con la chance di essere un buon presidente per ogni persona, per ogni comunità. Ora se ne va rassegnando le dimissioni, lasciando frustrazione e delusione, ma, allo stesso tempo, apre la possibilità per noi, per tutti noi, la possibilità della coalizione, la possibilità del candidato della coalizione e la chance della Romania di eleggere un buon presidente, un presidente per ogni persona”, ha dichiarato Kelemen Hunor.

    Dall’opposizione, i sovranisti-isolazionisti di POT (Partito della Gente Giovane), AUR, SOS Romania, così come la filoeuropea USR, che hanno firmato la richiesta di sospensione del presidente, hanno accolto con soddisfazione la sua decisione di dimettersi.

    L’USR valuta, però, che le dimissioni arrivano molto tardi e non portano risposte agli interrogativi che affliggono il paese. “È una decisione che tutti aspettavano. E l’USR ha contribuito affinchè tale fatto accada. È un vantaggio per tutti i candidati pro-europei che Klaus Iohannis non sarà a Cotroceni (la sede della Presidenza – ndr) durante questa campagna”, ha detto il capogruppo USR alla Camera dei Deputati, Ionuţ Moşteanu. Da parte loro, i rappresentanti dell’AUR hanno accolto con soddisfazione il gesto di Klaus Iohannis e hanno annunciato che inoltreranno anche una mozione di sfiducia al governo guidato da Marcel Ciolacu.

    Anche la stampa internazionale ha reagito alle prime dimissioni nella storia dei presidenti romeni. In una Romania sconvolta, il presidente getta la spugna, scrive France Presse, che aggiunge: “Klaus Iohannis lascia la presidenza con un mandato estremamente controverso e un alto grado di impopolarità”. Mentre la Reuters nota che il presidente in carica si dimette per evitare una procedura di sospensione prima della ripresa delle elezioni.

  • Conclusioni delle missioni FMI e BM

    Conclusioni delle missioni FMI e BM

    Il team del FMI ha incontrato i rappresentanti del nuovo Governo e della Banca Centrale, per analizzare i recenti sviluppi finanziari ed economici e aggiornare le prospettive macroeconomiche. Attualmente, il paese non ha un accordo di finanziamento in corso con il Fondo Monetario Internazionale, ma l’istituzione finanziaria valuta annualmente l’evoluzione dell’economia romena, sulla base delle consultazioni previste dall’Articolo IV dello Statuto.

    Il premier Marcel Ciolacu ha ribadito agli esperti del FMI l’impegno del Governo a rientrare nel deficit di bilancio del 7% del Prodotto Interno Lordo e ad attuare le riforme assunte nel PNRR. Il primo ministro ha messo in risalto le misure di riduzione delle spese per il personale, di ristrutturazione dell’apparato statale e di riorganizzazione amministrativo-territoriale come priorità per il successivo periodo.

    Durante l’incontro con la missione del FMI, il ministro delle Finanze, Tánczos Barna, ha ribadito l’impegno del Governo a ridurre il deficit di bilancio e a creare uno stato più snello nei prossimi sette anni, aumentando gli stanziamenti per gli investimenti a sostegno dell’economia. Il ministro delle Finanze ha affermato che vanno applicate una serie di misure per ripristinare gradualmente l’equilibrio del budget ed evitare una crisi economica simile a quella del 2009.

    Il FMI ha pubblicato le sue ultime previsioni sull’evoluzione dell’economia romena lo scorso autunno, quando stimava per la fine del 2025 un deficit allo stesso livello di quello stabilito dal Governo, ovvero il 7%. Le stime del Fondo sono tuttavia più ottimistiche sia per quanto riguarda la crescita economica, pari al 3,3%, rispetto al solo 2,5% preso in considerazione dalle autorità di Bucarest, sia per l’inflazione, calcolata al 3,6%, al di sotto dell’obiettivo del 4,4 fissato dal Governo.

    Da parte loro, i rappresentanti della Banca Mondiale hanno accolto con favore il piano di riforme del Governo e l’attenzione rivolta agli investimenti, sottolineando che la Romania è un partner forte e resiliente. Per una migliore gestione dei progetti comuni, le due parti hanno concordato un meccanismo di lavoro che prevede riunioni più frequenti nel successivo periodo. Il direttore esecutivo del gruppo, Eugene Rhuggenaath, ha dichiarato che la Banca Mondiale amplierà gli investimenti in Romania nei settori dell’energia, della transizione verde, delle infrastrutture e di altri campi con potenziale di crescita.

