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  • Radio Romania 96

    Radio Romania 96

    Il 1° novembre 1928 andava in onda la prima trasmissione dell’allora Società di Diffusione Radiotelefonica, l’odierna Società Romena di Radiodiffusione, conosciuta con il brand Radio Romania. Nello stesso 1928, il direttore d’orchestra e compositore Mihail Jora fondava l’Orchestra della Radio, oggi Orchestra Nazionale della Radio, un ensemble che celebra la stessa età.

    Le emittenti di Radio Romania contano più di 3 milioni di ascoltatori al giorno, ha dichiarato il presidente-direttore generale dell’istituzione, Răzvan-Ioan Dincă, spiegando che, dopo tanti anni di attività nel paesaggio mediatico nazionale e internazionale, Radio Romania deve reinventarsi e rendersi più attraente per il pubblico giovane, molto ancorato nell’online.

    “Dobbiamo pensare a come reinventare la radio anche per il pubblico giovane. E un passo, a mio avviso essenziale, è spostare i contenuti dall’on air al digitale, cosa che penso abbiamo portato a termine quest’anno, poichè abbiamo completato tutti i siti web di Radio Romania, compresi quelli delle sedi regionali. Reintegreremo tutti in un unico portale che comprende tutte le notizie che fate nell’on air, il che, secondo me, porterà qualcosa in più e un’attrazione per un pubblico più giovane”, ha detto Răzvan-Ioan Dincă.

    Il presidente-direttore generale ha elogiato l’attività di Radio Romania Musicale e Radio Romania Culturale, che forniscono contenuti culturali rilevanti e hanno un pubblico solido, ma anche la presenza della radio pubblica agli importanti eventi sportivi svoltisi nel 2024. Allo stesso tempo, ha assicurato che, nel contesto delle elezioni presidenziali e politiche che si terranno in questo fine anno, Radio Romania continuerà ad essere una piattaforma di espressione equidistante per i candidati, che ha invitato a inviare messaggi rilevanti per il pubblico in ascolto.

    “Il messaggio che rivolgo a coloro che partecipano come candidati a queste elezioni è, da un lato, un messaggio serio, con il quale dico che siamo equidistanti e allo stesso tempo abbiamo una piattaforma che distribuisce i loro messaggi a tre milioni, tre milioni e mezzo di persone al giorno. D’altra parte, con un tono meno serio, teniamo presente che ogni volta che ci sono le elezioni, dopo aver calcolato lo studio dell’audience, vediamo che gli ascolti diminuiscono un po’. E allora chiediamo gentilmente a coloro che partecipano sia alle elezioni politiche che alle presidenziali di realizzare i video promozionali che siamo obbligati per legge a mandare in onda, entro il tempo di trasmissione assegnato, di rendere rilevanti quel contenuto, di dire alla radio le cose che ci interessano e che aumenteranno l’audience e non la faranno calare”, ha aggiunto Răzvan-Ioan Dincă.

    In segno di apprezzamento per il ruolo determinante che la radio pubblica ha avuto ed ha nella storia della Romania, a dicembre 2019 il Parlamento di Bucarest ha istituito il 1° novembre come Giornata Nazionale della Radio.

  • Preoccupazioni dei romeni

    Preoccupazioni dei romeni

    I romeni e gli austriaci sono i più soddisfatti della propria vita tra gli abitanti dell’Europa centrale e orientale, ma i primi sono decisamente più preoccupati per l’aumento della povertà, per possibili crisi alimentari o idriche per periodi più lunghi o per l’approfondimento delle differenze economiche tra la gente. Lo rileva uno studio sulla qualità della vita nel 2024 condotto da Kantar Romania, indicando il livello di soddisfazione degli abitanti dell’Europa centrale e orientale della loro vita in generale e riguardo a diversi aspetti: famiglia, carriera, vita sociale, reddito o vita politica.

    Lo studio affronta anche le attuali minacce percepite dalla gente, nonché l’atteggiamento verso l’equilibrio tra vita professionale e privata o verso uno stile di vita più sano. Detto questo, la maggioranza dei cittadini dell’Europa centrale e orientale è soddisfatta della propria vita, e i romeni superano il livello medio di soddisfazione della regione. Tuttavia, sebbene siano contenti della situazione finanziaria della famiglia, i romeni sono abbastanza insoddisfatti della loro vita professionale e sociale.

    Nella Repubblica Ceca, in Slovacchia e in Ungheria, il livello di preoccupazione è ancora più elevato, mentre l’Ucraina si trova ad affrontare un’enorme incertezza esistenziale. Carmen Pătraşcu, direttrice generale di Kantar Romania, ha spiegato che anche altri studi dimostrano che i romeni sono tra gli europei più soddisfatti della propria vita.

    “L’alto livello di soddisfazione per la vita familiare riferito dai romeni anche nello studio da noi condotto può indicare la famiglia come un fattore di compensazione per le loro diverse preoccupazioni. La famiglia offre un forte sostegno emotivo e sociale, che può mitigare gli effetti negativi dell’incertezza economica”, afferma Carmen Pătrașcu, aggiungendo che questi risultati possono anche essere una prova di realismo o di prudenza.

    I romeni possono essere soddisfatti della loro situazione attuale, ma temono il futuro a causa dell’incertezza e della percezione di vulnerabilità di fronte ai cambiamenti economici, e molti di loro ricordano ancora abbastanza bene la crisi economica e finanziaria del 2010. In termini di soddisfazione apportata dalla vita familiare, i romeni sono abbastanza vicini al livello dell’Austria, però ad una distanza maggiore in termini di vita professionale, ma soprattutto di quella sociale.

