Category: Incontro con la Romania

  • Youth of Music – International Competition 2022

    Youth of Music – International Competition 2022

    L’artista italiano Alberto Nardelli ha vinto tre premi alla seconda edizione del concorso di musica classica Youth of Music – International Competition 2022, organizzata dall’Associazione MuseArt, in partenariato con l’Associazione Culturale Lanto Magia Muzicii (Magia della Musica). L’impresa nata su iniziativa della famosa pianista romena Sînziana Mircea – Young Steinway Artist, è dedicata alla musica classica ed è stata aperta ai giovani musicisti di ogni nazionalità dell’intero mondo, che suonano qualsiasi strumento.



    La pianista Sînziana Mircea e il direttore d’orchestra Gian Luigi Zampieri, che hanno fatto parte della giuria presieduta anche quest’anno dal celebre violinista romeno Alexandru Tomescu, hanno parlato di questa iniziativa a Radio Romania Internazionale.



    L’elenco completo dei premi è disponibile sul sito dell’Associazione MuseArt.




  • Spa romeno al 100%

    Spa romeno al 100%

    Dal mare alla montagna, si va sempre alla ricerca delle cure naturali e alla scoperta della creatività locale basata sull’utilizzo di piante in ciascuna delle regioni della Romania. Ioana Marian, fondatrice della piattaforma desprespa.ro, ci accompagna in questo viaggio. Penso che questo sia il momento perfetto per cercare relax e recuperare energia, di cui abbiamo tanto bisogno in questi tempi difficili. Vi incoraggio a provare alcune cure negli spa unici al mondo. Esistono solo in Romania e ogni luogo ha le sue risorse, ma tutti si basano su ingredienti locali: piante, sale, argilla, fango, acque termali o minerali. È un miscuglio di tutte queste ricchezze, e il vantaggio è che si trova solo in questi spa e solo in Romania, dice Ioana Marian, che ci ha fatto venire l’acquolina in bocca con alcune allettanti proposte.

    Suggerisco di iniziare dal litorale, con un rituale spa a Eforie Nord, che si chiama Romanian Organic Body Experience. Tutto inizia con uno scrub al sale marino e basilico, seguito da un massaggio del corpo con olio di semi d’uva e basilico. Infine, niente come una maschera di alghe ed edera. Il risultato? Vi sentirete rinvigorite, con una pelle sottile ed elastica. Sempre sul litorale, si può andare a Mamaia Nord-Năvodari, per il rituale Hammam. Rilassatevi prima con un bagno di vapore prima di godervi uno scrub con germe di grano, zucchero di canna e acqua di rosmarino su un tavolo di marmo riscaldato. È un’esperienza molto piacevole. Successivamente, si torna all’hammam per un altro bagno di vapore, prima di essere avvolte in una maschera di polvere di semi d’uva dei vigneti locali e terminare con un massaggio della pianta dei piedi con le conchiglie. Un rituale ideale per sentirsi rilassati, disconnessi e sereni, dice ancora Ioana Marian, che ci ha poi portato nell’ovest della Romania.

    Adesso andiamo in una città vicino a Cluj, nell’ovest del paese. Ho scelto di presentarvi due tipologie di spa, ma ce ne sono tante altre! Permettetemi innanzitutto di presentarvi il rituale Purezza in riva al fiume Mureş, che dura due ore. Si inizia con uno scrub al sale della miniera di Praid mescolato a piante medicinali locali e olio. L’esfoliazione è seguita da una maschera all’argilla bianca di Raciu, unica al mondo per i suoi 41 minerali e oligoelementi, che viene miscelata con acqua di sorgente. Tutto si conclude con un massaggio all’olio di lavanda. Questo rituale ha proprietà rilassanti e contribuisce al benessere della pelle. Anche il secondo trattamento, denominato Freschezza dei Monti Apuseni, dura due ore. Comprende un bagno di piante medicinali dei Monti Apuseni, ovvero un miscuglio di gemme di abete, biancospino, assenzio, salvia ed erba di San Giovanni. Il bagno è seguito da una maschera di argilla bianca, ricca di calcio. Viene miscelato con miele e pappa reale. Il trattamento si conclude con un massaggio energizzante all’olio di menta, per sentire la freschezza dei Monti Apuseni. Questo trattamento è tonificante e noto per le sue proprietà curative e rigeneranti, assicura Ioana Marian, che vi invita a scoprire la Romania attraverso queste terapie.

    Sarei lieta che gli ascoltatori provassero l’esperienza andando in vacanza per approfittare di questi trattamenti e rilassarsi! Ora vi parlerò di Poiana Braşov, dove potrete scoprire il trattamento chiamato Radura del Sole. Include un massaggio con cuscini riscaldati e profumati con vari fiori: fieno, mirtillo, margherite e altri. I cuscinetti riscaldanti vengono applicati su diverse parti del corpo durante il massaggio. Questo rilassa i muscoli, proprio come gli oli essenziali che agiscono in modo sottile, ma in profondità. Vi faccio un ultimo esempio di località balneare dove poter godere sia di acque termali ricche di zolfo che di un massaggio energetico. Perciò, dovete andare a Băile Herculane (Le terme di Ercole) per il trattamento chiamato Ercole sono io. Un trattamento rivitalizzante per gli uomini. Ma esiste anche la variante per le donne chiamata Il rituale di Afrodite, che offre una sessione di sauna con erbe locali – basilico, salvia, rosmarino, timo selvatico – e un massaggio al miele, dice ancora la nostra ospite.

    In occasione del Global Wellness Day, il mese di giugno ha in serbo per noi tante sorprese. Ioana Marian ci dice di più. La Giornata Mondiale del Benessere si svolgerà quest’anno l’11 giugno. Invitiamo tutti gli ascoltatori a partecipare. I numerosi centri spa offriranno una miriade di esperienze: cure termali o meglio mini terapie termali, ma anche esercizi, yoga, stretching, varie attività e vari laboratori sul benessere, conclude Ioana Marian.

    Convinti che il benessere possa essere una delle risorse della Romania, non mancheremo di mettere alla prova le raccomandazioni della nostra interlocutrice, consigliando anche voi di fare la stessa cosa!

  • Aman en Plein-Air

    Aman en Plein-Air

    Theodor Aman (1831-1891) è stato un prolifico pittore e grafico romeno, pedagogista e accademico, considerato il fondatore delle prime scuole di belle arti romene a Bucarest e Iași. Nella storia dell’arte romena, è considerato il primo grande artista moderno, nel vero senso della parola, che ebbe una delle maggiori influenze per l’apertura alla modernità. Il Museo a lui intitolato, nel centro di Bucarest, ospita la mostra Aman en Plein-Air, presentata a Radio Romania Internazionale dalla museografa e curatrice Greta Șuteu.

    Si tratta dell’evento del 2022 al Museo Theodor Aman. Come abbiamo abituato il nostro fedele pubblico, ogni anno offriamo un grande evento e questa volta si tratta di Aman en Plein-Air, che presenterà immagini dei giardini e dei parchi di Aman, quindi un incontro con il paesaggista Aman. La mostra è aperta dal 7 aprile al 31 marzo del prossimo anno, ovviamente in attesa dei suoi visitatori, che ne rimarranno sicuramente affascinati, perché è una componente della creazione di Aman davvero allettante. Aman, che veniva da Parigi come pittore accademico, aveva capito che altri stili apparivano in parallelo. Attraversò tutti per arrivare negli ultimi due decenni al pre-impressionismo. In questa mostra troviamo un Aman che è uscito fuori, ha scoperto il paesaggio con un occhio diverso e in cui non cerca più di essere meramente descrittivo, non guarda più freddamente l’esterno, ma si lascia coinvolgere, entra in quel fuori, lo passa, lo filtra attraverso la mente e l’anima e ci presenta un paesaggio molto, molto speciale. Può non avere un corrispondente nella realtà, ma ci presenta un paesaggio sempre affascinante. Abbiamo in questa mostra 22 oli e tre acquerelli, in cui si possono vedere giardini e parchi e, ovviamente, il fiore all’occhiello, che sarà sempre Il Giardino di Aman. Le scene del giardino, perché non esiste più fisicamente. Il giardino di Aman è sotto cemento. Esisteva in un periodo in cui qui c’era il confine della città e un’area di giardini, e ora siamo nel centro di Bucarest, e sopra il giardino di Aman è stato costruito un blocco di cemento. Quindi possiamo entrare nel giardino di Aman guardando i suoi dipinti, e lui è attento a mostrarci questo giardino da tutte le angolazioni possibili, quindi è come se fossimo veramente in quel giardino. Abbiamo anche la possibilità di vedere alcuni luoghi che non sono cambiati nonostante siano passati 150 anni. Abbiamo, ad esempio, alcuni lavori eseguiti nei Giardini di Lussemburgo, e oggi vi ritroveremo lo stesso paesaggio. Possiamo riconoscerlo. Vediamo vari paesaggi all’aperto, varie scene di città e altri parchi, quindi questa mostra è straordinariamente allettante, attraverso il colore e la luce. Se volete, in qualche modo portiamo la luce e il colore di Aman in questa sala espositiva, spiega la curatrice curatrice Greta Șuteu.

