Category: Incontro con la Romania

  • Assaggia con cura!

    Assaggia con cura!

    Le tendenze individuate a livello globale mostrano che sempre più giovani preferiscono gli spuntini al posto dei piatti sani e nutrienti, e sono anche preoccupati per il controllo delle porzioni di cibo. Le ragazze o i ragazzi finiscono per non mangiare affatto cioccolato, ad esempio, ritenendo che il cioccolato da solo rovini una silhouette da sogno. D’altra parte, sempre più giovani sono in sovrappeso, mentre altri scelgono di non mangiare affatto per evitare questa sfida. Quindi, l’obiettivo principale del programma Assaggia con cura! Goditi il momento! è quello di migliorare il modo in cui i giovani consumano la merenda, aiutandoli a costruire un rapporto più sano con il cibo. Florentina Baloş, ambasciatrice del programma Asaggia con cura! Goditi il momento!, ha offerto maggiori dettagli a Radio Romania Internazionale.

    Assaggia con cura! Goditi il momento! significa mangiare attentamente e intenzionalmente, invitandoci a concentrarci sul presente, in modo che possiamo davvero sentire il sapore del cibo e godercelo, perchè gli spuntini fanno parte della vita di tutti i giorni. Si tratta di un progetto dell’Associazione Sută la Sută Românesc (Cento per Cento Romeno), lanciato in collaborazione con l’ANPC (l’Autorità nazionale per la tutela dei consumatori) e con 5 licei di Bucarest. Gli studi hanno dimostrato che i giovani preferiscono gli spuntini ai cibi nutrienti, e quindi le domande Cosa mangiamo?, Perché mangiamo? e Come si mangia? in qualche modo rimangono senza risposta, perché mangiano caoticamente. Molte volte non sappiamo cosa mangiamo perché non tutti sappiamo cosa dicono le etichette, se non abbiamo fatto qualche ricerca in anticipo. E lo scopo del progetto è quello di informare ed educare, spiega Florentina Baloş.

    Una volta informati, sappiamo fare delle scelte consapevoli, aggiunge la nostra ospite. Il progetto prevede più fasi. Ci siamo rivolti agli adolescenti, nella prima fase, con un laboratorio sull’alimentazione, in cui i giovani hanno imparato cosa significa il valore nutritivo del cibo, quanto mangiamo a seconda dell’età e dello sforzo che facciamo. Si è proseguito con un workshop sulla corretta lettura delle etichette alimentari, tenuto da Veronica Mitran, vicepresidente dell’Autorità nazionale per la tutela dei consumatori -ANPC. Gli studenti sono stati informati sulle etichette e hanno capito cosa significano tutti quei termini che spesso non capiamo. Abbiamo anche organizzato una discussione con uno psicologo, che ha raccontato agli studenti le mode alimentari, nel tentativo di trovare la risposta alla domanda ‘Perchè mangiamo’. La maggior parte delle volte mangiamo emotivamente, che siamo felici o tristi, arrabbiati o nervosi, mangiamo. Oppure mangiamo davanti agli schermi. Non siamo più consapevoli di ciò che stiamo mangiando. Ecco perché è molto importante misurare un po’ le nostre emozioni, aggiunge Florentina Baloş.

    Circa 550 studenti sono stati inclusi nella fase pilota e dieci di loro hanno partecipato ad una sessione di tutoraggio con un esperto in pianificazione e organizzazione. Organizzare e pianificare compresi i pasti, i compiti, in modo che abbiano anche il tempo per i piccoli piaceri, come uscire con gli amici, guardare un film o rilassarsi. Non ho tempo sembra essere il leitmotiv delle giovani generazioni, il che dimostra chiaramente quanto sia necessaria la pianificazione.

    In chiusura hanno dovuto fare un test. Per 21 giorni, insieme agli esperti, hanno tenuto un diario in cui hanno annotato cosa hanno fatto, come lo hanno fatto, quanto hanno mangiato, quando hanno fatto i compiti. Era fondamentalmente un esercizio per il futuro. Una volta finiti gli workshop, i giovani sono stati invitati a creare i propri banchi di lavoro. Abbiamo stimolato la loro creatività. Hanno scritto di come mangiano o di come hanno cambiato il loro programma, e 50 giovani sono stati premiati. Durante le cerimonie di premiazione, abbiamo intervistato alcuni di loro, perché volevamo vedere come hanno percepito il progetto e se l’hanno trovato utile. E le risposte sono state più che rallegranti. Una ragazza che ci ha raccontato che prima del laboratorio aveva la sensazione che tutto il cibo facesse ingrassare, che ingrassasse per tutto quello che mangiava, il che la faceva sentire un po’ frustrata. Anzi, era un po’ sovrappeso, ma anche per lo stress. Anche quando beveva acqua aveva la sensazione che stava ingrassando. Ci ha detto che ora ha capito cosa stava sbagliando con gli abbinamenti alimentari e gli snack, e che il progetto l’ha aiutata a capire e migliorare il suo modo di mangiare, ha concluso Florentina Baloş.

    Il programma Assaggia con cura! Goditi il momento!, svoltosi tra dicembre 2020 e giugno 2021, è stato concepito in una prospettiva strettamente educativa. Una volta iniziata la scuola, speriamo che sempre più giovani possano beneficiare di tali programmi!

  • Un progetto per far rivivere Băile Herculane (Le Terme di Ercole)

    Un progetto per far rivivere Băile Herculane (Le Terme di Ercole)

    Oana Chirilă è una giovane architetta che vuole far rivivere il patrimonio culturale di Băile Herculane (Le Terme di Ercole), nota località balneoclimatica in provincia di Caraș-Severin, nel sud-ovest della Romania. Ha scelto di studiare l’architettura sin da bambina, in quanto appassionata d’arte. E’ diventata consapevole di quanto sia importante conservare e promuovere il patrimonio culturale. Ho scelto l’architettura sin dall’età di 10-11 anni, quando seguivo corsi di pittura al Palazzo dei Bambini di Timișoara. Sono rimasta affascinata dal mondo dell’arte e volevo anch’io entrarvi. Però, parlando con parecchi insegnanti e con i miei genitori, ho sentito il bisogno di imboccare la strada dell’architettura, definita sempre come un’arte. Praticamente mi piaceva molto l’idea di costruire, spiega Oana Chirilă a Radio Romania Internazionale.

    La piattaforma lanciata insieme ad altri specialisti entusiasti dell’Associazione Locus attira sempre più visualizzazioni. Il volontariato è uno strumento che rende particolarmente utile il contributo dei giovani a Herculane Project, aggiunge Oana. Herculane Project è una piattaforma di riattivazione sociale e architettonica del centro storico di Băile Herculane. Al momento, come squadra e come progetto, operiamo per due grandi componenti. Da un lato, stiamo compiendo grandi sforzi per salvare un monumento storico, il Bagno di Nettuno, e dall’altro, stiamo portando avanti una serie di progetti sociali ed educativi, nell’ambito dei quali tentiamo di riconnettere il centro storico come spazio pubblico e vero palcoscenico, con artisti, studenti volontari o specialisti, dice ancora la nostra ospite.

    Il patrimonio culturale svolge un ruolo essenziale nel conservare e nell’affermare la nostra identità, puntualizza Oana. Probabilmente, dobbiamo veramente perdere qualcosa prima di renderci conto quanto vale. Però io credo che, generalmente, i romeni e tutto il mondo appassionato del patrimonio culturale evidenzino la sua importanza, rendendosi conto della sua rilevanza e di quella dei valori culturali. Tale fatto si riflette nel numero di volontari impegnati nei progetti, delle imprese private che scelgono di sostenere queste iniziative, e credo che la tendenza sia ascendente. Direi che siamo sulla buona strada per quanto riguarda la coscientizzazione dell’importanza del patrimonio culturale, osserva la giovane architetta.

    Ai giovani che vorrebbero avviare simili progetti, ma forse non hanno il coraggio di iniziarli, Oana Chirilă consiglia la collaborazione con gli specialisti e la creazione di una squadra in grado di delineare chiaramente le idee. Credo che la cosa più importante per un giovane o per qualsiasi persona che vuol fare qualcosa e non sa come procedere o ritiene di non farcela, sia di chiedere consigli e manifestare apertura a quante più opinioni e idee. Così abbiamo fatto anche noi quando abbiamo iniziato Herculane Project. Anch’io credevo di non poter far nulla e non sapevo da dove cominciare. E allora ho chiesto l’aiuto dei professori e dei colleghi che, forse, avevano acquisito una maggiore esperienza di simili progetti. Un altro elemento che ritengo essenziale è quello di amare veramente quello che fai e lasciarti portare da questo sentimento, da questa passione. Secondo me, i giovani e gli architetti, in generale, hanno le informazioni necessarie per far partire un progetto, ma a volte hanno anche bisogno di essere un po’ incoraggiati. E ciò vale per qualsiasi campo di attività, conclude Oana Chirilă.

