Category: Raccontare Romania

  • Târgovişte

    Târgovişte

    Di recente sono stati celebrati 511 anni di attestazione documentaria della provincia di Dâmboviţa, perciò, il capoluogo provinciale che è la città di Târgovişte è diventato, per cinque giorni, la principale attrattiva della zona. Oltre agli eventi organizzati per far scoprire al pubblico gli obiettivi turistici locali, come il Complesso Brâncovenesc di Potlogi, la stazione Peştera-Padina oppure il Monastero Dealu, l’attenzione è stata puntata sulla Corte Principesca di Târgovişte, uno dei più importanti complessi architettonici della Valacchia. Particolari da Florin Burgui, guida turistica: “All’interno della Corte Principesca oltre alla torre di difesa Chindia, ci sono anche le rovine del Palazzo Principesco e la Chiesa Principesca. La storia della Corte Principesca comincia con Mircea il Vecchio e termina con Constantin Brâncoveanu. Proprio all’ingresso c’è una lista dei principi della Valacchia.”



    Già dall’ingresso, passerete in rassegna i principi della corte di Târgoviște, soprannominata la “Fortezza dei 33 voivoda”. Si entra da sotto la torre-campanile, eretta alla fine del XVI/o secolo. Potete vedere le rovine dell’ex fortezza, con la suddivisione per stanze e con mura dalle più antiche, fino a quelle costruite durante i numerosi consolidamenti e restauri fatti lungo il tempo. Il simbolo della città, la Torre di Chindia ha 27 metri d’altezza e offre un panorama sull’intera città e sulle montagne. Per arrivare in cima bisogna salire 122 gradini a spirale. Sempre all’interno della Corte Principesca, oltre ai monumenti medioevali, può essere visto anche il Museo della stampa e dei libri romeni antichi. E’ un museo unico in Romania, anche perché a Târgovişte fu stampato il primo libro nello spazio romeno.



    Târgoviște è stata residenza principesca e capoluogo della Valacchia per più di tre secoli, dal 1396 al 1714 e attrae visitatori con testimonianze storiche più o meno recenti. A Târgovişte ci sono diversi musei unici nel Paese, come il Museo della Polizia Romena, il Museo dell’Evoluzione dell’Uomo nel Paleolitico, il Museo degli Scrittori o addirittura il museo dell’unità militare in cui furono giustiziati i Ceaușescu. Particolari da Florin Burgui, guida turistica: “Il Museo è piccolo, ma potete vedere la sala in cui i Ceauşescu sono stati durante il processo, la camera in cui è stata effettuata la visita medica prima dell’esecuzione, la camera in cui hanno dormito per tre notti dove — un fatto di cronaca – hanno chiesto che i letti singoli fossero avvicinati, affinché potessero dormire insieme come in un letto matrimoniale, perché formavano una coppia molto unita. Ci sono anche piatti, forchette che hanno utilizzato in quel periodo. All’esterno dell’edificio si può visitare il luogo in cui sono stati giustiziati.”



    Alla collezione di musei unici della città si è aggiunta nel 2017 una Casa della romanza, che riunisce nei suoi salotti belle testimonianze, documenti valorosi, spartiti originali, foto e cose che dimostrano quanto sia importante questo genere musicale, non solo per il patrimonio nazionale, ma anche per il patrimonio culturale. Va precisato che a Târgovişte è organizzato ogni anno il Festival di romanze “Il crisantemo d’oro”, fondato oltre 50 anni fa.



    Sul viale centrale della città, conosciuto con il nome di Via Principesca (Calea Domnească), perché porta i visitatori fino alla Corte Principesca, ci sono altre due attrattive turistiche: il Museo di Storia di Târgoviște, ospitato nella sede dell’ex Palazzo della Giustizia, ma anche il Museo d’Arte di Târgoviște.

  • Puiu Piano Duo, in concerto all’Ateneo di Bucarest

    Puiu Piano Duo, in concerto all’Ateneo di Bucarest

    Il 22 maggio, le note pianiste gemelle Laura e Beatrice Puiu terranno un recital a due pianoforti allAteneo Romeno di Bucarest, ospiti della 32/a edizione della “Settimana Internazionale della Musica Nuova”.



    Intitolato “Caleidoscopio contemporaneo”, il recital presenta al pubblico diversi generi musicali e dimensioni stilistiche, che vanno dal jazz al moderno atonale fino al minimalismo e al contemporaneo tonale. Il repertorio include brani di compositori contemporanei e allavanguardia come Chick Corea, Dan Dediu, Piotr Lachert, Fazil Say, Thomas Sinigaglia e Philip Glass, come hanno spiegato Laura e Beatrice Puiu in un collegamento con Romania Internazionale.






  • Incontro della Rete Europea dei Geoparchi a Hațeg

    Incontro della Rete Europea dei Geoparchi a Hațeg

    Rappresentanti dei geoparchi riconosciuti dallUNESCO di 28 paesi si sono riuniti dal 27 al 30 marzo nella città romena di Haţeg, in provincia di Hunedoara, per il 47/o incontro della Rete Europea dei Geoparchi (European Geoparks Network – EGN). E per la prima volta che la Romania ha ospitato un evento marchio UNESCO di una simile portata nel primo Geoparco Internazionale UNESCO del paese e dellest europeo – il Geoparco Țara Hațegului (Contrada di Haţeg).



    Il direttore del Geoparco, Alexandru Andrăşanu, ha presentato a Radio Romania Internazionale le conclusioni e le novità portate da questa riunione, spiegando anche cosa evidenzia il Geoparco Țara Hațegului nellambito della Rete Europea. Unottima opportunità di presentare i risultati delle attività, i progetti, i partner, le comunità e i prodotti della zona, come anche di promuovere i valori naturali e culturali della Contrada di Hațeg, della provincia di Hunedoara e della Romania, spiega Alexandru Andrăşanu.



