Category: Raccontare Romania

  • Cinema all’aperto

    Cinema all’aperto

    Giunto alla X edizione, il Festival Caravana Metropolis ha invitato quest’estate il pubblico a godersi dei film premiati, in una rassegna a ingresso libero che si conclude nella capitale Bucarest e nella città di Sibiu. Anca Spiridon, esperta di promozione culturale, ci offre maggiori dettagli.

    Caravana Metropolis è un concetto di cinema itinerante che mira a far conoscere al pubblico romeno il film d’autore. Con l’aiuto di apparecchiature ad alte prestazioni, che offrono un’esperienza cinematografica simile a quella dei migliori cinema del mondo, viaggia attraverso le città della Romania e porta al pubblico una selezione di film. Quest’anno Caravana Metropolis è giunta alla sua decima edizione. Non ho nemmeno contato le città in cui siamo arrivati in questi dieci anni e per quante volte. Sibiu e Bucarest sono due dei luoghi in cui ci fermiamo tutte le volte che siamo invitati. A Sibiu quest’anno portiamo al pubblico sei nuovi film nella selezione ufficiale, un programma che raccoglie ogni anno le pellicole più acclamate, premiate o nominate ai festival di Cannes e Venezia, ai Golden Globe, ai BAFTA, agli European Film Awards e persino agli Oscar. Quello che abbiamo preparato per Sibiu sono la commedia francese Un triomphe, l’animazione giapponese Belle, l’ultimo film del regista Asghar Farhadi, Un eroe, come anche Madres paralelas di Pedro Almodovar e Lezioni di persiano, il recente film di Vadim Perelman e l’animazione Dov’è Anne Frank?. A Bucarest, dove ci fermiamo per quattro settimane, fino all’11 settembre, sull’Isola delle Arti nel Parco Titan, presenteremo 20 film. Oltre ai dieci della selezione ufficiale, come dicevo, i film recenti, usciti nell’ultimo anno, che speriamo il pubblico possa rivedere, se non ce l’ha fatta nelle sale quando giravano, i nostri momenti salienti o cosa presentiamo di più quest’anno, sono due selezioni, due retrospettive: cinque film a tema storico, incentrati su personaggi famosi e uno con altri cinque film, con alcuni dei soggetti più seguiti che hanno il tema del mito contro la realtà, spiega Anca Spiridon.

    Cosa porta la carovana in particolare al pubblico di Bucarest, sull’Isola delle Arti nel Parco Titan? Alcuni dei film presentati a Sibiu potranno essere visti anche a Bucarest. La selezione delle pellicole dedicate a personaggi storici racconta le vite di Maria Antonietta, Che Guevara, Maria Callas, Wolfgang Amadeus Mozart e Frida. La terza sezione del Cinema all’aperto porta film che offrono molteplici prospettive del binomio mito-realtà. Dal 16 agosto all’11 settembre, Sibiu e Bucarest sono le ultime due città dove si ferma quest’anno il Cinema all’aperto. Speriamo di raggiungere quante più città l’anno prossimo, in modo che il pubblico amante del cinema di qualità possa vedere quanti più grandi film, conclude Anca Spiridon.

  • Estate Magica a Bucarest: “Imagine Baroque” con Sînziana Mircea e i suoi ospiti

    Estate Magica a Bucarest: “Imagine Baroque” con Sînziana Mircea e i suoi ospiti

    Musica classica, sonorità elettroniche e giochi di luci e ombre: un mix perfetto per il recital straordinario “Imagine Baroque”, in unesperienza unica del Festival Internazionale “Vara Magică”/ “Estate Magica”, ospitato dalla capitale romena Bucarest dal 16 luglio al 31 agosto. I protagonisti di questa nuova serata magica, in programma il 20 luglio, dalle ore 19:30 allAteneo Romeno, sono la pianista e compositrice Sînziana Mircea, il soprano Laura Tătulescu, il compositore Giovanni Dinello, e lartista visivo Adistu. Un concerto unico che farà “sposare” le armonie magnifiche del Barocco italiano alle vibrazioni del XXI secolo. Il recital propone brani di Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, Wilhelm Kempff, Benedetto Marcello, Antonio Vivaldi, Sînziana Mircea.



    Oltre al repertorio di musica classica, per la prima volta negli ultimi 300 anni, risuoneranno due cantate per soprano e pianoforte composte da Benedetto Marcello nel XVII secolo, che avranno come protagoniste il soprano Laura Tatulescu e la pianista Sînziana Mircea.I manoscritti di inestimabile valore delle due cantate, non ancora pubblicati, sono stati scoperti da Sînziana Mircea nella biblioteca del Conservatorio di Venezia intitolato al celebre compositore, in seguito ai suoi studi condotti grazie alla prestigiosa borsa di ricerca “Nicolae Iorga”.



    Quindi, nel concerto proposto dalla giovane pianista il 20 luglio, frutto di questo progetto svolto con il sostegno dellIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia e del Conservatorio “Benedetto Marcello”, linnovazione incontra la storia e la tecnologia in una sinergia tra artisti di portata internazionale di Romania e Italia.



    Lo stesso recital lancerà in prima mondiale anche la Suite “Serenissima” per pianoforte acustico e sintetizzatore, composta da Sînziana Mircea nellambito dello stesso progetto ed eseguita insieme al compositore italiano Giovanni Dinello, laureato in musica elettronica presso il Conservatorio di Venezia. Lintera performance sarà accompagnata da videoproiezioni e videomapping plasmate da Adistu, artista pluripremiato in vari concorsi nazionali e internazionali.



    Radio Romania Internazionale ha anticipato la serata magica “Imagine Baroque” con la pianista Sînziana Mircea e il compositore Giovanni Dinello.



  • Il Geoparco Internazionale UNESCO di Hațeg – modello di sviluppo comunitario

    Il Geoparco Internazionale UNESCO di Hațeg – modello di sviluppo comunitario

    Radio Romania Internazionale vi invita nel Geoparco Internazionale UNESCO di Hațeg, collocato in provincia di Hunedoara, nella Romania centro-occidentale. Gestito dallUniversità di Bucarest, è stato il primo territorio del genere in Romania e nel sud-est europeo riconosciuto come sito UNESCO, per il modo creativo di valorizzazione turistica, educativa e scientifica del suo patrimonio geologico e culturale. E noto in particolare per i fossili di 11 specie di dinosauri, tra cui il rettile volante Hatzegopteryx thambema e i dinosauri nanni, per le loro uova vecchie di quasi 70 milioni di anni, come anche per una riserva di bisonti. Il Geoparco corona oltre 30 anni di ricerche geologiche e paleontologiche, svolte dallUniversità di Bucarest, in partenariato con altri atenei romeni e stranieri, sotto la guida del prof. Dan Grigorescu. Alexandru Andrășanu della Facoltà di Geologia dellUniversità di Bucarest e direttore del Geoparco Internazionale UNESCO di Hațeg ci spiega come si è arrivati ad un modello di sviluppo comunitario:



    “Nel 1999-2000, quando era nata lidea di un geoparco, abbiamo pensato che il posto migliore era quello di Hațeg e il prof. Grigorescu ci ha proposto di lavorare insieme, per sviluppare questo progetto. Poi, sono seguiti anni di ricerche pluridisciplinari, di lavoro di squadra e interazione con la gente, poichè noi non siamo andati lì a indicare cosa andava fatto, bensì a vedere come si poteva collaborare e abbinare i risultati scientifici alle necessità della comunità per creare un modello di sviluppo che ora si sta diffondendo in Romania. Anche la Contrada di Buzău è stata recentemente dichiarata Geoparco Internazionale UNESCO e ci sono ancora altri progetti in corso nellOltenia submontana e nella zona Rupea-Racoș. E stato un periodo particolarmente piacevole di lavoro, naturalmente difficile, perchè, nel giro di questi oltre 20 anni, abbiamo dovuto adattarci costantemente alle condizioni economiche, sociali, politiche, per poter andare avanti e creare questo marchio internazionale, che valorizza un patrimonio culturale, storico, naturale, con i famosi dinosauri nani della Transilvania, diventati un brand turistico, una destinazione ecoturistica, e un partner in una rete globale che include 177 territori di 46 paesi. Quindi, ci annoveriamo orgogliosamente tra i primi geoparchi creati in Europa, il primo nellEuropa orientale incluso in questa rete globale”, spiega il direttore del Geoparco Internazionale UNESCO di Hațeg.



    Ogni posto del Geoparco ha la propria storia in attesa di essere scoperta. E stata messa a punto anche una rete nota come le Case del Geoparco. “In base alle ricerche, alladattamento allidentità culturale locale, e soprattutto in condizioni di sostenibilità, anziche costruire un grande centro, in cui i visitatori sarebbero rimasti per qualche ora per poi andarsene forse senza visitare la Contrada di Hațeg, abbiamo ritenuto più utile e più vicino alla comunità sia rifare edifici dismessi – scuole od altro, sia costruire altri nuovi in argilla: la Casa delle tradizioni, quelle dei dinosauri nani, dei vulcani, delle pietre, oppure la Casa per scienza e arte, e speriamo di costruirne altre. Tutte sono connesse in una rete in sei percorsi da visitare, il che significa sei giorni. Quindi, un soggiorno bello e utile per tutti, e gli abitanti del posto hanno lopportunità di presentarsi, di offrire vitto e alloggio, a volte visite guidate. Noi già stiamo preparando gruppi di giovani per accompagnare i visitatori come guide. Per ora in inglese, meno in francese, dovremmo avere anche in italiano, visto che nella zona vive unimportante comunità storica italiana, gli eredi degli antenati giunti da Udine a Râu de Mori e Santamaria Orlea tra fine Ottocento e i primi del Novecento. Praticamente, un viaggio nel tempo. Cominciamo con lepoca delle rocce più antiche, risalenti a circa 600 milioni di anni fa, per passare a quella dellOceano Tetide, quasi un centinaio di milioni di anni addietro, passando per i tempi dei dinosari, dei primi esseri umani, poi per letà dei daci e dei romani, dei cavallieri e dei castelli, dei nostri nonni e arrivare finalmente ai nostri giorni”, aggiunge il nostro ospite.



    Parlando dei nostri tempi, cosa ha significato per la comunità locale lo sviluppo del Geoparco Hațeg? “Ci piace credere che si tratti di una realtà positiva, articolata in una strategia di sviluppo coerente, anche se non si ritrova in ogni singola attività nella Contrada di Hațeg, ma ha creato un quadro che ha reso la zona nota nellintero mondo. La gente va ora a visitarla come Geoparco Internazionale UNESCO. Naturalmente, si va a visitare la Chiesa di Densuș, Sarmizegetusa Ulpia Traiana o altre destinazioni, peraltro incluse nel Geoparco. Abbiamo anche dei percorsi che collegano i riferimenti del Geoparco con il Castello dei Corvino di Hunedoara, con la Fortezza di Deva, con le cittadelle daciche dei Monti Orăștie. Quindi, abbiamo messo insieme tutti gli obiettivi interessanti, valorizzandoli tramite racconti e collegandoli tra di loro in tal modo. Così, il turista è attirato da questi racconti e gli abitanti del posto sono molto lieti di vivere in un territorio molto conosciuto. Dora in avanti dipende da ognuno in che modo valorizza questa ricchezza internazionale, che fa parte di una rete globale. Sul posto, siamo riusciti a creare una rete di scuole ed entità con cui lavoriamo, imprese, amministrazioni locali e associazioni. Siamo impegnati in numerosi progetti a finanziamento europeo o locale, sempre per attirare soprattutto i giovani, che hanno aderito ad un programma molto interessante coordinato dal mio collega Cristian Ciobanu, avviato nel 2013. Fino allinizio del 2022, abbiamo avuto 300 giovani impegnati in attività di volontariato, particolarmente utili anche per scoprire se stessi e fare qualcosa per la comunità. Ne sono veramente orgogliosi e si impegnano a loro volta, attraverso diverse iniziative, ad attirare altri giovani che vogliono seguire questa strada. Tra i progetti locali, ricordo quelli dedicati alleducazione e al riallestimento dei percorsi. Ne abbiamo recentemente inaugurato uno dedicato allOceano Tetide, che collega la Grotta di Cioclovina al Geoparco e al Parco Nazionale Retezat, poi un progetto legato alleducazione per la scienza. Aderiamo anche alla “Notte dei ricercatori” e alla Scuola di scienze dellIstituto Măgurele”, ha concluso il direttore del Geoparco Internazionale UNESCO di Hațeg, Alexandru Andrășanu.




  • Da Capo Caliacra a Balčik

    Da Capo Caliacra a Balčik

    Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, la città di Balčik, collocata in riva al Mar Nero, in Bulgaria, e la regione del Quadrilatero, ex territorio della Romania fino al 1940, erano sinonimi delle belle arti. Noti artisti, maestri e apprendisti si riunivano in questa zona talmente attraente grazie alla bellezza della luce, ai luoghi pittoreschi e alla presenza della Casa Reale di Romania. Infatti, a Balčik si trova la residenza estiva della Regina Maria di Romania, la patrona delle arti all’epoca. Siccome siamo d’estate e il mare ci manca, il Museo del Municipio di Bucarest invita il pubblico ad una mostra inedita, aperta fino al 17 luglio alla Casa Storck di Bucarest. Da Capo Caliacra a Balčik propone una retrospettiva delle opere realizzate in quei luoghi da Cecilia Cuțescu-Storck (1879-1969), una delle più importanti figure artistiche femminili del periodo interbellico, come ha spiegato a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice del Museo del Municipio di Bucarest, Elena Olariu.