    “Quindi, nel caso dei romeni, vediamo un divario maggiore rispetto all’Austria, tra la soddisfazione per la vita familiare e la vita professionale e sociale. Ad eccezione degli ucraini, gli slovacchi e gli ungheresi registrano il livello di soddisfazione più basso in tutte e tre le dimensioni”, affermano gli autori dello studio.

    Secondo la ricerca, l’intera regione è delusa dal sistema politico. Solo una persona su cinque nell’Europa centrale e orientale è soddisfatta della direzione in cui sta andando la democrazia nel proprio Paese, di come si governa e dei rappresentanti sulla scena politica. In Romania, solo una persona su dieci è soddisfatta di come è rappresentata a livello politico (presidente, governo, parlamento).

  • Droni, una questione di sicurezza

    Droni, una questione di sicurezza

    A Bucarest, il Ministero della Difesa ha lanciato in trasparenza decisionale un disegno di legge che migliora le misure di sicurezza aerea. Il progetto, che mira anche alla possibilità di contrastare i droni che entrano nello spazio aereo della Romania, dovrebbe essere votato nella prossima sessione del Parlamento, una volta il Governo completerà la sua elaborazione. Pertanto, gli aerei senza pilota, i droni che attraversano illegalmente il confine di stato della Romania e volano nello spazio aereo nazionale senza autorizzazione potranno essere distrutti, neutralizzati.

    Allo stesso tempo, il ddl prevede che sarà possibile assumere il controllo del loro volo. Tali misure saranno disposte in relazione al livello di minaccia, entro i limiti del diritto internazionale applicabile, tenendo presenti tutte le circostanze specifiche dell’evento e la priorità di proteggere la vita delle persone. L’ultima soluzione possibile applicata è la distruzione dell’aereo senza pilota a bordo, che utilizza senza autorizzazione lo spazio aereo nazionale.

    Contro i sistemi aerei senza pilota si possono adottare una o più misure non cinetiche. Queste implicano il rilevamento del drone, la presa del controllo o la neutralizzazione disabilitando le funzioni di comando, controllo o comunicazione. Una delle misure cinetiche sarebbe quella di immobilizzare o distruggere l’aereo senza pilota a bordo.

    Il disegno di legge avviato dal Ministero della Difesa stabilisce anche le modalità di azione contro gli aerei pilotati. Se i rispettivi aerei utilizzano lo spazio aereo della Romania in modo non autorizzato, vengono intercettati e, a seconda del caso, gli aerei intercettori possono sparare colpi di avvertimento e, in ultima istanza, di distruzione. Il ddl è stato avviato nel contesto in cui la Romania, che condivide un confine di circa 600 chilometri con l’Ucraina, ha registrato, nell’ultimo anno, ripetuti casi in cui frammenti di droni russi sono caduti sul suo territorio, durante gli attacchi di Mosca alle infrastrutture portuali di Ucraina.

    “I militari hanno bisogno di disposizioni legali per esercitare in tempo di pace – non essendo la Romania in guerra con la Federazione Russa – il diritto di non permettere che oggetti che non dichiarano la loro identità né sono attribuiti a una forza terza, violino il nostro spazio aereo e producano probabili e indesiderati danni materiali, sia nel campo degli obiettivi civili che in quello degli obiettivi di interesse pubblico”, è il parere dell’analista militare Ion Petrescu.

    Secondo il ddl, i sistemi alleati presenti in Romania possono partecipare a qualsiasi azione, in conformità con i trattati di difesa collettiva di cui la Romania è firmataria, in quanto membro della NATO e dell’Unione Europea. Nel mese di ottobre, i sistemi radar della Romania hanno rilevato quattro segnali separati – possibilmente provenienti da droni – che violavano lo spazio aereo del paese.

  • Romania, prosegue invecchiamento della popolazione

    Romania, prosegue invecchiamento della popolazione

    Alla metà del corrente anno, la popolazione della Romania ammontava a 21.779.000 abitanti, in calo di un punto percentuale rispetto al 1 giugno 2023. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (INS), il fenomeno dell’invecchiamento demografico si è intensificato, tanto che le persone con più di 65 anni superano di quasi un milione la fascia della popolazione giovane fino a 14 anni. La popolazione femminile supera di mezzo milione quella maschile e l’età media nazionale sfiora i 43 anni. Questa sarebbe l’istantanea.

     

    Le dinamiche, però, avvertono gli esperti, sono costantemente preoccupanti. Dal censimento del 2011 fino a quello più recente del 2021, la Romania ha perso circa un milione di abitanti, dichiarava già sei mesi fa il presidente dell’INS, Tudorel Andrei, in un dibattito organizzato dai media di Bucarest. Lui sottolinea il forte invecchiamento della popolazione negli ultimi 30 anni (di circa 7,7 anni in media, ma molto più pronunciato nel caso delle donne), nonché il fatto che, nei prossimi anni, molto probabilmente la Romania darà il cambio ai Paesi Bassi e scenderà dalla sesta alla settima posizione nell’Unione Europea in termini di popolazione.

     

    L’economista Ionuț Dumitru, ex capo del Consiglio Fiscale, ammonisce che “la parte peggiore è che questo forte calo nei prossimi anni si verificherà nella fascia della popolazione attiva”. L’economista definisce come uno shock molto forte il pensionamento delle persone nate nel periodo 1968-1990, quando il regime comunista proibiva gli aborti e scoraggiava l’uso dei contraccettivi. “Vediamo nel rispettivo periodo consistenti diminuzioni della popolazione attiva”, dice ancora Ionuț Dumitru.

     

    Gli esperti affermano inoltre che la popolazione romena di età pari o superiore a 65 anni è tra quelle in più rapida crescita in Europa, e si stima che la tendenza continuerà. Le conseguenze dell’invecchiamento della forza lavoro diventano evidenti poiché una forza lavoro più piccola deve sostenere una comunità più ampia di pensionati. Questo cambiamento ha implicazioni di vasta portata in vari settori, dall’economia alla sanità, creando un effetto a catena che tocca ogni angolo della società romena. Inoltre, il tasso di natalità in Romania è in calo da decenni, scendendo al di sotto del livello di sostituzione necessario per mantenere una popolazione stabile.