    Quali sono le aspettative degli organizzatori? Perché questa mostra è un’attrattiva per gli amanti dell’arte? Ci auguriamo che il pubblico voglia davvero vedere questo evento, perchè veramente vale la pena. Non si tratta solo di quello che stiamo esponendo ora, ma anche il museo in sè. È un museo speciale perché è ospitato nella casa di Aman. Ma questa casa di Aman non è solo una casa in cui l’artista ha vissuto per un po’, è una casa costruita da Aman, in cui Aman fa assolutamente tutto, dal progetto di architettura e decorazione esterna a tutto ciò che significa decorazione d’interni, cioè pittura murale, vetrate, mobili scolpiti, tutta la decorazione in legno scolpita da Aman e la più grande collezione di dipinti di Aman, che comprende tutti i periodi che ha attraversato, perché è molto vario. Per tutta la sua vita ha un’evoluzione permanente, conclude Greta Șuteu.

  • Viaggio attraverso le tradizioni di Pasqua al Museo del Villaggio di Bucarest

    Viaggio attraverso le tradizioni di Pasqua al Museo del Villaggio di Bucarest

    È una boccata d’aria fresca in una città affollata e ogni stagione porta la gioia di viverci la natura e l’atmosfera dei villaggi di una volta. È un luogo dove grandi e piccini possono ritrovare le radici degli antenati e le tradizioni ancestrali. Si tratta del Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest, dove siamo accolti dalla responsabile della comunicazione, Iuliana Mariana Balaci, che ci invita ad un Viaggio attraverso le tradizioni di Pasqua.

    Quest’anno, come ogni volta, ci stiamo rinfrescando, provando a confezionarci da soli oggetti decorativi, capi di abbigliamento e a imparare dagli artigiani popolari come dipingere le uova e come lavorare molto bene con i filati e con l’ago del ricamo. Quest’anno abbiamo pensato soprattutto di fare degli workshop per i bambini in età tra i 6 e i 12 anni fino alla Domenica delle Palme, celebrata dagli ortodossi il 17 aprile. Quindi, i bambini partecipano a questi laboratori, mentre i genitori fanno una passeggiata al Museo del Villaggio. Siamo lieti che quest’anno abbiamo una forte domanda per organizzare questa serie di laboratori, che i bambini sono desiderosi di imparare e i loro genitori sono ancora più desiderosi di far imparare ai piccoli i segreti dell’arte popolare, svelati dagli artigiani e dagli artisti figurativi con cui lavoriamo, spiega Iuliana Mariana Balaci.

    I bambini sono invitati ad accogliere la Festa più importante del Cristianesimo apprendendo le tecniche della ceratura delle uova, della tessitura a due fili e la creazione di oggetti decorativi con materiali naturali e riciclabili, come foglie di mais, fiori pressati, lana, semi, filo, legno, cartone, aggiunge la responsabile comunicazione del Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti.

    Siamo alla settima edizione del Viaggio attraverso le tradizioni di Pasqua, molto lieti che ogni edizione attira un pubblico nuovo, come anche una cospicua partecipazione di artigiani popolari e artisti visivi. Cerchiamo, per quanto possibile, seguendo il principio dell’educazione precoce e continua, di insegnare ai bambini ad amare l’artigianato, questo patrimonio immateriale e a parlarne e, come risultato di questa comunicazione, accogliere sempre più piccini. Ogni volta, ai nostri laboratori partecipano gruppi di 12-15 bambini. In pratica, ogni domenica fino alla Domenica delle Palme, abbiamo laboratori di tessitura, attività fai-da-te, tessitura delle foglie di mais e decorazione delle uova pasquali. Gli atelier continuano anche durante la rosa di eventi La Domenica delle Palme, la Domenica del Sole, quando i bambini imparano a dipingere le uova e a preparare le Torte di Lazzaro, a base di formaggio, burro o margarina e uova, offerte ai vicini di casa nel Sabato di Lazzaro, come anche il pane o il cozonac. Quindi, qui abbiamo un’edizione estesa, richiesta dal nostro pubblico, quindi stiamo organizzando più attività di quelle previste all’inizio, dice ancora la nostro ospite, spiegando che, complessivamente, gli atelier coinvolgeranno un centinaio di bambini quest’anno e rivolgendo a tutti l’invito a parteciparvi.

    Vi aspettiamo a braccia aperte, dai più giovani ai più anziani, al Museo del Villaggio, in mezzo ai suoi alberi già fioriti, per una piacevole passeggiata e la scoperta o la riscoperta del patrimonio, ma anche per imparare cose utili. Concludiamo il nostro Viaggio attraverso le tradizioni di Pasqua con La Domenica delle Palme, la Domenica del Sole, organizzata dal nostro Museo il 16-17 aprile, quando avremo tante sorprese per il grande pubblico, con particolare attenzione ovviamente ai bambini che si godranno laboratori extra. Quindi, seguite la pagina Facebook del nostro Museo e il nostro sito www.muzeul-satului.ro, dove pubblicheremo le informazioni relative a questi eventi, conclude Iuliana Mariana Balaci.

  • Atelier creativi per giovani ipoacusici

    Atelier creativi per giovani ipoacusici

    Fondata a marzo 2019, l’Associazione VAR (Value at Risk) è un’organizzazione non governativa senza scopo di lucro e senza affiliazioni politiche o religiose. Il suo obiettivo è quello di rispondere ai problemi e ai bisogni delle comunità attraverso la creazione e la promozione di progetti educativi, sociali e culturali di performance artistica, cinema, musica, danza e teatro. L’associazione si è fatta un nome grazie al progetto City M nella metropolitana di Bucarest ed è tornata con Wave for Me a febbraio.

    Wave for Me è un progetto internazionale speciale, come spiega Vero Nica, project manager del VAR. Wave for Me è un progetto internazionale che mira a promuovere il potenziale creativo dei giovani con problemi di udito, di coloro che portano impianti o apparecchi acustici. In un certo senso, questo fa parte della continuità del nostro approccio, che consiste nel sostenere i giovani con problemi di udito, particolarmente colpiti all’inizio della pandemia, perché la loro modalità di comunicazione con chi li circondava è stata interrotta. Hanno bisogno di molto sostegno, e questo progetto è volto a venir loro incontro. Un’impresa che si propone di allestire una galleria d’arte virtuale e che si contraddistingue per il coinvolgimento di comunità di tutto il mondo. Organizzeremo infatti per il 1° aprile un’open call a cui i giovani di tutto il mondo, appassionati di arti visive, potranno rispondere e inviarci foto dei loro lavori, dipinti, fotografie, sculture per riempire la nostra galleria virtuale. Vogliamo che la nostra piattaforma Wave for Me sia un semplice canale di comunicazione, progettato e adattato per loro, per questi giovani che hanno difficoltà a comunicare con chi li circonda, spiega Vero Nica.

    Nella prima tappa, un gruppo di lavoro interdisciplinare si è offerto di supportare tre workshop (arti visive, public speaking e percussioni), ciascuno organizzato attorno a cinque incontri. Potranno partecipare gratuitamente 24 adolescenti non udenti provenienti dalla Romania, di età compresa tra i 14 e i 18 anni. Tutto è iniziato a febbraio, con l’organizzazione di una serie di workshop di arti visive, percussioni e public speaking. Questi seminari sono rivolti agli adolescenti romeni e 24 si sono registrati. Sono estremamente lieti e molto creativi. Il prossimo passo sarà l’inaugurazione della galleria d’arte virtuale. Alcuni lavori verranno poi presentati nell’ambito di una mostra che viaggerà da Sibiu a Bucarest, passando per Timişoara e Iaşi, per concludersi a Bucarest. Al momento accompagniamo 24 giovani e abbiamo già avviato discussioni con organizzazioni internazionali. Siamo lieti di avere l’opportunità di sviluppare questo canale creativo grazie al cofinanziamento dell’Amministrazione del Fondo Nazionale per la Cultura, aggiunge la nostra ospite.

    Allo stesso tempo, l’associazione si è offerta di gettare le basi per la piattaforma che ospiterà la galleria d’arte virtuale. Uno spazio dedicato ad adolescenti e preadolescenti non udenti provenienti dalla Romania e da tutto il mondo. La mostra presenterà anche i lavori realizzati durante i vari workshop e quelli ottenuti in seguito alla open call.Questa galleria d’arte è dedicata ai giovani dai 12 ai 18 anni. Inoltre, abbiamo anche una serie di podcast a cui hanno partecipato giovani già attivi nel campo della cultura. Il primo podcast è stato prodotto da Glinkor Gora ed è già disponibile sul sito web del progetto. Si rivolge principalmente ai ragazzi dai 12 ai 18 anni, ma siamo convinti che presto saremo seguiti anche da un pubblico più ampio, fino ai 30 anni. Questo è il nostro obiettivo, conclue Vero Nica.