    Abbiamo inaugurato una mostra dedicata ai viaggi di Cecilia Cuțescu-Storck, ma non a viaggi qualsiasi, bensì a quelli fatti a Balčik e nei dintorni. La mostra si intitola Da Capo Caliacra a Balčik e penso che molte persone abbiano visitato questa meravigliosa zona. Si tratta di opere d’arte grafica, ma anche pittoriche, recentemente conservate e restaurate, che abbiamo pensato di presentare al pubblico. Ci sono anche delle immagini raffiguranti la casa degli artisti a Balčik. Per chi non lo sapesse, si tratta di una residenza meravigliosa, dotata di un laboratorio molto grande, dove venivano anche la Regina Maria stessa e membri della Casa Reale. Era collocata in prossimità della residenza della sovrana a Balčik e lei stessa disegnò questa casa in moltissime ipostasi. La vedremo in questi dipinti e disegni quando era più piccola. Dopo di che le sue dimensioni sono aumentate notevolmente. Vediamo tanti paesaggi, in quanto l’artista viaggiava, non soggiornava solo in questa villa o non si incontrava esclusivamente con l’élite romena o con gli artisti che migrarono in tanti a Balčik, seguendo la Regina Maria, che era la patrona delle arti e della Gioventù Artistica. Cecilia Cuțescu-Storck camminava per le viuzze dei villaggi tartari, le piaceva questa autenticità pittoresca della gente e tutto questo si riflette nei suoi disegni. Molti sono unici e li vediamo esposti per la prima volta. Nella meravigliosa Casa Storck, abbiamo anche una sala di pittura dedicata in particolare a Balchik, dove si trova anche un busto della Regina Maria recentemente restaurato, realizzato da Frederic Storck, che mostra l’amicizia tra le due famiglie. E, per chi non lo sapesse, Frederic Storck è stato coinvolto nell’organizzazione delle mostre della Gioventù Artistica, organizzazione patrocinata dalla regina. Abbiamo parecchie opere restaurate, incluso il busto del Re Carlo I, che era molto legato al padre di Frederic Storck. E la casa è davvero spettacolare. La mostra è allestita proprio nella bottega dell’artista, che, a mio avviso, è il più bello e spettacolare spazio del genere del periodo tra le due guerre. Era una pittrice ambiziosa, che trasformò la sua casa in un luogo dove venivano tutta l’élite romena, tantissimo ospiti dall’estero e tutti gli amanti dell’arte. E noi vogliamo aggiungere alla casa questi lavori restaurati e speriamo che il Comune e gli attuali proprietari dell’edificio trovino un accordo. È positivo che siano iniziate le trattative affinché questa casa diventi un bene pubblico. Da Capo Caliacra a Balčik è una mostra che dedichiamo ai nostri visitatori estivi, si chiuderà il 17 luglio, e vi invitiamo calorosamente a visitare il Balčik reale, ma anche a scoprire questa città attraverso le opere di Cecilia Cuțescu-Storck. Sono tutte zone che ha anche visitato, le ha trovate molto belle, proprio come le troviamo noi, come le trovavano la Regina Maria e la Casa Reale, ha concluso la vicedirettrice del Museo del Municipio di Bucarest, Elena Olariu.

  • Paesaggi nell’incisione europea ottocentesca, in mostra a Bucarest

    Paesaggi nell’incisione europea ottocentesca, in mostra a Bucarest

    Nel cuore della Capitale, al Museo del Municipio di Bucarest è stata aperta la mostra I Principati Romeni. Paesaggi nell’incisione europea ottocentesca. La curatrice Nicoleta Bădilă ha offerto maggiori dettagli a Radio Romania Internazionale.

    La mostra introduce il visitatore nell’universo romeno del XIX secolo, alla scoperta di paesaggi naturalistici intorno a montagne, valli, fiumi, foreste, con presenza umana o animale, che conferiscono drammaticità alla composizione. La mostra è, quindi, incentrata sull’incisione, un genere artistico che si è sviluppato nel Settecento e al quale vengono attribuiti ruoli in diversi contesti. Ad esempio, paesaggi incisi come illustrazioni nella letteratura artistica o naturalistica, album con paesaggi che possono essere presentati come testimonianza del passaggio di viaggiatori attraverso aree diverse, o l’esposizione individuale di queste opere. Bucarest è raffigurata in quattro incisioni di questa mostra: due cromolitografie, realizzate su lastre di pietra e stampate su carta speciale, e due in acquaforte, stampate su lastre di metallo. Le prospettive sono ampie e catturano il profilo della città di periferia, e la composizione è scandita da personaggi, animali, presentati in vari momenti, spiega la nostra ospite, parlando anche degli artisti riuniti in questa mostra e delle tecniche adoperate nelle loro opere.

    Gli artisti Luigi Mayer e Michel Bouquet hanno cercato di catturare le specificità dei luoghi, ma anche delle persone che popolano questi spazi. Nella mostra sono esposti pezzi realizzati con due tecniche di incisione, litografia e acquaforte. La litografia utilizza la pietra come supporto per il negativo del disegno e raffigura solitamente paesaggi monocromatici, neri su bianco, con aree oleofile per il colore e idrofile per quelle libere che consentono la formazione del disegno senza migrazione del colore. L’acquaforte è una tecnica di incisione profonda su metallo, stampata su carta. Dà l’impressione di contorni molto ben definiti. In mostra compaiono alcune opere con questa tecnica, alle quali è stato aggiunto il colore ad acquerello, per enfatizzare alcuni elementi compositivi. Tra gli artisti le cui opere sono in mostra ricordiamo Ludwig Rohbock, Denis Auguste Marie Raffet, Michel Bouquet, Salvador Cherubini, William Henry Bartlett. L’obiettivo della mostra è presentare ai visitatori la prospettiva europea ottocentesca sulle terre romene. Il modo in cui sono rappresentati gli obiettivi naturali e urbani offre un’immagine sul modo in cui lo spazio valacco è percepito dai famosi viaggiatori stranieri, questa volta attraverso riproduzioni artistiche inalterate di interpretazioni linguistiche, come i testi che li accompagnavano. Oltre alla meticolosità con cui i dettagli sono raffigurati nelle incisioni, è la bellezza del paesaggio valacco che dovrebbe accompagnare lo spettatore oltre le mura della mostra, conclude la curatrice Nicoleta Bădilă.

  • La memoria della famiglia Golescu, in mostra a Bucarest

    La memoria della famiglia Golescu, in mostra a Bucarest

    Il Palazzo Suțu, sede del Museo del Municipio di Bucarest, ospita una mostra dedicata ai Golescu, una delle più rappresentative famiglie artistocratiche della Valacchia nei secoli XVII-XVIII. Intitolata I Golescu – la memoria di un’antica famiglia di boiardi, la mostra propone al pubblico una retrospettiva storica di civiltà, cultura e arte. L’eredità dei Golescu è particolarmente ricca sotto profilo politico, culturale, artistico, costituendo un vero patrimonio materiale e spirituale. Ospite a Radio Romania Internazionale, la curatrice della mostra, Camelia Ene, ci offre maggiori dettagli.