    Per maggiori informazioni sul progetto, visitate www.herculaneproject.ro.

  • Ordine delle Arti e delle Lettere al critico cinematografico Irina Margareta Nistor

    Ordine delle Arti e delle Lettere al critico cinematografico Irina Margareta Nistor

    Irina Margareta Nistor, noto critico cinematografico, celebre per aver doppiato oltre 5.000 film dai tempi dell’ex dittatore Ceauşescu ad oggi, è stata insignita del grado di Ufficiale dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. L’onorificenza le è stata consegnata dall’Ambasciatrice di Francia a Bucarest, Laurence Auer, in apertura della 25/a edizione del Festival del Film Francese in Romania. Se ami tanto una lingua come il francese, ma anche il cinema, allora sicuramente entrerai in un film in cui ti accadranno solo delle cose buone. Un bellissimo film, che chiunque si godrebbe volentieri, ha detto Irina Margareta Nistor a Radio Romania Internazionale.

    Per milioni di romeni, Signora Film, come viene chiamata Irina Margareta Nistor, è una voce inconfondibile, nel vero senso della parola. Sono rimasta con tantissimi complimenti. Ho la sensazione di vivere in un Paese che ha una vivissima memoria, visto che la gente ricorda i miei doppiaggi anche 30 anni dopo. Certamente, molti erano giovani all’epoca, alcuni se ne accorgevano delle mancanze. Però mi ha fatto una forte impressione un recente post su Facebook, in cui qualcuno scriveva: se venisse un alieno a chiedere cosa significa il film, gli direi di guardare negli occhi di Irina Nistor per vedere con quanta passione racconta il cinema. E mi è sembrato bellissimo, perchè io credo veramente che sia la voce che gli occhi riflettano l’amore per il cinema. La cosa che mi ha commosso di più è che l’onorificenza mi è stata consegnata oggi, quando inizia un festival di cinema, aggiunge Irina Margareta Nistor.

    La nostra ospite colloca i successi raggiunti dai registi romeni ai festival internazionali in un percorso normale. Se chiedi a loro, ognuno dirà di aver avuto un modello. E al solito i modelli sono quasi gli stessi – Pintilie, Tatos, assolutamente Liviu Ciulei e Gulea. Quindi hanno avuto un punto di partenza, dopo di che hanno voluto fortemente fare una cosa diversa e dimostrare che la Romania si trova sulla mappa, per non passare sempre, ovunque, dalla Polonia direttamente alla Russia. Era la cosa che odiavo di più, vedere in un programma che alla Polonia seguiva la Russia e la Romania – no, dice ancora Irina Margareta Nistor, spiegando anche quali film vengono bene ai registi romeni dei nostri giorni.

    Vengono bene le pellicole da essere premiate, ma mi auguro vivamente che vengano altrettanto bene sia quelli rivolti al grande pubblico che quelli da essere premiati. E vi faccio l’esempio del regista Radu Mihăileanu, insignito della stessa onorificenza conferita a me, di cui ne sono particolarmente orgogliosa. Il concerto gli ha portato alcuni Premi César, che ci hanno tolto qualsiasi depressione. Lo consiglio sempre a chi mi chiede cosa sarebbe da vedere per dimenticarsi di tutto quello che ci sta intorno, conclude la nostra ospite. Radio Romania Internazionale si congratula con Irina Margareta Nistor, che ringrazia per essere sempre, con entusiasmo, accanto a noi.

  • Gala anniversario Ruxandra Donose 30 all’Opera Nazionale di Bucarest

    Gala anniversario Ruxandra Donose 30 all’Opera Nazionale di Bucarest

    L’Opera Nazionale di Bucarest ha ospitato il 5 giugno un concerto di gala dedicato al 30/o anniversario dell’attività artistica svolta sui palcoscenici del mondo dal mezzosoprano romeno Ruxandra Donose, che vive a Vienna.

    Un concerto speciale, poichè rientra in una serie che celebra 30 anni di carriera internazionale. Una serie che ha incluso finora un concerto a Sibiu, un altro a Iași, come anche un incontro musicale con la Filarmonica George Enescu di Bucarest. Seguiranno Cluj e Timișoara. Il repertorio include arie amate dal pubblico, selezionate a seconda del mio percorso sui palcoscenici mondiali, a partire dalla musica barocca, passando attraverso quella romantica per arrivare a quella moderna. Il concerto ospitato dall’Opera Nazionale di Bucarest è stato diretto dal maestro Tiberiu Soare, come era avvenuto anche nel 2020 a Sibiu, spiega il mezzosoprano.

    A partire dal 1990, Ruxandra Donose riscuote grandissimo successo nei più famosi teatri lirici del mondo e per moltissimi è il mezzosoprano prediletto per i ruoli en-travesti: Cherubino delle Nozze di Figaro, Sesto di La clemenza di Tito e Idamante di Idomeneo, tutt’e tre opere di Mozart. Nel 2002 si è aggiudicata una nomination alla miglior interpretazione alla 44/a edizione dei Premi Grammy, con lo Stabat Mater di Antonin Dvorak, e nel 2008 si è esibita nella prima mondiale dell’opera The Fly di Howard Shore al Theatre du Chatelet di Parigi. Due anni più tardi seguirono i debutti in Don Giovanni di Mozart, La morte di Cleopatra di Berlioz, Orfeo ed Euridice di Gluck e Farnace di Vivaldi.

    Lungo la sua carriera, Ruxandra Donose si è esibita accanto ad alcuni dei più grandi direttori d’orchestra del mondo: Claudio Abbado, Pierre Boulez, Sir Colin Davis, Mariss Jansons, Sergiu Celibidache, Donald Runnicles, Vladimir Jurowski o Zubin Mehta. Ha riscosso standing ovations sui più famosi palcoscenici del mondo: Royal Opera House, Covent Garden, Metropolitan Opera a New York, San Francisco Opera, Los Angeles Opera, Opera National de Paris, come anche a Vienna e Berlino. L’emergenza pandemica che le ha tolto i concerti le ha offerto, invece, l’opportunità di insegnare di più, aggiunge Ruxandra Donose, ricordando l’esperienza di questo periodo.

    Prima di tutto, ho passato tantissimo tempo insieme alla famiglia. Il secondo grande vantaggio deriva dal fatto che ho cominciato a insegnare molto più intensamente di prima, tra l’altro anche all’Università di musica Anton Bruckner di Linz, in Austria. Tutto ha portato anche un salto qualitativo, attraverso la tranquillità e l’introspezione. Io credo che qualsiasi professore ha da imparare dai propri studenti. Si tratta di una specie di scambio di scienza, esperienza, slancio, passione e ideali. Uno scambio che trovo benefico per me e che, quindi, ho approfondito nell’ultimo anno, conclude il mezzosoprano.

  • Fashion Revolution

    Fashion Revolution

    Sono passati alcuni anni da quando gli artisti visivi Roxana Ené e suo figlio, Alexander Ené, insieme a Roxana Elena Petrescu, hanno gettato le basi dell’Associazione Roxy and Kids Arts, attiva nel campo delle arti collaborative. Nonostante il contesto pandemico, l’associazione ha recentemente riscosso un nuovo successo.

    Ce ne parla Roxana Elena Petrescu, co-fondatrice e vicepresidente di Roxy and Kids Arts. Si tratta della campagna Fashion Revolution Week. Con Alexander Ené, artista visivo e membro fondatore del team Roxy and Kids Arts, siamo stati invitati a partecipare insieme ad altri designer romeni alla Fashion Revolution Week, svoltasi ad aprile in circa 60 Paesi. L’iniziativa è stata lanciata 24 anni fa, in seguito al crollo di una fabbrica tessile in Bangladesh, dove migliaia di persone lavoravano per importanti aziende del settore. Più di mille donne hanno perso la vita in questa tragedia, il che ha generato una mobilitazione internazionale del tipo Ora basta!. Non è più possibile continuare a vivere in un mondo in cui è più importante avere che essere. Sarebbe bene porci la domanda: chi fa i nostri vestiti, se questi vestiti sono prodotti in modo responsabile, se i tessuti utilizzati rischiano di inquinare l’ambiente. Ci è stato chiesto in passato cosa significa questa campagna per noi e cosa stiamo facendo per uno stile di vita sostenibile. A parte questo, è passato un po’ di tempo da quando la nostra associazione Roxy and Kids Arts ha creato un simile stile di vita. Al di fuori dei nostri laboratori, parte delle nostre attività comportano la trasformazione di indumenti usati o macchiati in opere d’arte. Perché le macchie, le reinterpretiamo come macchie di colore, spiega Roxana Elena Petrescu.