     

    Negli ultimi 35 anni, il tasso si è quasi dimezzato: da circa 60 nati vivi ogni mille donne in età fertile a 35. Molti giovani lasciano il paese in cerca di migliori opportunità economiche, e questo esodo sta aggravando gli squilibri demografici. Infine, i commentatori accusano l’inefficienza del fattore politico: nonostante le buone intenzioni dichiarate, nessuno dei governi di Bucarest, indipendentemente dal loro colore ideologico, è riuscito a creare programmi capaci di convincere i sempre più numerosi romeni all’estero a rimpatriarsi in massa.

  • Romania, debito pubblico in aumento

    Romania, debito pubblico in aumento

    Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Finanze romeno, nel mese di luglio il debito governativo è salito a oltre 876 miliardi di lei (circa 175 miliardi di euro), rispetto agli 860 miliardi di lei del mese precedente. Come percentuale del Pil, il debito pubblico è salito al 52%, dal 51,1% di giugno, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica. La maggior parte di questo debito, ovvero 738 miliardi di lei (circa 147 miliardi di euro), rappresenta prestiti ottenuti attraverso l’emissione di titoli statali. In questo contesto, il Governo ha approvato un’ordinanza d’urgenza che stabilisce l’aumento del tetto del debito pubblico, secondo la metodologia dell’Unione Europea, al 53% del PIL per la fine del 2024.

    Secondo un comunicato stampa dell’Esecutivo, questa modifica mira a garantire la flessibilità nell’attrarre le risorse finanziarie necessarie per attuare il piano di finanziamento a partire dal 2024, ma anche a prefinanziare il fabbisogno per il 2025, ovvero a mantenere la riserva valutaria a disposizione della Tesoreria dello stato ad un livello confortevole. Nell’agosto 2023, la Romania ha raggiunto un debito pubblico totale di quasi 736 miliardi di lei (circa 147 miliardi di euro), ovvero il 48,9% del PIL. Nel 2019 erano 373,4 miliardi (circa 74 miliardi di euro), ovvero il 35,1% del Pil. Fondamentalmente si tratta del denaro che lo stato romeno ha restituito, con gli interessi, ai creditori dai quali lo aveva preso in prestito, affinché potesse funzionare.

    Anni di deficit di bilancio elevati, spese dispendiose, il desiderio dei governatori di non aumentare le tasse e la loro incapacità di riscuotere quelle già esistenti hanno spinto il debito pubblico della Romania a livelli storici. Nel periodo 2017-2023 è quasi triplicato. mentre il PIL è raddoppiato. In pratica, lo stock di debito pubblico è cresciuto più velocemente dell’economia. Allarmante non è necessariamente l’importo assoluto o la percentuale. La maggior parte degli stati prende in prestito per finanziare le varie spese di bilancio.

    Ciò che dovrebbe preoccupare la Romania è la mancanza di disciplina fiscale, ma si tratta anche dell’incoerenza dimostrata costantemente negli ultimi anni da chi detiene il potere, soprattutto nel 2024 – un anno elettorale carico di elezioni – europee, amministrative, presidenziali e politiche. Prevedibilmente, anche il deficit di bilancio ha raggiunto percentuali allarmanti. Nel 2023, il deficit previsto per la fine dell’anno era pari al 4,4% del Pil, l’equivalente di circa 70 miliardi di lei. Alla fine del 2023 è però aumentato molto più delle stime iniziali e ha raggiunto il 5,7% del Pil, ovvero circa 93 miliardi. Si tratta di uno slittamento di quasi il 30% in più.

    E non è tutto. Per il 2024, il Governo stima un deficit intorno all’8% del Pil, uno dei più alti dell’Ue, nelle condizioni in cui dovrebbe essere inferiore al 3%. Da anni la Romania è sottoposta alla procedura per deficit di bilancio eccessivo. Ossia è come una grande famiglia che consuma più di quanto guadagna e deve prendere in prestito per coprire la differenza. A livello di Paese, il deficit di bilancio si verifica quando il Governo spende eccessivamente, più di quanto incassa in tasse e imposte.

  • Al via campagna elettorale per le presidenziali

    Al via campagna elettorale per le presidenziali

    In Romania è inziata oggi la campagna elettorale per il primo turno delle elezioni presidenziali, che si concluderà il 23 novembre alle ore 7:00. Il primo turno presidenziale si terrà il 24 novembre, mentre il secondo l’8 dicembre. Tra i due turni, cioè il 1° dicembre, Festa Nazionale della Romania, si svolgeranno le elezioni politiche. Dopo due decenni, la Romania vede nel 2024 tutte le elezioni possibili. Il 9 giugno, i cittadini hanno eletto i rappresentanti della Romania al Parlamento Europeo, nonché i dirigenti dei comuni, dei consigli locali e provinciali. L’8 dicembre, con la tornata decisiva della corsa alla carica suprema, si conclude anche la maratona elettorale del 2024.

    14 candidati, 10 di partiti politici e 4 indipendenti, aspirano al seggio presidenziale. Come in ogni gara di questo tipo, i candidati che hanno dei partiti alle spalle hanno anche le migliori chances. D’altronde, essi sono anche i leader delle rispettive formazioni. Il Partito Socialdemocratico (PSD) propone Marcel Ciolacu, il primo ministro in carica, mentre il Partito Nazionale Liberale (PNL), alleato del PSD al governo, si presenta con il presidente del Senato, Nicolae Ciucă. Il governo social-liberale funziona ancora tecnicamente, ma i rapporti tra i due partiti e tra i loro leader si sono deteriorati negli ultimi mesi, in un contesto elettorale.

