Category: Incontro con la Romania

  • La botte di gelato   

    La botte di gelato   

    Ricordava con affetto il gusto del gelato fatto in casa da sua madre, così ad un certo punto ha deciso di riscoprire il gusto del gelato autentico ed è partito in giro per i villaggi romeni alla scoperta di antiche ricette. Una volta scoperte, ha deciso anche di cambiare mestiere. Così Adrian Mengheş, perché è di lui che stiamo parlando, ha abbandonato la professione di ingegnere e si è messo in proprio, dando vita al marchio: “la botte di gelato”. Abbiamo saputo che ha iniziato con le macchine per il gelato, ma rendendosi conto che stava perdendo molti eventi indoor, ha capito che doveva trovare qualcosa di nuovo. Allora sua madre gli ha ricordato che durante la sua infanzia c’era un gelataio che passava per le stradine con una botte di gelato. Ci racconta la storia di questo marchio proprio il suo creatore, Adrian Mengheş: “È stato molto difficile perché non conoscevamo i segreti del gelato in botte. Abbiamo girato per i villaggi romeni per scoprire le ricette, la storia, ma chi lo faceva ancora non voleva condividere la ricetta con noi. Abbiamo chiamato diversi comuni dicendo che eravamo giornalisti di televisione per farci dire dove avremmo potuto trovare qualcosa del genere, in quanto volevamo fare dei reportage. Così abbiamo trovato supporto attraverso il sindaco, il vicesindaco ed abbiamo incontrato il signor Ion di Vâlcea, che ci ha raccontato i segreti del gelato in botte. Era arrabbiato perché suo figlio non voleva portare avanti la tradizione della famiglia e fare il gelato in botte. E gli ha detto: “ecco, figlio mio, è arrivato uno sconosciuto a cui dirò tutto se tu non lo vuoi fare”.”



    Dopo aver fatto questo per più di 11-12 anni, il nostro interlocutore ha notato un cambiamento nelle abitudini di consumo delle persone, soprattutto di recente. Adrian Mengheş: “Le persone hanno cominciato a fare sempre di più attenzione a ciò che mangiano, a diventare più istruite. Ogni volta diciamo loro che il nostro è un gelato artigianale. Cè una grande differenza tra il gelato che si trova in città e quello che prepariamo noi. Prima di tutto, si tratta del metodo di preparazione, perché il nostro gelato ha una consistenza e un gusto diversi. È molto più denso, non contiene tanta aria come il gelato industriale. Quindi, in primo luogo, questa è una grande differenza. E in secondo luogo, produciamo noi stessi la materia prima, cioè, prepariamo la base del gelato con latte, uova, panna, tuorlo duovo. E facciamo noi stessi anche i gusti!”



    Gli ordini vengono consegnati con le macchine specializzate dellazienda o tramite applicazioni di consegna. Il maggior numero di clienti si è registrato dopo il lockdown, quando le vendite direttamente dal laboratorio hanno raggiunto i 6.000 – 7.000 lei (1.200 – 1.400 euro) al giorno. Ci sono circa 30 varietà di gelato sul sito web, e alcuni dei più venduti sono quelli alla vaniglia, al cioccolato, al mango, al caramello salato o alla menta, ma Adrian Mengheş ci ha raccontato: “I vari gusti li facciamo con la frutta surgelata, oppure, adesso, d’autunno, prepariamo gelato alla zucca al forno o alla mela al forno con cannella. I vari gusti li prepariamo interamente noi. Ci piace dire che siamo dei veri gelatieri, anche se non abbiamo frequentato dei corsi specializzati, non abbiamo studiato il gelato. Semplicemente lo facciamo a nostro gusto, al gusto delluomo comune. Nel tempo abbiamo sperimentato più di cento gusti, ma è molto difficile, perché i gusti più richiesti sono alla vaniglia, al cioccolato, alla fragola e ai lamponi. Di solito in estate, quando c’è il picco della stagione dei gelati, scegliamo le varietà classiche, ma adesso, dautunno, ci adattiamo alla stagione.”



    Adrian Mengheş ha partecipato alledizione di questautunno del Festival “Uomini in Via Mătăsari” e ha presentato una novità: “Abbiamo partecipato alle tre edizioni di “Uomini in via Mătăsari”, solo che questa è la prima volta che vi abbiamo fatto anche dimostrazioni di preparazione del gelato. In generale, venivamo con il gelato già pronto, ma su richiesta dellorganizzatore, abbiamo accettato e devo ammettere di essere stato accolto molto bene al festival. Non ci aspettavamo di vendere così bene in un giorno di ottobre”.



    Il gelato si prepara mettendo gli ingredienti in un cilindro di acciaio inox, che a sua volta viene messo in una botte, attorno alla quale vengono aggiunti ghiaccio e sale, per velocizzare il processo di congelamento. Successivamente si inizia a girare manualmente il cilindro in acciaio inox per circa 4 ore. Poi il gelato viene conservato in un luogo sicuro, che rispetti i necessari criteri sanitari e ambientali. I gelati più impegnativi in ​​offerta mi sembrano quelli al gusto di “coliva” – un dolce che viene preparato per le commemorazioni dei defunti – alla senape, alla lavanda, al basilico, ma non esiterei a provare quelli allo zenzero e all’uvetta, alla mela cotta e ai biscotti o alla vaniglia senza zucchero.

  • I romeni e il desiderio di “crescita personale”

    I romeni e il desiderio di “crescita personale”

    Internet ci mette davanti una gamma sempre più variata di offerte di sviluppo personale tramite diverse tecniche. E l’abbondanza delle possibilità di approccio a questo tema rende difficile la scelta di una via, perciò la pubblicazione di un altro libro del genere non potrebbe per niente impressionare. Però, quando l’autore è un italiano che parla molto bene il romeno e che, come ci ha confessato lui stesso, parla la lingua del Paese in cui arriva a vivere in qualche settimana e che scrive non per avere successo, ma perché ha qualcosa da dire, la storia cambia.



    Bruno Medicina ha presentato di recente in Romania un libro e ha insegnato ai presenti anche come utilizzarlo. Clementina Anghelache, editor delle Riviste Learning Network e Psychologies Romania ci ha parlato dell’evento: “Esploreremo il metodo proposto da Bruno Medicina “Hyper coaching per hyper living”, in un mondo in cui vogliamo di più, sempre di più. E questo di più sembra non finire più, sia a livello di avere, che a livello di essere, di vivere, di sperimentare. È bene cercare gli strumenti necessari, perché alcune cose le possiamo fare, mentre per altre dobbiamo capire quando possiamo farle. Non esiste non possiamo farle. E sono molto contenta che Bruno Medicina abbia accettato linvito a fare, con la presentazione di questo libro, anche una dimostrazione di come il libro può essere utilizzato. Il coaching è necessario sempre e ovunque. Non è una cosa che necessariamente personalizza noi come Paese. Viviamo già a un livello globalizzato in cui le cose che accadono qui possono accadere ovunque”.



    Bruno Medicina ci ha raccontato come è nato questo libro: “Il mio obiettivo era capire luniverso, capire qualcosa completamente o arrivare a una teoria del tutto, come si dice in fisica. Voglio dire, anche gli scienziati stanno ancora cercando di conciliare la fisica quantistica con la teoria della relatività, cosa affatto facile. Io mi sono detto che è impossibile che non ci sia una teoria che spieghi tutto. Penso di averla trovata, ovviamente. È quello che cerco di spiegare stasera. Il punto è: sono sempre stato ossessionato dal cosiddetto fattore critico del successo. Cioè al di là di un milione di teorie, di un milione di spiegazioni, di un milione di scuole che esistono, qual è la chiave? Voglio dire, è come dicono i cinesi: quando lo studioso indica la luna, lo sciocco guarda le proprie dita. Mi sono convinto che tutte queste teorie non sono che dita che puntano verso la luna. Io ho provato a cercare la luna. In parte penso di aver trovato qualcosa, che può essere stimolante per il pensiero. Con ciò che propongo io si possono risolvere un milione di altre cose. Vuoi applicare la mia soluzione alle relazioni interpersonali? È possibile! Vuoi applicarla per ottenere denaro e in attività aziendali? È possibile! Vuoi partecipare a una gara e vincere il campionato? È possibile! Infine, alcune idee sono ovvie, sono solo principi. Proprio perché non mi piace che tutti ti dicano cosa fare: come diventare un miliardario dalloggi al domani in 3 semplici passi. Io propongo alcuni principi da cui poi traggo certe conclusioni”.



    I partecipanti all’evento erano tutte persone pronte a conoscere meglio se stesse, in primo luogo. Alexandru, ad esempio, è venuto a conoscenza dellevento su Facebook e ci ha detto: “Innanzitutto sono molto interessato a questo argomento, sono appassionato della psicologia delle relazioni e della psicologia interpersonale, in generale, e vorrei imparare di più. Il coaching e il mentoring sono argomenti che mi appassionano e sono molto curioso di vedere cosa ci porterà questa esperienza. Sono sicuro che ci offrirà molte cose nuove”.



