Category: Incontro con la Romania

  • Novità dalle compagnie aeree

    Novità dalle compagnie aeree

    In seguito al calo della domanda, per effetto della pandemia, la compagnia aerea low-cost romena Blue Air sta rivedendo l’orario dei voli per gennaio e febbraio. I rappresentanti della compagnia spiegano che moltissimi passeggeri stanno riprogrammando i viaggi, puntando sulle prenotazioni delle vacanze pasquali ed estive. Comunque, la Blue Air manterrà i voli più richiesti, indicando che sta solamente regolando l’orario, focalizzando l’estate, quando si preve un clima più sicuro di viaggio, con la conseguente domanda in forte crescita. La compagnia è pronta a rispondere ad una notevole domanda, con oltre 50 nuove destinazioni aggiunte all’orario estivo, con una flotta di aerei rinnovata e un’infrastruttura digitale migliorata.

    Intanto, la compagnia di bandiera tedesca Lufthansa annuncia la sospensione della rotta Iaşi (nord-est della Romania) – Franconforte e ritorno, a partire dal 13 gennaio, fino a data da definirsi. La decisione è stata generata sempre dal calo della domanda con cui, d’altronde, si confonta la maggioranza delle compagnie aeree. La Lufthansa informerà tutti i passeggeri che avevano già prenotato i viaggi per il successivo periodo sulla possibilità di riprogrammazione su altri voli o aeroporti del paese. I passeggeri potranno scegliere tra la riprogrammazione gratuita o per il rimborso dei biglietti cancellati. Lanciati il 2 luglio 2021, i voli diretti da Iaşi a Francoforte erano operati quattro volte alla settimana.

    Invece, la compagnia low-cost Wizz Air ha dato il via al primo volo sulla rotta più nuova, che collega la stessa città di Iași a Madrid. I voli saranno operati ogni giovedì e domenica. I rappresentanti della compagnia spiegano che esiste una domanda che non può essere trascurata. Si tratta prevalentemente di imprenditori, ma anche di turisti, dal momento che si tratta di una città ricca sotto profilo storico e culturale. Come misura aggiuntiva di protezione, la compagnia raccomanda ai paseggeri di attivare il servizio Wizz Flex quando prenotano il biglietto. In questo modo, i passeggeri potranno cambiare la data o la destinazione del viaggio, ma anche cancellare il volo persino tre ore prima di partire senza pagare alcuna tassa.

  • Auto, confetture e altri racconti su Ploiești, nuovo libro sul capoluogo della provincia di Prahova

    Auto, confetture e altri racconti su Ploiești, nuovo libro sul capoluogo della provincia di Prahova

    Per l’Associazione per l’Educazione e lo Sviluppo Urbano (AEDU), focalizzata soprattutto, ma non solo, sulla storia di Ploiești, il famoso centro petrolifero di Prahova, il 2021 è stato un anno importante. Visite guidate in città, mostre e, soprattutto, tante apparizioni editoriali, tra le quali ricordiamo Coloro che abbiamo dimenticato. Repressione comunista a Ploiești (1948-1964) e Trattorie, palottole e palazzi. 12 storie di Ploieşti. L’ultimo titolo fa parte della collana Memento, che ha dato il via all’attività dell’editrice dell’Associazione. E, verso la fine dello scorso anno, la collana si è arricchita di un nuovo titolo: Auto, confetture e altri racconti su Ploiești. Come nel caso degli altri libri di questa serie, si tratta di un volume collettivo i cui autori, di età diverse, ricordano i periodi vissuti a Ploiești.

    Lo storico Lucian Vasile, direttore dell’Associazione per l’Educazione e lo Sviluppo Urbano, ci presenta una breve descrizione. Questa volta si tratta di 15 autori, provenienti da Ploiești, altre città del Paese, o dall’estero – dalla Germania e dall’Italia. È un volume molto vario in cui sicuramente ogni lettore troverà qualcosa legato al suo universo, alla sua epoca preferita o ai luoghi che ama. La maggior parte ha contribuito ad almeno uno dei titoli precedenti, ma abbiamo anche nuovi autori come Livia Dimulescu o Emilio Cives. D’altronde, il signor Cives ha una storia di vita molto speciale e impressionante, provenendo da una famiglia italiana che viveva a Ploiești nel periodo tra le due guerre. Praticamente, fu costretto a lasciare la Romania all’inizio del periodo comunista. A quel tempo, circa il 10% degli abitanti erano italiani, francesi, americani, britannici o di altre etnie, oltre alla maggioranza romena, spiega lo storico.

    Il volume Auto, confetture e altri racconti su Ploiești è incentrato sul XX secolo, ma comprende anche storie legate al periodo compreso tra le due guerre e a quello comunista. Praticamente un secolo di storia compresso in 336 pagine, continua Lucian Vasile. Certamente, ci sono anche delle storie rasserenanti, come i racconti sulle auto nella città di una volta, specialmente quelle ereditate da prima della guerra, e che erano presenze veramente speciali negli anni 1960-1970. Ma si tratta anche delle auto con cui è cresciuta la generazione dei miei genitori, cioè le auto prodotte durante il periodo comunista. A sua volta, la parola confetture non è stata per nulla inclusa accidentalmente nel titolo. Ci sono alcuni accenni e ricette delle confetture che si preparavano nelle case degli abitanti di Ploiești. Ma ci sono anche storie più complicate che non necessariamente rasserenano le anime, anzi mettono in pensiero. Tra le tante da ricordare, citerò quella di Letzler Penchaș, uno dei leader della comunità ebraica che arrivò in tutte le ipostasi: vittima, collaboratore, eroe, personaggio colpevole e così via. È un esempio di come la storia ingiusta ti sconvolge in ogni tipo di situazioni, conclude lo storico Lucian Vasile.

    Come accade sin dalla fondazione dell’Associazione per l’Educazione e lo Sviluppo Urbano, i lettori delle memorie su Ploiești sono invitati a scoprire la città – o ciò che resta della città storica – nelle visite guidate organizzate dall’associazione.

  • Filatelia: La caccia, passione reale

    Filatelia: La caccia, passione reale

    Nel 2021, quando sono ricorsi 100 anni dalla nascita di Re Michele I di Romania, la compagnia Romfilatelia ha lanciato delle emissioni dedicate alle passioni dei sovrani romeni. Verso la fine dell’anno è stata presentata quella rappresentativa per la caccia, una passione comune a tutti e quattro i sovrani del Paese. L’emissione di francobolli Le passioni dei re di Romania (II) è composta da 4 francobolli che ricordano Carlo I, Ferdinando, Carlo II e Michele. In questo ordine, i francobolli costano rispettivamente 3 lei, 6,50 lei, 10 lei e 10,50 lei. Per Carlo I, primo re di Romania, un Hohenzollern che giunse a Bucarest nel 1866, la caccia era una vera tradizione, una continuazione dell’arte della guerra delle grandi corti europee. Esponenti delle case reali d’Europa erano presenti alle cacce reali in Romania, insieme ai membri delle famiglie rappresentative dell’aristocrazia romena.

    I francobolli riportano l’immagine fotografica di ciascuno dei re di Romania, in abito da caccia, accanto a una vetrata rotonda, in cornice rotonda. Tutte le vetrate si ritrovano al Castello di Peles e al Foișor a Sinaia. Negli edifici del complesso Peles troviamo molte decorazioni che evocano la passione per la caccia, su mobili e vetrate, bassorilievi raffiguranti animali o cacciatori, trofei di animali cacciati dalle famiglie reali, stemmi di caccia o collezioni di armi antiche. Michele fu sin da bambino un re e un cacciatore. Ecco perché sul francobollo compare una foto del re bambino, che tiene in mano un’arma da caccia. Se fino al 1940 andava a caccia con il padre – Re Carlo II, Michele partecipò durante il suo esilio a battute internazionali, su invito delle case reali britannica e danese, ma anche di quella svedese. Si tratta di una ricca emissione, composta dai quattro francobolli già presentati, da uno speciale blocco filatelico di quattro francobolli non dentellati e da una serie di due buste primo giorno, ciascuna illustrata i castelli di caccia Lăpușna e Râușor.