    Creata nel 2000, la Rete Europea dei Geoparchi riunisce attulmente 94 territori di 28 paesi del continente. Alla luce del successo mondiale riscosso dal concetto di geoparco, nel 2004 è nata anche la Rete Mondiale dei Geoparchi (Global Geoparks Network – GGN), riconosciuta il 17 novembre 2015 dallUNESCO, attraverso il Programma della geoscienza e dei geoparchi. La Rete Mondiale dei Geoparchi include 177 territori di 46 paesi e il numero si estende da un anno allaltro, con nuovi inserimenti.



    Oltre al Geoparco Țara Hațegului, la Romania ha dal 2022 un secondo geoparco riconosciuto dallUNESCO – Ținutul Buzăului (la Contrada di Buzău). Altri tre territori sono in diverse fasi di preparazione in vista della valutazione: Oltenia de sub Munte (provincia di Vâlcea), Carpaterra (provincia di Brașov) e Dobrogea Chimerică (provincia di Tulcea). LUniversità di Bucarest e il Forum dei Geoparchi appoggiano dal punto di vista scientifico la costituzione di territori in grado di ottenere il prestigioso riconoscimento di geoparco internazionale UNESCO.



    Il 47/o incontro della Rete Europea dei Geoparchi è stato organizzato dallUniversità di Bucarest insieme al Consiglio Provinciale Hunedoara, il Comune di Hațeg e lAssociazione Intercomunale Țara Hațegului, con il supporto della Commissione Nazionale della Romania per lUNESCO. Tra i partner dellevento, la Destinazione Ecoturistica Țara Hațegului – Retezat, lAssociazione delle Donne di Santamaria – Orlea, lAssociazione Drag de Hațeg o il Liceo “I.C.Brătianu” di Hațeg.




  • Mappa virtuale del Pogrom di Bucarest

    Mappa virtuale del Pogrom di Bucarest

    Un recente progetto digitale si propone di rendere omaggio alle 125 vittime del Pogrom contro gli ebrei avvenuto a Bucarest a gennaio 1941. Durante la ribellione dei legionari (i fascisti romeni), il quartiere ebraico fu devastato, persone portate via dalle loro case o dalla strada e assassinate in vari luoghi in città o in periferia. I loro indirizzi e nomi sono stati scoperti dai ricercatori, e ora grazie a una mappa virtuale possiamo localizzare le loro residenze sull’attuale configurazione della capitale. L’architetta Astrid Rottman, l’iniziatrice del progetto Memoriale virtuale del Pogrom di Bucarest ci offre maggiori dettagli.

    Sappiamo bene che ricordiamo molti dettagli degli spazi che attraversiamo durante il giorno, come le vetrine dei negozi, le facciate degli edifici e così via. Ma, per esempio, una targa commemorativa affissa in un determinato momento su un edificio e un piccolo monumento in un angolo potremmo non notarla, oppure potremmo non leggerla affatto. E, infatti, questa città in pieno movimento e molto affollata e anche la nostra vita possono anche spingere verso un discorso alternativo, aggiuntivo, di ricordare soprattutto eventi che sono spiacevoli e che, sicuramente, dobbiamo tenerli nella nostra memoria , soprattutto nella memoria collettiva degli abitanti di Bucarest. L’idea è nata molto semplicemente nel contesto di un lavoro di ricerca più ampio, che ho completato nell’estate del 2022, precisamente una tesi di dottorato. È un esercizio adattato a questo lavoro ed è partito dalle informazioni che ho visto in uno dei libri che ho studiato, vale a dire il libro di Matatias Carp, che include un elenco delle 125 vittime di questo pogrom e che, a parte i loro nomi, indica anche gli indirizzi dove vivevano o da cui sono stati portati via, spiega l’architetta.

    La mappa virtuale che mostra i luoghi dai quali sono state portate le 125 vittime riporta accanto a ciascun indirizzo anche una piccola biografia e foto dell’aspetto attuale o passato, laddove possibile. In questo modo si fa rivivere l’esistenza di quelle persone e la tragedia che hanno attraversato, aggiunge Astrid Rottman. Ho preso l’elenco insieme ad alcuni volontari e abbiamo identificato questi indirizzi sulle vecchie mappe catastali di Bucarest del 1939. Quindi, utilizzando l’attuale tecnologia a nostra disposizione su Internet, abbiamo sovrapposto le vecchie e nuove mappe e gli indirizzi risultanti oggi. Ci sono situazioni in cui le case non esistono più, ma esistono gli appezzamenti, e situazioni in cui le case esistono ancora. Ci sono situazioni in cui c’è ancora un tratto di strada, ma il resto, compreso il luogo in cui viveva la vittima, non esiste più, così come ci sono spazi in cui tutto si riconfigura, dice ancora l’architetta Astrid Rottman.

    Il progetto della mappa virtuale dei luoghi del Pogrom di Bucarest è in continuo aggiornamento ed è attualmente consultabile su Google Maps al link https://tinyurl.com/2mjhc33h

  • Mucenici, il dolce che ricorda i 40 Martiri di Sebaste

    Mucenici, il dolce che ricorda i 40 Martiri di Sebaste

    Il 9 marzo, la Chiesa fa memoria ai Quaranta Martiri di Sebaste. In Romania, Paese a maggioranza ortodossa, a questa giornata è legata la tradizione di un dolce chiamato Mucenici (in romeno Martiri): un impasto modellato nella forma della cifra 8, che ricorda l’abbraccio dei soldati cristiani per non morire di freddo nell’acqua gelida del lago in cui il governatore romano li aveva buttati come punizione per la loro fede cristiana. Secondo l’usanza, le donne preparano 40 mucenici, mentre gli uomini bevono 40 bicchieri di vino rosso.