    Daciana, unaltra partecipante allevento di presentazione del libro, ci ha raccontato perché è venuta: “Per curiosità. Sono interessata a questa parte del coaching e voglio imparare il più possibile. Ricevo la newsletter di Psychologies e ho anche partecipato ai loro eventi, mi sembrano interessanti. Sto imparando il più possibile per ora e forse prenderò unaltra direzione”.



    Anche Liana sembrava esserci arrivata per caso, ma piena di speranza: “Semplicemente ho saputo per caso di questo evento e sono venuta. Ho capito che si trattava della presentazione di un libro di Bruno Medicina. Sono venuta per saperne di più sulla conoscenza, sulla conoscenza di sé stessi e sono convinta che questo incontro sia utile!”



    Bruno Medicina ci ha spiegato perché il suo libro potrebbe non avere successo, per tutto quello che non è: “Non risponde al metodo americano, cioè non propone una lista con “le cose da fare. Non dico come chi affermava che se fai pensare alle persone che stanno pensando, avrai un successo fantastico. Se veramente farai pensare alla gente, ti ucciderà. Io credo che un libro abbia proprio questo ruolo, di farti pensare. Voglio dire che un libro ti costringe a pensare e a raggiungere tu stesso certe conclusioni, e ciò non vi piacerà per niente, ovviamente. Comprate comunque il libro e, prima che decidiate che non vi piace, leggetelo!” In ogni caso, i presenti si sono divertiti alla presentazione fatta dallautore e sicuramente ognuno ha ricevuto unidea che potrebbe, forse, avvicinarlo alla luna!

  • Uomini in via Mătăsari #3

    Uomini in via Mătăsari #3

    I festival urbani sono sempre stati apprezzati dal pubblico e, dopo la pandemia, le persone sembrano ancora più entusiaste di parteciparvi. Così, dopo che il Festival “Donne in via Mătăsari” ci ha allietato con la sua decima edizione a giugno, ora tocca al festival “Uomini in via Mătăsari” invitarci sulla stessa strada di Bucarest. Così, l’area della via Mătăsari, tra gli edifici dal n. 1 al n. 43, lasciando libera la zona antistante la chiesa di Iancu Vechi Mătăsari, si è riempita nel secondo fine settimana di ottobre, di espositori maschi: uomini appassionati di arte, artigianato e affari.



    Levento culturale è durato due giorni e ha avuto, come di consueto, lobiettivo di promuovere persone che, attraverso le proprie passioni, rendono il Paese un luogo più bello. Dagli stilisti agli scultori, tutti gli uomini creativi hanno trovato un posto in via Mătăsari: artisti di ogni genere, ma anche artigiani, come un gelataio della provincia di Olt, che preparava il gelato in una botte, con ghiaccio e sale, proprio davanti ai clienti, ad esempio un gelato al cioccolato fondente, fatto in casa, la cui preparazione dura circa 2-3 ore. Abbiamo scoperto la sua storia, quella di un uomo che ha cambiato mestiere, scegliendo di produrre il gelato in modo tradizionale. Adrian Mengheş, che partecipa nuovamente all’evento in via Mătăsari ci ha detto: “Ho partecipato alle tre edizioni dell’evento “Uomini in via Mătăsari”, ma è stata la prima volta che ho preparato il gelato sul posto. In genere, venivamo con il gelato già pronto, ma su richiesta dellorganizzatore che ci ha detto di fare alcune dimostrazioni per far vedere che il nostro festival è diverso e che ci sono uomini che fanno questo lavoro, abbiamo accettato di prepararlo qui. E devo ammettere che siamo stati accolti molto bene. Voglio dire, non ci aspettavamo di vendere così tanto gelato in una giornata di ottobre”.



    In via Mătăsari, in luoghi appositamente predisposti tra balle di fieno, in piedi o seduti per terra, è stato creato uno spazio piacevole per ogni partecipante allevento. I visitatori hanno detto che avevano bisogno di un evento del genere. Sia i giovani che i meno giovani hanno apprezzato le abili dimostrazioni degli espositori. E Adrian Mengheş, che mescolava vigorosamente nel ghiaccio nella botte, ha veramente una storia da raccontare in tal senso: “In effetti, soprattutto i bambini sono stati quelli che si sono divertiti di più. Stavo mostrando loro come si fa, cosa significa ghiaccio cotto, in termini che non avevano mai sentito prima. Non so se hanno capito tutto, ma si sono divertiti e hanno apprezzato. Il ghiaccio cotto è quando il ghiaccio si attacca alle dita. Per fare il gelato quanto prima, ho bisogno di un ghiaccio che abbia la più bassa temperatura possibile. E ciò che io chiamo ghiaccio cotto. È una cosa affascinante per loro tenere il ​​ghiaccio in mano e vederlo attaccarsi alle dita. Poi quando ci si mette anche del sale sopra diventa ancora più duro, cioè è ancora più ghiacciato. Tutti si aspettano che il ghiaccio si sciolga al contatto con il sale, ma in realtà succede proprio il contrario, per attrito”.



    Anche se lungo il tempo ha creato più di 100 ricette di gelato, all’evento “Uomini in via Mătasari”, il nostro interlocutore ha preparato il gelato al cioccolato fondente, detto anche fatto in casa, perché gli ricorda il gusto del gelato fatto da sua madre quand’era bambino. Adrian Mengheş ci ha detto che è molto attratto dal pubblico di festival come “Donne in via Mătăsari” e “Uomini in via Mătăsari”, perché si tratta di persone di qualità, che capiscono e apprezzano ciò che fanno gli espositori del festival e che vengono proprio per scoprire piccoli mestieri.



    Al festival cera anche un cappellaio che realizza cappelli su misura, personalizzati in base alla circonferenza della testa del cliente, uno stilista senza preconcetti, “Above the Sky”, un designer di occhiali, “De ochi” e tante altre idee che possono sembrare pazze. Abbiamo chiesto ad Adrian Mengheş quale dei suoi colleghi espositori ha attirato di più la sua attenzione: “Ho trovato un signore che creava delle collane su cui lavorava fisicamente. Ho visto poi una signora che creava sempre oggetti lavorati a mano, per la cui realizzazione servono davvero maestria e molta pazienza. Cera un altro signore che vendeva oggetti in cuoio, una specie di braccialetti per i giovani.”



    Giovani di età o giovani di anima, tutti i presenti ai festival in via Mătăsari hanno qualcosa in comune. È quella cosa a cui aspira anche Adrian Mengheş, lapprezzamento dei valori di una volta: “Tutto ciò che auspico è che le persone, e sono felice che le persone stiano facendo questo, inizino ad apprezzare noi, quelli che cerchiamo di fare queste cose. E ogni volta abbiamo avuto il supporto delle persone, il che vuol dire che la gente ha apprezzato ed è stata contenta”.



    I concerti, latmosfera e l’allegria sono una cosa consueta in via Mătăsari e gli eventi “Donne in via Mătăsari” e “Uomini in via Mătăsari” mirano a mettere in risalto prima di tutto la creatività.

  • Un milione di angeli

    Un milione di angeli

    Lho incontrata ad una fiera. È una sognatrice e invita i passanti a scegliere un angelo, dipinto o di gesso, di modo che ne possa decifrare il significato. La storia di questi angeli ha stuzzicato la mia curiosità e ho voluto scoprirla. Quindi Miki Ciobotaru mi ha raccontato la storia del milione di angeli: “In questo progetto si tratta di capire una cosa semplicissima e a portata di mano per tutti, ma che tendiamo a dimenticare altrettanto facilmente: che possiamo essere buoni a tempo pieno, tutti i giorni, non solo durante le feste, che lamore e laccettazione sono la prima forma di terapia e che non abbiamo bisogno di leggere scaffali di libri per concederlo ai bambini autistici. In questo progetto io creo un milione di angeli grafici e in ceramica, come un manifesto artistico-visivo contro la discriminazione di questi bambini e delle loro famiglie.”



    Abbiamo chiesto all’artista qual è limpatto del progetto: “È un processo veramente trasformativo per me e per coloro con cui interagisco, perché, come dicevo, si tratta di cose semplici, naturali, si tratta di amore, si tratta di accettazione, cose che spesso diamo per scontate e non ce ne rendiamo conto quanto siano preziosi nelle nostre vite. I miei angeli sono destinati ad essere sempre scelti dalle persone che hanno veramente bisogno di loro, del loro messaggio e del loro ruolo. E come corrispondente, ognuno di questi bambini arriva con un certo messaggio nelle nostre vite, che si tratti di una lezione o di una benedizione. E dobbiamo solo avere un po di pazienza per ascoltarlo”.