    Anche l’artista Alexander Ené condivide con noi la sua esperienza. Tuttavia, non basta tradurre tutti questi messaggi in arte e trasmetterli attraverso le nostre creazioni. È altrettanto importante educare i giovani a tale proposito. Ad esempio, con la nostra associazione, abbiamo organizzato laboratori di arte creativa per bambini in Romania e in Germania. In questa occasione, abbiamo utilizzato resti di frutta e verdura per realizzare veri e propri strumenti di lavoro, anzichè lasciarli finire nella spazzatura. Sostenibilità significa anche riciclare e riutilizzare il più possibile, supportando così la produzione di beni durevoli e riducendo gli sprechi. Riduci, riutilizza, ripara e ricicla! Queste sono le 4 R alla base del concetto di abitare sostenibile!, spiega Alexander.

    Dalla Germania, l’artista Roxana Ené ha accolto con favore l’invito che l’Associazione Roxy and Kids Arts ha ricevuto da Fashion Revolution. Sono rimasta particolarmente colpita da questa campagna! Tutto è andato ottimamente senza che ci andassi in presenza. Così ho ricevuto questa straordinaria notizia che Fashion Revolution era interessata al nostro modo di essere coinvolti nel campo della moda, nel senso che prendiamo abiti diversi che usiamo come tela. È così semplice. Si tratta davvero di dipingere accessori di abbigliamento: giacche di pelle, borse, scarpe o stivali che vengono usati come tela. E’ ciò che abbiamo fatto nel 2021, un anno in cui credevo che tutto quello che avremmo fatto sarebbe solo avere pazienza… Ed ecco, Fashion Revolution Romania mi ha contattato e mi sono detta: che peccato non essere in Romania! Solo che, finalmente, grazie alla mia squadra, sono brava qui come là!, dice Roxana Ené, particolarmente entusiasta del lavoro del suo team.

    Le cose sono andate ottimamente. Alexander, mio figlio, e Roxana Elena erano presenti alla Fashion Revolution e hanno fatto una bella figura con i loro disegni: una splendida tela, una borsa e delle scarpe dipinte da noi stessi. Veramente bello! Ho visto le foto e francamente sono rimasta impressionata!, aggiunge Roxana.

    In questo periodo di pandemia, il team di Roxy and Kids Arts ha anche immaginato un accessorio molto chic che può essere abbinato e che è realizzato con maschere di cotone riutilizzabili. Lo scorso anno, in collaborazione con un’altra associazione di Romania che ha un’impresa sociale che assume persone con disabilità, Roxy e Kids Arts hanno avuto l’idea di stampare le loro varie creazioni artistiche collaborative su borse in cotone non trattato, risuotendo successo in Romania, Germania e Israele.

    Dalla Germania, dove si trova adesso, Roxana Ené conclude. Qui in Germania le cose sono andate avanti zoppicando l’anno scorso. Avremmo dovuto realizzare un progetto intitolato La mascherina, una realtà nel 2020. I bambini hanno dipinto mascherine durante un laboratorio all’aperto. Avevamo dieci partecipanti e inizialmente dovevamo collaborare con una scuola. Tuttavia, il progetto è fallito, ma la scuola ha deciso di trovare un altro modo per lavorare insieme. All’improvviso, abbiamo consegnato agli insegnanti il manuale che usiamo durante i nostri laboratori affinché lavorino con i bambini secondo il nostro metodo. Hanno dipinto maschere di grandi dimensioni e il risultato è stato spettacolare. Anche il quotidiano Frankfurter Neue Presse ha parlato del nostro eccezionale progetto!, conclude Roxana.

    I prodotti Roxy e Kids Arts saranno disponibili sul sito dell’associazione, nella sezione negozio d’arte.

  • Google Maps rivisitata

    Google Maps rivisitata

    Già da tempo il servizio Google Maps è diventato uno dei nostri migliori amici virtuali. La funzionalità di navigazione virtuale di Google Street View, integrata con Google Maps e Google Earth, copre attualmente più di 85 paesi, in tutti i continenti e persino in Antartide. Questo servizio consente alle persone di visualizzare un panorama a 360° di molti luoghi in tutto il mondo – strade, città, monumenti storici, monumenti culturali, aree selvagge – luoghi sulla terra, nell’acqua e persino nello spazio. Le immagini di Street View coprono oltre 16 milioni di chilometri di strade, il che equivale a più di 400 giri del nostro pianeta. Il servizio Street View è disponibile in Romania dal 2010, quando su Google Maps sono apparse le prime immagini delle città più importanti del Paese. Nel 2012 potevamo già visualizzare 40.000 km di strade, 39 città e centinaia di destinazioni turistiche. Gabriela Chiorean, direttrice della comunicazione per l’Europa centro-orientale di Google, ci offre maggiori dettagli.

    Mi ricordo che più di una decina di anni fa, tenevo una mappa in macchina per trovare la giusta direzione, ma non avevo informazioni sul traffico, né sulle prenotazioni in questo o quel ristorante, per esempio, ma da allora siamo andati oltre i limiti di una carta classica. Se penso solo allo scorso anno, segnato dalla pandemia, Google Maps ha aggiunto molti elementi che ci hanno facilitato la vita durante il lockdown. Ad esempio, informazioni sul numero di pazienti Covid-19 in un’area specifica, ubicazione dei centri di screening, restrizioni sui viaggi all’estero, ristoranti aperti o che offrivano servizi di asporto, spiega la nostra ospite.

    Trattandosi di un servizio in sintonia con l’attualità, gli aggiornamenti sono permanenti, aggiunge Gabriela Chiorean. Gli aggiornamenti non si fermano mai. Quest’anno ce ne saranno un centinaio, in base alle più recenti tecnologie di intelligenza artificiale. Tra quelli che sarebbero di maggiore interesse per gli utenti in Romania, menzionerei le previsioni del tempo e informazioni sulla qualità dell’aria, le categorie più ricercate su Google Search e particolarmente importanti per molti utenti. Noterei anche l’indicazione sulla mappa e sulla stessa schermata della scelta del modo migliore per arrivare a destinazione velocemente, a piedi, in macchina o con i mezzi pubblici. Quello che mi sembra interessante è l’introduzione di viaggi ecologici, con consumi ottimali, che tengono conto di fattori come la velocità prevista e la pendenza della strada. Le mappe di Google mostreranno anche Let, quando ci si avvicina a una zona a basse emissioni di gas o perimetri con restrizioni di accesso per determinati veicoli, al fine di ridurre l’inquinamento, spiega ancora Gabriela Chiorean, anticipando anche le prospettive.

    Allorquando le restrizioni di viaggio saranno tolte, anche la funzionalità Live-View sarà utile per noi. È una tecnologia che si basa sull’intelligenza artificiale e utilizza le immagini di Street View per fornire indicazioni di navigazione alle persone che camminano e hanno bisogno di orientarsi. Da quest’anno Live-View sarà disponibile anche in spazi interni, centri commerciali, stazioni, aeroporti. Tutti questi aggiornamenti, che spero possano essere utili ai nostri utenti, verranno effettuati gradualmente, nel corso di quest’anno, dice ancora la direttrice della comunicazione Google per l’Europa centro-orientale. Google Maps è uno dei prodotti Google più utilizzati, in particolare per la localizzazione dei centri di screening del coronavirus e per le informazioni sul Covid-19 e sulle varie attività, molte delle quali hanno chiuso, hanno cambiato orario, o sono passate alla consegna a domicilio.