    In Romania, questo dolce si prepara in due modi. Nella regione storica della Moldavia (est) primeggia quello a base di impasto lievitato. Servono un chilo di farina, 200 g di zucchero, un bicchiere di latte, 100 g di burro, 6 uova, lievito di birra, scorza di limone, noci e miele. Mescolate il lievito con il latte caldo e la farina, e aggiungete i tuorli d’uovo e il burro fuso. Lavorate l’impasto per circa 20 minuti e fatelo riposare finchè il volume raddoppia. Dividete l’impasto in pezzi da modellare in cordoncini e poi nella forma della cifra 8. Disponeteli in una teglia imburrata e fate cuocere nel forno preriscaldato finchè diventano dorati. Bagnateli subito di miele e cospargete noci tritate. Sono saporitissimi sia caldi che freddi, accompagnati da un bicchiere di vino.

    Invece, nel sud del Paese, nelle regioni della Valacchia e della Dobrugia, la ricetta è diversa. Servono un chilo di farina, qualche cucchiaio di miele o 250 g di zucchero, scorza di limone, estratto di rum, 250 g di noci tritate e un pizzico di sale. Lavorate la farina con acqua e sale e dividete l’impasto in pezzetti da modellare a forma di 8. Fateli essicare per qualche ora. Versate 2 litri di acqua in una pentola, aggiungete lo zucchero o il miele, vaniglia e portate all’ebolizione. Aggiungete i mucenici e mescolate occasionalmente. Una volta bolliti, aggiungete la scorza di limone e l’estratto di rum. Fate dorare un po’ i gherigli di noce nel forno e schiacciateli. Servite i mucenici cospargendo sopra le noci e cannella in polvere. Buon appetito!

  • Dragobete, la festa romena dell’amore

    Dragobete, la festa romena dell’amore

    Il calendario popolare romeno apre le celebrazioni primaverili il 24 febbraio con la Festa dell’Amore, chiamata il Dragobete. Entità mitologica identificata con il dio dell’amore greco o romano (Eros – Cupido), Dragobete proteggeva i giovani sposi, ma anche le coppie di animali. Nella tradizione romena, il 24 febbraio era ritenuto il giorno in cui gli uccelli si fidanzavano. Oggi, i giovani si fidanzano in modo simbolico e, secondo la tradizione, chi partecipa alle usanze del Dragobete, resta sano e allegro per tutto l’anno.

    Il Dragobete è noto nell’intero Paese. Nella regione del Maramures, è chiamato anche Capo di Primavera o Dragomir, personaggio che assume tutti i compiti del Dragobete, tranne la sua doppia natura, zoomorfa e antropomorfa. All’esterno dell’arco carpatico, il Dragobete, come personaggio mitico, è raffigurato con testa di uomo e gambe di montone. Quindi, si tratta di un’antica raffigurazione, di origine tracica, che però si ritrova anche in altre mitologie del mondo. Sono tre le date in cui festeggia il Dragobete: il più spesso quella del 24 febbraio, ma anche l’ultimo giorno del corrente mese o il 1 marzo, spiega l’etnologa Delia Suiogan dell’Università del Nord di Baia Mare.

    A sua volta, l’etnologo romeno Simeon Florea Marian descriveva il Dragobete come un essere, parzialmente umano, parzialmente angelico, un giovane bello e immortale, che va in giro per il mondo. Però la gente non lo può vedere, in quanto macchiata di bestemmie e cattiveria.

    Questa festa è antichissima e particolarmente interessante. Purtroppo, è caduta nell’oblio soprattutto da quando abbiamo tentato di avvicinarci ad un’altra festa importante, quella di San Valentino. Il Dragobete si rifà ad antichi riti primaverili, poichè si credeva che questa stagione già comincia dopo il 15 febbraio. Cosicchè la festa si manifesta attraverso riti di fertilità e rinascita della natura, ma anche dell’uomo. Siccome la rinascita della natura e dell’uomo sta all’insegna dell’amore, questa festa del Dragobete riunisce tutti questi elementi ed offre un trasferimento di potenza sul nuovo anno e sulla nuova stagione, come promesso dalla rinascita, aggiunge Delia Suiogan.

    Per la festa del Dragobete, i giovani dei villaggi romeni di una volta indossavano i vestiti più belli e raccoglievano delle piante magiche, che conservavano per tutto l’anno, con l’augurio di sposarsi. Nessun giovane doveva rimanere senza partner in questo giorno.

  • Il Museo del Villaggio del Hațeg

    Il Museo del Villaggio del Hațeg

    Nel sud-ovest della Romania, nella provincia di Hunedoara, potete visitare un obiettivo turistico inedito. Dovete arrivare nel villaggio di Peșteana, nella località di Densuș, dove potrete vedere le tradizioni e sentire le storie di un universo rurale autentico, incontrato sempre più raramente. Conoscerete Anton Socaci, che la gente della zona chiama Antonică, e che ha raccolto per anni tutta una serie di oggetti buttati dalla gente della zona come roba vecchia, considerata inutile e senza valore. Poiché ama il folclore e le tradizioni, lui ha conservato tutto in una vecchia casetta contadina, ricevuta in eredità, che risale a oltre 100 anni fa. Nonostante la sua età, grazie alla cura di Anton Socaci, in quella casa vedrete oggi un piccolo gioiello del villaggio di una volta, menzionato nelle guide turistiche come il “Museo del Villaggio del Hațeg”:



    “La casa esiste dal 1896. La data sta scritta anche sulla porta, intarsiata nel legno. E appartenuta a una mia bisnonna. Nelle case ci sono oggetti, persino modelli di tessuti realizzati dalle donne della zona. Ci sono oggetti utilizzati durante la prima guerra mondiale, tra cui una baionetta molto interessante. Le baionette per l’impero austro-ungarico sono state forgiate a Hunedoara. Fino al 1810, le baionette dell’impero asburgico venivano lavorate a Hunedoara. L’acciaio era portato a Oradea, si producevano cannoni e si lavorava solo per l’esercito austriaco. Quindi c’è stato un forte progresso nella zona.”