    Com’è iniziato il progetto? “Il progetto del milione di angeli è arrivato a tappe. La prima volta è stata nel 2019, quindi prima della pandemia, quando ho voluto regalare il mio compleanno, perché probabilmente questa è la mia lezione, che sto ancora imparando: sono molto più felice di poter regalare che di saper ricevere. E in quel periodo ho creato un laboratorio di beneficenza, un workshop in cui chi ha avuto il piacere di partecipare, invece di portarmi un regalo per il mio compleanno, ha fatto allora una donazione per la creazione di un parco giochi per bambini con bisogni speciali. Questo parco giochi è stato creato nel villaggio di Piscu, a circa 30 chilometri da Bucarest, essendo il primo del suo genere nella zona di Bucarest e della provincia di Ilfov. In seguito, lavorando a lungo nel mondo del volontariato, ho anche interagito con genitori e bambini provenienti da categorie speciali e mi sono reso conto di quanto sia necessario che siano ascoltati, compresi e accettati così come sono. Perché non cè niente di sbagliato in loro, è solo la negligenza o la mancanza d’informazioni delle persone che tendono a rifiutare sin dallinizio tutto ciò che è diverso da loro. Ho scelto questo motivo dellangelo, perché nella mia visione anche loro sono degli angeli e ci ricordano quanto abbiamo bisogno di accettarci e di trovare un posto nel mondo per tutti. Pertanto, dopo una pausa durante il lockdown, dopo pandemie e incertezze, siamo arrivati ​​a 5284 angeli creati e spero di poter continuare in futuro, fino a quando ci sarà un milione di angeli creati per questa causa”.



    Una volta creati, gli angeli possono essere acquistati. Non cè un prezzo già indicato, ma piuttosto un suggerimento di donazione. Metà del denaro ricevuto viene donato, laltra metà contribuisce alla continuazione del progetto. Miki Ciobotaru: “Come impatto, ci auguriamo di mettere in risalto la normalità dei bambini speciali, di riuscire a riunire una comunità di persone atta a creare uno spazio in cui possano svilupparsi, per avere più asili nido, ad esempio, che questi bambini possano frequentare, in cui i loro genitori siano compresi e aiutati, perché purtroppo in Romania non cè molto sostegno o molto interesse almeno per i bambini con bisogni speciali. E non parlo qui solo di autismo e di tutti i bambini con bisogni speciali, ma di creare, noi tutti, individualmente e tutti insieme, una società inclusiva, in cui anche loro abbiano il loro posto e si sentano amati e accettati”.



    La creazione degli angeli è dettata dall’ispirazione, ma segue uno studio approfondito delle specificità di ciascuno di essi, ci ha detto ancora Miki Ciobotaru: “Lavoro con archetipi angelici. Cè una scienza che studia gli angeli. Si chiama angelologia e la studio anch’io con grande interesse e curiosità. E nel libro di Enoch, che in realtà ha tre tomi, sono stati esposti per la prima volta oltre 700 angeli, presentati con i loro nomi e ruoli. Nel processo di creazione lascio lavorare le mie mani e poi vediamo quale angelo si è materializzato, di modo che chi interagisce con loro, lo scelga istintivamente, con la propria anima. E cerco di fare in modo che ognuno raggiunga esattamente la persona che ne ha bisogno o che, in un modo o nellaltro, lo ha sentito vicino e lo ha chiamato nella sua vita”. Un progetto fatto con e per amore, con la speranza che possiamo essere inclusivi, un po più pazienti con noi stessi e con chi ci circonda ogni giorno.

  • La moda tra spazio interno e spazio cosmico

    La moda tra spazio interno e spazio cosmico

    Al di là del mix di modelli, fantasia o esplorazione, creare una collezione di abbiti può significare la convinzione che, indossando certi vestiti, possiamo connetterci a valori molto alti della nostra anima. Così un creatore di moda può diventare un mago, che si propone che tutti coloro che sceglieranno di indossare determinati abiti si ritrovino nella loro forma più bella e più pura. Detto e fatto, direi, vista la più recente collezione dellartista Sophia InLakech, che ci ha raccontato lesperienza della sua nuova creazione: “Si tratta di un nuovo progetto di creazione di abiti, intitolato Zamolxa, la cui prima collezione, lanciata di recente, si chiama “Sexy Allien Contadinella”. E’ un progetto con degli abiti benedetti, come mi piace chiamarlo. Abiti realizzati, nella maggior parte, con materiali organici, di lino all’80-90% e che abbinano elementi di geometria sacra, ricamati a mano e realizzati in parte in stampa digitale, ispirata ai miei dipinti sul tema della geometria sacra.”



    Un tema che può sembrare di associare idee contraddittorie: sensualità, spazio cosmico, ma anche spirito orgoglioso, “contadino”. Da dove è nata lidea? Sophia InLakech: “In qualche modo la storia è iniziata molti anni fa, quando ho scoperto il lino e ho sentito una connessione assai forte con questo materiale. Direi che ha una sacralità speciale che ho ritrovato nel profondo della mia anima e ho, in qualche modo, collegato con le bellissime esperienze che ho vissuto in cima alla montagna e che sono, ovviamente, correlate con una conoscenza ancestrale della terra romena. Da qui il nome Zamolxa, che deriva da Zamolxe, il dio dei Daci. Si tratta di un’ispirazione, direi, Dacica-Iperborea. Tutta questa geometria sacra si trova in molti luoghi della terra romena. Io la associo a unantica conoscenza che abbiamo ereditato e che è profondamente radicata nel nostro sangue. “Contadinella” è perché ci sono questi motivi geometrici e gli abiti stessi, che si ispirano agli indumenti tradizionali romeni. Ancora una volta, c’è un collegamento con una conoscenza che i nostri antenati usavano quando ricamavano a mano determinati simboli sugli abiti che indossavano. Godevano di una protezione speciale. La parte “Allien” deriva da una conoscenza cosmogonica di questi simboli. Ho pensato che sarebbe stato molto bello che i due elementi si unissero in una storia che potesse connettere, in qualche modo, il cielo, la terra, la fede e tutti i valori e le virtù che noi, come popolo, abbiamo ereditato”.



    Tutti questi elementi della tradizione si rispecchiano nei ricami e nel colore scelto per ricamare, nel lino, ma anche nelle parti aggiuntive che suggeriscono il cielo, il sole, la luna e le stelle. E anche linterpretazione del creatore è ludica: “Certo, cè anche un bisogno molto grande che sento che noi tutti abbiamo, di giocare e di permetterci di divertirci e portare nuovi elementi nella nostra vita. E qui arriva lelemento “sexy” e, ovviamente, una contadina può essere anche sexy. E vestirsi in un modo più consono ai tempi in cui viviamo. La collezione contiene nove capi di abbigliamento. È un primo progetto, ho già iniziato a lavorare al prossimo, che penso sia molto più spettacolare. È stato un primo progetto, un inizio anche per me, attraverso il quale sono riuscita a ricevere un feedback particolarmente bello”.



    La collezione può essere vista su Facebook o Instagram ed è in crescita, come ci ha detto la creatrice, Sophia InLakech: “Ammetto che, in questo momento, sono molto entusiasta del prossimo progetto e auspico di lanciarlo tra circa un mese. Ci saranno anche vestiti per gli uomini, non solo per le donne. Sarà, in qualche modo, una storia in cui la contadina incontra il contadino e creano una storia aliena. Mi sono prefissa che tutti coloro che verranno e vorranno questi vestiti, nel momento in cui li indosseranno, si ritroveranno nella loro forma di esistere più bella e più pura.”



    Un invito a godersi le forme, il colore, un legame più profondo con la storia di questi luoghi, ma anche la storia personale, in uno spazio che ci auguriamo sia migliore. Uno spazio del cuore, in cui possiamo sentirci abbracciati in ogni momento.

  • Adotta un albero!

    Adotta un albero!

    Sedici anni fa nasceva lAssociazione Viitor Plus, il cui obiettivo era di dare un contributo concreto alla tutela dellambiente in Romania e a tutto ciò che significa il concetto di sviluppo sostenibile, con il coinvolgimento della parte sociale. LAssociazione Viitor Plus è diventata, nel tempo, uno degli attori più attivi nel campo della tutela ambientale. Abbiamo appreso delle loro iniziative e dellaumento delle responsabilizzazione delle persone parlando con la presidente dellassociazione, Teia Ciulacu: “Abbiamo sviluppato diverse iniziative tramite cui possono essere coinvolte persone di età diverse, che possono concretamente dare una mano in tal senso, e abbiamo creato diverse soluzioni, dei modelli per le autorità e per le aziende, che, speriamo, prima o poi, siano anche sviluppate su scala più ampia. Nel caso di “Adotta un albero” – il nostro progetto di rimboschimento, puntiamo sul sud della Romania, dove ci sono molti terreni degradati e dove i campi agricoli o gli obiettivi umani richiedono protezione tramite barriere verdi. Sono ormai 14 anni che stiamo richiamando lattenzione sullimportanza di investire nellrimboschimento, soprattutto nel contesto dei mutamenti climatici e sul fatto che dobbiamo adattarci a ciò che sta già accadendo e a ciò che verrà. E i boschi sono una soluzione naturale a portata di mano, che necessita solo di pochi anni di cure da parte nostra per ottenere una foresta. Ci occupiamo dellintero processo, dal reperimento del terreno sugli spazi esistenti dei municipi, delle comunità locali, affinché la foresta rimanga alla comunità locale. Attiriamo i fondi dal settore privato, che si tratti di singoli donatori, quindi chiunque di voi sia interessato può donare sul nostro sito web, ad esempio, o di aziende attraverso sponsorizzazioni. E con tutti i fondi raccolti, piantiamo quanti alberi possiamo”.