    È stata inoltre realizzata una serie di quattro cartoline maxi, con fotografie storiche rafiguranti l’imperatore Francesco Giuseppe, la regina Maria, Carlo II e Michele bambino, e lo stesso Michele giovane re, con un trofeo di cervo. I francobolli sono stati stampati in blocchi di cinque copie identiche con una vignetta riccamente illustrata, con un pezzo di caccia delle collezioni Peles, e una decorazione eccezionale, coperta al centro da una medaglia o moneta dedicata a ciascuno dei quattro sovrani. Il blocco con i quattro francobolli non dentellati ha quattro vignette con dettagli delle vetrate di caccia di Peles, con perforazione rotonda. La tiratura totale dell’emissione è di oltre 51.000 francobolli, di cui quelli non dentellati sono esattamente 964.

  • Il teatro romeno nel 2021

    Il teatro romeno nel 2021

    Anche nel 2021, il secondo anno in cui la pandemia ci ha costretto a riassestare la vita sociale, professionale e culturale, il teatro romeno è riuscito a reinventarsi, nonostante tutte le difficoltà. I teatri sono stati riaperti con l’osservanza di tutte le misure di protezione, portando al pubblico premières notevoli e spettacoli sia in spazi pubblici che nell’ambiente virtuale. La XXXI edizione del Festival Nazionale di Teatro ha proposto 136 eventi, tra spettacoli, installazioni performative e visive, produzioni dall’estero, conferenze, mostre, teatro radiofonico.

    Un’ampia selezione In memoriam è stata dedicata al grande attore Ion Caramitru, venuto a mancare a settembre. Attore di teatro e film, regista e politico, presidente dell’UNITER – l’Unione dei Teatri di Romania dal 1990, il cui Galà ha condotto per l’ultima volta a luglio, come anche direttore del Teatro Nazionale di Bucarest dal 2005, Ion Caramitru rimane nella memoria del pubblico per le sue magistrali performance come Amleto (1963) e il Professore della Stella senza nome (1964) del regista Costache Antoniu, Herault (La morte di Danton, 1966, con la regia di Liviu Ciulei), Romeo (1967, regia di Vlad Mugur), Giulio Cesare (1968, regia di Andrei Șerban), fino a Edoardo III del 2008, con la regia di Alexandru Tocilescu. Tra i film sono da ricordare Ștefan Luchian (1981), Lumini și umbre/ Luci e ombre (1981-1982), e la serie Liceenii/ Studenti liceali.

    Il 2021 è stato anche un anno delle premières. Il Teatro Municipale di Baia Mare ne ha contate quattro, tra cui Descompus tratto dai testi di Matei Vișniec, noto poeta e drammaturgo romeno che vive a Parigi. Tra le sette prime messe in scena dal Teatro di Suceava (nord) si annoverano Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry e Una notte tempestosa del grande drammaturgo romeno Ion Luca Caragiale. In tanti anche gli spettacoli presentati in prima al Teatro Alexandru Davila di Pitești o sui palcoscenici di Satu Mare e Sfântu Gheorghe. Tra le quattro premières presentate dal Teatro Odeon di Bucarest si annoverano Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee ed Enrico IV di Luigi Pirandello. Il Teatro Ebraico Statale di Bucarest ha invitato il pubblico a quattro premières, tra cui Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. In tanti gli spettacoli presentati in prima anche dai teatri indipendenti, tra cui Apollo111 e Act.

  • Le canottiere Ancuţa Bodnar e Simona Radiş, atlete del 2021 a Radio Romania Internazionale

    Le canottiere Ancuţa Bodnar e Simona Radiş, atlete del 2021 a Radio Romania Internazionale

    Le Olimpiadi di Tokyo hanno rappresentato l’evento sportivo più importante del 2021. Pur rinviate di un anno, le gare non sono state meno spettacolari. Sono stati battuti nuovi record, comparsi nuovi campioni e alcuni di quelli già noti hanno confermato ancora una volta il loro valore. A Tokyo, la delegazione romena è salita per quattro volte sul podio olimpico, di cui per tre volte grazie al canottaggio. Le medaglie più brillanti sono state portate dall’equipaggio di doppio femminile, composto da Simona Radiș e Ancuța Bodnar, che si sono aggiudicate il titolo olimpico. Le medaglie d’argento sono state vinte dall’equipaggio quattro maschile, composto da Mihăiţă Ţigănescu, Mugurel Semciuc, Ştefan Berariu e Cosmin Pascari, e dal due Ciprian Tudosă e Marius Cozmiuc. L’unica medaglia individuale è arrivata dalla scherma. Nella prova con la spada, Ana-Maria Popescu ha vinto l’argento. A seguito di questi risultati, Radio Romania Internazionale ha designato le canottiere Ancuţa Bodnar e Simona Radiş le Atlete del 2021.

    Nella finale di due di coppia femminile Bodnar e Radiş hanno vinto dopo aver dominato interamente la gara. Il podio è stato completato da vogatrici di Nuova Zelanda e Olanda. Le romene ha registrato un tempo di 6 minuti, 41 secondi e 3 centesimi, un nuovo record olimpico, superiore di oltre 3 secondi rispetto al precedente, ottenuto a Londra dall’equipaggio britannico nel 2012.

    Nata il 25 settembre 1998 a Vatra Moldoviţei, in provincia di Suceava (nord), Ancuţa Bodnar è tesserata presso il Club Dinamo Bucarest. Simona Radiş, nata il 5 aprile 1999 a Botoşani (nord), viene dal club rivale, Steaua Bucarest. Le due canottiere remano insieme nel due di coppia dal 2019. La loro prima performance è stata raggiunta nello stesso anno, all’inizio di giugno, con medaglie d’argento ai Campionati Europei svoltisi a Lucerna, in Svizzera. Seguivano a settembre le medaglie d’argento aggiudicate ai Campionati mondiali di Linz. Alle successive grandi competizioni – gli Europei ospitati dalla città polacca di Poznan nel 2020, e quelli svoltosi in Italia, a Varese, nel 2021, Ancuţa Bodnar e Simona Radiş hanno vinto le medaglie d’oro.

  • Orsi “cineoperatori”

    Orsi “cineoperatori”

    A fine novembre, WWF Romania ha lanciato la campagna online Orsi cameramen, che fa parte di un’iniziativa più ampia destinata al monitoraggio delle grandi specie di carnivori in Romania, condotto da WWF e dai suoi partner nell’ambito del progetto LIFE# EuroLargeCarnivores. Gli amanti della natura possono seguire sui social le prime riprese girate dagli orsi stessi da agosto a ottobre, con l’ausilio di apposite videocamere appese come collari. Gavril Marius Berchi, project manager di WWF Romania, ci ha raccontato di più.

    La gente sa poco della vita sociale degli orsi a causa di alcune difficoltà nella ricerca a lungo termine del loro comportamento. Attraverso il progetto europeo EuroLarge Carnivores, abbiamo voluto studiare più da vicino questi aspetti e siamo riusciti a montare tre video-collari su tre orsi bruni: un maschio di 4 anni che entra frequentemente nell’area di Târgu Mureș, ricollocato sui Monti Călimani, e due giovani, un maschio e una femmina, ciascuno di circa un anno, che vivono nell’orfanotrofio Bear Again, in provincia di Harghita, spiega Gavril Marius Berchi, raccontando anche cosa hanno visto i promotori dell’iniziativa quando hanno recuperato i collari.