    Armi di guerra accanto a armi preistoriche, comprese le pietre scolpite utilizzate dalle popolazioni preistoriche come armi, banconote e lettere antiche, tessuti, tutto ciò è esposto al Museo del Villaggio del Hațeg, compreso un sarcofago romano. Anton Socaci afferma che era molto probabilmente destinato a una personalità romana, ma intorno al 1.900 apparteneva alla famiglia del sindaco della località.



    La casa ha tre stanze e l’accesso si fa dalla veranda. Tutte le stanze sono state trasformate in sale espositive. Noterete anche una cucina contadina funzionale, ma anche un giardino allestito in maniera tradizionale, con una fontana rustica, alberi da frutta, vite e alveari. “Nella casa sono esposti diversi oggetti personali: coppette, rasoio, una lampada, un coltello. Nella cucina si possono vedere oggetti per la preparazione degli alimenti, mentre nella stanza propriamente detta, quella al centro, “la camera buona”, sono esposti vestiti, soprattutto di donne. Le donne lavoravano i propri abiti che adesso sono esposti nel museo. Sono venute persino donne dal villaggio e hanno donato al museo diversi oggetti affinché fossero esposti. Ogni tanto vengono a vederli e sono contente. Sono esposti costumi e alcune ii, camici tradizionali molto belle di alcune ragazze. Il Museo rappresenta non solo la località di Peșteana, ma anche la Contea del Hațeg. Ci auguriamo che in futuro il museo sia ancora più speciale. Oggi è abbastanza conosciuto, anche all’estero.”

  • Giornata Mondiale della Radio 2023

    Giornata Mondiale della Radio 2023

    Nel 2011, lUNESCO ha proclamato il 13 febbraio come World Radio Day, per celebrare questo mezzo di comunicazione e rafforzare la cooperazione internazionale tra le varie emittenti. E stato scelto il 13 febbraio perchè in quel giorno del 1946 nasceva la radio delle Nazioni Unite. “La radio e la pace”, il tema delledizione 2023, mette in risalto il ruolo della radio nella prevenzione dei conflitti e nel consolidamento della pace, partendo dallidea che la guerra, come il contrario della pace, presuppone un conflitto armato tra paesi o gruppi, ma si può tradurre anche tramite un conflitto delle narrazioni mediatiche. La narrazione può potenziare le tensioni oppure fornire le condizioni per mantenere la pace in un certo contesto.



    Per apprendere maggiori dettagli sul tema scelto per il 2023 e sulla storia di questa giornata, visitate il sito dellUNESCO. Ma prima vi invitiamo a condividere alcune delle opinioni inviate dagli ascoltatori di Radio Romania Internazionale. Dalltalia abbiamo ricevuto messaggi da Nico Genovese, Dimitri Breoni, Guido Panebianco, Marco Paglionico, Donato Riccardi, Roberto Chiuderoli.



    Nel 2023, per sottolineare il ruolo della radio nel superare i momenti difficili e nel costruire ponti di comunicazione, Radio Romania ha deciso di esprimere attraverso la musica la forza di coesione di questo mezzo. La canzone scelta è “Heal the World” nella variante #AllStarsSong, che ha come protagonisti artisti romeni della nuova generazione accanto a cantanti di notorietà, al Coro delle Voci bianche di Radio Romania e al Big Band della Radio, che hanno portato un sound del tutto particolare alla celebre canzone di Michael Jackson, unesortazione a pace e armonia.



    Ringraziamo tutti gli ascoltatori dellintero mondo per i numerosi messaggi inviati e lunga vita a tutte le emittenti! Buona Giornata Mondiale della Radio!



  • Il teatro, partner del Museo degli Orrori del Comunismo

    Il teatro, partner del Museo degli Orrori del Comunismo

    Istituito circa due anni fa, sotto la tutela del Ministero della Cultura, il Museo degli Orrori del Comunismo non ha ancora una sede, ma ciò non impedisce la diffusione delle informazioni. Nel suo breve periodo di attività, il museo ha organizzato mostre itineranti e interattive e recentemente ha patrocinato uno spettacolo teatrale speciale. Ospitata dal Museo del Contadino Romeno di Bucarest, la performance intitolata Non ho mai rubato niente invita il pubblico ad entrare nell’atmosfera quotidiana dell’era comunista dal suo ultimo periodo, gli anni ’80.

    Il giovane autore e regista Radu Savin e gli attori – neolaureati dell’Università Nazionale di Arte Teatrale e Cinematografica – ricreano situazioni tipiche di quegli anni in cui la sopravvivenza quotidiana comportava complicità e sotterfugi inimmaginabili in una società normale. Lo spettacolo interattivo Non ho mai rubato niente non può che beneficiare dello spazio non convenzionale offerto dalle sale del Museo del Contadino. Ma come e perché un regista 27enne ha scritto e messo in scena un testo drammatico sul comunismo, e da quando studia questo capitolo che si è concluso più di 30 anni fa? Ci risponde lo stesso regista Radu Savin.

    Penso che probabilmente tutto sia iniziato durante il liceo, quando, colpito dalla realtà che mi circondava a Galati, una città intensamente industriale dove sono nato, ho cercato di capire perchè la nostra città ha l’aspetto che ha e non uno diverso. E, partendo dalla semplice realtà di toccare, vedere o annusare certe cose, si inizia a cercarne la spiegazione. Dieci anni dopo, nel presente, ho voluto, scrivendo questa sceneggiatura, approfondire questo processo di conoscenza per capire perchè noi, come società, siamo al punto in cui siamo. Perchè, certo, noi, quelli della nuova generazione, e non solo noi, ma anche quelli prima di me e quelli dopo di me, abbiamo tutti questo bagaglio storico culturale, che, prima di tutto, è nostro dovere comprendere, spiega il regista.