    La nostra interlocutrice ci ha detto che lapertura delle persone allattività di piantare alberi è notevole, perché dà loro la possibilità di uscire allaperto, di essere a contatto con la natura, ma anche di lasciare qualcosa dietro. Però per lassociazione, lapproccio è molto tecnico: “Ci prendiamo cura delle foreste a lungo termine, dalla realizzazione del progetto tecnico, con ingegneri forestali, alla preparazione del terreno, alle piantumazioni, ai lavori di zappatura, lavoriamo diversi anni di seguito e, dove possibile, coinvolgiamo anche volontari. Perché questa è la componente educativa molto importante del progetto. Quando sei sul campo e magari esci dallufficio, e forse hai lavorato per molto tempo seduto alla scrivania e ti avvicini alle realtà sul campo, che sono un po più difficili, e vedi quanto sono fragili quegli alberi che piantiamo, ti rendi conto quanti anni sono necessari perché crescano e si trasformino in una foresta. In qualche modo le prospettive cambiano ed è una consapevolezza di base diversa rispetto a quella che si ha davanti a uno schermo o su una rete sociale”.



    Chi sono i volontari del progetto? Ce lo spiega Teia Ciulacu, presidente dellassociazione Viitor Plus: “Ci siamo rivolti principalmente ai volontari delle aziende, perché lì tutto avviene in modo organizzato. Il volontariato non presuppone solo mettere a disposizione il tuo tempo gratuitamente, venire di sabato a piantare alberi. Occorre anche coprire le spese di trasporto, vitto e attrezzi. E allora preferiamo rivolgerci a delle aziende che si fanno carico di questi costi e promuovono il volontariato tra i loro dipendenti. E ciò è a vantaggio di tutti. Portiamo chi è interessato nella zona da rimboschire e lo coinvolgiamo in quest’attività di volontariato. Da quando esiste il progetto, abbiamo avuto più di 20.000 volontari coinvolti in queste attività”.



    Oltre alle vere e proprie azioni di piantare alberi, lassociazione ha lanciato anche la campagna “Adotta un albero!”, attraverso la quale puoi ricevere un certificato di adozione con cui sorprendere i tuoi cari, personalizzato a seconda delloccasione. È anche unazione di raccolta fondi rivolta sia alle persone fisiche che alle persone giuridiche. E quando il distanziamento non ha permesso più lorganizzazione di campagne che riunissero più persone, è nata unaltra idea, di cui ci ha raccontato Teia Ciulacu: “Da quando è iniziata la pandemia, abbiamo creato un nuovo concetto di semina a distanza, perché non potevamo più riunirci a centinaia sul campo. Ci siamo chiesti come portare il bosco direttamente nelle case delle persone, di chi lo vuole. Abbiamo iniziato a inviare specie forestali tipiche per le diverse aree geografiche della Romania, di pianura, collina, montagna, alberelli imballati in modo da resistere al trasporto col corriere. Li abbiamo inviati a casa delle persone o soprattutto a studenti e scuole e in primavera abbiamo organizzato una grande campagna in cui oltre 100 scuole hanno piantato 6000 alberelli di piccole e grandi dimensioni, generalmente nei cortili delle scuole. Ed è stata unattività molto apprezzata e voluta da tutti”.



    Abbiamo inoltre appreso che a Bucarest cè il programma “Ricicletta”, attraverso il quale si fa la raccolta differenziata da vari gruppi target, ma anche il trasporto dei rifiuti, in maniera non-inquinante: con le bici da carico elettriche o con le auto elettriche. Sempre su iniziativa dellassociazione Viitor Plus è apparsa a livello nazionale la mappa del riciclo.

  • Abbiamo un fiume, creiamo una storia!

    Abbiamo un fiume, creiamo una storia!

    Oggi vi raccontiamo la storia del fiume Dâmbovița, come arteria verde di Bucarest, uno spazio pubblico vibrante in cui le persone possono godersi l’acqua, la fauna, la flora e la comunità. Questo è stato il punto di partenza di un progetto volto a mettere in risalto il fiume quale elemento di connessione tra i quartieri, tra le persone e tra le idee. Abbiamo invitato Valentin Talabă, manager di comunicazione presso Nod Makerspace, l’associazione che organizza l’evento, a raccontarci come gli è venuta l’idea dell’evento Dâmboviţa Delivery”: “Se guardiamo alle grandi città dell’Europa, come Berlino che ha il fiume Spree, Parigi che ha la Senna e il Canale Saint Martin, Londra con il Tamigi, ci rendiamo conto che anche Bucarest ha il suo fiume, solo che le sue potenzialità non vengono sfruttate. Molti abitanti di Bucarest neanche notano di avere un fiume nella città. Allora ci è venuta l’idea di connettere i due settori della capitale attraversati dal fiume, il terzo e il quarto, e di sfruttare quest’opportunità che ci da l’acqua, di portare insieme delle comunità e di creare adesso alcune attività culturali per bambini e adulti e riunirci tutti insieme in un luogo molto bello e piacevole.”



    Cos’è successo a Dâmboviţa Delivery”? Ce lo ha raccontato Valentin Talabă: “Abbiamo avuto oltre 30 attività, a cominciare da workshop per bambini, poi attività culturali, dibattiti di letteratura, concerti ed eventi food-court. Oltre a questo, la più importante è stata la gita in barca da Piazza Unirii, dalla Biblioteca Nazionale alla zona Mihai Bravu e abbiamo fatto vedere quanto sia importante che un fiume sia circolabile in una città, con quelli ostacoli che esistono e dove abbiamo creato dei ponti che la gente può usare per passare da una parte del fiume all’altra. Oltre a questo abbiamo avuto anche attività di arte collaborativa, tramite cui le persone hanno lavorato con la gente presente, creando un arcobaleno di filo sopra il fiume. Abbiamo riallestito il ponte del Mattatoio, cercando anche di dare più colore e più freschezza al fiume. La cosa più importante mi sembra il fatto che le persone hanno capito che possono godersi la città anche in una maniera diversa, non necessariamente spendendo soldi. Hanno semplicemente partecipato alle attività, si sono riconnesse tra di loro e con le comunità di cui fanno parte.”



    “Se hai un’idea di progetto che può trasformare il Dâmbovița, raccontacelo! Stiamo cercando interventi artistici, iniziative civiche, progetti educativi e workshop interattivi che riportino alla vita lo spazio intorno al fiume” — questo il bando dell’evento, tramite cui gli interessati erano invitati a iscrivere progetti partecipanti. Alina Tofan, eco-performer, ha partecipato con l’installazione Plastic Womb, di cui ci ha raccontato: “Noi, Plastic Art Performance collective, cioè io e Georgiana Vlahbei, abbiamo partecipato all’attuale edizione del progetto Dâmbovița delivery con un’installazione eco-performative e di oggetti con cui abbiamo voluto tirare un segnale d’allarme sull’inquinamento dei fiumi con plastica e sugli effetti della plastica negli ecosistemi fluviali. Il feedback è stato ottimo, soprattutto da parte degli organizzatori, perché ci hanno dato l’occasione di presentare quest’opera. La gente è stata curiosa, abbiamo avuto un codice QR tramite cui hanno potuto ascoltare la storia della nostra installazione. E’ stata un’opera realizzata con o dal designer Teo Rădulescu. La nostra installazione è stata intitolata “Plastic Womb”, cioè grembo di plastica, perché, purtroppo, questa è l’immagine che lasciano gli ecosistemi fluviali nella nostra mente. La nostra opera è stata un manifesto e un tentativo di attirare l’attenzione e il coinvolgimento della società civile.”



    Valentin Talabă ci ha raccontato che altri piani ci sono per consolidare i rapporti tra la popolazione della città e il fiume che la attraversa: “Continueremo a organizzare anche in futuro l’evento “Dâmboviţa Delivery” e, allo stesso tempo, saranno avviati colloqui sulla qualità del fiume e sulla strada che una città può imboccare utilizzando questa importante risorsa.”