    Abbiamo notato che gli orsetti possono cavarsela da soli. Sono praticamente orfani, abbandonati ciascuno per vari motivi. Possono procurarsi il cibo, socializzare e vivere insieme. Dopo essere stati rilasciati in natura, vivranno insieme per un po’, poi si separeranno e vivranno in isolamento. Per quanto riguarda il terzo orso, il maschio adulto, è stato interessante notare che non è tornato al suo posto di origine, e ha percorso una distanza di circa 500 chilometri in Romania, aggiunge il nostro ospite.

    Quando si parla di gestione dei grandi carnivori, è importante sapere che una volta ricollocati, gli orsi non tornano al loro posto di origine e possono percorrere grandi distanze in brevi periodi di tempo, il che rende difficile qualsiasi censimento. Secondo i nostri dati, l’orso aveva distrutto alcuni alveari. Ha percorso oltre 500 chilometri in Romania, poi ha attraversato il confine con l’Ucraina, tutto nel giro di un mese e mezzo. Ha trascorso un altro mese e mezzo in Ucraina, a quel punto abbiamo perso la connessione. L’unico danno che ha causato è stato ad alcuni alveari in Romania e Ucraina, dice ancora Gavril Marius Berchi.

    L’emettitore sul collare dell’orso potrebbe essere andato in tilt, o forse l’orso è stato colpito, quindi i dati erano incompleti. Oltre alle informazioni che abbiamo avuto sul comportamento sociale degli orsi, volevamo anche sapere di più sul modo in cui utilizzano i vari habitat naturali, il territorio transitato, i percorsi fatti, gli ostacoli incontrati, la funzionalità di corridoi verdi, perché abbiamo una serie di progetti in corso volti a identificare possibili corridoi verdi nei Carpazi, e siamo molto interessati a vedere quali di essi possono diventare funzionali. Inoltre, volevamo vedere le interazioni dell’orso con altre specie o insediamenti umani. Purtroppo, l’orso si è perso in Ucraina, spiega il nostro ospite.

    Gli orsi sono attratti dalle aree con facile accesso al cibo nelle aree popolate, soprattutto dove gli insediamenti con una cattiva gestione dei rifiuti o dove gli animali sono a corto di cibo a causa dell’ampio sfruttamento delle risorse naturali (ad esempio funghi o frutti di bosco). Di conseguenza, gli orsi sono percepiti come una minaccia. E visto che siamo nel periodo delle feste di Natale, potremmo scegliere un regalo acquistando un peluche del WWF. Tutti gli acquisti aiuteranno a proteggere la fauna selvatica della Romania. Gavril Marius Berchi ci ha raccontato di più su questa iniziativa. I nostri progetti di conservazione mancano dei fondi necessari e per alcune attività non sempre riusciamo a coprire tutte le spese. Quindi, acquistando un animale di peluche, il donatore ottiene un giocattolo e riusciamo a coprire parte dei nostri costi, conclude Gavril Marius Berchi, project manager di WWF Romania.

  • Docu-film dedicato alla Pinacoteca di Bucarest

    Docu-film dedicato alla Pinacoteca di Bucarest

    Uno dei progetti culturali e artistici più ambiziosi della Capitale romena è la Pinacoteca del Museo del Municipio di Bucarest, che sarà inaugurata nel Palazzo Dacia-Romania nel centro storico della città, un monumento architettonico di valore nazionale, con un passato che sembra riflettere la storia stessa di Bucarest. Il Museo ha lanciato un docu-film su questo progetto artistico. Ce ne parla la vicedirettrice del Museo, Elena Olariu.

    La Sezione Arte del Museo del Municipio di Bucarest ha lanciato un film appositamente realizzato per presentare il progetto della Pinacoteca, al quale abbiamo lavorato tanto e al quale ci tenevamo in ugual misura. Si tratta di un progetto realizzato in modo molto moderno, e speriamo di attirare molti turisti romeni e stranieri. Qui ci sarà una grande galleria d’arte e ne presenteremo la struttura, ma sarà anche un importante centro culturale di Bucarest. Il Museo di Bucarest, infatti, è riconosciuto per le sue rappresentazioni artistiche, ma anche per la promozione degli spettacoli teatrali e musicali. Il Museo di Bucarest è anche partner del Festival Internazionale George Enescu. Quindi, vogliamo attirare oltre agli appassionati dell’arte, gli amanti della cultura in generale, cercando di farne un centro culturale di valore. La grande galleria d’arte avrà tre parti: al piano terra, nell’ala sinistra dell’edificio, ci sarà una sezione dedicata all’arte contemporanea in Romania, compresa l’arte del periodo comunista. Cercheremo di spiegare questo fenomeno e, da quanto abbiamo indagato, è un argomento molto interessante per i turisti stranieri, ma anche per i giovani romeni, che vogliono sapere il più possibile su questo periodo. Il 1° e il 2° piano, sempre sull’ala sinistra, saranno dedicati alla Pinacoteca Storica, come chiamiamo quella collezione d’arte enorme e di grande valore, che venne costituita nel 1933, quindi dal periodo tra le due guerre fino ad oggi, compreso il periodo comunista. Nell’ala destra sarà allestita una sezione dedicata all’arte europea e straniera, insieme ad alcuni spazi estremamente generosi, per mostre temporanee, per grandi progetti nazionali e internazionali, spiega la vicedirettrice Elena Olariu, parlando anche dei film realizzati dal Museo del Municipio di Bucarest, disponibili online per gli amanti di arte e cultura, ma anche della Capitale in generale.

    In un periodo in cui l’arte si sta spostando nell’ambiente virtuale, il Museo propone un ampio ventaglio di opzioni. Il Museo del Municipio di Bucarest presenta tutt’una rosa di film dedicati alla sua attività. Si tratta di conferenze, film d’arte, antropologia o storia. Abbiamo svolto un lavoro straordinario, soprattutto in questi due anni in cui tanti musei si sono trasferiti online. Tutti sono concentrati su YouTube e anche il Museo del Municipio di Bucarest ha un canale su questa rete sociale, ma anche su Facebook. Il nostro museo conta oltre una decina di pagine Facebook – arte, storia, antropologia con tante informazioni interessanti su artisti, opere d’arte, edifici importanti di Bucarest o libri antichi. Abbiamo dedicato una pagina Facebook ad ogni casa museo aperta sotto l’egida del Museo del Municipio di Bucarest, conclude la vicedirettrice Elena Olariu.

  • Vestiti tradizionali da matrimonio al Museo Etnografico del Monastero di Nămăieşti

    Vestiti tradizionali da matrimonio al Museo Etnografico del Monastero di Nămăieşti

    Collocato in prossimità della città di Campulung, in provincia di Arges, nel centro-sud della Romania, il Monastero ortodosso di Nămăieşti custodisce un Museo Etnografico del tutto particolare. Un’atmosfera fiabesca accoglie il visitatore che varca la sua soglia e scopre centinaia di manichini vestiti di abiti tradizionali romeni. Suor Lucia Nedelea, la badessa del Monastero di Nămăieşti, ci ha raccontato come è nato il museo. Mi è venuta l’idea di mettere sù un piccolo museo, solo che non avevo troppi oggetti per riempirlo. Cosicchè sono andata a casa mia, visto che sono nata in una famiglia con una certa tradizione alle spalle, dove il costume tradizionale occupava il posto d’onore. Ho detto a mia madre cosa volevo fare e lei mi ha regalato tutti i suoi costumi che aveva in casa, tranne uno, con cui voleva essere vestita ai suoi funerali. Per me, il costume popolare è come una carta d’identità del popolo romeno, ha un valore artistico, ma anche affettivo, proprio come un’icona. Poi, la mamma ha convinto anche altre signore del villaggio a donare dei costumi popolari per il museo del nostro monastero », spiega suor Lucia.