    L’Alleanza per l’Unione dei Romeni (sovranista, nazionalista), la terza forza politica della Romania secondo i risultati delle elezioni europee e amministrative, ha inviato in questa competizione il suo presidente, George Simion. Lo stesso vale per la terza forza del Parlamento, l’Unione Salvate Romania, rappresentata nella gara presidenziale da Elena Lasconi. Anche l’Unione Democratica Magiari di Romania, formazione parlamentare come le precedenti, ha come candidato il suo leader, Hunor Kelemen.

    La lista dei candidati presidenziali comprende anche alcuni nomi di risonanza sulla scena politica, anche se alcuni sono ora indipendenti. L’ex leader socialdemocratico Mircea Geoană si candida di nuovo, questa volta come indipendente. Fino a poco tempo fa vicesegretario generale della NATO, nel 2009 è stato vicino a diventare capo dello stato. Nella lista dei candidati figurano anche gli ex ministri Ana Birchall e Cristian Diaconescu, entrambi indipendenti, nonché l’ex leader del PNL e primo ministro Ludovic Orban, in rappresentanza di una coalizione di piccole formazioni conservatrici di destra.

    Gli elettori romeni domiciliati o residenti all’estero hanno potuto registrarsi fino al 10 ottobre per votare per corrispondenza alle elezioni presidenziali. Quasi 7.000 persone hanno scelto questa modalità. Entro il 30 ottobre, verranno inviate loro le buste contenenti le schede elettorali. Le autorità promettono di aprire più di 900 seggi elettorali all’estero, come è successo anche alle elezioni per il Parlamento Europeo.

  • Eurocamera adotta progetto bilancio 2025

    Eurocamera adotta progetto bilancio 2025

    Gli eurodeputati propongono un bilancio complessivo di quasi 201 miliardi di euro, ma non si tratta della versione definitiva. Il Parlamento comunitario deve raggiungere un accordo con il Consiglio – rappresentato dai capi di stato e di governo – il quale vorrebbe che l’Unione Europea investisse di circa 10 miliardi in meno.

    Al contrario, gli eurodeputati spiegano che servono più soldi, vista la situazione economica un po’ fragile. Invece, il Consiglio si pronuncia per prudenza e afferma di non voler esercitare pressioni sui bilanci nazionali o sulla popolazione. Il Parlamento Europeo pone l’accento sulle politiche comuni, mentre il Consiglio si concentra maggiormente sulle questioni nazionali.

    L’eurodeputato romeno Victor Negrescu è uno dei due negoziatori del Parlamento comunitario nei rapporti con il Consiglio. ʺLa versione del Parlamento europeo offre più opportunità agli stati membri, perché abbiamo cercato di integrare quelle misure che hanno un effetto immediato nella vita dei cittadini. Che si parli di Erasmus o di Meccanismo di Protezione Civile, si tratta di meccanismi di intervento diretto. Sia che si parli di agricoltura e di sostegno ai giovani agricoltori o di miglioramento delle infrastrutture di trasporto, vediamo ancora una volta che questi programmi hanno un effetto immediato nell’elevare il tenore di vita”, ha spiegato Victor Negrescu.

    Inoltre, il progetto proposto dal Parlamento Europeo è benefico per tutti gli stati con contributi minori al bilancio comunitario, che quindi trarranno vantaggio dalla distribuzione dei soldi attraverso i programmi e le politiche comunitarie. Victor Negrescu ha parlato anche dei vantaggi per la Romania.

    ʺFarei riferimento, in particolare, al sostegno offerto dal Parlamento Europeo al programma dedicato alla protezione delle frontiere, in cui menzioniamo il sostegno per la piena adesione della Romania e della Bulgaria allo spazio Schengen. Mi riferirei a questo punto al coordinamento del sistema di sicurezza sociale, che consentirebbe alla diaspora europea, compresa quella romena, di trasferire più facilmente i propri diritti e benefici sociali, pensioni incluse, da uno stato all’altro. Mi riferisco al sostegno coerente per il settore agricolo o al sostegno coerente per la Repubblica di Moldova, che è superiore a quello proposto dal Consiglio”, ha detto ancora l’eurodeputato Victor Negrescu.

    Il Parlamento e il Consiglio avvieranno i negoziati ai quali, ovviamente, parteciperà anche la Commissione Europea che ha il proprio progetto di bilancio – il terzo, ma molto simile a quello del Parlamento. Il bilancio dell’Unione dovrebbe essere approvato nella seconda metà di novembre.

  • Dal deficit di bilancio al salario minimo europeo

    Dal deficit di bilancio al salario minimo europeo

    Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita dell’economia romena quest’anno, dal 2,8% anticipato ad aprile, all’1,9% secondo il suo più recente rapporto. L’inflazione media annua dovrebbe raggiungere il 5,3% alla fine del 2024 e il 3,6% l’anno prossimo, mentre la disoccupazione dovrebbe rimanere al 5,6% e scendere nel 2025 al 5,4%. Il disavanzo delle partite correnti è stimato al 7,5% del PIL quest’anno e al 7% l’anno prossimo.

    Quasi contemporaneamente alle previsioni del FMI, l’Eurostat pubblica dati che indicano un aumento del deficit pubblico nell’Unione Europea dal 3,2% del PIL nel 2022 al 3,5% nel 2023, con i livelli più alti registrati lo scorso anno in Italia (-7,2%), Ungheria (-6,7%) e Romania (-6,5%). Nel caso della Romania, i dati Eurostat mostrano che il deficit pubblico è aumentato da un valore di oltre 88 miliardi di lei nel 2022 a quasi 105 miliardi di lei lo scorso anno (1 euro = circa 5 lei – n. ndr). Ciò considerando che la spesa pubblica è scesa dal 40,4% del PIL nel 2022 al 40,3% dello scorso anno e le entrate sono calate dal 34% al 33,7%.