    Si è pensato sia a soluzioni temporanee – l’attivazione della zona tramite spettacoli, colloqui, dibattiti, mostre e interventi artistici, che permanenti — proposte di riconfigurazione dello spazio che si possono proporre alle autorità. Continuano a essere ricercati progetti di attivazione urbana, ovvero progetti di riconversione o riabilitazione di arredo urbano; progetti di intervento artistico, che riportano alla vita lo spazio pubblico attorno al fiume; oppure progetti di avvicinamento comunitario, progetti sociali che appoggiano comunità e costruiscono ponti tra le persone. Tutto nell’idea di una migliore consapevolezza del fatto che avere un fiume che attraversa la città è un privilegio per i suoi abitanti.

  • Un giorno di hub culturale all’Opera Nazionale di Bucarest

    Un giorno di hub culturale all’Opera Nazionale di Bucarest

    L’Opera Nazionale di Bucarest si assume la missione di promuovere i valori culturali dell’opera a un pubblico quanto più vasto e quanto più giovane. A fine estate, si è svolto il già tradizionale evento “Una passeggiata all’Opera”, giunto quest’anno alla XII/a edizione. Un hub culturale che ha offerto alle persone presenti sulla spianata una serie di attività all’aperto che si sono svolte per 12 ore. Una fruttuosa collaborazione tra l’ONB e l’Università Nazionale dell’Arte Teatrale e Cinematografica “I.L. Caragiale” (UNATC).



    Daniel Jinga, direttore dell’Opera Nazionale di Bucarest ha dichiarato: “Una passeggiata all’opera” è un evento che vanta una lunga tradizione per l’ONB. E’ iniziato con uno spettacolo all’aperto dallo stesso titolo e questo spettacolo è arrivato già alla dodicesima edizione. Ha funzionato persino durante la pandemia perché, come sapete, all’aperto era anche più facile osservare le restrizioni e potevamo svolgere la nostra attività anche in quelle condizioni. Da un po’ di tempo abbiamo sfruttato l’evento per trasformare la spianata davanti all’edificio dell’Opera Nazionale di Bucarest in un hub culturale, in un luogo in cui possiamo attirare nuove categorie di pubblico, un luogo tramite cui far vedere che l’Opera Nazionale di Bucarest non è “gommosa” e che l’atto culturale non è inaccessibile. Non ci siamo rinchiusi in una torre d’avorio e aspettiamo che il pubblico venga e si goda un genere musicale e culturale che ha più tappe di comprensione, così come la cipolla ha più foglie. Quindi possiamo venire all’opera e capire all’inizio la parte bella, la musica, le arie d’opere, le ouverture, per renderci conto successivamente del messaggio, e alla fine abbiamo delle categorie di pubblico che vengono per vedere per la centocinquantesima volta lo stesso titolo, La traviata oppure Nabucco, per vedere interpretazioni diverse o per arrivare a idee diverse sulla stessa musica.”



    Liviu Lucaci, rettore dell’Università Nazionale dell’Arte Teatrale e Cinematografica di Bucarest, ha aggiunto: “Noi, l’Università Nazionale dell’Arte Teatrale e Cinematografica I.L Caragiale di Bucarest siamo, oggi, accanto all’Opera Nazionale. E lo saremo ogni volta che ci sarà bisogno di noi e che costruiremo insieme simili avvenimenti per il pubblico di Bucarest e non solo. Come vedete, è un’iniziativa speciale. Abbiamo fatto squadra in modo da offrire alle persone le migliori condizioni per un’esperienza culturale e artistica speciale, assieme a persone di vari dipartimenti, attoria, pupazzi-marionette, regia di teatro, di cinema, multi-media. I contenuti multimediali sono molto importanti oggi. C’è un palco mobile, abbiamo aiutato alla costruzione di questo palco enorme, di 400 metri quadri, abbiamo delle telecamere a terra o su drone, sulla mongolfiera. Cerchiamo di realizzare una ripresa a 360 gradi in mezzo all’orchestra e live-streaming, video-mapping su edifici, ma la cosa più importante è la risorsa giovane che desidera partecipare a simili eventi e costruire insieme all’Opera Nazionale un percorso lungo, interessante, attraente per tutte le categorie di pubblico.”



    Il pubblico presente all’evento si è goduto il Galà Straordinario, con la partecipazione dell’orchestra, del coro e dell’ensemble dell’Opera Nazio nale di Bucarest diretta da Tiberiu Soare. Daniel Magdal, vicedirettore dell’ONB: “Abbiamo preparato un programma molto bello, con arie e scene di opere, di spettacoli che stiamo preparando, prime della stagione che sta per iniziare, ovviamente anche alcune più conosciute. Siamo contenti di stare accanto al pubblico ogni volta che ne abbiamo l’occasione. E’ estremamente importante e siamo molto grati che la gente ci stia vicina. L’intero collettivo dell’Opera partecipa alla manifestazione di stasera che, per noi, rappresenta l’inizio della stagione.”



    Alexandru Nagy, il regista dell’evento, ha aggiunto: “Sono molto contento che la dodicesima edizione di “Una Passeggiata all’Opera” riesca a realizzare un’infusione di sangue giovane, per garantirci anche una rigenerazione del nostro pubblico spettatore, di cui a volte si dice che appartenga a una categoria di età che definiamo con affetto “i seniores”. Quest’anno presentiamo una serie di attività che includono lo staff dell’Opera, cioè artisti, tecnici che partecipano a vari workshop. C’è un workshop di balletto, “I primi passi di balletto”. Ci siamo proposti che i bambini che vengono qui possano avere la possibilità di fare i primi passi di balletto sotto la guida di un ballerino o di una ballerina professionista, nel nostro caso assieme alla ballerina Mihaela Soare. Il workshop di pianoforte, “La prima volta al pianoforte”, è stato pensato sempre così, nell’idea che ci siano bambini ai quali potrebbe piacere l’idea di venire a contatto con uno strumento. E, chissà, forse riusciamo a far scattare quell’emozione eccezionale che si produce nel momento di un simile incontro quando si è bambini. Quest’anno vogliamo stimolare il contatto del pubblico con il palcoscenico, con gli artisti dell’opera, con quelli che si presentano sul palco e con quelli che stanno dietro le quinte, perché abbiamo anche un workshop di creazione di costumi, presentato dalle nostre colleghe dei settori sartoria e scenografia, ma vi hanno lavorato proprio tutti i dipartimenti.”



    Il workshop di pittura e creazione costumi ha attirato circa 70 corsisti, soprattutto bambini. Più di 650 persone sono entrate per la prima volta nell’edificio dell’Opera, nell’ambito delle visite guidate. Il workshop di sviluppo personale è stato il centro d’interesse per 90 persone, mentre quello intitolato I mestieri del futuro” ha destato la curiosità di oltre 150 persone. Centinaia di partecipanti hanno scelto il workshop di creazione marionette, mentre più di 50 bambini hanno fatto I primi passi di balletto” con la prima ballerina Mihaela Soare, altrettanti essendo presenti a quello intitolato Per la prima volta al pianoforte” tenuto dal pianista Mădălin Voicu Junior. Il Teatro di marionette ha attirato oltre 300 spettatori, mentre lo spettacolo di teatro Wasted” di Kae Tempest è stato seguito con interesse da oltre 200 spettatori. Non in ultimo, la più inedita attrattiva dell’evento, la mongolfiera, ha sollevato a decine di metri d’altezza una cinquantina di persone desiderose di sensazioni visive particolari.

  • Vini resi accessibili alle persone con disabilità visive

    Vini resi accessibili alle persone con disabilità visive

    Oggi vi raccontiamo di vino. Di vino e di inclusione. Più esattamente, di un progetto che mette insieme il lavoro di due persone appassionate di quello che fanno, ma anche interessate ad offrire sostegno ai loro prossimi che ne hanno bisogno. Parliamo con Tudor Paul Scripor, che ha inventato l’alfabeto dei colori e con Ioana Bidian Micu, esperta di vini, dalla cui collaborazione sono apparse le etichette inclusive, che offrono ai disabili visivi accesso al colore del vino.



    Ioana Bidian Micu, esperta di vino, ci ha raccontato degli inizi del progetto: “Tutto è partito da un incontro tra me e Tudor Scripor, colui che ha inventato l’alfabeto dei colori e mi è sembrata un’idea straordinaria riuscire a realizzare per le persone con disabilità visiva un legame tra il colore del vino, l’odore e il gusto. Oltre all’etichettatura del vino con i colori standardizzati di bianco, rose e rosso, abbiamo sviluppato molte altre applicabilità di quest’alfabeto dei colori, che i disabili possono utilizzare anche a casa. Perciò, con delle etichette semplicissime, incollate al bicchiere, loro possono conoscere esattamente il colore del vino che hanno nel bicchiere. Abbiamo pure sviluppato dei supporti speciali per i bicchieri affinché possano individuare il colore del vino e abbiamo persino realizzato la prima guida alla degustazione del vino scritta in linguaggio Braille e nell’alfabeto Scripor per la standardizzazione dei colori, una mini-guida per aiutare le persone con disabilità visiva a fare il legame tra il colore del vino, gli aromi, i gusti e a poterli individuare.”