    Il visitatore scopre nel Museo Etnografico di Nămăieşti i vestiti tradizionali da matrimonio, indossati dallo sposo, dalla sposa, dai genitori e dai familiari, ma anche dal sacerdote che celebra la cerimonia. Per il primo matrimonio, abbiamo dei costumi tradizionali vecchi da 130 fino ai 160 anni. I copricapi, chiamati in romeno « marame », vanno ancora oltre, con « un’anzianità » compresa tra i 150 anni e i 200 anni. Alcuni sono stati tessuti dalle suore del nostro monastero. Infatti, abbiamo avuto un gruppo di vere artigiane, che hanno portato la fama di questa tradizione anche all’estero. Vedrete anche nella chiesa il Santo Epitaphios (la Sindone ortodossa), ricamato in filo d’oro e d’argento, commissionato dalla Regina Maria e lavorato dalle suore del monastero. Sua Maestà lo commissionò e lo comprò, per poi donarlo al monastero, in modo che le monache possano fare anche altri simili capolavori, aggiunge la badessa.

    Sempre con l’aiuto di sua madre, Suor Lucia ha portato anche le scarpe contadine ai manichini. Ha anche iniziato a raccontare in versi la storia dei matrimoni. Dopo aver vestito i manichini con i costumi da matrimonio, mia mamma si è ricordata della sua infanzia, quando aveva scritto alcuni versi e mi ha cantato una breve canzone, suggerendomi di comporre qualche riga. E così ho raccontato in versi i matrimoni presentati al museo. Poi, ho provato a comporre una prima poesia dedicata a San Basilio Magno e sono arrivata a raccogliere in un libro le vite dei santi in versi, e, con l’aiuto di Dio e se sarò in buona in salute, inizierò il secondo volume, ci dice Suor Lucia.

    Il Museo Etnografico di Nămăieşti custodisce anche la camicia tradizionale romena, la famosa « ie », insignita della medaglia d’oro all’Esposizione Mondiale di Parigi, svoltasi nel 1889, quando venne inaugurata anche la Torre Eiffel. Ecco anche la camicia tradizionale romena che vinse allora la medaglia d’oro. Ho allestito anche uno spazio dedicato alle suore badesse che mi hanno preceduto, come la Madre superiora che mi ha accolto al monastero 46 anni fa. È vestita con un abito di vero mohair, tessuto qui al monastero, e che ha più di cento anni. Ecco anche Suor Mina Hociota, una vera personalità storica tra le due guerre mondiali. Era una persona assolutamente speciale, carismatica, forte, coraggiosa, intelligente e altruista. Durante la prima guerra mondiale, era in prima linea nelle trincee, soccorreva ai feriti, che mandava in ospedale oppure li curava sul posto. Le sue conoscenze mediche erano approfondite, e in seguito i medici della zona chiedevano spesso il suo aiuto. Per tutti i suoi meriti, è stata insignita della Croce Commemorativa della Grande Guerra, istituita da Re Ferdinando, ed elevata al grado di cavaliere. In guerra era stata sottotenente e per un breve periodo assunse anche il ruolo di comandante. E’ stata insignita di numerose medaglie, riconoscimenti e brevetti, di cui il più importante la Stella di Romania, che è il più antico ordine nazionale », conclude Suor Lucia.

    Il museo di Nămăieşti presenta anche gli abiti vestiti quotidianamente degli abitanti del villaggio e i costumi tradizionali femminili. Le ragazze indossano copricapi dai colori vivaci, mentre le donne sposate sceglievano quelli a fiori, su uno sfondo nero. E la badessa madre Lucia Nedelea è sempre contenta di raccontarvi in versi la storia di ogni costume.

  • Musei rurali in ambienti virtuali

    Musei rurali in ambienti virtuali

    Dal 1 dicembre, la piattaforma www.muzeedelasat.ro è disponibile a titolo gratuito in romeno e inglese. Il team del progetto conta quattro membri: Cosmin Murărașu, responsabile del progetto e tecnico di scansione 3D, Ionuț Toderașcu, editor visivo e fotografo documentarista, Nicoleta Felea – copywriter e consulente di promozione, che ha anche scritto i materiali, e la traduttrice Silvia-Alexandra Nistor. Ionuţ Toderaşcu ci racconta la storia del progetto.

    A partire dal 1 dicembre, possiamo esplorare una nuova piattaforma dedicata ai musei nelle aree rurali di Romania. Iniziamo con le otto province della regione della Moldavia e prevediamo di coprire l’intero Paese nei prossimi due o tre anni, e fare una radiografia dei musei degli ambienti rurali. La piattaforma offre dei tour virtuali, che abbiamo fatto nei musei dei villaggi romeni, con fotografie e materiali di ogni singolo posto. Il progetto in realtà è iniziato quest’anno a settembre, quando siamo andati in ogni singolo museo per scansionare gli interni. Fare questo tour virtuale, come ci piace dire, è stato come un videogioco, puoi esplorare ogni stanza, fermarti a una mostra, vedere più in dettaglio, il che suscita la voglia di esplorare fisicamente il luogo, andando anche per le strade del villaggio. Siamo veramente appassionati delle campagne e pensiamo che debbano essere promosse molto più intensamente, perché lì c’è un’atmosfera speciale di tranquillità e i valori sono in qualche modo molto diversi, spiega Ionuț Toderașcu.

    Ogni museo è stato scansionato come spazio, fotografato e documentato, e alla fine tutto è stato « raccolto » in un tour virtuale 3D interattivo, realizzato con apparecchiature altamente performanti e integrato anche in Google Street View, Google Maps e Google Earth, con foto, un testo descrittivo e un breve video introduttivo.

    In questa prima fase ci sono 28 musei delle province della regione della Moldavia. Per citarne alcuni, ad esempio, abbiamo la masseria tradizionale Vatra cu Dor dalla provincia di Galati, dove è stato costruito un luogo speciale, che attira i giovani. Oltre ad essere un semplice museo, lì si costruisce una relazione interattiva tra i padroni di casa e i giovani che vengono a scoprire come si viveva una volta in campagna. Poi, abbiamo dei musei della provincia di Vrancea, per esempio la Casa-museo Ion Roată, dove ci accoglie la signora anziana Sevastiţia, che si prende cura di quella casa. E in qualche modo in ogni posto in cui siamo andati, abbiamo trovato delle persone molto impegnate in quello che fanno, ed è più di un rapporto che troviamo in città tra il visitatore e l’amfitrione. In campagna è diverso, perché puoi parlare con le persone nel cortile del museo, ti raccontano la loro vita, ma allo stesso tempo anche la storia del museo. Ci sono anche musei più grandi, come quello intitolato al principe Alexandru Ioan Cuza a Ruginoasa, in provincia di Iaşi. In effetti, si tratta di un castello, è un edificio molto più grande e imponente. In rappresentanza dei musei della provincia di Neamţ, Casa Popa ci invita ad esplorare il vecchio villaggio, le maschere popolari e tutta l’arte creata dall’artigiano Neculai Popa, aggiunge Ionuţ Toderaşcu, svelandoci anche i musei rimasti di più nel suo cuore.