    La mostra ospitata dal Palazzo Suțu presenta l’antica famiglia dei boiardi Golescu. Vediamo i volti dei fratelli Golescu, personaggi importanti nella storia della nazione romena, che hanno recato un notevole contributo al progresso della società, soprattutto sotto profilo culturale. Radu Golescu, Dinicu Golescu o Iordache hanno lasciato in eredità un ricco patrimonio di arte decorativa, dipinti, ma anche oggetti personali. Abbiamo tentato di ricomporre in questa mostra la storia di questa antica famiglia, le cui radici affondano fino alla stirpe dei Basarab. Il grande bano Radu Golescu era il padre di Dinicu Golescu, personalità spiccante della nostra storia, che conosciamo anche dai monumenti di Bucarest. Non dimentichiamo che alcune strade della Capitale sono intitolate a loro. Questa mostra è nata da un partenariato tra il Museo della Viticoltura e della Pomicoltura di Golești e il Museo del Municipio di Bucarest, entrambi custodi di un ricco patrimonio, che illustra la storia della famiglia. Questi boiardi romeni sono raffigurati in vestiti orientali. Non dobbiamo dimenticare il fatto che la loro evoluzione avvenne durante il periodo fanariota e che hanno anche lasciato la propria impronta nella modernizzazione della società romena. La mostra ci presenta effettivamente oggetti personali di questa famiglia, acquisiti durante i viaggi e soprattutto durante l’esilio. Perchè e talmente importante per gli abitanti di Bucarest conoscere la storia di questa famiglia? Dobbiamo ricordare che essa donò, tramite il grande bano Radu Golescu, un’importante somma destinata alla costruzione dell’Ospedale Filantropia nel 1813. Poi, non dobbiamo dimenticare la Casa Golescu, il Palazzo Golescu sul Ponte di Mogoșoaia, l’odierna Calea Victoriei. Praticamente, si trattava di due case appartenute a due dei fratelli Golescu, entrambi letterati, entrambi fedeli all’idea che l’istruzione può e deve generare il profondo cambiamento di cui l’umanità ha tanto bisogno. Tra il 1812 e il 1815, Dinicu Golescu costruì sul Ponte di Mogoșoaia quella meravigliosa residenza neoclassica intesa, secondo le proprie parole, come un palazzo per il futuro, che già si inseriva negli stili europei. Quindi, si tratta di modernizzazione anche dal punto di vista dell’architettura che cominciava a farsi strada nella Valacchia. Queste abitazioni collocate sull’odierna Calea Victoriei diventarono palazzo principesco. Successivamente, acquisirono valenze e dimensioni sempre più importanti, per arrivare al Palazzo Reale che vediamo oggi. Quindi, questo luogo legato ai Golescu fu predestinato a diventare sede dei dirigenti della Valacchia o della Romania, conclude Camelia Ene.

  • Ricostruzioni storiche in miniatura al Museo Nazionale di Storia della Romania

    Ricostruzioni storiche in miniatura al Museo Nazionale di Storia della Romania

    Tra aprile e maggio, il Museo Nazionale di Storia della Romania ha ospitato una mostra articolata in un mix tra storia, arte, scenografia, teatro e film. Ricostruzioni storiche in miniatura ha presentato una rosa di plastici cinematografici e foto raffiguranti scene della seconda Guerra Mondiale, precisamente la terza battaglia di Kharkov, in Ucraina. L’artista e scenografo Andrei Mențeanu, che ha ideato e dato vita a questo progetto, ha offerto maggiori dettagli a Radio Romania Internazionale.

    In primo luogo, vi confesso che, qualche anno addietro, quando ho iniziato questo progetto, al quale ho lavorato con tanto amore e dedizione, non immaginavo che quelle vicende degli anni 1943 sarebbero accadute entro un lasso di tempo relativamente breve sul territorio dello stesso paese e così vicino a noi. A gennaio, febbraio e marzo del 1943, si svolse una terribile battaglia tra le truppe tedesche e russe. Una lunga e forte controffensiva tedesca ha preceduto il ritiro fino a Berlino nel 1945. E l’azione si svolge in Ucraina, nell’area di Kharkov e nei villaggi circostanti, almeno ad Alexeevca, nel sud, alla quale ho concesso un’attenzione particolare nelle miniature. (…) Mi auguro tanto un’espansione della tridimensionalità in tutti i musei del nostro Paese, per riportare in vita la storia in questo formato. Nel nostro lavoro di documentazione, siamo abituati a ricorrere alle foto. Il mio archivio di documentazione ha incluso 2.500 fotografie della zona di Kharkov. Volendo fortemente far vedere al pubblico gli orrori della guerra, ma attraverso composizioni plastiche, artistiche e non in ultimo cinematografiche, ho tentato di avvicinarmi il più possibile alla realtà. Praticamente, si tratta di una ricostruzione, quindi non mi era consentito di non riferire con precisione tutto quanto è accaduto, spiega Andrei Mențeanu

    Coincidenza o premonizione? Come guarda l’ideatore della mostra il legame della guerra in Ucraina di 80 anni fa e quella dei nostri giorni? Penso si tratti di una coincidenza storica, niente premonizioni. Io sono appassionato di tutto quanto è accaduto sul fronte orientale e stavo quasi per scegliere la battaglia di Stalingrado. Ma a questa battaglia ci si è ricorsi spesso e allora ho voluto un cambiamento, per cui mi sono spostato un po’ dopo il ritiro della Germania da Stalingrado, alla successiva tremenda battaglia, che fu quella di Kharkov, dice ancora Andrei Mențeanu, che ha realizzato questo lavoro nel giro di cinque anni.

  • Arte contro la guerra a Piazza Re Michele di Bucarest

    Arte contro la guerra a Piazza Re Michele di Bucarest

    Fino al 28 maggio, Piazza Re Michele di Bucarest ospita la mostra Arte contro la guerra/ Stop the War in Ukraine. Artisti contemporanei si sono uniti per tirare un segnale d’allarme e inviare un messaggio umanitario, empatico per la cessazione delle ostilità nel paese confinante con la Romania. La mostra continua il progetto Bombe e Gente, avviato all’inizio dell’anno dalla galleria Cellula d’Arte. Radio Romania Internazionale ha parlato con Anca Spiridon, addetta alle pubbliche relazioni della galleria.

    Dopo aver organizzato la mostra collettiva Bombe e Gente a marzo e aprile, siamo stati contattati da Florin Covaci, uno dei consiglieri generali del Comune di Bucarest, per informarci sulla disponibilità di uno spazio per continuare questo progetto all’aperto, quindi concepito un po’ diversamente. Gli otto artisti romeni che espongono nella mostra Stop the War in Ukraine a Piazza Re Michele fino al 28 maggio sono Daniel Loagăr, Alex Manea, Misha Diaconu, Mihai Rusen, Denis Nanciu, Sergiu Chihaia, Ion Alexandru e Cristian Seușan. Si tratta di opere adatte per essere collocate all’aperto, con una componente banner, con i lavori stampati degli artisti ucraini che hanno esposto nella mostra Bombe e Gente. Abbiamo scultura, mixed media, installazioni metalliche o quella con girasole e mattoni di Daniel Loagăr, quella plasmata in cemento da Mihai Rusen, la struttura metallica di Misha Diaconu, la casella postale preparata da Alex Manea, spiega Anca Spiridon.

    Quali sono le aspettative degli organizzatori e in che modo sono stati sorpresi dal pubblico? Oltre al fatto che una mostra contro la guerra e a favore dell’Ucraina è stata allestita nelle vicinanze dell’Ambasciata russa a Bucarest, noi, onestamente, eravamo preoccupati non solo per questo, ma prima di tutto perchè si tratta di una mostra all’aperto, un’installazione piuttosto grande. Ci aspettavamo che venisse vandalizzata nei primi tre giorni. Ma siamo rimasti impressionati a vedere che la mostra è rimasta in piedi, che le persone che sono venute a vederla l’hanno anche arricchita. Per noi è stata una sorpresa passare una serata e vedere come, nel bel mezzo dell’installazione con le scarpe da bambini, proprio nel primo giorno sono apparse anche delle candele accese. Quindi, un quadro davvero impressionante, dice ancora l’addetta alle pubbliche relazioni della galleria Cellula d’Arte, spiegando anche come è stata accolta la mostra dai media e dalle reti sociali.