    La terza parte del progetto consiste nella creazione e distribuzione di 6 podcast con ospiti adulti non udenti provenienti dalla Romania e dall’estero, che si occupano di arte e cultura. Attraverso questi video, gli organizzatori vogliono riunire attori di diversi contesti geografici, condividendo esperienze, interessi e necessità simili. L’obiettivo è quello di offrire agli adolescenti ipoacusici la possibilità di scoprire influencer con cui identificarsi. La mostra itinerante che concluderà il progetto è prevista per il mese di luglio. Tutti i dettagli sul progetto sono disponibili sulla pagina Facebook WaveforMe e su Instagram waveforme.var.

  • Un treno per un’altra vita

    Un treno per un’altra vita

    Una domenica di marzo. Alla Stazione Nord di Bucarest, l’orologio indica le 11.30. La Sala d’attesa nr.2 è piena di gente, pari alle altre. Dappertutto viaggiatori, perlopiù donne e bambini, seduti o in piedi, aspettando con i bagagli accanto. Solo che, questa volta, nessuno va in vacanza e tanto meno aspetta un treno per tornare a casa. Sono tutti ucraini in fuga dalla guerra. Avviata il 24 febbraio, alle 5 del mattino, l’invasione russa in Ucraina ha provocato un’ondata di oltre tre milioni di profughi, di cui oltre 500.000 sono arrivati in Romania. Sono andata a conoscerli alla Stazione Nord. Prima di partire, Odessa era relativamente tranquilla, ma negli ultimi giorni antecedenti alla partenza, visto che la città è in prossimità di unità militari ed anche in riva al mare, si sentivano delle sparatorie e l’esercito ucraino tentava di abbattere i missili puntati contro la città. Ogni giorno suonavano le sirene, affinchè la gente di nascondesse. Purtroppo, io abito in un quartiere con condomini alti, senza ripari. L’unico posto in cui potevamo nasconderci era in un angolo, tra due pareti. Cosicchè la famiglia ha insistito che io vada via insieme alle figlie, quanto tempo era ancora possibile, racconta Tonia.

    Arrivata a Bucarest, è andata in un albergo, ma, siccome dopo pochi giorni i soldi sono finiti, è stata costretta a prendere le figlie e la valigia e venire a chiedere assistenza alla Stazione Nord. Qui ha incontrato la volontaria Ilinca Ștefănescu, presidente dell’Associazione AREFU, creata alla memoria dei suoi antenati tra cui si annoverano personalità di spicco della vita culturale e artistica di Romania. Ilinca ha deciso di mobilitare tutta la sua energia per aiutare i profughi dall’Ucraina, lanciando la campagna Migliori insieme. Una sera, stavo guardando tranquillamente un film su Netflix insieme al marito, e seguivo su facebook il gruppo Uniti per l’Ucraina. Tutto il giorno avevo seguito gli annunci ed ero rimasta estremamente impressionata. In serata, qualcuno ha scritto che alla Stazione Nord erano finiti i panini e i profughi non avevano più cosa mangiare. E allora ho detto a mio marito: io vado alla Stazione a portare cibo. Siamo saliti entrambi in macchina, siamo venuti qui, abbiamo comprato dei panini e da quel giorno – a breve saranno due settimane, credo – sono qui. Mi aiuta anche mio marito, fa la spesa, accompagna i rifugiati in albergo, e ora aspetto che mi porti le cose di prima necessità per i bebè, spiega Ilinca.

    La maggioranza delle persone in fuga dalla guerra sono donne con bambini. Nonostante tutti gli sforzi dei volontari di allestire nelle sale d’attesa piccole aree gioco, nel tentativo di fare i piccoli sorridere di nuovo, i segni dello stress post-traumatico sono evidenti, afferma Raluca Petru, psicologa volontaria. La maggior parte delle mamme rifugiate deplora il fatto che i piccoli non riescono ad uscire, il che è un sintomo classico dello stress. Ho incontrato una mamma che aveva quattro figli in età comprese tra due settimane e sette anni, tutti affetti dalla stitichezza. E’ uno dei primi sintomi psicosomatici che ho scoperto nei bambini che ho incontrato, spiega la psicologa.

    Infatti, è uno dei primi segni, ma non anche l’unico, indica il medico di base Mara Lazăr, giunta anche lei a dare una mano alla Stazione Nord. In seguito ai numerosi appelli lanciati dai volontari sul gruppo facebook Uniti per l’Ucraina, gli abitanti della Capitale hanno fatto a gara nel donare medicinali senza obbligo di prescrizione medica. In questo modo, è stato possibile organizzare un piccolo punto farmaceutico nella Sala d’attesa nr. 2, gestito dalla Croce Rossa e da medici volontari come Mara Lazăr che, da oltre una settimana, tenta di alleviare i dolori dei rifugiati. Ci sono dei problemi soprattutto con i bambini – raffreddori, mal di gola, ma anche con le donne anziane affette da malattie cardiovascolari o pressione alta. Ma abbiamo incontrato anche delle persone con problemi di diabete, alle quali, purtroppo, non possiamo dare noi l’insulina. E per di più sono anche molto stressati e necessitano di calmanti, spiega il medico.

    Come la maggior parte delle persone in fuga dalla guerra, Tonia è partita da sola, con una valigia e le due figlie, in età di 5 e 13 anni. Alta, magra, bella, nonostante le occhiaie e gli occhi pieni di lacrime, racconta come i russi hanno distrutto completamente la città natale di sua nonna. Mia nonna e il resto della familia sono originari da Chernigov, una città che quasi non c’è più, è stata completamente distrutta. E nei pressi di Odessa si trova la città di Mykolaiv, ora sotto assedio. Sono partita con poche cose di primissima necessità. Non sono riuscita a prendere anche scarpe calde. Ho contattato alcuni parenti lontani, che hanno accettato di accoglierci e offrirci una stanza. Partiremo in treno per la Germania, dice Tonia.

    Ma non tutti i profughi hanno la possibilità di partire. Dei 500.000 ucraini arrivati finora in Romania dall’inizio dell’invasione russa, più di 4.000 hanno chiesto asilo nel nostro Paese. Tutti si basano sull’aiuto della società civile e delle autorità dello Stato. Presente alla Stazione Nord sin dai primi giorni del conflitto, la Direzione Generale di Assistenza Sociale di Bucarest coordina le azioni di mobilitazione, tentando di rispondere il prima possibile alle necessità dei profughi, come spiega Mihai Iacoboaia, responsabile presso questa istituzione.

    C’è chi voleva solo trasporto, c’è chi voleva anche alloggio. Alloggio significa anche vitto, prodotti per l’igiene corporale, assolutamente tutto. Arrivano qui delle persone che si iscrivono come volontari, interpreti o che offrono alloggio, però tentiamo evitare simili offerte e privilegiare il Centro fondato appositamente per l’alloggio centralizzato nella Capitale e il trasporto, laddove necessario. Sin dall’inizio siamo stati aiutati dalla società civile – ONG e volontari indipendenti che ci aiutano, spiega Mihai Iacoboaia.

    Anche se alcuni profughi evitano di essere ospitati da stranieri, altri, più fortunati, hanno amici in Romania. E’ anche il caso di Irina che, insieme ad altre due donne della sua famiglia e i figli, sono ospitate da Ana Maria Stroe e il marito. La coppia ha un legame speciale con l’Ucraina, dopo che Ana Maria ha fatto la fecondazione in vitro in una clinica ostetrica di Kiev. E’ li che ha conosciuto Irina che, pur non volendo all’inizio lasciare la città, alla fine se n’è andata quando ha visto che i bombardamenti non cessano più, racconta Ana Maria Stroe.

    Alla fine ci ha chiamato per dirci che non ce la faceva più, soprattutto perchè è anche incinta e temeva di non poter portare la gravidanza a buon fine a causa dello shock, visto che lì è sempre peggio. Cosicchè abbiamo detto: non importa in quanti siete, venite tutti! Gli uomini non sono venuti, in quanto in età tra i 18 e i 60 anni, quindi non possono uscire dall’Ucraina, però sono venute le donne con i bambini. Siamo andati a prenderle da Siret, dopo un viaggio pesantissimo di 40 ore, in un treno che le aveva portate da Poltava, che dista 300 km da Kiev, fino a Leopoli, vicino al confine con la Polonia, e poi a Chernivtsi. Un lunghissimo viaggio, in condizioni tremende, dormendo sui bagagli, con le tende tirate per non diventare target dei russi. Le era stato detto dall’inizio di portare pochi bagagli, altrimenti le valigie in più sarebbero state buttate dal treno per fare posto a quanto più persone, racconta Ana Maria.