    I rappresentanti dell’istituzione hanno inoltre espresso apprezzamenti per il sostegno offerto dalla Romania alle confinanti Repubblica di Moldova (ex-sovietica, a maggioranza romenofona) e Ucraina, nonché per il contributo di Bucarest nel garantire la stabilità nella regione. Il primo ministro Marcel Ciolacu ha dichiarato che le autorità continuano a sostenere lo sviluppo delle infrastrutture e dei settori agricolo, industriale ed edile. Inoltre, continueranno i progetti per migliorare i servizi medici ed energetici.

  • Crescita significativa del PIL in Romania

    Crescita significativa del PIL in Romania

    Secondo i dati presentati da Ionuţ Dumitru, professore presso l’Accademia di Studi Economici di Bucarest, la Romania ha superato la Polonia in termini di PIL pro capite adeguato alla parità del potere d’acquisto. Durante una conferenza organizzata dalla Confederazione Padronale Concordia, l’esperto ha spiegato che questa performance economica colloca la Romania non solo al di sopra della Polonia, il paese più grande della regione, ma anche di altri vicini, come l’Ungheria, la Bulgaria, la Slovacchia, la Croazia o la Grecia.

    La rapida crescita dell’economia romena è stata sostenuta da diversi fattori, tra cui i flussi sostanziosi di investimenti esteri, le politiche fiscali favorevoli e il rapido sviluppo nei settori strategici, nonché un significativo incremento salariale negli ultimi anni. L’inflazione accentuata, spinta dall’aumento dei costi dopo la pandemia, ha portato a un rapido aumento del Prodotto Interno Lordo nominale pro capite, che è cresciuto in media dell’11% all’anno negli ultimi cinque anni.

    Secondo i più recenti dati, questo indicatore ha superato l’80% della media dell’Unione Europea. La Romania ha rapidamente recuperato il divario economico rispetto all’Europa occidentale, avvicinandosi alla media comunitaria. Secondo uno studio condotto dagli esperti dell’Accademia di Studi Economici, su richiesta di Concordia, la flat tax sui salari ha avuto un effetto positivo sulla crescita del PIL. A seguito dei calcoli effettuati, gli specialisti sostengono che un sistema di tassazione basato su aliquote progressive non aumenterebbe significativamente le entrate al bilancio dello stato.

    Ionuţ Dumitru afferma addirittura che il regime di imposta sul reddito è rimasto uno dei pochi vantaggi competitivi di cui la Romania dispone ancora rispetto agli stati della regione. La decisione riguardante la riforma fiscale è principalmente politica e le discussioni sono piuttosto ideologizzate e meno basate su cifre e analisi serie, spiega il professor Dumitru. A suo avviso, la Romania potrà passare a una tassazione progressiva quando diventerà un paese veramente ricco, perché c’è ancora un divario da colmare rispetto agli standard occidentali. A sua volta, il direttore esecutivo di Concordia, Radu Burnete, ha affermato che l’ambiente imprenditoriale non gradisce la modifica del sistema di tassazione basato sulla flat tax.

    Anche il presidente di Concordia, Dan Şucu, ha dichiarato che gli imprenditori e l’ambiente d’affari necessitano di un sistema fiscale prevedibile e sostenibile, in grado di garantire prosperità all’intera società, a medio e lungo termine. “Con un carico fiscale sul lavoro in Romania superiore al 40%, qualsiasi aumento delle tasse avrà un impatto negativo sui redditi dei cittadini, sui consumi e, implicitamente, sul PIL. Il deficit di bilancio non può essere risolto con aumenti delle tasse, e ancora meno con una tassazione progressiva, ma con riforme sistemiche volte a rendere più efficienti l’amministrazione statale e la riscossione delle imposte”, ha detto ancora Şucu in un comunicato dell’organizzazione padronale da lui presieduta.