    Sin dal primo giorno in cui Stop the War in Ukraine è stata aperta a Piazza Re Michele, gli echi sulla stampa sono stati piuttosto forti. Ci ha colpito il fatto che la notizia sulla mostra è stata ripresa anche dalle pubblicazioni specializzate in economia e business, ad esempio, e non solo dai media culturali. Per quanto riguarda i social media, l’apice è stato raggiunto quando abbiamo visto la galleria fotografica condivisa dalle pagine ufficiali del Parlamento ucraino e del Ministero degli Affari Esteri di Kiev. E la gente ci ha ringraziato per aver inviato questo messaggio. È doloroso che sia necessario un contesto del genere, affinchè un evento organizzato da una piccola galleria come la Cellula d’Arte, come lo sono gli artisti indipendenti, underground a Bucarest, in Romania, abbia una visibilità così grande. Penso che l’arte debba essere più visibile anche in altri contesti, ma, d’altra parte, un evento come questo non può non generare risposte e atteggiamenti da parte degli artisti. Finché la guerra in Ucraina andrà avanti, Bombe e Gente, la nostra prima mossa, continuerà sicuramente in una forma o nell’altra, ha concluso Anca Spiridon.

  • Promozione inedita del Geoparco Internazionale UNESCO della Contrada di Hațeg

    Promozione inedita del Geoparco Internazionale UNESCO della Contrada di Hațeg

    Una palla di granito risalente a oltre 300 milioni di anni fa, staccata dai Monti Retezat e portata via dalle acque, dopo l’ultima glaciazione sul territorio del Geoparco della Contrada di Hațeg, è presentata in una mostra permanente dell’Aspirante Geoparco UNESCO Natur & Geopark Mëllerdall di Lussemburgo, che ha come tema La storia degli oggetti in pietra. La mostra riunisce rocce di geoparchi internazionali UNESCO o candidati di Europa, Asia, Nord America e Australia. Ogni singola roccia è associata a informazioni riguardanti il luogo di provenienza, il tipo e l’età, come anche le utilità alle quali la gente le ha destinate.

    L’esposizione della roccia di granito a Lussemburgo rapresenta un modo inedito di promuovere il Geoparco Internazionale UNESCO della Contrada di Hațeg. Collocato nel centro-ovest della Romania, copre un territorio di un fascino particolare, al crocevia tra antiche rotte culturali e commerciali che collegavano le regioni della Transilvania, del Banato e dell’Oltenia. Il Geoparco ha lo status di sito UNESCO da novembre 2015 e vanta elementi di interesse geologico particolare, unitamente a quelli di interesse ecologico, archeologico, storico e culturale. I dinosauri scoperti nella Contrada di Hațeg sono unici al mondo, e la loro importanza scientifica e attrattiva sono potenziate dalle scoperte di nidi di uova e cuccioli di dinosauro.

    La mostra di rocce di Lussemburgo offre ai visitatori l’opportunità di scoprire l’affascinante diversità della Rete Globale dei Geoparchi UNESCO. Per quello della Contrada di Hațeg si tratta del secondo grosso progetto messo in campo in collaborazione con l’aspirante geoparco UNESCO Natur & Geopark Mëllerdall di Lussemburgo. Tra maggio e luglio 2021, una mostra itinerante di oggetti in pietra dal Geoparco Internazionale UNESCO della Contrada di Hațeg – l’Università di Bucarest, è stata organizzata sempre a Lussemburgo. Il direttore del Geoparco Internazionale UNESCO della Contrada di Hațeg, il lettore universitario Alexandru Andrășanu, ci offre dettagli sulla partecipazione alla nuova mostra organizzata a Lussemburgo.

    Stiamo svolgendo un nuovo progetto con il Geoparco Mëllerdall di Lussemburgo, che porta avanti le precedenti collaborazioni con la mostra La storia degli oggetti in pietra. E’ molto interessante, poichè il nuovo progetto riunisce la storia delle rocce di geoparchi internazionali, cosicchè una roccia del Geoparco Internazionale UNESCO della Contrara di Hațeg è ora a Lussemburgo. Si tratta di una roccia speciale – granito di tipo Retezat, risalente a qualche centinaio di milioni di anni addietro. Per di più, oltre all’aspetto geologico, racconta anche la storia della gente che vive ai piedi dei Monti Retezat. Chi visita la zona può vedere i recinti di pietra, che rappresentano un paesaggio unico nella Contrada di Hațeg, spiega Alexandru Andrășanu.

    Il Geoparco Internazionale UNESCO della Contrada di Hațeg ha lanciato parecchi progetti volti a promuovere la tutela ambientale, come L’ape supereroe. 100 milioni di anni al servizio dell’ambiente. Un’impresa tramite cui gli iniziatori tirano un segnale d’allarrme sull’impatto che potrebbe avere sull’ambiente la scomparsa delle api. Su una scultura di grandi dimensioni, collocata nel Geoparco di Haţeg, è stata accostata una famiglia di api, favi compresi, che continuerà a creare forme sulla superficie della scultura.

    Recentemente, il Geoparco Internazionale UNESCO della Contrada di Hațeg ha aggiunto nella sua offerta educativa e scientifica anche la componente gastronomica, con l’introduzione del brand GeoFood, creato nel Geoparco Magma di Norvegia. All’iniziativa hanno già aderito 25 geoparchi di tre continenti e i suoi promotori di prefiggono che, entro il 2025, l’etichetta gastronomica di qualità sia presente in almeno il 10% dei geoparchi dell’intero mondo. La rete globale dei geoparchi include 169 territori di 44 paesi.

  • San Teodoro in compagnia

    San Teodoro in compagnia

    Vi invitiamo nel centro-ovest della Romania, in provincia di Hunedoara, nella Contrada di Hațeg, segnata da una spiccata impronta storica ed etnografica. E’ qui che si trova anche il Geoparco dei dinosauri della Contrada di Haţeg, inserito nel patrimonio dell’UNESCO, che onora la cultura e i valori locali. Uno di questi esempi di tradizioni è Însoţitul de Sântoader (l’Accompagnamento di San Teodoro), recentemente sviluppato dall’Associazione delle Donne di Sântămăria Orlea, in partenariato con il Geoparo. La presidente dell’associazione, Silvia Szakacs Mikes, ci offre maggiori dettagli.

    La maggior parte dei nostri progetti è stata realizzata in collaborazione con il Geoparco, che sempre fa convergere le energie e promuove tutto ciò che accade nella regione di Haţeg, tutto ciò che merita di essere evidenziato a livello naturale o culturale. Uno degli obiettivi del Geoparco è l’educazione, che avviene in un ambiente organizzato. Ogni scuola ospita un club di geo-esploratori che organizza progetti straordinari durante tutto l’anno, permettendo ai bambini di imparare cos’è un geoparco, di avere informazioni sulla propria regione, di prendere coscienza dell’importanza della natura, ma anche del patrimonio naturale e culturale. Imparano a conoscerli, da un lato, ma anche a metterli in evidenza. Uno di questi progetti è proprio quello dell’Accompagnamento di San Teodoro, dice Silvia Szakacs Mikes, presidente dell’Associazione delle Donne di Sântămăria Orlea, spiegando in che cosa esattamente consiste questa usanza.