    Radu Savin ha scelto espressamente di presentare l’esistenza quotidiana di tre studenti dell’Istituto Agronomico di Bucarest anziche i grandi drammi o crimini commessi dal regime. In questo modo ha rispettato l’intenzione con cui è stato concepito il Museo degli Orrori del Comunismo, come si apprende dal direttore Alexandru Groza.

    Vedrete molto chiaramente che la direzione è quella della vita quotidiana, di elementi che costituiscono il nucleo della vita reale tra il 1945-1989. Quindi, gli orrori in questo titolo non ci obbligano a diventare un tribunale. È un museo che presenta fatti storici e sviluppa il pensiero critico, e la capacità di interpretare o analizzare appartiene ai visitatori. Per quanto riguarda il direttore Radu Savin, l’ho incontrato del tutto per caso mentre cercavo i locali per il museo. E l’ho incontrato a Casa Presei Libere (Casa della Stampa Libera), quando stavo facendo un giro tra possibili spazi che potessero diventare spazi espositivi. E lì è riuscito, insieme alla sua squadra, a creare una specie di ufficio di sindaco locale così bene che dopo che sono entrato, senza rendermene conto, la mia prospettiva è cambiata. Quindi, vedendo la capacità di generare un concetto in uno spazio neutro, ho detto e se replicassimo l’idea? E mi è venuta un’idea che si adattasse a questo museo e diventasse il marchio del Museo degli Orrori del Comunismo perché lo spettacolo è pensato in modo tale, pur appartenendo al museo, di avere la libertà di circolare e svilupparsi, spiega Alexandru Groza.

    Presentato recentemente in prima assoluta, lo spettacolo Non ho mai rubato niente rappresenta anche un connubio unico tra una performance teatrale e uno spazio espositivo, perchè gli elementi di arredo sono praticamente oggetti del patrimonio del Museo degli Orrori del Comunismo.

  • “La signora con il cagnolino” di Livia Teodorescu-Ciocănea all’Opera Nazionale di Bucarest

    “La signora con il cagnolino” di Livia Teodorescu-Ciocănea all’Opera Nazionale di Bucarest

    L11 febbraio, lOpera Nazionale di Bucarest propone lo spettacolo “La signora con il cagnolino”, lavoro composto dalla pianista Livia Teodorescu-Ciocănea, professoressa presso lUniversità di Musica della Capitale romena e membro dellAssociazione degli Italiani di Romania – ROASIT, partendo dal noto racconto di Anton Pavlovich Cehov. I protagonisti dello spettacolo diretto da Vlad Conta sono il soprano Veronica Anuşca e il tenore Adrian Dumitru. Il libretto è firmato da Iuliana Kampert, gli elementi di sceneggiatura da Alexander Hausvater, con la regia di Alexandru Nagy. La compositrice Livia Teodorescu-Ciocănea ha spiegato a Radio Romania Internazionale come è nata questopera in concerto e quali elementi ha cercato di valorizzare.



    “Ho sempre amato lopera e le voci. Per me, i capolavori lirici dei grandi compositori incarnano la ricchezza che la musica è in grado di esprimere. Naturalmente, volevo scrivere unopera e ho scelto come soggetto uno dei racconti più belli della letteratura universale. È stato scritto tra il 2012 e il 2015 come commissione dellUnione dei Compositori. Nel racconto “La signora il cagnolino” di Cechov, i personaggi sono in una trappola dellanima di fronte alla società. Lidea centrale è laspirazione alla felicità attraverso lamore, come forza indomabile. Gurov è sorpreso dallamore, mentre Anna è turbata e trasformata. Cechov parla dellemancipazione delle donne alla fine del XIX secolo, della tenerezza e del dolore. Ho provato un forte riflesso musicale delle profondità umane descritte da Cechov in questo racconto. I solisti, il coro e lorchestra partecipano intensamente allo svolgimento di questa storia, arricchita da personaggi di altri racconti dello stesso scrittore. Cechov stesso diventa un personaggio in questopera, osservando il tumulto dei suoi eroi. La musica è generalmente drammatica, con momenti di estasi lirica, esaltazione religiosa o balli e romanze. Ho cercato di evidenziare lo splendore delle voci in un ambiente orchestrale fluido e magico. Il libretto è statoscritto da mia figlia, Iuliana Kampert (alias Iuliana Ciocănea Teodorescu)”, ha spiegato la compositrice Livia Teodorescu-Ciocănea.



  • Timişoara, Capitale Europea della Cultura

    Timişoara, Capitale Europea della Cultura

    Timişoara è una città delle anteprime. Una città dove, nel 1732, fu costruito il primo canale navigabile nello spazio romeno e che, nel 1884, divenne la prima città europea con illuminazione elettrica totale. Nel dicembre 1989, Timișoara è stata la città in cui è iniziata la rivoluzione anticomunista, che ha portato, pochi giorni dopo, alla caduta del regime comunista in Romania. Con due anni di ritardo a causa della pandemia, Timişoara è diventata ufficialmente Capitale Europea della Cultura 2023, accanto a Elefsina (Grecia) e Veszprém (Ungheria).



    Ci troviamo nella parte occidentale del Paese, in una città che vanta una tradizione multiculturale, sita a meno di 700 km da 13 capitali europee, il che la rende facilmente accessibile ai visitatori di tutto il mondo. Timișoara è il capoluogo della provincia di Timiș e già nel 2019 ha iniziato i preparativi per lanno che l’avrebbe resa conosciuta in tutta Europa. Sono stati creati percorsi turistici tematici, durante i quali i visitatori possono scoprire di camminare in luoghi dove un tempo i viaggiatori venivano trasportati con le barche o che dietro finestre chiuse sono ancora vive storie damore. Timişoara ha un passato nascosto in leggende secolari che aspettano solo di essere scoperte.