    Ioana Bidian Micu, esperta di vino, ci ha raccontato della sua esperienza di degustazione alla Fiera del vino WineUp Fair Transylvania, che ha avuto luogo in primavera: “Abbiamo avuto una masterclass, una degustazione normale cui hanno partecipato sia persone con disabilità visive, sia persone con la vista perfettamente sviluppata, alle quali abbiamo otturato questo senso, di modo che possano diventare consapevoli dell’impatto che la perdita del senso visivo possa avere sul modo di valutare un determinato vino.”



    Tudor Paul Scripor, che ha inventato l’alfabeto tattico dei colori, ci ha detto: “Tutto è iniziato nel 2012 quando, durante un workshop di pittura che io ho tenuto, uno studente non vedente mi ha rimproverato che non riesce a capire i colori, che non riconosce cromaticamente quello che c’è in un quadro. Io non sapevo allora che i non vedenti non avessero una standardizzazione dei colori. Se vogliamo scrivere i nomi dei colori, questo si può fare molto facilmente tramite l’alfabeto Braille, che è un abbinamento di punti. Se vogliamo scrivere rosso dobbiamo comporre la parola dalle lettere afferenti a questa parola. Io ho esteso l’alfabeto Braille, basato su una cellula di quest’alfabeto a una standardizzazione cromatica universale, cioè sotto la forma di un unico simbolo si può rappresentare un colore, sotto la forma di due simboli si possono rappresentare le sfumature scure o chiare dei colori. Questo è stato l’inizio. E il modo in cui siamo arrivati all’etichettatura delle bottiglie di vino, del colore del vino per le persone con deficit visivi è un’applicazione di quest’alfabeto.”



    Abbiamo saputo dal nostro interlocutore che sempre in seguito ai suggerimenti dei disabili visivi sono apparse altre simili applicazioni. Un esempio sarebbe l’etichettatura delle cinture delle arti marziali per gli atleti che praticano questo sport: loro possono scegliere da soli la cintura a seconda del grado e del colore.



    Quanto al successo delle etichette agevolate al Wine Up Fair Transylvania, Tudor Paul Scripor ci ha raccontato: “Il feedback è stato sorprendente, perché si può aprire una nuova porta verso l’inclusione. Adesso, i non vedenti possono scegliere in un negozio una bottiglia di vino a seconda del colore desiderato, fatto che finora era impossibile. Inoltre, l’etichetta e il tappo possono offrire un’informazione in più nella scelta del vino.” Le persone con deficit visivi sono invitate così a proporre quanto più settori in cui simili agevolazioni sono necessarie per loro e i nostri interlocutori sono pronti ad agire!

  • Info mercato immobiliare

    Info mercato immobiliare

    Oltre 57.300 proprietà sono state vendute a luglio in Romania, di quasi 4.400 in più rispetto al mese precedente. Sono i dati comunicati dall’Agenzia nazionale per la pubblicità catastale e immobiliare. La maggior parte delle vendite immobiliari sono state registrate a Bucarest (quasi 11.400), Ilfov – sud (oltre 3.400) e Cluj – nord-ovest (oltre 2.900). Il minimo è stato venduto a Olt, Călăraşi (entrambi al sud) e Covasna (al centro). Il numero di case, terreni e appartamenti oggetto di transazioni a luglio era di 2.000 in meno rispetto a luglio 2021. La maggior parte dei terreni agricoli è stata venduta a Buzău (oltre 800), Dolj (oltre 600) e Arad (570).

    Il prezzo medio di transazione delle case in Romania è aumentato del 10% nei primi sei mesi e ha raggiunto i 103.000 euro, informa una società immobiliare. La maggior parte delle intermediazioni è stata osservata nel segmento residenziale (circa il 92% del totale), seguito da quello commerciale (4%), industriale (2%) e office (2%). Gli appartamenti con due stanze (35%) e le case (32%) sono stati i tipi di proprietà più ricercati nel primo semestre del 2022, mentre l’80% degli appartamenti venduti/comprati sono vecchie proprietà. Gli specialisti sono del parere che il mercato rimarrà stabile, senza cali di prezzo fino alla fine dell’anno.

    Il numero di nuovi progetti immobiliari nel primo semestre di quest’anno è aumentato del 18% nel segmento delle case unifamiliari e delle ville, del 13% nel segmento degli edifici per uffici, dell’11% nell’industriale e retail moderno, del 4% nel segmento degli edifici e complessi immobiliari e del 3% nel segmento delle pensioni e degli hotel. I progetti residenziali e industriali sono i più numerosi e rappresentano la metà del totale dei progetti di costruzione individuati nel primo semestre. Il maggiore incremento numerico nel 2022, quello nella costruzione di case e ville (+18%) si spiega con la necessità di spazi abitativi più generosi per i beneficiari e con il modo di lavorare da casa, che consente alle persone di non essere legate al luogo di lavoro di prossimità. Molti, quindi, sono disposti a costruire ex novo case con spazi più generosi, ma in prossimità di città (periferia) rispetto agli appartamenti proposti dai costruttori in posti più vicini al centro. Bucarest è di gran lunga in testa nelle preferenze degli sviluppatori residenziali, seguita dalle province di Constanţa (sud-est) e Timiş (ovest). Bihor (nord-ovest), Ilfov (sud) e Cluj (nord-ovest), tutte molto sviluppate economicamente, sono le province dove si concentra la maggior parte degli investimenti industriali. Tutte queste cifre si osservano, tuttavia, sullo sfondo di un’indagine europea, secondo la quale il 54% degli investitori romeni non si fida del mercato immobiliare e quattro intervistati su dieci (38%) ritengono che si deprezzerà nei prossimi 12 mesi.

  • News aeroporti romeni

    News aeroporti romeni

    L’aeroporto internazionale Aurel Vlaicu – Băneasa ha riaperto dopo nove anni di lavori di ammodernamento. I dirigenti dell’aeroporto di Bucarest promettono che le formalità richiederanno meno di un’ora, a differenza di quelle dell’aeroporto internazionale Henri Coandă Otopeni, dove i passeggeri devono arrivare almeno due ore prima dell’imbarco. L’aeroporto è stato inaugurato nel 1920, ma la sua storia inizia il 1 agosto 1912, quando la Lega Aerea Romena, guidata dal principe George Valentin Bibescu, fondava a Băneasa una scuola per piloti militari. L’aeroporto Aurel Vlaicu, che ha quindi compiuto 110 anni, è considerato il terzo aeroporto più vecchio del mondo ancora in funzione. La Compagnia Nazionale Aeroporti di Bucarest ha annunciato la ripresa dei voli commerciali da agosto. Tre compagnie intendono operare voli su Băneasa: Ryanair è alla ricerca di soluzioni per aumentare la sua base aerea in Romania. Air Connect, attualmente autorizzato solo su Otopeni, opererà voli a corto raggio. Un’altra compagnia è Fly One della Repubblica di Moldova, che opererà voli charter Băneasa – Chisinau.

    Un’ottima notizia arriva da Cluj-Napoca, nel nord-ovest della Romania. L’aeroporto internazionale Avram Iancu è diventato recentemente il primo aeroporto del Paese ed è uno dei pochi in Europa in cui i viaggiatori non devono più rimuovere liquidi e dispositivi elettronici dal bagaglio a mano per i controlli di sicurezza, poiché sono state acquistate apparecchiature di scansione ad alte prestazioni, con una capacità avanzata e veloce, che riduce i tempi di attesa dei passeggeri ai controlli di sicurezza. I passeggeri possono portarsi acqua e succhi di frutta e non comprarli più in aeroporto. Allo stesso tempo, è stata acquistata un’apparecchiatura per la scansione del bagaglio da stiva di tipo CTX, con un livello più elevato di rilevamento di esplosivi, ha spiegato il direttore generale dell’aeroporto di Cluj. Questo risultato è frutto della cooperazione tra l’aeroporto di Cluj, la Brigata antiterrorismo del Servizio di intelligence romeno, incaricato ai controlli di sicurezza, e l’Autorità Aeronautica Romena. Le attrezzature sono state acquistate con fondi europei non rimborsabili e dal bilancio di stato. Inoltre, l’aeroporto di Cluj ha acquistato attrezzature all’avanguardia per situazioni di emergenza, con fondi non rimborsabili. Si tratta di due veicoli speciali per estinguere incendi, barelle, tute ignifughe in foglio alluminio e defibrillatori.