    È un’usanza molto antica, che rallegra molto i bambini. In effetti, significa fare amicizia, ma è anche una competizione. Negli ultimi anni siamo riusciti a ripristinare questa tradizione. Di cosa si tratta esattamente: è una tradizione molto bella, un’occasione per la quale prepariamo le ciambelle di San Teodoro, fatte di impasto per il pane, che viene intrecciato. Si distinguono per la loro cresta a forma di fiore, fatta dallo stesso impasto, ma un po’ più denso, perché ad esso viene aggiunta un po’ più di farina per potergli dare la forma desiderata. Viene poi steso, prima di essere tagliato, arrotolato e adagiato sulle ciambelle. Dopo di che mettiamo tutto al forno, cuociamo e quando sono pronte le conserviamo fino a domenica mattina, momento della festa. Le mamme decorano le creste delle ciambelle con fiori di stagione – violette, giacinti o bucaneve. Devono essere leggere per poter galleggiare sull’acqua. Questa celebrazione genera molta energia! I bambini sono assolutamente entusiasti. Dovreste vedere la gioia irradiarsi dai loro volti, sono felicissimi!, dice la nostra ospite.

    Come ogni anno, i bambini hanno preparato le ciambelle con tanta gioia, per poi viziarsene i palati, mentre le creste decorate con fiori adagiate su un ruscello, come vuole la tradizione, aggiunge Silvia Szakacs Mikes. È un po’ come una competizione. I rotoli vengono messi su una spianatoia che galleggia sull’acqua. Vince quello che scivola per primo sull’acqua e che viene chiamato il grande marito. Veramente da orgoglio! Ma ad altri piace anche seguire le creste delle ciambelle lungo il corso d’acqua, è come una gara, la posizione cambia a seconda del corso dell’acqua. Siamo riusciti a trasmettere ai bambini l’arte di preparare queste ciambelle, e sono veramente molto felici! Per me è un’esperienza straordinaria, riusciamo a tramandare queste tradizioni, che i bambini di oggi trasmetteranno, a loro volta, un giorno. Sono sicura che vorranno farlo! È una gioia fare questa attività insieme, perchè si legano anche tante amicizie. Ricordo mia nonna, che, fino a un’età molto avanzata, continuava a chiamare mie compagne le amiche che aveva conosciuto in questo modo dall’infanzia. È un’usanza meravigliosa che merita di essere perpetuata, dice ancora Silvia Szakacs Mikes.

    Il bambino il cui rotolo di impasto viaggia più veloce sul ruscello è chiamato il grande marito o la grande moglie. Ma il primo obbligo dei vincitori per onorare il loro titolo è quello di offrire agli altri bambini succhi di frutta e dolci o torte. Si dice addirittura che le amicizie forgiate durante la festa di San Teodoro siano a vita. La nostra interlocutrice ci ha detto che lei stessa ha partecipato da piccola a feste simili. E che l’unica differenza tra le feste di una volta e quelle di oggi è che ora ci sono meno bambini nei villaggi. La gioia resta immensa nonostante tutto, ed è possibile condividere queste tradizioni con i più piccoli, con l’augurio che anche loro vogliano tramandarle alle generazioni future.

  • Un’app per scoprire la Romania selvaggia

    Un’app per scoprire la Romania selvaggia

    Lanciato a luglio 2021, al Transylvania International Film Festival (TIFF) di Cluj, il documentario Romania selvaggia ha attirato finora oltre 25.000 spettatori. Girato in 10 anni, il docufilm è stato sviluppato dal regista Dan Dinu e dal cameraman Cosmin Dumitrache, per presentare la diversità naturale della Romania. Il regista Dan Dinu ci offre maggiori dettagli. Abbiamo preso lo spunto dall’idea di andare a fotografare parchi naturali e nazionali per fare un album e per donare quelle immagini alle ONG ambientaliste e ai parchi. E dall’album fotografico, anch’esso materializzato e che ora si trova nelle librerie, siamo arrivati a un documentario sulla natura, uno dei più complessi realizzati nel nostro paese. Ci abbiamo lavorato sodo, passando tantissimo tempo sul campo. Nell’album fotografico, ad esempio, ci sono immagini raccolte nel giro di una quindicina d’anni, alcune scattate prima dell’inizio di questo progetto. Per il progetto stesso, ho passato circa 450 giorni sul campo, di cui 300 per il film, soprattutto negli ultimi tre anni e mezzo. Quindi il film ha occupato la maggior parte del nostro tempo. Era anche normale perché è difficile cogliere certi comportamenti naturali, se non si resta abbastanza a lungo sul campo, spiega il regista.

    Siccome Romania selvaggia ha suscitato molto interesse, Dan Dinu e i suoi colleghi hanno pensato di realizzare un documentario tipo making of in cui mostrare come hanno lavorato in 10 anni, compresa la cucina interna del montaggio. Anche il making of fa parte dell’intento educativo del progetto Romania selvaggia, precisa Dan Dinu. Una delle componenti dell’intero progetto è stata quella di far conoscere meglio la natura, capire meglio quali ricchezze naturali abbiamo qui e, soprattutto, capire come comportarsi correttamente in natura, cercare di non disturbare più del necessario qualsiasi nuovo luogo che visitiamo o la specie che vediamo. Perché se non ci prendiamo cura di queste cose, un giorno ci risveglieremo come qualsiasi altro paese che ha avuto ricchezze e le ha perse. Siamo riusciti a donare circa 600 album fotografici alle ONG ambientaliste, alle scuole, alle biblioteche pubbliche per avvicinarci il più possibile ai bambini, in primis. E, insieme all’Associazione OvidiuRo, siamo riusciti a creare quasi 20.000 calendari per gli asili nido di Romania. Questi calendari hanno anche un ruolo educativo, perché contengono immagini del progetto e varie informazioni sulle specie raffigurate. Per quanto possibile, cerchiamo di portare avanti questo lavoro educativo, soprattutto per i bambini, con l’augurio che continuino questo lavoro che abbiamo iniziato, aggiunge Dan Dinu.

    Il più recente tassello aggiunto a questa bella impresa è l’applicazione România sălbatică/ Romania selvaggia, accessibile gratuitamente da qualsiasi smartphone. È una guida che presenterà una ad una tutte le aree protette del nostro Paese, a cominciare dai parchi naturali nazionali, geoparchi, riserve della biosfera. Successivamente, includeremo probabilmente aree più piccole, come i siti Natura 2000. Ma in aggiunta, l’unicità dell’applicazione consiste nel suo calendario della natura in cui possiamo seguire eventi naturali che stanno accadendo e ai quali vorremmo partecipare. Ad esempio, il 1 aprile è la Giornata internazionale degli uccelli e, nell’app, vediamo quali eventi vengono organizzati intorno a noi e ai quali possiamo partecipare. Cerchiamo di dire alle persone come comportarsi se vogliono andare a vedere queste cose. Insieme ai colleghi di un’associazione di fotografi, abbiamo voluto creare un codice etico del comportamento in natura che sia presentato anche sull’applicazione. Quindi, cerchiamo di trovare quante più leve possibili non solo per mostrare alla gente quanto sia bello questo Paese, ma anche come comportarsi per mantenerlo come tale anche in futuro, conclude il regista Dan Dinu.

  • 25/o anniversario di Radio Romania Musicale

    25/o anniversario di Radio Romania Musicale

    Il 24 marzo, Radio Romania Musicale, una delle reti più amate di Radio Romania, dedicata esclusivamente ai melomani, celebra il suo 25/o anniversario. La sua attuale manager Liliana Staicu è stata testimone della prima trasmissione della rete diventata uno dei prodotti di marchio del servizio pubblico romeno.