    In precedenza, l’Agenzia internazionale di valutazione finanziaria Standard & Poor’s aveva riconfermato il buon rating del debito pubblico e le prospettive stabili della Romania. L’agenzia ha tuttavia avvertito che il rating della Romania potrebbe essere declassato se il deficit continuasse a superare le previsioni e se persistessero altri squilibri, come l’alta inflazione o il deficit di conto corrente, cioè la differenza tra elevate importazioni e basse esportazioni.

    Standard & Poor’s prevede inoltre che l’attuale spesa pre-elettorale, caratterizzata dall’aumento delle pensioni e degli stipendi nel settore pubblico, spingerà il deficit della Romania al 7,3% quest’anno. Dato che le statistiche macroeconomiche non impressionano granchè molti romeni, ancora poveri, e ai quali l’inflazione galoppante degli ultimi anni ha eroso drammaticamente il potere d’acquisto, i politici hanno deciso di offrire loro una misura di consolazione.

    Poco più di un mese prima delle elezioni presidenziali e politiche, la Camera dei Deputati di Bucarest ha adottato, in quanto organo decisionale, il disegno di legge sul salario minimo adeguato. La legge recepisce una direttiva europea che mira a migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei dipendenti. Il documento prevede che lo stipendio lordo minimo garantito venga stabilito annualmente, mediante aggiornamento periodico, a seguito della consultazione delle organizzazioni sindacali e patronali rappresentative a livello nazionale, tenendo conto del costo della vita e degli indicatori economici e sociali. Il valore del salario minimo lordo dovrebbe essere compreso tra il 47 e il 52% del salario medio.

  • Reazioni alle elezioni nella Repubblica di Moldova

    Reazioni alle elezioni nella Repubblica di Moldova

    La Romania continuerà ad investire energie e competenze per sostenere la Repubblica di Moldova nel raggiungere il suo destino europeo, nonché per rafforzare la sua resilienza di fronte alle ingerenze della Federazione Russa, indica un comunicato della diplomazia di Bucarest, che accoglie con soddisfazione l’organizzazione ad elevati standard democratici delle elezioni presidenziali e del referendum costituzionale nell’ex repubblica sovietica, a maggioranza romenofona.

     

    Le elezioni svoltesi il 20 ottobre hanno portato al secondo turno presidenziale l’attuale leader di Chișinău, lafilo-occidentale Maia Sandu, e il candidato sostenuto dal Partito filorusso dei socialisti, Alexandr Stoianoglo. Nel referendum sull’integrazione del paese nell’UE, si è registrato un voto al limite a favore dell’adesione, con una differenza inferiore a 12.000 voti. Secondo un rapporto pubblicato dagli osservatori elettorali dell’OSCE, le presidenziali e il referendum sono stati ben organizzati, ma la campagna elettorale è stata segnata da interferenze straniere e disinformazione.

     

    Durante tutta la campagna elettorale, Chișinău ha denunciato più volte l’ingerenza della Russia nel processo elettorale, cosa negata da Mosca, che dopo l’annuncio dei risultati ha affermato che le elezioni non sarebbero state libere. Anche la missione di osservazione dell’Istituto Internazionale Repubblicano ha evidenziato significative ingerenze straniere nel processo elettorale, manifestate attraverso “acquisto” di voti, manipolazione di massa, propaganda e falsificazioni.

     

    “La Moldova ha scelto un futuro europeo, nonostante le tattiche ibride russe”, ha dichiarato a Bruxelles la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. “I cittadini della Moldova hanno scelto il loro futuro, hanno scelto di avere speranza, stabilità e opportunità ed è per questo che hanno scelto l’Unione. Il Parlamento comunitario condanna le ingerenze della Russia nelle elezioni e nel referendum nella Repubblica di Moldova”, ha detto, da parte sua, la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola.

     

    Il responsabile della politica estera comunitaria, Josep Borrell, ha assicurato, a sua volta, che Bruxelles rimane determinata a continuare a sostenere lo sviluppo democratico, le riforme e la crescita economica della Repubblica di Moldova, nonché a rafforzare la sua resistenza lungo la strada verso l’UE. La Casa Bianca ha espresso soddisfazione per il fatto che la Russia non sia riuscita a minare le elezioni nella Repubblica di Moldova, anche se, secondo Washington, “ha lavorato energicamente in questo senso”.

     

    Mosca respinge le accuse e chiede prove riguardo alle gravi accuse mosse dalla presidente Maia Sandu, che ha invocato l’ingerenza nel processo elettorale di alcuni gruppi criminali che hanno agito al fianco di forze straniere ostili agli interessi del Paese.

  • La Repubblica di Moldova, tra Occidente e Oriente

    La Repubblica di Moldova, tra Occidente e Oriente

    Presentandosi alle urne in numero maggiore rispetto alle precedenti elezioni presidenziali, i cittadini della Repubblica di Moldova hanno deciso che il futuro leader di Chișinău sia stabilito in seguito a un nuovo turno in cui si sfideranno, tra due settimane, la presidente in carica, la pro-occidentale Maia Sandu, e il candidato sostenuto dal partito dei socialisti filo-russi, Alexandr Stoianoglo. Al primo turno, l’ex economista della Banca Mondiale e allo stesso tempo la prima donna che è riuscita, quattro anni fa, a ottenere la carica più alta a Chișinău, ha ottenuto il 42% dei voti, il maggior numero di voti tra gli 11 candidati, ma tuttavia insufficienti per garantirle un nuovo mandato alla guida del Paese.