  • Parlamento, via libera alla Finanziaria 2025

    Parlamento, via libera alla Finanziaria 2025

    Al termine di dibattiti-maratona, durati più di otto ore, la plenaria del Parlamento romeno ha adottato mercoledì sera i ddl sul bilancio dello stato per il 2025 e sulla previdenza sociale. Il voto è avvenuto dopo numerosi momenti tesi. La coalizione di maggioranza PSD-PNL-UDMR ha bocciato quasi tutte le migliaia di emendamenti presentati dall’opposizione. Il bilancio si basa su una crescita economica del 2,5% e su un deficit di bilancio pari al 7% del PIL. Il ministro delle Finanze, Tanczos Barna, ha sottolineato che il budget per il 2025 è moderato, basato su un aumento prudente delle entrate, senza esagerazioni.

    Per quanto riguarda la legge sulla previdenza, essa prevede “innanzitutto il pagamento delle pensioni”, ha sottolineato il competente ministro. “Indipendentemente da chi sarà al governo e al Ministero delle Finanze tra tre, quattro o cinque anni, l’impegno della Romania nei confronti della Commissione Europea deve essere rispettato. Dobbiamo ridurre passo per passo il deficit di bilancio, mantenendo al contempo gli investimenti. Gli investimenti sono il motore dell’economia e sono mantenuti anche in questo bilancio”, ha detto Tanczos Barna.

    Il budget per il 2025 permetterà di proseguire il processo di sviluppo del paese, ha dichiarato anche il premier Marcel Ciolacu, precisando che i fondi destinati al Ministero della Salute sono aumentati di oltre il 30%, gli importi stanziati per autostrade e ferrovie del 20% e il bilancio dell’istruzione di quasi il 10%.

    “Non toccheremo i redditi attualmente incassati dai romeni, né nelle pensioni, che lo scorso anno hanno visto un incremento medio del 40%, né negli stipendi, che hanno registrato un aumento annuale di quasi il 25%, non aumentiamo l’IVA e non abbiamo bisogno dei soldi del FMI. In questo bilancio abbiamo il più grande stanziamento di risorse provenienti da finanziamenti europei da quando siamo entrati nell’Unione Europea”, ha detto il premier.

    Dall’opposizione, i parlamentari dell’USR e quelli dei partiti sovranisti – AUR, SOS Romania e POT (Partito della Gente Giovane) – hanno accusato la mancanza di prevedibilità, la sopravvalutazione delle entrate, l’indebitamento dei romeni attraverso le misure previste e l’eliminazione di alcune agevolazioni fiscali.

    “Le stesse bugie, le stesse entrate gonfiate solo per giustificare spese più elevate. Perché il lato delle entrate vi interessa, in realtà, solo per giustificare queste spese che fate anno dopo anno e che dite di voler ridurre. Questo bilancio nasconde la stessa menzogna di Marcel Ciolacu, smascherata anno dopo anno”, ha detto il deputato dell’USR, Claudiu Năsui.

    Alla fine, le due leggi sono state inviate al presidente per la promulgazione nella forma proposta dal Governo, con pochissime modifiche.

  • La commissaria europea Roxana Mînzatu, a Bucarest

    La commissaria europea Roxana Mînzatu, a Bucarest

    Poco dopo il suo insediamento, la commissaria europea Roxana Mînzatu ha visitato ufficialmente il suo paese di origine. Iscritta al PSD (oggi nella squadra dovernativa) nel 2000, quando aveva 20 anni, ex deputata nel Parlamento nazionale, ex eurodeputata, ex ministra per i Fondi europei, la politica romena è tra i vicepresidenti della nuova Commissione Europea, dove è responsabile anche del portafoglio “Persone, competenze e preparazione”. In questa veste, ha detto, è responsabile di circa il 20% del bilancio pluriennale dell’Unione Europea.

    Nel corso dell’incontro avuto martedì a Bucarest con in presidente in carica Klaus Iohannis, si è parlato del ruolo dell’istruzione nella lotta alla disinformazione e alla manipolazione, nonché del rafforzamento della resilienza democratica delle società europee. Secondo un comunicato stampa dell’Amministrazione presidenziale, il capo dello stato ha affermato che settori come l’intelligenza artificiale, la sicurezza e la difesa hanno una componente sociale notevole e che il successo di queste politiche dipende dal grado di preparazione e comprensione a livello della società.