    Tuttavia, in Romania, dove lo stipendio medio si aggira sui 780 euro al mese, non tutta la popolazione può accogliere profughi od offrire vestiti e alimenti. Ma anche così, chiunque ha la possibilità di dare una mano, aggiunge la psicologa Raluca Petru. La cosa migliore è accoglierli con tutto il cuore, un sorriso conta tantissimo per loro, come anche il fatto di sentire in una lingua conosciuta state tranquilli, andrà tutto bene, siete al sicuro. Contano tantissimo anche i piccoli gesti – offrire un dolce o un succhiotto per il bimbo o cose che a loro possono sembrare un lusso. Tanta gente ha portato dei giocattoli. Gli adulti reagiscono molto bene al fatto che si parla con loro, c’è una mobilitazione esemplare dei traduttori sia di lingua ucraina che di russo, che ci hanno dato un enorme aiuto. Hanno aiutato i profughi ha sentirsi valorizzati e non semplici numeri: non arriva un treno con 600 persone a bordo, bensì un treno con 600 anime, dice la psicologa.

    E’ passato il mezzogiorno e mezzo. Per alcuni di noi segue un pomeriggio domenicale tranquillo. Per altri, come Ilinca Ștefănescu, è solo una nuova giornata passata al servizio di gente che ha perso tutto. Lei stessa costretta a lasciare la Romania negli anni 1970, in fuga dal regime Ceaușescu, Ilinca – vissuta a Parigi per 24 anni – racconta con gli occhi pieni di lacrime i drammi che vede da qualche giorno.

    Immaginate un po’ il dramma di questa gente. Alcuni arrivano solo con i vestiti che hanno addosso, senza nient’altro, in uno stato psicologico fragile, soprattutto i bambini che hanno visto cosa significano la guerra e le bombe. Altri sono effettivamente sfuggiti alle bombe, senza riuscire a prendere nulla. Non capisco come ci possano essere delle persone che non reagiscono, non è normale. Dobbiamo aiutare, ognuno come può. Siamo esseri umani e non possiamo voltare lo sguardo in simili momenti. Se ci sono delle persone che non credono che questa guerra esiste, le invito a passare solamente un’ora qui, alla Stazione Nord, e vedere cosa fanno i volontari. Sono tutti straordinari, conclude Ilinca.

    Mentre le bombe continuano a cadere, gli ucraini continuano a fuggire. Mi chiedo continuamente cosa sarebbe da fare per mantenere alto l’entusiasmo dei romeni nell’aiutarli? La psicologa Raluca Petru ha una soluzione. E’ molto importante il modo in cui riceviamo le donazioni e, se rifiutiamo qualcosa, farlo senza aggressività. E’ un aspetto attinente a noi, ai volontari. Sempre a livello sociale, si deve accettare il fatto che questa gente si trova in una situazione estrema. Paragoni tipo ma perchè non aiutate anche i nostri nello stesso modo? sono assolutamente fuori luogo. Su di noi, signore e signori, non cadono le bombe ogni 5 minuti, non ci spara nessuno e non ci bombarda nessuno sul corridioio umanitario di evacuazione. Alla domanda se anche loro avessero aiutato noi, vi possono rispondere con certezza di sì, anche loro ci avrebbero aiutato in una simile situazione, conclude Raluca Petru.

    Una simile situazione? Non la voglio nemmeno immaginare. E’ l’una in punta e sto per uscire dalla Stazione Nord, andando verso casa e approfittare di quello che mi è rimasto di questo fine settimana. Intanto, Tonia e le figlie stanno tirando una valigia, in attesa del treno che le porterà in Germania, verso una nuova vita.

  • Receptionist digitali negli alberghi romeni

    Receptionist digitali negli alberghi romeni

    Buongiorno! Sono Lara, la tua receptionist. Benvenuti a Braşov, la città ai piedi del monte Tâmpa. Sono le parole che possono sentire i clienti dell’hotel in cui viene testata questa nuova applicazione. Dopo aver informato Lara del loro desiderio di essere ospitati con la formula del check-in, ai turisti viene spiegato quali documenti presentare e come scansionarli. Lo stesso vale per il check-out e il pagamento. Il check-in per una stanza richiede circa 40 secondi. Dall’inizio della pandemia, il settore alberghiero e della ristorazione ha perso molto personale, costretto a trovare lavoro in altri campi. In ambito turistico, questi strumenti digitali possono essere di grande aiuto per i manager costretti a lavorare tanto ma con meno personale. Christian Macedonschi, presidente dell’associazione Smart City ci racconta di più sul robot Lara.

    È il primo addetto alla reception digitale, ma fa anche da portiere. Si occupa di check-in e check-out, ma scansiona anche codici QR e tessere sanitarie, carte d’identità e passaporti, offre anche pagamenti con carte bancarie e fornisce carte magnetiche per accedere alle camere. Presto potrà anche offrire la possibilità, grazie ad un’applicazione, di utilizzare il telefono per aprire la porta della camera. Ma non è tutto. Lara offre anche servizi turistici. Per questo si parla anche di portineria. Può fornire ai turisti i biglietti per il castello di Bran, per il parco acquatico, per il parco dei dinosauri o per le funivie. L’hotel dove lavora Lara si trova infatti ai piedi del Monte Tâmpa, proprio di fronte alla partenza della funivia. Le code per salire sono molto lunghe, quindi i turisti possono prendere i biglietti da Lara e quindi avere la priorità. Lara offre ai turisti anche la possibilità di noleggiare biciclette, auto o i servizi di una guida escursionistica. Insomma, una moltitudine di possibilità, per fare di Braşov la prima città turistica intelligente del paese. E colgo l’occasione per annunciare che abbiamo anche un obiettivo importante, quello di ottenere il titolo di Capitale Europea del Turismo Intelligente, spiega Christian Macedonschi.

    C’erano già dei robot per tagliare la carne nei ristoranti di kebab o per servire i clienti in alcuni ristoranti occidentali. Anche i genitori di Lara hanno grandi ambizioni. Abbiamo appreso che questa applicazione è stata sviluppata da una società IT di Braşov a capitale misto romeno-svizzero. Christian Macedonschi svela anche i piani per sviluppare i servizi offerti da Lara. Abbiamo sviluppato Lara in partnership con questa società non per sostituire gli esseri umani, ma per aiutarli. Macchine e persone lavorano molto bene insieme. Lara sta imparando le lingue straniere. Al momento parla inglese, romeno e tedesco. Poi seguiranno francese, italiano, spagnolo, ebraico, giapponese, russo e cinese. È un apprendimento continuo. Il prossimo passo sarà posizionare accanto a Lara un robot in grado di preparare i caffè. È Lara che offrirà ai clienti la possibilità di bere il caffè e che poi invierà il segnale di preparazione del caffè al robot in questione, aggiunge il nostro ospite, raccontando che nei primi due mesi Lara è in piena formazione.

    Lara infatti è una specie di portineria per i turisti. E questo processo di apprendimento dovrà essere preso in considerazione nei contratti con i nostri partner, i nostri fornitori, le tintorie, servizi di massaggio e sport. E questo passaggio richiede molto tempo. Inoltre, stiamo lavorando anche sull’aspetto linguistico con le lingue parlate da Lara. Studiamo il mercato per scoprire cosa vogliono i turisti, in modo che Lara possa soddisfare le loro aspettative. Questo processo di apprendimento di due mesi è necessario. Le reazioni sono eccezionali e le richieste numerose. Lara sarà un servizio di noleggio a disposizione degli hotel che desiderano risparmiare, ad esempio per il ricevimento notturno. Non si tratta solo di risparmio, ricordiamo che è difficile trovare anche personale qualificato in questo settore, che ha infatti perso quasi il 30% dei dipendenti durante la pandemia. Speriamo di poter rimettere in moto il turismo, ma se non riusciremo ad assumere il personale necessario, Lara sarà di grande aiuto, conclude Christian Macedonschi.

    Lara è la prima receptionist e portiere digitale d’Europa. Attualmente sta finendo il suo periodo di prova per essere finalmente pronta a conquistare la Romania e il resto d’Europa. Almeno così sperano i suoi designer. Finora i turisti sono stati piacevolmente sorpresi dai servizi digitali offerti nel settore alberghiero, essendo già abituati a questo tipo di servizi in altri settori.

  • La Scuola degli Anziani

    La Scuola degli Anziani

    Mariana Mereu è cresciuta nel villaggio di Geoagiu de Sus, in provincia di Alba, nella Romania centrale, all’interno di una comunità attaccata alle tradizioni, in cui l’arte del cucire e del tessere, i balli e i canti tradizionali ricoprivano un posto speciale. Oggi continua a promuovere queste tradizioni. Ha partecipato a fiere turistiche, mostre e convegni tematici e ha messo sù un’importante collezione etnografica. Mariana Mereu ha anche organizzato la Scuola degli Anziani, dove chi desidera può imparare l’arte del tessere e del cucire o del coltivare e lavorare la canapa per fare artigianato. Mariana Mereu ha trasformato la sua casa in Scuola per Anziani, per poter portare avanti le tradizioni.