    Un Paese che, sotto la sua guida, ha voltato le spalle a Mosca dopo l’invasione russa nella confinante Ucraina e che quest’anno ha aperto ufficialmente i negoziati di adesione all’Unione Europea. Maia Sandu ha addirittura indetto un referendum sull’inclusione nella Costituzione, basata sul voto della popolazione, del percorso europeo irreversibile del Paese – un referendum organizzato sempre il 20 ottobre, volto a convalidare la strategia per determinare il destino dell’ex Repubblica sovietica che conta 2,6 milioni di abitanti. Una scommessa fallita?

    Fino a quando non arriveranno i risultati dalla diaspora, sì, i risultati mostrano un numero nettamente superiore di coloro che si oppongono all’integrazione, cosa che ha portato la presidente Maia Sandu ad accusare una frode senza precedenti, “un attacco senza precedenti alla democrazia”: “Gruppi criminali, insieme a forze straniere ostili ai nostri interessi, hanno attaccato il nostro Paese con decine di milioni di euro, menzogne ​​e propaganda, con i mezzi più miserabili, al fine di portare i nostri cittadini e il nostro Paese in una zona di incertezza. “

    In un processo di voto svolto sotto l’accusa di ingerenza russa, smentita “categoricamente” ​​del Cremlino, il 53% degli elettori si sono dichiarati contrari all’inclusione dell’obiettivo europeo nella Costituzione, secondo quanto emerso dopo lo spoglio di oltre il 90% delle schede. Tuttavia, la parte europeista ha preso il comando dopo il conteggio di più del 98% delle opzioni, l’avanzo minimo essendo dovuto, molto probabilmente, alla diaspora, che ha votato in massa a favore dell’adesione. Il risultato estremamente ravvicinato è sorprendente poiché recenti sondaggi mostravano che il Sì al referendum avrebbe vinto senza ombra di dubbio. Senza mettere in discussione i negoziati con i 27, il risultato al limite “indebolisce in un certo senso l’immagine pro-europea della popolazione e della leadership di Maia Sandu”, notano analisti specializzati nell’area ex sovietica.

  • Ucraina e Repubblica di Moldova, all’ordine del giorno del Consiglio Europeo

    Ucraina e Repubblica di Moldova, all’ordine del giorno del Consiglio Europeo

    La situazione in Ucraina, gli sviluppi nel Medio Oriente, la competitività dell’UE e la gestione della migrazione, nonché discussioni riguardanti la Repubblica di Moldova, la Georgia e gli elevati prezzi dell’energia – all’ordine del giorno dei leader europei riuniti nel Consiglio Europeo a Bruxelles. Presente al vertice, il presidente romeno, Klaus Iohannis, si è pronunciato per un messaggio fermo da parte dell’Unione per sostenere la Repubblica di Moldova nel processo di integrazione europea, soprattutto nell’attuale contesto elettorale, condannando i tentativi di destabilizzazione arrivati da Mosca.

    Nell’ex repubblica sovietica, domenica si terranno le elezioni presidenziali e un referendum per la revisione della Costituzione, in modo che preveda l’adesione del paese all’Unione Europea. Il sostegno europeo alla Repubblica di Moldova va ottenuto con tutti i mezzi necessari sul piano economico, finanziario e di sicurezza, ritiene il capo dello stato romeno, che ha accolto con favore la recente visita a Chișinău della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il lancio di un piano di crescita per la Repubblica di Moldova.

    I capi di stato e di governo dell’UE hanno condannato le ingerenze della Federazione Russa nei processi democratici a Chișinău e hanno accolto con favore l’adozione del terzo pacchetto di sanzioni contro i responsabili di azioni volte a minare la sovranità e l’indipendenza della Repubblica di Moldova. Allo stesso tempo, il Consiglio Europeo ha ribadito il suo pieno sostegno al percorso europeo di questo paese candidato e ai suoi progressi sulla via delle riforme e della stabilità.

    Rivolgendosi alle massime cariche presenti al vertice, il presidente dell’Ucraina ha esortato i leader dell’Unione ad accettare i suoi piani volti a rafforzare le posizioni militari di Kiev per costringere la Russia a sedersi al tavolo dei negoziati di pace. Volodymyr Zelensky ha rivolto un appello per un’adesione accelerata del suo paese alla NATO e per il permesso di utilizzare armi occidentali a lungo raggio. Secondo Volodymyr Zelensky, se il suo piano verrà attuato, la guerra con la Russia finirà nel 2025.

    D’altra parte, alla luce della commemorazione di un anno dai drammatici eventi del 7 ottobre 2023, il Consiglio Europeo ha condannato duramente l’attacco contro Israele ed ha espresso solidarietà alle famiglie delle vittime e degli ostaggi di Hamas. Allo stesso tempo, i leader hanno chiesto la cessazione immediata delle ostilità a Gaza, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e il miglioramento dell’accesso e della distribuzione dell’assistenza umanitaria, ribadendo l’impegno per la soluzione dei due stati.

  • Politici e accuse di corruzione

    Politici e accuse di corruzione

    Le rivelazioni della stampa e le indagini dei procuratori “spazzolano” le liste dei candidati che i partiti politici romeni intendono presentare alle elezioni politiche del 1° dicembre. La scorsa settimana, la socialdemocratica Laura Vicol si è dimessa dalla carica di presidente della Commissione Giuridica della Camera dei Deputati, a seguito di un’indagine pubblicata dalla piattaforma media Recorder riguardante il business immobiliare Nordis, che ¬non sarebbe stato altro che una gigantesca truffa. La redazione accusa “l’affare di un clan politico-immobiliare, con legami di altissimo livello”, il cui socio principale è Vladimir Ciorbă, il marito di Laura Vicol. Successivamente, la Vicol si è dimessa anche dal PSD, non dimenticando di invocare il “linciaggio mediatico” al quale sarebbe stata sottoposta.