    Nel centro della città si trova un numero impressionante di palazzi ed edifici che conservano ancora la gloria e l’architettura spettacolare dei vecchi tempi, principalmente in stile barocco viennese, motivo per cui Timișoara è soprannominata La Piccola Vienna. Ma sono visibili anche influenze degli stili neobizantino e Art-Nouveau che hanno lasciato la loro impronta su numerosi edifici. Vi si possono ammirare i palazzi: Lloyd, Neuhausz, Marbl, il Palazzo della Camera di Commercio e Industria, il Palazzo Dauerbach, Loffler, Hilt-Vogel, Szechenyi e Weiss. Oggi la maggior parte di questi palazzi ospita ristoranti con diverse specialità culinarie, istituzioni o negozi. Timişoara è anche lunica città in Europa in cui esistono tre teatri statali, in tre lingue diverse: romeno, tedesco e ungherese.



    Il lancio ufficiale del programma della Capitale Europea della Cultura 2023 avrà luogo il 17 febbraio e Simion Giurcă, direttore dellAssociazione per la Promozione di Timişoara, ci ha raccontato in che misura la città è preparata per questanno: “Timișoara è una città con uninfrastruttura turistica ben sviluppata. Per quanto riguarda le attrattive turistiche, per ora sono sufficienti. Ci saranno molti eventi che completeranno lagenda di coloro che vengono a Timișoara. Oltre 1.500 eventi sono previsti solo nel programma Timişoara Capitale della Cultura. A parte questo, ci saranno tutti gli eventi in programma presso le istituzioni culturali di Timișoara, lopera, i 3 teatri, il teatro delle marionette, la Filarmonica e molti altri operatori culturali, che offrono vari programmi, concerti e festival. Chi viene a Timișoara avrà sicuramente qualcosa da fare, da sperimentare. E non dobbiamo dimenticare che intorno a Timișoara ci sono dei luoghi bellissimi, abbiamo alcune cantine speciali sulla collina di Recaș, sulle colline di Silagiu o di Petrovaselo. Ci sono belle cose da vedere in tutta la provincia di Timiș e nellintera regione”.



    Una destinazione da non mancare questanno, come ha sottolineato Simion Giurcă, direttore dellAssociazione per la promozione di Timișoara: “Rivolgo un caloroso invito ai vostri ascoltatori a venire a visitare Timișoara questanno, per godere della molteplicità e della diversità dei vari eventi culturali, per godere dellospitalità della gente di Timisoara, della nostra gastronomia, architettura, storia e patrimonio culturale”.

  • La Fortezza di Făgăraş

    La Fortezza di Făgăraş

    La Fortezza di Făgăraş si trova nel centro dell’omonima città in provincia di Brașov (Transilvania). La sua costruzione iniziò nel 1310, sul sito di una fortificazione in terra e legno più antica, del XII/o secolo. Lo scopo della fortezza era prettamente strategico, più precisamente doveva difendere la Transilvania sud-orientale dalle incursioni dei Tartari e degli Ottomani. Nel 1526, dopo essere diventato voivoda della Transilvania, Ștefan Mailat, figlio di un nobile della regione, si impossessò di Făgăraş e dei territori circostanti e iniziò la trasformazione della fortezza in una vera e propria cittadella fortificata. Le mura difensive furono raddoppiate di spessore partendo dall’interno. Particolari sulla fortezza da Elena Băjenaru, direttrice del Museo della Contrada di Făgăraș. La cittadella è bellissima, è una delle fortezze di difesa meglio conservate nell’Europa sud-orientale, non solo nel nostro Paese. È conosciuta anche come la fortezza delle principesse della Transilvania, che vivevano qui ed erano padrone di casa, perché lavevano ricevuta in regalo dai loro mariti, principi di Transilvania. Non è stata mai conquistata con la forza delle armi, ma lungo la storia ha aperto più volte le sue porte: la prima volta nel 1541, quando il voivoda della Transilvania Ștefan Mailat fu fatto prigioniero dai turchi e poi nell’ottobre del 1599 quando Michele il Bravo entrò nella fortezza. Offriamo un giro turistico che presenta la storia del Paese di Făgăraş e l’etnografia di questa zona. Abbiamo sale multifunzionali decorate nello stile del periodo medioevale e quella che chiamiamo la Sala del Trono o Il Grande Palazzo come veniva chiamata nel XVII secolo, spiega la direttrice.



    Elena Băjenaru ci ha fatto da guida allinterno della fortezza. Il visitatore entra su un ponte di legno, attraversa il fossato difensivo che circonda la rocca, entra nel cortile esterno e può vedere sia la strada, che i bastioni dove un tempo si ricavava la polvere per l’armamento della fortezza. Poi si vede la Torre del Carcere, così chiamata perché nel XVI-XVII secolo lì cera un carcere medievale, e al secondo piano viene presentata una breve storia della resistenza e del contributo delle donne al movimento di resistenza anticomunista nei monti Făgăraş. Poi si entra in un bellissimo cortile interiore, al centro del quale cè una la fontana che è stata risistemata come era nel XVII secolo. Salendo la grande scalinata, si arriva al primo piano con 25 stanze in cui è presentata la storia della zona, a partire dalle prime scoperte archeologiche fatte negli insediamenti del Paese di Făgăraş risalenti a quasi 4000 anni fa. Cè una presentazione della storia della nostra città, la storia economica, a partire dalle 20 corporazioni attive nella zona, con le botteghe in cui veniva lavorato il vetro, quella di Porumbacu – la più famosa – o quella di Arpașul de Sus. Naturalmente, viene presentata l’etnografia della zona, estremamente ricca di usi, costumi e tradizioni popolari. Nella Sala della Dieta – così chiamata perché qui teneva le sue sedute la Dieta della Transilvania – abbiamo una imponente ricostruzione d’epoca, con una copia di un meccanismo di tortura, portato nella nostra città dagli austriaci poco dopo il 1700. Vicino a questa sala, che un tempo era la camera da letto della principessa, si trova la Casa della Signora, con gli inventari della fortezza, un insieme di ricostruzioni e beni culturali originari del XVII secolo. Uscendo dal circuito espositivo, ci dirigiamo verso quella che oggi chiamiamo la Sala del Trono o Il Grande Palazzo: si tratta di 4 sale multifunzionali, arredate in stile ‘600, dove oggi si organizzano eventi culturali, aggiunge la direttrice del Museo della Contrada di Făgăraș,