  • Balletto ieri, oggi e sempre

    Balletto ieri, oggi e sempre

    Quest’anno, il Galà straordinario di balletto del Liceo Coreografico Floria Capsali di Bucarest si è svolto a giugno. L’evento, ospitato dall’Opera Nazionale di Bucarest, è diventato una vera e propria tradizione, un riferimento per i giovani artisti. In questo contesto, i ballerini hanno offerto al pubblico coreografie di danza classica, contemporanea o anche tradizionale romena. Mihaela Țigănuș Vasilovici, insegnante di danza classica al liceo Floria Capsali, ha firmato anche la regia artistica dello spettacolo. Una serata molto emozionante per il nostro liceo, che accoglie bambini che desiderano con tutto il cuore e tutto il loro essere diventare ballerini. Il nostro gala è tradizionalmente organizzato in collaborazione con l’Opera Nazionale. Ci teniamo tanto e lo organizziamo da parecchi anni. Si tratta di danza classica, contemporanea o danze tradizionali romene. I bambini hanno presentato variazioni tratte dai più grandi balletti, mostrando il loro virtuosismo e la loro tecnica e condividendo con il pubblico grandi momenti di emozioni, spiega Mihaela Țigănuș Vasilovici.

    Nel 2019 si è svolta la 70° edizione del Galà. Purtroppo è stato impossibile organizzare le edizioni successive a causa della pandemia, il che è dispiaciuto molto agli amanti della scena, aggiungono i nostri interlocutori. Prima dello spettacolo, Iulia Câmpeanu, 14 anni e mezzo, sembrava pronta a salire sul palco. Oggi eseguiremo la variazione dal Risveglio di Flora insieme ad alcuni dei miei compagni di classe. È una grande opportunità per dare tutto, per acquisire nuove conoscenze ma anche per familiarizzarmi con la scena lirica e avverare il mio sogno!, ci ha detto Iulia.

    Oggi eseguiremo il Pas d’esclaves dal balletto Il Corsaro, una Mazurka, le Pietre preziose e una danza tradizionale romena. Siamo davvero felici di ballare sul palco dell’Opera e di rappresentare la nostra scuola, insieme ai nostri compagni di classe, ma anche di rendere orgogliosi i nostri insegnanti, dice, da parte sua la 14enne Daria Ene. Ho preparato il Pas de deux tratto dal balletto Il Corsaro, oltre a una coreografia di gruppo con i miei compagni di 2a classe e un duo di danza contemporanea. Per ogni ballerino, salire sul palco dell’Opera è un grande onore e la più grande opportunità che ci sia. Questo ci spinge a dare il meglio di noi stessi, a superare noi stessi ogni volta, ci ha confessato, da parte sua il 17enne Alexandru Constantin.

    Simona Paraschivu, insegnante di danza contemporanea al Liceo Floria Capsali, ci ha raccontato che gli studenti hanno preparato per primo brani del famoso balletto Il lago dei cigni, alcuni momenti delle coreografie premiate ai Giochi Olimpici, nonchè inventate dagli insegnanti stessi. Cosa vogliono più di ogni altra cosa? Avere uno spettacolo di gala di fine anno, per mostrare al pubblico la nostra passione per la danza e condividere la gioia di salire sul palco, ci ha detto la professoressa.

    Il Galà di fine anno è uno degli eventi più importanti, durante il quale gli studenti di ogni classe presentano il lavoro svolto durante l’anno. Provo sempre tante emozioni, sia per noi che per i bambini. Abbiamo preparato una suite di danze provenienti da tre regioni etnografiche diverse, molto importanti e rappresentative del nostro paese: Valacchia, Banato e Moldavia, che offrono anche l’opportunità di mettere in evidenza diversi costumi tradizionali, ha detto, da parte sua, Claudiu Staicu, insegnante di danza tradizionale.

    Il Galà Straordinario del Balletto del Liceo Coreografico Floria Capsali di Bucarest diffonde gioia! Gli studenti hanno ancora molto da fare per vedere i loro sogni avverati. Bambini impegnati e disciplinati che lavorano instancabilmente per avvicinarsi passo per passo ogni anno al loro obiettivo: quello di ballare sui palchi di tutto il Paese, e successivamente, del mondo!

  • Da Capo Caliacra a Balčik

    Da Capo Caliacra a Balčik

    Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, la città di Balčik, collocata in riva al Mar Nero, in Bulgaria, e la regione del Quadrilatero, ex territorio della Romania fino al 1940, erano sinonimi delle belle arti. Noti artisti, maestri e apprendisti si riunivano in questa zona talmente attraente grazie alla bellezza della luce, ai luoghi pittoreschi e alla presenza della Casa Reale di Romania. Infatti, a Balčik si trova la residenza estiva della Regina Maria di Romania, la patrona delle arti all’epoca. Siccome siamo d’estate e il mare ci manca, il Museo del Municipio di Bucarest invita il pubblico ad una mostra inedita, aperta fino al 17 luglio alla Casa Storck di Bucarest. Da Capo Caliacra a Balčik propone una retrospettiva delle opere realizzate in quei luoghi da Cecilia Cuțescu-Storck (1879-1969), una delle più importanti figure artistiche femminili del periodo interbellico, come ha spiegato a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice del Museo del Municipio di Bucarest, Elena Olariu.

    Abbiamo inaugurato una mostra dedicata ai viaggi di Cecilia Cuțescu-Storck, ma non a viaggi qualsiasi, bensì a quelli fatti a Balčik e nei dintorni. La mostra si intitola Da Capo Caliacra a Balčik e penso che molte persone abbiano visitato questa meravigliosa zona. Si tratta di opere d’arte grafica, ma anche pittoriche, recentemente conservate e restaurate, che abbiamo pensato di presentare al pubblico. Ci sono anche delle immagini raffiguranti la casa degli artisti a Balčik. Per chi non lo sapesse, si tratta di una residenza meravigliosa, dotata di un laboratorio molto grande, dove venivano anche la Regina Maria stessa e membri della Casa Reale. Era collocata in prossimità della residenza della sovrana a Balčik e lei stessa disegnò questa casa in moltissime ipostasi. La vedremo in questi dipinti e disegni quando era più piccola. Dopo di che le sue dimensioni sono aumentate notevolmente. Vediamo tanti paesaggi, in quanto l’artista viaggiava, non soggiornava solo in questa villa o non si incontrava esclusivamente con l’élite romena o con gli artisti che migrarono in tanti a Balčik, seguendo la Regina Maria, che era la patrona delle arti e della Gioventù Artistica. Cecilia Cuțescu-Storck camminava per le viuzze dei villaggi tartari, le piaceva questa autenticità pittoresca della gente e tutto questo si riflette nei suoi disegni. Molti sono unici e li vediamo esposti per la prima volta. Nella meravigliosa Casa Storck, abbiamo anche una sala di pittura dedicata in particolare a Balchik, dove si trova anche un busto della Regina Maria recentemente restaurato, realizzato da Frederic Storck, che mostra l’amicizia tra le due famiglie. E, per chi non lo sapesse, Frederic Storck è stato coinvolto nell’organizzazione delle mostre della Gioventù Artistica, organizzazione patrocinata dalla regina. Abbiamo parecchie opere restaurate, incluso il busto del Re Carlo I, che era molto legato al padre di Frederic Storck. E la casa è davvero spettacolare. La mostra è allestita proprio nella bottega dell’artista, che, a mio avviso, è il più bello e spettacolare spazio del genere del periodo tra le due guerre. Era una pittrice ambiziosa, che trasformò la sua casa in un luogo dove venivano tutta l’élite romena, tantissimo ospiti dall’estero e tutti gli amanti dell’arte. E noi vogliamo aggiungere alla casa questi lavori restaurati e speriamo che il Comune e gli attuali proprietari dell’edificio trovino un accordo. È positivo che siano iniziate le trattative affinché questa casa diventi un bene pubblico. Da Capo Caliacra a Balčik è una mostra che dedichiamo ai nostri visitatori estivi, si chiuderà il 17 luglio, e vi invitiamo calorosamente a visitare il Balčik reale, ma anche a scoprire questa città attraverso le opere di Cecilia Cuțescu-Storck. Sono tutte zone che ha anche visitato, le ha trovate molto belle, proprio come le troviamo noi, come le trovavano la Regina Maria e la Casa Reale, ha concluso la vicedirettrice del Museo del Municipio di Bucarest, Elena Olariu.

  • La peonia, fiore emblematico per la Romania

    La peonia, fiore emblematico per la Romania

    Ogni anno, il 15 maggio, la Comunità Romena della Peonia celebra la Giornata dedicata a questo fiore nel nostro Paese. Specialisti del settore stanno avanzando solide argomentazioni per fare il fiore nazionale della peonia, simbolo dei veterani dell’esercito romeno. Tale richiesta era già stata presentata nel 2013 da un gruppo di professori e ricercatori della Facoltà di Orticoltura dell’Università di Agronomia e Medicina Veterinaria di Bucarest. Florin Stănică, professore alla Facoltà di Orticoltura di Bucarest e membro corrispondente dell’Accademia romena, ci offre maggiori dettagli.