    Gabriela Chiorean ha offerto anche altri dettagli. Ciò che mi sembra abbia suscitato una reazione particolarmente positiva – e vedo la mia opinione confermata dall’utilizzo dei nostri prodotti – sono tutte funzioni legate all’ecologia; la qualità dell’aria è diventata improvvisamente una priorità per molti dei nostri utenti; viaggi ecologici, viaggi per spostarsi in bicicletta, tutto ciò che è legato alla natura ha acquisito importanza rispetto agli anni precedenti. Credo che questo sia un crescente interesse per i temi della vita sana, della qualità dell’aria, della qualità della vita in generale. E sono molto felice di vedere che le aziende stanno reagendo e offrono miglioramenti ai loro prodotti che soddisfano le aspettative delle persone, ha concluso la nostra ospite.

    Nei prossimi mesi, le auto di Google Street View circoleranno sulle strade della Romania e arriveranno in un centinaio di città per aggiornare le immagini disponibili su Google Maps.

  • HORA, 70 anni di giovinezza a Reghin

    HORA, 70 anni di giovinezza a Reghin

    HORA, la fabbrica romena di strumenti musicali in legno di Reghin, la più grande in Europa, festeggia nel 2021 il suo 70° anniversario. Nonostante le difficoltà generate dalla pandemia, l’azienda è riuscita in questo periodo a lanciare sul mercato tre nuovi prodotti. Qualunque sia il campo di attività, è necessario adattarsi all’economia di mercato, puntualizza il direttore tecnico Dorin Man, spiegando come funziona la produzione di strumenti musicali a Reghin.

    La nostra fabbrica ha sviluppato tre grandi catene di produzione. Prima di tutto – quella dedicata alle chitarre di una varietà molto ampia, con dimensioni che vanno da 1/4 a 4/4. La varietà riguarda anche la specie legnosa utilizzata, la qualità, la struttura, il registro. Poi, abbiamo la linea di produzione di strumenti ad arco: violini, viole, violoncelli, contrabbassi, ma anche altri strumenti come il salterio. Quindi un’ampissima gamma, a seconda delle specie legnose utilizzate, della struttura, dei colori e della qualità. Quest’ultima varia per musicisti principianti, avanzati o professionisti. La terza linea di produzione, nata con l’obiettivo di aumentare la diversità nel contesto del mercato internazionale, è quella degli strumenti specifici delle diverse comunità etniche. È il caso della balalaica e della domra (strumenti tradizionali russi), del salterio tedesco, del bouzouki irlandese, del mandolino, dei flauti romeni e peruviani o anche degli strumenti musicali per persone con disabilità. Ciò che ci ha spinto a sviluppare questa gamma di strumenti è il calo degli acquisti di chitarre e violini, sullo sfondo della crisi sanitaria e della forte concorrenza dei produttori asiatici. Abbiamo quindi realizzato lo strumento a percussione chiamato cajon, così come la tromba o il violino Stroh, specifico per la regione del Bihor. Abbiamo anche migliorato le chitarre elettriche e introdotto sul mercato due tipi all’uso solista, spiega Dorin Man, presentando anche ciascuno di questi prodotti di nicchia.

    Il violino Stroh ha una sua storia. Un certo signor Stroh ha combinato la vibrazione della corda con quella di un dispositivo speciale. Questa vibrazione è stata successivamente amplificata per mezzo di una tromba e non per mezzo di una cassa armonica, come accade con il violino. È questo padiglione che dà timbro e volume alla vibrazione. La produzione in serie di questo strumento è piuttosto rara, dice ancora il direttore tecnico della fabbrica di strumenti musicali di Reghin, raccontando anche la storia del cajon, uno strumento a percussione specifico per la musica sudamericana. Il cajon è una scatola a forma di un parallelepipedo rettangolo e non è più alto di uno sgabello. Non è solo una semplice vibrazione del legno, ma una vibrazione del legno toccato dalle corde, dice ancora il nostro ospite.

    HORA produce anche chitarre elettriche a 6 corde, con rifiniture molto particolari, che lanciano una nuova moda. Questi strumenti, dalle forme più complesse, creati con macchine a controllo numerico ad alta mobilità, soddisfano anche i più esigenti chitarristi.

  • Porte aperte all’Università Nazionale di Arte Teatrale e Cinematografica di Bucarest

    Porte aperte all’Università Nazionale di Arte Teatrale e Cinematografica di Bucarest

    Dal 7 al 9 aprile, l’Università Nazionale di Arte Teatrale e Cinematografica Ion Luca Caragiale di Bucarest organizza la XXII edizione del tradizionale evento Porte aperte, questa volta virtualmente. Quindi, un invito a scoprire l’universo di una delle più importanti università vocazionali di Romania. La direttrice per le Relazioni Internazionali dell’istituzione, Ștefana Samfira, ha offerto maggiori dettagli a Radio Romania Internazionale.

    La nostra università ha parecchie discipline: recitazione, regia, marionette, coreografia, sceneggiatura e film, e per ognuna sono disponibili in questi giorni lezioni sul canale YouTube dell’Università Nazionale di Arte Teatrale e Cinematografica. Quindi, tre giornate piene, con sessioni in diretta e pre-registrate. La novità consiste nel fatto che abbiamo incluso anche sessioni di domande e risposte per tutte le discipline, spiega la nostra interlocutrice.

    Lo scorso anno, l’evento Porte aperte si è svolto a marzo, proprio prima del lockdown. Quindi tutto in presenza, ma, a causa dello spazio insufficiente nelle aule, non tutte le persone interessate hanno avuto la possibilità di assistere alle lezioni. Ora, però, con lo spostamento nell’online, gli organizzatori anticipano un gran numero di visualizzazioni su YouTube.

    Chi vuole fare una carriera nel campo teatrale, cinematografico o media, può partecipare alle lezioni di recitazione, regia, marionette, coreografia, teatrologia, sceneggiatura, dizione o canto. Si ha, inoltre, la possibilità di imparare come sviluppare un progetto cinematografico, illuminare un ritratto, o raccontare storie e sentimenti attraverso suoni, costumi e spettacolo. Workshop, proiezioni di film e spettacoli integrali completano il percorso delle tre giornate.

    Gli organizzatori guardano con ottimismo alla partecipazione e Ștefana Samfira spiega anche perchè. Dal 1 ottobre scorso, nelle scuole si svolge un programma dedicato al teatro. I bambini delle III e IV elementari hanno a disposizione Io e il palcoscenico, i ragazzi delle VI e VII Il teatro e noi, mentre gli studenti delle X e XI un Laboratorio di teatro. Si tratta di programmi molto importanti, ma, ovviamente, sono appena all’inizio e qualsiasi inizio è difficile. Moltissimi insegnanti non lo conoscono ancora e lo stesso vale per i genitori. Non si tratta di spettacoli di teatro, bensì di educazione e sviluppo personale attraverso il teatro, tramite esercizi che potenziano la memoria, l’attenzione, l’empatia. E sono davvero simpatici. Tutti sappiamo che un bambino impara più facilmente quando si diverte anzichè allorquando lo si fa per obbligo. E tutto si basa sulla comunicazione che, purtroppo, nei nostri giorni, sta scarseggiando sempre di più, per mancanza del tempo, conclude Ștefana Samfira, la direttrice per le Relazioni Internazionali dell’Università di Arte Teatrale e Cinematografica Ion Luca Caragiale di Bucarest.

  • Fiere tradizionali e fiere virtuali

    Fiere tradizionali e fiere virtuali

    Con la pandemia come sottofondo, anche le fiere si sono reinventate per sopravvivere. Alcune, come la Fiera del Mărțișor di Bucarest, hanno rafforzato le misure sanitarie per poter accogliere i visitatori in presenza, mentre altre, come la Fiera del turismo, si sono traferite online.

    Maggiori informazioni sull’edizione 2021 ci offre il consulente turistico Traian Bădulescu. La recente edizione 2021 della Fiera del turismo ha segnato una prima assoluta, in quanto, per la prima volta, è stata organizzata online, una vera sfida per i tour operator. Gli organizzatori hanno fatto del loro meglio per rendere l’evento un successo, nonostante il numero di espositori inferiore rispetto alle edizioni precedenti. Ma grazie ad un ottimo software, siamo riusciti a creare virtualmente una vera fiera del turismo. Hanno partecipato agenzie romene e straniere, località, regioni turistiche o associazioni. Anche se tutti sperano di poterci incontrare il prima possibile, la pandemia ci costringe a essere pazienti e a continuare a privilegiare il formato virtuale. Nell’ultimo anno, quasi tutte le fiere del turismo del mondo si sono svolte online, comprese le più grandi come il World Travel Market a Londra o il Salone Internazionale di Barcellona. Secondo me, anche quando si tornerà agli eventi tradizionali, sarebbe necessario mantenere alcune componenti virtuali. Ad esempio, siccome è difficile convincere tutte le importanti agenzie turistiche e molti tour operator stranieri a venire nel nostro Paese, incoraggerei la promozione della Romania attraverso conferenze ed eventi online. A parte questo, continuerei gli incontri di lavoro in videoconferenza anche dopo la pandemia. Ovviamente, spero che la Fiera del Turismo torni presto al Complesso Romexpo di Bucarest, ma non posso fare a meno di notare che il formato virtuale le dà maggiore visibilità all’estero, spiega Traian Bădulescu.