    Ho sempre conservato e curato i miei costumi tradizionali, non ho mai buttato via nulla tra i vecchi oggetti di casa. Il telaio ha sempre fatto parte dell’arredamento. Lo usavano mia madre e mia nonna. Io adoro tessere, cucire e filare la lana e vorrei che tutti potessero imparare – bambini, persone di tutte le età e di tutti i ceti sociali. Ho anche organizzato dei laboratori, spiega Mariana osservando, con rammarico, che sono soprattutto gli stranieri ad interessarsi a queste tradizioni.

    L’anno scorso abbiamo accolto una famiglia di francesi a cui abbiamo insegnato a cucire e tessere. Sono andati anche nella regione del Maramureş, nel nord della Romania, per imparare a falciare l’erba. Hanno pagato per imparare tutto questo. Ecco dove siamo oggi! Pochissimi giovani sanno ancora falciare, perché tutto è automatizzato. Possono farlo se sono pagati, perché hanno bisogno di guadagnarsi da vivere come tutti, ha detto ancora Mariana Mereu, raccontando con passione come coltiva la canapa, la fila e la tesse. Il suo desiderio è quello di condividere con gli altri queste tradizioni ancestrali. Produce anche asciugamani e costumi tradizionali in fibra di canapa.

    Coltivo canapa da sette anni ormai. Ho iniziato al telaio con una signora che oggi non c’è più, e che aveva la canapa nel suo soffitto. Questo non è un compito facile. Devi ottenere il permesso, è molto difficile. E quando pensi che tutto sia risolto, sorge un nuovo problema. Anche la preparazione della canapa è un lavoro difficilissimo. Deve essere asciugato, quindi trasformato in piccoli pacchetti che vengono lasciati nuovamente asciugare, prima di macerare. Copriamo il tutto con dei sassi per tenerli sott’acqua, e dopo una settimana, quando la fibra inizia a staccarsi dal gambo, allora è pronta. La fibra viene raccolta, pulita e fatta asciugare nuovamente. Quando inizia a imbiancare bene, può essere dissodata, pettinata, filata e lavorata. È un processo lungo e noioso, ma ne vale la pena. Fai qualcosa con le tue mani, da una pianta: una camicetta romena, è magia! Onestamente, non lo sto facendo per i soldi. Nessuno sembra apprezzare questo lavoro al suo giusto valore. Se non ottengo il giusto prezzo mi arrendo e faccio solo regali, aggiunge la nostra ospite.

    Mariana Mereu si rammarica che il lavoro svolto da donne e ragazze che desiderano condividere queste tradizioni non sia riconosciuto nel suo vero valore. Ad esempio, quando chiediamo 50 lei (10 euro) per un paio di calze di lana o di fibra di canapa, i clienti lo trovano troppo costoso. Ma un paio di calze non si fanno in un giorno! In estate le calze di lana impediscono la traspirazione, perché la lana è vuota all’interno, come i maccheroni, lo stesso per la canapa. Ti tiene caldo d’inverno e ti rinfresca d’estate, dice Mariana. Dal momento che lavora con la canapa, Mariana Mereu ha deciso di creare una festa in suo onore. Così si è celebrata la scorsa estate la 4° edizione della Giornata della Canapa, alla quale hanno potuto partecipare anche i turisti. I più curiosi hanno avuto modo di scoprire l’intero processo, dalla semina alla raccolta della fibra utilizzata per la fabbricazione di abiti, tessuti e costumi tradizionali, all’epoca in cui ogni famiglia coltivava e lavorava la propria canapa.

    La nostra interlocutrice si augura un maggiore sostegno per promuovere queste tradizioni. Mi piacerebbe molto vedere le autorità decidano che gli artigiani che fanno questo lavoro siano pagati, così come quelli che vogliono impararlo. Capisco che questo è il caso in altri paesi. È una buona motivazione per chi lavora, lo incoraggia a continuare. Non devono vergognarsi di essere contadini, né di essere romeni. Non devono dimenticare la loro lingua, il loro vestito, perché si dice che la cultura di un popolo va indossata come un abito festivo! Di quali abiti da festa stiamo parlando qui? Costume tradizionale! Incoraggio tutti a provare, almeno una volta, a tenere un fuso tra le dita, per vedere come si lavora. Se non sai come fare tutto questo lavoro, non hai modo di goderti il risultato, conclude la nostra ospite.

    Mariana Mereu e i membri della sua associazione sono convinti del potenziale turistico della regione e del talento dei suoi artigiani. Per questo vogliono che Geoagiu de Sus sia il più visibile possibile sulla mappa culturale e turistica della provincia.

  • Agevolazioni per il trasporto pubblico a Bucarest

    Agevolazioni per il trasporto pubblico a Bucarest

    Dal 15 febbraio, sono disponibili i biglietti e gli abbonamenti integrati per viaggiare sui trenini che collegano Gara de Nord (Stazione Nord) e l’Aeroporto Internazionale Henri Coandă di Otopeni, per proseguire in metropolitana e con i mezzi pubblici di superficie di Bucarest. Si tratta di un piccolo passo nel concetto del treno metropolitano, come parte del trasporto pubblico nell’area Bucarest-Ilfov, ha annunciato il Comune. Seguirà l’integrazione tariffaria del collegamento ferroviario Bucarest – Ploieşti, fino al confine con la provincia di Ilfov.

    In tal modo, gli abitanti di Bucarest o della provincia di Ilfov che fanno ogni giorno la spola da o verso le città di Mogoşoaia e Otopeni (compresi i dipendenti dell’Aeroporto Internazionale Henri Coandă), hanno a disposizione abbonamenti mensili, semestrali o annuali per viaggiare sul trenino Gara de Nord – Otopeni, come anche in metro e sul trasporto pubblico di superficie. Un abbonamento integrato mensile per la ferrovia Gara de Nord – Aeroporto Internazionale Otopeni, la metro e il trasporto pubblico di superficie costa 210 lei (circa 42 de euro), quello semestrale 1.100 lei (circa 220 de euro), mentre quello annuale 2.000 de lei (circa 400 de euro).

    Inoltre, i turisti che arrivano all’Aeroporto Internazionale Otopeni avranno a disposizione un biglietto unico da 20 lei (circa 4 euro), valido per 24 ore oppure da 40 lei (circa 8 euro), valido per 72 ore, che offre accesso completo al trasporto pubblico di superficie, metropolitana e trenino da Gara de Nord a Otopeni. I titoli di viaggio metropolitani integrati validi per 24 e 72 ore consentono gli spostamenti su più tratte e più mezzi (bus, filobus, tram, metro, treno) sulla rotta Gara de Nord-Aeroporto Henri Coandă, nell’area Bucarest-Ilfov.

    L’integrazione tariffaria del trasporto pubblico è una cosa normale, già presente nella maggior parte delle aree metropolitane delle capitali europee, precisa il Comune di Bucarest. Lo scorso anno, nella Capitale sono stati introdotti i biglietti unici e gli abbonamenti STB (Azienda di Trasporto Pubblico) – Metrorex, per i viaggiatori che scelgono sia i mezzi di superficie che la metropolitana.

    Inoltre, il Comune ha lanciato un progetto di sviluppo del treno metropolitano nell’area di Bucarest. Nella prima tappa, sarà utilizzata l’infrastruttura ferroviaria esistente intorno alla Capitale, e, con il supporto del Ministero dei Trasporti, verranno attuati i lavori di modernizzazione necessari e le connessioni con gli altri mezzi pubblici. Il treno metropolitano dovrebbe essere operativo dal 2024, accanto a bus, filobus, tram e metro, ed è considerato dalle autorità come una soluzione importante per risolvere il problema del traffico particolarmente affollato a Bucarest.

  • Città M

    Città M

    Gli artisti dell’Associazione Culturale VAR hanno deciso di trasformare le fermate di metropolitana di Bucarest in galleria d’arte contemporanea. Così è nato il progetto Città M, come ci ha spiegato l’artista Andu Dumitrescu, uno dei suoi coordinatori. Non mi pare un’idea fuori del comune, visto l’aspetto di Bucarest, ma abbiamo sentito il bisogno di creare un progetto nell’area visiva sulla Capitale, che è inquinata da tutte le direzioni e soprattutto visivamente. E allora abbiamo pensato alla metropolitana come posto migliore dove andare con gli artisti e mostrare cosa significa arte contemporanea di buona qualità. La visibilità è massima, spiega Andu Dumitrescu.