    Uno degli argomenti discussi con il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu e i ministri del Lavoro, dei Fondi europei e dell’Istruzione della sua squadra ha riguardato la Bussola – il piano di Bruxelles volto a rilanciare la competitività europea. “Non possiamo essere competitivi senza risorse umane ben formate e senza buone condizioni di lavoro. L’idea è che questa Bussola orienterà le politiche future, i finanziamenti (…). Diamo priorità alle nuove tecnologie, all’innovazione, all’accesso ai finanziamenti, all’eliminazione delle procedure amministrative pesanti, a molta semplificazione, al coordinamento tra gli stati membri. Ma possiamo fare tutto ciò di cui parliamo solo se disponiamo di una forza lavoro preparata e motivata a lavorare nei rispettivi settori”, afferma la commissaria.

    Roxana Mînzatu ha annunciato che la Commissione Europea lancerà il Clean Industrial Deal, un piano per l’industrializzazione verde del continente, che definisce come “pragmatico, incentrato su interventi in settori importanti in grado di garantire autonomia strategica all’economia europea”. Viene preso in considerazione anche il settore automobilistico, che, afferma Roxana Mînzatu, è molto rilevante per la Romania, ha garantito all’Europa la leadership mondiale e fornisce 13 milioni di posti di lavoro nell’Unione.

    In un’intervista in esclusiva a Radio Romania, Roxana Mînzatu ha espresso il rammarico per il fatto che nei programmi specializzati lanciati dalla Commissione non ci siano abbastanza beneficiari romeni nel settore della ricerca e dell’innovazione. “Ho detto a tutti i miei colleghi che siamo pienamente disponibili a lavorare ancora meglio con i fondi europei, affinché le persone possano percepire ancora di più l’impatto di questi finanziamenti”, ha concluso la vicepresidente della Commissione.

  • UE – aumentare la spesa per la difesa

    UE – aumentare la spesa per la difesa

    Con una guerra che minaccia di protrarsi ai suoi confini e con un leader della Casa Bianca imprevedibile, secondo alcuni, con approccio transazionale, secondo altri, ed entrambi secondo la maggior parte, l’Unione Europea non può permettersi il lusso di mettere le questioni di difesa e sicurezza comune in fondo all’agenda. A Bruxelles, i leader dell’Unione si sono riuniti per un incontro informale dedicato proprio a questo argomento. Hanno insistito non solo sull’aumento dei bilanci degli stati membri destinati al settore della difesa, ma anche sul finanziamento di progetti comuni con fondi comunitari.

    I finanziamenti e la collaborazione a livello di Unione Europea potrebbero controbilanciare i vincoli di budget che attualmente non consentono ad alcuni membri di stanziare maggiori fondi alla difesa. Si potrebbero eliminare le differenze nella produzione dell’industria della difesa, in modo che ciò che viene prodotto nell’Unione Europea, ovvero equipaggiamenti e munizioni, possa essere utilizzato in tutti gli stati membri.

    Presente ai colloqui, il presidente romeno Klaus Iohannis ha sottolineato che, in tutto questo dibattito, è molto importante non perdere di vista l’appartenenza alla NATO di molti stati membri dell’Unione. La Romania, ha insistito Iohannis, non accetta l’idea di una difesa europea separata o parallela a quella che facciamo nella NATO, perché non potrebbe funzionare. La collaborazione comunitaria nel campo della difesa non deve sovrapporsi al ruolo della NATO, vista come il principale player della sicurezza transatlantica, ritiene la maggior parte dei leader dell’UE.

    Invitato alle discussioni, il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha affermato che, indipendentemente dalle soluzioni, l’industria europea della difesa deve crescere e che la soluzione principale è aumentare i bilanci. “In questo momento, stiamo valutando le lacune della difesa europea, vediamo dove siamo e dove dovremmo arrivare, e da qui stabiliremo degli obiettivi. Decideremo anche quanto gli alleati devono stanziare alla difesa, ma sarà molto più del 2% del PIL”, ha detto Mark Rutte.