    Penso che mi sia piaciuta di più la Casa-museo George Enescu in provincia di Botoşani. La natura era molto viva, sentivo qualcosa di speciale, piuttosto un viaggio, quindi più di una semplice visita a un museo. Devo ricordare anche la sezione Alice e Dumitru Rosetti Tescanu, in provincia di Bacău, un museo che organizza ogni anno anche eventi culturali, e i visitatori vengono accolti con tant ospitalità, spiega ancora Ionuţ Toderaşcu.

    Quanto ai reperti che hanno attirato la sua attenzione, ecco cosa ho scoperto. Penso a quelli di Tescani, perché appartenero al musicista George Enescu. Sapendo chi è George Enescu, quando vai a vedere in quelle stanze un violino da lui toccato, avverti una sensazione che solo lì puoi vivere! Ecco perché vogliamo suscitare il desiderio attraverso quello che facciamo, attraverso i tour virtuali, e il nostro obiettivo è che la persona che li esplora in un ambiente virtuale ci vada anche fisicamente più tardi, dice ancora il nostro ospite, spiegando che il team del progetto si è goduto anche il piacere di viaggiare. Per tutti questi musei è stata una vera maratona. In 20 giorni li abbiamo esplorati tutti e 28 e creato questi tour virtuali, scansionando e scattando foto, in un percorso di oltre 5.500 chilometri. Un lavoro intenso, che ha richiesto parecchie settimane di preparativi. Abbiamo fissato il 1 dicembre per lanciare la piattaforma perché ha un grande significato, conclude Ionuţ Toderaşcu, spiegando la ragione per cui il progetto è partito proprio in occasione della Festa Nazionale della Romania.

    Oltre alle case-museo intitolate a grandi personalità,, siamo invitati a scoprire musei la Collezione Etnografica Lada cu Zestre Miron Costin, in provincia di Neamț, il Museo Etnografico El Greco in provincia di Suceava, il Museo del Sale della Bucovina, in provincia di Bacău, o il museo intitolato addirittura Il mio vecchio angolo, in provincia di Vaslui e il Museo di Vrancea, con la sua Sezione di architettura e tecnica popolare Crângul Petreşti in provincia di Vrancea.

  • Stelle Michelin per l’arte e l’etnografia romena

    Stelle Michelin per l’arte e l’etnografia romena

    Il Gruppo Michelin ha pubblicato quest’anno una guida dedicata alla Romania. Intitolato Romania, 500 paesaggi, destinazioni ed esperienze, il libro invita i lettori a conoscere le meraviglie culturali, architettoniche, etnografiche e anche gastronomiche del nostro Paese. Pubblicata in occasione dei 20 anni di presenza del Gruppo in Romania, la guida porta all’attenzione diverse istituzioni culturali che sono l’orgoglio del Paese, tra cui il Museo ASTRA di Sibiu, premiato per la seconda volta di seguito con tre stelle Michelin. Infatti, il Museo ASTRA e quello del Contadino Romeno di Bucarest sono gli unici musei romeni ad aver ottenuto il punteggio massimo assegnato dal Gruppo Michelin. L’elenco delle istituzioni romene stellate è completato dal Museo Etnografico della Transilvania e dal Museo d’Arte, entrambi di Cluj. E sempre ad entrambi sono andate due stelle Michelin.

    Questo riconoscimento ci onora, soprattutto perché si tratta, in effetti, di tre stelle, non di due. Alle due stelle assegnate alla nostra mostra permanente Il Museo nel cuore della città se ne aggiunge una terza conferita al Parco Etnografico Romulus Vuia, la sezione all’aperto della nostra istituzione. Siamo ancor più soddisfatti in quanto abbiamo svolto parecchi progetti di investimenti recenti, alcuni già attuati, mentre altri saranno ultimati a breve. E penso, ad esempio, a un progetto di rinnovamento esterno del Palazzo Reduta, sede centrale del nostro museo, o al progetto di ampliamento del Parco Etnografico. Per questo ci auguriamo che la guida Michelin migliori i suoi voti alle prossime edizioni, e che le stelle attualmente condivise tra le due sezioni del nostro museo si trasformino in tre vere stelle concesse ad almeno una delle nostre sezioni, come nel caso di altri musei in Romania, spiega Tudor Sălăgean, capo del Museo Etnografico della Transilvania, convinto che l’istituzione che dirige si merita pienamente il riconoscimento Michelin.

    Penso che il punto di forza del nostro museo sia rappresentato dalla mostra permanente, strutturata secondo i principi classici dell’etnografia a cui l’istituzione è rimasta fedele sin dalla sua creazione 99 anni fa. Ciò significa che la nostra mostra permanente non ha mai ceduto il passo alle tendenze artistiche attuali, preferendo preservare una struttura capace di educare e stupire i visitatori. Di tutte le nostre collezioni, la più imponente è probabilmente quella dei costumi popolari, che ha visto un’intera sala dedicata al pubblico. Successivamente, le collezioni di oggetti culturali vengono periodicamente presentate ai visitatori durante le nostre mostre temporanee. A tutto questo si aggiunge anche la nostra agenda di eventi culturali. Vorrei anche dire che il Museo Etnografico di Cluj è il primo museo in Romania ad aver allestito una mostra tattile permanente, destinata principalmente alle persone ipovedenti, ma non solo. Penso che questa iniziativa abbia contribuito in un certo modo alla classifica che ci ha assegnato la Guida Michelin. Non si può parlare del nostro museo senza citare anche il nostro Parco Etnografico Nazionale Romulus Vuia, che riunisce una cinquantina di monumenti di architettura contadina, alcuni dei quali, come la Chiesa di Horea, sono di grande pregio. Costruita inizialmente a Ciser, in provincia di Salaj, questa chiesa è con noi dal 1968, aggiunge il direttore del Museo Etnografico della Transilvania.

    Da parte sua, Lucian Nastasă-Kovacs, storico presso l’Accademia Romena e capo del Museo d’Arte di Cluj, è molto orgoglioso del riconoscimento conferito da Michelin all’istituzione che dirige. Vorrei precisare che il nostro museo è stato elencato nella Guida Michelin da più di tre anni. È una guida che viene periodicamente aggiornata, per dare spazio anche ad altre istituzioni. È uno status difficile da ottenere e facile da perdere. Ecco perché ogni riconferma va pienamente salutata. Inoltre, tutte le nostre attività negli ultimi sei, sette o anche otto anni hanno contribuito alla prestigiosa classifica Michelin. C’è tutta una serie di criteri che Michelin ha preso in considerazione per quanto ci riguarda. Innanzitutto l’edificio che ospita il museo, il Palazzo Banffy, un monumento di pura architettura barocca della Mitteleuropa, un palazzo che parla da solo e la cui storia è ricchissima. In seguito, va notato che il Museo d’Arte di Cluj non è molto antico, ha appena 70 anni di esistenza, ma ciò non gli impedisce di avere un patrimonio eccezionale, riconosciuto in tutto il mondo, spiega il suo direttore.

    Con un ricco patrimonio di oltre 15.000 oggetti, il Museo d’Arte di Cluj è un vero esempio di dinamismo culturale. Continuiamo a organizzare tutti i tipi di eventi, nonostante la pandemia. Il museo è una sorta di organismo vivente, quindi ospita mostre temporanee, presentazioni di libri, conferenze, concerti da camera. Inoltre, quale altro luogo di Cluj potrebbe ospitare meglio dei recital di musica classica o barocca se non un palazzo come il nostro? L’acustica è straordinaria ed è un orgoglio per i musicisti suonare dove Liszt o Friedemann Bach si sono esibiti in passato. La pandemia condiziona ancora i nostri progetti, ma spero che il prossimo anno le cose tornino in carreggiata, conclude il direttore del Museo d’Arte di Cluj, Lucian Nastasă-Kovacs.