    Dal 2013, il nostro collega e professore Florin Toma, titolare della Cattedra di Floricoltura, ha proposto di fare della peonia il fiore nazionale della Romania. Questa richiesta è stata avanzata nell’ambito della Giornata dell’orticoltura di Bucarest che tradizionalmente organizziamo ogni maggio. A sostegno di questa proposta, il nostro collega ha portato una dozzina di argomentazioni, tra cui il fatto che abbiamo in Romania 5 varietà autoctone di peonie che crescono naturalmente nel nostro territorio. Si trovano sulla costa del Mar Nero, nel Banato o nel sud della Moldavia, nonchè nei Carpazi. Fioriscono durante la seconda metà di maggio e sono davvero molto belli. Coprono interi prati, come nel caso di Zau, dove fioriscono le peonie delle steppe. In alcuni angoli le peonie ricoprono l’intero paesaggio, dando luogo a numerose feste tradizionali locali durante il periodo della fioritura, spiega il nostro ospite.

    La peonia ha anche una riserva naturale ad essa dedicata, la foresta di Troianu, in provincia di Teleorman, nel sud del paese. È un’area protetta di interesse nazionale, il cui obiettivo è quello proteggere i fiori selvatici e le peonie romene. Lo stesso vale in Transilvania con il prato di Zau de Câmpie, in provincia di Mureș, al centro del paese.

    Ogni giardino, ogni piccolo pezzo di verde delle case ospita almeno una peonia, insieme a tutti questi altri fiori che danno colore alle nostre vite. Molti romeni portano il nome del fiore (Bujor in romeno), sia che si tratti del loro nome o cognome. La peonia occupa anche un posto speciale nel folclore del nostro paese. Ciò è dimostrato dall’espressione essere rosso come una peonia, per esempio. È anche tradizione che i neonati vengano immersi in acqua imbevuta di peonie in modo che siano forti e protetti dal male. Tutti questi esempi riflettono l’importanza delle peonie nella nostra società. La Romania attualmente non ha un fiore nazionale, a differenza di altri paesi. La Bulgaria ha la rosa, la Turchia e i Paesi Bassi – il tulipano, o il Giappone – i crisantemi. Sarebbe quindi fondamentale per il nostro Paese avere un tale simbolo, rappresentativo della Romania, aggiunge Florin Stănică.

    A 10 anni dalla presentazione ufficiale di questa proposta, abbiamo chiesto al nostro ospite dove si è arrivati con questo progetto. Dopo aver inoltrato questa proposta nel 2013, abbiamo iniziato a raccogliere firme e quest’anno vorremmo vedere la nostra attività prendere slancio, in modo che possa essere oggetto di un’iniziativa parlamentare che sarà poi votata dal Legislativo. Finora siamo riusciti a raccogliere quasi 5.000 firme. A ciò si aggiunge la possibilità di avere nuovi membri della piattaforma online che andremo ad allestire con i nostri colleghi delle varie facoltà di orticoltura del Paese nonchè con le varie organizzazioni o istituzioni interessate, soprattutto nelle regioni dove la peonia è tutelata. Ci auguriamo che il nostro progetto riceva il maggior supporto possibile. Lo trovo fantastico e siamo lieti che esista un’iniziativa del genere nei ranghi dell’esercito romeno, che usa la peonia per onorare gli eroi della nazione. Nel Regno Unito, è il papavero. Dal 2015 l’esercito della Romania ha scelto la peonia per rendere omaggio ai caduti, dice ancora il prof. Florin Stănică.

    Sempre nel 2015 è nata anche la Comunità Romena della Peonia, fondata da Cristina Turnagiu Dragna e Andreea Tănăsescu, l’ultima la creatrice del progetto La blouse roumaine, a sostegno della proposta presentata dagli specialisti del settore. La Giornata della Peonia Romena viene celebrata ogni anno, per rendere questo fiore iconico un simbolo ufficiale della cultura e della tradizione del nostro paese. L’Associazione CAMARAZII ha inoltre adottato la peonia come simbolo dei suoi eventi che commemorano l’eroismo dei soldati dell’esercito romeno. L’organizzazione ha persino registrato ufficialmente la peonia come logo presso l’Ufficio statale per le invenzioni e i marchi, con l’augurio che il distintivo della peonia venga sempre più indossato come omaggio ai militari romeni di tutte le epoche.

  • Il giardino dell’arte

    Il giardino dell’arte

    La rosa di eventi Weekend Sessions si è aperta a maggio presso l’Orto Botanico di Bucarest. Questa oasi verde, situata nel quartiere Cotroceni della Capitale, si stende su una superficie di 18,2 ettari e conta più di 10.000 specie di piante. L’Orto Botanico Dimitrie Brândză, intitolato al suo fondatore, è organizzato in settori esterni specifici: decorativo, piante rare, flora della Dobrugia, Rosarium Iridarium, tassonomia, flora asiatica, piante utili e settori interni, quali: serre, erbario, biblioteca o centro di educazione ecologica. Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove aree: il Giardino della Nonna, un tradizionale giardino contadino, il Giardino dei bambini e il Giardino con i libri.

    Le collezioni di piante viventi dell’Orto Botanico D. Brandză comprendono circa 3.000 taxa, mentre l’Erbario Generale comprende più di 300.000 esemplari. Inoltre, il Museo Botanico custodisce diverse collezioni: più di 1.500 acquerelli che rappresentano piante spontanee e coltivate in Romania, prodotti vegetali e oggetti di piante, collezioni di semi e frutti, collezioni di funghi, reperti di valore storico e diorami. E da maggio fino all’autunno, l’Orto Botanico attende i suoi visitatori per godere di musica, poesia, danza e anche prodotti tradizionali.

    Suzana Roşca, brand manager di Weekend Sessions, ci presenta questa seconda edizione. Questo è il secondo anno. Abbiamo iniziato lo scorso anno con una serie di picnic culturali, in cui abbiamo cercato di ripristinare i legami tra le persone e soprattutto i legami con la natura, perché siamo nell’Orto Botanico dell’Università di Bucarest. Per 15 week-end, a partire dal 7 maggio, staremo per quattro ore in compagnia con artisti indipendenti, imprenditori locali e, speriamo, molti visitatori per quattro ore!, spiega Suzana Roşca, raccontando anche come è nata l’idea del progetto. L’evento nasce dall’esigenza di rivedere i nostri amici in un ambiente aerato e in un’atmosfera rilassata e vacanziera. E ora abbiamo dato il via a più attività per il benessere dell’anima e dello spirito. Avremo una serie di workshop, sezioni di yoga e danza e la tenda terapeutica, dove le persone possono venire e parlare con i terapeuti. Siccome si tratta di un festival molto adatto alle famiglie, avremo anche laboratori per bambini e uno spiazzo a loro dedicato, dove potranno giocare liberamente, aggiunge la nostra interlocutrice, parlando anche del feedback dopo le sessioni dello scorso anno.

    Il feedback è stato ottimo, la gente è stata felice di scoprire l’Orto Botanico e godersi i picnic rilassati con la famiglia e gli amici, accanto alle sezioni di musica classica, jazz, indie o pop-rock, ascoltate con i piedi nell’erba. È come un’oasi nel centro di una città affollata, dove andiamo per l’ombra degli alberi e goderci del buon cibo, della buona musica, a un volume decente, dove conversiamo e stiamo in compagnia, dice ancora Suzana Roşca.

    Ogni sabato e domenica, dalle 16:00 alle 21:00, si può andare all’Orto Botanico con i biglietti acquistati sul sito weekendsessions.ro. Cosa possono fare i visitatori? Sedersi in un angolo per godersi la musica, partecipare a un seminario di yoga o alla sezione di terapia. Quest’anno, nei 30 giorni di festival, ci aspettiamo a circa 30.000 partecipanti. Si tratta del doppio rispetto allo scorso anno, ora non ci sono più restrizioni, ma il numero è limitato dalla superficie di oltre 6.000 metri quadrati. Non vogliamo affollamento. I visitatori sono invitati a venire a scoprire i piccoli produttori locali, imprenditori che hanno molta cura dei prodotti che offrono e che sono di eccezionale qualità. E vogliamo che assaggino i prodotti e conoscano questi piccoli produttori che non possono andare nei grandi supermercati. E vogliamo promuoverli, e il picnic è fornito da loro. I visitatori sono incoraggiati a portare coperte, cuscini, sedie a sdraio. Faremo anche un po’ di cinema: le Sessioni di fine settimana sotto gli alberi propongono una selezione dai nostri ospiti speciali dell’Istituto francese, e avremo documentari, film comici per tutte le età, pronti per essere goduti sul prato dell’Orto Botanico, aggiunge la nostra ospite.

    Gli eventi sono gratuiti, si paga solo il biglietto d’ingresso all’Orto Botanico: 10 lei (2 euro) per gli adulti, 5 lei per gli studenti, mentre i bambini sotto i 12 anni hanno accesso gratuito. I dettagli sugli artisti e gli ospiti speciali sono disponibili sul sito www.weekendsessions.ro e, dopo aver prenotato i posti online, riceverete laconferma in base ai posti disponibili al momento della richiesta.