    Considerata la Fiera del Libro più longeva del Paese, Gaudeamus, organizzata da Radio Romania, si svolge sempre virtualmente dal 1 al 31 marzo. Invece, questa primavera, il Museo del Contadino Romeno di Bucarest, ha organizzato in presenza la tradizionale Fiera del Mărțișor. Lila Passima, responsabile della Sezione Educazione Museale, spiega che, nonostante la pandemia, la tradizione del mărțișor non può essere messa da parte.

    Ciò accade principalmente per due ragioni. In primo luogo, le tradizioni urbane sono diventate ugualmente importanti come le tradizioni contadine. Così si spiega che, da 15 anni, il Museo del Contadino ospita la Fiera di Mărțișor, un evento adattato al mondo urbano. Come già ben sapete, le origini di questa usanza sono antichissime. Trae le sue fonti dal calendario agrario contadino che celebrava l’arrivo del nuovo anno. È un simbolo di rinnovamento, proprio come Baba Dochia o Dragobete, rituali primaverili del mondo rurale. E anche se all’inizio del XX secolo gli etnologi non ne prevedevano una lunga vita, il mărțișor vive ancora oggi, adattato, è vero, alla cultura urbana. La nostra fiera vuole essere un evento culturale avendo come punto di partenza questo portafortuna che i contadini usavano per tutelare anche la salute dei loro animali, appendendo alle loro corna il filo intrecciato rosso e bianco. Dal momento in cui la tradizione di questo filo legato poi ad una moneta conquistò la città, il mărțișor è diventato un souvenir, spiega Lila Passima, che ci ha anche raccontato l’edizione 2021.

    Questa primavera siamo stati costretti ad affrontare il contesto pandemico, ricorrendo a umorismo, creatività e spirito innovativo. Per questo abbiamo chiesto ai partecipanti di usare la loro fantasia per proporci un’offerta altrettanto ricca come negli anni precedenti. Il mărțișor, questo simpatico piccolo portafortuna, si presenta in molte forme ed espressioni artistiche, dal piccolo pezzo d’argento attaccato al filo intrecciato rosso e bianco, attraverso le rappresentazioni dei diversi eroi della mitologia contadina e fino ai personaggi attuali, dell’ambiente culturale urbano, dai fumetti o cartoni animati, insomma, tutti questi eroi delle tecnologie attuali. La fiera offre anche mărțișor molto eleganti, realizzati in terracotta o porcellana e placcati in oro. Siamo lieti che, nonostante le condizioni severe, come la riduzione del numero di espositori e il distanziamento sociale, i partecipanti non abbiano abbandonato questa tradizione, e, quindi, siamo riusciti a organizzare la fiera per segnare l’arrivo della primavera in un modo artistico pieno di fantasia e umorismo, aggiunge Lila Passima.

    Con ogni nuova edizione, la Fiera di Mărțișor riconferma una tradizione che attira persone da molti campi, dice ancora Lila Passima. Entrato ormai nella coscienza collettiva, la Fiera del Mărțișor attira ogni anno più di 10.000 visitatori. È un progetto duraturo. Ci è stato chiesto di iscrivere nella lista dei partecipanti gli attori dell’Associazione Grivita 53, la cui presidente Chris Simion, ha organizzato una raccolta fondi per la costruzione di un teatro. Con lo slogan Basta un mărțișor per costruire un teatro, la campagna è un’ottima iniziativa per sostenere il settore artistico indipendente che sta attraversando un periodo particolarmente difficile. Un’idea semplice, ma ugualmente bella e forte, conclude Lila Passima.

  • Premio CESE all’Associazione dei bambini prematuri di Romania

    Premio CESE all’Associazione dei bambini prematuri di Romania

    Il premio per la solidarietà civile del Comitato economico e sociale europeo (CESE) è stato assegnato a metà febbraio nel corso di una cerimonia svoltasi in formato virtuale. L’Associazione dei bambini prematuri di Romania è tra i 23 partecipanti premiati per le loro iniziative attuate nell’UE e nel Regno Unito per combattere il Covid-19 e i suoi effetti devastanti. Ogni vincitore ha ricevuto un premio di 10.000 euro. Il progetto dell’Associazione romena rientra nella categoria Produzione e distribuzione di attrezzature mediche. Questo tema ha riunito progetti relativi alla produzione e distribuzione di mascherine e prodotti per l’igiene, alla trasformazione di vari edifici in ospedali, alla costruzione di nuove strutture sanitarie o all’acquisizione e donazione di medicinali e dispositivi medici.

    Diana Gămulescu, fondatrice dell’Associazione dei bambini prematuri, ci ha offerto maggiori dettagli. Siamo partiti dai problemi segnalati dal personale sanitario con cui stavamo discutendo all’inizio della pandemia: accesso più difficile per i bambini prematuri alle strutture per vincoli, sospensioni o significative riduzioni dei fondi destinati ai reparti neonatologia, in quanto riorientati a sostegno delle maternità come unità Covid. Ci siamo coinvolti tutti, sia i membri dell’associazione che l’intera comunità. Volevamo essere presenti nel maggior numero possibile di maternità. Si trattava prima di tutto di vedere quale sarebbe stato il valore delle donazioni e in quante maternità era necessario consegnare dispositivi di protezione, lampade UV o prodotti per l’igiene, perchè in alcune mancava persino il sapone. Abbiamo proceduto per tappe ed entro la fine dello scorso settembre siamo riusciti a raccogliere i fondi necessari e fare donazioni in sei maternità, spiega Diana Gămulescu.

    Filantropia e beneficenza sono anche in tempi normali i due obiettivi dell’Associazione dei neonati prematuri, aggiunge la nostra interlocutrice. Ovviamente, la dotazione delle maternità è una priorità, perchè ci sono 22 simili strutture di livello 3, con reparti neonatologia performanti e 64 maternità in tutto il Paese. Hanno tutti bisogno di qualcosa, sempre. Oltre a raccogliere donazioni, abbiamo realizzato anche progetti dedicati al personale medico, legati alla formazione continua. Abbiamo anche organizzato laboratori nei reparti di maternità che dovrebbero preparare i genitori dei neonati al momento tanto atteso del ritorno a casa. Vorrei anche menzionare webinar, progetti incentrati sulla prevenzione dei parti prematuri e una carovana nelle comunità svantaggiate. Infine, ma non per ultimo, sosteniamo finanziariamente le famiglie con neonati prematuri che richiedono una guarigione a lungo termine. C’è molto da fare, aggiunge Diana Gămulescu.

    A luglio 2020, il CESE ha lanciato il premio Società civile di fronte al Covid-19 come un’iniziativa eccezionale, che ha sostituito il suo tradizionale premio per la società civile. L’obiettivo era quello di rendere omaggio alla società civile europea, che, fin dai primi giorni della pandemia, è stata coinvolta, in maniera attiva e altruistica, in azioni di solidarietà. Anche altri candidati romeni in gara per il premio del CESE hanno presentato progetti di alta qualità, come l’iniziativa di solidarietà sociale dell’Associazione Adi Hădean. Siccome il ristorante del famoso chef romeno è stato chiuso a causa di restrizioni sanitarie, il personale insieme ai volontari hanno preparato e distribuito pasti caldi a operatori sanitari, famiglie in quarantena e anziani.

    Diana Gămulescu spiega anche perchè l’Associazione dei bambini prematuri ha deciso di candidarsi al Premio della società civile europea. Quando ne abbiamo sentito parlare, ci siamo detti che sarebbe stata una soluzione per continuare i progetti di donazione già iniziati. Era, quindi, un’opportunità da questo punto di vista, anche se non pensavamo di avere grandi chances di essere selezionati. Alla fine, è valsa la pena provare. Secondo me, quando si tratta di fare del bene, una delle cose più importanti è trovare soluzioni per fornire supporto materiale. È difficile trovare aziende disposte a fornire assistenza finanziaria, per convincere le persone a donare. Insomma, per noi è stata semplicemente un’occasione in più per portare avanti i nostri progetti, ha detto ancora la presidente dell’Associazione dei bambini prematuri.