  • Consumi, impatto della pandemia sul comportamento dei romeni

    Consumi, impatto della pandemia sul comportamento dei romeni

    Uno studio condotto da EY Future Consumer Index rileva che la crisi sanitaria generata dalla pandemia di coronavirus mette in luce quattro distinte categorie di comportamento tra i consumatori: chi taglia, chi sta calmo e continua a pagare, chi risparmia e rifornisce le proprie scorte e chi resta chiuso in casa, pur continuando a spendere. Il 27,3% dei soggetti intervistati appartiene al primo gruppo di consumatori e l’indagine indica che la diminuzione della loro spesa è avvenuta in generale, come conseguenza dell’impatto della pandemia sulla loro situazione professionale. La seconda categoria comprende il 26,2% dei consumatori le cui pratiche non sono state influenzate dalla pandemia. Invece, la maggior parte, vale a dire il 35,1%, è tra coloro che risparmiano e fanno scorte, guardando con pessimismo al futuro. Infine, l’ultima categoria è la meno rappresentativa, poiché comprende solo l’11,4% degli intervistati, che continua a spendere senza uscire di casa.

    Abbiamo chiesto a Bogdan Voicu, sociologo presso l’Istituto di ricerca sulla qualità della vita, come sono cambiati i gusti dei romeni in tempi di pandemia. Non lo sappiamo. Gli ultimi due anni sono stati del tutto particolari, segnati dalla pandemia, che ha visto un susseguirsi di diversi tipi di consumo, il che rende impossibile avere un modello chiaro. Per averne uno, dovremmo prendere in considerazione un periodo di tempo più lungo, e soprattutto più stabile, che non sia segnato da cambiamenti come lockdown, restrizioni ecc. A quanto pare, abbiamo assistito ad un aumento dei consumi online, in particolare per numero di coloro che acquistano su Internet e che prima non lo facevano. Questo è un cambiamento importante. Ma io non lo metterei necessariamente in relazione alla pandemia, che ha solamente accelerato questo processo anche in Romania, perché prima il nostro Paese era piuttosto fanalino di coda in materia di e-commerce. Per questo non mi affretterei a mettere in relazione il commercio su Internet solo con la pandemia, spiega il sociologo.

    Un famoso cioccolataio romeno ha lanciato l’idea che la pandemia abbia aumentato il consumo di questo dolce tra i romeni. La pandemia ha dato una spinta a certe cose. D’altronde, vicende negative di questo tipo hanno spesso il ruolo di spingere in avanti l’umanità. Ciò non significa che siano desiderabili, ma che i loro effetti non siano necessariamente tutti negativi. Ho visto anche lo studio sul consumo di cioccolato in Romania. Tuttavia, non si può dire se ciò sia vero o meno, poiché le cifre presentate mostrano il volume finanziario. Se i prezzi sono aumentati – e, per la verità, lo sono – – le differenze tra l’importo del passato e quello riportato ora dovrebbero tenerne conto. Le cose diventerebbero davvero interessanti se vedessimo un aumento quantitativo, ma nessun rapporto menziona un aspetto del genere. Penso che sia semplicemente prematuro commentare questo aspetto. Forse il consumo di cioccolato è leggermente aumentato, ma per essere sicuri bisogna fare un confronto con le cifre precedenti. Inoltre, siccome i romeni non sono più andati in gran numero a passare le vacanze all’estero, è normale che i consumi interni abbiano registrato una ripresa. In assenza di viaggi in altri Paesi, consumiamo di più nel nostro, aggiunge Bogdan Voicu.

    Sui canali social è in aumento anche il numero di romeni che si fanno vedere impegnati in cucina. Un cambiamento che difficilmente potrà durare e diventare una moda, osserva il nostro ospite. È una situazione che si è verificata durante il lockdown, quando la gente ha cucinato di più in casa, diventata anche posto di lavoro. Ma resta da vedere se questa tendenza durerà a lungo termine. Non ci credo. Al contrario, preferirei vedere un aumento del numero di coloro che preferiscono mangiare in città, perché questa è infatti la tendenza che caratterizza oggi la nostra società, spiega ancora Bogdan Voicu, che condivide con noi anche le sue conclusioni.

    Sono piuttosto scettico sulla possibilità che i cambiamenti avvenuti negli ultimi mesi e durante il lockdown possano portare a profondi mutamenti nelle abitudini di consumo dei romeni. Mi aspetto che la maggioranza riprenda le proprie strade una volta finita la pandemia. D’altra parte, c’è un altro aspetto interessante in corso che influenzerà sicuramente le abitudini delle persone: sia i datori di lavoro che i dipendenti hanno scoperto i vantaggi dello smart working, il che significa che una percentuale significativa di dipendenti non tornerà in ufficio. Questo tipo di lavoro esisteva già, ma la pandemia ha accelerato la sua istituzione. Abbiamo più flessibilità, ma abbiamo perso la pausa pranzo che prima trascorrevamo con i colleghi. Ecco perché penso che i ristoranti che consegnano a domicilio avranno il vento in poppa e che i loro clienti diventeranno molto più numerosi di prima. Questo è un aspetto che possiamo già vedere, dal momento che sempre più ristoratori stanno aprendo attività in Romania, ha concluso Bogdan Voicu.

  • Il Museo dell’abbandono

    Il Museo dell’abbandono

    Lanciato di recente, il Museo dell’abbandono vuole essere un progetto partecipativo e uno spazio che dovrebbe contribuire all’esplorazione di questo trauma. Nell’ambito di questo progetto sono stati prodotti 21 cortometraggi dedicati al fenomeno dell’abbandono e al modo in cui questo trauma ci ha segnato come società. Ne abbiamo parlato con lo storico Simina Bădică, curatrice del progetto.

    Il Museo dell’abbandono è un’iniziativa nata quest’anno, finanziata dall’Associazione del Fondo Culturale Nazionale. Praticamente, si tratta di un museo digitale che recupera una parte difficile e traumatica della nostra storia e della nostra vita. Di solito le persone evitano argomenti dolorosi, che, comunque, rimangono lì, non se ne vanno e continuano a perseguitarci. Pur trattandosi di un museo virtuale, è stato aperto in un luogo molto reale: la Residenza per minori con disabilità irrecuperabili di Sighetu Marmatiei, il cui edificio è stato scansionato digitalmente. Era così che si chiamava questa struttura nel 1989. È stata chiusa nel 2003 ed è rimasta una sorta di capsula del tempo. Il fatto di averla scansionata permette agli internauti di tutto il mondo di scoprirla allo stesso modo in cui lo abbiamo fatto noi la scorsa estate, con tutti i suoi drammi e le sue storie. Abbiamo quindi aperto un museo virtuale in un luogo reale che i visitatori possono scoprire virtualmente e dove verranno organizzate mostre come in qualsiasi museo del mondo. La visita non si riduce a una passeggiata all’interno di un edificio abbandonato. E’ un’occasione per conoscere la storia dell’abbandono e dei bambini assistiti. Attraverso questo museo, cercheremo di rispondere alla domanda: come poteva accadere un dramma del genere negli anni ’90 quando le immagini degli orfanotrofi romeni facevano il giro del mondo?, spiega Simina Bădică.