    La fortezza ospita anche mostre temporanee realizzate in collaborazione con diversi musei del Paese. Abbiamo inoltre saputo che la guida è in romeno, inglese e ungherese, ma anche che da marzo a ottobre, nei fossati di difesa della fortezza, pieni d’acqua, si trovano cigni, il che evoca la tradizione delle signore della fortezza che si prendevano cura dei cigni.

  • Tendenze nel turismo in Romania

    Tendenze nel turismo in Romania

    Nel corso del 2022 si è registrato un aumento del 20,6% degli arrivi nelle strutture di accoglienza turistica in Romania, rispetto all’anno precedente. I dati dell’Istituto Nazionale di Statistica rilevano che la maggior parte dei turisti stranieri proveniva da Germania, Israele e Italia. L’Associazione Incoming Romania include oltre 40 membri e membri associati, aziende turistiche e strutture ricettive. Ovidiu Tudor, il presidente dellassociazione, afferma che in termini di turismo di svago e relax, i pacchetti più venduti in Romania, nell’ultimo periodo, sono stati quelli dei circuiti culturali, con una durata di 8-10 giorni, sia per gruppi che per singole persone. La tendenza è di aumentare il più possibile il periodo del circuito in Romania. Dal punto di vista statistico, al momento, la media è di circa quattro notti. Ultimamente sono apparsi nuovi prodotti, di nicchia, soprattutto per quanto riguarda il turismo individuale, il turismo attivo, l’ecoturismo, il turismo d’avventura, il turismo fotografico. Ci sono molte piccole aziende che offrono questo tipo di programmi. Daltra parte, per quanto riguarda i circuiti, sono apparsi anche programmi combinati: la Romania più un’altra destinazione, i più venduti essendo quelli per Romania-Bulgaria e Romania-Repubblica di Moldova. Daltra parte, la Romania è inclusa anche in circuiti combinati nei Paesi balcanici, per più giorni, che vengono venduti generalmente in Asia, Nord America e Sud America, spiega Ovidiu Tudor.



    Uno dei circuiti proposti nel 2023 da un’agenzia turistica romena comprende le due regioni storiche del Maramureș e della Bucovina. Si parte in pullman classificati per viaggi internazionali, da giugno a settembre, in sei serie, la durata del circuito essendo di sei giorni. Il programma include visite ai monumenti più rappresentativi, a vari musei e si alloggia in alberghi e agriturismi a tre stelle il cui prezzo ammonta a 1518 lei (307 euro) o a 1368 lei (277 euro) con uno sconto per la prenotazione anticipata. Per questo tipo di circuiti combinati, a seconda dei mercati, cè una domanda, ad esempio, per i monasteri nel nord della Moldavia, in Bucovina, per le fortezze e le chiese fortificate della Transilvania e per le città medievali di Sibiu e Brașov. Un circuito classico, di otto giorni e sette notti, comprende generalmente queste regioni. Per i programmi più lunghi di 10-12 giorni, si aggiungono soggiorni nel Maramureș o nel Delta del Danubio, aggiunge Ovidiu Tudor.



    Il presidente dell’Associazione Incoming Romania è del parere che la Romania dovrebbe essere promossa e presentata a livello internazionale come una destinazione unica. Ad esempio, in questo momento, i temi di interesse sarebbero la promozione di Timișoara come Capitale Europea della Cultura nel 2023, la ricchezza e il potenziale del turismo termale, la Romania selvaggia dei documentari di Charlie Ottley, e si potrebbe anche parlare del potenziale della Romania per quanto riguarda i convegni e gli eventi internazionali. Per concludere, nutriamo grandi speranze e chiediamo che diventi operativa quanto prima l’Organizzazione Nazionale di Gestione delle Destinazioni, che dovrebbe essere un ufficio di promozione o un istituto incaricato della promozione unitaria della Romania, in base a una strategia di promozione e marketing, a breve e medio termine, conclude il nostro ospite.



    Per una vacanza estiva o autunnale in Romania, chi acquista il pacchetto turistico in questo periodo, può beneficiare di uno sconto per prenotazione anticipata, pari al 10-15% del prezzo del pacchetto.

  • La Coppa di Montpellier

    La Coppa di Montpellier

    Personalità di spicco della cultura ottocentesca, Vasile Alecsandri (1821-1890) fu poeta, drammaturgo, il creatore del teatro e della letteratura drammatica in Romania, folclorista, politico, ministro, diplomatico e membro fondatore dell’Accademia Romena. In occasione della Giornata della Cultura Nazionale, celebrata il 15 gennaio, giorno di nascita del poeta nazionale Mihai Eminescu (1850-1889), il Museo di Storia della Romania ha inaugurato la micro-mostra La Coppa di Montpellier – il primo premio internazionale della letteratura romena. Ce la presenta la museografa Nicoleta Konig.