    Per ora, gli artisti hanno creato opere in due fermate della metropolitana di Bucarest, ma in futuro ci saranno anche altre gallerie sotterranee. Quali sono stati i passi compiuti per realizzare questo progetto? Per far conoscere il fenomeno dell’arte contemporanea, abbiamo pensato che quello fosse il posto migliore per farlo. Abbiamo cercato di trasformare la città sottostante in una galleria d’arte sotterranea. Non è facile, lo confesso! Per arrivare ad esporre in una fermata – e siamo alla seconda – lavoriamo per circa due o tre mesi, a partire dalle discussioni con gli artisti. Ogni artista che ha aderito a questa iniziativa lo fa volontariamente, e mi sembra un segno del suo rispetto per la città. Così come anche il nostro progetto è una prova di rispetto. Seguono poi le discussioni puntuali con il partner Metrorex, per determinare esattamente dove e in quali condizioni vengono collocate le opere. Parliamo anche della sicurezza dei passeggeri, ovviamente. Segue poi la realizzazione, ovvero la parte tecnica dell’acquisto dei materiali necessari, si stabilisce l’orario di lavoro, che generalmente è dalle 23.30 alle 5 del mattino. E anche se prepariamo il progetto per un mese, il programma di lavoro è molto breve, aggiunge il nostro ospite.

    A Piazza Romana, la fermata decorata più di recente, gli artisti hanno lavorato per 7 notti. Ho fatto appello ai giovani artisti, mi riferisco agli studenti laureandi in belle arti, ai neolaureati e a molti giovani di talento. Si sono iscritti in tanti. Abbiamo valutato le nostre possibilità e ne abbiamo scelte 14. Al momento sono 13, ma c’è ancora un ceramista che lavora, dato che l’intero processo tecnologico per realizzare la sua opera è più complicato. C’è anche un problema con i materiali, a causa della pandemia e ci vorrà un po’ di tempo prima che riesca a montarlo in Piazza Romana », dice ancora Andu Dumitrescu.

    I temi sono ispirati al presente, come ci ha raccontato il nostro interlocutore, invitandosi a vedere le opere. Vorrei « stuzzicare » gli ascoltatori con questo progetto, e lanciare un invito a seguire l’associazione VAR, che è la produttrice e ideatrice del concetto. Tutti gli artisti sono molto bravi, non posso consigliare un’opera o l’altra, mi sembra che tutte siano ben integrate negli spazi della metropolitana. Dopo le fermate di Izvor e Piazza Romana, segue Eroilor, assicura Andu Dumitrescu, presentando anche le tecniche utilizzate nei lavori.

    Non stiamo parlando di pittura murale, in quanto non si tratta solamente di un simile intervento. Il progetto in sé non riguarda questo, bensì qualsiasi ambito dell’arte contemporanea, che si tratti di un’installazione, come abbiamo allestito a Piazza Romana, oppure delle numerose opere grafiche, ovviamente, c’è la fotografia, e a breve la ceramica. La scultura, ad esempio, sarà più presente alla fermata Eroilor. C’è anche un’opera in realtà aumentata, un poster che, una volta scansionato, prende vita. Si usa il telefonino e si va su Instagram per trovare il rispettivo oggetto. C’è anche illustrazione, che appartiene all’area grafica. C’è un’altra opera che quasi « sfiora » l’affresco dal punto di vista tecnico. Abbiamo cercato di essere presenti in entrambe le zone degli ingressi alle fermate», conclude Andu Dumitrescu.

  • Atleti su monosci

    Atleti su monosci

    Sono amanti dello sport, ma anche delle pari opportunità. Così hanno fondato un club di kayak e ampliato la loro attività. Prima hanno creato delle facilitazioni di kayak per persone con disabilità e poi sono passati allo sci. Partendo dall’idea che chiunque possa desiderare di sciare, i membri dell’Associazione Caiak Smile ha creato dei monosci, dispositivi creati appositamente per le persone con disabilità motorie, con l’aiuto dei quali possono godersi tranquille discese sulle piste. Il presidente dell’associazione Caiak Smile, Ionuţ Stancovici, ci ha raccontato tutto.

    Abbiamo creato il club dell’Associazione Caiac Smile per promuovere lo sport performante del kayak slalom e quando abbiamo messo più bambini in kayak, mi sono ricordato di un video che ho visto qualche anno fa negli Stati Uniti, con una persona con disabilità che parlava molto bene del kayak. Diceva che è l’unico sport in cui si sente perfettamente normale, perché in kayak si usa di più la parte superiore del corpo, e la parte inferiore non è visibile perché è in kayak. E allora ho pensato a queste persone e le ho messe in kayak, per vedere come si sentono. Ne abbiamo messe una, due, dieci, si sono sentite molto bene, e così hanno iniziato a diventare i nostri atleti, a far parte del club. Dopo di che è arrivato l’inverno e siamo andati con i bambini a sciare in montagna. Allo stesso tempo, non volevo interrompere la loro attività sportiva che amavano tanto. Cosicchè ho studiato un po’ cosa si poteva fare per dare alle persone con disabilità la possibilità di sciare. Abbiamo visto questi sci, che erano piuttosto costosi e non potevamo permetterci di comprarli, per cui abbiamo tolto le rotelle di una sedia, mettendo le gambe di ferro e collocandola sugli sci. È così abbiamo dato anche alle persone con disabilità la possibilità di sciare, spiega Ionuţ Stancovici.

    E se tutto è partito da una sedia adattata allo sci, l’esperienza dell’Occidente ha fatto conoscere al nostro interlocutore tecniche speciali per lavorare sulle piste. Nel 2019 avevamo questo dispositivo, dopo di che abbiamo visto che amavano molto sciare. Abbiamo portato tante persone nelle province di Maramureş e Satu Mare. Poi sono andato in Austria, dove ho studiato per 10 giorni come insegnare a sciare alle persone con disabilità, e lì ho visto cose meravigliose, casi di ogni genere. Ho visto anche famiglie in cui uno dei membri aveva imparato a sciare in sedia e poi si riuniva con il resto della famiglia sulle piste. È stata una cosa meravigliosa! E poi mi sono detto che dovevamo farlo anche in Romania. Rientrato nel Paese, ho insegnato ad alcuni dei miei atleti con necessità speciali a sciare da soli. E poi abbiamo portato in giro per il paese alcuni dispositivi che abbiamo inventato la scorsa stagione. Siamo stati invitati in tutto il Paese, per tornare e portare sulle piste sempre più persone con disabilità, perché a loro piaceva e da lì abbiamo iniziato questa campagna nazionale di raccolta di fondi, per acquistare gli ultimi modelli di monosci e di equipaggiarne le piste romene, conclude il presidente dell’associazione Cayak Smile, Ionuţ Stancovici.

  • La vita come mostra o la mostra come vita

    La vita come mostra o la mostra come vita

    Sono artiste di Romania e Germania e durante la pandemia hanno scelto di trascorrere del tempo insieme, in alternativa alle ricerche dell’artista di clausura. E quando 12 artiste trascorrono più tempo insieme parlando sempre di più, cucinando insieme, esplorando un delta urbano o condividendo lo spazio per dormire, non c’è da stupirsi che il risultato possa essere una mostra. Così come non sorprende che quella mostra illustri la vita, come è stata sentita dal gruppo: personale versus collettivo, universale versus individuale, privato versus pubblico, tempo libero versus lavoro. Le curatrici Catinca Tăbăcaru e Daniela Pălimariu hanno parlato a Radio Romania Internazionale della mostra Staycation e del progetto nel suo insieme. Staycation è nata dalla pandemia, perché noi tutte, come esseri umani, dovevamo trovare uno spazio per rilassarci ed essere nel nostro spazio, stando a casa. L’abbiamo pensata come un incontro, non la vedevamo come una mostra. Ad un convegno organizzato a luglio, sono venute 6 artiste da Berlino e 6 dalla Romania e, insieme a Daniela Pălimariu di Sandwich e a Rachel Monosov di CTG Collective, abbiamo creato una situazione in cui siamo state per 7 giorni insieme. Noi, 12 artiste, abbiamo fatto il pane, abbiamo camminato nel Delta di Văcăreşti, abbiamo parlato molto del mondo, di cosa sta succedendo con l’ecologia, la pandemia e la vita, spiega Catinca Tăbăcaru.

    Daniela Pălimariu ci ha raccontato come si è formato il team del progetto. Ciascuna delle tre partner del progetto, io, Catinca e Rachel, abbiamo proposto un certo numero di giovani artiste emergenti di Bucarest, parte di Berlino, di cui alcune conoscevo meglio, mentre per altre ho avuto una curiosità, un’intuizione. E in qualche modo il gruppo si è formato organicamente e sono state create delle connessioni tra di noi. Questa relazione è cresciuta anche perché abbiamo avuto questo tempo dopo il simposio svoltosi a luglio, seguito ora dalla mostra. Questa pausa è stata molto importante per il gruppo. Volevamo avere artiste che lavorassero in ambienti diversi, con temi e approcci diversi, quindi non abbiamo cercato un certo tipo, bensì artisti che si impegnano, che vogliono farlo a lungo termine, e questo si vede nella loro pratica e nel modo in cui lavorano, comunicano, e nella loro professionalità. Chi è molto giovane dimostra di essere educata e che possiamo continuare e far crescere questo rapporto nel lungo periodo, spiega Daniela.