    È un museo che racconta la storia dei bambini abbandonati della Romania comunista e post-comunista, una storia che molti romeni hanno preferito ignorare, afferma la nostra interlocutrice, che ripercorre l’essenziale di una visita a questo museo virtuale. Il museo presenta tanti aspetti e oggetti della vita quotidiana dei bambini assistiti. I battenti hanno chiuso definitivamente nel 2003, ma molti oggetti – mobili, letti, giocattoli, scrivanie, disegni, decorazioni, insegne con i nomi dei bambini o con i nomi delle diverse sezioni – sono ancora lì e contribuiscono a ricreare virtualmente questa atmosfera pesante. In ogni stanza abbiamo fatto in modo che ci fosse almeno un oggetto in grado di raccontare una storia, per testimoniare il destino di tutti questi bambini abbandonati non necessariamente dai genitori, quanto piuttosto dallo Stato, dall’intera società. In ciascuna delle stanze, una storia sarà tessuta da un singolo oggetto. Potrebbe essere un capo di abbigliamento, perché sono stati lasciati molti capi di abbigliamento, un giocattolo, un cucchiaio piegato che serviva per nutrire i bambini o un piatto di acciaio inossidabile, aggiunge la nostra ospite.

    Le abbiamo chiesto di raccontarci una delle storie presentate dal museo. E’ difficile scegliere tra tutte le testimonianze. Uno dei motivi per cui abbiamo scelto di presentare queste storie in un museo è perché è difficile ascoltarle. Tra i documenti trovati qui c’era un verbale in cui un’officina biancheria indicavan come aveva usato 30 metri di tessuto. E apprendiamo che li ha usati per cucire camicie di forza in tre taglie: piccola, media e universale. Quindi abbiamo pensato che, dal momento che queste canottiere erano state realizzate, avrebbero dovuto essere da qualche parte nell’edificio, perché non era il tipo di articolo che volevamo tenere per noi. E infatti, abbiamo finito per trovare le camicie di forza di medie dimensioni, aggiunge Simina Bădică.

    Abbiamo chiesto a Simina Bădică se è a conoscenza di cosa fosse successo a tutti questi bambini. Sì, molti sono stati ritrovati e il museo presenterà anche le storie a lieto fine di alcuni sopravvissuti, come siamo abituati a chiamare tutti coloro che sono sopravvissuti a questo sistema di cosiddetta protezione dell’infanzia. Coloro che sono stati adottati o affidati a famiglie in tenera età, alla fine superano i loro traumi. Durante una visita al museo si potrebbe, ad esempio, conoscere la storia di Robi, affidato all’età di 5-6 anni ad una signora che ha finito per adottarlo, cosa che gli ha permesso di trasformarsi in un giovane coraggioso, attualmente ventenne, con un discorso equilibrato, che ha un lavoro e risente poco l’esperienza del passato, considerando l’età che aveva all’epoca. D’altra parte, a guardarlo, non si può fare a meno di chiedersi come sia stato possibile che un bambino così fosse rinchiuso in una struttura per minori con disabilità irrecuperabili, conclude la nostra ospite.

    Il Museo dell’abbandono è un invito a conoscere, anche solo virtualmente, una pagina dolorosa della storia comunista che non dovrebbe mai essere ripetuta.

  • Ape supereroe nel Geoparco di Hațeg

    Ape supereroe nel Geoparco di Hațeg

    Il Geoparco Internazionale UNESCO della Contrada di Hațeg ci offre sempre attività particolari, grazie ai suoi tesori di interesse geologico, ecologico, archeologico, storico e culturale. A partire dai dinosauri nani, unici al mondo, il Geoparco è un territorio ricco di valori naturali e culturali, che propone un programma di sviluppo sostenibile, ma anche un viaggio nel tempo. Uno dei progetti più recenti è dedicato alle api, spiega l’esperto di geoturismo del Geoparco UNESCO di Hațeg, Cristian Ciobanu, docente presso l’Università di Bucarest.

    Abbiamo tanti progetti in cantiere al Geoparco: Il tempo dell’uomo, La preistoria, Il tempo della Terra ossia la geologia, ma anche il turismo e l’educazione delle future generazioni, e il progetto L’ape supereroe. 100 milioni di anni al servizio dell’ambiente risponde in un certo qual modo a tutti questi nostri interessamenti. Già il titolo dice tutto. Si tratta di un argomento sensibile nei nostri giorni – la situazione delle api, che non è ottima, spiega Cristian Ciobanu, presentando anche il risultato visibile del progetto.

    Oggi vediamo un’installazione artistica, qualcosa di innovativo, una combinazione tra arte e ambiente. Questa installazione dell’artista Dragoş Neagoe, chiamata Coabitazione, si trova al Centro di scienze e arti del Geoparco nel comune di General Berthelot. L’artista ha creato lì una scultura sulla quale ha collocato una famiglia di api. Dragoş Neagoe è anche apicoltore. E questa famiglia di api, allevata appositamente per questo progetto, nel senso che è stata abituata a condizioni diverse dall’arnia, continua a completare e aggiungere nuove forme all’opera dell’artista. Quindi, l’uomo e le api lavorano insieme, aggiunge Cristian Ciobanu.

    L’apicoltore e scultore Dragoş Neagoe è partito dalla realtà che vede moltissime famiglie di api sparire soprattutto durante la raccolta della colza e del girasole, in particolare a causa degli insetticidi e dei pesticidi. Come artista, ha tentato di assumere un atteggiamento, cosicchè, nel 2019, ha presentato al Palazzo Mogoșoaia una piccola mostra su questo tema, con l’augurio che la gente non arrivi a guardare le api, che stanno per arrivare in via di estinzione, come se fossero allo zoo.

    A partire dall’estate 2021, nel Geoparco è stata collocata questa installazione, che raffigura un volto umano scolpito in pietra, arricchito dal lavoro delle api che vi hanno trovato casa. Cristian Ciobanu ci racconta come stanno ora le api. Si stanno preparando per l’inverno, quindi il progetto si avvicina alla fine. All’inizio avevamo pensato di trasferire le api in un’arnia, ma credo che allestiremo uno spazio invernale proprio lì, su quella struttura, che si potrà vedere anche online, grazie alla camera web. Quindi, la potrete vedere anche sul nostro sito hateggeoparc.ro, dice ancora il nostro interlocutore.

    E questa comunione tra uomo e natura si è dimostrata più efficace di quanto se lo aspettavano persino i creatori dell’installazione. Le api lavorano più velocemente di quanto immaginiamo noi. Hanno attecchito molto bene alla parete della scultura e sono cresciute. Se guardate la camera web o se venite al Geoparco, vedrete come è bella la loro costruzione naturale, senza la costrizione dell’arnia. Praticamente, è come se fosse un alveare trasparente. Ci auguriamo di portare avanti questo progetto anche nei prossimi anni, e vedere le api come crescono e lavorano. Quindi, non ci fermiamo. Il progetto andrà avanti, soprattutto perchè fa parte dei nostri interessamenti per l’arte. In un certo qual modo continua il campo Land Art del 2019. Da noi vedrete parecchie installazioni artistiche, ha concluso l’esperto di geoturismo del Geoparco UNESCO di Hațeg, Cristian Ciobanu, docente presso l’Università di Bucarest.

    La coabitazione tra la scultura e la vita quotidiana delle api genera un nuovo tipo di arte ibrida, con ruolo educativo, ma anche promozionale per il Geoparco e la Contrada di Hațeg. L’obiettivo è quello di promuovere i valori naturali, culturali e sociali delle comunità locali e consolidare la loro identità.

  • Arte e pallacanestro

    Arte e pallacanestro

    La città di Braşov ha recentemente ospitato la mostra Suporter/Tifoso, volta a mettere in luce, attraverso varie installazioni artistiche, figure di spicco della pallacanestro femminile romena. Dietro questa iniziativa abbiamo trovato Flavia Dobrescu, specialista di experience design.