    Questa coppa fu ricevuta da Vasile Alecsandri in occasione di un concorso di poesia organizzato nel 1878 dalla Società per lo studio delle lingue romanze, che decise, nel 1875, di lanciare una gara dal tema Canto del latino, a cui parteciperanno rappresentanti di tutte le lingue e dialetti di origine latina. Vasile Alecsandri venne a sapere di questo concorso dalla stampa e inviò una poesia a Montpellier, non necessariamente per voglia di vincere, come confessò all’amico Iacob Negruzzi, ma soprattutto per il desiderio di inviare un campione di lingua romena per dimostrare la parentela della nostra lingua con le altre lingue di origine latina. Il concorso letterario si svolse a maggio 1878, nell’ambito di quelle che furono chiamate le Fêtes Latines. Il concorso vero e proprio si svolse il 24 maggio, alla presenza di numerose delegazioni provenienti da tutti i paesi di lingue romanze e di molti partecipanti. La giuria, composta da personalità di spicco come il noto poeta francese Frédéric Mistral, il letterato spagnolo Albert de Quintana, nonché Charles de Tourtoulon, scrittore e storico francese, ha deciso all’unanimità di assegnare il primo premio a Vasile Alecsandri per la sua poesia Il canto della stirpe latina. Vasile Alecsandri non ha potuto partecipare all’evento per motivi di salute, quindi il premio è stato ritirato a suo nome da Frédéric Mistral, con il quale, tra l’altro, legò poi una stretta amicizia. Vasile Alecsandri fu informato di aver vinto questo premio in una lettera inviata da Albert de Quintana, dopo di che scriveva: È stata una fortuna che tutte le poesie presentate al concorso di Montpellier fossero più deboli delle mie e quindi sono uscito vittorioso. Tanto meglio per il Paese. Sono stato molto contento di questo trionfo, tanto più che ha contribuito a risvegliare le simpatie dei nostri fratelli latini per la nostra Patria, spiega la nostra ospite.

    Nicoleta Konig ci ha parlato anche del modo in cui la poesia di Vasile Alecsandri fu accolta dalla stampa nazionale e internazionale dell’epoca, come pure sull’oggetto stesso della Coppa di Montpellier. La poesia fu tradotta in breve tempo in diverse lingue, in italiano, provenzale, spagnolo ed ebraico, e pubblicata sulla stampa internazionale, su giornali come Risorgimento in Italia, in Spagna e, naturalmente, in Romania, su La Stampa, Il futuro, La guerra o Conversazioni letterarie. Questa coppa giunse in Romania un po più tardi e rimase in possesso della famiglia Alecsandri fino al 1932, quando la figlia del poeta decise di donarla all’Accademia Romena, visto che anche suo padre era stato uno dei membri fondatori. Quindi, la Coppa entrò in possesso dello stato romeno, è nel nostro patrimonio e l’abbiamo esposta al pubblico in occasione della Giornata della Cultura Romena. Invitiamo gli ascoltatori a venire a vederla al Museo Nazionale di Storia della Romania. È un oggetto molto, molto bello. È una coppa con un coperchio. Ha da un lato la lupa con Romolo e Remo e la scritta Surge Luce che significa Alzati alla luce, e dall’altro tre stemmi, uno dei quali è della Società per lo Studio delle lingue romanze, con un’iscrizione in provenzale Siamo nascosti ma non siamo morti e altre due iscrizioni in catalano, ha concluso Nicoleta Konig.

  • Battesimo del Signore, usanze e tradizioni in Romania

    Battesimo del Signore, usanze e tradizioni in Romania

    Il 6 gennaio, gli ortodossi e i greco-cattolici celebrano il Battesimo del Redentore nel fiume Giordano e la Rivelazione della Santissima Trinità. Nella tradizione popolare romena, il Battesimo di Cristo è anche un momento di passaggio e rinnovamento del tempo particolarmente importante. Ai primi dell’anno, il battesimo purifica ogni volta sia la gente che l’intero spazio domestico, compreso il bestiame delle masserie contadine, data la forza curativa delle acque in questi giorni. Nelle chiese ortodosse, al termine della messa dedicata al Battesimo di Cristo, i preti benedicono l’acqua messa in recipienti grandi, che poi viene distribuita ai fedeli. La gente annaffia con l’acquasanta le case, i giardini e il bestiame per godere di protezione divina per tutto l’anno.

    Sembra che nel calendario popolare romeno, la Festa del Battesimo del Signore si sia sovrapposta ad un’antica celebrazione di primi dell’anno dedicata a una divinità delle acque e del cielo. Anche oggi, nella tradizione romena, la Festa del Battesimo di Cristo e quella dedicata a San Giovanni Battista, il giorno dopo, sono più importanti persino del Capodanno. L’acqua benedetta dai preti nel giorno del Battesimo è l’Acquasanta Grande. Come sacramento, è altrettanto importante come l’eucaristia. In tutto il Paese, i preti benedicono anche i fiumi vicini alle località di residenza. I cristiani annaffiano di acquasanta non solo le case ma anche le dipendenze. Si crede che l’acquasanta purifichi tutti i fiumi, ma anche le fontane, i campi coltivati, i frutteti e le vigne, spiega lo storico e ricercatore Florin-Ionut Filip Neacsu.

    Un’altra usanza, praticata anche negli ambienti urbani, è quella di ripescare una croce di legno gettata dal prete in un fiume. Fino al periodo immediatamante successivo alla seconda Guerra mondiale, anche a Bucarest si svolgeva una grande processione nell’ambito della quale il Re e il Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena scendevano a benedire il fiume che attraversa la capitale. Dopo la messa religiosa, c’era una vera gara tra numerosi giovani per ripescare la croce gettata nelle acque del fiume Dambovita. Si crede che colui che riesce a portarla in riva al fiume sia protetto per tutto l’anno da guai e problemi di salute, aggiunge lo storico e ricercatore Florin-Ionut Filip Neacsu.

    Secondo un’altra credenza, sempre durante la Festa del Battesimo del Signore, i lupi e i cavalli accorrono per allontanare gli spiriti malvagi rimasti in Terra dopo il Capodanno. Alla fine, il Battesimo del Signore è una festa della nuova luce all’inizio di un anno solare, un rinnovo del legame tra cielo, acque e terra.