    Poi è stata la volta del PNL, partner dei socialdemocratici al governo. La plenaria della Camera dei Deputati ha approvato la richiesta della Direzione Nazionale Anticorruzione (DNA) di autorizzare la perquisizione informatica e domiciliare nel caso dell’ex ministro liberale della Salute, Nelu Tătaru, accusato di tangenti. Lui sostiene di essere innocente, di non aver mai preso soldi dai pazienti e di volere che sia fatta giustizia. La Procura risponde con quelli che chiama 57 atti materiali, che dimostrerebbero la raccolta di tangenti in forma continuativa.

    La stampa è divertita dal fatto che un medico rispettato dal pubblico ed ex ministro-star abbia ricevuto dai pazienti non solo somme di denaro equivalenti a diverse decine di euro, ma anche galline vive. Il medico Tătaru ha gestito il dicastero della Salute durante la pandemia di COVID-19.

    D’altronde, parlamentari dell’AUR (opposizione nazionalista) e non affiliati hanno chiesto nella plenaria della Camera dei Deputati l’estensione delle indagini della DNA al periodo in cui Tătaru, come ministro, gestiva i contratti di acquisto durante la pandemia. Politicamente, il PNL ha deciso di togliere al medico tutti gli incarichi e di escluderlo dalle liste per le elezioni.

    Sempre la scorsa settimana, nei confronti del senatore Eugen Pîrvulescu è stata avviata un’inchiesta penale ed è indagato sotto controllo giudiziario, per acquisto di influenza, un caso in cui sarebbe coinvolto anche l’ex direttore generale dell’Ufficio Statale per le Invenzioni e i Marchi (OSIM), Marian-Cătălin Burcescu. A differenza di Tătaru, Pîrvulescu non è una patata bollente per i liberali. Eletto quattro anni fa nella lista del PNL e rimasto quasi anonimo nello spazio pubblico fino allo scoppio dello scandalo di corruzione, Pîrvulescu aveva già lasciato il partito e si era unito alla squadra elettorale di Mircea Geoană, aspirante alla presidenza, presentato al pubblico come candidato indipendente, dopo essere stato uno dei leader socialdemocratici più longevi.

  • PNRR – approvazione con obiezioni

    PNRR – approvazione con obiezioni

    Secondo la valutazione della Commissione, la Romania ha attuato parzialmente alcune delle riforme e degli investimenti assunti, per cui Bucarest ha a disposizione un sette mesi al massimo per apportare le correzioni necessarie, al fine di incassare integralmente circa 2 miliardi di euro. La Commissione afferma che la Romania ha raggiunto 62 dei 68 traguardi di riforma o investimenti, tra cui lo stimolo all’efficienza energetica nell’industria, la riforma del sistema pensionistico pubblico e gli investimenti per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare esistente.

    La Commissione ha constatato, d’altro canto, che, ad esempio, la riforma della governance delle imprese statali, gli investimenti nel settore dei trasporti o la riforma del regime fiscale delle microimprese non sono state attuate. Di conseguenza, Bruxelles ha proposto la sospensione parziale del pagamento e attende ulteriori chiarimenti da parte del Governo romeno entro un mese. Se questi chiarimenti saranno ritenuti sufficienti, la Commissione verserà integralmente i 2 miliardi di euro. In caso contrario, effettuerà un pagamento parziale e la Romania avrà un secondo periodo, questa volta di sei mesi, per raggiungere i traguardi rimanenti.

    La Commissione non ha comunicato pubblicamente, ma solo al Governo di Bucarest, il valore dei traguardi che ritiene non raggiunti. “La Romania incasserà una somma significativa per quanto riguarda i traguardi raggiunti del PNRR. Di nessuna maniera verranno sospesi la richiesta di pagamento o tutti i soldi”, ha assicurato il ministro degli Investimenti e dei Progetti Europei, Adrian Câciu.

    In piena campagna elettorale per le elezioni presidenziali e politiche, il leader liberale Nicolae Ciucă, candidato alla massima carica dello stato, ha chiesto al suo avversario, il primo ministro Marcel Ciolacu, di spiegare con urgenza cosa farà affinché la Romania non perda circa 1,1 miliardi di euro dal PNRR. “Questo circo di giocare all’opposizione non aiuta nessuno. E tutto ciò che la Commissione ha invocato sono fatti accaduti durante il vostro mandato”, ha risposto il leader del PSD, che guida il Governo di cui fa parte anche il PNL.

    Il Piano di Ripresa e Resilienza della Romania comprende un’ampia gamma di misure di investimento e di riforma. Il piano sarà finanziato con 28,5 miliardi di euro, di cui 13,6 miliardi di euro in sovvenzioni e 14,9 miliardi di euro in prestiti.

  • Previsioni economiche per la Romania

    Previsioni economiche per la Romania

    L’Agenzia Internazionale di Valutazione Finanziaria Standard & Poor’s ha riconfermato il buon rating del debito pubblico e l’outlook stabile della Romania. La decisione, indicano gli esperti dell’agenzia, si basa sulla buona evoluzione economica, nonché su una probabile crescita importante nei prossimi tre anni. Tra gli argomenti c’è il livello moderato del debito estero. Si evidenzia la buona situazione del mercato del lavoro, dove la disoccupazione resta vicina ai minimi storici.

    Secondo la fonte, l’economia romena registrerà una crescita dell’1,6% nel 2024 e un raddoppio del ritmo nel periodo 2025-2027, nelle condizioni in cui il Paese beneficerà di importanti fondi europei, sia nell’ambito del quadro finanziario pluriennale che del Meccanismo di Ripresa e Resilienza. Ma arrivano anche dei moniti dall’agenzia di valutazione finanziaria. Il rating della Romania potrebbe essere declassato se il disavanzo continuasse a superare le previsioni e se persistessero altri squilibri, come l’inflazione alta o il deficit di conto corrente, cioè la differenza tra elevate importazioni e basse esportazioni.