    Suporter è una mostra interattiva che mette al centro la pallacanestro romena. Abbiamo voluto mostrare al pubblico il ruolo del tifoso e il modo in cui si mette in gioco per sostenere le atlete scese in campo. Questa installazione artistica è il risultato di un lavoro di ricerca. Alle giocatrici di basket è stato chiesto di scegliere un momento in cui si sentivano incoraggiate dal pubblico e di raccontarcelo. Le loro risposte si trovano in questa mostra che ha anche un lato interattivo. Concretamente, abbiamo allestito un canestro intelligente che, ogni volta che la palla entra, reagisce indicando il segno successivo. In questo modo i visitatori possono scoprire le personalità del basket femminile romeno, spiega Flavia Dobrescu, raccontando anche come è nata l’idea di un progetto del genere.

    Da un lato, perché io stessa sono una delle donne in Romania che giocano a basket amatoriale. E all’improvviso, ho capito quanto sia difficile questo sport per le donne. È difficile entrare in questo mondo piuttosto maschile e ciò mi ha fatto venire voglia di fare qualcosa. A parte questa prima scintilla, va detto che per realizzare le installazioni abbiamo agito come una sorta di squadra sportiva dove ognuno aveva il suo ruolo: creazione, documentazione, robotica. Vorrei ringraziare i miei colleghi di Creative Motion per il loro supporto e tutte queste donne attive nel campo del basket femminile dalla Romania, che hanno accettato di essere coinvolte. Comunque, si tratta di un progetto che ha favorito la collaborazione tra persone, aggiunge la nostra ospite.

    Nell’ultimo fine settimana dell’estate, la mostra Suporter ha fatto lobby per una serie di nomi importanti della pallacanestro femminile, dice ancora Flavia Dobrescu. Abbiamo presentato dieci giocatrici, sia della squadra nazionale od olimpica, sia allenatrici o dirigenti. Abbiamo cercato di sceglierle in modo da coprire più ambiti possibili, proprio per dimostrare che il mondo di questo sport ha tante sfaccettature. Tra tutte le giocatrici, avevamo sia senior che junior, tutt’una rosa di personalità che volevamo presentare, spiega Flavia Dobrescu, che ci racconta anche una delle storie apprese dalle interlocutrici intervistate. Vorrei raccontarvi quello che ci ha detto Alina Podar del Club Olimpia di Braşov. Ha scelto di ricordare un incidente quando la sua squadra aveva subito una perdita e tutte le sportive erano molto giù. Solo che, proprio alla fine della partita, mentre deploravano la sconfitta, un ragazzino è sceso dalla tribuna ed è venuto a vederla in campo, porgendole un paio di scarpe da ginnastica e un pennarello, e chiedendole di firmarle, perché, aveva detto, l’aveva considerata la migliore, dice ancora Flavia.

    Organizzata come primo progetto a Braşov, la mostra Suporter è ora alla ricerca di soluzioni per diventare itinerante. Per ora, questa mostra è stata presentata al Festival AMURAL organizzato a fine agosto a Braşov. L’evento ha chiuso i battenti una volta terminato il festival. Ma vorremmo poter presentare queste installazioni anche ad altre persone. Ad esempio, vorremmo uscire un po’ dalla bolla sportiva per raggiungere un pubblico non necessariamente legato al mondo del basket. Siamo quindi in cerca di nuovi spazi espositivi. Questo atteggiamento di scoraggiare le donne dal praticare sport, anche solo a livello amatoriale, l’ho riscontrato spesso. Lo vedo nelle scuole, nei campi sportivi, dove il più delle volte l’insegnante chiede ai ragazzi di giocare a basket o a calcio e alle ragazze di farsi da parte. Per questo mi dico che sarebbe importante che le nostre idee venissero assimilate anche a livello istituzionale, e attuate nelle scuole, conclude la nostra ospite.

  • Escape al museo

    Escape al museo

    Avete voglia di giocare un po’? Come sarebbe se, mentre giochiamo, potessimo anche scoprire varie e diverse informazioni culturali da memorizzare senza nemmeno renderci conto? Abbastanza impegnativo? È così che l’hanno pensata anche gli organizzatori del progetto culturale Museum Quest, la cui ideatrice Catalina Stanciu ci offre maggiori dettagli.

    Museum Quest è decollato nel 2020 come un progetto culturale a sé stante, finanziato dal Ministero della Cultura. Da sei anni abbiamo una Escape Room a Bucarest e ci piace molto quel tipo di attività attraverso le quali ci divertiamo in modo intelligente, perché stiamo facendo tutto come un lavoro di squadra. Abbiamo pensato molto a cosa potremmo inventare sul mercato di Bucarest, di modo che le persone possano divertirsi anche in un ambiente culturale. Abbiamo avviato dei partenariati con musei, perché volevamo sviluppare cacciatori di tesori nei musei di tutta Bucarest. In effetti, stiamo parlando di un gioco di squadra in cui da due a sei persone dovranno visitare i musei in una corsa culturale, per scoprire tracce e compiere missioni, spiega Catalina Stanciu, parlando anche dei musei partner e di cosa è successo durante la gara.

    In questo momento, abbiamo dei partenariati con il Museo Antipa, il Museo del Villaggio, il Museo di Storia e il Museo Militare. Le squadre possono registrarsi sul nostro sito www. museumquest.ro, dove possono prenotare le ore in cui vogliono venire a fare il loro viaggio culturale, dopo di che si presentano al museo scelto. Lì vengono accolti da un nostro rappresentante, un game master, che offre spiegazioni su cosa significa esattamente la caccia al tesoro. Nel momento in cui iniziano il gioco, ricevono tutti delle custodie chiuse a chiave, e hanno a disposizione 90 minuti per il Museo del Villaggio, e 60 minuti per gli altri musei, per scoprire tutti i segni che abbiamo pensato per loro e portare a termine tutte le missioni, aggiunge Catalina Stanciu.

    La nostra ospite entra anche in dettagli con la descrizione del gioco stesso. Dovranno interagire molto con gli elementi culturali di un museo e, ricorrendo allo spirito di squadra e al pensiero logico, ma anche usando il loro intuito e la voglia di scoprire, avranno il compito di risolvere un paio di mini-puzzle e misteri. Dovranno aprire i lucchetti, uno per uno, in modo che possano scoprire nuovi misteri. Il gioco è altamente interattivo, si basa molto sul lavoro di squadra ed è, in effetti, un mix tra l’escape room e la classica caccia al tesoro. Ai Musei Antipa, di Storia e Militare i partecipanti possono essere almeno due, mentre al Museo del Villaggio ci potranno andare almeno quattro, ma non più di sei persone. Finora tutti i partecipanti sono rimasti letteralmente affascinati da questa nuova modalità di scoprire i musei, dice ancora Catalina.

    Non è necessaria alcuna previa conoscenza prima di tuffarsi nella scoperta dei musei. Noi utilizziamo i locali museali e le loro collezioni per portare nuovi visitatori, in modo che, attraverso un gioco, possano scoprire informazioni culturali e scientifiche, divertendosi anche nel farlo. Non devono necessariamente conoscere la storia della Romania prima di entrare nel museo, ma sono sicuri di scoprire e memorizzare informazioni a lungo termine, senza percepirle come puramente relative al museo. Lo fanno mentre prendono parte al gioco e compiono determinate missioni che abbiamo pensato, in modo che anche loro possano informarsi come se avessero visitato il museo, conclude Cătălina Stanciu, assicurandoci che l’attività è perfettamente adatta a famiglie con bambini di 7 anni, ma anche per team building, feste di compleanno, visto che il gioco è molto versatile e apprezzato da persone di tutte le età. Quindi un’offerta che non ci possiamo rifiutare!