    Guardando indietro, vi posso dire che l’avvio dell’intera impresa, che risale al 1995-1996, è stato abbastanza difficile. La decisione è stata presa da Mihaela Doboș, diventata la prima direttrice di Radio Romania Musicale, con il supporto degli allora dirigenti della radio. Mi riferisco soprattutto a Eugen Preda e Tudor Cătineanu, due dei presidenti direttori generali dell’istituzione che hanno appoggiato in maniera incondizionata la creazione di un’emittente di musica classica.(…) Tra l’approvazione del Consiglio di Amministrazione e la prima trasmissione, andata in onda il 24 marzo 1997, abbiamo attraversato un periodo molto agitato, poichè, nonostante la decisione presa, nulla era certo al 100%. Nemmeno alla vigilia del 24 marzo sapevano se saremmo andati in onda o meno. Infine, ricordo la grande emozione che ho provato, insieme ai colleghi, ai conduttori di programmi di Radio Romania Musicale, al sentire la prima trasmissione e mi sono lanciata in questa avventura. E’ difficile, ma anche molto bello. E’ una responsabilità enorme costruire una radio di nicchia, come siamo noi, che, secondo me, ha visto un’evoluzione particolarmente positiva e bella nel giro di questi 25 anni, spiega Liliana Staicu.

    Anche altre reti di Radio Romania mandavano in onda musica classica, però, 25 anni addietro, i melomani di Romania avevano bisogno di un canale dedicato esclusivamente 24 ore su 24 al loro genere prediletto. In effetti, sul mercato media romeno si sentiva il bisogno di una rete dedicata alla musica classica in particolare. Quindi una nicchia riempita e sviluppata lungo il tempo. Se nei primi anni la rete è stata costruita in un certo qual modo elitista, con tanti programmi di estetica musicale e musicologia, dopo una decina d’anni, con l’evoluzione del mercato media e delle abitudini del pubblico, ha iniziato a sviluppare anche un palinsesto diverso. Cosicchè, accanto alle trasmissioni di musicologia, con commenti estremamente applicati per un certo tipo di pubblico, quasi 15 anni fa abbiamo iniziato a rivolgerci anche ad altre categorie di ascoltatori, aprendo le porte, tramite programmi diversi, a tutti quanti vogliono avvicinarsi alla musica classica, ma non conoscono tanto. Quindi, i programmi di educazione musicale sono diventati sempre più rilevanti nel palinsesto, aggiunge Liliana Staicu.

    Lungo il tempo, Radio Romania Musicale ha sviluppato anche altre iniziative. Mi riferirei in primo luogo al progetto Ascolta 5 minuti di musica classica, che ha preso lo spunto dall’idea di tentare di offrire 5 minuti di musica classica in spazi non convenzionali: un negozio in cui si va a fare la spesa, una libreria o qualcosa di simile. Non è stato facile all’inizio, però dopo un anno o due, abbiamo ricevuto delle richieste in tal senso proprio da coloro che avremmo voluto come partner in questo progetto. Cosicchè questi 5 minuti di musica classica si sentono due volte all’anno, a marzo e a ottobre, nei supermecati, nei centri commerciali, nei negozi fai da te e in tanti altri spazi non convenzionali. (…) Successivamente, siamo riusciti con grande successo ad estenderli anche alle scuole. Grazie ad un partenariato con il Ministero dell’Istruzione, una sezione di questo progetto si rivolge ai bambini. Sul sito di Radio Romania Musicale, abbiamo dedicato una sezione a questa iniziativa. Gli alunni vengono insigniti anche dei premi per le udizioni. Sono coinvolti anche gli insegnanti di musica, quindi l’idea ha riscosso grande successo, conclude Liliana Staicu, manager di Radio Romania Musicale, che si può seguire online nell’intero mondo.

  • Nicolae Titulescu, leader della diplomazia romena ed europea

    Nicolae Titulescu, leader della diplomazia romena ed europea

    Il 4 marzo 2022 sono ricorsi 140 anni dalla nascita di Nicolae Titulescu, grande statista romeno del periodo compreso tra le due guerre. Diplomatico, giurista, professore universitario e politico, ministro degli Affari Esteri, ministro plenipotenziario e presidente della Lega delle Nazioni, accademico, Titulescu fu una delle personalità di spicco della storia e della politica romena. Nel 140/o anniversario della sua nascita, il Museo del Municipio di Bucarest ospita la mostra Nicolae Titulescu, leader della diplomazia romena ed europea, presentata a Radio Romania Internazionale dalla curatrice Adina Rențea.

    La mostra è frutto della collaborazione tra il Museo del Municipio di Bucarest, la Fondazione Europea Titulescu, il Ministero degli Affari Esteri, attraverso l’Archivio Diplomatico, alla quale si sono uniti l’Archivio Nazionale della Romania e la compagnia Romfilatelia. L’esposizione si articola come un omaggio biografico in cui ritroviamo documenti e foto d’epoca originali, che riflettono l’attività diplomatica e a carriera politica di Nicolae Titulescu. La mostra presenta ugualmente alcune testimonianze della sua partecipazione a negoziati, trattative e dibattiti, oggetti personali appartenuti al grande diplomatico mai esposti finora, tra cui il libretto di servizio militare, il passaporto, i diari degli anni 1920-1930, biglietti da visita, portasigari, il martelletto che usava in veste di presidente dell’Assemblea Generale della Società delle Nazioni, l’onorificenza di Grande Ufficiale della Stella di Romania in tempo di pace. La mostra presenta anche fotografie rilevanti di Nicolae Titulescu in compagnia di grandi statisti, lettere rivolte dal grande diplomatico a politici importanti dell’epoca, come anche gli originali di tre dei più importanti documenti ratificati da Nicolae Titulescu in veste di ministro degli Esteri della Romania: il Patto di organizzazione della Piccola Intesa, la Convenzione sulla definizione di aggressione e il Patto sull’Intesa Balcanica. Tutt’e tre presentati in originale, grazie alla collaborazione con l’Archivio Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, spiega Adina Rențea, parlando anche della personalità di Nicolae Titulescu e dell’itinerario della mostra dedicata al grande statista.

    E’ molto importante sottolineare che alcune delle idee originali di Nicolae Titulescu sono estremamente attuali anche nei nostri giorni: la collaborazione economica e politica tra i popoli, la solidarietà contro gli atti di aggressione, il mantenimento delle frontiere sancite dai trattati di pace, il rispetto della sovranità e dell’uguaglianza di tutti gli stati nelle relazioni internazionali, come anche il buon vicinato tra paesi grandi e paesi piccoli. Perciò, molti storici che hanno studiato la sua opera l’hanno definito come una delle più importanti personalità del periodo compreso tra le due guerre. Auspichiamo un pubblico quanto più numeroso alla mostra, studenti, giovani che scelgono la strada della diplomazia, poichè si tratta di oggetti con un impatto emozionale speciale. La mostra non si ferma qui. Ad aprile, sarà esposta al Museo della Contrada dei Cris (Muzeul Țării Crișurilor) di Oradea, a maggio al Museo Nazionale di Storia della Transilvania di Cluj-Napoca, come anche in altri musei del Paese. Speriamo di portarla, nella seconda metà dell’anno, in almeno una delle tre gradi città europee che hanno definito la carriera diplomatica di Nicolae Titulescu, cioè Londra, Parigi o Ginevra, conclude la curatrice della mostra, Adina Rențea.