    Infatti, ci sono tanti progetti in cantiere. Diana Gămulescu non nasconde la sua emozione. Sono ancora sopraffatta dall’emozione di vedere accadere dei miracoli. È come se fosse Natale a febbraio. Mi piacerebbe che questo ci aiutasse ad aumentare la consapevolezza della nostra causa e del problema della prematurità in generale. Voglio ringraziare tutti i nostri sostenitori, siano essi individui o aziende. I miei ringraziamenti vanno anche alla mia squadra per il suo coinvolgimento e la dedizione che ha dimostrato nel portare avanti i programmi dell’Associazione. Mi auguro tanto un maggiore impatto degli enti di beneficenza a livello nazionale, ha concluso la nostra interlocutrice.

    Nel prossimo futuro, l’Associazione continuerà ad attrezzare le maternità, in base alle loro esigenze, sperando di far beneficiare diversi reparti del premio ricevuto nel modo più efficiente possibile. Intende inoltre continuare i programmi di informazione e sostegno per i genitori.

  • Sighișoara

    Sighișoara

    Situata nel centro del Paese, Sighișoara, nota come la Perla della Transilvania, accoglie ogni anno decine di migliaia di turisti che vengono a passeggiare per le stradine della meglio conservata cittadella medioevale in Romania. Siamo accompagnati dal direttore del Museo di Storia di Sighișoara, Nicolae Teșculă. Risale al XIII secolo e la sua particolarità consiste nel fatto che è stata abitata stabilmente dal Medioevo ai giorni nostri. Praticamente, per le sue vie, il viaggiatore incontra gli abitanti della fortezza. Allo stesso modo, dal 1999, l’intera città di Sighișoara – vale a dire la cittadella e la parte vecchia collocata al di là delle mura fortificate – è stata inserita nel patrimonio mondiale dell’UNESCO, spiega il direttore del Museo di Storia.

    Il sistema di fortificazioni di Sighișoara è rimasto quasi intatto, conferma il nostro ospite, che ci racconta di più. Delle 14 torri di difesa esistenti nel Medioevo, oggi se ne sono conservate solo nove. Queste torri portano ancora i nomi delle corporazioni degli artigiani cui appartenevano. Praticamente, la città era difesa dai suoi abitanti e non da un esercito permanente. Ogni corporazione aveva una torre di difesa: fabbri, stagnai, pellicciai, calzolai, funai, conciatori, sarti o macellai. Allo stesso modo, il sistema difensivo, con i vecchi bastioni della città, è ancora lì, e si stende per circa un km. L’ingresso in città avviene attraverso due antiche porte. Ma a dominare la cittadella è la Torre dell’Orologio, che fa anche parte del suo sistema difensivo. Tuttavia, nel Medioevo, questa grande torre non apparteneva ad una corporazione, ma al Comune, era praticamente la sede del municipio, aggiunge il nostro ospite.

    Il visitatore in cammino per i vicoli della città di Sighișoara rimane senza dubbio colpito dalla Scala Coperta ossia la Scala degli studiosi. Si tratta, infatti, di una lunga scalinata che porta alla scuola collocata in cima ad una collina. Per proteggere i gradini dalla neve o dal ghiaccio, la scala è stata interamente ricoperta da una specie di tunnel in legno. Al momento della sua costruzione, nel 1662, aveva 300 gradini. Dopo le modifiche del 1849 ne rimasero solo 175. Dopo averla visitata, torniamo alla Torre dell’Orologio, per farcelo raccontare dal nostro ospite, Nicolae Teșculă.

    Questa torre ospita il Museo di Storia di Sighișoara, unico in quanto è organizzato verticalmente. Racconta la storia della nostra città e dei suoi dintorni attraverso mostre tematiche su ogni piano: una mostra di archeologia, un’altra di mobili antichi, ancora un’altra dedicata ai mestieri praticati in città, una mostra dedicata alla farmacia e alle attrezzature mediche o una mostra di orologi. Ovviamente possiamo anche vedere il meccanismo che aziona l’orologio della Torre, con le sue statuette in legno di tiglio del XVII secolo. Questo meccanismo è ancora funzionante oggi, aggiunge il direttore del Museo.

    Le strade della città di Sighișoara sono un vero e proprio museo all’aperto. Per tutta l’estate, gli artigiani espongono e vendono i loro manufatti: quadri, oggetti in ceramica, gioielli, souvenir. La cittadella attrae anche per gli eventi che organizza periodicamente, tra cui un famoso festival medioevale che attira turisti di tutto il mondo.

    Purtroppo il 2020 è stato un anno atipico e, di conseguenza, il numero di turisti è diminuito. Ma quando le restrizioni verranno tolte, saremo pronti ad accogliere nuovamente i nostri ospiti con eventi interessanti, come il Festival Medioevale, che si svolge ogni anno nell’ultimo fine settimana di luglio, il Festival Multiculturale Pro Etnica o il Festival di Musica Accademica. Stiamo pianificando molti eventi, ma tutto dipende dall’evoluzione della situazione sanitaria, ha concluso il direttore del Museo di Storia di Sighișoara.

  • C’è qualcuno in casa?

    C’è qualcuno in casa?

    Dopo aver studiato fotografia documentaria a Londra, Ionuţ Teoderaşcu è tornato in Romania. Dotato di una macchina fotografica e di una videocamera, ha iniziato a riscoprire il mondo che si era lasciato alle spalle quando era partito. Durante le due settimane trascorse in isolamento nel suo appartamento, Ionuţ Teoderaşcu ha preparato e lanciato il suo progetto dal titolo Cantiere in tempo di pandemia, dove ha immortalato i lavori in corso al palazzo vicino. Il suo prossimo progetto – Campagna e pandemia – svela attraverso le foto la vita quotidiana degli abitanti del villaggio, quasi congelata nel tempo, che aveva come novità l’uso della mascherina. Ciò che ha attirato la nostra attenzione è stato il progetto Non c’è nessuno in casa, che ha portato a Ionuţ Teoderaşcu il Premio d’Oro di Budapest International Photo Awards 2020, nella categoria Gente / Famiglia.

    Il fotografo documentarista Ionuţ Teoderaşcu ci ha raccontato gli inizi di questo progetto. L’idea del cortometraggio documentario Non c’è nessuno in casa ha preso forma ad aprile 2019, quando sono tornato a vedere la casa della nonna. Dato che non era più abitata da dieci anni, ero curioso di vedere cosa ci fosse dentro. Una volta lì, ho scoperto che tutte le cose di mia nonna erano rimaste intatte, come chiuse in una sorta di capsula del tempo. Sono ritornato lì, in compagnia di mio padre, al quale ho chiesto di raccontarmi la sua infanzia e la vita dei suoi genitori. Non avevo mai conosciuto mio nonno paterno, morto a soli 44 anni. Poi un’altra volta sono tornato con le mie zie. Le loro storie mi hanno aiutato a scoprire gran parte del passato di mia nonna. E’ così che mi è venuta l’idea di mettere tutto insieme in un documentario breve, che mi ha permesso di unire le immagini e i suoni che avevo registrato durante le visite a casa di mia nonna, accompagnato dai genitori o dalle zie. Ho realizzato questo breve documentario alla fine dello scorso anno, racconta Ionuţ.

    Il modo in cui è stato accolto il cortometraggio ha superato le aspettative dell’autore, come spiega lui stesso. Al momento del lancio in Romania, durante un Takeover, è apparso sull’immagine Instagram della rivista Niente più di una rivista. Così ho raccontato la storia per la prima volta. Il cortometraggio, infatti, era già stato proiettato nel Regno Unito, su una piattaforma dedicata alla fotografia documentaria. Ho anche partecipato con questo progetto a un concorso, organizzato entro la fine dell’anno. Un album fotografico con gli studenti, uno dei primi prodotti da Canon, ha ospitato il mio progetto. Poi ho partecipato a un concorso a Budapest, dove ho vinto il Gold Vibe, il Premio d’Oro. Successivamente è stato trasmesso su altre reti qui in Romania, aggiunge Ionuţ Teoderaşcu, presentando anche il contenuto.