    Standard & Poor’s ha inoltre avvertito che le attuali spese pre-elettorali spingeranno il deficit della Romania al 7,3% quest’anno. L’Agenzia stima che, complessivamente, le spese aumenteranno dopo l’incremento degli stipendi nel settore pubblico del 20%, ovvero circa 14 miliardi di lei (l’equivalente di circa tre miliardi di euro), e dopo l’aumento delle pensioni a partire da settembre, pari allo 0,6% del Prodotto Interno Lordo. Standard & Poor’s rileva inoltre l’aumento delle spese militari a quasi il 2,5% del Pil quest’anno, nonché gli elevati investimenti pubblici, di circa il 7% del Pil, coperti solo parzialmente dai fondi europei.

     

    Standard & Poor’s è una delle tre principali agenzie di rating finanziario internazionali. Le altre due sono Fitch e Moody’s. Tutte effettuano valutazioni indipendenti sulla capacità degli stati del mondo di pagare i propri debiti. Secondo la guida pubblicata dal sito finanziario Global Investopedia, per stabilire il rating di un paese si tiene conto dell’evoluzione dell’economia, del volume degli investimenti esteri pubblici e privati, della trasparenza del mercato dei capitali, delle riserve valutarie e del grado di stabilità politica.

    In una prima reazione all’annuncio di Standard & Poor’s, le voci della maggioranza PSD-PNL, al governo a Bucarest, hanno affermato che la decisione dell’agenzia, dopo quella simile annunciata d’estate da Fitch, è la prova della stabilità macroeconomica e delle prospettive di sviluppo della Romania. Invece, i leader dell’opposizione e gli esperti indipendenti puntano il dito contro il bicchiere mezzo vuoto.

    Un veterano dell’analisi economica interna, il professore Mircea Coșea ha dichiarato a Radio Romania che la diagnosi dell’agenzia è molto obiettiva. La Romania va bene, bisogna ammetterlo – afferma l’analista, aggiungendo, però, che questo fatto implica un obbligo straordinario per l’attuale leadership politica e per quella che verrà dopo le elezioni presidenziali e politiche che si terranno a fine anno.

  • Valutazione positiva da parte di Standard & Poor’s

    Valutazione positiva da parte di Standard & Poor’s

    L’Agenzia Internazionale di Valutazione Finanziaria Standard & Poor’s ha riconfermato il rating positivo del debito pubblico e le prospettive stabili della Romania per il debito in valuta estera a lungo e breve termine. In generale, la determinazione del rating di un Paese prende in considerazione fattori quali l’evoluzione dell’economia, il volume degli investimenti esteri pubblici e privati, la trasparenza del mercato dei capitali e le riserve valutarie, nonché il grado di stabilità politica. Nel caso della Romania, la decisione si è basata soprattutto sulla buona evoluzione economica, sul livello moderato del debito estero, ma anche su un’importante prospettiva di crescita per i prossimi tre anni. Il rapporto evidenzia anche la buona situazione del mercato del lavoro, dove la disoccupazione rimane quasi a livelli minimi storici.

    Secondo il documento, l’economia della Romania registrerà quest’anno una crescita dell’1,6%, ma raddoppierà il ritmo nei prossimi tre anni, cioè una media del 3% all’incirca, dato che il Paese beneficerà di importanti fondi europei, sia dal Quadro Finanziario Pluriennale che dal Meccanismo per la Ripresa e la Resilienza. Il rating della Romania potrebbe essere rivisto al ribasso, avverte l’agenzia di valutazione finanziaria, se il deficit supererà le previsioni e se persisteranno altri squilibri, come l’inflazione elevata o il deficit di contro corrente, cioè la differenza tra le importazioni alte e le esportazioni basse. L’agenzia ha inoltre avvertito che le attuali spese pre-elettorali spingeranno il deficit della Romania al 7,3% quest’anno.

    Allo stesso tempo, l’Agenzia stima che, a livello globale, le spese aumenteranno ogni anno dopo gli aumenti salariali nel settore pubblico del 20%, che costano circa l’1% del PIL, e l’aumento delle pensioni a partire da settembre di quest’anno, che costa l’equivalente dello 0,6% dal PIL. Standard & Poor’s cita anche l’aumento delle spese militari a quasi il 2,5% del PIL quest’anno e gli elevati investimenti pubblici, pari a circa il 7% del PIL, solo parzialmente coperti da fondi europei. In un post su internet, il primo ministro Marcel Ciolacu ha sottolineato che la decisione dell’agenzia, dopo quella simile annunciata in estate da Fitch, è una prova della stabilità macroeconomica e delle prospettive di sviluppo della Romania.

    Il primo ministro ha ammesso che c’è ancora molto da lavorare, facendo riferimento al piano per ridurre il deficit nei prossimi sette anni, tramite la razionalizzazione delle spese e l’aumento della riscossione delle entrate attraverso la digitalizzazione dell’ANAF, la diminuzione dell’evasione fiscale e il proseguimento degli investimenti. Il capo dell’esecutivo ha ribadito che l’analisi di Standard & Poor’s conferma “il percorso sicuro per la Romania: produzione, investimenti, posti di lavoro, potere d’acquisto e stabilità macroeconomica”. Da parte sua, il ministro delle Finanze, Marcel Boloş, ha dichiarato che la riconferma del rating della Romania è un segnale positivo che obbliga il governo a proseguire le riforme, a rendere più efficiente la spesa pubblica e a ridurre la pressione sul bilancio.