    Inoltre, il presidente francese Emmanuel Macron è stato l’unico a parlare di acquisti esclusivi o prioritari provenienti dall’Unione Europea. Si tratta di una posizione che escluderebbe in futuro gran parte dei fornitori americani, onde i riserbi degli stati membri che non vogliono rendere tesi i rapporti con gli Stati Uniti, soprattutto nelle attuali condizioni di insicurezza globale, nota il corrispondente di Radio Romania a Bruxelles. Gli Stati Uniti sono un alleato nella NATO e finora hanno sostenuto la maggior parte degli equipaggiamenti dell’Alleanza.

    Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha suggerito che gli alleati europei dovrebbero farsi carico sempre di più di questo onere, non solo in termini di spesa per la NATO, ma anche per quanto riguarda gli aiuti all’Ucraina. Nell’incontro con la stampa nazionale, il presidente Klaus Iohannis ha ricordato che, nonostante l’elevato deficit dello scorso anno, la Romania ha avuto una crescita economica significativa, e su questa base è stato anche possibile aumentare il bilancio della difesa al 2,5% del PIL, un esempio tra gli stati dell’Unione.

  • Crin Antonescu, convalidato dalla coalizione governativa

    Crin Antonescu, convalidato dalla coalizione governativa

    L’ex leader liberale Crin Antonescu è stato convalidato come candidato alle elezioni presidenziali in Romania da parte dei partiti che formano la coalizione governativa di Bucarest. Dopo che, la settimana scorsa, Antonescu aveva ottenuto il sostegno del Partito Nazionale Liberale e dell’Unione Democratica Magiari di Romania, domenica è spettato ai rappresentanti del Partito Socialdemocratico di confermare il loro appoggio al candidato comune, stabilito nel momento della formazione della coalizione. La convalida è avvenuta nel corso di un Congresso straordinario, che si è svolto domenica nella capitale e ha visto partecipare migliaia di delegati.

    I partiti della coalizione governativa sono obbligati a presentarsi ai romeni uniti e con un’alternativa giusta: Crin Antonescu, una persona con un profilo presidenziale, un uomo capace ed esperto, ha dichiarato il presidente del PSD, il primo ministro Marcel Ciolacu. Secondo lui, nelle precedenti elezioni presidenziali del dicembre 2024, annullate dalla Corte Costituzionale con la motivazione che il voto degli elettori era stato manipolato e che il processo elettorale era viziato, la Romania ha subito un vero e proprio trauma sociale, e la frustrazione accumulata nel tempo in tutti gli strati della società si è trasformata in una “rabbia anti-sistema scatenata”. Proprio per questo motivo, ha sottolineato il primo ministro, questo momento è di particolare importanza. Marcel Ciolacu: “Noi del PSD non ci siamo mai arresi quando è stato difficile, per questo dobbiamo affrontare questo momento con altrettanto coraggio. Lasciare il Paese ora in preda al nazionalismo mistico sarebbe una vigliaccheria nei confronti del popolo e un tradimento imperdonabile per il futuro della Romania. Ripetere gli stessi errori alle elezioni presidenziali di maggio significherebbe riportare l’orologio della Romania indietro di 35 anni.”

    Crin Antonescu ha dichiarato che, nell’attuale contesto internazionale teso, la Romania deve difendere e rispettare il suo status di membro dell’Unione Europea, della NATO e il partenariato strategico con gli Stati Uniti d’America. L’ex leader liberale ha inoltre affermato che sarà un presidente forte tramite l’impegno, l’atteggiamento, la dedizione e la partnership. Crin Antonescu: “Sarò un presidente forte, non violando la Costituzione, non abusando della sua interpretazione o tradendone lo spirito, non con intrighi con i servizi segreti, non interferendo o influenzando la giustizia, che è stata una delle grandi disgrazie degli ultimi due decenni in Romania.”

    Accennando alla dichiarazione del candidato sovranista-estremista Călin Georgescu, primo classificato al primo turno delle elezioni presidenziali di dicembre, secondo cui abolirà i partiti politici se sarà eletto presidente, Antonescu ha affermato che la scomparsa delle formazioni politiche vuol dire la scomparsa della democrazia, del pluralismo e della libertà. Prima di concedergli il sostegno, il PSD, il PNL e l’UDMR hanno commissionato degli studi sociologici secondo i quali Crin Antonescu è tra i primi e ha il potenziale per arrivare al secondo turno delle elezioni presidenziali. Il primo turno si svolgerà il 4 maggio, il secondo il 18 maggio.