    È la sensazione di immergersi in un’altra epoca. Non appena si entra in casa, si è sotto l’influsso di immagini dal forte impatto emotivo: muri fatiscenti, enormi ragnatele. Immagini che non vorresti vedere, soprattutto quando hai un legame personale con la famiglia che viveva lì. Eppure qui abbiamo uno spazio che custodisce molto bene la storia di una famiglia, perchè, alla fine, siamo definiti dal posto in cui viviamo. In tutti gli anni che ha vissuto lì e soprattutto negli ultimi 20 che ha trascorso lì da sola, mia nonna ha raccolto saggiamente tutto ciò di cui aveva bisogno, comprese le cose necessarie per il suo funerale. Ho trovato delle medicine o delle lettere che aveva conservato lì. Tutte queste cose raccontano la storia della persona che ha vissuto lì, spiega ancora Ionuţ.

    Il film ci porta nel villaggio di Crăieşti, in provincia di Galati. L’autore, che ha trascorso lì la sua infanzia, ci mostra una casa particolare. È atipico per la regione, in quanto qui di solito costruiamo case di piccole dimensioni, con due stanze. La casa della nonna ha una sua storia. Originariamente era destinata a ospitare una prefettura o un municipio. Fu solo più tardi che fu venduta a mio nonno. Costruita un centinaio di anni fa, con materiali di ottima qualità, la casa, eretta su una collina, domina il borgo e offre un panorama mozzafiato, dice ancora Ionuţ Teoderaşcu, rivolgendo anche un invito.

    Vi invito a guardare questo cortometraggio documentario, che troverete sul mio sito web teoderaşcu.com, su YouTube o sulla mia pagina Facebook. A mio parere, racconta la storia di diverse famiglie e ci mostra come cogliere il passato familiare, pur sapendo che c’è sempre una parte di soggettività nella storia. Dal momento che vogliamo credere che i nostri genitori abbiano avuto una bella vita, dopo la loro morte cerchiamo di ricostruire il passato e di dargli un tocco romantico. Quindi questa è l’altra cosa di cui parlo nel mio film, oltre alla storia della vita dei miei nonni, conclude il nostro ospite.

    Intanto, la città di Zalău ospita la mostra I volti della pandemia, che riunisce le foto scattate da Ionuţ Teoderaşcu.

  • Labirinto a metà strada

    Labirinto a metà strada

    Un progetto di arte pubblica indipendente che ha un nome incitante: Labirinto a metà strada. È il culmine di un lungo lavoro di ricerca ed esperienze artistiche comunitarie condotte da tre donne: Roxana Donaldson, artista visiva, Ana-Cristina Irian, ricercatrice di arti visive, e Cristina Bodnărescu, regista del film sull’attività delle prime due signore, presentato al festival dedicato all’arte del video, VKRS Bucarest. Cristina Irian ci racconta di più. Questo è un progetto artistico, ma ha anche un significato civico, perchè mira a rispondere attivamente alla necessità di tenere unita la comunità in tempi di crisi e di salvare, simbolicamente, fiori banditi dai mercati, trasformandoli in opere d’arte. Io ho lavorato con i mazzi di fiori che Roxana aveva raccolto dal mercato Matache di Bucarest. Li ho trasformati in otto bambole, che ho chiamato Le bambole del mercato Matache. Bambole dalle forme in movimento, che sembrano ballare. Nella seconda parte del progetto, ho aggiunto quello che chiamiamo poesie floreali, in un video che cattura l’intero processo di trasformazione del mazzo di fiori, spiega Cristina.

    Dallo scambio di fiori è nata, quindi, una rappresentazione urbana, dice Roxana Donaldson. Abbiamo concepito questo progetto artistico come un incontro tra gente e piante, in questo periodo di isolamento e ansia in tempi di pandemia. Volevamo vedere come le persone e le piante vivono e sopravvivono insieme nelle città. L’idea del progetto risale a novembre 2020, quando i piccoli orticoltori locali abbandonavano i loro fiori nei mercati. Si è materializzato prima in un film, poi in opere d’arte realizzate con fiori secchi. Io sono un’artista visiva interdisciplinare. Sono sempre stata interessata al campo dell’arte ecologica, arte vegetale e volevo fare un’arte interdisciplinare e concettuale con e sulle piante. Nel progetto Labirinto a metà ho trovato l’espressione perfetta di ciò che voglio esprimere nella mia arte, ovvero la comunicazione tra noi, esseri umani, e le piante. Tutto è iniziato con un gesto di rivolta. Ana-Cristina Irian e io ci siamo incontrate a metà strada tra il mercato al quale andava di solito e il mio. Ognuna di noi aveva comprato dei fiori nell’ultimo giorno in cui i mercati erano aperti. Casualmente, quella nostra metà strada era proprio in via Labirinto di Bucarest. È qui che ci siamo scambiate i fiori. Ci siamo regalati fiori a vicenda, in mezzo alla pandemia e all’isolamento, nel cuore di una città triste, deserta, sull’orlo della depressione. Abbiamo filmato tutto con sottofondo ambientale, come testimonianza di questa performance urbana, ricorda Roxana.

    La vita dei fiori è continuata nelle case di adozione, ovvero le abitazioni delle artiste e vennero anche reinventati dopo l’essiccazione, aggiunge Roxana Donaldson. Ho fatto un dipinto su tela di lino, in fondo al quale ho scritto, con una penna stilografica, fiori abbandonati e salvati. Poi, queste parole si sono confuse, fino a diventare macchie di colore. E su queste macchie colorate ho cucito dei fiori. Questo oggetto d’arte, che era appena nato, l’ho esposto durante la seconda performance di strada, che ho intitolato Flowers were here, proprio perchè erano tornati nel luogo che avevano lasciato. Ognuna di noi ha lasciato il suo lavoro per strada: io, la tela di lino dipinta, lei, la sua bambola fatta di fiori secchi. I due oggetti sono stati esposti su un muro, in strada, come parte di questa libera rappresentazione artistica. Fare arte libera è darla al cuore, perchè è arte pura, che si rifiuta di essere costretta e che vuole essere offerta in dono alla città, alla comunità, dice ancora Roxana.

    Anche Cristina Irian aggiunge qualcosa. Abbiamo iniziato il progetto la mattina e continuato nel pomeriggio. Quando ci incontreremo per la terza volta nella stessa via, sarà la sera, per rielaborare gli oggetti realizzati. Userò principalmente la forma dell’oggetto bambola e le ombre di quell’oggetto, cercando di ripensare lo spazio, conclude Cristina.

    La terza puntata del progetto consisterà in tre parti: la presentazione del film sulla vita dei fiori trasformati in capolavori, una mostra con nuove opere che integrano fiori secchi, e, infine, un’altra rappresentazione street art.

  • Luce per l’anima

    Luce per l’anima

    Alcuni progetti urbani e geometrici sono nati dal desiderio di costruire un marchio sostenibile, basato sull’economia circolare, per soddisfare le più importanti tendenze di gusto e stile del momento. In questa impresa, una giovane squadra si è proposta di sviluppare una catena economica locale ad alto impatto, utilizzando materiali di legno riciclati (con l’aiuto di una fabbrica di mobili romena), più precisamente, tasselli e strisce di legno trattati con olio o vernice a base d’acqua, congiunti in plastica biodegradabile e stampati in 3D. Cristina Cerga, co-fondatrice di Wooba Deco, ci ha raccontato le origini del progetto. L’idea è nata quando ho visto i prodotti realizzati da Adrian, l’ho conosciuto nel 2019 allo Startarium Crowdfounding Megatlon, dove era venuto a presentare oggetti modulari, tra cui alcune delle lampade che oggi fanno parte della collezione Wooba Dark, racconta Cristina. Stelle, riciclaggio, gioco, luce sarebbero le idee basilari del progetto, presentato a gennaio.

    L’idea è partita dal gioco. Adrian ha composto alcune forme geometriche per sua figlia, Lara, e poi ha portato questa passione un po’ oltre. Ha iniziato a creare poliedri regolari con una moltitudine di nuove forme, poi sono arrivati i prodotti con le luci, perché volevamo che fosse un raggio di luce in questo periodo buio, visto che abbiamo lanciato il marchio nel 2020. I cinque oggetti hanno anche uno slogan, per trasferire la gente, in un certo qual modo, nel mondo dei sogni. E le abbiamo chiamate luci per l’anima. Si tratta di pezzi di design 100% made in Romania, composti da Adrian e commercializzati da noi, e insieme abbiamo dato vita a un nuovo sogno. Questo era ciò che volevamo fare con questi oggetti leggeri. Volevamo che portassero un po’ di sogno e fantasia in Romania, e non solo, dice ancora Cristina.