    E le artiste hanno trovato i modi migliori di collaborare e comunicare, come ci ha detto Catinca Tăbăcaru. Io ho fatto parecchie residence e qualcosa viene sempre fuori, c’è frustrazione, tensione. Ma siccome qui abbiamo scelto le artiste per la loro pratica, ma anche per un sentimento su com’è la persona e tutte sono eleganti, ambiziose, ma di buon’anima, abbiamo fatto molto affidamento su questa idea di rallentamento, di una vita che sentiamo ora che la viviamo così velocemente, quindi tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo fatto più lentamente: siamo andate al mercato, abbiamo comprato cibo dai contadini, abbiamo cucinato insieme, abbiamo affrontato, nelle nostre discussioni, argomenti importanti per il gruppo, ma anche a livello universale e personale, abbiamo passeggiato per il parco Văcăreşti, il che è stato un highlight, abbiamo anche dormito. Una delle artiste, proveniente dal Taiwan, ha creato una meditazione cui abbiamo partecipato nel tentativo di dormire insieme, di sognare collettivamente e anche questa è un’idea che da adulti non si ha molto spesso. I bambini dormono sempre insieme, ma noi adulti no. Quindi abbiamo fatto ogni sforzo per creare un’atmosfera in cui potessimo sentire e ascoltare più di quanto potessimo fare e parlare, anche se c’era un sacco di chiacchiere nel mezzo, dice ancora Catinca.

    Yen Chun Lin, Isabella Fürnkäs, Lexia Hachtmann, Bethan Hughes, Lera Kelemen, Barbara Lüdde, Catinca Mălaimare, Rachel Monosov, Daniela Pălimariu, Ana Pascu, Ioana Stanca, Ana-Maria Ștefan sono le altre artiste che partecipano al progetto. I risultati di questo incontro possono essere visti fino al 12 febbraio presso la Galleria Catinca Tăbăcaru e Sandwich Malmaison. Cosa può vedere il pubblico? L’altro spazio è Sandwich of space, un’estensione dello spazio Sandwich aperto nel 2016 e le opere sono variegate in entrambi gli spazi, abbiamo anche installazioni di dimensioni specifiche, per ogni spazio, ma anche pittura, scultura, ceramiche, video di installazione, una performance dell’artista Catinca Mălaimare, al Sandwich of Space, nell’edificio Malmaison, al 2° piano. È un’unica mostra in due sedi, non direi che sono concettualmente diverse l’una dall’altra. Certo, poiché molte opere hanno come punto di partenza l’esperienza estiva e le relazioni che si sono create allora, molte hanno riferimenti chiari e concreti a questo gruppo, il numero 12 compare ancora in diverse opere o immagini delle nostre esperienze comuni, ma non è molto ovvio, molto chiaro, ogni artista ha avuto la libertà di interpretare come voleva quell’esperienza e che si vede nelle opere, conclude Daniela Pălimariu.

    La mostra è la parte più visibile del progetto e si articola come una conclusione del convegno svoltosi nell’estate del 2021, durante il quale le partecipanti si sono incontrate e hanno conosciuto la città ospitante, Bucarest. Ma la cosa più importante è che abbiano trovato un modo funzionale per sopravvivere alla pandemia, senza perdere se stesse.

  • Funky Citizens

    Funky Citizens

    Funky Citizens è il luogo di incontro tra cittadini che non si rassegnano allo status quo, ma capiscono il loro ruolo nella democrazia, motivo per cui assumono un impegno civico, spesso prendendo parte al processo decisionale. Le armi più potenti dell’organizzazione sono le iniziative tecnologiche intelligenti, l’advocacy basato su dati e comunicazione e l’educazione civica. E’ il biglietto da visita di una ONG romena, che ha una lunga storia nell’incoraggiare i cittadini che sognano uno spazio urbano con una visione di sviluppo coerente, in cui gli abitanti assumono il ruolo di cittadini e sono coinvolti nella definizione dello spazio comune, aumentando la qualità di vita.

    Elena Calistru, membro del Comitato economico e sociale europeo (CESE), presidente e co-fondatrice di Funky Citizens, ci ha raccontato come è nata l’idea dell’organizzazione. Nel 2011-2012 ci siamo resi conto che alla Romania mancava un movimento o un’organizzazione in grado di rendere il movimento civico qualcosa di desiderabile per i cittadini, soprattutto nelle aree più difficili da comprendere. Siamo partiti con un progetto per monitorare la spesa del pubblico denaro, monitorando il bilancio nazionale, e abbiamo cercato di tradurlo affinchè sia capito dai cittadini. Il nostro presupposto era che alle persone fosse piaciuto essere coinvolte nella vita cittadina, ma queste informazioni sono spesso molto difficili da digerire e questo sforzo extra era necessario per spiegare alcuni elementi basilari: come funzionano la legislazione e le istituzioni. Così è nata Funky Citizens, spiega Elena Calistru.

    Le abbiamo chiesto se è stato facile attirare dei sostenitori. Ovviamente, non è stata una marea di persone desiderose di impegnarsi, e noi, come organizzazione, non immaginiamo che milioni di persone andranno a vedere cosa succede con i bilanci locali. Ma crediamo che se ci mettiamo in gioco dopo la reazione che abbiamo visto dal 2012, l’anno della nostra fondazione – fino ad ora, dico che c’è un aumento della massa interessata a ciò che sta accadendo sia a livello nazionale che locale. Il numero di coloro che sono coinvolti nelle nostre azioni, che fanno donazioni e leggono le nostre analisi è in continua crescita, aggiunge la nostra ospite.

    Come può un cittadino essere coinvolto nella vita della città? Il più delle volte, il primo passo è quello di informarsi. So che è un cliché, ma è vero. L’informazione significa potere, l’informazione in questo momento è più facile grazie all’accesso a Internet e al fatto che possiamo trovare a portata di click come entrare in contatto con il nostro parlamentare o il sindaco. Ma noi diciamo ai cittadini che l’impegno civico è come lo sport, con più livelli: è ideale muoverci per almeno 30 minuti ogni giorno. In termini di cittadinanza attiva, ciò significa almeno verificare di volta in volta cosa ha fatto il sindaco, cosa ha fatto il parlamento, cosa ha fatto il governo e tenere il passo con quello che sta succedendo. E, ovviamente, andare alle urne. Poi, proprio come nello sport, c’è la possibilità di praticare settimanalmente, fare sport, andare in bicicletta. Dal punto di vista della cittadinanza, ciò significherebbe presentare ogni tanto una petizione quando abbiamo un problema, diciamo, sulla nostra strada o scrivere ai nostri parlamentari quando si tratta di un argomento di interesse. Il livello tre, quello di un atleta professionista, può significare una maratona. E nel caso della cittadinanza, può significare che siamo già coinvolti in un’organizzazione di intervento civico e, ad esempio, stiamo facendo contestazioni al bilancio locale. Abbiamo questo diritto come cittadini, dice ancora Elena Calistru.

    I partecipanti ai progetti Funky Citizens differiscono numericamente da un periodo all’altro, raggiungendo migliaia di volontari durante le elezioni, come ci ha raccontato la nostra interlocutrice. Elena Calistru, presidente e co-fondatrice dell’organizzazione, ci ha presentato anche le più recenti iniziative. Nei prossimi anni abbiamo due grandi sfide: una è quella di andare di più a livello locale, è un’area su cui stiamo già lavorando, abbiamo iniziato lo scorso anno e stiamo cercando di andare nelle comunità locali, attraverso corsi di formazione sul come si fanno i bilanci locali, come ci si può coinvolgere come cittadini, corsi di educazione civica, ma anche lavorando con i giornalisti partner. La seconda sfida è la nostra presenza a Bruxelles, nel CESE e non solo. La nostra organizzazione lavora da un anno in progetti internazionali e soprattutto nella regione centro-orientale. Dallo scorso anno, io sono membro del Comitato, cercando di rendere la voce di diverse organizzazioni di Romania un po’ più presente a livello delle istituzioni europee, conclude Elena Calistru.

    Che si tratti di soldi europei a livello nazionale o locale, quando si analizza l’efficienza della spesa in Romania, l’aspetto comune rilevato è la mancanza di impatto. Le cause principali sono la mancanza di meccanismi per determinare le esigenze di sviluppo a lungo termine, la priorità delle esigenze di finanziamento in base a fattori politici e non a dati reali, nonché lo spreco di denaro pubblico tramite corruzione, frode o cattiva gestione.