  • Mucenici, il dolce che ricorda i 40 Martiri di Sebaste

    Mucenici, il dolce che ricorda i 40 Martiri di Sebaste

    Il 9 marzo, i cristiani celebrano i Quaranta Martiri di Sebaste. In Romania, Paese a maggioranza ortodossa, a questa giornata è legata la tradizione di un dolce chiamato Mucenici (in romeno Martiri): un impasto modellato nella forma della cifra 8, che ricorda l’abbraccio dei soldati cristiani per non morire di freddo nell’acqua gelida del lago in cui il governatore romano li aveva buttati come punizione per la loro fede cristiana.

    Questo dolce si prepara in due modi. Nella regione storica della Moldavia (est) primeggia quello a base di impasto lievitato. Servono un chilo di farina, 200 g di zucchero, un bicchiere di latte, 100 g di burro, 6 uova, lievito di birra, scorza di limone, noci e miele. Mescolate il lievito con il latte caldo e la farina, e aggiungete i tuorli d’uovo e il burro fuso. Lavorate l’impasto per circa 20 minuti e fatelo riposare finchè il volume raddoppia. Dividete l’impasto in pezzi da modellare in cordoncini e poi nella forma della cifra 8. Disponeteli in una teglia imburrata e fate cuocere nel forno preriscaldato finchè diventano dorati. Bagnateli subito di miele e cospargete noci tritate. Sono saporitissimi sia caldi che freddi, accompagnati da un bicchiere di vino.

    Invece, nel sud del Paese, nelle regioni della Valacchia e della Dobrugia, la ricetta è diversa. Servono un chilo di farina, qualche cucchiaio di miele o 250 g di zucchero, scorza di limone, estratto di rum, 250 g di noci tritate e un pizzico di sale. Lavorate la farina con acqua e sale e dividete l’impasto in pezzetti da modellare a forma di 8. Fateli essicare per qualche ora. Versate 2 litri di acqua in una pentola, aggiungete lo zucchero o il miele, vaniglia e portate all’ebolizione. Aggiungete i mucenici e mescolate occasionalmente. Una volta bolliti, aggiungete la scorza di limone e l’estratto di rum. Fate dorare un po’ i gherigli di noce nel forno e schiacciateli. Servite i mucenici cospargendo sopra le noci e cannella in polvere. Buon appetito!

  • Atlante della Cultura

    Atlante della Cultura

    Recentemente, l’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Formazione Culturale ha iniziato a pubblicare un ampio lavoro intitolato Atlante della Cultura. Dedicato alle case della cultura delle aree rurali, il primo volume documenta in modo esaustivo passato e presente di questi insediamenti, offrendo anche degli spunti per il loro futuro. I dettagli sono forniti dalla direttrice generale Carmen Croitoru.

    Si tratta di un programma di mappatura culturale che abbiamo avviato nel 2014, quando abbiamo riorganizzato l’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Formazione Culturale. In quel momento, c’erano pochissime statistiche e studi o ricerche approfondite per l’area culturale. A parte le attività culturali visibili e pubbliche, gli altri aspetti erano un po’ fraintesi o inspiegati, motivo per cui abbiamo generato questo studio che è iniziato con l’atlante delle case della cultura rurali. Ci siamo detti che le cellule più importanti dell’infrastruttura culturale nell’ambiente in cui vive il 47% degli abitanti della Romania, rappresentano un primo passo di contatto con le attività culturali e l’educazione culturale. Certo, abbiamo trovato una situazione inaspettata perché i numeri ovviamente non corrispondono alla realtà e abbiamo scoperto che su 7100 istituzioni culturali indicate dalle statistiche nel 1990, solo 125 sono rimaste attive, il che è preoccupante. Le altre svolgono un’attività saltuaria o fanno parte di una dinamica molto pericolosa di sagre o festività. In ogni caso, non stanno più facendo bene il loro lavoro, spiega Carmen Croitoru.

    Sebbene oggi si ritenga che le case della cultura del paese siano state fondate durante il periodo comunista per fini strettamente propagandistici, tuttavia hanno una lunga storia. Molti di questi insediamenti si svilupparono nel periodo tra le due guerre, sotto la guida delle Fondazioni Culturali Reali, l’istituzione pubblica incaricata a sostenere la cultura e le politiche culturali dell’epoca. Il loro ruolo era più complesso all’epoca, includendo anche una certa azione di civiltà e di educazione del villaggio ritenuto arretrato per certi versi. La loro storia pre-comunista e comunista è presentata nel capitolo firmato da Andrei Răzvan Voinea. Carmen Croitoru parla anche degli altri capitoli.

    Gli altri capitoli sono molto più pragmatici e concreti in riferimento alla spesa destinata dalle autorità alla cultura. È un capitolo che analizza le infrastrutture fisiche, le strutture e lo stato di conservazione degli edifici di questi centri culturali. C’è anche un capitolo importante delle risorse umane. E, ovviamente, anche un capitolo in cui raccontiamo un po’ che tipo di attività culturali si svolgono in questi luoghi. Abbiamo anche un ricco materiale documentario fotografico realizzato da Bogdan Pălici e Alina Savu, ricercatori molto dedicati e che, per due stagioni estive, hanno girato per i villaggi della Romania per fotografare molte case. Ovviamente non potevamo includere nel volume l’intero archivio fotografico, ma per noi è stata un’ottima occasione per fare una ricerca socio-culturale come ai tempi del sociologo Dimitrie Gusti, nel periodo compreso tra le due guerre, spiega ancora la nostra ospite.

    Dopo aver presentato tutti i dati, l’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Formazione Culturale li mette a disposizione dei responsabili della formulazione e dell’attuazione delle politiche culturali, aggiunge Carmen Croitoru. Il primo è il Ministero della Cultura, che si è prefisso anche di modificare la legge sugli stabilimenti culturali che includono anche queste case della cultura. Ma ci rivolgiamo anche all’ente locale perché, a seguito del decentramento, la responsabilità finanziaria e anche politica di queste cose spetta alle autorità locali. Forniamo dati e premesse sufficienti, statistiche e argomentazioni per coloro che hanno il potere di fare e generare politiche culturali. Chiunque sia interessato, anche a livello politico, può recuperare questo materiale in cui si ritrovano anche le nostre proposte. Una delle proposte è quella di suscitare l’interesse dei giovani che hanno conseguito un titolo di studio vocazionale a fare dei tirocini in questi centri culturali. Tutti rimangono in città dopo essersi laureati in belle arti, pensando di trovare un lavoro presso un’istituzione pubblica, ma nessuno vuole andare a fare almeno un anno o due di pratica culturale nelle zone rurali dove sarebbe davvero bisogno. Tutti accorrono in città e tutti lamentano che non ci sono abbastanza posti di lavoro per assumere giovani o fare stage. Probabilmente in campagna una soluzione c’è, conclude Carmen Croitoru.

    Il secondo volume dell’Atlante della cultura è già in preparazione e sarà dedicato alle biblioteche pubbliche, che a loro volta sono vettori di educazione civica e culturale trascurati proprio come le case della cultura rurali.