    Adrian Bursuc, il creatore degli oggetti, ci ha descritto la collezione. Questa è una collezione chiamata Dark, composta da cinque oggetti luminosi, realizzati con tasselli di legno e stampanti 3D. Le persone sono felicissime, grazie all’innovazione e alle nuove forme. Mia figlia era felicissima e ogni volta che entro in officina vuole aiutarmi e partecipare alla creazione, con disegno e montaggio. Tutti gli oggetti di illuminazione suggeriscono le stelle, spiega Adrian.

    In un mondo confrontato con l’isolamento, Wooba Deco ci spinge a sognare, secondo Cristina Cerga. Nel nostro logo abbiamo inserito una costellazione, per portare le persone verso le stelle nei loro sogni ad occhi aperti. Abbiamo anche cercato di trovare nei nostri oggetti storie in cui le persone possano identificarsi, scegliendo la luce più adatta a loro. Se vanno sul nostro sito web, vedranno che per le cinque stelle abbiamo una storia individuale, sono personaggi buoni e cattivi, e abbiamo chiamato questa raccolta Dark perché, in fin dei conti, anche l’oscurità è definita dalla luce. Quando sogniamo, quando creiamo o progettiamo o siamo felici, una luce si accende dentro ognuno di noi. Ci auguriamo che questa luce continui a brillare, aggiunge Cristina.

    Gli oggetti luminosi hanno i nomi delle stelle. In pratica possono essere sospesi o appoggiati su un piano, grazie alle loro forme geometricamente regolari. La luce esce direttamente dall’interno, senza impedimenti, e le strutture geometriche generano ombre piacevoli. Abbiamo scelto di inserire nella collezione una protagonista, Bennett Star, che abbiamo chiamato, per la sua complessità, la star delle anime inquiete. Abbiamo una stella naturale, che è un angelo del naturale, che è Ariel Star, e abbiamo Aaron Star, Uriel e Luna, che sono stelle più piccole, ma piene di complessità, e lì offriamo alle persone un momento di creazione individuale. Inoltre, la nostra collezione include alcune scatole personalizzate e chiunque può dare alla scatola la propria destinazione. Abbiamo lasciato le parti superiori delle scatole non verniciate, in modo che ciascuna possa dare a ciascuna scatola la propria destinazione. Possono usare le scatole per riporli o per conservare souvenir. Un prodotto Wooba si compone automaticamente di due pezzi, consentendo ai clienti di essere creativi insieme a noi, conclude Cristina.

    Gli artisti sperano che le persone si uniscano a loro nel sognare, aiutando questo marchio a crescere nel Paese e all’estero.

  • Molitura tradizionale, in via di estinzione

    Molitura tradizionale, in via di estinzione

    Quasi un secolo fa, solo nel bacino superiore del fiume Mureş, c’erano 367 installazioni idrauliche contadine. Oggi ne sono rimaste tre, conservate nei musei etnografici di Reghin e Sibiu. Grazie al lavoro del ricercatore Dorel Marc, specialista in etnografia e arte tradizionale presso il Museo provinciale di Mureş, sono stati recuperati mulini, ma anche segherie, gualchiere, trebbiatrici, cardatrici per lana e molti altri oggetti. Dorel Marc ha riunito i frutti della sua ricerca nel libro intitolato Civiltà tecnica tradizionale e industrie contadine. Installazioni idrauliche nella regione di Mureş alla metà del XX secolo. Secondo l’autore, lo studio ci aiuta a scoprire il ruolo complesso del mugnaio nella vita del villaggio.

    Questo know-how, che, dopo diversi secoli di pratica, è diventato una vera e propria industria tradizionale, può ancora essere visto nei grandi musei all’aperto in Romania. E qui mi riferisco al Museo Astra di Sibiu, al Museo del villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest, al Museo Maramureş di Sighetu Marmatiei. In provincia di Mureş, a Reghin, si possono ammirare molte testimonianze di civiltà e cultura tradizionali. Purtroppo i vari impianti idraulici tra cui mulini, segherie, presse, gualchiere, tutto questo oggi è un ricordo del passato. Un passato che rimanda ai nostri nonni. Queste grandi conquiste della tecnica tradizionale, che testimoniano l’ingegnosità dei contadini, possono ancora ispirare i grandi ingegneri contemporanei, spiega Dorel Marc.

    All’inizio c’erano i piccoli mulini a mano. Poi, nel Medioevo, l’uomo ha imparato a usare la forza delle acque per mettere in moto gli ingranaggi. I mulini si sono sviluppati molto, prima nelle masserie dei boiardi. Lungo il tempo, anche i contadini hanno acquisito il diritto di possederli. Dorel Marc, che ha svolto le sue ricerche in particolare nell’area di Mureş e Târnave, in Transilvania, ha condiviso con noi alcune delle sue scoperte.

    Nel 1956 l’allora Consiglio statale delle risorse idriche elaborò un inventario dei mulini operativi nella zona. Dei 400, 236 avevano ruote idrauliche, 55 a 2, 3 o 5 ruote. Ma al di là di queste statistiche, dobbiamo guardare alla molitura come ad un fenomeno non solo economico, ma anche sociale. Il ruolo del mugnaio è molto importante nella comunità rurale di un tempo. (…) In molte famiglie contadine c’erano veri e propri impianti tecnici tradizionali. Ciò significa che lo stesso scolo, che portava l’acqua alla ruota del mulino, serviva anche per far funzionare le segherie, dove veniva tagliato il legno necessario alla costruzione, ma anche per mettere in moto le gualchiere o i torchi. Va detto che i frantoi erano numerosi in questa regione. Quindi, oltre al fatto che il mulino forniva grano e farina di mais per il pane quotidiano o la polenta, queste complesse strutture avevano anche un altro uso nelle famiglie contadine, aggiunge il ricercatore.

    Il meccanismo di macinazione è costituito da due mole: una mobile, l’altra fissa. Siccome la macinatura è diversa per grano o mais, è stato utilizzato un separatore o una vite per sollevare la pietra corrente quanto era necessario per ottenere la granulazione desiderata. La forza dell’acqua, che spingeva dall’esterno la grande ruota di legno, veniva trasmessa al meccanismo che guidava la pietra mobile con l’ausilio di grandi cinghie, realizzate prima in cuoio, poi in gomma.

    Durante il regime comunista, i mugnai e le loro famiglie ebbero un destino sfortunato. Considerati contadini benestanti, furono perseguitati, mentre ai loro figli fu negato l’accesso alle università. L’etnologo Dorel Marc intende approfondire la sua ricerca. Sarebbe bene continuare questa ricerca legata al destino dei mugnai, che eravamo soliti incontrare in tutte le province storiche del Paese, in Valacchia, Oltenia, Moldavia o Banato, ovunque esisteva questa rete idraulica. I mugnai sono sempre stati una categoria particolare all’interno delle comunità, aggiunge il nostro ospite, auspicando che questi elementi tradizionali diventassero attrattive turistiche.

    Sarebbe bello se, grazie ai circuiti turistici, i visitatori potessero vedere come funziona un frantoio, come vengono spremuti i semi per ottenere un po’ di olio. Potrebbero anche scoprire l’antica tecnica dei vortici, che permette di lavare i tessuti di lana o i panni, utilizzando solo la forza centrifuga, senza detersivi e senza inquinare l’ambiente. Chissà, forse in futuro gli etnologi verranno meglio cooptati in iniziative volte a rilanciare alcuni mestieri artigianali. Per fortuna ci sono ancora appassionati di tradizioni che hanno iniziative in questa direzione. Tuttavia, va tenuta presente la necessità di procedere scientificamente, per evitare il rischio di allontanarsi dall’autenticità, spiega ancora Dorel Marc.

    Lungo il tempo, i mulini e il mestiere del mugnaio si sono adattati ai cambiamenti. Dopo il 1990, in alcune località sono comparsi mulini elettrici meccanizzati, precedentemente utilizzati dalle cooperative di produzione agricola. Tuttavia, poichè il pane fatto in casa diventa sempre meno comune, gli abitanti del villaggio visitano sempre meno il mugnaio. E quando ci vanno, lo fanno meno per la farina di grano o mais, ma piuttosto per macinare cereali da nutrire il bestiame.