  • Sapori della Dobrugia

    Sapori della Dobrugia

    Sono ben 14 le minoranze etniche che vivono in Dobrugia, regione tra il Danubio e il Mar Nero. Qui si trova anche la più importante minoranza turco-tatara in Romania, poichè per oltre quattro secoli la provincia rimase sotto l’autorità dell’impero ottomano. Ci sono anche località con un gran numero di russi lipovani e ucraini.

    Il nostro racconto inizia sulle rive del lago Goloviţa, vicino al litorale romeno del Mar Nero, dove il villaggio Vişina sta cominciando a distinguersi per gli eventi culturali che ospita. Tutto è iniziato quando una signora che viveva in città ha deciso di acquistare una casa vacanze, dopo di che la nuova proprietà ha suscitato la sua passione di promuovere le tradizioni locali. Bianca Folescu, perché di lei si tratta, ci ha raccontato tutto. In qualche modo le cose sono arrivate col tempo, non è stata una decisione immediata. Il primo passo è stato quando ho comprato la casa nel villaggio di Vişina, per trovare un posto tranquillo dove poter rifugiarmi con i bambini nei fine settimana. E, passo dopo passo, ho iniziato ad amare il luogo, le tradizioni, i costumi, a capire cosa significa vivere in campagna e che la sua semplicità è una ricchezza che solo ora ho scoperto. E, naturalmente, in quel momento, i miei pensieri hanno cominciato a muoversi nella giusta direzione. Certo, la masseria è cresciuta in tutto questo tempo, ed è entrato in gioco non solo il desiderio ma anche la necessità di essere qui ogni giorno e trasferirmi completamente dalla città in campagna. Non è stata una decisione facile, ovviamente ha comportato molte trasformazioni, ma penso sia stata una delle migliori decisioni della mia vita, spiega Bianca Folescu.

    La nostra ospite è passata dalle comodità della città alla vita campagnola, ma dopo aver appreso i segreti, dall’accendere il fuoco nella stufa o chiedere un prodotto ai vicini di casa, ha cominciato a cambiare un po’ le cose. Oggi la sua casa ha un impianto di riscaldamento perché voleva il comfort che conosceva, ma il suo impatto si è esteso anche alla comunità. Non era un villaggio con visibilità, quindi sono intervenuta nella vita di un ensemble di danze bulgare, che conserva ancora le tradizioni del villaggio, e lentamente la composizione e l’attività è cambiata, diventando più visibile. Tutto ha assunto una dimensione diversa lungo il tempo. Adesso è un gruppo straordinariamente bello. Siccome questo gruppo era composto da donne del villaggio e da bambini, stavo chiaramente interagendo socialmente con una parte rappresentativa degli abitanti del villaggio, aggiunge Bianca Folescu, diventata anche promotrice della gastronomia locale.

    Abbiamo partecipato ed anche creato vari eventi, in cui abbiamo voluto mettere in luce la gastronomia locale. Sappiamo che la popolazione è mista, cioè non ci si può limitare solo alla gastronomia di influenza bulgara. Ma, naturalmente, abbiamo anche la gastronomia tartara e quella locale romena, raccolta da ogni parte. La gastronomia del posto è un ricchissimo bouquet di prodotti da mettere in tavola. E, sì, la sfida è quella trovare tutti i tipi di prodotti, con nomi diversi, da preparare rapidamente da essere pronti in tavola. Non dimentichiamo che i bulgari erano molto bravi nel coltivare le verdure, quindi qui, ovviamente, la zacusca è la regina, come anche tanti altri piatti a base di verdure, come la torta di cipolle, per esempio. Non dimentichiamo la torta al formaggio salato tipica della Dobrugia, che è imperatrice a casa mia, dice ancora la nostra ospite.

    Per lei, il restauro della casa acquistata e, soprattutto, dei suoi interni è stato il primo passo per organizzare un’altra casa vicina come piccolo museo vivente. Ci sono 5 stanze, ognuna con una specificità diversa, perché ho pensato di rappresentare Vişina. E’ rappresentata dalla stanza di mezzo, la stanza bulgara, e nelle vicinanze abbiamo la stanza lipovana, ovviamente la stanza della Dobrugia, perché predomina la popolazione romena, la stanza orientale, pensando sia ai turchi che ai tartari, e la stanza aromena. Ogni stanza è arredata secondo lo stile specifico, accostando vecchi oggetti che abbiamo trovato nelle località in cui le rispettive etnie erano predominanti, ma anche con nuovi oggetti che imitano quelli vecchi, conclude Bianca Folescu.

    I mobili, le tende, gli asciugamani e i vari oggetti per la casa provengono da donazioni fatte da gente comune. Bianca Folescu ha fatto da sola i suoi modelli di fiori traforati, molto lieta di averlo appreso dagli artigiani locali. E’ diventata pratica anche dei ricami e dell’artigianato locale, come anche dell’architettura tradizionale, cosicchè ha iniziato a collaborare con i musei di arte popolare di Costanza e Tulcea.

  • Festival cinematografici nel 2021

    Festival cinematografici nel 2021

    Se il 2020 è stato uno degli anni più difficili per il cinema mondiale, segnando una pausa anche nella storia del Festival di Cannes, nel 2021 i festival cinematografici sono ripartiti, perlopiù organizzati in formato ibrido e inserendo nel programma anche attesissime prime.

    Transylvania International Film Festival TIFF, il più grande festival cinematografico in Romania, ha celebrato il suo 20/o anniversario dal 23 luglio al 1 agosto. Dieci giorni segnati da prime assolute, decine di proiezioni sold out, incontri con oltre 1.000 ospiti e un numero impressionante di spettatori. Più di 100.000 spettatori hanno festeggiato il loro ritorno al cinema nel 20° anniversario del TIFF, trasformando l’edizione 2021 nel più grande evento del nostro Paese dall’inizio della pandemia. Più di 93.000 persone hanno guardato la selezione di 179 film da 47 paesi nelle 17 location all’aperto ma anche in spazi chiusi. A loro si sono uniti gli spettatori di concerti, masterclass e incontri con professionisti del settore, ad ingresso gratuito, per un totale di oltre 100.000 partecipanti. L’incontro con il ballerino di origine ucraina Sergei Polunin, ospite speciale del TIFF 2021, è stato al top degli eventi più attraenti. « Wild Romania », diretto da Dan Dinu e Cosmin Dumitrache, il documentario romeno presentato per la prima volta al TIFF 2021, ha vinto il Premio del Pubblico e ha registrato il maggior numero di spettatori in questa edizione.

    E’ seguito Astra Film Festival, svoltosi all’aperto, nei cinema e online, dal 5 al 12 settembre. I temi principali – allerta colasso climatico, coppie in acque torbide, procreazione su nuove coordinate, morte indecente e frontiere, sono stati alcuni dei temi più importanti e approfonditi del momento. L’Astra Film Festival Sibiu, giunto alla sua 28° edizione, ha presentato 200 eventi cinematografici, tra cui il programma speciale per la visione di film dalle barche galleggianti sul lago, « Battelli di soccorso », che ha presentato proiezioni di pellicole realizzate dai giornalisti del Recorder. Gli appassionati di documentari hanno avuto l’opportunità di incontrare un ospite molto speciale, Gary Clarke, uno dei registi più acclamati del Regno Unito, nominato agli Emmy Awards, che ha tenuto il masterclass, Alla ricerca della realtà: l’etica del documentario drammatizzato. Il miglior film della Sezione Romania è stato considerato Noi contro di noi, diretto da Andra Tarara, che ha conseguito un master in Studi visivi e Società presso la Facoltà di Scienze Politiche all’interno della Scuola Nazionale di Studi Politici e Amministrativi. La giuria ha apprezzato la collaborazione tra due registi – Andra Tarara e Ion Tarara – appartenenti a generazioni diverse e il modo in cui i due hanno trovato il comune modo di comunicare attraverso il linguaggio cinematografico. I membri della giuria hanno apprezzato l’analisi emotiva e onesta del rapporto dell’autrice con il padre e l’autenticità del loro dialogo sulla malattia che ha colpito la vita di entrambi.

    La 14a edizione del Festival di docu-film One World Romania (11-27 giugno) ha affrontato il posizionamento della donna davanti e dietro il dispositivo che ha plasmato e distorto drammaticamente la sua immagine, ma che ha spesso usato come strumento di liberazione: la videocamera. Le donne sono sempre state molto presenti nelle selezioni degli anni precedenti, ma nel 2021 gli organizzatori di One World Romania hanno evidenziato come hanno superato lo stato schematico in cui vengono spesso chiuse dalle narrazioni tradizionali e sono riuscite a formulare le proprie versioni su questi temi, ispirandosi alla loro esperienza diretta di iniquità, emarginazione e sottorappresentanza. Come ogni anno, One World Romania si è proposto di fare un giro degli sforzi più notevoli nel campo del cinema documentario contemporaneo. Il festival ha compreso anche sezioni classiche dedicate alla giustizia, agli immigrati e ai rifugiati da tutto il mondo.